GPII 1984 Insegnamenti - Omelia alla Messa - Mount Hagen (Papua Nuova Guinea)

Omelia alla Messa - Mount Hagen (Papua Nuova Guinea)

Titolo: Evangelizzazione celebrata in unione con la Chiesa universale

Testo:


1. "La grazia del Signore Gesù Cristo, l'amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi" (2Co 13,13).

Salute a voi, popolo delle montagne e cittadini di Papua Nuova Guinea.

Salute a voi che appartenete a molti gruppi diversi, con diversi costumi e linguaggi. Salute a voi, figli e figlie della Chiesa e in particolare a voi, fedeli di Mount Hagen, che vi siete dedicati in special modo alla Santissima Trinità. Partecipando all'unico cibo che è l'Eucaristia, corpo di Cristo, siete diventati un unico popolo di Dio, che è il mistico corpo di Cristo, la sua santa Chiesa.

La Chiesa di Papua Nuova Guinea, cento anni dopo la sua istituzione, celebra oggi solennemente la sua unità con la Chiesa universale, per la presenza del Vescovo di Roma, il successore di san Pietro.


2. La storia dell'evangelizzazione nel vostro Paese, e la crescita della Chiesa ci rivela la grande, e, meravigliosa opera che Dio ha compiuto fra voi. Guardiamo solo per un momento quella parte di storia della salvezza realizzata qui nella vostra terra.

Dopo il fallimento dei primi tentativi di evangelizzazione, un'ininterrotta attività missionaria si sviluppo a partire dalla fine del secolo scorso. I missionari del Sacro Cuore portarono il Vangelo in New Britain e nella costa meridionale dell'isola della Nuova Guinea. Alcuni anni dopo, i padri Verbiti cominciarono ad evangelizzare la costa nord-est della Nuova Guinea, e i Maristi iniziarono la loro attività missionaria nell'isola Bougainville.

Da queste originarie zone missionarie emersero finalmente cinque vicariati apostolici: Rabaul, Papua, East Nuova Guinea, Nuova Guinea Centrale e le Salomone del Nord. Queste, a loro volta, erano diventate quindici, quando, nel


1966, fu istituita a Papua Nuova Guinea la gerarchia, in riconoscimento della maturità ormai raggiunta dalla Chiesa locale. Oggi esistono quattro sedi metropolitane con quattordici diocesi: Rabaul, con le diocesi suffraganee di Bougainville e Kavieng; Port Moresby, con le diocesi suffraganee di Alotau-Sideia, Bereina, Daru e Kerema; Madang, con le diocesi suffraganee di Aitape, Lae Vanimo e Wewak; Mount Hagen, con le diocesi suffraganee di Goroka, Kundiawa, Mendi e Wabag.

La Chiesa ha veramente messo radici ovunque fra l'amato popolo di questo Paese: dalle più piccole delle vostre innumerevoli isole alla più grande isola della Nuova Guinea.

Uniti con l'intera comunità ecclesiale che vive a Papua Nuova Guinea, tutti noi oggi rendiamo grazie e lode alla Santissima Trinità perché l'eterno piano di Dio della rivelazione e della salvezza è stato realizzato tra il popolo di Dio in questo Paese, quel piano eterno di cui san Paolo scrive nella sua lettera agli Efesini.


3. Nel tempo stabilito, il divino mistero, rivelato in Gesù Cristo, è stato reso noto ai figli e alle figlie di Papua Nuova Guinea, il mistero che fu prima elevato dallo Spirito Santo agli apostoli e ai profeti, in particolare nel giorno di Pentecoste. Per mezzo dell'opera missionaria della Chiesa, i figli e le figlie di questo Paese sono venuti "a partecipare alla stessa eredità, a formare lo stesso corpo, ad essere partecipi della promessa in Cristo Gesù per mezzo del Vangelo" (Ep 3,6).

Tutti coloro che hanno contribuito e che ancora stanno contribuendo a questo servizio ecclesiale di evangelizzazione - parlo dei missionari e dei loro collaboratori, viventi e defunti oggi - rendono grazie alla Santissima Trinità, perché a loro "è stata concessa la grazia di annunciare ai gentili le imperscrutabili ricchezze di Cristo, e di far splendere agli occhi di tutti qual è l'adempimento del mistero nascosto da secoli nella mente di Dio creatore dell'universo" (Ep 3,8-9).


4. Celebrando l'Eucaristia ci avviciniamo al nostro Padre celeste, ponendo la nostra speranza e fiducia "in Cristo Gesù, nostro Signore, il quale ci dà coraggio di avvicinarci per la nostra fede in lui" (Ep 3,11-12).

