GPII 1984 Insegnamenti - Alla Conferenza rifugiati in Africa - Città del Vaticano (Roma)

Alla Conferenza rifugiati in Africa - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Offrite ai rifugiati la speranza, non solo la protezione

Testo:

Agli organizzatori e a tutti i partecipanti alla seconda conferenza internazionale sull'assistenza ai rifugiati in Africa.

Vi rivolgo un saluto deferente e fiducioso. Va a vostro onore di uomini, di governanti e di responsabili di organizzazioni avere preparato da lungo tempo questo importante incontro e arrivarvi con il fermo proposito di migliorare sempre più le condizioni d'accoglienza e di vita e di affermare la speranza di un avvenire più umano per i milioni di nostri fratelli e sorelle rifugiati o profughi del continente africano.

Come ho detto recentemente in Tailandia rivolgendomi ai rifugiati del campo di Phanat Nikhom e nella mia allocuzione ai membri del governo e del corpo diplomatico, è la dignità della persona umana, dono di Dio, che è in causa. Che questo pensiero presieda ai vostri lavori e ispiri le vostre decisioni. Il numero tanto rilevante di rifugiati non dovrà portare a trattare i loro problemi come fossero quelli di masse umane che bisogna solamente ospitare, nutrire, proteggere dalle epidemie, in attesa della loro partenza verso altri luoghi. Essi sono fratelli e sorelle che alcuni Paesi hanno deciso di ospitare, dei quali vogliono alleviare le sofferenze e ai quali cercano di restituire la speranza. Ma i pesanti carichi finanziari che questo comporta non possono essere assunti soltanto da questi Paesi di accoglienza; questa è la ragione per cui si fa appello alla comunità internazionale affinché essa apporti il suo aiuto generoso.

Studiando i progetti che vi sono presentati, pensate, al di là del problema dei rifugiati nel loro insieme, al dramma vissuto da ciascuno di loro, alla miseria di ogni famiglia. Le cause che creano queste situazioni dovranno essere studiate obiettivamente, poiché bisognerebbe fare in modo che esse cessassero al più presto: esse feriscono gravemente e forse a morte giovani e adulti nella loro dignità umana, costringendoli a uno sradicamento culturale e familiare, portandoli alla miseria fisica e all'inazione, privandoli dell'esercizio dei loro diritti sociali. La nostra dignità umana di esseri che Dio ha creato fratelli sarebbe gravemente colpita se noi non prendessimo seriamente in considerazione queste miserie.

La vostra partecipazione a questa riunione, che ha l'ambizione di prendere in considerazione dei progetti non semplicemente di sopravvivenza ma piuttosto di promozione umana e di inserimento sociale, è già una prima risposta di speranza ai milioni di rifugiati che vi interrogano: in questo modo voi manifesterete loro che essi sono accolti, rispettati, amati, che col vostro aiuto essi potranno preparare il loro avvenire perché un giorno essi possano riprendere il loro posto nella loro patria - si tratta di un diritto imprescindibile - con quelle accresciute competenze che il periodo dell'esilio dovrebbe permettere loro di acquisire.

Quando uomini di buona volontà sono solidali con coloro che soffrono, quando si accordano e uniscono i loro sforzi per renderli efficaci, la nostra umanità diventa più fraterna; all'ascolto di parole come quelle del sermone della montagna e delle beatitudini noi, uomini e donne di ogni religione, prepariamo un mondo nel quale si potrà vivere meglio.

Per la loro iniziativa mi congratulo con il segretario generale delle Nazioni Unite, con l'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, con l'Organizzazione dell'unità africana, con tutti i governi partecipanti e le organizzazioni governative rappresentate e ammiro la generosità del loro impegno! Dal Vaticano, 5 luglio 1984

Data: 1984-07-05 Data estesa: Giovedi 5 Luglio 1984




Al Consiglio di cristiani ed ebrei - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La pace si costruisce senza pregiudizi e con il dialogo

Testo:

Cari amici, signor presidente e membri del comitato esecutivo del Consiglio internazionale di cristiani ed ebrei.


1. La ringrazio, signor presidente, per le gentili parole di saluto con le quali mi ha presentato gli scopi, i compiti e le preoccupazioni del Consiglio internazionale di cristiani ed ebrei. E ringrazio anche voi, membri del comitato esecutivo, per la vostra gentilezza nel venire a visitare il Papa in occasione del vostro colloquio internazionale che si terrà a Vallombrosa la settimana prossima.

