GPII 1984 Insegnamenti - A giovani, anziani e handicappati - Vancouver (Canada)

A giovani, anziani e handicappati - Vancouver (Canada)

Titolo: Solo rispettando la vita si sfuggirà all'autodistruzione

Testo:

Cari fratelli e sorelle.


1. Questa sera siamo venuti per celebrare la vita in Gesù Cristo. In questo stadio che risuona di musiche e danze, e come una famiglia composta di giovani e vecchi, sani e handicappati, come amici riuniti in Cristo, noi lodiamo Dio per il dono della vita. Uniamo i nostri cuori e le nostre voci per glorificare il Creatore del cielo e della terra, Dio, colui che dà la vita. Vi ringrazio per il vostro caldo benvenuto e per questa dimostrazione di affetto espressa nel canto e nei gesti.

In questa bella regione della Columbia Britannica, con le sue torreggianti montagne, le acque che scorrono impetuose, le fitte e verdi foreste e il sottosuolo ricco di minerali, voi siete attorniati da una vita naturale copiosa, popolata da animali selvaggi, e con abbondanti riserve di pesci.

Conquistato da questa grandiosità e bellezza, il primo esploratore di questa regione, il capitano George Vancouver parlo degli "innumerevoli e incantevoli paesaggi, della fertile ricchezza di una natura incontaminata". Quanto sono vere le parole dell'esploratore il cui nome viene onorato da questa prospera città.

Noi celebriamo anche il dono della vita umana, comprendendo la ricchezza etnica che ha caratterizzato la popolazione di questo Paese. I popoli indiani furono i primi ad abitare questa terra, ed essi, vedendo nella vita il dono di uno Spirito supremo, accettarono il Vangelo di Cristo quando i missionari lo predicarono. Poi giunsero i popoli di estrazione britannica che furono i primi colonizzatori.

Seguirono coloro che venivano dall'Estremo Oriente e dall'India, per lavorare alla costruzione delle ferrovie e per lo sviluppo delle risorse industriali. Più tardi arrivarono gli immigrati dall'Europa orientale e occidentale, per allargare ulteriormente i confini di questa nuova terra. Queste varie popolazioni di immigrati, insieme agli indiani, sono rappresentate stasera dagli esecutori dello spettacolo. Abbiamo modo così di constatare come il flusso di tanti immigrati abbia contribuito alla ricca varietà culturale caratteristica di questa nazione. Possano coloro che hanno ereditato questi doni apprezzarli veramente e quindi evitare ogni forma di discriminazione contro la persona, discriminazione "di diritto o di fatto, a causa della loro razza, della loro origine, del loro colore, della loro cultura, del loro sesso o della loro religione" ("Octogesima Adveniens", 16). Tale discriminazione è un affronto alla dignità umana e una degradazione della vita.

Innanzitutto stasera noi celebriamo il dono della vita eterna, conquistata per noi da Gesù Cristo con la sua morte sulla croce. Nella lettura del Vangelo di san Giovanni, Gesù ci dice; "lo sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza" (Jn 10,10). La vita della natura e la vita umana sono doni preziosi di Dio, ma la vita eterna è un bene ancora più prezioso perché è il dono della vita che dura per sempre.

La grazia che riceviamo con il Battesimo innalza la qualità della nostra vita a un livello che supera qualsiasi nostra immaginazione perché riceviamo la garanzia di una vita eterna o immortale.

Questa vita immortale comincia adesso: per mezzo della fede nella parola di Dio, per mezzo dei sacramenti della Chiesa, essa raggiunge la sua perfezione nel mondo che verrà. Questa è la vita descritta da san Paolo: "Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udi, né mai entrarono in cuore di uomo, queste ha preparato Dio per coloro che lo amano" (1Co 2,9).

Sono molto lieto che stasera in questo stadio ci siano con me, a celebrare la vita, i bambini e i giovani, gli anziani e i nostri fratelli e sorelle che soffrono di invalidità e handicap di vario genere. Desidero parlare a turno ad ognuno di questi gruppi.


2. Cari bambini e giovani, le mie prime parole sono per voi. Non permettete che qualcuno vi inganni sul reale significato della vita. La vita deriva da Dio. Voi siete qui sulla terra perché vi ha creato Dio. Voi derivate da Dio, appartenete a lui e andrete a lui. Dio è l'origine e il fine della vostra vita. Egli, che vi ha donato la vita, ha desiderato che voi foste allevati in una zona ricca e attiva del mondo creato da lui. Egli vi ha benedetto dandovi molte possibilità: per mezzo del Battesimo egli vi ha perfino offerto di partecipare alla sua vita. Vi ha adottato come suoi figli, voi siete fratelli e sorelle di Cristo.

Nella lettura del Vangelo, Gesù ci avverte che nel mondo ci sono ladri che non vengono "se non per rubare, uccidere e distruggere" (Jn 10,10). Voi incontrerete questi ladri che tenteranno di ingannarvi. Essi vi diranno che il significato della vita consiste nell'avere quante più soddisfazioni possibili.

Cercheranno di convincervi che questo mondo è l'unico mondo esistente e che dovete afferrare ora quello che potete. Sentirete chi vi dirà: "Pensa a te stesso e non preoccuparti degli altri". E anche quelli che diranno; "Troverai la felicità nell'accumulare denaro, nel procurarti tutte le comodità che puoi, e quando ti sentirai infelice potrai trovare l'evasione nell'alcool o nella droga".

Niente di tutto ciò è vero, e nessuna di queste cose vi procurerà gioia nella vita. La vita vera non è nella vita stessa o nelle cose materiali, ma è in qualcun altro, in colui che ha creato tutto ciò che è buono, vero e bello nel mondo. La vera vita è in Dio e troverete Dio nella persona di Gesù Cristo. Cristo ci rivela Dio, e conoscere Cristo vuol dire conoscere Dio. E per conoscere voi stessi, il vostro vero io, dovete conoscere Cristo. Per questo san Paolo può esclamare: "Anzi, tutto ormai io reputo una perdita di fronte alla sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore" (Ph 3,8).

