GPII 1984 Insegnamenti - A pellegrini di Bari - Città del Vaticano (Roma)

A pellegrini di Bari - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Risplenda sempre il vostro più sublime vanto: la fede cristiana

Testo:

Fratelli e sorelle carissimi!


1. Con vera letizia incontro oggi voi tutti appartenenti alla vostra comunità diocesana di Bari, che siete venuti a Roma, insieme con il vostro pastore, per professare pubblicamente e solennemente la fede cristiana sulla tomba di san Pietro e altresi per restituirmi la visita, che io ho compiuto in mezzo a voi la domenica 26 febbraio scorso. Le ore trascorse in terra di Puglia sono state per me cariche di emozioni spirituali, perché mi hanno dato la possibilità di guardarvi intensamente negli occhi, per incoraggiarvi a vivere il messaggio di Cristo nella sua profondità e nella sua pienezza, per contribuire a rendere la società contemporanea più disponibile all'ascolto e alla realizzazione della parola di Dio.

La vostra presenza mi ricorda con commozione le varie fasi del mio pellegrinaggio pastorale a Bari: il saluto alla città nel quartiere di San Paolo; la celebrazione della santa messa davanti alla "Fiera del Levante"; l'incontro con le categorie produttive; la cerimonia ecumenica nella basilica di San Nicola con la presenza anche di rappresentanze del mondo della cultura; l'incontro, in cattedrale, con i sacerdoti, i religiosi e le religiose; la visita al Policlinico, per confortare i fratelli e le sorelle infermi e per salutare i medici e il personale; l'incontro, a Bitonto, con il mondo agricolo pugliese e infine, nella serata, quello con i giovani, che hanno manifestato con il loro inconfondibile stile il loro ardente entusiasmo.


2. Il mio viaggio a Bari ha voluto avere la finalità pastorale di confermare i fratelli e le sorelle della grande arcidiocesi nella professione chiara, coraggiosa e coerente della fede cristiana (cfr. Lc 22,32), che da secoli anima, feconda e illumina la vostra vita. Ho voluto rendere un atto di omaggio alla vostra storica e illustre città che, oltre alle ben note tradizioni culturali, ha la tipica funzione di "ponte naturale verso l'Oriente", proiettandosi verso i porti e le terre del Levante, e che soprattutto, per la presenza delle venerate reliquie di un grande santo orientale, san Nicola, ha una sua singolare missione religiosa: quella di intensificare i contatti ecumenici con le Chiese cristiane d'Oriente e di dare altresi un proprio originale contributo alla realizzazione dell'auspicata piena unione dei cristiani.

Il vostro odierno, festante pellegrinaggio vuole essere la risposta a quella mia visita, il vostro gentile "grazie" perché il successore di san Pietro è voluto venire, anch'egli pellegrino, nella città di san Nicola; ma esso è anche un'ulteriore conferma di quella grande ricchezza, che voi e le genti di Puglia conservate e custodite gelosamente nelle vostre case, nelle vostre famiglie, nelle vostre manifestazioni artistiche, ma, soprattutto, nell'intimità dei vostri cuori e delle vostre coscienze: quella fede cristiana che da venti secoli è il vostro più sublime e autentico vanto, la vostra splendida e imperitura gloria.


3. In questa felice circostanza del vostro pellegrinaggio al sepolcro di san Pietro desidero rivolgere un cordiale saluto a tutti e a ciascuno, alle varie componenti ecclesiali della vostra arcidiocesi qui rappresentate, per dirvi ancora una volta il mio compiacimento, la mia gratitudine, il mio incoraggiamento.

Anzitutto al vostro zelante pastore, monsignor Mariano Magrassi che, con lo spirito di san Benedetto, vi guida nel cammino della fede. Seguitelo sempre con lealtà e con affetto, aiutandolo nella sua grave responsabilità di fronte a Dio e alla Chiesa.

Un fraterno pensiero rivolgo a voi, cari sacerdoti, religiosi e religiose, augurandovi un profondo spirito di fede, animato e alimentato dalla preghiera costante e assidua, perché ognuno di voi - secondo le proprie possibilità e il proprio carisma - possa annunciare il Signore, in ogni parola, in ogni gesto, in ogni comportamento. Come vi raccomandavo nell'incontro di Bari, "in un mondo chiuso e opaco, rivelate il Signore della luce; a una società smarrita, manifestate il Dio della speranza: a quanti rifiutano la vita, rendete presente il Signore della vita".

Il mio affettuoso saluto va anche a tutti i padri, alle madri, ai bimbi, agli anziani, agli ammalati, a tutti coloro che possono aver bisogno del nostro amore fattivo, della nostra aperta solidarietà, del nostro concreto aiuto.

Desidero salutare in modo particolare i giovani e le giovani qui presenti e anche quelli e quelle che non hanno potuto partecipare fisicamente a questo pellegrinaggio.

E' alla vostra giovinezza che io mi rivolgo ancora una volta oggi per invitarvi e per spronarvi ad aderire a Cristo con la vostra volontà, con tutto il vostro essere, che anela alla verità, alla gioia, all'amore, alla giustizia! Cristo, via, verità e vita, potrà dare un significato pieno e totale alla vostra esistenza, alle vostre esigenze più profonde, ai vostri aneliti, alla vostra ricerca e sete di assoluto e di infinito! "E' vero, Cristo è esigente, vi dicevo a Bari il 26 febbraio scorso. Domanda tutto. Fa appello a una generosità incondizionata. Ma è proprio per questa totalità che il cristianesimo rimane una religione sempre attuale ed è destinato a trovare piena sintonia con la coscienza giovanile, la quale è incline alla totalità della donazione, aliena dalle mezze misure, ostile al formalismo e alla superficialità".

