GPII 1984 Insegnamenti - Agli slovacchi di rito bizantino - Toronto (Canada)

Agli slovacchi di rito bizantino - Toronto (Canada)

Titolo: Rivivere la valorosa azione di Cirillo e Metodio

Testo:

Cari fratelli e sorelle in Cristo.


1. Nella gioia del Redentore risorto, io saluto la comunità di rito bizantino dell'eparchia dei santi Cirillo e Metodio di Toronto. Rivolgo anche fraterni saluti alle autorità ecclesiastiche e civili che ci onorano della loro presenza, qui, questa sera. Sono molto lieto di essere con voi per benedire la pietra angolare della cattedrale della Trasfigurazione e di unirmi a voi nell'offerta di elogio e ringraziamento a Dio per i prodigi che egli ha compiuto fra voi.


2. La meravigliosa Provvidenza di Dio è stata veramente con voi in questa terra, proteggendovi e guidando le vostre vite sin da quando voi giungeste qui per la prima volta come immigrati. Tra i molteplici segni della sua protezione provvidenziale, noi ricordiamo come, venti anni fa, nel 1964, vi è stato dato il vostro vescovo di rito bizantino. Più tardi, nel 1980, fu istituita l'eparchia dei santi Cirillo e Metodio. E con la benedizione di questa nuova cattedrale, noi siamo testimoni di un altro segno della mano di Dio che dirige il vostro destino e veglia su di voi ogni giorno. La stessa Provvidenza, che ha sorretto il vostro popolo nella grande sofferenza e nelle tristi privazioni che la vostra Chiesa ha dovuto sopportare in Slovacchia, vi ha condotto a questo giorno.

Spero e prego perché l'eparchia dei santi Cirillo e Metodio possa continuare a prosperare e possa così divenire in Cristo uno strumento sempre più effettivo di evangelizzazione e un esempio di autentica vita cristiana. Possa anche Dio affrettare il giorno in cui la pace e la totale libertà regneranno sulla Chiesa nella terra delle vostre origini, così che "la vostra gioia possa essere completa" (Jn 15,11).


3. Due eventi storici del 1980 sono di particolare importanza per gli slovacchi bizantini del Canada ed entrambi rendono particolare omaggio alla memoria dei santi Cirillo e Metodio. Il 13 ottobre di quell'anno, io ho fondato l'eparchia di Toronto che porta il loro nome, e il 31 dicembre, ho dichiarato questi due santi fratelli, patroni di tutta l'Europa, insieme a san Benedetto.

I santi Cirillo e Metodio sono giustamente conosciuti come gli apostoli degli slavi. Spronati da zelo missionario essi lasciarono la loro madre terra per iniziare a proclamare, nell'863, il Vangelo di Cristo in Moravia e Slovacchia.

Allo scopo di insegnare la fede al popolo, essi tradussero i Vangeli e i libri liturgici nella lingua slava. Facendo ciò, essi resero possibile uno sforzo di evangelizzazione tra i più positivi. Inoltre, essi posero le fondamenta per lo sviluppo letterario della cultura religiosa e sociale degli slavi.

Questi importanti santi missionari sono ricordati anche per il loro impegno per l'unità della Chiesa. Essi furono ferventi preti del rito bizantino che svolsero il loro lavoro pastorale in unione con la Chiesa di Costantinopoli, che li aveva formati e con la Chiesa di Roma che confermo la loro missione. Undici secoli dopo, noi ancora ricordiamo, con grande ammirazione e profondo senso di gratitudine a Dio, la valorosa azione di Cirillo e Metodio.

Lo slavo antico usato nella sacra liturgia del rito bizantino sta come un ricordo vivente a testimoniare la loro immensa influenza nella Chiesa. Le generazioni ancora a venire non cessino di ricordare il loro zelo per la parola di Dio, la loro consacrazione alla cultura slava, il loro amore per la sacra liturgia e il loro impegno per l'importante causa dell'unità. Per queste ragioni e altre gli apostoli degli slavi ci ispirano oggi, mentre ci sostengono con le loro preghiere.


4. E' una gioia per me benedire la pietra angolare della nuova cattedrale della Trasfigurazione. Come principale chiesa dell'eparchia, questa cattedrale è un simbolo della luce del Vangelo, trasmesso attraverso gli insegnamenti del vescovo.

E' allo stesso modo un simbolo dell'eredità religiosa del popolo slavo. Qui, la liturgia bizantina sarà celebrata in tutta la sua solenne bellezza: e qui, in modo speciale, il vescovo annuncerà il Vangelo e trasmetterà a voi, ai vostri figli e ai figli dei vostri figli, l'autentico insegnamento della Chiesa.

Il nome della nuova cattedrale richiama la nostra attenzione al nostro salvatore Gesù Cristo e al momento della sua storia umana in cui egli diede a Pietro, a Giacomo e a Giovanni una manifestazione fugace della gloria che egli condivideva con il Padre. Questa rivelazione di Gesù come l'amato Figlio di Dio, rinsaldo negli apostoli la fede. E in seguito li avrebbe sostenuti durante le tenebre della passione di Gesù e durante i tempi in cui anch'essi avrebbero dovuto spartire la croce di Cristo. La Trasfigurazione inoltre - e questa cattedrale che porta il suo nome - stimola la nostra speranza di partecipare a questo mistero, di essere noi stessi trasfigurati dalla grazia di Dio, così da partecipare alla sua gloria.

