GPII 1984 Insegnamenti - In volo verso la Corea

In volo verso la Corea

Titolo: Preghiera per le vittime del Jumbo coreano del 1° settembre 1983

Testo:

Noi stiamo viaggiando dall'Alaska alla Corea. E nel ricordare il triste evento nel quale - percorrendo questa stessa rotta - tutti i passeggeri dell'aereo perdettero la vita, raccomandiamo le loro anime al Dio misericordioso mentre recitiamo il Regina coeli.

Data: 1984-05-02 Data estesa: Mercoledi 2 Maggio 1984




Arrivo all'aeroporto di Seoul-Kinpo (Corea)

Titolo: Dialogo, fiducia e amore per riunire il popolo della Corea

Testo:

Eccellentissimo presidente della repubblica, vostra eminenza, diletto popolo di Corea.


1. "Non è una vera e propria gioia accogliere un amico venuto da lontano?".

Troviamo queste parole nelle prime righe della raccolta dei detti di Confucio.

Posso riecheggiarli dicendo: non e una vera e propria gioia andare a far visita ad un amico così lontano? Le cortesi parole del presidente e il caloroso benvenuto riservatomi da tutti voi, miei cari amici della Corea, mi toccano molto profondamente. Di fatti, fin da quando ho ricevuto la missione di successore di Pietro, a Roma, circa cinque anni fa, ho sempre pregato che un giorno mi venisse concessa la grazia e la gioia di venire a visitare la meravigliosa terra e il caro popolo della Corea. E vi ho sempre sentiti particolarmente vicini, nel mio cuore. Ed ora eccomi, venuto come vostro amico e come un apostolo di pace - della pace di Dio - su tutta la vostra terra.


2. E' un bel Paese il vostro, che attraverso prove e ostacoli di una storia encomiabile ha saputo sempre risollevarsi, pieno di vita e di giovinezza. Il vostro è un popolo orgoglioso e forte che, nell'incontro con le grandi culture e le potenze vicine, è rimasto fedele alla sua identità personale, ottenendo splendidi risultati nell'arte, nella religione e nella convivenza umana. I vostri antenati abbracciarono realtà spirituali così travolgenti, come il Confucianesimo e il Buddismo, riuscirono veramente a farle proprie, le approfondirono, le vissero, e poi le trasmisero agli altri. Wonhyo e Sosan, T'oege e Yulgok sono l'eloquente testimonianza di questo evento.

Così anche oggi la meravigliosa fioritura della fede cristiana in Corea promette di arricchire spiritualmente sia voi sia gli altri. Il bicentenario della Chiesa cattolica nel vostro Paese, mi offre l'occasione di affermare che la fede in Gesù Cristo può davvero portare quell'arricchimento alla cultura, alla sapienza e alla dignità del popolo coreano.


3. Avete un cuore aperto, pieno di calore umano, di tolleranza e di sensibilità; un cuore generoso che ha molto sofferto e molto amato senza abbandonare mai la speranza. Queste eminenti persone da sole non avrebbero dato risultati così ammirabili. Essi furono in grado di agire così solo perché figli di un popolo grande e buono, voi, che in una vita quotidiana d'amore e di condivisione vi siete sempre impegnati a cercare la verità.

Oggi la Corea è conosciuta e ammirata da tutti per il suo coraggio, la sua operosità, e la sua volontà di ricostruire una nazione modello dalle rovine.

La tragica divisione di un popolo una volta pacifico imposta dal di fuori, le profonde ferite per la guerra di Corea, e ulteriori tragedie di anni più recenti non possono affievolire o spezzare la vostra volontà di superare gli ostacoli e di essere riuniti ancora una volta come una famiglia felice.

Gli inenarrabili sacrifici compiuti per conseguire questo risultato, mediante la veloce industrializzazione e lo sviluppo economico, faranno nascere, lo spero sinceramente, prima di tutto una società più umana di autentica giustizia e pace, dove tutta la vita è considerata sacrosanta, dove vivere è lavorare per il bene degli altri, dove governare è servire, dove nessuno è usato come uno strumento, nessuno è trascurato e nessuno è oppresso, dove tutti possono vivere in una reale fratellanza. così la Corea sarà sempre più ammirata come un popolo che raggiunge un progresso e una prosperità in cui ciascuno è amato e rispettato nella sua piena dignità umana come un figlio di Dio a onore di tutta la nazione.