Ricordiamo come Cristo pregava per i suoi discepoli il giorno prima della sua passione redentrice e della sua morte: "Padre Santo, custodisci nel tuo nome coloro che mi hai dato, perché siano una cosa sola come noi" (Jn 17,11).

"Consacrali nella verità. La tua parola è verità. Come tu mi hai mandato nel mondo, anch'io li ho mandati nel mondo; per loro io consacro me stesso, perché siano anch'essi consacrati nella verità" (Jn 17,17-19).

Così pregava Cristo il giorno prima di morire. Egli pregava non soltanto per gli apostoli che erano con lui nella stanza al piano di sopra, ma anche per coloro che per la loro parola crederanno in lui (cfr. Jn 17,20). Egli pregava anche per coloro che portano la luce del Vangelo qui, a Papua Nuova Guinea. Egli pregava anche per coloro che avevano accettato la buona novella proclamata in suo nome durante gli ultimi cento anni. Egli pregava anche per coloro che professano la fede in lui e che comunicano il Vangelo agli altri.

Nella sua preghiera sacerdotale Gesù pregava per tutti coloro che avrebbero creduto in lui fino alla fine dei tempi. In quella preghiera egli abbracciava tutti i popoli e tutte le nazioni, proprio come li abbraccio nella redenzione compiuta per mezzo della sua crocifissione e risurrezione.


5. Insieme a voi, oggi desidero rendere grazie e lodi alla Santissima Trinità perché il popolo di Papua Nuova Guinea appartiene a Dio. Esso è un popolo redento dal sangue prezioso di Gesù Cristo.

Io rendo grazie perché voi appartenete alla comunità della Chiesa di Cristo, perché voi siete una cosa sola in unione con il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, proprio come Cristo nella sua preghiera sacerdotale prego che voi sareste stati "tutti una cosa sola. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato... e li hai amati come hai amato me" (Jn 17,21-23).

Io prego perché quest'amore divino si riveli sempre più in voi e fra voi; che vi guidi con sicurezza nel futuro; che vi renda capaci di camminare nella vita qui sulla terra: e che terra meravigliosa avete intorno a voi senza perdere di vista la vita eterna e l'eterna comunione con Dio.

Così, "il piano del mistero nascosto da secoli nella mente di Dio" (Ep 3,9) sarà pienamente realizzato e diventerà visibile nella vita di ognuno di voi e in tutta l'umanità, quel disegno eterno che il Padre "ha attuato in Cristo Gesù nostro Signore" (Ep 3,11).

Data: 1984-05-08 Data estesa: Martedi 8 Maggio 1984




Atto di affidamento a Maria - Mount Hagen (Papua Nuova Guinea)

Titolo: "Proteggi l'evangelizzazione in Papua Nuova Guinea"

Testo:

Al termine di questa celebrazione eucaristica a Mount Hagen, rivolgiamo le nostre menti e i nostri cuori alla beata vergine Maria: O Maria, madre di Dio, ti ringrazio per l'amore che nutri per i tuoi figli e le tue figlie in Papua Nuova Guinea, e per la cura materna con la quale hai sostenuto i missionari che hanno predicato il Vangelo del tuo Figlio in questo Paese.

O Madre amorosa, io affido al tuo Cuore Immacolato tutti i tuoi cari figli nella Chiesa e tutto il popolo di questo Paese. Ti affido i vescovi, sacerdoti e diaconi, che continuano a proclamare qui la buona novella della salvezza e della redenzione. Ti affido i religiosi, uomini e donne, i quali pure si volgono a te con fiducia come a loro speciale modello e guida.

O Madre del Verbo incarnato, ti affido i catechisti e i responsabili laici della Chiesa, le famiglie, i malati e i sofferenti, i prigionieri e le persone sole, i giovani e gli anziani: tutto il laicato di Papua Nuova Guinea. Ti chiedo di portarli amorosamente al tuo unico Figlio, il salvatore del mondo, perché voglia guarire quelli che soffrono, riconciliare quanti sono nel peccato, far rinascere la speranza a coloro che hanno il cuore spezzato.

O Madre degli apostoli, Madre della Chiesa, ti affido la grande opera dell'evangelizzazione, e tutti coloro che lavorano per il regno di Dio proclamando il Vangelo di Cristo. E ti faccio una supplica fervida per le vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa. Chiedi al padrone della messe di mandare operai nella sua vigna.

O Madre del Dio vivente, mostraci la via alla grazia e alla salvezza.

Sia benedetto il frutto del tuo grembo, Gesù!

