GPII 1984 Insegnamenti - Saluto agli abitanti - Fano (Ancona)

Saluto agli abitanti - Fano (Ancona)

Titolo: I valori spirituali del passato fonte di autentico progresso

Testo:

Signor vicepresidente del Consiglio dei ministri! Signor sindaco!


1. Ringrazio vivamente per le cortesi espressioni con le quali, interpretando i sentimenti rispettivamente del presidente della Repubblica italiana e del Governo, e dei cittadini di Fano, hanno voluto così nobilmente porgermi il benvenuto in questa città illustre per le sue antiche memorie storiche, culturali e religiose, e per il suo costante sviluppo sociale ed economico. Il mio saluto e la mia gratitudine si estende parimenti a quanti sono presenti a questo incontro e si sentono legati a questa comunità da ragioni ecclesiali e culturali: le care popolazioni di Fossombrone, di Cagli e di Pergola.

Esprimo il mio grato animo al Consiglio comunale, alle personalità civili, militari e religiose della provincia e dell'intera regione marchigiana per questa calorosa accoglienza, ben degna della tradizionale ospitalità del popolo marchigiano.


2. Sono lieto di avere potuto accogliere l'invito, che mi è stato rivolto a visitare questa città così ricca di arte e di fede. Per averne una riprova, basterebbe solo evocare la magnifica e suggestiva struttura del palazzo della Ragione, che di questi valori è segno e sintesi mirabile; in esso, infatti, campeggia il trittico dei tre santi fondatori e ispiratori della comunità cristiana: san Paterniano, san Fortunato e sant'Orso. Tale insigne edificio, fondato nel 1299, ricorda anche come Fano abbia goduto nel Medioevo la prerogativa di libero comune. Mi auguro che il senso della libertà, per la quale i vostri antenati hanno lottato senza risparmio di fatiche e di sacrifici, sia sempre più sentito nelle vostre coscienze e vissuto in pienezza da ciascuno di voi, al di sopra e al di là di qualsiasi strumentalizzazione; sia espressione e tutela della dignità, della promozione e del riscatto di ogni uomo e di tutto l'uomo; sia affrancamento da ogni forma di ingiustizia, di prevaricazione e di discriminazione sociale, culturale e spirituale.


3. Ma questa mia visita a Fano, dove, oltre ai monumenti appartenenti all'antichità classica (come non ricordare l'imponente Arco di Augusto?), esistono numerosi edifici sacri che testimoniano fin dai remoti tempi la presenza operosa della Chiesa, vuole essere un incoraggiamento a tener sempre in onore lo spirito di quelle virtù civiche, morali e familiari, che hanno formato il patrimonio spirituale di questo popolo e di volerlo anzi accrescere, apportandovi il proprio contributo personale.

Questa circostanza così significativa sia uno stimolo a riflettere sulla necessità di custodire gelosamente questa preziosa eredità a voi lasciata dagli antenati, perché essa, oggi come già nel passato, costituisce la premessa indispensabile per una pacifica convivenza e per un ulteriore progresso civile e sociale.

Prego il Signore perché questa città, dove pulsa il cuore della laboriosa gente marchigiana, continui a vivere nella concordia degli spiriti e progredisca continuamente nella comune ricerca del giusto benessere e della sana prosperità, alla luce dei principi del Vangelo.

Con questi voti, che salgono dal mio cuore e che desidero lasciarvi come un ricordo e come una consegna di questo memorabile incontro, impartisco la benedizione apostolica, che estendo a tutti voi qui presenti e ai vostri cari, con particolare pensiero per i piccoli, gli anziani e i malati.

Data: 1984-08-12 Data estesa: Domenica 12 Agosto 1984




Al clero, ai religiosi e alle religiose - Fano (Ancona)

Titolo: Il mondo oggi ha bisogno della testimonianza del sacerdote

Testo:

Carissimi fratelli e sorelle!


1. Sento il vivo bisogno di manifestarvi cordialmente la mia gioia e la mia soddisfazione per questo incontro. Gioia, perché mi è dato di entrare con voi in immediata sintonia a motivo degli ideali, delle speranze, delle scelte, in una parola della vocazione che, per provvidenziale disposizione divina, tutti ci accomuna. Soddisfazione, perché vedo in voi, convenuti da Fano, Fossombrone, Cagli e Pergola, il segno di unità di quattro comunità diocesane che, guidate da monsignor Costanzo Micci e sorrette dalla vostra carità pastorale, camminano insieme e oggi si stringono attorno al successore di Pietro per crescere in quella comunione, che conferma la presenza di Cristo nel mondo.