Sappiamo che per essere pienamente umano, un uomo deve trascendere se stesso, e cercare la realtà ultima e il significato della vita. Questa fu la testimonianza di Yi Ch'adon (famoso martire buddista) nella vostra tradizione nazionale. E' tale, in altro verso, la testimonianza dei centotré martiri della Corea, che, eminenti tra altri mille, seguirono le orme di Gesù di Nazaret, morendo per la verità della vita eterna.

Permettetemi, questa volta, di estendere i miei sinceri voti augurali alla venerabile comunità buddista in vista della celebrazione, l'8 maggio, della nascita di Budda. Desidero anche estendere fraterni saluti alla comunità protestante, in occasione del centenario del suo generoso servizio e della testimonianza in questa terra.


4. Prego affinché la vostra diletta patria, ora tragicamente divisa in due parti da più di una generazione, sia riunita come una famiglia, non attraverso la contrapposizione e l'ostilità, ma con il dialogo, la fiducia reciproca e l'amore fraterno, dando un esempio a un mondo sempre più corroso dalla diffidenza, dall'odio e dalla violenza delle armi. E tutte le sofferenze del passato e del presente non saranno state invano, lungo la strada della purificazione che conduce alla risurrezione e alla nuova vita.

Vi ringrazio ancora per la vostra calorosa ospitalità. E' certo come un amico, che io vengo da lontano, con un messaggio di rispetto e di stima, e di immensa speranza per il futuro. Su di voi e sulle vostre famiglie, e su tutte le famiglie della penisola di Corea io invoco le divine benedizioni di pace, di amicizia e d'amore.

Data: 1984-05-03 Data estesa: Giovedi 3 Maggio 1984




Ai seminaristi - Seminario Maggiore di Seoul (Corea)

Titolo: Vocazioni e preparazione seminaristica prove di vitalità

Testo:


1. Sia lodato Gesù Cristo! Nella sua prima lettera ai Corinzi, san Paolo dà testimonianza alla risurrezione di Gesù Cristo. Egli dice: "Cristo mori per i nostri peccati... fu sepolto ed è risuscitato il terzo giorno". Il fondamento di questa testimonianza è il fatto che il Signore risorto è apparso agli apostoli e ai discepoli e, per ultimo, a Paolo stesso (1Co 15,3-4). Questo mistero centrale della fede, il mistero pasquale, il mistero della morte e risurrezione di Cristo, il grande apostolo e missionario proclamava ai cristiani di Corinto e a chiunque incontrava.

Come san Paolo, io sono venuto oggi in Corea a testimoniare la risurrezione di Cristo. Sono venuto a parlare a tutti coloro che hanno ricevuto il Vangelo e che rimangono ad esso saldamente fedeli, a tutti coloro i quali fermamente credono che il Vangelo è la via alla salvezza. Sono anche venuto a proclamare il Gesù crocifisso e risorto a tutti quelli che liberamente scelgono di ascoltare la mia voce.

Ma voi, cari seminaristi, voi, con i vostri vescovi e superiori, siete davvero i primi in Corea con i quali condivido l'alleluia della gioia pasquale della Chiesa che proclama la vittoria del Signore sopra il peccato e la morte. Voi siete i primi con i quali condivido la gioia del mistero pasquale celebrando il santo sacrificio della messa. E così dev'essere, perché voi siete nel vero senso della parola il futuro e la speranza della Chiesa in questa amata terra.


2. Già verso il 1820, sforzi furono intrapresi da laici per coltivare vocazioni al sacerdozio. Nonostante una violenta persecuzione, i vostri santi antenati spontaneamente formarono la "Angels' Sodality" per alimentare le vocazioni, pregare per esse e sostenerle. E fu da quelle ferventi comunità di vita cristiana che vennero i primi sacerdoti coreani: padre Andrew Kim Taegon, che si venera in questa cappella, e padre Thomas Choe Yang'up.