Data: 1984-05-08 Data estesa: Martedi 8 Maggio 1984





Ai malati - Port Moresby (Papua Nuova Guinea)

Titolo: L'assistenza agli infermi fa parte della missione di Cristo

Testo:

Cari fratelli e sorelle, la pace di nostro Signore Gesù Cristo riempia i vostri cuori! Sia benvenuta questa occasione di essere tra voi che portate il peso della malattia e del dolore, e di incoraggiarvi a unire le vostre sofferenze alle sofferenze di Cristo.

Quando Gesù incarico i suoi apostoli di "predicare il Vangelo ad ogni creatura" (Mc 16,15), promise che certi segni avrebbero accompagnato la loro opera. "Nel mio nome - disse - scacceranno i demoni, parleranno lingue nuove... imporranno le mani ai malati e questi guariranno" (Mc 16,17-18). Queste parole del nostro Salvatore ci rivelano come l'assistenza agli infermi sia strettamente legata alla predicazione del Vangelo e costituisca una parte importante della missione di Cristo nel mondo.

Non può sorprendere, dunque, che i missionari venuti a Papua Nuova Guinea non solo portassero la buona novella della salvezza, ma anche si prendessero cura dei malati. E davvero la loro amorevole compassione per coloro che soffrivano fece un'impressione profonda sui vostri avi. Guardando a questo esempio di carità e fede, essi accolsero benevolmente fra loro i missionari e aprirono le porte dei loro cuori al Vangelo del nostro Signore Gesù Cristo.

Con uguali sentimenti io vengo a voi oggi. Vengo a dirvi del mio amore per voi in Cristo, e ad assicurarvi la sollecitudine pastorale dell'intera Chiesa.

La Chiesa, come Gesù suo redentore, vuole sempre essere vicina a coloro che soffrono. Essa li eleva al Signore con la preghiera. Offre loro consolazione e speranza. Li aiuta a trovare un senso nelle apprensioni e nel dolore, insegnando loro che la sofferenza non è una punizione divina, né la conseguenza di un maleficio degli spiriti maligni. La Chiesa porta ad esempio Cristo che, attraverso la sua crocifissione e risurrezione, ha riscattato tutta la sofferenza dell'umanità e ha così conferito un senso a questo mistero della umana esistenza.

La Chiesa offre grazia e forza per mezzo del sacramento dell'Unzione degli infermi. Seguendo il rituale descritto da san Giacomo, il sacerdote che amministra questo sacramento prega per la persona malata "dopo averla unta con olio, nel nome del Signore" (Jc 5,14). In tal modo, il Signore, nella sua misericordia e nel suo amore, aiuta la persona malata con la grazia dello Spirito Santo; la libera dal peccato, la salva e la eleva. Questo sacramento della Chiesa è un'esperienza che conforta, eleva e santifica il malato; è un incontro personale con Cristo, il redentore e guaritore dell'umanità.

Cari fratelli e sorelle, voglio che sappiate quanto siete importanti per la Chiesa, perché svolgete un ruolo insostituibile nella sua missione di salvezza.

Quando portate le vostre sofferenze in unione con il Signore, nostro salvatore, voi, come dice san Paolo, "completate nella vostra carne quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa" (Col 1,24). Unendo le vostre sofferenze al sacrificio di Cristo, aiutate gli altri a prendere parte alla redenzione di Cristo. Cooperate con Cristo nel portare la sua salvezza in Papua Nuova Guinea e nel mondo.

Nel cercare di vivere il mistero della sofferenza in unione con Cristo, siate uomini e donne di preghiera. Dice san Giacomo: "Pregate gli uni per gli altri per essere guariti. Molto vale la preghiera del giusto fatta con insistenza" (Jc 5,16). Provate in modo particolare a incoraggiare e sostenere i vostri fratelli e sorelle che soffrono. Fate che la vostra sofferenza, sopportata nell'amore per Cristo, formi in voi un cuore pieno di compassione e misericordia.

Possa il nostro Padre celeste "colmare ogni vostro bisogno secondo la sua ricchezza con magnificenza in Gesù Cristo" (Ph 4,19). E possa l'amore di Gesù essere sempre nei vostri cuori.

Data: 1984-05-08 Data estesa: Martedi 8 Maggio 1984




Ai vescovi - Port Moresby (Papua Nuova Guinea)

Titolo: Nella diversità delle culture, affrontate problemi ecclesiali

Testo:

Fratelli carissimi nel Signore Gesù Cristo.


