GPII 1984 Insegnamenti - Omelia durante la messa - Honiara (isole Salomone)


1. La prima lettura di oggi parla della pienezza del tempo. ciò si riferisce al compimento della storia dell'umanità nell'eterno piano della Santissima Trinità.

La lettera ai Galati ci parla di questo piano, e in che cosa consiste il suo compimento. In primo luogo, il Figlio di Dio viene nel mondo per rendere possibile la nostra adozione a figli di Dio: non siamo più schiavi, ma figli. In secondo luogo, con la forza dello Spirito Santo che Dio ha inviato nei nostri cuori, possiamo gridare: "Abba! Padre!". Possiamo chiamare Dio nostro Padre. E finalmente, insieme con il Figlio unigenito di Dio, anche noi diventiamo suoi figli ed eredi. Quando venne la pienezza del tempo a tutti fu data la possibilità di partecipare intimamente alla vita del Padre, del Figlio, dello Spirito Santo.

La proclamazione di questa "pienezza del tempo" è chiamata evangelizzazione: questa è il compimento della buona novella della salvezza. E per quasi un secolo e mezzo questa pienezza del tempo è stata proclamata qui, nelle isole Salomone.

Sebbene gli spagnoli, accompagnati dai missionari francescani, siano giunti a Point Cruz nel 1568, la storia dell'evangelizzazione è iniziata soltanto nel 1845. I primi missionari inviati furono Maristi, sotto la guida del vescovo Epalle. Nonostante il loro zelo e coraggio, la missione venne abbandonata due anni più tardi dopo che il vescovo Epalle e parecchi altri avevano dato la loro vita per la fede.


2. Il successivo e più importante programma di evangelizzazione fu realizzato dai missionari anglicani provenienti dalla Nuova Zelanda. Grazie ai loro intensi sforzi per predicare il Vangelo, e istituire scuole cristiane, il messaggio di Cristo comincio a mettere radici nel cuore del popolo. Furono tentate, poco dopo, varie iniziative missionarie, comprese quelle dei membri della Missione evangelica dei mari del Sud, della Chiesa metodista, degli Avventisti del Settimo giorno e di altri. Tutti cercarono non solo di far meglio conoscere Cristo, ma anche di lavorare per la salute e l'istruzione della gente.

La Chiesa cattolica riprese i suoi sforzi missionari alla fine del XIX secolo. Una volta ancora furono i Maristi che se ne assunsero il compito, raggiunti, nel 1904, dalle Sorelle missionarie della Società di Maria, che rapidamente fondarono conventi presso tutte le stazioni di missione. L'opera di evangelizzazione nelle isole Salomone fu agevolata dalla guida infaticabile e capace dei vescovi destinati a rendere qui il loro servizio. Il vescovo Bertreux, primo vicario-apostolico nelle Salomone del Sud, fu scelto per dirigere la prima espansione di quest'opera missionaria e fare il primo tentativo per la preparazione dei catechisti locali e dei leader laici. Il suo successore, il vescovo Raucaz, svolse il suo compito con uguale fervore. Oltre ai risultati positivi raggiunti, egli incoraggio la fondazione della prima congregazione locale di religiose, le Figlie di Maria immacolata.

Il vescovo Aubin, succeduto al vescovo Raucaz, fu testimone delle tragiche sofferenze e devastazioni causate dalla Seconda guerra mondiale. In quel periodo, la maggior parte dei missionari furono uccisi o costretti a partire. Dopo la guerra, tuttavia, con l'aiuto di molti nuovi missionari, il vescovo sovrintese alla rapida crescita della Chiesa nel territorio. Egli dispose la fondazione di varie istituzioni, compreso un certo numero di scuole cattoliche, e in particolare la prima scuola centrale, che fu posta sotto la direzione dei Fratelli Maristi delle scuole.

Nel 1958, al vescovo Aubin successe il vescovo Stuyvenberg, che ha lavorato fino ad oggi per continuare l'opera dell'evangelizzazione. In questo periodo, i Domenicani e le Domenicane si sono assunti il lavoro missionario nelle Salomone occidentali sotto la guida pastorale del vescovo Crawford. Cominciano a fiorire le vocazioni locali; la preparazione dei catechisti e dei responsabili laici è stata notevolmente facilitata dall'apertura del Centro apostolico presso Honiara. Attraverso tutto questo si vede chiaramente la provvidenza di Dio, che compie il suo eterno piano di salvezza.