In quest'occasione, il nostro pensiero ritorna a Paolo VI, che mori il 6 agosto, il giorno in cui il mistero della Trasfigurazione è celebrato in entrambi i riti, bizantino e romano. Fu lui che vi diede il vescovo Rusnak nel 1964. E questa nuova cattedrale della Trasfigurazione è in parte dovuta alla sollecitudine pastorale di questo grande Papa nei vostri confronti e verso gli slavi. Mentre benedico la pietra angolare oggi, la Chiesa di Roma rinnova il suo amore e il suo pastorale interesse per il vostro popolo.


5. Io vorrei, ora, rivolgere una particolare parola di lode al vescovo Borecky e all'intera eparchia ucraina di Toronto per il fraterno sostegno e incoraggiamento che essi hanno offerto per molti anni agli slovacchi bizantini. Il loro rispetto per le differenti tradizioni religiose e culturali e la loro sollecitudine nell'assistere, sono stati di grande aiuto nella fondazione della nuova eparchia dei santi Cirillo e Metodio. La loro collaborazione è stata un modello di armonia e di fraterna assistenza per le altre comunità.

Prima di concludere, vorrei esprimervi quanto mi allieta la vostra devozione verso Maria, la Madre di Dio. Tale devozione è evidente nella vostra liturgia ed è rivelata dalla vostra pubblicazione intitolata "Maria". Questa pubblicazione, che è un conforto per la gente lontana dalla propria madre terra, è anche un mezzo per incoraggiare una vera devozione mariana. Possiate continuare in questo onorevole sforzo, e possa Maria assistervi lungo questa strada.

Cari fratelli e sorelle in Cristo; camminate sempre nella luce e nella forza di Dio risorto; siate forti nella speranza e nell'amore di Dio e del prossimo; perseverate nelle vostre ammirevoli tradizioni slovacche e nel vostro patrimonio di fede. "La grazia di nostro Signore Gesù Cristo sia con voi tutti" (2Th 3,18).

Data: 1984-09-15 Data estesa: Sabato 15 Settembre 1984




Agli ucraini, cattedrale di San Vladimiro - Winnipeg (Canada)

Titolo: Conservate sempre il retaggio della vostra fede e cultura

Testo:

Cari fratelli e sorelle.


1. E' una gioia essere con voi oggi nella cattedrale metropolitana dei santi Vladimiro e Olga a Winnipeg. Saluto voi, l'arcivescovo Hermaniuk, gli altri miei fratelli nell'episcopato, e tutti voi riuniti nel nome del nostro Signore Gesù Cristo. Con gioia noto le rappresentanze delle eparchie di Edmonton, Toronto, New Westminster e Saskatoon. Attraverso di voi, estendo il mio cordiale saluto alla Chiesa cattolica ucraina di rito bizantino e a tutto il popolo ucraino del Canada.

Vi saluto come un fratello slavo, partecipando, al più alto grado, del vostro spirito e del vostro retaggio. Sono particolarmente felice di essere con voi poiché ci avviciniamo alla solenne ricorrenza del primo millennio del cristianesimo in Ucraina. In voi abbraccio - nella carità di Cristo - tutta la gente della vostra terra, con tutta la storia, la cultura e l'eroismo con cui essa ha vissuto la sua fede.

Trovandomi qui con voi, non posso non ricordare il grande uomo, il confessore della fede, l'arcivescovo maggiore e cardinale Slipyj, che Dio ha chiamato all'eternità. La sua morte ci ha avvolti in un grande lutto. Egli era degno successore del santo metropolita Andrej Sheptyczkyj. Nel periodo di difficoltà per la Chiesa cattolica ucraina, egli ha provato notevoli sofferenze e patimenti, ma non è crollato; anzi, come un eroe, ha resistito con dignità. Quando è tornato libero, è vissuto a Roma e ha continuato a lavorare con dedizione per il bene della Chiesa e del suo popolo. Come arcivescovo maggiore, ha visitato i vari gruppi di cattolici sparsi in tutto il mondo; ha curato le scienze, ha fondato il centro di studi superiori di San Clemente, ha pubblicato documenti e tante altre opere.

Nelle nostre preghiere invochiamo il Signore, perché lo premi per le sue sofferenze, per la sua fedeltà a Dio e alla Chiesa e per tutto il lavoro svolto.

Sia di lui eterna memoria.


2. Come cattolici bizantini ucraini, voi avete ereditato una grande tradizione spirituale, che risale ad un migliaio di anni fa, al tempo di santa Olga e di suo nipote san Vladimiro. Chi poteva sapere, allora, come quella fede sarebbe cresciuta in maniera così armonica con la vostra cultura e quale grande impatto avrebbe avuto sulla vostra storia, tale da portare la grazia della redenzione nelle vite dei vostri antenati? Molto si potrebbe dire ancora sulla vostra storia non di rado legata a quella della mia terra natia; ma poiché il tempo stringe, devo limitarmi a ricordare solo alcuni momenti importanti del vostro difficile ma nobile passato.