1. Sono lieto dell'occasione che mi viene data, in una giornata così piena di attività pastorali diverse, di restare solo con voi, i successori degli apostoli in Papua Nuova Guinea e nelle isole Salomone. E' stata per me una grande gioia unirmi a voi e al vostro popolo nel lodare il nome di Dio e ringraziare il Signore della storia per le tante benedizioni che ha riversato sulla Chiesa nei vostri Paesi. Sono particolarmente grato alla Santissima Trinità per questa opportunità di celebrare il sacrificio eucaristico qui a Port Moresby e a Mount Hagen, e penso già adesso alla liturgia che celebrero domani a Honiara. Pur attribuendo il loro profondo valore a tutte le altre manifestazioni che punteggeranno questa visita pastorale, ritengo che questi siano i momenti forti del periodo che trascorrero tra di voi. Nella costituzione dogmatica sulla Chiesa, il Concilio Vaticano II ci parla della nostra identità quando dice che: "Il vescovo, insignito della pienezza del sacramento dell'Ordine, è l'economo della grazia del supremo sacerdozio, specialmente nell'Eucaristia, che offre egli stesso o fa offrire, e della quale la Chiesa continuamente vive e cresce" (LG 26).


2. Nel vostro incontro odierno provo gioia nel vedere in quale modo Dio ha fatto fruttificare abbondantemente l'opera missionaria del secolo scorso. Vi è stata veramente una grande fioritura della fede cristiana in queste isole nonostante i numerosi ostacoli che spesso sono apparsi quasi insormontabili. Penso alle varie difficoltà come quelle degli spostamenti, della mancanza di strade e comunicazioni, e ai problemi nel proclamare Cristo a popoli parlanti centinaia di differenti lingue e dialetti. Vi ringrazio dal profondo del cuore per quello che avete fatto e quello che andate facendo per il Vangelo, e per il vostro amore per Gesù Cristo e per il suo popolo.

Provo gioia anche per i grandi passi compiuti verso la maturità dalle giovani Chiese missionarie. Ne sono esempi, tra tanti, l'istituzione della gerarchia ecclesiastica ordinaria da parte di Paolo VI nel 1966, e più recentemente l'erezione delle sedi metropolitane di Honiara e Mount Hagen.


3. La Chiesa nei vostri Paesi è stata dotata dallo Spirito Santo di unità nella diversità. I fedeli appartengono ad una grande varietà di culture e collocazioni storiche, come appare dalle loro numerose lingue e tradizioni. Anche i missionari provengono da ogni parte del mondo e da differenti istituti religiosi. Le vostre diocesi sono molto diverse l'una dall'altra, sia per il loro sviluppo storico, sia per la loro situazione pastorale odierna. Eppure, in tutte queste diversità, voi siete una sola cosa nella fede, nella speranza e nella carità, una sola cosa nella dottrina e nella disciplina della Chiesa cattolica, una sola cosa nell'unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.


4. Uno dei tanti modi in cui si manifesta questa unità è la collaborazione e l'azione congiunta della conferenza episcopale di Papua Nuova Guinea e delle isole Salomone. Voglio incoraggiarvi in questo importante impegno collegiale, che è strettamente legato alla vostra carità fraterna e al vostro zelo pastorale per la missione universale affidata a voi quali successori degli apostoli. Oggi più che in ogni altro momento nella vita della Chiesa c'è bisogno di un organismo nel quale i vescovi possano condividere le loro osservazioni ed esperienze, mettere in comune le loro risorse e redigere programmi per far fronte alle sfide e ai problemi urgenti della Chiesa e della società. Questa necessità è stata espressa dal Concilio Vaticano II con queste parole: "Tutti i vescovi sono stati consacrati non soltanto per una diocesi, ma per la salvezza di tutto il mondo. Il comando di Cristo di predicare il Vangelo ad ogni creatura (Mc 16,15) riguarda innanzitutto e immediatamente proprio loro, insieme con Pietro e sotto la guida di Pietro. Da qui deriva quella comunione e cooperazione a livello delle Chiese, che oggi è così necessaria per svolgere l'opera di evangelizzazione. In forza di questa comunione, le singole Chiese sentono la preoccupazione per tutte le altre, s'informano reciprocamente dei propri bisogni, si scambiano l'una con l'altra i propri beni" (AGD 38).


5. L'attuazione concreta di questa comunione ecclesiale e azione unitaria da parte di una conferenza episcopale assume diversi aspetti. Vorrei sottolinearne due che hanno particolare rilevanza nel nostro impegno a proclamare il Vangelo. Prima di tutto, le conferenze episcopali devono cercare di affrontare i principali problemi pastorali che interessano la vita della Chiesa. Dopo un esauriente dibattito e un'ampia consultazione, è spesso utile per le Chiese locali e per i sacerdoti, religiosi e catechisti che i vescovi prendano una posizione pastorale comune su determinate questioni. In molti campi è richiesto l'insegnamento chiarificatore e incoraggiante dei vescovi. Per esempio: la famiglia, i sacramenti, l'evangelizzazione, la catechesi e la preghiera. Documenti pastorali unitari danno la possibilità di presentare la dottrina ufficiale della Chiesa in termini chiari e comprensibili, tenendo presenti allo stesso tempo le situazioni e i problemi concreti.

