GPII 1984 Insegnamenti - Al Congresso eucaristico di Nairobi - Castel Gandolfo (Roma)

Al Congresso eucaristico di Nairobi - Castel Gandolfo (Roma)

Titolo: Eucaristia e famiglia cristiana per un mondo autentico e vero

Testo:

Al signor cardinale Opilio Rossi, presidente del Comitato permanente per i Congressi eucaristici internazionali.

Il Congresso eucaristico internazionale, che si terrà a Nairobi, in Kenya, nell'agosto 1985, costituisce un avvenimento di grande importanza per la Chiesa sia per le grandiose manifestazioni di devozione eucaristica che colà avverranno, sia per il profitto spirituale che si spera ne trarranno i fedeli che vi converranno dalle varie parti del mondo e soprattutto dai Paesi dell'Africa a me tanto cara.

Il tema del Congresso: "L'Eucaristia e la famiglia cristiana", è assai significativo non solo per la nazione e il continente ospitanti, ma anche per tutte le componenti della Chiesa in ogni Paese del mondo. E' opportuno quindi che ciascuno si prepari all'importante evento con la preghiera e con la riflessione, predisponendo mente e cuore ad accogliere quei doni di grazia che lo Spirito Santo, da noi tutti implorato, effonderà copiosamente in tale circostanza. Con questo messaggio intendo contribuire a tale preparazione, offrendo alcune riflessioni, sulle quali i singoli e le comunità potranno utilmente soffermarsi.

L'Eucaristia, Cena pasquale


1. ciò che subito colpisce al considerare il mistero eucaristico è che, fin dalle origini della Chiesa, esso è vissuto in una dimensione comunitaria come ben rivelano le realtà evocate da termini quali casa, famiglia, cena. Si affaccia immediatamente alla memoria il ricordo di quella "casa" nella quale i discepoli "prepararono" una "sala al piano superiore, grande e addobbata", perché il Maestro divino potesse mangiarvi, insieme con loro, la cena pasquale (cfr. Lc 22,7-22). E il pensiero va pure alle testimonianze che il libro degli Atti degli apostoli (2,46) ci ha conservato circa la comunità primitiva, i cui membri "tutti i giorni insieme frequentavano il tempio e spezzavano il pane a casa prendendo i pasti con letizia e semplicità di cuore". In particolare "nel primo giorno della settimana" essi si "riunivano" per "spezzare il pane" dopo aver ascoltato la parola dell'apostolo (cfr. Ac 10,7-11), ripetendo così il gesto del Signore nella cena pasquale, in adempimento dell'espresso suo comando (cfr. Lc 22,19). Tutto ciò avviene in un clima che si direbbe di famiglia, e quasi domestico, perché coloro che partecipano al mistero sanno di essere diventati, per la fede in Cristo, quasi dei "familiari di Dio", come ci ricorda san Paolo (Ep 2,11).

La celebrazione dell'Eucaristia si rivela così, fin dall'inizio, come il sacramento dell'amore fraterno, nel quale Cristo Gesù si rende realmente e sostanzialmente presente, in corpo, sangue, anima e divinità, per unirsi più intimamente a chi crede in lui e degnamente lo riceve. E' una presenza che viene da lontano e si proietta lontano: dal seno dell'eterno Padre al traguardo finale, dall'incarnazione a quella consumazione escatologica verso cui cammina la storia.

Ci ricorda infatti san Paolo: "Ogni volta che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunciate la morte del Signore finché egli venga" (1Co


11,26). Nell'Eucaristia, dunque, a noi pellegrini è dato di pregustare, nell'attesa che la fede illumina e la speranza alimenta, qualcosa della gioia che sarà propria del banchetto escatologico. A questo banchetto allude Cristo stesso nell'ultima Cena (cfr. Lc 22,15-16); ad esso è giusto quindi che guardi il cristiano, mentre si nutre del cibo divino, che lo sfama ravvivando in lui il desiderio di una comunione sempre più piena col suo Signore, fino a fargli ritenere "cosa assai migliore essere sciolto dal corpo per ritrovarsi con lui" (cfr. Ph 1,23). L'incontro eucaristico preannuncia e anticipa, così, l'esperienza beatificante dell'incontro finale nella casa del Padre.