Con voi che, come sacerdoti e persone consacrate, avete deciso di dedicare la vostra vita al servizio di Dio senza anteporre nulla all'amore di Cristo, camminando con cuore libero e ardente nella via del Signore, intendo oggi meditare sulla grandezza del dono del sacerdozio e sull'offerta totale di sé nella vita religiosa, che testimoniano come Dio sia significato esauriente della vita.


2. Mi rivolgo innanzitutto a voi, carissimi presbiteri, invitandovi a ringraziare l'immensa bontà divina, che vi ha chiamati al sacerdozio per il servizio della Chiesa e dell'umanità. Il sacerdote è ministro di Cristo, da lui scelto e a lui consacrato, testimone della sua passione, morte e risurrezione, da lui inviato a comunicare la vita divina della grazia, specialmente mediante il culto eucaristico e la celebrazione dei sacramenti.

Il sacerdote ha la missione di essere maestro e guida, perché deve annunciare il Vangelo e dare una risposta agli eterni interrogativi dell'uomo, di ogni uomo, circa il senso ultimo della realtà creata. Il sacerdote, poi, con l'essere inserito nel mondo come segno e testimonianza dell'amore salvifico di Cristo, è deputato ufficialmente alla preghiera pubblica della Chiesa, offre a Dio continuamente quel sacrificio di lode (cfr. He 13,15), che interpreta l'anelito di tutta la creazione verso la liberazione dei figli di Dio (cfr. Rm 8,19): e, in tal modo, ne diventa il mediatore e la voce.


3. Il nostro dovere di sacerdoti è perciò quello di testimoniare la fede esercitando il "munus regale". Come ha sottolineato il Concilio Vaticano II, la missione regale di Gesù Cristo è trasmessa in modo particolare alla Chiesa sotto forma della potestà pastorale, che esercitano i vescovi in comunione col successore di Pietro e i sacerdoti e i diaconi sotto la direzione dei vescovi (cfr. LG 18-19). Tale potestà pastorale ha la sua sorgente, la sua ragione continua, il suo esempio e ideale in Cristo, il Buon Pastore, che dà la vita per le sue pecore (cfr. Jn 10,15), e, quando ritrova quella perduta, la prende con gioia sulle sue spalle (cfr. Lc 15,5).

Testimoniare la fede come sacerdoti è dunque santificare se stessi e servire Cristo negli altri con quella carità pastorale, che, vissuta nella comunione, rende perfetti nell'unità (cfr. Jn 17,23), e annunciatori del Figlio di Dio salvatore: "Padre, che siano una cosa sola affinché il mondo creda" (Jn 17,21).

Testimoniare la fede come sacerdoti è darsi generosamente al "ministerium verbi", cercando ogni modo più adatto perché il Vangelo sia annunciato davvero "a ogni creatura" (Mc 16,15), curando la catechesi appropriata e svolta in modo organico, sintetico e profondo a tutte le categorie di persone, specie alla gioventù che talora è lasciata in balia di se stessa.

Testimoniare la fede come sacerdoti è essere canali di grazia per comunicare la vita mediante la degna celebrazione dei divini misteri, l'amministrazione dei sacramenti e, in particolare, del sacramento della Riconciliazione, per guidare i fedeli all'amore del bene, sorgente ultima dei giudizi veri della coscienza morale.

Testimoniare la fede come sacerdoti è mettersi totalmente a disposizione di Dio, affinché "egli faccia di noi un sacrificio perenne a lui gradito (cfr. Prece eucaristica III): così diciamo al Signore, al Creatore e Padre nostro in nome e nella persona di Cristo, come, al tempo stesso, a nome di tutte le creature, in modo da essere veramente sempre uomini-per: per Dio e per i fratelli, senza limitazioni, nella gioia totale della donazione di sé.

Testimoniare la fede come sacerdoti è, infine, essere uomini di preghiera, in quanto partecipi, in modo speciale, della preghiera di Gesù: uomini di Dio, consacrati, al momento più alto di ogni giorno prestiamo la nostra bocca allo stesso Cristo che loda il Padre e intercede continuamente per noi (cfr. He 7,25).