So che alcuni di voi frequentano le scuole cattoliche. Perché? Perché possiate più presto conoscere Cristo e, in lui, il completo significato della vita, così che possiate viverla pienamente. La Chiesa ha le sue scuole perché essa desidera farvi conoscere Cristo. Essa desidera che voi raggiungiate la piena maturità in lui, che è l'essere umano perfetto e nello stesso tempo è figlio di Dio.

Cari bambini e giovani, alzate lo sguardo verso Cristo. Quando vi interrogate sul mistero della vita, guardate verso Cristo, che ve ne spiega il vero significato. Quando vi interrogate sul ruolo che vi attende nel futuro del Canada e del mondo, guardate verso Cristo. Egli vi ispirerà per sfruttare le vostre capacità come cittadini canadesi e come cittadini della comunità mondiale.

Quando vi interrogherete sulla vita che verrà, guardate verso Cristo. Amatelo e servitelo ora nelle persone che vi sono vicine, in modo che un giorno possiate raggiungere la pienezza della vita eterna.


3. Cari cittadini anziani: e ora saluto voi, che siete la chiara testimonianza che il valore della vita consiste in ciò che voi siete, e non in ciò che possedete o in quello che siete in grado di fare. La vostra vita prova la continuità delle generazioni, e vi permette di avere un orizzonte dal quale giudicare nuovi avvenimenti e scoperte. Voi ricordate il mondo di saggezza delle vecchie generazioni e nello stesso tempo date il contributo del vostro intuito al mondo attuale.

Sono felice di apprendere che qui, nella Columbia Britannica, ci sono tante iniziative per migliorare la qualità della vostra vita e, in particolare, per darvi la possibilità di una sistemazione abitativa decorosa. Nella Carta dei diritti della famiglia (art. 9), uscita nel 1983, la Santa Sede dichiara: "Gli anziani hanno il diritto di trovare in seno alla propria famiglia o, quando questo non sia possibile, in istituzioni adatte, un ambiente che permetta loro di vivere gli ultimi anni di vita in serenità e, nello stesso tempo, di espletare quelle attività compatibili con l'età e di partecipare alla vita sociale".

Il passare degli anni porta con sé l'indebolimento fisico. Voi potreste essere costretti a rinunciare a quelle attività che un tempo vi divertivano. Le membra non sono più flessibili come prima. La memoria e la vista perdono la loro funzionalità e così il mondo non vi è più familiare, il mondo della vostra famiglia, il mondo che vi circonda, il mondo che una volta conoscevate così bene.

Perfino la Chiesa, che avete amato per così lungo tempo, sembra estranea a molti di voi, perché essa va verso il futuro e attraversa un periodo di rinnovamento.

Eppure, malgrado i cambiamenti e le debolezze che accusate, voi contate molto per tutti. La società ha bisogno di voi e così la Chiesa. Anche se non siete in grado di far molto, ciò che conta, innanzitutto, è ciò che voi siete. L'età avanzata è il coronamento della vita terrena, è il momento di raccogliere quello che avete seminato, è il tempo di dedicarvi agli altri come mai avete fatto prima d'ora.

Certamente, voi siete necessari e non dovete permettere che qualcuno dica che non lo siete. Le messe che avete ascoltato durante la vita, le devote Comunioni che avete fatto, le preghiere offerte, vi consentono di elargire su di noi questa ricchezza di doni. Noi abbiamo bisogno della vostra esperienza e della vostra intuizione. Abbiamo bisogno del vostro esempio di paziente attesa e fiducia. Abbiamo bisogno di vedere in voi quell'amore completo che è in voi, quell'amore frutto della vostra vita vissuta nella gioia e nel dolore. E, inoltre, abbiamo bisogno della vostra saggezza, perché voi potete darci fiducia nei periodi di incertezza. Voi potete costituire un incentivo a vivere secondo i più alti valori dello spirito. Questi valori ci legano alle persone di tutte le età e non diventano mai vecchi.

Siate quindi consci della vostra dignità, e ancora una volta offrite la vostra vita al nostro Signore Gesù Cristo. Trovate il tempo di conoscerlo meglio di quanto non abbiate fatto finora. Ascoltatelo in preghiera, poiché egli vi dice nei momenti di debolezza, di angoscia o di dolore: "Io sono il Buon Pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me" (Jn 10,14). Egli vi è vicino nelle prove della vita di tutti i giorni. Da parte vostra cercate di essere con lui fedeli compagni sulla via della croce, e non dimenticate mai che le afflizioni che dovete sopportare sono previste nel piano di Dio per prepararvi a vivere interamente la vita, insieme a Maria e a tutti i santi, nel regno dei cieli.


4. E adesso desidero parlare a coloro che sono affetti da invalidità e a coloro che li assistono. In primo luogo mi rallegro per la sensibilità che esiste qui a Vancouver e in tutto il Canada verso i nostri fratelli invalidi e handicappati, che si concretizza in interventi utili, in associazioni e istituzioni.

Cari fratelli e sorelle, voi siete invalidi, ma il valore e la dignità della persona umana non si misurano con le qualità, fisiche o mentali, con l'efficienza, la produttività o la rapidità dei movimenti. Esse derivano invece da un fatto fondamentale, cioè che ogni individuo è creato da Dio ed è redento dal sangue di suo Figlio Gesù Cristo. Dio chiama per nome ciascuno di noi. Egli desidera che voi diate il vostro contributo individuale al mondo e che viviate pienamente la vita al servizio degli altri. La paterna sollecitudine di Dio si estende sui sani e gli ammalati, sugli invalidi, gli handicappati e i forti.