Siate i benvenuti in questa casa nella quale le attività di chi promuove il dialogo tra cristiani ed ebrei e vi è personalmente impegnato sono seguite da vicino e incoraggiate calorosamente. E' realmente soltanto mediante un tale incontro di animi e cuori, che arriva a toccare le nostre rispettive comunità di fede, e anche, forse, altre comunità, come voi cercate di fare con l'Islam, che sia ebrei che cristiani possono giovarsi del loro "grande patrimonio spirituale comune" (cfr. NAE 4) e renderlo fecondo per il loro bene e per il bene del mondo,


2. Si, un "grande patrimonio spirituale comune" che dovrebbe, innanzitutto, essere portato a conoscenza di tutti i cristiani e di tutti gli ebrei e che non abbraccia soltanto l'uno o l'altro elemento isolato, ma è una comune eredità religiosa, ricca, solida e feconda: il monoteismo; la fede in un Dio, che, come un Padre affettuoso, si prende cura dell'umanità, ha scelto Abramo e i profeti e ha mandato Gesù nel mondo; il comune schema liturgico di base e una comune consapevolezza del nostro impegno, fondato nella fede, per tutti gli uomini e le donne nel bisogno, che sono il nostro "prossimo" (cfr. Lv 19,18 Mc 12,31).

Questa è la ragione per cui voi siete tanto interessati all'educazione religiosa, da entrambe le parti, perché le immagini che ciascuno di noi si fa dell'altro dovrebbero essere realmente libere da stereotipi e pregiudizi, dovrebbero rispettare l'identità dell'altro e preparare le persone a quegli incontri di animi e di cuori prima menzionati. L'adeguato insegnamento della storia è anch'esso una vostra preoccupazione. ciò è molto comprensibile, data la triste e complicata storia comune di cristiani ed ebrei, una storia che non sempre è insegnata e trasmessa correttamente,


3. C'è ancora il pericolo di una tendenza, sempre attiva e talvolta persino risorgente, a discriminare tra persone e gruppi umani, valorizzando alcuni e disprezzando altri, una tendenza che non esita a volte ad usare metodi violenti.

Individuare e denunciare tali fatti e prendere una posizione comune contro di essi è un atto nobile e una prova del nostro comune impegno fraterno. Ma è necessario andare alle radici di tale male, attraverso l'educazione, in particolare l'educazione al dialogo. Questo comunque non sarebbe sufficiente se non fosse accompagnato da un profondo cambiamento nel nostro cuore, una reale conversione spirituale. Questo significa anche riaffermare costantemente i comuni valori religiosi e lavorare per un personale impegno religioso nell'amore di Dio, nostro Padre, e nell'amore di tutti gli uomini e donne (cfr. Dt 6,5 Lv 19,18 Mc 12,28-34). Questa regola d'oro, lo sappiamo bene, è comune a tutti noi, sia ebrei che cristiani.

In questo contesto è da vedersi il vostro importante lavoro con i giovani. Facendo incontrare giovani ebrei e cristiani e dando loro la possibilità di vivere, parlare, cantare e pregare insieme, voi contribuite grandemente alla creazione di una nuova generazione di uomini e donne, reciprocamente solleciti gli uni verso gli altri e verso tutti, e pronti a servire il prossimo nel bisogno, qualunque sia la sua professione religiosa, la sua origine etnica e il suo colore.

La pace nel mondo si costruisce in questo modo modesto, apparentemente insignificante e limitato ma, alla fine, molto efficace. E noi siamo tutti interessati alla pace in tutto il mondo, tra le nazioni e all'interno di esse, particolarmente in Medio Oriente.


4. Lo studio comune delle nostre origini religiose è anch'esso una questione all'ordine del giorno. Vi incoraggio a fare buon uso dell'importante raccomandazione fatta dal Concilio Vaticano II - nella sua dichiarazione NAE 4 - sugli "studi biblici e teologici" che sono la fonte della "comprensione e del rispetto reciproci". Infatti tali studi, fatti in comune e del tutto differenti dalle antiche "dispute", tendono alla vera conoscenza di ogni religione, e anche alla gioiosa scoperta del "patrimonio comune" di cui ho parlato all'inizio, sempre nell'attento rispetto della dignità di ciascuno.