3. Nel Vangelo di oggi ascoltiamo le parole con cui Elisabetta saluto la Madre del nostro Salvatore il giorno della visitazione: "E beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore" (Lc 1,45).

Desidero ripetere queste parole a tutti coloro che nelle isole Salomone hanno accolto Cristo attraverso la fede: "Benedetti siano coloro che hanno creduto". Da questa fede è nata una nuova comunità del popolo di Dio, la Chiesa.

Questa comunità è, per sua natura, visibile; essa è basata sulla parola di Dio e vive dei sacramenti.

Si entra nella comunità della Chiesa per mezzo dell'acqua del Battesimo che dà la vita, che toglie il peccato e reca il dono della grazia e la comunione con il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Nel sacramento della Cresima, noi riceviamo il sigillo dello Spirito Santo, che ci viene offerto a profusione come dono di Dio. Egli viene per accendere in noi un amore ancora più grande per Dio e per il nostro prossimo, e per darci la forza di vivere giornalmente con fedeltà la nostra fede. L'Eucaristia è l'origine e il centro di tutta la vita cristiana.

Nella celebrazione eucaristica, noi partecipiamo al sacrificio della croce che ha compiuto la redenzione del mondo. E tutte le attività della Chiesa sono rivolte al sacrificio eucaristico, cosicché lode e gloria siano rese sempre più a Dio Padre, a Dio Figlio, a Dio Spirito Santo.


4. La Chiesa nelle isole Salomone, che vive in comunione con la Chiesa cattolica in tutto il mondo, è fiorente. I vostri premurosi missionari continuano a lavorare in stretta unione con la popolazione indigena di questo Paese. Voi siete assistiti dal clero e dai religiosi che, dedicando la loro vita a questo servizio, cercano di costruire una comunità di credenti nella fede, speranza e carità. Sono lieto di constatare che fra loro si trova un crescente numero di sacerdoti autoctoni, di fratelli e suore, e prego perché le vocazioni sacerdotali e religiose fioriscano in abbondanza. Anche i laici svolgono un ruolo insostituibile nella vita e nella missione della Chiesa. Desidero esprimere una particolare parola di apprezzamento ai vostri catechisti, che aiutano a trasmettere il messaggio della salvezza, e alle vostre famiglie cristiane, che sono così importanti per una solida e dinamica comunità cristiana.

L'intera vita apostolica della Chiesa è diretta alla riconciliazione: la riconciliazione dell'uomo con Dio, e la riconciliazione dei popoli gli uni con gli altri. Per questa ragione, il sacramento della Penitenza è estremamente importante, perché in questo intimo incontro con Gesù Cristo che è il nostro Signore misericordioso, i nostri peccati vengono perdonati, e noi ancora una volta siamo uniti con Dio. La Penitenza ci aiuta anche a superare le barriere che dividono i popoli fra loro, e a costruire una società di armonia e di pace. Con infinito amore per coloro che sono malati, il Signore rinnova il suo dono di riconciliazione anche nel sacramento dell'Unzione degli infermi. Ai mariti e alle mogli Dio ha dato il sacramento del matrimonio. Per mezzo di questo grande sacramento, ogni coppia cristiana diventa una cosa sola in Cristo, e riceve la grazia di vivere nell'amore duraturo e fedele, di allevare i propri figli in un focolare di serenità e di affetto. Anche il sacramento dell'Ordine sacro serve la causa della riconciliazione, poiché diaconi, sacerdoti e vescovi lavorano duramente per dare l'assistenza pastorale a tutti quelli che si affidano a loro.

Essi spezzano il muro dell'ignoranza e del peccato e danno forza all'unità della Chiesa locale.


5. Per tutta l'opera di evangelizzazione e di riconciliazione che è stata fatta nelle isole Salomone, il Vescovo di Roma desidera oggi cantare con voi il canto di ringraziamento che venne alle labbra della Madre di Dio quando in lei si compi la "pienezza del tempo".