Cari amici che qualche volta vi sentite tanto scoraggiati: io sono felice di essere qui con voi oggi. Sono venuto a dirvi che Dio vi ama e anche il Papa e la Chiesa vi amano. Voi siete amici speciali di Gesù. Egli vi dice in modo del tutto personale: "Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorero. Prendete il mio giogo su di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero" (Jn 11,28-30).

Cristo vi chiede di aiutarlo a portare la croce. A voi è assegnato, oggi, il ruolo che un tempo esercito Simone di Cirene. Voi ci insegnate con l'esempio ad accomunare le nostre limitazioni umane con le sofferenze di Gesù e a trovare la gioia nella vita.

Ma sono venuto anche per assicurarvi che la Chiesa rende noto il bisogno da voi sentito di partecipare alla vita di tutta la società, di assumere la parte che vi compete nelle vostre famiglie, nella Chiesa, nelle scuole. In special modo essa proclama il vostro diritto al lavoro poiché essa cerca di arrivare allo scopo, che "agli invalidi debba essere offerto un lavoro compatibile con le loro capacità". La Chiesa insiste anche che negare il lavoro a coloro che non sono completamente abili è "una grave forma di discriminazione" (LE 22).

Cari amici che avete la particolare vocazione di assistere i fratelli e le sorelle in validi e handicappati; la vostra opera richiede generosità di mente e di cuore, grandezza di spirito; Dio vi chiede di amare con particolare intensità. So tuttavia che voi siete i primi a riconoscere che ricevete più di quanto diate. Gli invalidi e gli handicappati riescono a far nascere nel nostro cuore forze che mai sospetteremmo di possedere. Essi ci insegnano anche ad essere umili, perché ci dimostrano che la nobiltà umana e cristiana non consiste nell'essere più forti e attivi di altri. Essi dimostrano a tutti noi la necessità di un'incessante fiducia in Dio. Nel nome di Gesù Cristo, il Buon Pastore, vi ringrazio tutti per le cure che prestate a questa parte importante del gregge di Cristo. Voi siete coloro che aiutano Dio assistendo questi uomini, donne e bambini a partecipare pienamente alla vita.


5. Cari fratelli e sorelle, stasera, mentre celebriamo la vita, siamo anche consapevoli delle tante minacce alla vita che esistono nella nostra società tecnologica. Un danno incalcolabile per tutta l'umanità è oggi il numero di aborti. Questo crimine indescrivibile contro la vita umana che rifiuta e uccide la vita dal suo inizio, prepara la premessa per il disprezzo, la negazione, l'eliminazione della vita degli adulti, nonché l'attacco alla vita della società.

Se i deboli sono vulnerabili dal momento della concezione essi sono vulnerabili anche nella tarda età, sono vulnerabili davanti alla forza di un aggressore, e alla potenza delle armi nucleari.

Ma c'è un modo per l'umanità di sfuggire alla sua autodistruzione ed evitare il giudizio di Dio. Di fronte a questi mali che minacciano oggi la vita si deve di nuovo proclamare il carattere sacro della vita umana, come un dono prezioso di un Creatore amorevole, un dono che bisogna accettare, rispettare e proteggere. "Contro il pessimismo e l'egoismo che getta un'ombra sul mondo, la Chiesa sostiene la vita; in ogni vita umana essa vede quel "si", quell'"amen" che è il Cristo stesso" (FC 30).

La Chiesa proclama il piano di Dio per tutta la vita umana, il piano di Dio per l'amore che genera la vita e il piano di Dio per la famiglia che, come comunità viva, ha la missione di "salvaguardare, rivelare, comunicare l'amore" (FC 7). Questo piano di Dio è stato scolpito nell'esistenza dell'uomo e della donna e dà una duplice dimensione alla loro unione coniugale, quella unione coniugale che deve esprimere un'intima comunione di amore e di vita nonché l'impegno della procreazione. A causa dell'inseparabile connessione voluta da Dio del significato unitivo e procreativo dell'atto coniugale, la Chiesa dichiara che nel matrimonio ci può essere una totale donazione di se stessi solo se questi due elementi non sono artificialmente separati (FC 32). Nel piano di Dio, il rispetto per il valore del corpo e l'impegno per la vita è una condizione necessaria per assicurare la piena dignità alla persona umana, la piena dignità alla vita umana.

Bisogna difendere la vita fin dal suo concepimento, contro tutto ciò che la minaccia, come la fame e la guerra; bisogna risanarla da ciò che la indebolisce e la disonora, come le malattie e gli eccessi dell'alcool e della droga; bisogna proteggerla da ciò che la degrada come la violenza, le condizioni di vita disumane, le condizioni di lavoro vergognose e tutte le malvagità di questo tipo.

Contro i malfattori della nostra epoca che vengono solo "per rubare, uccidere e distruggere" (Jn 10,10) noi siamo chiamati a reagire con le armi dello verità, della giustizia, dell'amore. Siamo fermi nella fede: noi crediamo che Cristo ha già riportato la vittoria decisiva sul peccato e la morte, per mezzo della crocifissione e della sua risurrezione, e che attraverso la fede ci dà la vita nel suo nome.

Nella celebrazione della vita, questa sera volgiamo lo sguardo verso la beatissima Vergine Maria, Madre di Dio e Madre della Chiesa. Essa ha dato i natali al Salvatore, che è la vita del mondo; essa è con noi in questa celebrazione della vita. Essa ci è vicina nei nostri sforzi per favorire la vita, per risanarla, per migliorarla e difenderla contro tutto ciò che potrebbe ferirla, indebolirla, o distruggerla. Si, essa è vicina a noi, nei nostri sforzi per seguire il Buon Pastore Gesù, che ci conduce verso la vita eterna.

Cari fratelli e sorelle, questo è il nostro destino: vivere pienamente la vita in comunione con la Santissima Trinità, il Padre, il Figlio, lo Spirito Santo ai quali "sia ogni lode, onore, gloria e potenza, nei secoli dei secoli" (Ap 5,13).