Giovani dell'arcidiocesi di Bari! Volete voi dare un senso completo a questo vostro periodo esaltante e drammatico quale è quello della vostra giovinezza? Volete offrire, con tutte le vostre energie, un concreto apporto alla proclamazione e alla realizzazione di grandi valori umani e cristiani, che vi stanno tanto a cuore, quali la libertà, la giustizia, la pace, la solidarietà, la fraternità, il rispetto della sacralità della vita umana fin dal suo primo sorgere, la santità della famiglia? L'impegno sarà forse anche duro, perché dovrete affrontare - nella vostra testimonianza - difficoltà e incomprensione da parte di una certa cultura dominante, che con i sui potenti mezzi di persuasione cerca di orientarvi verso prospettive ideologiche o comportamenti che non sono sempre in sintonia con il messaggio cristiano.

Coraggio! Il Papa è con voi! La Chiesa è con voi! Cristo è con voi!


4. Carissimi fratelli e sorelle di Bari! A conclusione di questo saluto, affido i miei auspici e i vostri propositi di bene all'intercessione di san Nicola e alla potenza mediatrice del cuore immacolato di Maria santissima, che voi e il popolo pugliese venerate con il significativo titolo di "Vergine Odigitria", la cui antica e artistica icona ho avuto la gioia di incoronare solennemente nella mia visita alla vostra città.

Voglia Maria santissima indicarci sempre con la sua mano materna il suo Figlio divino, la vera "via" che noi dobbiamo seguire nel nostro pellegrinaggio terreno; e voglia ella ottenerci altresi la forza e la grazia per camminare sempre su questa strada, che ci conduce alla redenzione e alla salvezza! Su voi tutti invoco l'abbondanza dei favori celesti e vi imparto di cuore l'apostolica benedizione.

Data: 1984-04-28 Data estesa: Sabato 28 Aprile 1984




Alla parrocchia di Santa Maria in Portico in Campitelli - Roma

Titolo: Testimoni di Cristo accettando il suo messaggio di salvezza

Testo:


1. "Questo è il giorno fatto dal Signore: rallegriamoci ed esultiamo in esso" (Ps

117,24).

Cristo è risorto e anche noi, risorti con lui nel Battesimo, siamo invitati a vivere tale risurrezione in ogni momento della nostra esistenza cristiana. Ecco la nostra Pasqua: vivere con Cristo vincitore della morte e del peccato.

Esultiamo dunque e ringraziamo per la vita nuova ricevuta, la cui sorgente ci è stata aperta dalla risurrezione di Cristo, come afferma san Pietro nella lettura odierna: "Dio... ci ha rigenerati mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti" (1P 1,5).

Pasqua è la festa delle feste, il giorno per eccellenza di Cristo Signore; "rallegriamoci ed esultiamo in esso", tutti noi presenti in questa chiesa di Santa Maria in Portico in Campitelli, quanti sono membri della parrocchia e quanti sono venuti per partecipare a questo incontro pasquale tra il Vescovo di Roma e una porzione dei suoi fedeli.

Nella luce della risurrezione e nell'intensa gioia del giorno del Signore, desidero rivolgere il mio saluto anzitutto al cardinale vicario e al vescovo di zona, monsignor Filippo Giannini, miei collaboratori nel ministero pastorale della diocesi romana e poi al vostro parroco, padre Vincenzo Molinaro, e ai suoi confratelli che con tanto zelo si dedicano al bene delle vostre anime. La parrocchia di Santa Maria in Campitelli è affidata da più di tre secoli ai Chierici regolari della Madre di Dio, fondati da san Giovanni Leonardi, i quali hanno la loro Curia generalizia nei pressi della chiesa. Desidero rivolgere quindi un beneaugurante saluto al padre Aniello Napoli, generale dell'Ordine, al padre Lucio Migliaccio, procuratore generale e a tutti i membri del Consiglio.

Il mio pensiero di compiacimento si dirige inoltre ai religiosi e alle religiose che, con la loro presenza operosa, offrono una edificante testimonianza nell'ambito del territorio parrocchiale, tanto ricco di chiese e istituti. Mi è caro raggiungere poi con voti di ogni bene le famiglie e ciascuno dei duemila fedeli della parrocchia, come pure i singoli gruppi di animazione, di testimonianza e di assistenza cristiana che in essa operano. Infine, rivolgo un pensiero speciale di augurio, nel nome di Cristo risorto, ai genitori, ai giovani e alle giovani, ai bambini e alle bambine, agli anziani e agli ammalati. Lo ripeto a tutti con insistenza e affetto: "Questo è il giorno fatto dal Signore; rallegriamoci ed esultiamo in esso".


2. Il brano evangelico di oggi, tratto dal Vangelo di san Giovanni, ci conduce nel luogo dove, "la sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato" (Jn 20,18) - il giorno cioè della risurrezione del Signore - si trovavano riuniti gli apostoli "per timore dei Giudei". Siamo condotti nel Cenacolo, da dove Cristo ha mosso i suoi passi per andare incontro alla morte. In quello stesso luogo, egli ritorna risorto, dopo la vittoria sulla morte.

Nell'imminenza dell'immolazione suprema, Gesù anticipo misticamente nel Cenacolo il sacrificio della croce, istituendo il sacramento dell'Eucaristia e donando agli apostoli il potere di rinnovare in futuro la sua offerta divina. Nel Cenacolo Gesù, nel vespero di quel giorno "dopo il sabato", costitui gli apostoli testimoni della sua risurrezione. Questa testimonianza acquisterà una particolare eloquenza nell'incontro di "otto giorni dopo", mediante la celebre confessione di fede dell'apostolo Tommaso: "Mio Signore e mio Dio" (Jn 20,28).

E' quindi dal Cenacolo che si eleva quel grido di fede che durerà per tutto il futuro della Chiesa: "Annunziamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua risurrezione...".