Gli eventi di ogni tempo e luogo sono regolati dall'amoroso disegno di Dio, poiché Iddio è il Signore della storia. In modo particolare, la divina Provvidenza ha guidato il vostro sviluppo in Canada. L'archieparchia di Winnipeg, che è solo la terza sede metropolitana nella storia del popolo ucraino, fu eretta qui nel 1956, appena 44 anni dopo che vi fu dato il vostro primo vescovo. Questa provincia ecclesiastica, come quel piccolo granello di senape del Vangelo, ben presto crebbe e fiori. Quando, per la prima volta, immigrati ucraini vennero in questa terra, essi portarono con sé una forte fede cattolica e un fermo attaccamento alle loro tradizioni religiose e culturali. Essi diedero priorità alla costruzione delle chiese e delle scuole, desiderando preservare questa preziosa eredità e tramandarla ai loro figli. Essi affondarono le loro radici nel suolo canadese e ben presto divennero cittadini leali ed efficienti.

Nello stesso tempo, alcuni generosi assistettero i nuovi immigrati. Non appena fu possibile, il vescovo metropolitano di Lwuow, il servo di Dio Andrej Sheptyckyj, mando sacerdoti zelanti in loro aiuto. Egli stesso venne in visita nel 1910 e preparo la strada all'incarico del vescovo Budka, il primo dei vostri diligentissimi vescovi in questa terra. E' importante ricordare anche i numerosi contributi dati dai locali vescovi e sacerdoti di rito latino, alcuni dei quali prestarono tanta cura e attenzione agli ucraini come ai fedeli del loro stesso rito. La presenza qui oggi di vescovi di rito latino è un segno del perdurare di quell'armonia e collaborazione.

"Ecco quanto è buono e quanto è soave che i fratelli vivano insieme!" (Ps 132,1). I vostri sacerdoti bizantini, insieme ai religiosi, uomini e donne, hanno contribuito efficacemente al vostro insediamento e alla crescita in questa terra. Religiosi come i Basiliani, i padri Redentoristi e Studiti e le Ancelle di Maria Immacolata hanno riempito parrocchie, ospedali, scuole e molte altre istituzioni. Tutti hanno contribuito a proteggere e a rafforzare la vita familiare, a offrire assistenza ai malati e ai bisognosi e a realizzare il miglioramento della società.


3. Il nostro incontro di oggi, che ha luogo alla vigilia della solenne celebrazione del millennio del cristianesimo a Kiev e nell'intera Ucraina, riporta le nostre menti e i nostri cuori indietro attraverso i secoli della vostra gloriosa storia di fede. Sentiamo profonda gratitudine verso Dio, in modo particolare per la grazia di fedeltà alla Chiesa cattolica e di lealtà al successore di san Pietro che fu concessa ai vostri antenati. Come arcivescovo di Cracovia sono venuto per conoscere e apprezzare questo prezioso retaggio del popolo ucraino, come è possibile rilevare particolarmente nei martiri di Cholm e di Pidlassia che seguirono l'esempio di san Giosafat, un grande apostolo dell'unità, e come anche si può rilevare nello zelo pastorale di tanti vostri vescovi, fino ad oggi.

Questi grandi uomini e donne della storia ucraina vi incoraggiano oggi a vivere la vostra fede cattolica con eguale fervore e zelo. Essi vi ispirano inoltre a lavorare e a pregare senza sosta per l'unità di tutti i cristiani. Nei molti e svariati sforzi ecumenici della Chiesa i membri di rito bizantino come voi hanno un ruolo particolare nei confronti dei cristiani orientali che non sono in piena comunione con la Sede di Pietro.

Voi siete in posizione privilegiata per soddisfare quell'istanza del Concilio Vaticano II che è espressa nel decreto sull'ecumenismo, cioè: "Tutti sappiamo che il conoscere, venerare, conservare e sostenere il ricchissimo patrimonio liturgico e spirituale degli orientali è di somma importanza per custodire fedelmente la pienezza della tradizione cristiana e per condurre a termine la riconciliazione dei cristiani d'Oriente e d'Occidente" (UR 15). Il vostro patrimonio ucraino e la vostra spiritualità, la vostra teologia e liturgia bizantine vi preparano bene a questo importante compito di favorire la riconciliazione e la piena comunione. Possano i cuori di tutti i vescovi, i sacerdoti, i religiosi e i laici essere colmi di un desiderio ardente che la preghiera di Cristo sia realizzata: "Perché tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me, e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola perché il mondo creda che tu mi hai mandato" (Jn 17,21).

Ma questo desiderio di unità potrà essere realizzato soltanto se andrà di pari passo con un sincero e fraterno amore verso tutti, un amore come quello di Cristo che è senza limite o eccezioni. Siffatto amore cristiano aprirà i nostri cuori alla luce della divina verità. Esso aiuterà a capire le differenze che ancora dividono i cristiani, a favorire un dialogo costruttivo e una conoscenza reciproca e quindi la salvezza delle anime e l'unità di tutti in Cristo. E dobbiamo ricordare che questo amore cristiano è nutrito dalla preghiera e dalla penitenza.