Uniti alla Vergine Maria ti magnifichiamo, o Signore; e le nostre anime gioiscono in Dio nostro salvatore, per aver guardato con benevolenza gli umili inizi degli sforzi missionari nelle isole Salomone. Tu, che sei potente, hai fatto grandi cose per coloro che abitano qui, e sia santificato il tuo nome. La tua misericordia sia per coloro che ti temono, di generazione in generazione.

Anche questo Paese fu devastato dagli orrori della Seconda guerra mondiale: tu non l'hai abbandonato, ma hai mostrato la forza del tuo aiuto, hai esaltato l'umile, hai colmato di beni l'affamato. Hai fatto di nuovo fiorire la Chiesa nelle isole Salomone, perché ti sei ricordato della tua misericordia e hai continuato ad elargirla di generazione in generazione.

O Dio misericordioso, il tuo eterno piano di salvezza e quello della giustizia e dell'amore. Tu mandi lo Spirito Santo nei nostri cuori così che possiamo gridare: "Abba! Padre!". Per tutte le tue opere ti rendiamo grazie. Uniti a Maria e a tutti gli altri santi noi cantiamo le tue lodi. Benediciamo il tuo nome per sempre, con Cristo nostro signore. Amen.

[Alla comunità francofona:] So che in queste isole Salomone sono oggi presenti numerosi fedeli di lingua francese, venuti da molte isole del Pacifico, in particolare dalla diocesi di Noumea. Li ringrazio della loro visita e li saluto con gioia. Cari fratelli e sorelle, al di sopra della differenza delle razze, degli interessi e delle tensioni che possono sorgere, voi siete stati chiamati a partecipare all'unico dono del Signore, accogliendo il Vangelo e ricevendo il Battesimo. Siete stati incorporati nello stesso Cristo, morto e risorto per noi tutti. Avete ricevuto il medesimo Spirito Santo, lo Spirito di santità e di amore.

E questo Spirito che dimora in voi, vi spinge ad entrare in un rapporto sempre più vivo con Dio attraverso la preghiera, ad avere fame e sete della giustizia, a costruire comunità cristiane nelle quali regnino, in maniera inseparabile, la giustizia, la pace, l'amore fraterno. Questa è la testimonianza che i vostri compatrioti attendono dai cristiani autentici. Voi contribuirete a salvaguardare il rispetto delle culture, i diritti delle persone e anche il bene comune di ciascun Paese. Restate uniti attorno ai vostri vescovi. E siate compresi del fatto che, sebbene vi troviate geograficamente sparsi in questo vasto Oceano, voi siete uniti nella Chiesa universale, nella quale il successore di Pietro ha la missione di confermare i suoi fratelli nella fede e di radunarli attorno all'unico pastore, il Signore Gesù Cristo. Nel suo nome, benedico di gran cuore voi e tutti coloro che voi rappresentate.

Data: 1984-05-09 Data estesa: Mercoledi 9 Maggio 1984




Messaggio al Vietnam - Port Moresby (Papua Nuova Guinea)

Titolo: Pace e libertà religiosa per il popolo vietnamita

Testo:

Ai cari fratelli e sorelle del Vietnam.

Di ritorno dalla mia visita pastorale in Corea, in Papuasia Nuova Guinea e nelle isole Salomone, mi trovo in prossimità del Vietnam. E desidero vivamente inviare un saluto a tutto il popolo di questo Paese che amo, manifestargli la mia simpatia e i miei sentimenti di pace, i miei incoraggiamenti e i miei voti cordiali.

Ogni essere umano, ogni popolo, con la propria cultura, ha il suo posto nello sguardo benevolo della Chiesa cattolica universale e nel cuore di colui che ne è il Pastore. Questo è il Vangelo d'amore ricevuto da Gesù Cristo: esso abbraccia tutte le nazioni in uno spirito di servizio, portando loro una parola di salvezza e un aiuto fraterno. Per quanto riguarda il Vietnam in particolare, tutti conoscono e apprezzano il coraggio nel lavoro, la tenacia nelle difficoltà, il senso della famiglia e le altre virtù naturali di cui sapete dar prova. In questo Paese che ha crudelmente sofferto delle dolorose vicissitudini della guerra, voi avete dovuto lavorare molto per la ricostruzione del Paese, avete dispiegato grandi sforzi per affrontare i diversi problemi della scuola, della sanità... La Chiesa porta un vivo interesse a questi sforzi solidali, li incoraggia e auspica che attraverso di essi si giunga a dare a ogni uomo, non solo il pane e l'istruzione, ma la possibilità di realizzarsi liberamente con il meglio di sé, comprese le sue aspirazioni religiose, e in un clima di pace con gli altri popoli che cercano, come il Vietnam, di vivere in tranquillità e dignità.