3. A somiglianza di quel luogo, il Cenacolo, che assurge a valore emblematico di primo modello, nascono i luoghi nuovi di riunione per i credenti in Cristo, sorgono le prime chiese domestiche. Infatti, durante la prima lettura tratta dagli Atti degli apostoli, abbiamo ascoltato che "ogni giorno, tutti insieme... spezzavano il pane a casa" (Ac 2,46). "A casa", nelle case private, i membri della comunità primitiva si raccoglievano per fare memoria dell'evento pasquale, della morte e risurrezione del Signore, spezzando in fraterna comunione il pane del convito eucaristico.

Quelle case si ricollegano tutte col Cenacolo. In esso Gesù si era reso presente, in maniera personale e fisica, sia prima della passione, sia dopo la risurrezione, istruendo i suoi apostoli sul significato delle Scritture, in particolare di quelle riguardanti gli eventi supremi della vita del Cristo, e spezzando con essi il pane eucaristico. Gli apostoli, da parte loro, hanno compiuto nel Cenacolo la propria esperienza della risurrezione del Signore, divenendone i testimoni oculari.

Essi, nel Cenacolo, lo hanno visto risorto con i propri occhi, lo hanno udito, lo hanno contemplato e lo hanno toccato con le proprie mani (cfr. 1Jn 1,1).

Nei nuovi luoghi, nelle case di preghiera dei primi cristiani, Gesù è presente sacramentalmente sotto le specie eucaristiche del pane e del vino, e la fede della comunità in lui, Redentore e Signore, continua l'esperienza pasquale degli apostoli. Incomincia così a realizzarsi la beatitudine annunziata da Gesù a Tommaso: "Perché mi hai veduto, hai creduto, beati quelli che pur non avendo visto, crederanno" (Jn 20,29).

I primi cristiani divengono così annunciatori e testimoni della risurrezione, in virtù della loro fede, dono dello Spirito Santo e basata sulla testimonianza degli apostoli.


4. Sul modello del Cenacolo e delle prime chiese domestiche, sorgono durante i secoli successivi le pievi campestri, sorgono le grandi cattedrali del Medioevo e sorgono oggi per noi le Chiese che esprimono in uno stile moderno la sensibilità religiosa della generazione presente.

Non sono più "case private", ma luoghi nuovi esplicitamente deputati alla celebrazione dei divini misteri, in cui le comunità sempre nuove dei testimoni e dei confessori del Crocifisso e del Risorto si raccolgono per incontrarsi con lui, per ascoltare l'annuncio del messaggio della salvezza e per ricevere il dono del suo corpo "offerto in sacrificio" e del suo sangue "versato in remissione dei peccati".

Anche la vostra parrocchia è sorta per questo motivo, quello cioè di riunire insieme una porzione di fedeli in Cristo, decisi ad "annunciare le grandi opere del Signore che li ha chiamati dalle tenebre alla sua ammirabile luce" (1P 2,9).

Oggi, domenica nell'ottava di Pasqua, nella vostra parrocchia "rivive" in modo particolare la tradizione apostolica circa la risurrezione di Cristo.

Quella tradizione ha inizio nella città eterna con la missione e la testimonianza degli apostoli Pietro e Paolo; si prolunga in modo eroico con la testimonianza dei martiri, tuttora eloquente e memorabile nei vicini luoghi del loro sacrificio; è attestata lungo i secoli in modo speciale dai santi, tra cui dobbiamo ricordare specialmente santa Francesca Romana, che visse per molti anni nel territorio di questa parrocchia, nel monastero di Tor de' Specchi, dove raggiunse la santità con l'esercizio eroico delle virtù cristiane, meritando di essere invocata anche come patrona della città di Roma: "Advocata urbis".

Voi sapete che, in questi giorni, il suo corpo è stato trasferito dalla chiesa di Santa Maria Nova al Foro romano in quel monastero dove vivono le sue figlie desiderose di onorarla con speciale solennità in questo anno, in cui ricorre il sesto centenario della sua nascita. Nel mistero della comunione dei santi, santa Francesca "vive" oggi in questa vostra comunità e vi illumina e incoraggia ad essere anche voi, ognuno di voi, nella propria famiglia e nel proprio posto di lavoro, testimoni della risurrezione di Cristo, vivendo, specialmente ogni domenica e solennità religiosa, l'esperienza pasquale del Cenacolo.

Credere che Gesù è risorto significa anzitutto accettare tutto il suo messaggio di salvezza, perché la sua risurrezione è la garanzia ultima e definitiva della sua divinità e quindi della sua veracità: "Io sono la verità" (Jn 14,6) - disse infatti Gesù - "Io sono venuto in questo mondo per rendere testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità ascolta la mia voce" (Jn 18,37).


5. Riferendomi alla vostra parrocchia come viva comunità cristiana - comunità animata dall'unica fede, raccolta insieme in preghiera e diretta ad esprimere nelle opere l'unico amore - vi esorto ad approfondire sempre più la conoscenza della verità cristiana, mediante l'istruzione catechetica; a curare gli incontri liturgici, con assidua frequenza alla santa messa e la partecipazione all'Eucaristia; a rendervi generosamente disponibili sia per le necessità organizzative della parrocchia, sia per l'aiuto concreto alle persone sofferenti e bisognose; a vivere sempre in grazia di Dio, come si addice a "risorti" in Cristo.

Nel mese di maggio ormai alle porte, dedicato alla Vergine santissima, avrete un'ottima occasione per approfondire quell'ispirazione mariana che ha sempre contraddistinto la vostra comunità parrocchiale. La chiesa di Santa Maria in Campitelli è sorta in una prospettiva tutta mariana: il Papa Alessandro VIl volle innalzare un tempio alla venerata immagine della Madonna già da secoli venerata dai romani come Porto della romana sicurezza: "Romanae portus securitatis". Sotto questo titolo, la Vergine santissima fu spesso invocata dai romani nei momenti di pubblica calamità e i sommi Pontefici ne raccomandarono il culto anche con visite personali ripetutesi molte volte fino al mio venerato predecessore Pio IX.