4. Cari fratelli e sorelle: è bello essere qui con voi oggi. Gioisco nel vedere i vostri fanciulli vestiti nei bei costumi nazionali e sapere che la vostra gioventù cresce con la riconoscente consapevolezza delle sue radici etniche e religiose. Mi unisco a voi nel ringraziare il Signore per le molte istituzioni e tradizioni che aiutano e rafforzano i legami delle vostre famiglie, che costituiscono il fondamento della Chiesa e della società. Possiate conservare sempre col giusto orgoglio il retaggio della fede e della cultura che vi appartiene. Pongo questa intenzione, assieme con tutte le vostre preghiere, davanti alla Immacolata Vergine Maria, regina dell'Ucraina, chiedendole di proteggervi col suo amore materno e condurvi sempre più vicini al suo Divin Figlio, Gesù Cristo, il Redentore del mondo. Amici diletti: nelle parole dell'apostolo Pietro: "Pace a voi tutti che siete in Cristo" (1P 5,14).

Data: 1984-09-16 Data estesa: Domenica 16 Settembre 1984




Angelus dalla Cattedrale di Saint Mary - Winnipeg (Canada)

Titolo: Necessità di perdono e riconciliazione nel nostro mondo

Testo:

Cari fratelli e care sorelle.


1. A quest'ora di mezzogiorno, ci raduniamo nella cattedrale di Saint Mary per recitare insieme l'Angelus. Il Signore c'invita per un momento a fare una pausa e in compagnia della benedetta Vergine Maria e di tutti i santi a meditare il mistero della redenzione e ad innalzare le nostre voci per lodare la santissima Trinità. E' una gioia di essere qui con voi a Winnipeg e specialmente di unirci nella preghiera alla comunità cattolica locale. Io vi saluto tutti nella pace e nell'amore di Cristo e porgo cordiali saluti a tutto l'amatissimo popolo di questa città e della provincia di Manitoba.

Nel Vangelo di questa XXIV domenica del tempo ordinario, Pietro pone a Gesù questa domanda: "Signore, quante volte dovro perdonare al mio fratello, se pecca contro di me? Fino a sette volte?". E Gesù gli rispose: "Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette" (Mt 18,21-22).

"Settanta volte sette": con questa risposta il Signore desidera chiarire a Pietro e a noi che non dovremmo mettere limiti al nostro perdono riguardo al prossimo. Proprio come il Signore è sempre pronto al perdono noi pure dobbiamo, allo stesso modo, essere sempre pronti a perdonarci l'un l'altro. E come è grande la necessità del perdono e della riconciliazione nel nostro mondo di oggi, proprio nelle nostre comunità, nelle nostre famiglie, nel nostro proprio cuore! Ecco perché il sacramento speciale della Chiesa per il perdono, il sacramento della Penitenza, è un dono del Signore di straordinario valore.


2. Nel sacramento della Penitenza, Dio ci fa arrivare il suo perdono in un modo molto personale. Per mezzo del ministero del sacerdote, noi veniamo dal nostro Salvatore che ci ama, col fardello dei nostri peccati. Noi confessiamo che abbiamo peccato contro Dio, contro il nostro prossimo. Noi manifestiamo il nostro dispiacere e domandiamo perdono a Dio. Poi, per mezzo del sacerdote, sentiamo il Cristo che ci dice: "Figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati" (Mc 2,5): "Va' e d'ora in poi non peccare più" (Jn 8,11). Non possiamo pure noi sentirci dire da lui, mentre siamo colmi della sua grazia salvifica: "Fa' arrivare agli altri, settanta volte sette, questo stesso perdono, questa stessa misericordia"?


3. Questo è il lavoro della Chiesa in ogni età, il dovere di ciascuno di noi: "dichiarare e proclamare la misericordia di Dio in tutta la sua verità" (DM 13), estendere a qualsiasi persona che incontriamo ogni giorno lo stesso illimitato perdono che abbiamo ricevuto dal Cristo. Noi mettiamo pure in pratica la misericordia quando "con ogni umiltà, mansuetudine e pazienza, sopportiamo a vicenda con amore..." (Ep 4,2). E la misericordia di Dio si mostra anche con un servizio generoso e instancabile come viene richiesto quando si offrono cure sanitarie ai malati o nel portare avanti ricerche mediche con impegno perseverante.

In questo giorno del Signore in cui celebriamo la più completa espressione dell'abbondante misericordia di Dio - la croce e la risurrezione del Cristo - lodiamo nostro Signore che è ricco di misericordia. E per imitare il suo grande amore, perdoniamo qualsiasi persona, in qualsiasi modo possa averci ferito.

Con la Madre benedetta di Dio, proclamiamo la misericordia di Dio che si estende di generazione in generazione.

Data: 1984-09-16 Data estesa: Domenica 16 Settembre 1984




Omelia al parco "Bird's Hill" - Winnipeg (Canada)

Titolo: Anche nell'ordine civile il Vangelo è al servizio dell'armonia

Testo:

"Tu amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutte le forze" (Dt 6,5).

Fratelli e sorelle carissimi in Cristo.