E' quello che certamente desiderano i numerosi vietnamiti che, in mezzo a voi, condividono la fede cristiana. A voi, cari fratelli e sorelle cattolici, mi rivolgo ora. Fin dagli inizi dell'evangelizzazione voi formate delle comunità vive, ricche della fede di tutta la Chiesa, bene assimilata secondo il genio della vostra cultura vietnamita, ardenti nella preghiera, generosi in una carità aperta a tutti. A voi vescovi, e a voi sacerdoti, a voi religiosi e religiose, ai padri e alle madri di famiglia, ai bambini, ai giovani e ai vecchi, a quelli soprattutto che sono nella prova della malattia o in altre condizioni di vita penose, voglio esprimere, in particolare, il mio affetto. Ogni giorno, per l'intercessione della santissima vergine Maria, vi raccomando al Signore perché egli continui a darvi, con il coraggio della fede, la speranza e la pace. La vostra coesione con i vostri vescovi non venga mai meno, nell'adesione a Gesù Cristo e alla sua Chiesa! E prego perché abbiate sempre le possibilità concrete di professare e di vivere la vostra fede. La garanzia di queste possibilità fa onore a un Paese, manifesta la sua preoccupazione di giustizia e favorisce la realizzazione dei valori spirituali, così necessari al suo sviluppo.

La Chiesa tutta ha i suoi occhi fissi su di voi. In lei voi occupate un posto di privilegio. Essa è fiera di voi, conoscendo la fede cristiana che nutrite in cuore, unita all'amore leale per la vostra nazione. Essa vi incoraggia a costruire con tutti i vostri compatrioti un avvenire migliore per tutti. E incoraggia volentieri le opere cattoliche o gli organismi internazionali a fornirvi un aiuto disinteressato.

Sono lieto di poter oggi darvene l'assicurazione a viva voce, e di trasmettervi di tutto cuore la mia benedizione apostolica.

Data: 1984-05-10 Data estesa: Giovedi 10 Maggio 1984




Visita al re e accoglienza ufficiale - Bangkok (Thailandia)

Titolo: Ringraziamento per l'ospitalità offerta ai rifugiati

Testo:


1. Maestà, questo è per me un momento di intensa gioia. Con grande letizia ho messo piede sul suolo thailandese e sono molto onorato di essere ricevuto dalle loro maestà nella "terra del sorriso" - così la Thailandia è conosciuta in tutto il mondo - in questa "terra della libertà", come dice il suo nome.

Apprezzo profondamente la cortesia dimostratami dalle loro maestà, nell'invitarmi a visitare il loro bel Paese. Con rispetto e stima contraccambio questa gentile manifestazione di amicizia. Esprimo la mia profonda gratitudine per il particolare gesto di benevolenza da parte delle loro maestà, nell'inviare il principe ereditario a ricevermi a loro nome all'aeroporto.

Sono anche molto grato per la presenza del primo ministro. Nel ringraziarlo, rivolgo anche i miei deferenti saluti a tutti coloro che sono investiti di responsabilità di governo e che sono al servizio del benessere del popolo Thai. Il mio caldo e particolare saluto va al cardinale Michel Michai Kitbunchu, arcivescovo di Bangkok, primo cardinale thailandese nella storia della Chiesa cattolica, e agli altri miei fratelli vescovi.


2. La mia visita è un omaggio ai lunghi e amichevoli rapporti esistenti fra la Thailandia e la Santa Sede. Venendo qui, ho l'onore di ricambiare la visita che le loro maestà hanno reso al mio predecessore Giovanni XXIII nel 1960. Sono anche ansioso di incontrare sua santità il patriarca supremo, e commemorare la visita che il precedente patriarca supremo fece a Paolo VI nel 1972. I miei predecessori non furono in grado di ricambiare questa vi


sita, e sono felice di farlo io, adesso. Sono molto compiaciuto di poter incontrare i miei confratelli cattolici, di pregare con loro e di incoraggiarli nelle loro attività di servizio fraterno.