Quando ancora erano seminaristi, più giovani di quanto lo siano molti di voi qui presenti, quei primi sacerdoti di Corea mostravano zelo nello studio e fame di sapere, insieme con una fede vigorosa, una obbedienza volenterosa e una perseverante speranza. A motivo di questo, ma soprattutto per la loro prontezza a morire per Cristo e per il Vangelo, essi risplendono come grandi e duraturi esempi per tutti voi.

Dieci anni dopo il martirio di padre Kim, veniva fondato in Corea, a Paeron, nel 1855, il primo seminario. In seguito, dopo incalcolabili sforzi e sacrifici a Puhunggol, a Yongsan, a Taegu e a Togwon nel Nord, finalmente furono creati i seminari maggiori di Seoul e Kwangju. Sono lieto che l'anno scorso un seminario abbia avuto inizio a Taegu, e che un altro sia stato aperto quest'anno a Suwon per commemorare la mia venuta in Corea.

In numero di novecento, voi siete, cari fratelli in Cristo, una consolazione e una grande promessa per la Chiesa. La Chiesa guarda a voi con grande attesa e speranza, e vi chiede di crescere sempre più nella vostra fede in Cristo attraverso l'imitazione dell'esempio di padre Kim e di padre Choe e di molti altri che hanno dato la loro vita nel servizio al Vangelo.


3. Questo tempo di preparazione al sacerdozio dovrebbe aiutare ciascuno di voi a rafforzarvi nella convinzione che Gesù Cristo è "la via, la verità e la vita" (Jn 14,6). Egli è la via al Padre. Gesù stesso vive per il Padre nella sua totale dedizione alla volontà del Padre, attraverso il compimento dell'opera di redenzione del mondo. Ed egli ci conduce anche al Padre.

In seminario, mentre vi preparate al sacerdozio, dovete sforzarvi di penetrare il mistero di Cristo. Dovete cercare una sempre più profonda consapevolezza dell'unione che Cristo ha con il Padre proprio perché egli è il Figlio. Nel Vangelo di oggi egli ci dice: "Io sono nel Padre e il Padre è in me" (Jn 14,10 Jn 14,11). E a motivo di questa unione con il Padre, egli può dire a Filippo: "Chi ha visto me ha visto il Padre" (Jn 14,9). Ciascuno di voi, cari seminaristi, deve comprendere questo mistero di Gesù Cristo. Dovete afferrare questo mistero in modo tale che esso diventi per voi verità intima, verità nel vostro stesso cuore.

Dovete afferrare il mistero in modo tale che esso possa prendere possesso di tutto il vostro essere.

La meditazione del mistero di Cristo, vi condurrà a comprendere il sacerdozio e a sviluppare un atteggiamento sacerdotale. Cercate di rivestire la vostra mente e il vostro cuore di Gesù Cristo. Ricordatevi che il Salvatore crocifisso e risorto desidera che voi un giorno celebriate l'Eucaristia: il sacramento del suo stesso sacrificio per la salvezza del mondo. Questo sacrificio ha il suo inizio eterno e senza fine nell'unione del Figlio con il Padre, di cui parla il Vangelo di oggi. Il sacrificio della messa, che è il centro del vostro sacerdozio, rimane per sempre il sacrificio del Figlio di Dio che si è fatto uomo per condurci al Padre.


4. Desidero attirare l'attenzione della Chiesa che è in Corea sull'importanza di compiere ogni possibile sforzo per suscitare le vocazioni e per fornire la miglior formazione al sacerdozio nei seminari. Abbondanza di vocazioni e una buona preparazione seminaristica: queste sono la prova della vitalità della Chiesa. Sono il segno che la croce e la risurrezione di Cristo, attraverso l'azione dello Spirito Santo, producono frutti preziosi nella Chiesa di Corea.

Nei vostri sforzi per alimentare le vocazioni, che Dio nella sua misericordiosa provvidenza vi manda in abbondanza, il vostro primo studio sia l'assidua preghiera per questa intenzione. Pregate con fiducia il padrone della messe, ricordandovi della promessa di Gesù che abbiamo oggi udito: "Qualunque cosa chiederete nel nome mio, la faro" (Jn 14,13).