Desidero perciò incoraggiarvi a perseverare con fiducia e con fervore nella vostra nobile missione sacerdotale e pastorale, nella carità reciproca e nell'unità degli intenti. Specialmente il mondo attuale ha bisogno di guide illuminate e sicure. Ripeto anche a voi quanto ho detto ai presbiteri della Svizzera: "Più il mondo si scristianizza, più ha bisogno di vedere nella persona dei sacerdoti questa fede radicale, che è come un faro nella notte o la roccia sulla quale si appoggia". Dobbiamo vivere con gli uomini del nostro tempo come con dei fratelli, pur rimanendo sempre "i testimoni e i dispensatori di una vita diversa da quella terrena" (PO 3).


4. Anche voi, cari fratelli e sorelle, che con la professione dei consigli evangelici avete stretto un'alleanza privilegiata con Cristo, Redentore dell'uomo e del mondo, siate fedeli all'invocazione a Dio, alla preghiera, come condizione per perseverare nella strada a cui egli vi ha chiamati. La preghiera è la forza dei deboli. Dice l'apostolo Paolo: "così anche lo Spirito viene in aiuto della nostra debolezza, perché noi non sappiamo domandare quello che si conviene, ma lo Spirito stesso intercede per noi, con gemiti inesprimibili" (Rm 8,26). L'orazione ci permette in un certo senso di essere nelle dimensioni di Dio, di inserirci, in modo umile ma coraggioso, nel cuore stesso di Dio, nel suo disegno. Pregare è riconoscere che Cristo è risorto e merita incondizionata dedizione.

Ma se per il vostro stato di vita è evidente il primato della contemplazione che, scandita e sorretta dalla regola, accresce il vostro amore a Cristo, è altresi evidente che questo amore costituisce un bene speciale per tutta la Chiesa. Il popolo di Dio è consapevole che, nell'amore che Cristo riceve dalle persone consacrate, l'amore dell'intero Corpo viene indirizzato in modo speciale verso lo Sposo.

Vi esprimo la gratitudine della Chiesa per la consacrazione e la professione dei consigli evangelici, che sono una tipica testimonianza d'amore, attraverso la quale diventa visibile in modo particolare l'intera verità redentrice del Vangelo. Vi esorto, dunque, a partecipare all'apostolato della Chiesa secondo lo specifico carisma dell'ordine o della congregazione in cui vivete. Auspico, perciò, che siate sempre aperti alla vita pastorale della Chiesa locale e che, attenti ai segni dei tempi, siate sempre generosamente disponibili a rispondere alle necessità dei poveri, per portare l'annuncio di Cristo a chi ha più bisogno di segni concreti della speranza salvifica del Redentore. Vari sono i modi con i quali, mediante l'apostolato, potete e dovete manifestare il vostro amore per la Chiesa e per il mondo, Tuttavia l'importante è che, sia nella contemplazione feconda per l'annuncio di Cristo, sia nell'azione direttamente apostolica, siate prova vivente che "il regno di Dio non è questione di cibo o di bevanda, ma è giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo: chi serve il Cristo in queste cose, è bene accetto a Dio e stimato dagli uomini" (Rm 14,17-19). Il mondo ha bisogno dell'autentica testimonianza della consacrazione religiosa come incessante lievito di rinnovamento salvifico.

Voglio concludere ricordandovi che lo scopo della vita religiosa è quello di onorare e glorificare la Santissima Trinità e, attraverso la vostra consacrazione, di aiutare l'umanità a raggiungere la pienezza di vita nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo. In tutti i vostri progetti e in tutte le vostre attività cercate di avere sempre dinanzi a voi questo fine. Non potrete rendere servizio più grande; non potrete ricevere ricompensa più grande.

Mentre auspico che il Signore e Maria santissima, nostra dolce Madre, vi accompagnino, cari sacerdoti, cari religiosi e dilette religiose, e riempiano la vostra vita di un grande entusiasmo nel servizio della vostra alta vocazione e del vostro ministero ecclesiale, a tutti di cuore impartisco la benedizione apostolica.

Data: 1984-08-12 Data estesa: Domenica 12 Agosto 1984




Omelia durante la messa - Fano (Ancona)

Titolo: Ai lavoratori del mare: "La Chiesa vi ama e vi stima"

Testo:


1. "Signore, se sei tu, comanda che io venga da te sulle acque" (Mt 14,28).

Ci troviamo tra i pescatori, uomini del mare. Uomini del mare di Galilea, pescatori erano anche coloro che Gesù di Nazaret aveva chiamato come apostoli. E con essi costantemente restava con la sua presenza, condividendo, in un certo senso, il loro lavoro quotidiano collegato con la pesca.