Cari fedeli di Santa Maria in Campitelli, onorate con zelo questa secolare tradizione mariana.


6. Questo "è il giorno fatto dal Signore: rallegriamoci ed esultiamo in esso".

Come Vescovo di Roma, mi rallegro di essere in mezzo a voi e di partecipare alla gioia pasquale della vostra parrocchia. Desidero che in essa rimanga sempre viva la tradizione del Cenacolo di Gerusalemme: la presenza salvifica di Gesù risorto, il quale reca per sempre nel suo corpo glorificato i segni del sacrificio della croce.

Questa presenza del Risorto nella mensa della divina parola, nella celebrazione del Sacrificio eucaristico e in tutti i sacramenti, sia per molti la fonte di una vita rinnovata nel bene, di una trasformazione profonda simile a quella che fece esclamare a san Tommaso - vinte ormai le tenebre dell'incredulità -: "Mio Signore e mio Dio". Siate voi tra quei beati che "pur non avendo visto, crederanno" (Jn 20,29).

Da questo luogo sacro, da questa amata chiesa di Santa Maria in Portico in Campitelli, si elevi costantemente il grido che ha sorgente e fondamento nel Cenacolo: "Annunziamo la tua morte, o Signore, / proclamiamo la tua risurrezione, / nell'attesa della tua venuta".

[Nell'incontro seguitone con i parrocchiani:] E' con profonda gioia che visito questa parrocchia dal passato glorioso, il cui presente non è indegno del passato. Il vostro parroco mi ha presentato tutti i gruppi e le associazioni, così numerosi che gli è stato difficile ricordarli a memoria. Gruppi di recente formazione e gruppi tradizionali, legati alla preghiera, come quello dell'apostolato, e all'attività caritativa, come il Volontariato vincenziano con la "Caritas" parrocchiale". Poi c'è il gruppo "Progetto futuro"; è la prima volta che lo incontro. Mi dicono che sta nascendo adesso. Allora è segno che questa parrocchia è si antica, ma al tempo stesso è giovane, feconda di nuove iniziative.

Grazie a Dio ci sono sempre nuovi movimenti, segni di vitalità cristiana, ed è significativo per una parrocchia così piccola.

Ho sentito anche di un gruppo che svolge il suo apostolato nel mondo operaio, un apostolato importantissimo specie in un'epoca come la nostra, in cui il movimento operaio sembra essere quasi campo esclusivo della propaganda anti-religiosa. Si dice che la religione cristiana non ha niente da dire in fatto di giustizia sociale. Al contrario, è proprio la Chiesa che ha da dire qualcosa di valido sulla giustizia e anche sulla pace, e questo perché le sue radici sono fondate sulla parola di Dio e sulla giustizia assoluta di Dio, di Dio Trinità, Cristo crocifisso e risorto, e sull'amore. In un mondo che è sempre più affamato non solo di giustizia, ma di amore e di carità.

Ho cercato di riassumere ciò che mi dice la vostra presenza sulla realtà della vostra parrocchia. Del resto entrando qui avevo già fatto un piccolo sondaggio. Quando si visita una comunità parrocchiale bisogna sempre cercare di sapere quali sono le sue ricchezze spirituali. Mi rallegro perché vedo che queste ricchezze ci sono. Di nuovo grazie per il vostro impegno cristiano in questa parrocchia affidata ai figli spirituali di san Giovanni Leonardi, ai quali auguro di crescere e di avere sempre nuove vocazioni. A tutti voi che, come membri di questa comunità, siete sotto la protezione della Madonna in Campitelli, auguro di nuovo buona Pasqua, perché siamo ancora in periodo pasquale, e Pasqua vuol dire augurare tutto il progetto del futuro.

Perché il Signore, con la sua risurrezione, ci ha dato la conferma assoluta del suo programma evangelico di tutto quello che, prima, ha annunciato con la sua missione messianica e poi ha confermato con la sua risurrezione. Ci ha aperto il futuro, il programma definitivo per ogni uomo. Programma che non si esaurisce con la vita terrena. Augurare buona Pasqua vuol dire augurare la vita più propriamente cristiana e anche quella escatologica cui siamo tutti chiamati come discepoli di Cristo, come partecipi di Cristo. In questi giorni noi sacerdoti nelle ore canoniche abbiamo letto più volte quanto hanno scritto i Padri della Chiesa: che i cristiani sono Teofori, Cristofori, portatori di Cristo. Questa parrocchia è una comunità che porta Cristo.

Dobbiamo avere questa consapevolezza in un mondo che sembra essere alienato, lontano da Cristo. Ebbene, noi portiamo Cristo. E tuttavia, questo mondo, con la sua assenza spirituale e con la sua indifferenza è salvato, redento da Cristo e domanda anche a noi di essere portatori di Cristo. E' con queste parole che concludo la mia seconda predica, improvvisata, rivolta a voi che siete il ricco nucleo di una non grande parrocchia. Che il Signore benedica tutti voi, le vostre comunità, i gruppi, le associazioni, le famiglie, i giovani e i bambini anche più piccoli e gli ammalati, che sono una forza speciale della Chiesa e del mondo. Buon lavoro e grazie ancora per questa visita.

Data: 1984-04-29 Data estesa: Domenica 29 Aprile 1984




Alle Oblate di Santa Francesca Romana - Tor de' Specchi (Roma)

Titolo: Siate fedeli alle linee maestre della vostra tradizione monastica

Testo:


1. "Pace a voi" (Jn 20,19), carissime Oblate di santa Francesca Romana! Con questo saluto del Cristo risorto, che abbiamo ascoltato nella liturgia di questa domenica in Albis, desidero esprimervi la mia profonda gioia e la mia soddisfazione di trovarmi in mezzo a voi, in questo vetusto monastero, in questa isola dello spirito, che da secoli costituisce per la città di Roma un continuo richiamo ai valori trascendenti della fede, della speranza e della carità.