Permettetemi di aggiungere una parola speciale per i responsabili della formazione di questi giovani. Cari fratelli in Cristo, non dubitate mai di quanto alta sia la stima della Chiesa per voi e per il vostro lavoro, di così vitale importanza per il futuro. Mentre vi assicuro che non vi mancherà il sostegno delle mie preghiere, vi esorto anche a trasmettere non solo la conoscenza di Cristo e della sua Chiesa, ma Cristo stesso. Cristo dev'essere comunicato attraverso la purezza e la forza della parola di Dio. Ispirate un profondo amore per la persona di Gesù. Possa l'esempio della vostra vita individuale renderlo presente. Possano le vostre parole e le vostre azioni essere un segno di quanto profondamente voi credete che Gesù Cristo è "la via, la verità e la vita" (Jn 14,6).

Cari fratelli in Cristo: il sacerdozio è nato dall'amore di Dio. Per la Chiesa in Corea esso rappresenta tutto. Rendiamo lode a Dio per questo grande dono e per i giovani che lo trasmetteranno alle generazioni future in questa terra attraverso Cristo nostro Signore. Amen.

Data: 1984-05-03 Data estesa: Giovedi 3 Maggio 1984




Ai vescovi coreani - Seoul (Corea)

Titolo: Impegno di collegialità per l'evangelizzazione e la catechesi

Testo:

Cari fratelli nell'episcopato.


1. siamo qui insieme per compiere un atto proprio dell'episcopato, per offrire a Dio la Chiesa di Corea. Lo facciamo tramite il nostro signore e salvatore, Gesù Cristo, "il pastore supremo" (1P 5,4) della Chiesa e il pastore e vescovo delle nostre anime (cfr. 1P 2,25). Facciamo questo per dare pieno significato alla celebrazione del bicentenario, per proclamare pubblicamente che la Chiesa appartiene a Cristo: la Chiesa che egli ha fondato su Pietro e che ha chiamato sua: "Tu sei Pietro e su questa pietra edifichero la mia Chiesa" (Mt 16,18).

Ma la Chiesa, cari fratelli, è allo stesso tempo "edificata sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, e avendo come pietra angolare lo stesso Cristo Gesù. In lui ogni costruzione cresce ben ordinata per essere tempio santo nel Signore" (Ep 2,20-21).

Questa è un'ora particolare nella storia della Chiesa di Corea. Questa è per i vescovi, come successori degli apostoli, un'ora per vivere la loro identità apostolica nella Chiesa: proclamare ancora una volta la natura della Chiesa, rivendicare le sue prerogative, manifestare e additare ad esempio la sua santità.

La celebrazione del vostro bicentenario è incentrata sull'esaltazione dei vostri santi, dei vostri martiri. Per provvidenza di Dio tre dei vostri predecessori, tre vescovi di Corea, sono compresi fra i centotré martiri che verranno canonizzati domenica prossima. L'esempio di amore pastorale e di santità di vita del vescovo Imbert, del vescovo Berneux e del vescovo Daveluy hanno oggi un particolare significato per le vostre vite. E' anche un incoraggiamento e una grave sfida per ogni vescovo coreano, per ogni uomo che Dio voglia chiamare a pascere il suo popolo come vescovo di questo Paese. Venerabili e cari fratelli in nostro signore Gesù Cristo: di fronte alla testimonianza dei vostri martiri e di tutti i vostri santi predecessori, questa è l'ora in cui il Signore Gesù vi chiama a una sempre maggiore santità di vita.


2. E' nella santità di vita che i vostri predecessori, insieme ai loro sacerdoti, ai religiosi e ai laici, hanno rafforzato la vita della Chiesa in questa penisola, una Chiesa che desiderava ardentemente la cura pastorale, e che i primi pionieri laici avevano già generosamente costruito nella fede e nell'amore.

Desidero oggi assolvere un debito di gratitudine verso i vescovi di Corea, passati e presenti, per la santità che avete dimostrato, per la santità che ha generato la dedizione, per le tante opere di Dio scaturite da questa dedizione.

Nel far questo, esprimo la mia gratitudine, insieme con voi, al Signore Gesù, che ci ricorda il principio di tutta la feconda attività apostolica: "Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla" (Jn 15,5).