1. Questo comandamento, il più grande, fu proclamato nell'Antico Testamento solo a Israele, Fu il primo e il più grande comandamento dell'antica alleanza che Dio stipulo con il popolo eletto. Egli lo diede attraverso Mosè dopo la liberazione dalla schiavitù d'Egitto. L'alleanza che era legata ai comandamenti, imponeva a tutti gli israeliti gli obblighi inerenti all'appartenenza al popolo di Dio.

La prima lettura della liturgia odierna ci indica in maniera molto circostanziata in che modo gli israeliti dovevano conoscere e mettere in pratica "i comandi, le leggi e le norme" (Dt 6,1) che Dio aveva insegnato attraverso Mosè.

Gli israeliti dovevano trasmetterli e insegnarli ai loro figli e a tutte le generazioni a venire, sia durante il cammino verso la terra promessa sia quando sarebbero vissuti in essa. "Te li legherai alla mano come un segno, ti saranno come un pendaglio tra gli occhi e li scriverai sugli stipiti della tua casa e sulle tue porte" (Dt 6,8-9).

L'alleanza con Dio divento una fondamentale fonte d'identità spirituale per Israele come nazione tra gli altri popoli e le altre nazioni della terra.


2. La seconda lettura, dalla prima lettera di san Paolo ai Tessalonicesi, ci introduce nella dimensione della nuova alleanza. Questa alleanza è nuova ed eterna. Si è compiuta nella carne e nel sangue di Cristo, con la sua morte in croce e con la risurrezione, ed è universale. E' aperta a tutti i popoli e a tutte le nazioni della terra. Gli apostoli, infatti, sono stati inviati ad ognuno per proclamare il Vangelo: "Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo" (Mt 28,19).

San Paolo può dunque scrivere ai Tessalonicesi così: "Ma come Dio ci ha trovati degni di affidarci il Vangelo, così lo predichiamo, non cercando di piacere agli uomini, ma a Dio, che prova i nostri cuori... così affezionati a voi, avremmo desiderato darvi non solo il Vangelo di Dio, ma la nostra stessa vita, perché ci siete diventati cari" (1Th 2,4 1Th 2,8).

Il Vangelo è diventato - e continua sempre a diventare - la fonte della cultura spirituale per uomini e donne di differenti nazioni, lingue e razze. E' diventato anche la base dell'individualità e dell'identità culturale di molti popoli e molte nazioni in tutto il mondo. Questa affermazione assume una particolare eloquenza nel Canada, dove in seguito all'immigrazione un patrimonio diversificato di popoli, di nazioni e di culture diventa il bene comune dell'intera società.


3. Il comandamento di Dio a Israele esprime il bene della società. Il suo adempimento è la premessa sulla quale si consolida tutta l'identità culturale, e senza la quale non può esservi una comunità multiculturale durevole ed efficace.

La parola di Dio espressa attraverso Mosè porta con sé una promessa e costituisce un pegno di speranza per tutta la società: "Osservando tutte le sue leggi e tutti i suoi comandi, sia lunga la tua vita... Ascolta, o Israele, e bada di metterli in pratica; perché tu sia felice e cresciate molto di numero" (Dt 6,2-3).

E' nella prospettiva della fede che riusciamo a vedere quanto la parola di Dio - compiuta nel Vangelo - contribuisce alla costruzione e alla preservazione delle culture. E vediamo quanto è necessario adempiere al messaggio del Vangelo per riuscire ad armonizzare culture in un insieme pluralistico. Anche nell'ordine civile il Vangelo è al servizio dell'armonia. Staccare la cultura del suo legame con il comandamento evangelico dell'amore significherebbe rendere impossibile l'interazione che è caratteristica del Canada. La Chiesa ci parla ripetutamente della necessità di evangelizzare in profondità la cultura e le culture dell'uomo, "prendendo sempre la persona come punto di partenza e ritornando sempre alle relazioni degli uomini tra di loro e con Dio". Siamo nello stesso tempo ammoniti che "la spaccatura tra il Vangelo e la cultura è indubbiamente il dramma della nostra epoca" (EN 20).

L'esperienza storica dei due popoli fondatori del Canada che si sono impegnati a vivere nel reciproco rispetto delle relative identità culturali, uniche nel loro genere, ha creato provvidenzialmente quella atmosfera di rispetto delle diversità culturali che caratterizza oggi il Canada. Nella sua interazione multiculturale il Canada non offre soltanto al mondo una visione creativa della società, ma ha anche una splendida occasione di dimostrare coerenza tra ciò che crede e ciò che fa. E questo viene realizzato applicando il comandamento di Cristo nell'amore.


4. Il Manitoba stesso riflette realmente una gamma di numerose culture differenti.

Accanto alla sua popolazione di origine inglese e di origine francese - che viene ad aggiungersi alla popolazione autoctona - sono qui rappresentati i Paesi occidentali. L'immigrazione dall'Europa occidentale e orientale, dall'Asia, dall'Africa e dal Sud America contribuisce a formare la realtà di questa società civile. Giurisdizioni latine e ucraine costituiscono una sola Chiesa cattolica.