Nel Vangelo è registrata una serie di avvenimenti vicini alla vita e al cuore dei pescatori. Nella vocazione del popolo di Dio il vostro mestiere, cari fratelli, ha un luogo particolare. L'avvenimento descritto nel Vangelo dell'odierna domenica è forse, tra quelli contenuti nei Vangeli, il più insolito.

Gesù ritorna dagli apostoli, dopo aver pregato sull'altra sponda del lago di Genesaret, camminando sullo specchio d'acqua. Gli apostoli vedono la figura che cammina, ma hanno paura, pensando di vedere un fantasma. Allora Gesù dice loro: "Coraggio, sono io, non abbiate paura" (Mt 14,27).


2. Quando Pietro, udendo questo, chiede: "Signore... comanda che io venga da te", vi è nelle sue parole il coraggio della fede e al tempo stesso la prova della sua verifica. Pietro dice chiaramente: "Signore, se sei tu...".

Pietro fu uomo di grande fede. Fu proprio questa grande fede a permettergli, nei pressi di Cesarea di Filippo, di rispondere alla domanda di Cristo: "Voi, chi dite che io sia?" con queste parole: "Tu sei il Cristo, il Figlio di Dio vivente" (Mt 16,15-17). Anche in altre circostanze Simon Pietro manifesto la sua grande fede.

La fede è dono di Dio: "Né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre che sta nei cieli" (Mt 16,17). Spesse volte l'uomo non è all'altezza di un tale dono. Anche la fede di Pietro ha attraversato le sue prove. L'avvenimento descritto nell'odierno Vangelo contiene in sé una simile prova della fede di Pietro. Forse essa è un preannuncio della prova più dura, attraverso la quale Pietro doveva passare durante la passione dell'amato maestro.

Meditando su quest'avvenimento proposto dalla liturgia odierna, facciamoci, cari fratelli e sorelle di Fano e voi tutti qui convenuti per questo incontro, una domanda circa la nostra fede, circa le prove che essa attraversa.


3. Infatti, la mia venuta oggi a Fano e la mia presenza tra di voi è soprattutto un avvenimento di fede: sono giunto qui, nella vostra bella e storica città, in riva allo stupendo mare Adriatico, per testimoniare come Pietro la fede in Cristo e per confermarvi in essa, nel nome di Dio! In questa luce di fede a tutti voi mi rivolgo.

Saluto qui, dall'altare del Signore, i fedeli delle quattro diocesi di Fano, Fossombrone, Cagli e Pergola, unite in un'unica grande comunità cristiana, e tutta la popolazione della regione delle Marche. Saluto in primo luogo il vescovo, monsignor Costanzo Micci, insieme con i sacerdoti, i religiosi e i laici qualificati nelle varie attività pastorali. Saluto con deferenza il sindaco della città e tutte le autorità comunali, provinciali, regionali e governative ed esprimo il mio ringraziamento per la calorosa accoglienza. Ma soprattutto intendo salutare con speciale affetto voi, pescatori di questa regione e voi, rappresentanti delle capitanerie dei vari porti d'Italia qui presenti, assicurando a tutti la mia stima e la mia preghiera! Voi, gente del mare, aprite al mio pensiero orizzonti sconfinati e suggestivi, gli orizzonti "dei porti e delle città marinare, gli orizzonti dell'umanità che affida alle onde il proprio destino per navigare, per lavorare, per trafficare, per esplorare, per tessere fra gli abitanti della terra relazioni di ogni genere. Voi fate del mare, che pare invalicabile elemento e che separa gli uomini fra di loro, una via di comunicazione, anzi la più largamente e febbrilmente percorsa. Voi avete per casa la nave, per campo di lavoro il mare, per patria il mondo" ("Insegnamenti di Paolo VI", vol. VIII [1970] 358s).


4. Cari pescatori! Voi rappresentate a Fano una categoria assai significativa nella vita sociale, che ha un'antica tradizione e dà un forte contributo all'economia. La mia presenza oggi in mezzo a voi vuole sottolineare che la Chiesa vi è vicina, onora il vostro lavoro, non di rado pericoloso e duro, conosce le vostre ansie e preoccupazioni, sostiene i vostri diritti, consola le vostre solitudini e le vostre nostalgie. Nel progresso che caratterizza la società moderna, il pescatore può talvolta sentirsi tentato dal desiderio di un lavoro sicuro sulla terra ferma. Eppure, chi è nato sul mare non può sradicare il mare dal suo cuore, quel mare immenso e misterioso che accende la fantasia e fa palpitare gli animi. Fatevi sempre coraggio, cari pescatori! Voi, che date continuamente prova del vostro valore e della vostra abilità professionale, che condividete fatiche e pericoli, siete sempre utili e preziosi per la compagine sociale: l'Italia ha bisogno anche di voi! La Chiesa vi ama e vi stima!