In quest'ora di rendimento di grazie penso ai sacrifici che la dedizione ha reso possibili, al grandissimo patrimonio di servizio reso nel nome di Cristo, all'amore che ha spinto tanti uomini, non soltanto a morire per la fede, ma a vivere, ad operare e a soffrire perché la rivelazione della parola di Dio potesse diventare la saggezza del vostro popolo, e perché il Verbo incarnato, Cristo stesso, diventasse sempre più una luce per questa terra. A nome della Chiesa universale esprimo gratitudine, attraverso di voi, i vescovi, a tutta la Chiesa di Corea per quanto ha conseguito in due secoli di santità, che culminano nell'ardore con cui voi celebrate il vostro bicentenario.


3. Con profonda ammirazione io vedo l'attuale vitalità delle vostre parrocchie e dei vari movimenti, le ottime scuole e i servizi ospedalieri, le numerose, belle chiese parrocchiali e altri fabbricati e, con essi, soprattutto il fervore spirituale, lo spirito comunitario e lo slancio missionario del vostro popolo.

Prendo nota con gioia del vostro sapiente programma per il bicentenario, e volentieri benedico tutti i vostri sistematici e prolungati sforzi nei confronti della famiglia, il programma di evangelizzazione del prossimo, l'edificazione della parrocchia e della comunità, il consolidamento della diocesi e infine la solidarietà ecclesiale a livello nazionale e universale. Si, in unione con la Chiesa universale, state offrendo uno splendido contributo alla crescita del corpo di Cristo in Corea e nel mondo. E nella provvidenza di Dio, grazie al mistero della comunione dei santi, il dinamismo spirituale generato dalla conversione e dalla santità di vita ha degli effetti che superano i confini geografici e gli ostacoli esterni. San Paolo ci fa notare, ed è sempre vero: "La parola di Dio non è incatenata" (2Tm 2,9).


4. Per quanto riguarda il futuro, fratelli, la santità della Chiesa deve continuare ad essere la priorità delle vostre vite e l'ispirazione di tutte le vostre attività. Tutte le strutture della Chiesa, tutti i servizi che essa offre - essi stessi frutto della feconda testimonianza e generosità dei vostri martiri - sono legati alla santità di vita e a quella dedizione che soltanto la santità può rendere possibile e mantenere a lungo. L'efficacia della vostra guida pastorale dipende dalla dimensione della vostra santità, dalla vostra unione con il Cristo che oggi ripete a voi: "Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi chiedete quel che volete e vi sarà dato" (Jn 15,7).

Il vostro bicentenario porta con sé una chiamata all'azione per la causa del Vangelo. Ma nella vita della Chiesa ogni chiamata all'azione è una chiamata alla santità, all'unione con Dio e, di conseguenza, una chiamata alla preghiera, che è espressione stessa dell'unione con Dio. Il vostro bicentenario è una chiamata alla preghiera in tutta la Corea. Nella preghiera rafforzerete la fede, la fede che voi, vescovi, siete chiamati a proclamare come "doctores fidei", la fede che conduce alla giustificazione e alla vita eterna. La vostra guida come pastori del gregge raccolto attorno a un solo pastore, Gesù Cristo, non sarà mai tanto profetica quanto nell'esempio rassicurante, incoraggiante e contagioso della vostra santità di vita. Non esiste contributo personale più grande che possiate dare se non prestare attenzione alle parole di Pietro e presentarvi come "modelli del gregge" (1P 5,3). Essere modelli per il gregge significa essere vescovi santi, vescovi che vivono in unione con Cristo, vescovi di preghiera. L'intero futuro del vostro ministero e dell'apostolato in Corea, l'autentica crescita della Chiesa, devono essere posti sotto il segno della santità. Nell'unione con Dio e nella preghiera sarete in grado di agire in conformità alle parole di san Paolo: "Attingete forza nel Signore e nel vigore della sua potenza" (Ep 6,10).


5. In unione con Cristo potete riflettere nuovamente su quanto la parola di Dio esige dalla Chiesa di Corea. Con il coraggio che deriva soltanto dalla santità accetterete le piene, autentiche esigenze del Concilio Vaticano II per le vostre diocesi. Nella preghiera riesaminerete gli insegnamenti perenni della fede e la sempre pertinente novità degli immutabili dogmi della Chiesa. In comunione vitale con Cristo, la vite che dà la vita, e in unione con la Chiesa universale, continuerete a predicare la parola di fede che dipende dall'ascolto e che fa si che il popolo di Dio confessi con le labbra che Gesù è Signore, creda nel suo cuore che Dio lo ha fatto risorgere dalla morte, e sia salvato" (cfr. Rm 10,9).