Oltre a queste iniziative della conferenza episcopale, vi invito individualmente, nelle vostre diocesi, a servirvi della parola scritta nella proclamazione del Vangelo, adempiendo così al vostro ruolo di maestri dell'autentica dottrina cattolica.

Una seconda questione che non può essere trascurata nasce dalla nostra missione profetica di vescovi. Esistono stretti legami tra evangelizzazione e promozione umana, perché le persone che evangelizziamo sono allo stesso tempo soggette a fattori sociali ed economici. E' dunque importante affrontare insieme questioni riguardanti l'ordine sociale, come il lavoro dell'uomo, l'etica politica, l'alcolismo, la corruzione burocratica, eccetera. Alla luce del Vangelo, la Chiesa ha sempre qualche cosa da dire in questioni attinenti il bene comune della società.


6. Permettetemi ora di richiamare la vostra attenzione sull'argomento del laicato.

Da molti anni mi giunge notizia dell'eccezionale contributo all'evangelizzazione che viene dato dai vostri catechisti e responsabili laici nella Chiesa. Hanno dato e continuano a dare un contributo realmente indispensabile alla vita e alla missione della Chiesa nei vostri Paesi. Il loro ruolo di mediatori e ausiliari dei sacerdoti e religiosi è estremamente importante, come lo sono i compiti, che sono loro propri, della catechesi, del servizio cristiano e della diffusione del lievito del Vangelo nella società. Vi lodo per l'incoraggiamento e l'appoggio che date a questi responsabili laici nelle vostre Chiese, specialmente con i vostri centri di formazione che svolgono un servizio estremamente valido per la catechesi e l'evangelizzazione.

Sono anche lieto che qui fioriscano numerosi movimenti laici. Quando movimenti come questi agiscono in unione con la Chiesa locale, sono realmente un segno dell'opera dello Spirito Santo fra la vostra gente, e possono aiutare i laici ad integrare più pienamente la fede nella loro vita quotidiana. Questi movimenti hanno tuttavia bisogno della guida pastorale e della sollecitudine del clero. So che siete perfettamente consapevoli di questa esigenza e che avete provveduto in questi ultimi anni a nominare rappresentanti ecclesiastici in questi gruppi, che li aiutano ad evitare eventuali errori e a servire la causa della verità e della carità tra i fedeli.

Parlando ai laici, non posso omettere di parlare di quella parte così vitale di ogni comunità che è la famiglia. In ogni società il matrimonio e la vita della famiglia sono minacciati oggi da mali morali e sociali. Eppure mai come oggi la stabilità e la vitalità di un focolare cristiano sono stati così necessari.

Come vescovi abbiamo la grande responsabilità di dare la nostra assistenza alle famiglie e alle coppie sposate. Il nostro particolare servizio è quello di proclamare la verità del Vangelo, di trasmettere in tutta la sua purezza e interezza l'insegnamento della Chiesa sul matrimonio e la vita della famiglia.

Gesù Cristo stesso ci esorta a non dubitare che la potenza della sua grazia trionferà nella vita del suo popolo.


7. Nel visitare le vostre Chiese così promettenti per il futuro, voglio incoraggiarvi nei vostri sforzi per suscitare vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa. Le vostre giovani Chiese vanno rapidamente assumendo maggiore responsabilità verso se stesse e stanno facendo sempre meno affidamento sui missionari e sull'aiuto di altri cristiani da altre parti del mondo, e per questo motivo si rende particolarmente urgente la necessità di vocazioni alla vita religiosa e al sacerdozio. Il problema più importante e più urgente in questo momento di transizione è quello di un aumento costante delle vocazioni autoctone cui si accompagnerà un'attenta sollecitudine per la formazione spirituale, educativa e culturale di questi giovani.

Il seminario regionale maggiore di Bomana sta svolgendo a questo riguardo un servizio di vitale importanza, un servizio senza il quale non potrebbe essere garantito il futuro sviluppo delle vostre singole diocesi. Come sapete, è importante che i candidati all'ordinazione e alla vita religiosa siano ben preparati per abbracciare una vita di celibato e che siano aiutati a entrare in una fervente vita di preghiera centrata sull'Eucaristia e sulla liturgia delle Ore. So bene che suscitare vocazioni è un compito pastorale altrettanto presente nei vostri cuori quanto lo è nel mio. Vi assicuro che sono unito a voi nella preghiera in vista di questa opera così vitale. Che la Madre di Gesù riempia le vostre vite di gioia e di speranza.