3. So che la mia permanenza in Thailandia, per quanto breve, mi darà l'opportunità di constatare di persona i profondi valori umani su cui sono basate la vita e la cultura thailandese, con i loro usi e tradizioni. Essere ospite in un Paese che proclama la libertà come componente caratteristica del suo popolo, è certamente un grande onore. Nel nostro mondo contemporaneo la storia della libertà thailandese e il leggendario spirito di tolleranza della Thailandia sono un punto di riferimento per le più profonde aspirazioni della famiglia umana a vivere in pace, in armonia e fraternità. In particolare, il vostro rispetto per il diritto dell'uomo alla libertà religiosa onora immensamente la vostra terra.

La mia visita deve essere interpretata come espressione del mio personale ringraziamento e del ringraziamento di tutta la Chiesa cattolica alle loro maestà, al governo, al popolo di questa nobile terra, per la generosa ospitalità offerta a migliaia e migliaia di rifugiati dei Paesi vicini. La vostra amorevole pietà verso questi esseri umani bisognosi e sofferenti mi fa sentire molto vicino a voi tutti, miei fratelli e sorelle della nazione thailandese, e mi fa sentire a mio agio in questo vostro grande Paese.

Sulle loro maestà, su tutto il vostro amato popolo, invoco le più preziose benedizioni.

Data: 1984-05-10 Data estesa: Giovedi 10 Maggio 1984




Omelia alla messa per la pace nel mondo - Bangkok (Thailandia)

Titolo: Responsabilità dei cristiani: pregare e lavorare per la pace

Testo:

Fratelli e sorelle in Cristo.


1. E' nostro privilegio, come membri della Chiesa, di raccoglierci intorno alla mensa del nostro Signore Gesù Cristo e condividere il suo corpo e sangue nel sacramento dell'Eucaristia. Questo privilegio è anche un dovere, se teniamo conto del comando rivolto dal Signore agli apostoli nella notte prima di partire e di morire: "Fate questo in memoria di me". Riuniti in questa assemblea eucaristica troviamo la nostra identità di cattolici, dato che è proprio in questa sede che la nostra unione con Cristo come individui e come comunità trova la sua espressione più sublime: siamo legati a Cristo, nostro redentore, nel suo perfetto atto di lode, nel sacrificio completo di se stesso al Padre. Non potrebbe esservi incontro più idoneo all'inizio della mia visita nel vostro Paese, cari cattolici di Thailandia, se non quello di riunirci nel nome di Cristo e celebrare insieme questo memoriale della nostra redenzione. E' importante per voi riunirvi così, ogni domenica, perché in occasione della messa potete scoprire sempre nuovamente la vostra sorgente di unità come fratelli e sorelle in Cristo, strettamente uniti gli uni agli altri. Sarete una piccola parte della popolazione del vostro Paese e un piccolo gregge di seguaci di Cristo, ma Cristo, il Buon Pastore, si prenderà cura di voi e vi proteggerà con un amore speciale. E quando voi vi unite con i vostri cuori e le vostre menti a Cristo in questo sacrificio, sarete contemporaneamente spiritualmente uniti all'intera Chiesa di Cristo, l'assemblea universale dei credenti, sia vivi che defunti, che forma l'unico corpo di Cristo.


2. Come Chiesa siete costantemente posti di fronte all'occasione unica di riflettere sulla natura misteriosa della divina provvidenza che sceglie voi perché ascoltiate il messaggio di Cristo e portiate la testimonianza dell'amore di Dio, manifestatosi nella persona di Gesù nostro salvatore. Che mondo è quello in cui Dio vi chiama ad essere testimoni di Cristo? Un aspetto di esso ce lo ha indicato il vostro cardinale all'inizio della liturgia. Avete la fortuna di vivere in un regno in cui i cittadini godono della libertà religiosa, dove uomini e donne sono liberi di adorare Dio secondo i dettami di una coscienza retta. Per questa situazione che corrisponde a un diritto universale di tutti i popoli mi unisco a voi nel ringraziare Dio.