Questa fede - che è alimentata nei vostri cuori e che viene proclamata grazie al particolare carisma episcopale che vi è proprio - è la sorgente di ogni illuminazione dei fedeli, che sono chiamati a credere, e nella forza dello Spirito Santo, a riflettere su questa fede e a viverla.

La riflessione in preghiera sulla natura della Chiesa come è stata proclamata dal primo e dal secondo Concilio Vaticano, e il desiderio di fare ogni cosa in conformità al volere di Cristo per la sua Chiesa, vi confermerà nel vostro impegno alla collegialità e a una reale collaborazione, soprattutto per quanto riguarda i grandi problemi dell'inculturazione, della riconciliazione, della compartecipazione, che sono requisiti dell'evangelizzazione e della catechesi. In unione con Cristo, in santità di vita, sarete in grado con sempre maggiore efficacia di promuovere la giustizia per la vita della Chiesa e per la società che la Chiesa desidera servire come un lievito.


6. In quest'ora di celebrazione, che è un'ora di rinnovamento e di speranza, ricordatevi del patto fra Paolo stesso e gli altri apostoli: "di ricordarci dei poveri" (Ga 2,10). Per voi ciò significa essere l'immagine vivente di Gesù nella sua povertà e nel suo spirito di servizio. In questo modo voi andrete incontro ai suoi poveri, vi identificherete con essi, li assisterete e li evangelizzerete.

Siete chiamati a mostrar loro compassione, a sostenere i loro sforzi per vivere una vita decorosa, e a camminare con loro, mano nella mano, per la lunga via dello sviluppo umano integrale e dell'evangelizzazione. L'amore lo renderà possibile e la dedizione indicherà il cammino. Nella preghiera vi renderete conto che dovete essere una sola cosa con il Cristo che realizza le Scritture: "Lo Spirito del Signore è sopra di me, perché mi ha mandato per annunciare ai poveri un lieto messaggio" (Lc 4,18). Fratelli, anche voi siete consacrati e mandati ai poveri, ovunque essi si trovino. E nel servirli dovete dare loro, insieme alla vostra vita, il Vangelo del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo.

In tutti i vostri sforzi, cari fratelli, di vivere la vostra vocazione di guida pastorale in unione con Cristo, sono unito a voi con le mie preghiere e l'amore fraterno. E possano le preghiere di Maria, la madre di Gesù e l'intercessione dei martiri di Corea, sostenervi nella vostra speranza del bicentenario di essere una luce per questo Paese.

Data: 1984-05-03 Data estesa: Giovedi 3 Maggio 1984




Battesimi e Confermazioni - Kwangju (Corea)

Titolo: Da oggi siete araldi di Cristo col sigillo dello Spirito Santo

Testo:

Diletti fratelli e sorelle in Cristo.


1. Sono molto felice di trovarmi con voi per questa celebrazione dell'Eucaristia.

La Chiesa di Kwangju ha la gioia di accogliere nel suo seno settantadue nuovi membri con il conferimento dei sacramenti del Battesimo e della Cresima.

E' un momento importante non soltanto per coloro che stanno per essere battezzati e confermati, ma anche per l'intera comunità cristiana. Le parole di nostro Signore Gesù Cristo assumono un significato nuovo per tutti voi: "Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo" (Mt 28,19).

Inoltre questo evento assume un altro profondo significato: la Chiesa di Corea ha creato l'occasione per il Vescovo di Roma di presiedere a questa liturgia e conferire questi sacramenti. Viene così espressa la vostra comunione con la Chiesa di Roma e con la Chiesa cattolica in tutto il mondo. Come Pastore universale della Chiesa, esprimo il mio profondo apprezzamento ai vescovi di Corea che mi hanno rivolto questo invito e ai molti sacerdoti che sono venuti a concelebrare con me. Voglio lodare Dio con tutti voi: egli non cessa di chiamare uomini e donne di ogni età ad ascoltare il Vangelo di salvezza e a darvi la loro risposta nella fede riconoscendo che Gesù Cristo è il loro Signore e Salvatore, facendosi battezzare e vivendo secondo la sua volontà.