Che il Signore benedica tutti i vostri sforzi e vi ripaghi con le benedizioni che Gesù ha proclamato, nella tradizione dell'Antico Testamento, per coloro che lavorano per la pace (cfr. Mt 5,9 Ps 36,37),

Data: 1984-07-06 Data estesa: Venerdi 6 Luglio 1984




Al Chierici regolari mariani - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Ricevuto in udienza il Capitolo generale

Testo:

Fratelli carissimi, di questa opportunità di salutarvi di persona, che tre anni fa purtroppo mi sono lasciato sfuggire, approfitto oggi tanto più volentieri, ricevendo qui voi, fratelli e partecipanti al capitolo generale della congregazione dei Chierici regolari mariani, che prendete il nome dall'Immacolata Concezione.

Mi sono molto cari quei numerosi segni di affetto e di fedeltà verso il Vicario di Cristo e la testimonianza di unità con la Sede di Pietro e con tutta la Chiesa che con la recente lettera del superiore generale è stata resa in modo così evidente e viene dimostrata dal vostro presente consenso e manifesto impegno, e allora era stata manifestata in modo così chiaro dalle vostre preghiere per la mia guarigione e la mia salute. Voi, seguendo la guida della madre Chiesa, avete già intensamente lavorato per rinnovare e ritessere le leggi costitutive della vostra vita e per perfezionare e approvare la loro stesura definitiva. Poiché ben conosco già da tempo il vostro impegno di apostolato e di responsabilità nella Chiesa, sono sicuro che la vostra operosità ha già dato i frutti desiderati.

Naturalmente ora resta di tradurre quegli scritti nella vita pratica, nella solida operosità sia della vita religiosa sia dell'attività missionaria, dovunque nel mondo sono le vostre case. A tutti sono note le durissime prove che la vostra congregazione ha incontrato nel corso dei tre secoli precedenti, da quando il padre Stanislao Papczynski l'ha fondata con provvida decisione nella mia patria. E come la vostra famiglia ha potuto finora superare le difficoltà e sempre rinascere tra le più gravi contraddizioni, così io certamente desidero, anzi mi auguro, che, esaminate a fondo e perfezionate le leggi e i motivi della vostra istituzione, fiorisca tra voi un nuovo ardore.

Desidero oggi suscitare tale ardore; desidero confermare i vostri animi nell'opera di rinnovamento; desidero con voce ed esortazione fraterna aiutarvi a continuare a suscitare le vocazioni, a rimanere fedeli ai propositi dei vostri padri legislatori, a raccogliere le forze per dare una nuova prosperità alla vostra famiglia nei prossimi anni, quanto grande lo stesso Dio misericordioso la vorrà rendere. Accogliete dunque queste parole d'auguri e questi voti; ricevete del pari l'apostolica benedizione che vi accompagni come testimonianza della mia grande benevolenza nei confronti della vostra famiglia religiosa e pegno delle grazie celesti.

Data: 1984-07-06 Data estesa: Venerdi 6 Luglio 1984




Alla congregazione delle Serve dello Spirito Santo - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Camminate nello Spirito per combattere mali e ingiustizie

Testo:

Carissime religiose, missionarie Serve dello Spirito Santo! Con grande letizia vi accolgo in questa udienza speciale per voi riservata e porgo il mio saluto a voi, qui presenti, che avete partecipato al nono capitolo generale della congregazione e, per vostro tramite, a tutte le consorelle, che in numero di quattromila svolgono il loro impegno missionario in ben ventisei nazioni dei cinque continenti! Da due mesi state intensamente lavorando e pregando per elaborare in modo definitivo le vostre costituzioni e per eleggere le nuove responsabili; e io desidero esprimervi la mia sentita partecipazione alle vostre ansie di rinnovamento strutturale, pur mantenendo le direttive del "carisma" di fondazione, e di più profondo fervore spirituale, tanto necessario specialmente nel mondo attuale. Auguro di cuore alla vostra congregazione l'abbondanza dei frutti dello Spirito Santo (cfr. Ga 5,22-23) per essere in ogni luogo lode perenne a Dio, esempio ai fratelli, strumento di salvezza e di santificazione.

Auspico specialmente che la vostra congregazione, la quale da tanti anni lavora indefessamente per l'annuncio al Vangelo e la dilatazione del regno di Dio nelle anime, perseveri con costanza e fervore nella missione intrapresa, aperta alle necessità del mondo contemporaneo, non temendo le avversità e le difficoltà, accogliendo con amore ogni fratello bisognoso, invocando incessantemente la luce e la gioia dello Spirito Santo, sempre memore di ciò che dice il Concilio Vaticano II: "La Chiesa prega e lavora insieme, affinché l'intera massa degli uomini diventi popolo di Dio, corpo mistico di Cristo, tempio dello Spirito Santo e in Cristo, centro di tutte le cose, sia reso ogni onore e gloria al Creatore e Padre dell'universo" (LG 17b).