Inoltre, voi vivete in un mondo in cui la maggior parte dei vostri compatrioti segue il Buddismo, quel complesso di credenze religiose e idee filosofiche radicato nella storia, nella cultura e nella psicologia thailandese e che influenza profondamente la vostra identità come nazione. In un certo modo si potrebbe quindi dire che, come popolo della Thailandia, siete gli eredi dell'antica e venerabile saggezza ivi contenuta.


3. Come potete dunque, essendo cristiani, membri della Chiesa cattolica, che riconoscono in Cristo il salvatore del mondo, rispondere alla chiamata di Cristo e seguirlo come discepoli, pur vivendo come accade a voi immersi in un ambiente religioso diverso dal vostro? La risposta a questa domanda la troviamo nella Sacra Scrittura. La seconda lettura, dalla lettera di san Giacomo, parla di una sapienza terrena opposta alla "sapienza che scende dall'alto", che è pura, pacifica, mite, arrendevole, piena di misericordia e di buoni frutti, senza parzialità né ipocrisia. La vostra eredità come popolo thailandese è intimamente legata alla tradizione buddista indigena, che prepara il terreno fertile perché il seme della parola di Dio, proclamata da Gesù Cristo, possa attecchire e crescere. Nella pratica del buddismo si riconosce la nobile tendenza a separarsi dalla "sapienza terrena" per scoprire e raggiungere una purificazione e liberazione interiore.

Questo scopo si raggiunge tramite la preghiera e la meditazione, unitamente alla pratica delle virtù morali.

Come è stato chiaramente evidenziato dal Concilio Vaticano II, la Chiesa rispetta profondamente la sapienza religiosa contenuta nelle tradizioni non cristiane e non rifiuta nulla di esse che sia vero e santo (cfr. NAE 2). I frutti di una sapienza "pacifica" e "mite" sono manifestamente evidenti nel carattere thailandese e sono stimati e rispettati da coloro che hanno la fortuna di incontrarvi e di venire a conoscenza di questa qualità spirituale che è in voi.


4. Come popolo thailandese, che ha ricevuto il segno della fede di Cristo, avete conosciuto pienamente questa sapienza per mezzo della persona e del messaggio di Gesù Cristo. La sua sapienza è stata spiegata per voi e per tutti i credenti nelle otto beatitudini che Cristo stesso proclama nel Vangelo di oggi. Queste beatitudini parlano del favore di Dio verso coloro che aspirano a vivere sotto le sue leggi.

L'accettazione di questo insegnamento di Gesù come stile di vita è un frutto dello Spirito Santo, di quello Spirito Santo "diffuso su di noi dall'alto" (Is 32,15), che trasforma radicalmente il cuore e l'anima dell'uomo. La diffusione dello Spirito Santo implica la trasformazione di tutta la creazione, producendo una condizione per cui tutti possono provare la vera gioia, la gioia di coloro che sono realmente "beati". In questo senso noi comprendiamo che la sapienza non è una conquista essenzialmente umana, la sapienza viene da Dio e quindi si manifesta in una vita retta.


5. La vita cristiana è vissuta nella fede nella potenza redentrice della croce e della risurrezione di Cristo; è la risposta di coloro che desiderano sinceramente seguire la via del Vangelo indicata dalle beatitudini. Come si manifesta questa sapienza rivelata da Cristo nella vita di coloro che sperimentano la forza redentrice della sua croce e risurrezione! Ancora sono le Scritture che ci illuminano nelle nostre meditazioni.

Tra i frutti che vengono dall'alto c'e il dono della pace, tema della liturgia odierna, e per la cui intenzione offriamo questa messa. Nella nostra prima lettura, dal profeta Isaia, abbiamo sentito che la pace sarà l'effetto della giustizia. Ma essa verrà solamente se lo Spirito sarà "diffuso su di noi dall'alto".

L'intera Chiesa è impegnata nella preghiera per la pace, nella preghiera per questo dono di Dio, e prega nel modo più efficace possibile: partecipando cioè al sacrificio perfetto di Cristo che ha offerto se stesso come nostro intercessore presso il suo celeste Padre. Nell'Eucaristia riconosciamo la nostra responsabilità di cristiani a pregare costantemente, specialmente come comunità di fede, in modo che possiamo ricevere il dono della pace da Cristo, come famiglia di Dio riunita alla presenza del Padre.