Data: 1984-09-18 Data estesa: Martedi 18 Settembre 1984




Alle religiose - Hull (Canada)

Titolo: Il mondo cerca testimoni della gratuità dell'amore di Dio

Testo:

Mie care sorelle.


1. "Lo Spirito e la sposa dicono: "Vieni"... Vieni, Signore Gesù" (Ap 22,17-20).

La Chiesa, ispirata dallo Spirito in essa presente, non cessa di rivolgere questo appello al Signore Gesù. Ella è protesa verso il suo ritorno.

Ella lo attende, come una sposa sospira per il suo sposo diletto, elevato alla destra del Padre. Ella ha già "lavato la sua veste" nel suo sangue che l'ha redenta. Ella spera di "disporre dell'albero della vita". Ella sa che partecipa già alla sua vita, in modo misterioso e parziale, nella fede, nei sacramenti, nella preghiera, nella carità. E' con lui che ella lavora per rinnovare questo mondo secondo il suo Spirito. Ma ella è impaziente di un rinnovamento completo, della visione piena del suo sposo. Per il momento la sua vita è come ascosa in Dio.

L'intera Chiesa deve vivere di quest'attesa ed esserne testimonianza. Ma le anime consacrate hanno fatto "una scelta carismatica del Cristo come sposo esclusivo. Una tale scelta consente già di per se stessa di "preoccuparsi degli affari del Signore" ma inoltre allorché essa vien fatta "a causa del regno dei cieli" essa rende questo regno escatologico di Dio più vicino alla vita di tutti gli uomini... Le persone consacrate portano nel mondo che passa l'annuncio della risurrezione che verrà e della vita eterna" (cfr. "Redemptionis Donum", 11).


2. Tutti i religiosi e le religiose hanno questo carisma in seno alla Chiesa. Ma esso è ancor più evidente per le suore di clausura che rinunciano ad ogni attività in mezzo alla gente per essere presenti soltanto al Signore. E' in questo luogo, è innanzitutto a voi ch'io mi rivolgo, care sorelle contemplative. La Chiesa considera il vostro posto nel complesso del corpo mistico di Cristo come essenziale alla vita della Chiesa, al suo completo sviluppo, anche nelle giovani Chiese assorbite dai compiti di evangelizzazione. Effettivamente, la preghiera dei contemplativi ha avuto una funzione considerevole nell'approfondimento della fede in Canada.

Tale fu proprio l'intuizione dell'abate Mangin e di suor Maria Zita che hanno fondato qui, or è quasi cent'anni, le Serve di Gesù e Maria. Queste religiose onorano particolarmente il sacro Cuore di Gesù nell'Eucaristia che è il dono supremo del suo amore, nel quale esse lo adorano in modo permanente. Il vostro apostolato spirituale, mie sorelle, non è forse di sostenere il ministero dei sacerdoti e di collaborare all'eterno disegno dell'alleanza di tutti i credenti: "Che essi siano uno!"? Penso anche a tutti coloro e a tutte coloro che hanno instaurato la vita contemplativa in Canada, secondo spiritualità complementari. Al di là di tutte le religiose qui presenti, io saluto con affetto e incoraggio tutte le monache di clausura e i monaci di questa nazione!


3. "Accadrà per il regno dei cieli come per le dieci vergini che presero la loro lampada e andarono incontro allo sposo. Orbene, cinque di esse erano stolte e cinque erano prudenti". Sorelle, attendete lo sposo come queste vergini prudenti.

Siate sempre pronte. Siate disponibili. In attesa del Signore, vegliate.

L'ambiente della vostra vita conventuale è organizzato per favorire l'esperienza di Dio; il vostro ritiro dal mondo, con la sua solitudine; il vostro silenzio, che è un silenzio d'ascolto, un silenzio d'amore; l'ascesi, la penitenza, il lavoro che vi fanno partecipare all'opera redentrice; la comunione fraterna, rinnovata senza posa; la celebrazione eucaristica quotidiana che unisce la vostra offerta a quella del Cristo.

Che la stanchezza, il tran tran, la monotonia della vostra vita conventuale non vi addormentino, che le eventuali impressioni di assenza di Dio, le tentazioni o semplicemente le prove normali del progresso nell'unione mistica al Cristo non vi scoraggino! Che la lampada della vostra preghiera, del vostro amore, non venga meno! Fate provvista dell'olio che la alimenterà giorno e notte.


4. Giacché, anche in seno a una comunità, il cammino rimane personale. Come le vergini sagge non potevano rimediare alla noncuranza delle vergini stolte, nessun'altra si può sostituire a voi per accogliere la comunione trinitaria nel più intimo della vostra persona, là ove l'amore ricevuto risponde all'amore nell'adorazione, la lode e la gratuità. Allora voi fate vostra la preghiera del salmista che leggevamo poco fa: "O Dio, tu sei il mio Dio, all'aurora ti cerco, / di te ha sete l'anima mia, / a te anela la mia carne, / come terra deserta, / arida, senz'acqua. / così nel santuario ti ho cercato, / per contemplare la tua potenza e la tua gloria. / Poiché la tua grazia vale più della vita, / le mie labbra diranno la tua lode. / così ti benediro finché io viva... / Penso a te nelle veglie notturne... / esulto di gioia all'ombra delle tue ali. / A te si stringe l'anima mia / e la forza della tua destra mi sostiene" (Ps 62,2-5 Ps 62,7-9).

Questo incontro ineffabile del Dio vivente e personale non può essere vissuto se non nell'oscurità della fede. Lo sposo è dietro la porta mentre voi siete ancora nella notte. E' sempre nella luce della fede che Dio si dona. Ma i segni di Dio sono così discreti nell'esistenza quotidiana irrilevante delle vostre giornate che è necessario siate vigilanti per poter perseverare e crescere nella fede, alla scuola di Maria. Il "tesoro" che vi attende nei cieli non sarà se non il compimento escatologico di ciò che si nascondeva... nel tesoro interiore del cuore (cfr. "Redemptionis Donum", 5).