2. Desidero rivolgere le mie parole a coloro che stanno per essere battezzati e cresimati, e riflettere con loro sul significato del loro incontro con Cristo in questi sacramenti.

La nostra prima lettura di oggi, presa dalla lettera di san Paolo ai Romani, riassume ciò che voi, come catecumeni, state per sperimentare. Il Battesimo è una immersione in Cristo: siete sepolti con Cristo nella sua morte perché possiate essere liberati dal peccato e camminare in novità di vita. Il Battesimo significa che il nostro uomo vecchio è stato crocifisso con Cristo. Il peccato è distrutto; siete liberati dalla schiavitù del peccato.

Questa "morte al peccato" vuol dire una rinascita nello Spirito Santo.

Siete liberati dal peccato originale e da tutti i peccati commessi prima del Battesimo. Diventate partecipi della risurrezione, partecipi della vita nuova di Cristo. Con le parole di san Paolo, siete "viventi per Dio, in Cristo Gesù" (Rm 6,11). Siete resi simili a Cristo, e diventate figli adottivi di Dio attraverso la sua grazia. Siete eredi della vita eterna che Cristo ci ha promesso e che ha guadagnato per noi con la sua morte e risurrezione. Questa è la rinascita spirituale che ci viene donata attraverso il sacramento del Battesimo: la stessa rinascita nello Spirito che voi catecumeni sperimenterete con l'azione sacramentale simbolica del lavacro con l'acqua dell'invocazione della Santissima Trinità.

Non vi siano dubbi: è un passo radicale quello che state per fare, e so che vi avete riflettuto profondamente. Esige da voi che abbandoniate le vecchie vie del peccato per vivere come "figli della luce" E Vi invita a una gioiosa fiducia nella misericordia e nell'amore di Dio.


3. "Morire al peccato" ed "essere viventi per Dio, in Cristo Gesù" è un impegno per tutta la vostra vita, e anche per il futuro. Significa mantenervi liberi, per grazia di Dio, dall'odio e dal rancore. Significa perdonare coloro che hanno peccato nei vostri confronti. Significa essere riconciliati l'uno con l'altro e con Dio, nel perdono e nell'amore. Ma il perdono è un atto più grande dei nostri poveri cuori: appartiene a Dio solo. Sono pienamente consapevole delle profonde ferite che affliggono i vostri cuori e le vostre anime per le vostre personali esperienze e le vostre recenti tragedie, difficili da superare da un punto di vista puramente umano, specialmente per quelli di voi che sono di Kwangju. E' proprio per questo che la grazia della riconciliazione vi è stata conferita nel Battesimo: è un dono della misericordia di Dio manifestata in Gesù Cristo che ha sofferto, è morto ed è risorto per noi.

Questa parte del messaggio salvifico di Cristo assume particolare rilevanza per coloro che sono ancora perseguitati dal ricordo dei tragici eventi di questo luogo. Ma ora, attraverso il Battesimo, siete stati conformati all'immagine e somiglianza di Cristo, e ognuno di voi è chiamato a seguire l'esempio di Cristo, il vero pacificatore, perfetto modello di riconciliazione.

Accettando le conseguenze del nostro impegno battesimale, diventiamo strumenti di riconciliazione e di pace in mezzo alla divisione e all'odio. Come efficaci segni della forza risanatrice di Cristo operante attraverso di noi, possiamo così lenire il dolore dei cuori feriti che sono pieni di inquietudine e di amarezza. Possiamo allo stesso tempo offrire speranza a coloro che sono vittime di oppressione, e diventare perciò strumenti di liberazione cristiana e segni di vera libertà.


4. Gesù dice nel Vangelo di oggi: "Chi ha sete venga a me e beva" (Jn 7,37).

Carissimi catecumeni, credendo a queste parole del nostro Signore, siete venuti oggi a lui per essere battezzati per una nuova vita.