Il vostro impegno missionario acquista poi una particolare fisionomia e qualificazione dal carisma tipico della vostra congregazione di religiose "Serve dello Spirito Santo": è un titolo di grande onore, ma anche di grande responsabilità! Voi siete al servizio del mistero dell'amore divino! A motivo della concreta realtà del vostro speciale "carisma", voi prima di tutto siete a servizio della verità, perché lo Spirito Santo è verità.

Ricordiamo le parole di Gesù: "Quando verrà il Consolatore, che io vi mandero dal Padre, lo Spirito di verità che procede dal Padre, egli mi renderà testimonianza e anche voi mi renderete testimonianza" (Jn 15,26). Gesù parla più volte, in modo impressionante, di questo Spirito di verità (cfr. Jn 14,16s;


16,13s); e le sue parole sono di un'importanza unica e fondamentale, perché ci assicurano che egli ha rivelato la verità salvifica, proveniente dal Padre stesso, e ne ha garantito la permanenza e il necessario sviluppo per opera dello Spirito Santo, affidandola alla Chiesa fondata su Pietro e gli apostoli. Il vostro primo impegno sia quindi di servire lo Spirito di verità, rimanendo strettamente unite al magistero autentico e perenne della Chiesa, che porta avanti nel tempo il messaggio illuminante e salvifico di Cristo. Dicevo recentemente durante il mio viaggio apostolico in Svizzera che "anche se il mondo attorno a noi dubita della presenza di un Dio che lo ama, della capacità di Cristo a rinnovarlo, della potenza dello Spirito Santo che prosegue la sua opera di santificazione, anche se il mondo non sente il bisogno di ricevere una tale salvezza e sembra contare solo sulle sue capacità tecniche o ridurre il suo orizzonte a una vita materialistica, la Chiesa mantiene la convinzione che non c'è altro nome all'infuori di quello di Cristo che possa salvare gli uomini: egli è la via, la verità e la vita" (Ai rappresentanti del clero svizzero, Einsiedeln, 15 giugno 1984). Sant'Agostino ammoniva: "Ognuno possiede lo Spirito Santo tanto quanto ama la Chiesa di Dio" ("In Io. Ev.", 32, 8).

In secondo luogo sentitevi a servizio dello Spirito consolatore.

Certamente è necessario "soffrire con chi soffre" (cfr. Rm 12,15), combattere il male e l'ingiustizia sociale, promuovere il progresso civile; ma senza mai dimenticare e vivere i "doni dello Spirito Santo", che sono in noi mediante la grazia santificante e le grazie sacramentali. Le consolazioni vere, autentiche, profonde e durature sono quelle che provengono dallo Spirito Santo e ci fanno godere la presenza di Dio in noi, ci illuminano sulla prospettiva escatologica dell'esistenza e dell'intera storia umana, ci fanno accettare il progetto misterioso ma salvifico della Provvidenza, ci impegnano nella lotta al peccato e nelle esigenze dell'ascetica, ci fanno gustare l'intimità eucaristica con Cristo e la gioia della preghiera. Lo Spirito Santo ci consola con la sapienza divina: di essa perciò sentitevi a servizio nel vostro lavoro missionario! Infine, sappiamo che lo Spirito Santo è l'amore che procede dal Padre e dal Figlio: l'amore reciproco del Padre e del Figlio è persona per sé sussistente nell'unica natura divina ed è il motivo primo e ultimo dell'intera creazione e della redenzione dell'umanità. Tutti pertanto siamo a servizio dell'amore divino.

Ma per voi, che siete "serve dell'amore", perché consacrate allo Spirito Santo, si apre un immenso campo di lavoro e di apostolato, che trova le indicazioni più chiare nei "frutti dello Spirito" enumerati, come sapete, da san Paolo: "amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé" (Ga 5,22). Camminate dunque secondo lo Spirito, anche se talvolta la strada è faticosa e difficile, perché, come soggiunge l'apostolo, "quelli che sono di Gesù Cristo hanno crocifisso la loro carne con le sue passioni e i suoi desideri" (Ga 5,24).