5. Nella vostra regione il settore della pesca ha un valore importante, sia dal punto di vista economico sia anche dal punto di vista culturale. Lo dimostrano i vostri pescherecci: essi, dipinti sulle vostre imbarcazioni, rivelano il vostro animo, rievocando gli affetti familiari, le comunità marinare, le devozioni religiose, gli eroi dell'antichità. C'è una specie di magico richiamo in quei nomi che personalizzano lo strumento di lavoro e fanno sentire quanto sono profondi i vostri legami al vostro ambiente e alla vostra fatica. Ebbene, mantenete ferme e integre le tradizioni, che vi caratterizzano e che danno significato ideale ai vostri impegni di lavoratori del mare!


6. In voi vi sono valori spirituali assai preziosi, che devono permanere e ulteriormente svilupparsi: una religiosità ricca di sentimento, che si esprime nella fiducia in Dio, nel senso della preghiera e nell'educazione cristiana dei figli; una profonda stima per la famiglia, che si manifesta con la fiducia nella donna, sposa e madre, con l'amore per le proprie creature e con la fedeltà nel matrimonio; un forte senso della solidarietà, per cui, vivendo in gruppo, sentite il bisogno di aiutarvi a vicenda e di soccorrervi nelle necessità. Questi sono valori di prima grandezza, che non dovete lasciare svanire o sradicare.


7. Certamente anche voi pescatori, provati dalle vicende della vita, lontani dalle vostre case, preoccupati per l'avvenire, insidiati dalla società inquieta e indifferente, siete talvolta provati nella vostra fede cristiana. Data la somiglianza "professionale" con coloro che Cristo fece suoi apostoli, testimoni del mistero pasquale e maestri della fede, sembra particolarmente giustificata la domanda: qual è la vostra fede? Quali sono le prove che essa attraversa? Nell'avvenimento che ebbe luogo sul lago di Genesaret si possono rileggere le prove e le crisi della propria fede. Pietro dice a Gesù: "Signore, se sei tu, comanda che io venga da te sulle acque", E Gesù gli risponde: "Vieni!".

Pietro scende dalla barca e, camminando sulle acque, va verso Gesù; ma sentendo la violenza del vento, si impaurisce, comincia ad affondare e allora esclama: "Signore, salvami!". Gesù stende la mano e lo afferra dicendo: "Uomo di poca fede, perché hai dubitato?" (Mt 14,30-31). Pietro si è impaurito per la violenza del vento e ha compreso che solo la totale fiducia in Gesù poteva salvarlo. Capita anche oggi di sentirsi impauriti a motivo della violenza dei venti contrari alla fede e alla morale cristiana cattolica. Non è facile vivere coerentemente la fede nell'ambiente della società odierna, segnata dal materialismo e dal permissivismo.

Vivere da cristiani significa spesso andare contro corrente, contro la mentalità in voga. Quanti venti cercano di fare affondare il cristiano di oggi! Per non soccombere occorre credere con fede più personalizzata e convinta e pregare con maggior fervore e fiducia. Ripeto a voi quanto ho detto, a Santiago di Compostella, alla gente del mare: "La fede incondizionata e senza timori nella vicina presenza del Signore deve essere la bussola che orienta la vostra vita di lavoro e di famiglia verso Dio, da cui proviene la luce della felicità. Il mondo nel quale viviamo ha bisogno - come voi - di questa fede, di questo faro di luce. Dimenticarsi di Dio, come pretendono le tendenze materialistiche, significherebbe affondare nella solitudine, nelle tenebre, restare senza rotta e senza guida" (4 novembre 1982).