5. Le vostre vite hanno una fecondità segreta ma sicura. "Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto" (Jn 15,5). In questa solidarietà che unisce tutte le membra del Cristo voi siete, secondo la parola di santa Teresa del Bambin Gesù, come il cuore. Senza il vostro amore, la carità si raffredderebbe. Nella Chiesa che prega, soffre ed evangelizza, la vostra parte è il resoconto a Dio. La vostra offerta vi rende conformi al Cristo affinché egli possa utilizzare tutto il vostro essere e consumarlo per l'opera redentrice, come piace al suo amore. E Dio ascolta la preghiera di lode e d'intercessione che sale dai vostri cuori per dispensare la sua grazia, senza la quale non ci sarebbe nella Chiesa né conversione al Vangelo, né progresso nella fede, né vocazioni di operai apostolici (cfr. AGD 40).


6. La comunità cristiana di Hull sembra aver ben compreso la vostra vocazione, e parimenti la popolazione vicina della grande città di Ottawa. La gente è attaccata al vostro monastero, essa lo sostiene, non esita a confidarvi le sue pene e le sue gioie, i suoi progetti e le sue domande di preghiera.

C'è sempre più gente - e tra di essa molti giovani - che cerca delle zone di gratuità, di preghiera, di contemplazione, gente assetata di assoluto.

Taluni si fermano nei vostri monasteri alla ricerca di valori spirituali. Per tutti questi ricercatori di Dio, testimoniate, mediante la verità e la trasparenza delle vostre persone, che l'appartenenza al Cristo vi rende libere e che l'esperienza di Dio vi colma.

Senza sottrarvi alle esigenze della vita contemplativa, trovate i gesti suscettibili di esprimere per la cultura del nostro tempo la vostra opzione radicale per Dio. A coloro che dicono: "Noi non sappiamo pregare" rispondete, mediante la vostra esistenza, che il dialogo con Dio è possibile perché "lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza" (Rm 8,26). A coloro che vogliono fare della loro vita qualcosa di grande, testimoniate che il cammino verso la santità è la più bella delle avventure, opera non soltanto dei nostri sforzi, ma opera dell'infinita tenerezza di Dio nell'immensa miseria umana. Che i vostri monasteri consentano ai passanti di avvicinarsi alle sorgenti di acqua viva: "Chi ha sete venga; chi vuole attinga gratuitamente l'acqua della vita" (Ap 22,17)!


7. La mia meditazione sembrava riservata alle suore di clausura. In realtà ho avuto costantemente presenti tutte le donne che si consacrano a Dio nella vita religiosa del Canada. Esse sono circa quarantamila! ciò che ho detto dello spirito della vita consacrata vale ugualmente per tutte le religiose della vita attiva o apostolica. Le circostanze hanno fatto si ch'io non abbia potuto avere con tutte loro un incontro particolare, e me ne sono rammaricato. Ne ho viste molte a tutte le mie tappe, con il popolo di Dio. Ma attendevo quest'occasione, e stasera sono felice di salutarle tutte, da questo luogo di contemplazione, e di rivolgere loro questo messaggio.

Care sorelle, voi compite in seno alla Chiesa dei servizi che le comunità cristiane e il mondo apprezzano vivamente: voi prendete parte, tra l'altro, alla catechesi, all'educazione, alle cure ospedaliere, al sostegno dei vecchi, alle attività parrocchiali... Felici quei Paesi, quelle città che sono ancora rassicurati dalla presenza di tali suore! Voi avete insomma una certa attività professionale, di preferenza quella che vi consente di esprimere la carità e la testimonianza della fede, e ciò in modo comunitario.


8. Ma non è questo il mistero originario della vostra vita. Voi vi siete liberamente consacrate al Signore il quale, per primo, ha posato su di voi uno sguardo di predilezione. I vostri voti religiosi sono radicati intimamente nella consacrazione del Battesimo, ma la esprimono con maggior pienezza (cfr. PC 5). Voi partecipate in modo speciale e permanente alla morte in croce del Redentore e alla sua risurrezione. Il carattere pasquale della vostra vita si riconosce in ciascuno dei "consigli evangelici" che voi vi impegnate a praticare in modo radicale. Nello stesso tempo voi divenite veramente libere per meglio servire. Voi puntate, non sull'"avere", ma sulla qualità dell'essere, della persona che si rinnova in Gesù Cristo.

Il nostro mondo ha più che mai bisogno di scoprire, nelle vostre comunità e nel vostro stile di vita, il valore di una vita semplice e povera al servizio dei poveri, il valore di una vita liberamente impegnata nel celibato per conservarsi a Cristo e, con lui, amare particolarmente i male amati, il valore di una vita in cui l'obbedienza e la comunità fraterna contestino silenziosamente gli eccessi di un'indipendenza talvolta capricciosa e sterile.

Il mondo ha bisogno soprattutto di testimoni della gratuità dell'amor di Dio. Presso coloro che dubitano di Dio o che hanno l'impressione della sua assenza, voi siete la manifestazione che il Signore merita di essere ricercato e amato per se stesso, che il regno di Dio, con la sua appartenente follia, merita che ad esso si consacri la propria vita. In tal modo le vostre vite divengono un segno della fede indistruttibile della Chiesa. Il dono gratuito della vostra vita a Cristo e agli altri è forse la contestazione più urgente da opporre a una società in cui il guadagno è divenuto un idolo. La vostra scelta stupisce, pone interrogativi, seduce o irrita questo mondo, ma non lo lascia mai indifferente. In ogni modo, il Vangelo è sempre segno di contraddizione. Voi non sarete mai comprese da tutti. Ma non temete mai di manifestare la vostra consacrazione al Signore. Vi fa onore! E' l'onore della Chiesa! Voi avete un posto specifico nel corpo di Cristo, in cui ciascuno deve compiere il proprio compito, il proprio carisma.