8. Fratelli carissimi in Cristo: è un motivo di grande gioia per me essere con voi in Papua Nuova Guinea e nelle isole Salomone. Vi ringrazio per la vostra calda ospitalità e per tutti i preparativi che avete fatto per la mia visita pastorale.

Uniti dai vincoli della comunione gerarchica e del servizio collegiale, dalla universale comunanza nella carità e nella fede che lega tutte le Chiese locali tra di loro e al Signore, procediamo insieme nel nome di Gesù. Proclamiamo insieme il messaggio di salvezza. E diamo lode e gloria a Dio "che in tutto ha il potere di fare molto più di quanto possiamo domandare o pensare, secondo la potenza che già opera in noi, a lui la gloria nella Chiesa e in Cristo Gesù per tutte le generazioni, nei secoli dei secoli" (Ep 3,20-21).

Data: 1984-05-08 Data estesa: Martedi 8 Maggio 1984




A clero, religiosi e laici - Port Moresby (Papua Nuova Guinea)

Titolo: Secondo i doni ricevuti ognuno collabora alla riconciliazione

Testo:

Diletto popolo fedele di Port Moresby e di Papua Nuova Guinea.


1. Gesù Cristo, Figlio di Dio, "è morto per tutti, perché quelli che vivono, non vivano più per se stessi, ma per colui che è morto e risuscitato per loro" (2Co 5,15).

Fratelli e sorelle in Cristo, la redenzione del mondo è stata compiuta con la passione morte e risurrezione di nostro Signore Gesù Cristo. Prima della redenzione gli uomini erano schiavi del peccato, inclini più a dominare che a servire, a vivere per sé e non per gli altri. Ma con il mistero della sua croce e risurrezione ci è stata data la libertà e la grazia di vivere non più per noi stessi, ma per lui. Meraviglioso dono di Cristo, nostro salvatore! E' proprio per questo motivo che Cristo mori per tutti noi, per liberarci dai legami dell'egoismo dai quali non avremmo mai potuto sfuggire da soli, per renderci liberi, e per renderci capaci di vivere per lui. Questo è il dono che Cristo ha dato a noi tutti: al clero, ai religiosi, ai laici. E' il dono che i missionari recarono a Papua Nuova Guinea, che portarono nei loro cuori e che misero a frutto in questo Paese. Penso all'esempio del beato Giovanni Mazzucconi, che diede la sua vita per amore di Cristo. Il suo martirio è un'eloquente proclamazione dell'insegnamento di Gesù, che abbiamo ascoltato nel Vangelo di oggi: "Chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo" (Lc 14,33).


2. Con le acque vive del Battesimo, noi tutti abbiamo ricevuto la grazia di vivere per Cristo. Siamo diventati, così, partecipi dell'opera che lui stesso venne a compiere, quella di riconciliare il mondo a Dio. Come abbiamo udito nella prima lettura di oggi: "Dio... ci ha riconciliati con sé mediante Cristo e ha affidato a noi il ministero della riconciliazione" (2Co 5,18).

Tutti i membri della Chiesa partecipano al "ministero della riconciliazione", ma ciascuno secondo i doni che ha ricevuto.


3. I laici con la loro quotidiana testimonianza di Cristo nella casa, nel lavoro e in tutte le circostanze ordinarie del mondo, lottano contro l'ostilità e le divisioni che esistono ancora in una società segnata dal peccato, e si sforzano di costruire un regno di verità e giustizia, il regno di Dio vivente, un regno di amore e di pace.

Le coppie di sposi danno un importante contributo all'unità e alla stabilità della società restando fedeli alla loro promessa di fedeltà per tutta la vita e dando testimonianza dell'amore generoso di Cristo per la sua sposa, la Chiesa. La famiglia cristiana, unita nella fede e nella preghiera, è come una scuola dove vengono insegnate le lezioni di perdono, di pazienza e di amore reciproco. Nella famiglia i bambini vengono preparati ad assumere il loro ruolo nella vita e nella missione della Chiesa.

I responsabili laici e i catechisti prestano il loro servizio come "ambasciatori di Cristo", cercando di promuovere l'armonia e la pace. Qui in Papua Nuova Guinea, il vostro impegno apostolico era indispensabile per trasmettere il messaggio evangelico ai vostri fratelli e alle vostre sorelle. perciò voglio lodarvi per la vostra generosità e fedeltà e per come lavorate in stretta collaborazione con il clero e i religiosi.