Per questo incoraggio voi, pescatori, e tutti voi fedeli presenti a questa liturgia, come pure la cara popolazione cristiana della città e della regione, a mantenere ferma la vostra fede mediante una sollecita e costante cultura religiosa, mediante la partecipazione alla santa messa domenicale e festiva e ai sacramenti della Penitenza e dell'Eucaristia, per vivere in grazia ed essere testimoni coerenti del proprio amore a Cristo; mediante la preghiera personale e familiare. Per questi vostri propositi, vi ispiri e vi assista sempre Maria santissima, stella del mare, che vi esorto ad amare e a pregare con filiale confidenza. La cattedrale di Fano ha la sua gloria maggiore proprio nell'Assunzione di Maria Vergine, e la città ha come protettrice la "Madonna del Ponte"; inoltre la terra marchigiana custodisce antichissime tradizioni di devozione alla Madonna, conservando nel suo centro geografico e religioso il celebre santuario di Loreto. I vostri ideali, i vostri impegni di lavoro, le vostre famiglie, i vostri viaggi sul mare siano tutti consacrati alla Madre del cielo, sempre, ma specialmente nei momenti della tentazione e della prova.


8. Noi camminiamo verso Dio mediante la fede. Questa è una via dello spirito umano ancora più insolita, che esige maggior coraggio che non il "camminare sulle acque". La fede è questione di coraggio, di coraggio soprannaturale. Questo si verifica dinanzi al "vento violento": dinanzi alle prove, dinanzi alle tentazioni.

Quando in tali situazioni manchiamo del coraggio della fede, incominciamo ad affondare come Pietro, che s'impauri per la violenza del vento sul lago. Ed allora risuona la voce di Cristo: "Uomo di poca fede, perché hai dubitato...?".

Voi uomini del difficile lavoro sul mare, uomini del coraggio quotidiano, siate anche uomini di fede coraggiosa! Non permettete che alcuna tentazione vi faccia cadere dalle mani questa fede. Non permettete che vi sia strappata dalle diverse correnti che compenetrano la mentalità contemporanea. Non permettete che alcuna forma di materialismo la distrugga. E quando la tentazione urterà la vostra fede, gridate come Pietro: "Signore salvami!".


9. Sappiate lottare per la vostra fede, per la fede delle vostre famiglie, dei vostri figli, dei vostri vicini. Cristo viene in aiuto alla nostra debolezza.

Nell'odierna liturgia preghiamo così: "Dio onnipotente ed eterno, che ci dai il privilegio di chiamarti Padre, fa' crescere in noi lo spirito di figli adottivi, perché possiamo entrare nell'eredità che ci hai promesso". Questa è l'eredità di Dio, trasmessaci in Gesù Cristo, - trasmessa dagli apostoli che erano pescatori sul lago di Galilea, e sono diventati "pescatori di uomini" (Mc 1,17), - trasmessa nella Chiesa di generazione in generazione: l'eredità della fede.

In quest'eredità è racchiusa l'eterna vocazione dell'uomo. In quest'eredità sta il suo futuro definitivo! Perseveriamo in quest'eredità: "Signore... comanda che io venga da te sulle acque".

[Al termine della celebrazione:] Voglio ringraziare tutti voi che avete partecipato a questa meravigliosa celebrazione. Siamo così entrati in un certo modo nella tradizione del Signore e degli apostoli e nelle circostanze tanto simili a quelle in cui il Signore ha chiamato i suoi apostoli per seguirlo con la fede. Vi ringrazio per la vostra partecipazione, vi ringrazio per il vostro invito. Ho accettato l'invito trasmessovi dal vostro vescovo monsignor Costanzo Micci che ha voluto così offrire un po' delle ricchezze spirituali della sua Chiesa e della sua diocesi anche al vescovo di Roma. Sono anche grato al vostro vescovo per il suo impegno in favore della famiglia. Ringrazio i presuli ospiti.

Data: 1984-08-12 Data estesa: Domenica 12 Agosto 1984




Omelia nella solennità dell'Assunta - Castel Gandolfo (Roma)

Titolo: Nell'assunzione di Maria il futuro del mondo e dell'uomo

Testo:


1. "Una donna vestita di sole" (Ap 12,1). Oggi la Chiesa guarda verso il suo futuro. Maria assunta, donna vestita di sole, è un segno di quel futuro. Nella sua assunzione si manifesta il destino definitivo dell'uomo creato a immagine e somiglianza di Dio: il destino definitivo dell'uomo redento da Cristo crocifisso.

Nella sua risurrezione dai morti e nella sua ascensione al cielo ha inizio la "chiamata alla gloria" di tutto il popolo di Dio.

Maria è la prima tra i redenti. E' anche la prima tra i "chiamati alla gloria". Proprio questo festeggia la Chiesa in questo giorno. Maria, la "donna" abbracciata nell'anima e nel corpo dal mistero del Dio vivente: del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.