Se voi cercate, con lo Spirito Santo, la santità che corrisponde al vostro stato di vita, non abbiate paura. Egli non vi abbandonerà. Le vocazioni verranno a raggiungervi. E voi stesse conserverete la vostra giovinezza d'animo, che nulla ha a che vedere con l'età. Si, carissime sorelle, vivete nella speranza.

Conservate gli occhi fissi su Cristo e camminate con passo fermo sulle sue orme nella gioia e nella pace.


9. Non posso prolungare oltre questo messaggio a tutte le religiose canadesi. Ho scritto il 25 marzo scorso una lettera per voi e per tutti i religiosi, "Redemptionis Donum".

Questa sera, al termine del mio lungo viaggio apostolico attraverso il Canada, sono molto felice di essere, con il vescovo di questa diocesi Adolphe Proulx, ospite delle suore. Come Gesù amava ritirarsi in Betania a casa di Maria e Marta - l'una più contemplativa, l'altra più attiva - io sono venuto nella vostra casa per pregare con voi. Come Pietro e gli altri apostoli si ritirarono nel Cenacolo, insieme a Maria, la Madre di Gesù, io vengo a invocare lo Spirito Santo.

Possa egli riversare la sua luce e il suo potere sugli abitanti di questa cara nazione, affinché la Chiesa possa qui accrescersi in santità! Pregate con me per tutti i religiosi, per tutti quelli che sono consacrati, per gli uomini e le donne che sono membri di istituti secolari. Preghiamo per i sacerdoti, che sono ministri dell'Eucaristia e guide delle coscienze. Preghiamo per coloro che soffrono le persecuzioni per la loro fede.

E, vicino a Ottawa ove incontrero questa sera i responsabili della vita politica, ove domani celebrero la messa per la pace, preghiamo per tutti coloro che devono contribuire al raggiungimento di una maggior giustizia, pace e fraternità, nel Canada e nei Paesi meno fortunati.

Venga il tuo regno, Signore Gesù. Amen.

Data: 1984-09-19 Data estesa: Mercoledi 19 Settembre 1984




Al governo e al corpo diplomatico - Ottawa (Canada)

Titolo: Vera pace se menti e cuori sono convertiti alla giustizia

Testo:

Signora, governatore generale, signor primo ministro del Canada, signore e signori membri delle due Camere del Parlamento, e delle istituzioni giuridiche, signore e signori membri del corpo diplomatico.


1. Dall'inizio del mio viaggio pastorale, e durante le diverse tappe del mio periplo nel vostro incomparabile Paese, ho desiderato questo incontro nella capitale del Canada, con tante distinte personalità. Sono molto felice di essermi intrattenuto questo pomeriggio con la signora governatore generale, e di aver potuto trattare con lei gli argomenti che interessano il Canada e il mondo. Sono vivamente commosso della vostra presenza qui al completo, e vorrei ringraziarvi molto cordialmente per l'onore che rendete così anche al vescovo di Roma, primo pastore della Chiesa cattolica. Non mi è possibile, ora, tentare, sia pur brevemente, un'analisi delle impressioni profonde e durature provate così spesso nei momenti indimenticabili della mia visita presso il popolo canadese.

Permettetemi di dire semplicemente che ringrazio Dio, che può tutto, per i momenti di grazia che egli mi ha accordato nel corso dei numerosi incontri di preghiera, di partecipazione e di dialogo con tante persone in questo Paese.


2. Incontrando voi oggi, che rappresentate non soltanto il popolo del Canada, ma anche i popoli di tanti Paesi, io penso una volta ancora al mondo intero e ai legami che uniscono tutta l'umanità: il Nord e il Sud, l'Est e l'Ovest, gli uomini, le donne e i bambini, i giovani e gli anziani. Qualsiasi azione promossa in una nazione, o in una regione, per risolvere i propri problemi, ha forzatamente una ripercussione sulla vita e gli obiettivi di altre nazioni, in base a meccanismi economici ineluttabili. Ma nello stesso tempo si constata che i popoli, tutti, accettano con maggior coscienza di impegnarsi con vigore in una responsabilità comune in vista di un bene universale comune a tutti. Il senso della solidarietà e delle responsabilità condivise fra le nazioni progredisce, e questo costituisce uno dei segni di speranza del nostro tempo, che deve ispirare a tutti i popoli una disponibilità sempre più grande a collaborare fra loro.

Gli obiettivi nazionali legittimi non possono essere perseguiti con sterili confronti, ma soltanto grazie a una cooperazione e a un dialogo fiducioso, continuo e aperto. Tutti gli individui e tutti i popoli debbono sapere che essi sono gli amministratori di un'eredità comune e i servitori di un comune destino.


3. Oggi la cornice e le circostanze particolari del nostro incontro, nella capitale del Canada, alla fine del mio pellegrinaggio, "a mari usque ad mare" mi permettono di esprimere la mia stima al popolo canadese e ai suoi dirigenti per le numerose iniziative intraprese, e che concretizzano in modo tangibile il loro senso della solidarietà mondiale. Arricchito dall'esperienza della collaborazione fra molti gruppi diversi nella ricerca del benessere comune di tutti i canadesi, questo Paese ha anche deciso, nel campo della collaborazione e della responsabilità internazionale, di seguire la strada di un impegno effettivo in favore della pace mondiale, e di dare un contributo disinteressato allo sviluppo delle nazioni meno fortunate.