L'Eucaristia, sacramento della famiglia


2. L'essenziale dimensione comunitaria dell'Eucaristia trova una sua manifestazione privilegiata nell'ambito della comunità familiare. Se alle origini del cristianesimo, e anche nei primi secoli, spesso, per necessità di cose, l'Eucaristia si celebrava nelle case private, anche in seguito non è venuto meno il collegamento, allora forse più facile e spontaneo, tra il mistero eucaristico e quel santuario dell'amore che, nel piano di Dio creatore e redentore, deve essere la comunità familiare. Anche se con lo sviluppo della Chiesa nei secoli successivi è giustamente prevalsa e prescritta la celebrazione eucaristica nei templi consacrati al culto dell'intera comunità ecclesiale, immagine più adeguata del corpo mistico di Cristo e della "famiglia di Dio", non è venuto meno il senso sacro che la Chiesa attribuisce alla famiglia, cellula della comunità ecclesiale, proprio in ordine all'Eucaristia. Dobbiamo al Concilio Ecumenico Vaticano II l'aver posto in più chiara luce questa realtà "sacra" della famiglia in tutta la sua freschezza evangelica. La costituzione "Lumen Gentium" ha indicato nella famiglia una sorta di "chiesa domestica" (LG 11) e il decreto "Apostolicam Actuositatem" (AA 11) ne ha parlato come del "santuario domestico della Chiesa".

Il fatto che oggi opportunamente l'Eucaristia si celebri nel tempio, ove si raccoglie la più vasta "famiglia" della comunità cristiana, specialmente a livello parrocchiale, non deve dunque impedire di vedere il profondissimo legame che intercorre tra il sacramento del corpo e sangue del Signore e quella "prima e vitale cellula della società" che è la famiglia. Se infatti l'Eucaristia è il sacramento mediante il quale Cristo dà la vita ai fedeli, non è meno vero che la famiglia è il "luogo" divinamente predisposto, in cui "nascono i nuovi cittadini della società umana, i quali per grazia dello Spirito Santo diventano col Battesimo figli di Dio e perpetuano attraverso i secoli il suo popolo" (LG 11). Il sacrificio eucaristico, inoltre, "rappresenta l'alleanza d'amore tra Cristo e la Chiesa, in quanto sigillata col sangue della sua croce" (FC 57), a sua volta il matrimonio dei battezzati, nel quale la famiglia cristiana ha la sua origine e il suo fondamento, è di tale alleanza un simbolo singolarmente vivo ed eloquente. Nell'Eucaristia, pertanto, nell'ambito della quale è normalmente celebrato lo stesso matrimonio, "i coniugi cristiani trovano la radice dalla quale scaturisce, è interiormente plasmata e continuamente vivificata la loro alleanza coniugale" (FC 57).

L'Eucaristia, sorgente dell'apostolato della famiglia


3. Per queste superiori ragioni di fede e di vita ecclesiale, la famiglia cristiana ha una speciale vocazione ad essere testimone del Vangelo nel mondo contemporaneo. Dall'Eucaristia essa trarrà la forza che l'adempimento di tale compito richiede. "La partecipazione al corpo "dato" e al sangue "versato" di Cristo diventa inesauribile sorgente del dinamismo missionario e apostolico della famiglia cristiana" (FC 57), la quale, così corroborata, può proclamare "ad alta voce e le virtù presenti del regno di Dio e la speranza della vita beata" (LG 35).

La famiglia si ritrova, pertanto, inserita nella più grande comunità della Chiesa con un suo ruolo specifico: quello di essere "un segno luminoso della presenza di Cristo e del suo amore anche per i "lontani", per le famiglie che non credono ancora e per le stesse famiglie cristiane che non vivono più in coerenza con la fede ricevuta" (FC 54).

Veramente fondamentale è, dunque, il tema che il prossimo Congresso eucaristico internazionale si propone di approfondire! Auspico di cuore che questo possa rappresentare un momento forte nella vita della Chiesa, così che la famiglia cristiana possa trarre quei lumi e quegli aiuti di cui oggi particolarmente abbisogna.

Mentre rivolgo il mio affettuoso saluto a tutti i popoli dell'Africa, con uno speciale pensiero per la diletta nazione del Kenya, desidero incoraggiare i lavori sia del comitato internazionale sia della Chiesa locale, invitando al tempo stesso l'intera Chiesa cattolica alla preghiera per la buona riuscita del Congresso. La Vergine santissima ispiri e illumini gli organizzatori e tutti i fedeli, affinché, grazie anche all'atteso evento ecclesiale, sempre meglio si comprenda il valore essenziale dell'Eucaristia per la salvezza e la santificazione della famiglia e il ruolo indispensabile della famiglia per l'evangelizzazione e l'avvento del regno di Dio, che ha il suo anticipo e il suo centro nell'Eucaristia.