2. La Chiesa guardando verso il suo futuro, vi medita sopra alla luce di Maria assunta, partendo dal proprio passato. La "donna vestita di sole" dell'Apocalisse di Giovanni è a un tempo la donna che dopo il peccato dell'uomo è stata introdotta al centro stesso della lotta contro lo Spirito delle tenebre. Ne parla il libro della Genesi. Ricordiamo le parole di Dio-Jahvè pronunziate al Tentatore: "Io porro inimicizia tra te e la donna" (Gn 3,15). E questo viene riconfermato dall'Apocalisse: "Il drago si pose davanti alla donna che stava per partorire per divorare il bambino appena nato" (12,4).

Ci troviamo nel punto centrale delle lotte che si svolgono, sulla terra, sin dall'inizio della storia dell'uomo (cfr. GS 13). Il serpente del libro della Genesi, il drago dell'Apocalisse è lo stesso Spirito delle tenebre, il Principe della menzogna, che, rifiutando Dio e tutto ciò che è divino, è diventato la "negazione" incarnata.

La storia dell'uomo, la storia del mondo si svolge sotto la pressione incessante di questa negazione originaria di Dio portata avanti da Satana, negazione del Creatore da parte della creatura. Fin dall'inizio, e dal momento della tentazione dei primi genitori, e poi durante tutte le generazioni dei figli e figlie della terra, egli tenta di innestare il suo "non serviro" nell'anima dell'uomo.


3. Chi è questa "donna"? E' colei che con tutto il suo essere umano dice: "Eccomi, sono la serva del Signore" (Lc 1,38). E dice così perché il suo essere umano, fin dal concepimento stesso, è stato plasmato dalla grazia di colui che fu preannunziato dal profeta come il "Servo di Jahvè"; di colui che venendo al mondo dice: "Ecco, io vengo... per fare, o Dio, la tua volontà" (He 10,7). Egli è l'eterno Figlio del Padre.

Nel centro stesso delle lotte tra lo spirito della negazione di Dio e il servizio salvifico, il Figlio di Dio è divenuto Figlio di Maria. "Essa partori un figlio maschio, destinato a governare tutte le nazioni con scettro di ferro" (Ap 12,5, secondo le parole del salmo messianico). così dunque si compie la promessa di Dio del libro della Genesi: in mezzo alla storia dell'uomo sta il Figlio della donna, che è il ministro della salvezza dell'uomo e del mondo.

La lotta, il combattimento si svolgono tra l'eterno piano divino della salvezza di ogni cosa in Dio: dell'uomo e del mondo; e la volontà di Satana che tende a far si che "ogni cosa", l'uomo e il mondo, rifiuti Dio.

Noi siamo coinvolti in questa lotta. Essa si svolge attraverso le molteplici trame della storia dell'umanità sulla terra. S'iscrive nel cuore di ogni uomo. L'ha ricordato l'ultimo Concilio, particolarmente in diversi luoghi della costituzione "Gaudium et Spes".


4. La Chiesa guarda dunque, nella solennità dell'Assunzione, la sintesi della propria storia, dagli inizi dell'uomo sulla terra.

Nella mentalità contemporanea, la tentazione di rifiutare Dio e tutto ciò che è divino si affaccia in una forma particolarmente acuta. Lo Spirito della menzogna tenta di far credere agli uomini della nostra epoca di essere, "come dèi", al di fuori del bene e del male ("conoscendo il bene e il male": Gn 3,5); che il peccato non esiste; mentre la realtà del peccato e del male insidia, come non mai prima, l'uomo dando prova di sé con minacce di dimensione mai prima conosciuta! Dinanzi a tutto questo, la Chiesa guarda alla "donna" come a un segno grande, poiché essa non ha ceduto mai allo spirito della menzogna. Lei, proprio lei che fu sempre la serva del Signore, a Nazaret, a Betlemme, sotto la croce, nell'Assunzione; proprio lei ha la potenza materna di guidare l'uomo, nello Spirito di verità, attraverso questa epoca di grande menzogna, nella quale egli vive. Lo Spirito di verità, nella storia dell'umanità, è frutto della croce e della risurrezione di Cristo.


5. La Chiesa guarda quindi la "donna", Maria. In lei vede il suo primo modello.

Essa stessa desidera essere vergine, dedita completamente al suo Redentore.

Desidera essere anche madre che genera figli nel Figlio unigenito: in colui che Maria ha fatto nascere come il "Figlio dell'uomo".