La visita mi permette anche di manifestarvi il mio apprezzamento per le vostre persone e per la scelta che avete fatto della vostra vita consacrandovi totalmente a Cristo e alla sua Chiesa, secondo il carisma proprio della vostra illustre fondatrice, di cui celebrate il sesto centenario della nascita, avvenuta a Roma dalla nobile famiglia Bussa de' Leoni.

La mia venuta coincide anche con la cerimonia dei sacri voti che oggi voi avete rinnovato in segno della vostra continua fedeltà a Dio e alla Chiesa.

Anche per questo atto religioso così significativo vi esprimo compiacimento e incoraggiamento, affinché sappiate continuare ad offrire, con lo stesso impegno e con lo stesso entusiasmo dei primi giorni del vostro ingresso in questo luogo di perfezione, la vostra testimonianza di vita religiosa ed evangelica in questa diocesi di Roma tanto amata dalla santa fondatrice da meritare di essere chiamata "Romana", e tanto assetata di Dio e desiderosa di dare un senso alle proprie scelte, in ordine alla vita eterna.


2. L'anno centenario della vostra fondatrice mi ha già offerto l'opportunità di aprire il mio animo nella lettera a voi indirizzata nello scorso mese di gennaio e di rievocarne la luminosa ed esemplare figura di sposa, di madre e di religiosa, e, in particolare, la sua prodigiosa attività in favore dei poveri, dei malati e degli oppressi nella Roma del primo Rinascimento profondamente divisa tra opposte fazioni e duramente provata da profondi mali morali e sociali. Fu talmente ammirevole l'opera caritativa che la santa svolse a sollievo dei bisognosi di Roma da conquistarsi il titolo onorifico di "Advocata urbis".

In questa occasione desidero continuare quella meditazione ed esortarvi, sull'esempio della fondatrice, a non venir meno nello sforzo verso la perfezione a cui il Signore vi chiama, con le parole riportate nel Vangelo: "Siate perfetti, come è perfetto il Padre vostro celeste" (Mt 5,48).

La perfezione cristiana esige una continua vigilanza, una incessante apertura a Dio e al prossimo. Essa perciò non è autentica se non è vivificata dalla carità; se la mentalità religiosa cede lentamente alle attrattive delle cose terrene, trascurando quelle spirituali ed eterne; se l'anima consacrata dimentica i grandi problemi della Chiesa e del mondo; in una parola, se non si vive in pienezza il mistero di Cristo morto e risorto.


3. Sia questo anniversario uno stimolo per rinnovare sentimenti, idee e propositi secondo lo spirito dell'Ordine benedettino di Monte Oliveto. Siate tenacemente fedeli alle linee maestre della vostra tradizione monastica e siate devotamente osservanti della regola di san Benedetto, a cui volle ispirarsi la vostra venerata fondatrice nel dare le norme di vita alla vostra comunità. Apprezzatene l'intelligente discrezione e l'umana flessibilità, rispondente alle esigenze della vita monastica e, al tempo stesso, alle necessità del tempo. Non cessate di approfondirne l'intima ispirazione destinata a fermentare evangelicamente chiunque ne intraprenda l'osservanza. Non deludete le attese e le speranze che la fondatrice ripose nelle sue Oblate.

Sia vostra luce la via tracciata dalla vostra madre nell'impegno specifico di preghiera, di sacrificio e di opere per la Chiesa e per la città di Roma, adeguandovi alle esigenze dei tempi. Come le Oblate ebbero cura dei più poveri nei primi secoli, svolsero l'azione educatrice per le giovani nei secoli Seicento e Settecento, e curarono la cooperazione missionaria nell'Ottocento, voi oggi abbiate cura in modo particolare dell'educazione giovanile e della catechesi nell'ambito delle parrocchie.


4. Carissime Oblate non mi è possibile trattenermi più a lungo con voi. Ma sono certo di poter contare sulla vostra interiore intuizione, che saprà cogliere e sviluppare i germi di riflessione appena accennati. In ogni momento della vostra giornata, fatta di lavoro, di silenzio, di umiltà e di obbedienza, possa il Signore trovarvi pronte, come vergini sagge, a muovergli incontro con la lampada accesa (cfr. Mt 25,10).

Vi guidi Maria santissima, di cui portate il nome e vi confermi nei vostri propositi la benedizione apostolica, che di cuore imparto a voi e ai vostri cari.

Data: 1984-04-29 Data estesa: Domenica 29 Aprile 1984




Preghiera del "Regina coeli" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Il viaggio in Estremo Oriente affretti il regno di Cristo

Testo:


1. "Questo è il giorno fatto dal Signore: / rallegriamoci ed esultiamo in esso" (Ps 117,24). "Haec Dies, quam fecit Dominus / exultemus et laetemur in ea".

Rallegrati soprattutto tu, Madre. Tu che sei stata sul Calvario sotto la croce! Rallegrati oggi perché sei Madre del Risorto! Regina coeli, laetare.

Oggi desideriamo condividere con te la gioia degli apostoli riuniti nel Cenacolo, e in particolare la gioia di Tommaso che, superato un primo momento di incredulità, confessa la sua fede nel Risorto: "Mio Signore e mio Dio!" (Jn 20,28).

Sull'esempio dell'apostolo, la Chiesa intera ripete ancora oggi questa professione di fede. E tutta la Chiesa mediante il tuo cuore immacolato, o Madre del Risorto, non cessa di ringraziare Iddio per il Giubileo dell'Anno della Redenzione, che ci è stato dato di vivere a Roma e nel mondo intero.