Voglio salutare oggi in special modo la Chiesa di Winnipeg con il suo pastore, l'arcivescovo Exner, l'arcidiocesi di Winnipeg degli Ucraini guidata dall'arcivescovo Hermaniuk; e i fedeli dell'arcidiocesi di Saint Boniface sotto la guida pastorale dell'arcivescovo Hacault. I miei saluti vanno anche alle delegazioni diocesane dei fedeli provenienti da Saskatchewan, al vescovo Charles Halpin di Regina e ai vescovi delle diocesi circostanti di Prince Albert, Saskatoon e Gravelbourg. Considero, con profonda gratitudine, la presenza delle maggiori autorità civili, compresi il precedente governatore generale del Canada, l'onorevole Albert Schwier, luogotenente governatore e primo ministro di Manitoba e il luogotenente governatore di Saskatchewan.

Si, voi venite veramente da quasi "ogni tribù, lingua, popolo e nazione" (Ap 5,9). E questa realtà è espressa oggi nella nostra assemblea liturgica, non soltanto attraverso diverse lingue ma anche attraverso le differenti tradizioni liturgiche del cristianesimo, sia nell'Occidente che nell'Oriente. In questa Eucaristia la Chiesa del Canada celebra la sua diversità e proclama la sua unità in Cristo e nella Chiesa universale.


5. Nel contesto largo della storia e della cultura, il primo e più importante documento trasmesso da Mosè all'unico popolo eletto dell'antica alleanza assume una rinnovata eloquenza nei nostri tempi. Gesù Cristo dice: "Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io vi ho amati" (Jn 15,12).

Il comandamento dell'amore è radicato, in maniera nuova, nell'amore di Dio; "Come il Padre ha amato me, così anch'io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre e rimango nel suo amore" (Jn 15,9-10).

L'amore di Dio è dunque, sopra ogni cosa, una partecipazione all'amore di Cristo, l'amore con il quale Cristo ama. E, nello stesso tempo, l'amore di Dio è organicamente legato all'amore per gli altri. "Non vi chiamo più servi... vi ho chiamati amici" (Jn 15,15). Questo amore è un'espressione morale ed esistenziale della scelta e della chiamata di Cristo "perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda" (Jn 15,16).


6. Il pluralismo delle tradizioni, il pluralismo delle culture, il pluralismo delle identità nazionali, tutto questo è compatibile con l'unità della società.

Noi preghiamo oggi per l'unità morale di questa società, perché questa unità è il fondamento e il comune denominatore di tutte le "necessità del mondo".

Sin dai tempi più antichi il cristianesimo ha educato i fedeli - testimoni di Cristo - ad avere il senso delle responsabilità nei riguardi del bene comune della società. Questo insegnamento resta altrettanto valido quando la società presenta nettamente un carattere pluralistico. L'importanza dell'insegnamento della Chiesa a questo riguardo è stata espressa dal Concilio Vaticano II in termini inequivocabili: "Non si venga ad opporre, perciò, così per niente, le attività professionali e sociali da una parte, e la vita religiosa dall'altra. Il cristiano che trascura i suoi impegni temporali, trascura i suoi doveri verso il prossimo, anzi verso Dio stesso, e mette in pericolo la propria salvezza eterna" (GS 43).

Alla sorgente di questo magistero si trova il comandamento dell'amore reciproco, di cui il Vangelo parla oggi. L'amore reciproco significa, nella sua dimensione essenziale, che i rapporti tra gli esseri umani sono fondati sul rispetto della dignità personale dell'altro e su una reale preoccupazione del suo bene.

L'amore reciproco ha una particolare importanza per la formazione della comunità del matrimonio e della famiglia. E questo amore reciproco si estende a numerosi ambienti e a differenti livelli della coesistenza umana: all'interno di vari ambienti, comunità, società, e perfino tra le società. In questo senso, questo amore è "sociale", e costituisce la premessa essenziale per la formazione della civiltà dell'amore proclamata dalla Chiesa, particolarmente da Paolo VI.


7. In questo grande Paese che è il Canada, l'amore reciproco tra tutte le differenti comunità che costituiscono questa società pluralista, caratterizzata dalle molteplicità delle culture, diventa un'immensa forza per il bene. L'amore reciproco, che eleva e unisce gli elementi singoli, permette a tutti, quando sono insieme, di essere strumenti particolarmente efficaci al servizio dell'umanità.

L'amore dà a persone con talenti molto diversi la possibilità di unirsi per realizzare un'azione coerente. Con questa azione coerente una società caratterizzata da culture multiple diventa capace di mettere a disposizione degli altri tutti i doni di cui è stata abbondantemente colmata.

Ricordati, o Canada, che la più grande ricchezza ricevuta dalla diversità delle tue culture ti permette di donare agli altri e di aiutarli, di aiutare i tuoi fratelli e le tue sorelle bisognosi. La fede lo rende possibile, l'amore lo esige. In nome dell'amore, chiedo insistentemente che la disponibilità manifestata a tanti immigrati e profughi delle minoranze etniche e l'accoglienza generosa riservata ad essi continuino a caratterizzare il Canada e ad essere la sua ricchezza, in futuro come in passato.