Maria santissima, che fu totalmente santificata dallo Spirito Santo, vi faccia sentire sempre la gioia del "dolce ospite dell'anima"; vi renda sempre docili alle sue ispirazioni; mantenga sempre ardente in voi l'entusiasmo di essere serve dell'amore infinito e misericordioso! E vi accompagni pure la mia benedizione apostolica, che di cuore imparto a voi e all'intera congregazione.

Data: 1984-07-07 Data estesa: Sabato 7 Luglio 1984




Al comitato Onu contro l'apartheid - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La segregazione offende la dignità umana e compromette la pace

Testo:

Signor presidente, cari amici.


1. Ho accettato molto volentieri la vostra richiesta di essere ricevuti in udienza, perché ho visto in questo un segno del vostro apprezzamento per ciò che la Chiesa cattolica sta facendo per difendere la dignità della persona umana, e in particolare per combattere tutte le forme di discriminazione razziale. Il vostro comitato non è estraneo a questo luogo, ed è familiare con l'insegnamento della Chiesa, spesso riaffermato, e con la posizione della Santa Sede sulla discriminazione razziale e l'apartheid.

Dieci anni fa, il 22 maggio 1974, il mio predecessore Paolo VI ricevette il vostro comitato e indico le basi dell'impegno cristiano per la causa della promozione della dignità umana. L'incontro di oggi mi dà l'opportunità di sottolineare ancora una volta i principi che governano questo impegno. La creazione dell'uomo, compiuta da Dio "a sua immagine" (Gn 1,27) conferisce a ogni persona umana un'eminente dignità; essa postula anche la fondamentale uguaglianza di tutti gli esseri umani. Per la Chiesa, questa uguaglianza, radicata nell'essere umano, acquista la dimensione di una speciale fratellanza mediante l'incarnazione del Figlio di Dio, il cui sacrificio ha redento tutti. Nella redenzione compiuta da Gesù Cristo la Chiesa vede un'ulteriore base dei diritti e dei doveri della persona umana. Dunque ogni forma di discriminazione basata sulla razza, occasionale o praticata sistematicamente, diretta a individui o a interi gruppi razziali, è assolutamente inaccettabile. L'apostolo san Paolo dice molto chiaramente: "Qui non c'è più né giudeo o greco, circoncisione o incirconcisione, barbaro o scita, schiavo o libero, ma Cristo è tutto in tutti" (Col 3,11).


2. Purtroppo, come ho dovuto notare in occasione della celebrazione della Giornata internazionale per l'eliminazione della discriminazione razziale: "...il flagello della discriminazione razziale, in tutte le sue numerose forme, sfigura ancora la nostra epoca. Esso nega la fondamentale uguaglianza di tutti gli uomini e le donne, proclamata dalle diverse dichiarazioni delle Nazioni unite, ma, soprattutto, radicata in Dio" (21 maggio 1984).

Vorrei inoltre ricordare il fatto che Paolo VI, nella sua ultima allocuzione al corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, parlo del conflitto razziale in Africa e menziono "il tentativo di creare strutture giuridiche o politiche che violano i principi del suffragio universale e dell'autodeterminazione dei popoli" (14 gennaio 1978). La Santa Sede segue con grande attenzione lo sviluppo della situazione in Sud Africa, e ha ripetutamente dimostrato il suo impegno perché i diritti degli individui e dei popoli di quel Paese siano rispettati.


3. In questo contesto, vorrei fare riferimento a due aspetti particolari del problema esistente in quella parte del mondo. Si tratta di due aspetti che sollevano problemi complessi, seri e difficili, ma che sono fondamentali per il futuro della regione e per il benessere dei popoli che vivono in quel Paese. Parlo del problema dell'indipendenza della Namibia, a cui ho fatto riferimento nella mia allocuzione al corpo diplomatico, il 14 gennaio scorso, e il problema dell'emigrazione forzata delle popolazioni che vivono in Sud Africa.

La ragione per cui ricordo oggi questi due problemi non è che la Santa Sede desidera avanzare proposte di natura politica. Essa è conscia delle numerose implicazioni politiche relative a questi problemi, ma il suo interesse è ad un altro livello: il livello della persona umana. Ed è a questo livello che tali questioni causano profonda inquietudine, perché il peso di sofferenza che tocca gli individui e le comunità interessate è gravissimo.