La responsabilità di pregare per la pace non ci esime dal dovere di lavorare positivamente e concretamente per la pace. Parlo della pace che viene dalla giustizia e dall'amore per il prossimo, e che è legata alla pace di Cristo che viene da Dio. Il nostro impegno per la pace significa resistere alle tentazioni della violenza; comprende il costante controllo delle passioni, il rispetto della dignità degli altri, la pietà, la mansuetudine e tutte quelle che scaturiscono da un cuore fatto a immagine del cuore di Cristo, principe della pace.

Anche qui, come popolo arricchito dalla tradizione buddista del vostro Paese, siete dotati di una particolare predisposizione a rinunciare alla violenza nella rivendicazione dei diritti personali, e così l'ingiunzione del Signore di essere operatori di pace tocca una corda sensibile nelle vostre menti e nei vostri cuori, aiutandovi a non cedere alle molte tentazioni di violenza che assalgono il mondo.


6. In questa luce possiamo meglio comprendere il significato delle parole di san Giacomo: "Un frutto di giustizia è seminato nella pace per coloro che operano la pace" (Jc 3,18). Come può avvenire ciò? ciò avviene nel cristiano quando egli accetta lo stile di vita indicato da Cristo nel discorso della montagna. Questo programma è la nuova sapienza che viene dall'alto e si pone in duro contrasto con la sapienza di questo mondo. E' l'opposto del materialismo e dell'edonismo.

In questo contesto, la beatitudine: "Beati gli operatori di pace perché saranno chiamati figli di Dio" assume un rilievo particolare. Il vero operatore di pace non è solamente colui che rinuncia all'uso della violenza come metodo abituale, ma è quello che ha anche il coraggio di combattere i nemici della pace.

L'operatore lotta, non con armi fisiche o contro un individuo o una nazione, ma contro quell'egoismo, in tutte le sue forme, che ci impedisce di vedere gli altri come fratelli e sorelle in un'unica famiglia umana. Egli lotta contro l'indifferenza o l'apatia di fronte alla povertà, al dolore e alla sofferenza, perché nella visione cristiana della vita umana queste condizioni non giustificano mai il fatalismo, né sono segni di maledizione. Piuttosto ci conducono alla nostra redenzione, se associati alla croce e risurrezione di Gesù Cristo, il nostro Signore salvatore, la cui sofferenza innocente rimane per sempre un segno di speranza per tutta l'umanità.


7. Fratelli e sorelle in Cristo: in ogni celebrazione dell'Eucaristia Cristo rinnova il dono che ha fatto di se stesso come mediatore e riconciliatore, riunendo i figli dispersi per portare il dono della pace all'intera famiglia umana. Nella messa, Cristo diventa la nostra pace. Ed è Gesù Cristo la nostra pace, quella che noi desideriamo offrire al mondo.

Signore, facci diventare strumenti della tua pace. Signore, dacci la tua pace!

Data: 1984-05-10 Data estesa: Giovedi 10 Maggio 1984




Ai rifugiati - Campo di Phanat (Thailandia)

Titolo: Fiducia in voi stessi e speranza nel futuro

Testo:

Cari fratelli e sorelle.


1. Ho molto desiderato incontrarvi durante la mia visita in Thailandia. Sebbene il mio soggiorno qui a Phanat Nikhom sia molto breve, esso ha per me un profondo significato. Desidero farvi sentire che le mie parole superano tutte le barriere di lingua. Esse sono pronunciate con il linguaggio del cuore. Il mio cuore è con voi. E' il cuore di un fratello che viene a voi in nome di Gesù Cristo, per portarvi un messaggio di compassione, di conforto e di speranza; è un cuore che vi abbraccia uno per uno, come amici e compagni, un cuore che raggiunge tutti quelli che soffrono, nel mondo, le vostre stesse esperienze e condizioni di vita come rifugiati.