Appare opportuno ricordare a questo riguardo le parole profetiche di Giovanni XXIII: "Servono meglio la causa della giustizia quelle autorità pubbliche che fanno tutto il possibile per migliorare le condizioni umane delle loro minoranze etniche, specialmente per quanto riguarda la loro lingua, la loro cultura, le loro usanze, la loro attività e le loro iniziative economiche" ("Pacem in Terris"). Questo contributo della pubblica autorità deve essere accompagnato dall'impegno attivo di tutti gli individui e gruppi per continuare a costruire una società canadese socialmente giusta, una civiltà durevole d'amore in cui sia garantita "la priorità dell'etica sulla tecnica, il primato della persona sulle cose, la superiorità dello spirito sulla materia" (RH 16) e tutto questo per la gloria di Dio, nostro Padre comune.

Preghiamo per questa intenzione, particolarmente nell'assemblea Eucaristica, e attraverso questa preghiera uniamoci a Cristo. Vogliamo realmente accettare il suo invito: "Rimanete nel mio amore". Amen.

Data: 1984-09-16 Data estesa: Domenica 16 Settembre 1984




Incontro ecumenico di preghiera - Edmonton (Canada)

Titolo: Dio agisce anche attraverso chi ha predestinato a essere suo

Testo:

Cari fratelli e sorelle.


1. Questa domenica sera a Edmonton, la sera del primo giorno della settimana, giorno in cui i cristiani celebrano la risurrezione del Signore, veniamo insieme in preghiera in questa bella cattedrale di Saint Joseph. Siamo riuniti nella gioia del nostro comune Battesimo, nella forza della parola di Dio, e nella pace e nell'amore di Cristo, che proclamiamo luce del mondo e suprema manifestazione di Dio. Vi invito tutti a riflettere con me questa sera sul mistero della presenza di Dio.

Come uomini e donne di fede, noi crediamo che Dio è presente nella sua creazione, che egli è il Signore della storia il quale dirige i tempi e le stagioni, che egli è vicino a tutti coloro che lo invocano: il povero e l'affranto, l'afflitto e il solitario, il debole e l'oppresso. Noi crediamo che Dio si fa strada nel silenzio, e anche nel rumore della nostra vita quotidiana, rivelandoci la sua verità e il suo amore. Egli vuole dissipare la nostra paura e rafforzare la nostra speranza nella sua misericordia salvatrice. Dio parla personalmente al cuore di ognuno, ma egli agisce anche attraverso la comunità di coloro che egli ha predestinato ad essere suoi. Vediamo questo innanzitutto nella storia del popolo ebreo.

Attraverso Abramo, nostro padre nella fede, attraverso Isacco e Giacobbe, e in particolare attraverso Mosè, Dio chiamo un popolo ad appartenergli in un modo speciale. Egli ha stretto un'alleanza con loro, dicendo: "Io saro il loro Dio ed essi il mio popolo" (Jr 31,33). Quando i suoi eletti peccarono e se ne andarono per la loro via, dimenticando Dio che li aveva salvati, Dio nel suo amore senza fine intervenne nella loro vita per mezzo dei profeti. Egli chiamo il popolo al pentimento e promise di stabilire con essi una nuova e migliore alleanza.

Questa nuova alleanza egli la descrisse con queste parole: "Porro la mia legge nel loro animo, la scrivero sul loro cuore... Tutti mi conosceranno, dal più piccolo al più grande, poiché io perdonero la loro iniquità e non mi ricordero più del loro peccato" (Jr 31,33-34). E come stabili Dio questa nuova alleanza? Come scrisse la sua legge nel cuore dei suoi eletti? Con il sangue di Gesù, il sangue dell'Agnello di Dio, il sangue della nuova ed eterna alleanza, il sangue del nostro Salvatore, che è il prezzo della nostra redenzione e la più eloquente espressione possibile dell'amore di Dio per il mondo.


2. La presenza di Dio è incarnata nella sua pienezza in Gesù di Nazaret, il Figlio di Dio che è diventato il Figlio di Maria e che ha versato il suo sangue per noi sulla croce. Gesù è l'Emanuele, Dio con noi, la parola fatta carne, la rivelazione dell'eterno Padre. Davanti a questo grande mistero della presenza di Dio, noi stiamo in timore e reverenza, e i nostri cuori e le nostre voci ardono dal desiderio di irrompere in canti e inni di lode. E davvero questo è quello che più si addice, perché il primo dovere di una creatura è di glorificare il Creatore, il primo dovere di un popolo redento è di lodare il suo Signore e Salvatore. Per questo sono così lieto di unirmi a voi questa sera in questo servizio serale di lode. Quanto è bello, come fratelli e sorelle in Cristo, unire le nostre voci in "salmi, inni e cantici spirituali" (Col 3,16).

Il salmo 103 (Ps 103,1-2), che recitiamo insieme questa sera, ci mostra una persona il cui essere è interamente ricolmo della lode di Dio: "Benedici il Signore, anima mia, / quanto è in me benedica il suo santo nome. / Benedici il Signore, anima mia, / non dimenticare tanti suoi benefici".