2. Vi invito a pregare perché proprio in questo clima spirituale di gioia pasquale il Vescovo di Roma possa compiere la visita apostolica in Estremo Oriente. Come già saprete, dal 2 al 12 maggio prossimo, visitero, a Dio piacendo, le comunità cristiane della Corea, che celebra il bicentenario della sua evangelizzazione, di Papua Nuova Guinea, delle Isole Salomone e della Thailandia. Si tratta di un viaggio pastorale e missionario che mi consentirà di far sentire personalmente la sollecitudine che, come Pastore della Chiesa universale, ho il dovere di portare a quelle popolazioni.

Sono Chiese giovani, particolarmente care al mio cuore, perché ricche di promesse, di speranze e di fermenti evangelici. Preghiamo il Signore affinché renda fecondo di frutti spirituali questo viaggio, accenda nei cuori l'ansia missionaria e affretti l'avvento del suo regno in quei fratelli che ancora non lo conoscono.

[Ai vari gruppi italiani presenti:] Rivolgo ora un particolare saluto ai componenti i vari complessi bandistici e musicali, i quali sono qui convenuti ad iniziativa dell'Associazione nazionale delle bande italiane musicali autonome e delle Attività musicali popolari del Lazio, e sono accompagnati dai sindaci dei loro rispettivi comuni e dai familiari. Carissimi, vi ringrazio per questa vostra testimonianza di fede e per la gioia che procurate con le vostre artistiche esecuzioni musicali.

Saluto inoltre i fedeli della parrocchia milanese di San Giorgio Martire in Liscate, i quali, guidati dal loro parroco, sono venuti a Roma per accendere una fiaccola sulla tomba di san Pietro, quale espressione del voto di edificare un nuovo oratorio parrocchiale. Benedico volentieri la fiaccola e l'iniziativa promossa sotto questo segno.

Rivolgo infine un pensiero particolarmente affettuoso ai neocresimati della parrocchia di San Giovanni Battista di Lonato, in diocesi di Verona; al Gruppo corale "Giovanni Mariotti" del Club alpino di Parma e agli alunni della scuola del "Sacro Cuore" diretta dalle religiose di Sant'Anna in Crotone. A tutti esprimo i miei voti benedicenti, assicurandoli del mio ricordo nella preghiera.

Alla fine, voglio ancora indirizzarmi a tutti gli italiani, perché oggi l'Italia celebra la festa di santa Caterina da Siena, la celeste patrona della vostra e della nostra patria. Che il Signore benedica tutti gli italiani sotto la protezione di santa Caterina da Siena. Sia lodato Gesù Cristo.

Data: 1984-04-29 Data estesa: Domenica 29 Aprile 1984




A pellegrini da diversi Paesi - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Approfondire la fede per permeare i vari momenti della vita

Testo:

A voi, venerati fratelli nell'episcopato, a voi, cari sacerdoti, a voi tutti membri del popolo di Dio, convenuti stamani in quest'aula, giunga il mio saluto affettuoso e grato!


1. Rivolgo innanzitutto la mia parola ai partecipanti al Convegno di pastorale familiare organizzato dalla Commissione-Famiglia della Conferenza episcopale italiana, che ho il piacere di accogliere stamane in un incontro, da cui il mio animo trae particolare motivo di gioia.

Il tema scelto, "Famiglia e vita di fede", è della più grande importanza e attualità e costituisce un eccellente modo di penetrare nell'intenzione profonda dell'Anno Santo da poco concluso. Infatti, nulla può preparare meglio l'avvento del terzo millennio che la formazione di numerose famiglie nella loro fede.

L'adesione a Cristo di quanti vivranno allora è in gestazione già oggi nel seno delle famiglie cristiane.


2. La famiglia cristiana, come "piccola Chiesa", è chiamata a generare la fede nei suoi membri e a trasmetterla efficacemente di generazione in generazione. Per raggiungere questo scopo si fonda sulla vocazione che il Creatore "dall'inizio le ha affidato e sulla grazia sacramentale, con cui Cristo, il Redentore, l'ha arricchita per renderla capace di compiere la fondamentale missione assegnatale a servizio dell'uomo, della società e della Chiesa" (cfr. FC 13).

La trasmissione della fede è un compito legato essenzialmente alla vocazione del matrimonio cristiano, essendo ogni matrimonio per sua costituzione orientato alla generazione ed educazione della prole. L'educazione è, in certo qual modo, la continuazione normale e necessaria della generazione della vita. E' per questo che i genitori sono, per diritto e per dovere, i "primi e principali educatori dei propri figli" (GE 3; FC 36; Carta dei diritti della famiglia, art. 5). L'educazione, che è un processo graduale, con diverse tappe in armonia con la crescita della persona, include non solo gli elementi intellettuali, ma anche la coltivazione delle attitudini morali e dei valori spirituali che costituiscono la realtà più nobile e profonda dell'essere umano. Include, pertanto, in modo specialissimo, quando i genitori sono credenti, la trasmissione e l'educazione della fede, la dimensione religiosa della persona che la pone in contatto con Dio stesso, origine, fondamento e fine di tutta la sua vita, e con Gesù Cristo, salvatore e redentore. Non c'è bene più grande che i genitori possano trasmettere ai propri figli di quello di una fede profonda.

Per le peculiari caratteristiche della fede - che in definitiva è sempre un dono di Dio - il dovere dei genitori circa la sua trasmissione si basa essenzialmente sulla forza della loro testimonianza nell'ambito della famiglia.

Sarà compito primario della pastorale della famiglia aiutare i genitori ad approfondire la loro fede in modo che essa giunga a permeare le diverse espressioni della vita familiare.