2. Ascoltate queste parole che mi vengono dal cuore. Voglio che voi conosciate il mio amore. Noi siamo veramente fratelli e sorelle, appartenenti alla stessa famiglia umana, figli e figlie dello stesso amorevole Padre. Desidero dividere con voi le sofferenze, i disagi, i dolori, in modo che sappiate che qualcuno si prende cura di voi, è sensibile alla vostra condizione, e lavora per aiutarvi a trovare sollievo, conforto e ragione di sperare.

Abbiate fiducia in voi stessi. Non dimenticate mai la vostra identità di popolo libero che ha un suo legittimo posto in questo mondo. Non perdete la vostra personalità come popolo! Rimanete fermamente radicati alle vostre rispettive culture, da cui il mondo può molto imparare e giungere ad apprezzarvi nella vostra unicità.

Abbiate speranza nel futuro. Il nostro mondo è in pieno sviluppo. Ha bisogno di voi e del vostro contributo. Cogliete qualsiasi opportunità vi si offra per studiare una lingua e perfezionare una specializzazione, in modo da essere in grado di adattarvi socialmente alla nazione che vi aprirà le porte e che sarà arricchita dalla vostra presenza.


3. Ai cattolici che sono fra voi desidero dire una parola particolare: Dio non ha mai detto che la sofferenza in se stessa è un bene, ma egli ci ha insegnato, per mezzo di suo Figlio, nostro Signore Gesù Cristo, che ha sofferto ed è morto per i nostri peccati, che le nostre sofferenze, se unite a quelle di Cristo, hanno valore per la salvezza del mondo. Gesù Cristo, che risuscito il terzo giorno, è il fondamento della nostra speranza, ora e in futuro.


4. Miei cari rifugiati, l'ultima parola che pronuncio come fratello è un grazie sentito, a nome vostro, a tutti coloro che vi assistono in questo difficile momento della vostra vita: al governo di Thailandia che mi ha permesso di fare questa visita e che ha aperto le porte della nazione a tanti rifugiati di diversi Paesi del Sud-Est asiatico, a tante organizzazioni nazionali e internazionali, di natura confessionale e non confessionale, che hanno ascoltato le grida di sofferenza di altri esseri umani, loro simili, e hanno risposto in tante maniere, in questa urgente missione di pietà: e infine ai numerosi volontari, specialmente a tanti giovani che sono venuti da ogni parte del mondo per mettersi al servizio dei rifugiati.

Vi ringrazio tutti per la vostra generosità, il vostro sacrificio e il vostro interessamento umanitario.


5. Cari amici, sappiate che faccio tutto quello che posso per aiutarvi e per chiedere agli altri di aiutarvi. Vi sono vicino nelle vostre sofferenze, e chiedo a Dio di darvi forza, e di fare in modo che presto possiate trovare pace, sicurezza e una stabile dimora.

Data: 1984-05-11 Data estesa: Venerdi 11 Maggio 1984




Alla Chiesa di Thailandia - Bangkok (Thailandia)

Titolo: La vocazione cristiana richiede sempre una risposta totale

Testo:

Fratelli e sorelle in Cristo.

La grazia, la carità e la pace siano con voi da parte di Dio Padre e da parte di Gesù Cristo, il Figlio del Padre, in verità e amore (cfr. 2Jn 1,3). Ho atteso con ansia questo incontro con voi, sacerdoti, religiosi e laici. Ero impaziente di salutare voi, che svolgete un ruolo così importante nell'evangelizzazione e nella vita ecclesiale in Thailandia. Molto spesso dalla Sede di Pietro, principe degli apostoli, la cui tomba è conservata sotto l'altare maggiore della basilica Vaticana, i miei pensieri si sono rivolti a voi: "Io non cesso di rendere grazie per voi, ricordandovi nelle mie preghiere" (Ep 1,16).

Nel contesto dei motivi pastorali della mia breve visita nel vostro Paese, do una particolare importanza a questo incontro. Infatti, a voi è stato affidato, a seconda dei vostri diversi ruoli, il compito di guidare il gregge di Cristo in unione con i vescovi, e di offrire una testimonianza chiara e non ambigua di vita cristiana, che nutrirà il popolo di Dio e parlerà al cuore e alla coscienza di tutti gli uomini di buona volontà.


GPII 1984 Insegnamenti - Omelia durante la messa - Honiara (isole Salomone)