La Chiesa cattolica, fedele alla sua missione nel mondo, condivide queste sofferenze e non può passarvi sopra in silenzio perché, se lo facesse, la sua testimonianza d'amore e di servizio all'uomo sarebbe compromessa. La buona novella che essa ha ricevuto dal suo divino fondatore obbliga la Chiesa a proclamare il messaggio di salvezza e la dignità umana e a condannare le ingiustizie e le minacce alla dignità umana.

Per quanto riguarda la Namibia, la Santa Sede esprime la speranza che i negoziati, già prolungatisi per molto tempo, si traducano, al più presto, in chiare decisioni che riconoscano senza ambiguità il diritto di questa nazione ad essere sovrana e indipendente. ciò sarà un importante contributo al ristabilimento della pace in quella regione e un valido segno di riconciliazione tra i diversi popoli ivi residenti. Sarà poi un'esemplare applicazione dei principi del diritto internazionale che non deve mancare di estendere la sua influenza positiva agli altri conflitti, nel continente africano e anche altrove.

I recenti accordi che hanno caratterizzato le relazioni tra diversi Paesi in Sud Africa sembrano costituire un progresso in questa direzione. Nello stesso tempo, è di capitale importanza che il comportamento delle autorità civili e militari nel territorio della Namibia debba essere ispirato dal rispetto per i diritti degli abitanti, persino nelle situazioni di confronto che possono verificarsi.

Per quanto riguarda il secondo problema che ho menzionato, cioè l'emigrazione di numerosi cittadini sudafricani verso luoghi di residenza assegnati loro dal governo, la Chiesa cattolica locale ha già espresso la sua protesta, poiché questa procedura rappresenta una grave violazione dei diritti della persona umana, e nello stesso tempo danneggia profondamente la vita familiare e il tessuto sociale.

Una comune iniziativa ecumenica è stata presa dalla Conferenza dei vescovi cattolici del Sud Africa e dal Consiglio delle Chiese sudafricane, per attirare l'attenzione pubblica e quella delle organizzazioni internazionali su questi fatti, che sono una conseguenza del sistema dell'apartheid.

La Santa Sede, per parte sua, esprime la sua preoccupazione per queste procedure contrarie alla dignità degli individui e dell'intera comunità. Essa spera seriamente che si instauri una politica differente, perché a quella popolazione già così dolorosamente provata e il cui diritto a essere trattata senza discriminazioni è sistematicamente oltraggiato, possano venire risparmiate ulteriori dolorose e tragiche esperienze. Essa desidera inoltre una revisione di tale politica perché si possano evitare in futuro altre conseguenze catastrofiche per l'autentico bene di tutti coloro che vivono nella regione e per la causa della pace nel mondo.


4. Miei cari amici: il vostro delicato lavoro richiede fermezza nella difesa dei principi e prudenza nella scelta dei mezzi adatti a raggiungere il vostro scopo.

Vi do assicurazione che la Chiesa, ben conscia del suo livello di responsabilità e di competenza, è al vostro fianco mentre percorrete il vostro difficile cammino, ed è pronta a sostenere ogni sforzo finalizzato ad allontanare la tentazione della violenza e a contribuire alla soluzione del problema dell'apartheid in uno spirito di dialogo e di amore fraterno che rispetti i diritti delle parti implicate.

Che Dio onnipotente ispiri buona volontà a tutti coloro che sono interessati e aiuti i responsabili a prendere sagge decisioni perché in quella regione del mondo giustizia e pace possano prevalere. ciò che è in gioco è la dignità della persona umana e il bene dell'umanità.

Data: 1984-07-07 Data estesa: Sabato 7 Luglio 1984




Recita dell'Angelus - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Maria, la prima persona cui furono rivelati i misteri di Dio

Testo:


1. "Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli.

Si, o Padre, perché così è piaciuto a te. Tutto mi è stato dato dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare" (Mt 11,25-27).

Nel momento di preghiera all'Angelus Domini domenicale, meditiamo queste parole del Vangelo secondo Matteo, che la liturgia odierna ci ha fatto ascoltare.


2. Ia prima persona, alla quale il Padre ha rivelato "queste cose", è Maria. E' lei la prima, perché a lei sono stati maggiormente rivelati i misteri di Dio. E in lei il Padre si è particolarmente compiaciuto; nessuno come lei conosce il Figlio eterno, perché proprio quel Figlio dell'eterno Padre è diventato, all'annunciazione, il Figlio suo; nessuno come lei conosce il Padre, perché a nessuno degli uomini il Figlio ha rivelato il Padre così come a lei, sua Madre; proprio lei - come insegna il Concilio - "primeggia tra gli umili e i poveri del Signore, i quali con fiducia attendono e ricevono da lui la salvezza" (LG 55).