3. Bisogna aiutare gli sposi a scoprire, negli avvenimenti della vita coniugale e familiare, la presenza e l'azione di Dio, il quale incessantemente ama ed educa i suoi figli. Bisogna aiutarli a maturare la loro fede per riuscire a vedere nella gioia di un incontro, nel dolore di una malattia, nella riuscita e nel fallimento di un'attività, nel lavoro, nella solidarietà familiare, in tutti i momenti grandi e piccoli della vita, altrettante occasioni per adorare il Dio dell'alleanza, per corrispondere al suo amore e vivere una familiarità filiale e sponsale con lui, in modo che si realizzi sempre più l'unità tra fede e vita.

Lavorate intensamente per il bene delle famiglie! Aiutatele nel miglior modo possibile a fortificare la loro fede e a trasmetterla efficacemente ai figli.

Vi affido alla protezione di Maria santissima, madre ed educatrice e vi imparto di cuore la mia benedizione.

Ai membri dell'"Hospitalité Notre-Dame" di Lourdes e all'Unitalsi Cari amici dell'"Hospitalité" di Lourdes, sono felice di ricevervi qui, insieme ai rappresentanti dell'Unitalsi. La vostra venuta risveglia in me il ricordo del nostro incontro a Lourdes con i malati, avvenuto l'anno scorso. Voi rendete loro possibile l'esperienza del pellegrinaggio; voi li accogliete nel luogo ove la Vergine non cessa di richiamare alla preghiera, alla penitenza, alla vita fraterna della Chiesa.

Responsabili e consiglieri, voi rappresentate le migliaia di uomini e di donne che ascoltano l'appello del Signore di servire i poveri. Vorrei incoraggiarvi tutti nell'attività che svolgete, tanto a Lourdes che nelle vostre diocesi.

Voi sottolineate spesso che l'impegno preso nell'"Hospitalité" costituisce la risposta a una chiamata. E' un modo di farsi discepoli di Cristo: con lui vi fate servitori dei vostri fratelli, negli umili servizi che permettono al malato di affrontare il cambiamento di ambiente o nell'animazione spirituale dei raduni. Voi contribuite inoltre a tutta la vita dei santuari.

In questo voi siete testimoni di ciò che i più provati tra di noi vivono. L'anno scorso una malata, a nome di tutti gli altri, mi diceva: "Siamo qui con le nostre sofferenze, fisiche e morali, con i nostri limiti, lo sconforto, la stanchezza, le nostre incertezze, le nostre paure e anche tutte le nostre speranze".

Prestate dunque ascolto a tutte le sofferenze, e sappiate scoprire la speranza, aiutatela a nascere, aiutate più che potete a riceverne il dono. Con la vostra presenza, spesso discreta, siate i buoni samaritani, umili testimoni del Vangelo della sofferenza. E siate coloro che riconoscono il Cristo, che si identifica con questi piccoli che sono suoi fratelli (cfr. Mt 25,40)! Siate i testimoni della tenerezza materna di Maria, che a Lourdes è tanto profondamente sentita! La invochiamo secondo le parole del vostro atto di consacrazione: "Sia benedetta la santa e immacolata Concezione della beata Maria, Madre di Dio"! Che ella vi aiuti ad attingere alla sorgente della preghiera e della parola di Dio lo spirito della vostra associazione, vitale e generosa! E di tutto cuore vi imparto la mia benedizione apostolica.

Ai responsabili del "Rinnovamento carismatico cattolico" Cari fratelli e sorelle, vi do il benvenuto a Roma, nella gioia del Cristo risorto. Il vostro incontro a Roma, al centro della Chiesa, avviene nel momento in cui essa sta rendendo grazie al Padre del nostro Signore Gesù Cristo per il sacrificio del Figlio suo e per l'azione dello Spirito Santo che la riempie di nuova vita.

Come ho detto nel mio messaggio pasquale, la Porta santa dell'Anno Giubilare della Redenzione ora è stata chiusa ma noi dobbiamo continuare a ricordare che a Pasqua la porta della tomba di Cristo è stata aperta una volta per sempre. Egli che è la risurrezione e la vita non conosce porte chiuse perché ha vinto il peccato e la morte. Tuttavia, a causa della libertà umana, molte porte non gli si aprono. E per questa ragione chiedo a voi, e a tutti i membri di "Rinnovamento carismatico", di continuare a gridare forte al mondo con me: Aprite le porte al Redentore! La missione della Chiesa è di proclamare Cristo al mondo. E voi partecipate efficacemente a questa missione nella misura in cui i vostri gruppi e le vostre comunità sono radicati nelle Chiese locali, nelle vostre diocesi e parrocchie.

L'Anno Giubilare della Redenzione ci ha riportati alla sorgente, al "cuore della Chiesa", l'unica sorgente che può nutrire la vita cristiana. Ha dato la possibilità al popolo di Dio in tutto il mondo di riscoprire l'importanza dei sacramenti, soprattutto i sacramenti della Penitenza e dell'Eucaristia. Essendo attuazione piena della parola di Dio, essi sono i doni più preziosi che egli ci ha dato nel Figlio suo, il nostro Signore Gesù Cristo.

Sono particolarmente lieto che voi stiate concentrando la vostra riflessione sui sacramenti. ciò è di grandissimo significato, perché tutti i vostri sforzi spirituali devono essere diretti a un incontro personale di ogni individuo col Signore, nella comunità della Chiesa, che attraverso la potenza dello Spirito Santo è essa stessa il grande sacramento della salvezza.

La reale apertura allo Spirito Santo, che vivifica e guida la Chiesa, vi aiuta a vivere in unione col Signore Gesù. Essa è la vostra forza e il vostro speciale tesoro e voi vi sforzate di esercitarla in diversi modi. Ma questo dono di Dio è anche un tesoro fragile, di cui dovete avere particolare cura. E' per questa ragione che il vostro incontro internazionale al centro della Chiesa, in un tempo così fortemente segnato dal Giubileo della Redenzione, può essere di decisiva importanza per tutto il Rinnovamento carismatico cattolico.