"Non dimenticare tanti suoi benefici": un cuore ricolmo di lode mai dimentica i molti benefici di Dio. Infatti, la preghiera di lode implica un atto di memoria riconoscente, nel ricordo di come in tanti modi Dio ha mostrato il suo amore salvifico. E così il salmista dichiara: "Egli perdona tutte le tue colpe, / guarisce tutte le tue malattie; / salva dalla fossa la tua vita, / ti corona di grazia e di misericordia; / egli sazia di beni i tuoi giorni / e tu rinnovi come aquila la tua giovinezza" (Ps 103,3-5).

La preghiera di lode procede da un'umile consapevolezza della nostra indegnità e della nostra totale dipendenza da Dio, congiunta con infantile confidenza nella ricca misericordia di Dio. così il salmista continua: "Come un padre ha pietà dei suoi figli, / così il Signore ha pietà di quanti lo temono. / Perché egli sa di che siamo plasmati, / ricorda che noi siamo polvere" (Ps 103,13-14).

Lodare il Signore è anche acclamare i molti attributi di Dio, magnificare le qualità di questo grande e santo Dio che ha stabilito un'alleanza con il suo popolo. Allora il salmista dice: "Buono e pietoso è il Signore, / lento all'ira e grande nell'amore... / La sua giustizia è per i figli dei figli, / per quanti custodiscono la sua alleanza" (Ps 103,8 Ps 103,17-18).


3. Vivendo alla presenza di Dio, i cristiani prorompono nell'acclamazione e nella lode, esprimendo gratitudine per il dono della fede e per tutti gli atti salvifici del Signore. Ma dobbiamo anche rivolgerci al Signore con preghiere di petizione, invocando dal Signore protezione e salvezza dalle forze del male, perdono per i nostri peccati e guarigione per le nostre anime ferite, forza per portare i pesi della vita e grazia per compiere la volontà di Dio.

Spesso la preghiera di petizione dev'essere fatta con un senso di urgenza e di supplica. Per questo l'uomo del salmo 141 (1.8) esclama: "Signore, a te grido, accorri in mio aiuto; / ascolta la mia voce quando t'invoco. / A te, Signore mio Dio, sono rivolti i miei occhi: / in te mi rifugio, proteggi la mia vita".

La preghiera di petizione scaturisce da un'umile consapevolezza del grande bisogno che abbiamo della grazia di Dio, e da una profonda fiducia nella potente misericordia di Dio. Essa è accompagnata così da un atteggiamento di adorazione. Ci inginocchiamo, almeno in spirito, all'adorabile presenza della maestà di Dio, e le parole che pronunciamo sono come quelle del salmista che supplica: "Come incenso salga a te la mia preghiera, / le mie mani alzate come sacrificio della sera" (Ps 141,2).


4. Il nostro Salvatore ci ha promesso: "Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro" (Mt 18,20). Noi sappiamo che questo è vero questa sera mentre come cristiani ci uniamo insieme in comune preghiera. La presenza di Cristo riempie questa cattedrale nel momento in cui lodiamo il suo nome, e nel momento in cui preghiamo per quella perfetta unità tra i cristiani che egli vuole per i suoi seguaci.

Poiché la vera preghiera trabocca in generoso servizio, noi non siamo questa sera dimentichi dei grandi bisogni dei nostri fratelli e sorelle che soffrono nel mondo intero. Come fedele risposta al Signore, il cui Santo Spirito ha suscitato il movimento ecumenico, non solo vogliamo pregare insieme ed entrare in dialogo ecumenico, ma ci impegniamo anche in sforzi di congiunta collaborazione per promuovere un mondo più giusto e più pacifico. Noi cerchiamo di diventare, e ci aiutiamo gli uni gli altri ad esserlo, "il sale della terra" e "la luce del mondo" (cfr. Mt 5,11-16). In questo modo, proclamiamo insieme la buona novella della presenza di Dio nel mondo nella persona di Gesù Cristo, che è uno con la sua Chiesa.


5. La bella preghiera conosciuta come il Magnificat, che recitiamo insieme questa sera, indirizza le nostre menti a Dio e alla sua presenza salvifica nella storia umana. Essa fa rivolgere anche la nostra attenzione a Maria, la Madre del nostro Salvatore.

Questa donna di fede rimane per noi oggi un modello di santità di vita.

In un modo speciale, ella sperimento la presenza di Dio nella sua vita quando divenne la Madre del nostro Redentore. Come una donna il cui cuore era pieno di lode, ella magnifico la grandezza di Dio, proclamando la sua bontà verso i poveri e gli umili e parlando della sua misericordia verso tutte le generazioni. Insieme con Maria, noi uniamo le nostre voci per lodare "la magnificenza del Signore" (cfr. Lc 1,46). Noi facciamo questo soprattutto in unione con Gesù Cristo, che rimane per sempre la luce del mondo, e che ci offre la luce della vita (cfr. Jn 8,12).

Miei cari amici: accogliamo da lui questa luce e camminiamo in questa luce, per la gloria di suo Padre, che vive e regna con il Santo Spirito nei secoli dei secoli. Amen.

Data: 1984-09-16 Data estesa: Domenica 16 Settembre 1984





GPII 1984 Insegnamenti - Agli slovacchi di rito bizantino - Toronto (Canada)