Assetati di colui che è fonte di vera vita, i vostri illustri antenati lasciarono tutto per cercare colui che è tutto. Ancor prima di essere battezzati, nell'istante stesso in cui credettero in Gesù, accettarono consapevolmente e volentieri di perdere beni, prestigio, famiglia, la loro stessa vita. Morirono veramente al peccato, al punto di andare incontro alla morte in questa vita per vivere soltanto per Dio, loro vero Padre. Questa profonda pietà filiale, questa ferma convinzione di essere figli dello stesso Padre in Cristo, uni i vostri antenati nell'amore e diede loro una fedeltà eroica. I vostri primi catechismi e le vostre preghiere sono imbevuti di questo spirito, come ha testimoniato palesemente Paul Youn Chich'ung. Subito prima del suo martirio, disse: "Or che so che il Signore nei cieli è mio Padre, non posso fare a meno di seguire i suoi comandamenti".


5. Inoltre credendo in Cristo vi siete "abbeverati a un solo Spirito" (1Co 12,13), come dice san Paolo nella seconda lettura. Questo Spirito è lo Spirito di Cristo sceso nella Pentecoste, dopo la sua glorificazione. Ed è questo il dono dello Spirito Santo, segno dell'èra messianica, che riceverete oggi in maniera speciale nel sacramento della Cresima. Attraverso la potenza di questo Spirito sarete in grado di seguire continuamente la via che conduce a Cristo. La Cresima è il sacramento del rafforzamento spirituale, che viene a completare la rinascita spirituale del vostro Battesimo. Nella Cresima approfondirete la vostra amicizia con Dio attraverso un aumento della grazia divina. Questa grazia sacramentale completerà in voi gli effetti del Battesimo, rendendovi capaci di professare la vostra fede coraggiosamente e di difenderla, di accettare il comando di Cristo, di prendere la vostra croce di giorno e seguirlo. Con il suo speciale carattere sacramentale, la Cresima vi renderà più conformi a Cristo profeta, sacerdote e re, e vi metterà in grado di rendergli testimonianza più fedelmente nella Chiesa e davanti al mondo. Porterete in voi per sempre il sigillo dello Spirito Santo.

Amici carissimi: nei sacramenti Cristo si mostra come il Buon Pastore, che vigila e ha cura del gregge che gli è stato affidato dal Padre che è nei cieli. Lo fa attraverso la Chiesa che amministra il Battesimo e la Cresima "nella persona di Cristo". In questo servizio sacramentale la Chiesa è costruita nell'unità dello Spirito Santo, che opera in ogni persona per il bene di tutti.


6. Siete settantadue. Siete dunque simbolo dei centomila e più coreani che, per grazia di Dio, vengono battezzati ogni anno per entrare in una nuova vita con Cristo e diventare suoi testimoni. Nello stesso modo in cui Gesù invio settantadue dei suoi discepoli, due a due, a diffondere la buona novella della salvezza, così anche voi sarete inviati oggi per essere suoi araldi. Il dono della vita di Cristo è un dono che deve essere condiviso con altri nella gratitudine, affinché tutti possano avere pienezza di vita.

Come cattolici coreani, vi è stato dato un meraviglioso retaggio per sostenervi, guidarvi e ispirarvi in questa missione. I vostri antenati non si limitarono a cercare la fede in mezzo alle persecuzioni, ma la trasmisero agli altri nelle condizioni più difficili e pericolose, vivendo spesso come persone socialmente emarginate. Vogliamo ricordare l'apostolato instancabile di Paul Chong Hasang, e la grande forza d'animo del giovane Peter Yu Taech'ol. Chi avrebbe mai accolto come loro un messaggio che comportava così terribili conseguenze? La risposta è molto semplice e chiara: credettero nel messaggio del Vangelo. Con la loro fede e il loro grande amore per Cristo, superarono tutto.

Ora tocca a voi. Siate generosi, siate forti, siate sinceri.

Soprattutto, vivete per gli altri come fece Gesù: lo Spirito del Signore risorto è su di voi. Come cristiani battezzati e cresimati, siete chiamati a partecipare all'Eucaristia, che è fonte e centro di tutta la vita cristiana. Nell'Eucaristia Gesù stesso vi sosterrà sulla via della riconciliazione e della vera giustizia, e vi condurrà alla pienezza di vita nel regno del Padre, dove egli vive e regna con lo Spirito Santo, unico Dio nei secoli dei secoli. Amen.

Data: 1984-05-04 Data estesa: Venerdi 4 Maggio 1984





GPII 1984 Insegnamenti - In volo verso la Corea