Al servizio materno di Maria dobbiamo che nella storia dell'umanità minacciata dal programma di negazione è entrata decisamente la forza della redenzione. Il Figlio di Maria "rapito verso Dio e verso il suo trono" (Ap 12,5) ha rinnovato, una volta per sempre, ciò che è l'eterno disegno di Dio nei riguardi del creato: la salvezza dell'uomo e del mondo.

La prima tra i salvati è la Madre del Salvatore. Oggi la Chiesa aguzza lo sguardo della fede, per guardare là "ove Dio le aveva preparato un rifugio" (Ap


12,6).

6. Nell'assunzione di Maria viene riconfermato il disegno divino della salvezza dell'uomo e del mondo. E' riconfermato in cielo, come ne rende testimonianza l'Apocalisse di Giovanni (12,10): "Ora si è compiuta la salvezza, la forza, e il regno del nostro Dio e la potenza del suo Cristo".

Nell'Assunzione di Maria la Chiesa medita, ancora una volta, su tutto il mistero di Cristo: dall'inizio della storia fino alla fine. Guarda il suo passato e il presente nelle dimensioni di questo mistero. In esso si apre il futuro: la dimensione definitiva della storia dell'uomo e del mondo, nonché la forma definitiva della vita della Chiesa. La Chiesa medita sul suo passato e sul presente nel bagliore del futuro.

Ecco: "si apri il santuario di Dio nel cielo e apparve nel santuario l'arca dell'alleanza... Nel cielo apparve poi un segno grandioso" (Ap 11,19-12,1).

Che cosa significa questo segno? Che cosa significa la "donna vestita di sole con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle?" (Ap 12,1). Significa precisamente il futuro del mondo e dell'uomo nel Dio vivente: nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo. Significa "il regno del nostro Dio è la potenza del suo Cristo". Significa: la salvezza, la negazione di Dio superata dalla salvezza in Dio! Nel mistero della sua Assunzione, Maria è il segno di questo futuro!

Data: 1984-08-15 Data estesa: Mercoledi 15 Agosto 1984




Recita dell'Angelus - Castel Gandolfo (Roma)

Titolo: Nel "fiat" di Maria la pienezza della vita in Cristo

Testo:


1. "Poiché se a causa di un uomo venne la morte, a causa di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti; e come tutti muoiono in Adamo, così tutti riceveranno la vita in Cristo. Ciascuno pero nel suo ordine" (1Co 15,21-23).

La Chiesa ci fa leggere queste parole della prima lettera ai Corinzi nell'odierna liturgia della solennità dell'Assunzione della Madre di Dio.


2. "L'Angelo del Signore porto l'annuncio a Maria...". La Vergine di Nazaret divenne la Madre di Cristo: l'Angelo del Signore porto l'annuncio a Maria. Ed ella concepi per opera dello Spirito Santo.

In Cristo tutti riceveranno la vita. La Vergine di Nazaret - prima di diventare Madre di Cristo - ha già ricevuto la vita per mezzo ai Cristo, fin dal primo momento del suo concepimento. Era figlia di Adamo, esente dall'eredità del peccato di Adamo per i meriti di Cristo, del Redentore. Fu Immacolata. La Madre del Redentore doveva essere la prima tra i redenti.


3. Avendo ricevuto la vita in Cristo sin dal primo momento del suo concepimento terreno, ha pronunciato il suo "fiat": "Avvenga di me quello che hai detto" (Lc 1,38). Ha pronunciato questo "fiat" accogliendo tutta la pienezza della "vita in Cristo", a cui partecipano i figli e le figlie di Adamo per opera della redenzione di Gesù. E' quindi la prima dei "vivificati", poiché ella più di tutti appartiene a Cristo nel tempo della sua venuta.

E' la prima dei "vivificati" per opera della risurrezione di Cristo.

Tutta la Chiesa venera e medita su questo mistero oggi, 15 agosto, nella solennità dell'Assunzione.

[Dopo la preghiera:] Vi auguro una profonda partecipazione spirituale alla solennità dell'Assunzione di Maria, al mistero che la Chiesa celebra e vive oggi; una partecipazione che apre gli orizzonti della nostra vita umana verso il futuro dell'uomo, quel futuro che ciascuno di noi ha in Dio, nella Santissima Trinità, nella comunione dei santi, nella comunione della santissima Vergine Maria".

Data: 1984-08-15 Data estesa: Mercoledi 15 Agosto 1984






GPII 1984 Insegnamenti - Saluto agli abitanti - Fano (Ancona)