4. A tutti i popoli e a tutte le nazioni che hanno sinceramente e onestamente lottato nel corso dei decenni che si sono susseguiti alla Seconda guerra mondiale, per creare un mondo di relazioni pacifiche e di giustizia internazionale, noi siamo debitori, e non lasceremo che la nostra opinione sulla situazione mondiale sia turbata dal pessimismo o dal disfattismo. Un progresso reale è stato effettivamente raggiunto in molti campi, e dobbiamo riconoscerlo con compiacimento. Nel medesimo tempo non possiamo chiudere gli occhi di fronte a problemi non ancora risolti, o di fronte a innumerevoli situazioni di conflitti e ingiustizie che ancora esistono come una macchia oscura sulla scena internazionale e come una sfida che la comunità mondiale non può fare a meno di evitare e di rilevare. Non possiamo chiudere gli occhi, e non dovremmo lasciare che il cuore si indurisca di fronte alla sofferenza e alla disperazione infinite che affliggono milioni di nostri fratelli. Oggi, alla società non mancano le informazioni e le statistiche che riguardano i mali del mondo. Ma essa è sensibile solo fino al punto in cui certi fatti non influenzino la propria azione. Mi riferisco in particolare alla mancanza di accordi per rallentare e in seguito arrestare la corsa agli armamenti. L'investimento del potenziale scientifico e delle risorse nelle armi di distruzione massiccia; le guerre circoscritte che continuano ad uccidere uomini e donne sia fuori che nel loro stesso Paese; la mancanza di rispetto del valore della dignità della vita prima della nascita; gli esperimenti sull'embrione umano; l'insufficienza di cibo o la morte dei bambini nei Paesi affetti dalla siccità cronica o dal sottosviluppo; la mancanza delle più elementari cure sanitarie; l'esodo rurale massiccio e le concentrazioni urbane dove manca il lavoro, l'istruzione o l'alimentazione; la perdita della libertà, compresa quella di praticare la propria religione. In tutto questo si può constatare che non si tiene sufficientemente conto delle dimensioni etiche soggiacenti ai problemi della società e che si riallacciano ad essa.


5. Faccio appello a voi, oggi, signore e signori, e attraverso voi a tutte le persone che rappresentate, con qualifiche diverse; siate i difensori di una concezione nuova dell'umanità, una concezione che non considera i problemi della società solo in funzione di operazioni economiche, tecniche o politiche, ma in funzione degli esseri viventi, degli esseri umani creati a immagine e somiglianza di Dio e chiamati a un destino eterno; una concezione fondata sui veri valori umani e che quindi li difenda; una concezione che ispiri l'azione e superi la soddisfazione personale, l'insensibilità e l'egoismo. Non è forse la missione propria di coloro che hanno ricevuto l'onere di una responsabilità pubblica - sia nel quadro nazionale che internazionale - di promuovere questa concezione dell'umanità che rende capaci di mettere in azione la buona volontà presente nel cuore di tutti i cittadini? Non è forse loro precisa responsabilità far nascere la volontà politica per realizzare i cambiamenti necessari per il buon uso del potenziale umano e tecnico disponibile nella società? Nessuno di noi può rimanere passivo di fronte alle sfide della nostra epoca; noi sappiamo che il mondo possiede immense riserve di conoscenze tecniche e di ricchezze che possono essere impiegate per aiutare a risolvere i problemi dell'umanità. Sono convinto che nelle vostre esperienze di governo, legislative e giudiziarie in Canada, come anche nelle cariche internazionali in ciascuno dei vostri Paesi, voi occupate posizioni di privilegio per promuovere, con ogni iniziativa, la nuova concezione dell'umanità che si stende a tutti i campi delle attività umane, e che si trova alla base di ogni legislazione, di ogni attività pubblica e di tutti i rapporti sociali. Siate sicuri del mio sostegno e del mio incoraggiamento.


6. Nessuno può negare che il mondo odierno sente veramente la necessità di una nuova visione di pace. La gente viene uccisa nei Paesi devastati dalla guerra.

Popoli interi vivono nella paura, nella possibilità sempre crescente che le tensioni e i conflitti vengano risolti con la potenza delle armi e non con la forza della ragione. Essi sono minacciati dall'esistenza di potenti arsenali di distruzione e dalla mancanza di effettivi progressi nei negoziati per il disarmo.

La gente soffre per la fame, la mancanza di nutrizione e le malattie. A molti manca l'istruzione e la possibilità di vivere una vita che abbia un senso, mentre immense ricchezze sono divorate dalla corsa agli armamenti. E' molto importante dichiarare più volte che la guerra è nel cuore e nella mente degli uomini e delle donne del nostro tempo, e che la vera pace arriverà solo quando i cuori e le menti di tutti si saranno convertiti alla compassione, alla giustizia, all'amore.

Nella nuova visione della pace non c'è posto per l'egocentrismo e l'antagonismo. Tutti siamo coinvolti; tutti noi abbiamo la responsabilità della nostra conversione verso pensieri e azioni di pace. Una persona sola non può cambiare il mondo, ma tutti noi insieme, forti nella convinzione e nella determinazione che la pace inizia nei nostri cuori, saremo in grado di creare una società pacifica, amante della pace. Da parte mia, ho deciso di dedicare il mio messaggio per la prossima celebrazione della Giornata della pace nel mondo al tema: "Pace e gioventù camminano insieme". Oggi la popolazione del mondo è composta in larga misura da giovani. Il loro impegno darà un diverso significato al futuro del mondo e il contributo di ciascuno, unito a quello di tutti gli altri, cambierà il mondo.


7. I rapporti fra gli individui e i popoli sono al centro dei problemi della società. Questi rapporti debbono essere basati su una visione della persona umana che propone ed esalta la dignità e il carattere sacro di ogni essere umano. La dignità della persona è la base di tutti i diritti umani. Non possiamo che rallegrarci della crescente consapevolezza che esiste per l'importanza e centralità del rispetto per i diritti umani, per la costruzione di una società di pace e giustizia. E' necessario tuttavia, per la promozione del rispetto dei diritti umani, riferirsi a principi fondamentali: la persona, sia uomo che donna, e la loro dignità, vista in ogni sua dimensione. Ogni essere vive, nel medesimo tempo, sia in un mondo di valori e necessità materiali, che in un mondo di aspirazioni e conquiste spirituali. Le necessità e le speranze, le libertà e i rapporti della persona non riguardano mai una sfera unica di valori ad esclusione dell'altra. Ed è in questa luce che debbono essere considerati i diritti e le libertà, nonché i corrispondenti doveri e responsabilità.