4. I religiosi e le religiose, con la loro incarnazione, svolgono un ruolo particolare nel ministero di riconciliazione della Chiesa. Con il loro desiderio di amare Cristo con un cuore indiviso. (cfr. 1Co 7,35), danno pubblicamente testimonianza del Vangelo di redenzione e riconciliazione. Ecco perché è così importante che ciascuna comunità religiosa sia unita in se stessa, per avere "un cuore solo e un'anima sola" (Ac 4,32). Diletti religiosi: questa unità vissuta tra di voi, che è base della vostra pubblica testimonianza del Vangelo, è rafforzata dalla vostra comunità di vita e di preghiera e dai vostri sacri voti, particolarmente dal voto di obbedienza. Ricordate sempre che il peccato e la divisione entrarono per la prima volta nel mondo "per la disobbedienza di uno solo", ma che la riconciliazione fu restaurata "per l'obbedienza di uno solo" (Rm 5,19), l'obbedienza di Gesù. Quando dunque imitate Cristo attraverso l'obbedienza a lui e alla Chiesa attraverso i vostri superiori religiosi, contribuite al ministero di riconciliazione della Chiesa. Come dicevo nella mia recente esortazione apostolica ai religiosi e alle religiose: "Si può quindi affermare che coloro che hanno deciso di vivere secondo il consiglio dell'obbedienza vengono posti in maniera unica tra il mistero del peccato e il mistero della giustificazione e della grazia salvifica... Proprio con il voto dell'obbedienza essi hanno deciso di lasciarsi trasformare nella somiglianza di Cristo, che riscatto l'umanità e l'ha resa santa con la sua obbedienza. Nel consiglio dell'obbedienza essi vogliono trovare il proprio ruolo nella redenzione di Cristo e la loro propria via di santificazione" ("Redemptionis Donum", 13).


5. E ora vorrei dire una parola ai miei confratelli sacerdoti. Le parole di san Paolo nella prima lettura di questo pomeriggio hanno un significato speciale per noi che siamo partecipi del ministero dell'ordine. L'apostolo dice infatti che "E' stato Dio a riconciliare a sé il mondo in Cristo... affidando a noi la parola della riconciliazione" (2Co 5,19). Come uomini scelti per proclamare la parola di Dio, come sacerdoti corroborati per questo nobile compito dal Sacramento dell'Ordine, dobbiamo porre la nostra vita interamente al servizio del mondo, "facendoci ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostro... Lasciatevi riconciliare con Dio" (2Co 5,20).

Lavorando in comunione gerarchica con il vescovo locale, i sacerdoti si sforzano di costruire l'unità della comunità cristiana locale e di coltivare uno spirito di fratellanza che si effonde non soltanto sulla Chiesa locale ma anche sulla Chiesa universale. Il servizio dell'unità è oggi d'importanza così vitale che diventa ancora più urgente che i sacerdoti stessi non creino mai divisioni attraverso le loro attività, ma invece cerchino di unire la comunità proponendo ai fedeli la parola di Dio.

E soprattutto, fratelli carissimi, dovete promuovere la riconciliazione nella Chiesa e nel mondo amministrando con sollecitudine il sacramento della Penitenza e celebrando l'Eucaristia. Non abbiate mai dubbi o incertezze riguardo al valore del tempo che trascorrete ascoltando Confessioni. E' un tempo in cui voi rappresentate in maniera unica il Redentore misericordioso, che gioisce della conversione dei peccati. Ricordate anche le parole del Concilio Vaticano II: "Non è possibile che si formi una comunità cristiana se non avendo come radice e come cardine la celebrazione della santa Eucaristia" (PO 6).


6. Nel brano del Vangelo di questa sera abbiamo sentito Gesù parlare di un uomo "che voleva costruire una torre" (Lc 14,28), e ammonire sull'importanza di calcolare attentamente il costo prima di decidere la costruzione; altrimenti la gente comincerebbe a deriderlo dicendo: "Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro" (Lc 14,30).

Carissimi fratelli e sorelle in Cristo, anche noi desideriamo costruire qualche cosa in unione con Gesù nostro redentore. Desideriamo costruire il regno di Dio vivente. Pur desiderandolo, non dimentichiamoci di calcolare il costo, il costo di costruire il regno, il costo dell'essere discepoli. Gesù, infatti, ci ha avvertito: "Chi non porta la propria croce e non viene dietro di me, non può essere mio discepolo" (Lc 14,27).

Per vivere per Cristo e non più per noi stessi, per collaborare nel ministero di riconciliazione, per costruire il regno di Dio, dobbiamo portare la croce alla sequela di Gesù. Non dobbiamo avere paura di essere segno di contraddizione. Abbracciamo la croce, nella fiducia che è "albero di vita eterna", confidando nella ferma promessa della risurrezione.

In unione con la Vergine Maria e con tutti i santi, costruiamo il regno di Dio qui in terra, per poter vivere in eterno con il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Amen.