A lei pure - a Maria di Nazaret - desideriamo unirci in modo particolare, recitando l'Angelus, per avvicinarci nel suo cuore immacolato al Figlio-Cristo e, mediante il Figlio, al Padre.

La multiforme opera di evangelizzazione di Cirillo e Metodio Il 5 luglio scorso la Chiesa cattolica in Cecoslovacchia ha celebrato la festa dei santi Cirillo e Metodio con particolare solennità, nel contesto della preparazione spirituale alle festività del 1100° anniversario della morte di san Metodio che cade nel 1985.

I santi fratelli Cirillo e Metodio compirono nel secolo IX un gigantesco lavoro di evangelizzazione presso i Cazari, la Grande Moravia e la Pannonia, in unione con la Chiesa di Costantinopoli e con quella di Roma. Fratelli nel sangue ma ancor più nella fede, furono instancabili predicatori della parola di Dio e intrapresero la traduzione slava della Sacra Scrittura e dei libri liturgici; per questo sono giustamente considerati apostoli dei popoli slavi e padri della loro cultura.

La Chiesa tutta, d'Oriente e d'Occidente, ha un perenne debito di riconoscenza verso i due santi fratelli per la loro multiforme opera evangelizzatrice. Per tali motivi, nel 1980, li ho solennemente proclamati celesti patroni di tutta l' Europa, accanto a san Benedetto.

Nella Slovacchia, oggi, domenica 8 luglio, si svolge il pellegrinaggio al santuario della Madonna di Levoca, recentemente insignito del titolo di Basilica minore. Al cuore materno della Vergine santissima affido i vescovi, i sacerdoti, i religiosi, le religiose, i fedeli tutti di quella nobile Nazione, perché ottenga loro la forza di dare sempre una chiara testimonianza della fede cristiana ricevuta dai padri.

Cari fratelli in Cecoslovacchia, Dio vi benedica e vi protegga!

Data: 1984-07-08 Data estesa: Domenica 8 Luglio 1984




Messaggio all'88° Katholikentag - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Tutelare la persona nei suoi inalienabili diritti

Testo:

Venerati confratelli, cari fratelli e sorelle.

A conclusione dell'88° Katholikentag tedesco svoltosi a Monaco, saluto con grande gioia il mio amato fratello, l'arcivescovo Friedrich Wetter, pastore della diocesi ospitante. Il mio saluto cordiale va anche a tutti i fratelli nel ministero episcopale e a tutti voi che siete convenuti qui nell'ospitale città di Monaco, da vicino o da lontano, in questi giorni di preghiera e di incontro, di testimonianza e di festa. La mia benedizione e il mio affetto sincero vanno soprattutto a tutti coloro che non hanno potuto venire a causa della malattia o perché impediti dalle frontiere e tuttavia partecipano a loro modo al Katholikentag.

"Avere fiducia nella vita perché Dio è con noi", questo motto del testimone della fede, padre Alfred Delp, che presiede al vostro Katholikentag, è un incoraggiamento e una sfida nello stesso tempo.


1. E un incoraggiamento. "Non lasciatevi scoraggiare! Non lasciatevi ingannare!", ho gridato ai giovani di questa città tre anni or sono. Avete bisogno di coraggio per vivere, di prospettive e di criteri, di modelli come padre Delp e anche di interlocutori che vi offrano amicizia e compagnia lungo il cammino. Soprattutto pero dovete essere consapevoli che voi potete avere fiducia nella vita perché siete chiamati da Dio, come soltanto lui può chiamare. Si, la vostra vita umana ha senso perché ciascuno di voi è chiamato per nome in modo del tutto personale.

Ponetevi sempre di nuovo di fronte alle esigenze del Vangelo e alle richieste della sequela. Esse sono una reale alternativa agli odierni modelli di comportamento, al ripiegamento nell'egoismo e nella rassegnazione, alla fuga dal rischio della vita. Quanto più profondamente noi siamo convinti, come cristiani, che Cristo è la via, la verità e la vita, tanto più possiamo impegnarci nel dialogo tra le generazioni e in un cammino comune con la generazione più giovane.