Oggi vorrei attirare la vostra attenzione in particolar modo su qualcosa che considero estremamente fondamentale e che riguarda nel suo insieme tutto il problema dei diritti umani: il diritto alla libertà di religione. La libertà di religione è un diritto che interessa direttamente ciò che vi è di essenziale nella persona umana e ciò che rivela pienamente la dignità dell'uomo e della donna: il rapporto con Dio, il Creatore, e il destino finale di ogni essere umano. E' deplorevole il fatto che ancora esistano varie forme di negazione della libertà religiosa e discriminazione verso i credenti, verso tutta la comunità della Chiesa, malgrado ci siano legislazioni costituzionali e strumenti internazionali che garantiscono la libertà di religione.

A questo punto desidero, insieme a tutti gli uomini e le donne di buona volontà, proclamare di nuovo il diritto alla vita e rinnovare la supplica che sia rispettato il diritto alla vita dei nascituri. Dobbiamo aborrire il fatto che in parecchie società l'aborto sia socialmente accettato e venga eseguito con facilità. Questa pratica viene presentata come una pronta risposta a molti problemi; una gravidanza non voluta, il problema di una donna nubile incinta, quello della popolazione che aumenta rapidamente, il problema della povertà. Non soltanto la società permette la distruzione dell'essere umano ma tenta anche di giustificarne la distruzione. Quando il rispetto per la vita umana viene sistematicamente negato o rifiutato, vengono violati la dignità di ogni essere vivente e il carattere sacro della vita umana.


8. Invitandovi, signore e signori, ad essere i sostenitori di una nuova visione della pace e della giustizia, debbo parlare di un fenomeno di una gravità crescente, per il quale so che voi nutrite il più grande interesse. Mi riferisco ai rifugiati e a coloro che emigrano. Esistono molti fattori di questa realtà da considerare, e le situazioni variano di volta in volta in maniera notevole. Ci sono i rifugiati politici, i profughi che lasciano le loro case costretti da forze umane o naturali. Coloro che cercano di sfuggire alle ingiustizie, oppressioni o persecuzioni. Ci sono immigrati che cercano un'opportunità di lavoro, in modo da far fronte alla necessità della loro famiglia, e quelli che emigrano per trovare opportunità migliori o più promettenti.

Qualsiasi siano le ragioni, i rifugiati debbono essere considerati sotto un duplice aspetto: il rapporto con la patria d'origine e quello verso la nuova terra che è loro per scelta o per necessità. Questa nuova situazione che ha assunto una larga dimensione in molte parti del mondo, implica svantaggi e solleva sfide sia agli individui sia alle nazioni interessate, nonché a tutta l'umanità.

E' molto importante che noi offriamo ai rifugiati o agli immigrati una maggior comprensione, a prescindere dalle cause delle loro presenti situazioni, o dalle possibilità che essi hanno davanti a sé. E che possa, da questa comprensione, svilupparsi una maggiore sensibilità per i loro bisogni e la loro dignità umana. Soprattutto il mondo ha bisogno di capire il distacco e il dolore che si accompagnano ad ogni motivo per emigrare. Ognuna di queste persone porta nel nuovo ambiente quelle tradizioni e quei valori che appartengono a una cultura che è un'eredità preziosa. A volte questo nuovo ambiente può essere inospitale per il profugo o l'immigrato, oppure ostile verso il suo bagaglio culturale. I figli e le figlie di una cultura o di una nazione - di qualsiasi cultura o nazione - hanno il diritto di mantenere le proprie tradizioni, per esserne orgogliosi, e perché siano rispettate dagli altri. Mentre non sarebbe giusto che essi imponessero agli altri l'eredità della loro cultura, è naturale che essi si aspettino che sia loro concesso il rispetto e la considerazione che la loro cultura merita e che hanno giustamente ereditato. Essi hanno il diritto di aspettarsi che questo rispetto sia il primo passo verso una complementarietà di tradizioni che arricchirà i cittadini della nazione che li ospita, e un sostegno e un incoraggiamento per gli stessi profughi e immigrati.

Qui in Canada, come ho già detto a Winnipeg, è stato fatto molto in questi anni per accettare e aiutare i profughi e gli immigrati in questa terra, e tutti coloro che hanno dovuto affrontare questi problemi. Oltre all'assistenza ufficiale l'intero settore privato, comprese le famiglie e molti gruppi religiosi, si è generosamente dedicato a servire questi fratelli e sorelle. Il risultato in questo campo ha suscitato una grande fiducia nella politica del governo di questo Paese e nel suo popolo. Oggi desidero dare il mio appoggio. Oggi desidero dare il mio appoggio e incoraggiamento al Canada e a tutte le nazioni qui rappresentate, perché proseguano in questi splendidi sforzi e resistano ad ogni tentazione di cessare quest'opera importante. Siate sicuri che la Santa Sede sostiene questa causa ed è vicina a tutti voi allo scopo di proclamare al mondo intero l'importanza delle vostre attività e la loro efficacia per l'edificazione della vera pace.


9. Signore e signori, vi presento semplicemente un'elevata visione dell'umanità per farvi riflettere e per incoraggiarvi, quasi per liberarvi un poco dalle gravi responsabilità che ci appartengono. Siate sempre i sostenitori di questa visione, qui in Canada e nel mondo. Fate che diventi un incentivo e una forza che si muove verso l'azione e l'impegno che farà del mondo un mondo in cui regnino la pace e la giustizia. Questo, cari amici, è il mondo che Dio, nella sua infinita bontà ha affidato alle nostre cure.

Data: 1984-09-19 Data estesa: Mercoledi 19 Settembre 1984





GPII 1984 Insegnamenti - A giovani, anziani e handicappati - Vancouver (Canada)