Vorrei interpretare la vostra presenza qui e la scelta dei temi per le vostre discussioni, come decisione di ritornare alla sorgente: per centrare tutte le vostre vite nell'incontro col Redentore nei suoi sacramenti. E' precisamente l'apertura del cuore umano alla grazia sacramentale che Dio vi offre nella Chiesa che vi dà la possibilità di incontrare Cristo in modo reale e duraturo, per rispondere al suo comando d'amore: "Rimanete nel mio amore" (Jn 15,9).


8. Ho menzionato il fatto che voi siete radicati nelle vostre Chiese locali. E la Chiesa stessa come realtà sacramentale comunica la grazia dei sacramenti attraverso il ministero dei sacerdoti nelle Chiese locali. E' al cuore sacramentale della Chiesa, è al cuore sacramentale delle vostre Chiese locali che la vostra vita di cristiani battezzati e confermati può essere incessantemente rinnovata, quella vita che nella potenza dello Spirito vi rende testimoni di Cristo redentore.

Presto celebreremo la Pentecoste. Tra gli apostoli c'è Maria, colei che ha accolto il più grande dono dello Spirito Santo: la vita di Gesù. Possa ella, che è diventata la Madre della Chiesa, essere in modo particolare anche la vostra madre e il modello del rinnovamento nella Chiesa. Affidiamo a lei la nostra vita, il nostro impegno e il nostro desiderio di crescere nell'amore di Gesù Cristo e nella fedeltà alla sua santa Chiesa.

A un gruppo di studenti del Collegio americano del nord Rivolgo un cordiale saluto agli studenti del Collegio nord-americano che saranno ordinati diaconi questa settimana, e alle loro famiglie e amici che sono venuti a Roma per questa felice occasione. Cari giovani, l'ordinazione al diaconato è una speciale chiamata a servire Dio e il suo popolo. Ma è anche un invito unico a crescere più profondamente in santità. Siate uomini di preghiera. E possa il Signore che ha cominciato questa buona opera portarla a compimento.

Al pellegrinaggio di lavoratori spagnoli emigrati Cari fratelli e sorelle, con vero piacere ricevo oggi il vostro numeroso gruppo, che comprende emigranti spagnoli residenti in diversi paesi d'Europa, particolarmente in Belgio, Francia, Germania Federale, Inghilterra, Olanda e Svizzera. Sono lieto inoltre che vi accompagnino trenta sacerdoti, che hanno l'incarico stabile della vostra assistenza religiosa. Inoltre, per questo incontro romano contate anche della presenza qualificata che voi, i vostri cappellani e io stesso stimiamo tanto profondamente di una rappresentanza dei vescovi di Spagna che, attraverso la Commissione episcopale delle migrazioni, seguono la problematica della vostra specifica condizione di vita.

Questa vicinanza a voi, cari emigranti, dei vostri vescovi e sacerdoti, mi fa rendere grazie al Signore, perché vi è in ciò una realtà ecclesiale di grande significato. Infatti, man mano che il fenomeno migratorio transitorio o più stabile si è andato svolgendo negli anni passati, la Chiesa ha acquisito una coscienza più chiara dell'importanza del fenomeno e delle impostazioni pastorali che esso esigeva. Tuttavia rimanevano altre dolorose situazioni di gruppi di emigranti che alle difficoltà dovute allo sradicamento e alla vita in ambienti sconosciuti, assommavano non lievi problemi per il normale esercizio della loro vita cristiana.

perciò la mia prima parola di incoraggiamento vuole essere per i vostri vescovi e cappellani, affinché cerchino di perfezionare sempre più il sistema di assistenza agli emigranti e valorizzino in tutta la sua profondità il significato apostolico di una vita dedita generosamente e con sacrificio al servizio di queste Chiese della dispersione che costituiscono il mondo dell'emigrazione.

Quanta forza morale, quanto coraggio, quanta speranza possono suscitare, e quante pene e problemi possono mitigare con la loro vicinanza e con l'opportuna parola di fede, offerta in spirito di amore cristiano e fraterno! Conosco per esperienza personale quali e quante sono le difficoltà che si frappongono nella vostra vita di donne e uomini che vivono lontani dalla famiglia, talvolta dai propri figli e dai luoghi d'origine (cfr. LE 23).

Si può certo, dunque, qualificare la vostra condizione di esistenza come spesso dura dal punto di vista umano e piena di rischi da quello religioso.

Pensate, tuttavia, alla vostra dignità di esseri umani, che agli occhi di Dio non è minore a quella di nessun altro uomo, proprietario o dipendente, imprenditore o lavoratore, appartenente a una nazione o a un'altra.

Dio e la Chiesa guardano con profonda simpatia al vostro desiderio e ai vostri sforzi di migliorare la vostra condizione di vita personale, familiare e sociale. E una tensione nobile, valida, degna del più grande rispetto e stima da parte di tutti, perché si compiano le dovute condizioni di equità e giustizia alle quali avete diritto (cfr. LE 23). Ma la Chiesa e io stesso vi invitiamo anche a non dimenticare la vostra condizione di figli di Dio, di fratelli in Cristo, di esseri con un destino eterno al quale Cristo risuscitato ci chiama (cfr. RH 18; LE 27).

Con questa coscienza, cercate tutto ciò che vi eleva e vi conferisce dignità, ma non abbandonate la vostra fede cristiana, condividetela con i vostri compagni di lavoro e di ambiente sociale; e siate solidali tra di voi, testimoni, nella concretezza della fraternità cristiana.

Con questi auguri e assicurandovi uno speciale ricordo nelle mie preghiere per voi, i vostri figli e familiari, per i vostri compagni di lavoro e particolarmente per quanti si dedicano alla vostra assistenza religiosa, vi imparto di cuore la mia benedizione apostolica.

Data: 1984-04-30 Data estesa: Lunedi 30 Aprile 1984











GPII 1984 Insegnamenti - A pellegrini di Bari - Città del Vaticano (Roma)