Data: 1984-05-08 Data estesa: Martedi 8 Maggio 1984





Ai vescovi locali - Port Moresby (Papua Nuova Guinea)

Titolo: Missionari in missione e nelle chiese da ri-cristianizzare

Testo:

Voi avete dedicato tutta la vostra vita, tanti anni quindi, a questo impegno, che è, in verità, un impegno fondamentale per tutta la Chiesa. La Chiesa è per sua natura ancora missionaria: e voi date alla nostra Chiesa cattolica questa dimensione missionaria con la vostra pietà, con le vostre opere pastorali, con l'abito che indossate insieme ai vostri sacerdoti e alla vostra gente; è per me un grande privilegio essere con voi e partecipare alla dimensione di una giornata di lavoro missionario. Sono molto sensibile a questa dimensione e a questo lavoro.

Stando con voi ricevo continue testimonianze della vostra vita, vita personale e vita di vescovi; mi chiedo, cosa significa essere un vescovo missionario in questo particolare angolo della terra? Tutto questo meraviglioso zelo, questa dedizione al messaggio di salvezza di nostro Signore e della Chiesa sono degni di ammirazione. E io intendo esprimere a tutti voi questa ammirazione insieme con i vostri sacerdoti, i vostri religiosi e le vostre religiose, i laici, e specialmente i catechisti, veri responsabili della vita della loro Chiesa. E' vero che la Chiesa è ancora allo stato di missione, la Chiesa, è ancora missionaria. E anche nelle antiche Chiese, quelle che non sono più missionarie, la realtà di una Chiesa missionaria ritorna, ed è forse più facile fare un lavoro missionario fra i nemici e fra i non cristiani che fare un lavoro missionario fra i post-cristiani. Ed è questa la realtà di molte Chiese nel mondo moderno, nel mondo occidentale, quel mondo da cui anche voi venite. così è necessario che la Chiesa rimanga missionaria nel duplice significato che questo mondo propone: si deve essere missionari nelle missioni, come voi siete, e anche missionari nelle Chiese antiche dove una ricristianizzazione è necessaria di fronte alla secolarizzazione che stiamo vivendo nel nostro mondo occidentale progredito.

Noi preghiamo ogni giorno per le missioni, per i nostri fratelli vescovi missionari, per le nuove Chiese. Esse riempiono l'animo di gioia con la loro freschezza e oggi ho potuto partecipare alla letizia della vostra Chiesa novella, la Nuova Guinea, una Chiesa nata di recente, di recente battezzata, una Chiesa entusiasta, entusiasta per la novità della fede, la novità del messaggio evangelico, la novità della grazia divina, la vita divina, la realtà della redenzione. Tutto questo mi si è manifestato. L'ho visto durante questo giorno incomparabile. E' stato un giorno di pienezza per me, un grande giorno di pienezza: essere qui a fare ciò che voi fate nel vostro apostolato fondamentale per la Chiesa, creare la nuova Chiesa, convertire nuovi popoli al Vangelo, alla grazia divina, ricondurre al regno di Dio.

Pensate anche alle altre Chiese, alle Chiese antiche che tanto hanno bisogno di una nuova conversione e di una totale novità di vita. E con essa sarebbero felici nelle loro moderne condizioni di vita, nel progresso scientifico, tecnico. Forse può essere più felice la fede semplice di questa semplice gente della Chiesa di Nuova Guinea. Perché è la fede il principio del regno di Dio nell'anima umana. La fede è la fonte genuina della nostra felicità. Dell'umana felicità, della felicità cristiana di divenire figli di Dio, di appartenere al regno di Dio, che sono le realtà del vostro popolo, delle vostre Chiese.

E con queste parole voglio portare a conclusione il nostro incontro odierno, la nostra esperienza in comune. Ho cercato di esprimere davanti a voi quanta parte di questa esperienza sia stata mia. E' stata davvero una grande parte. E per questa grande parte della nostra esperienza comune di questo giorno, di questo storico giorno, sono enormemente grato a tutti voi, a tutte le vostre Chiese, a tutto il popolo di Dio nella Nuova Guinea. Grazie!

Data: 1984-05-08 Data estesa: Martedi 8 Maggio 1984




Omelia durante la messa - Honiara (isole Salomone)

Titolo: La vita apostolica della Chiesa diretta alla riconciliazione

Testo:

Cari fratelli e sorelle in Gesù Cristo "Ma quando venne la pienezza del tempo, Dio mando il suo Figlio, nato da donna" (Ga 4,4).


GPII 1984 Insegnamenti - Omelia alla Messa - Mount Hagen (Papua Nuova Guinea)