Qui vorrei rivolgermi in modo del tutto particolare a chi tra di voi è già in età avanzata: voi state per riporre il raccolto della vostra vita e vi confrontate sempre più con la vita autentica in Cristo. Io stesso, nei giorni della mia malattia, ho percepito qualcosa di quell'abisso che separa gli uomini soli e sofferenti dalla vita di questo mondo. "Fate si che Dio diventi sempre più consapevolmente il compagno della vostra vita", questo vi ho detto una volta nel duomo dedicato alla Madonna a Monaco. La consapevolezza della vicinanza di Dio ci fa accettare anche nei giorni della vecchiaia i nostri limiti e nello stesso tempo ci fa percepire il valore di quest'ultimo capitolo della vita. Proprio quando riesce difficile avere ancora fiducia nella vita terrena si dischiude il senso più profondo di questa vita. Non ci ha lasciato padre Delp, quando già aveva le mani incatenate, la sua consegna di avere fiducia nella vita, dopo che già aveva offerto la sua vita a Dio?


2. Il motto del vostro Katholikentag è anche una sfida. La vostra società può con ragione aspettarsi da un Katholikentag - e questo la storia animata dei Katholikentag lo ha dimostrato - anche una risposta chiara e forse scomoda ai problemi che la incalzano. Con grande gioia e favore ho seguito l'iniziativa del Katholikentag tedesco chiamata: "Scegli la vita". A voi interessa risvegliare la coscienza e la disponibilità della Chiesa e della società. Si diffonde sempre di più una mentalità che rinuncia alla vita o le è perfino ostile, a non pochi manca il coraggio per affrontare la propria vita e per trasmettere la vita. Questa mentalità deve essere vinta da un rinnovato si alla vita! La Chiesa sta dalla parte della vita. Non allentate il vostro slancio iniziale. Cercate di essere i portavoci di tutti coloro che non possono parlare o di coloro cui questo non è permesso, di coloro la cui libertà è offesa, i cui diritti umani elementari sono oppressi, la cui vita è minacciata o distrutta. Non indietreggiate davanti a questo compito scomodo di essere difensori della vita, anche della vita non nata.

Testimoniate invece con parole e opere la lieta novella della vita piena, della vita eterna e dei più alti valori dell'uomo: il valore della sua persona e i suoi inalienabili diritti fondamentali. Il vostro intervento a favore della vita sarà tanto più convincente, quanto più voi sarete guide e pionieri nella soluzione dei concreti problemi del futuro del vostro Paese anche nell'ambito sociale e mediante l'impegno politico. Ricordo l'obiettivo della promozione della famiglia in considerazione delle sue sempre crescenti difficoltà; ricordo l'incalzante problema della disoccupazione, soprattutto di molti giovani; ricordo la solidarietà concreta non soltanto con i lontani - il vostro contributo per i Paesi e le Chiese del Terzo mondo è esemplare - ma anche per il vostro prossimo più vicino, forse per i vostri concittadini stranieri. Voi vorreste, con la vostra iniziativa così consapevole, includere l'intero ambito della difesa della vita oggi.

Saluto di cuore anche i cristiani qui presenti di altre Chiese e comunità ecclesiali e ripeto la mia consegna di servire l'unità, consegna che vi ho lasciato a conclusione del mio viaggio pastorale in Germania a Monaco-Riem: "Dobbiamo percorrere con costanza questo cammino, proseguirlo, non fermarci".

Cari fratelli e sorelle! "Avere fiducia nella vita perché Dio è con noi": continuate a gridare questo slogan in un mondo che pone se stesso come assoluto, e poi ha paura della sua solitudine! Ripetetevelo reciprocamente e aiutatevi a percepirlo: è cosa buona che tu ci sia. Ditelo ai disperati, che vorrebbero gettare via la loro vita: Dio ha detto si a questa vita e in Cristo l'ha sperimentata fino alla morte! Ditelo a chi è solo: l'uomo non è più solo, Dio è con noi! Come Chiesa per la vita celebrate in lieta comunione la festa della pienezza della vita che Gesù Cristo ci ha portato! Guardate a Maria, la protettrice di questa terra bavarese, che ha dato al mondo l'autore della vita! Vi accompagno con la mia preghiera e la mia offerta affinché la nostra comunione e la nostra gioia siano piene.

Vi benedico dunque nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

Amen.

Data: 1984-07-08 Data estesa: Domenica 8 Luglio 1984





GPII 1984 Insegnamenti - Alla Conferenza rifugiati in Africa - Città del Vaticano (Roma)