A lei, signor cardinale, e a tutti i responsabili della preparazione del Congresso, impartisco di cuore la propiziatrice benedizione apostolica.

Da Castel Gandolfo, 15 agosto 1984

Data: 1984-08-15 Data estesa: Mercoledi 15 Agosto 1984




Messaggio alla comunità di Maiorca - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: A cento anni dall'incoronazione di Nostra Signora di Lluc

Testo:

Venerabili fratelli nell'episcopato, cari fratelli e sorelle.


1. So che vi accingete a commemorare il primo centenario dell'incoronazione pontificia dell'immagine di nostra Signora di Lluc, venerata dai fedeli di Maiorca come patrona dell'isola.

Desidero perciò associarmi ai fedeli che, uniti al pastore della diocesi di Maiorca, ai vescovi e a tanti sacerdoti, religiosi, religiose e anime consacrate, vogliono tributare un omaggio di amore filiale alla Madre di Cristo e della Chiesa.

Mi compiaccio in modo particolare che questa celebrazione sia stata preceduta dall'"anno di Lluc". Nel corso di tale anno, attraverso molteplici iniziative pastorali, programmate in accordo con gli obiettivi dell'Anno Santo della redenzione, è stato compiuto uno sforzo particolare per consolidare e purificare la devozione mariana dei fedeli, e avvicinarli in questo cammino a Cristo redentore, mediante una fede vissuta più autenticamente.


2. La commemorazione di questo centenario riveste una speciale importanza, che ha risonanze molto profonde nel cuore del popolo di Maiorca. Infatti, la presenza di Maria nel suo santuario di Lluc che, a partire dall'originaria casa colonica e grazie all'opera dei templari è divenuta sempre più manifesta fino ai nostri giorni, è una plurisecolare presenza materna e un avvenimento di grazia. ciò ha costituito il significato essenziale di questo centro di spiritualità al quale, insieme con altri luoghi di devozione alla Vergine santissima, si volge l'anima mariana del popolo di Maiorca e delle Baleari.

Ma proprio perché la devozione a Maria in questo santuario ha caratteristiche tanto peculiari, deve convertirsi per voi in un itinerario spirituale privilegiato che stimoli il pellegrinaggio verso il centro del mistero salvifico di Dio in Cristo; e deve suscitare sempre più una risposta di fede autentica in quanto noi ci chiamiamo fratelli e figli di una Madre comune.


3. La stessa immagine di nostra Signora che venerate in questo santuario posto tra belle montagne, è una stupenda lezione di teologia mariana. Ella, infatti, tiene in braccio il Figlio, mentre la sua mano destra indica espressivamente verso di lui.

E' tutta una pedagogia materna ed ecclesiale che indica il cammino da seguire, perché l'amore e il culto a lei, come tutte le devozioni dei fedeli, siano orientati ultimamente a Cristo che ci ha rivelato in pienezza il mistero e il disegno salvifico della Santissima Trinità.

perciò giustamente indicava il mio predecessore Paolo VI: "Nella Vergine Maria tutto è riferito a Cristo e tutto dipende da lui...; in questo modo trabocca verso il Figlio ciò che è dovuto alla Madre; e così ricade ugualmente sul Re l'onore reso come umile tributo alla Regina" ("Marialis Cultus", 25).

Per parte sua il Concilio Vaticano II, presentandoci nel capitolo VIII della "Lumen Gentium" la "Santissima Vergine Maria, Madre di Dio, nel mistero di Cristo e della Chiesa", traccia meravigliosamente le linee dottrinali sul posto occupato da Maria nell'opera di salvezza. perciò indica sicuramente che "ogni salutare influsso della beata Vergine verso gli uomini non nasce da una necessità ineludibile, ma dal beneplacito di Dio, e sgorga dalla sovrabbondanza dei meriti di Cristo, si fonda sulla mediazione di lui, da essa assolutamente dipende e attinge tutta la sua efficacia; non impedisce minimamente l'immediato contatto dei credenti con Cristo, anzi lo facilita" (LG 60).


4. Tenendo dunque ben presenti queste indicazioni del magistero, è necessario che sappiate dare a Maria il debito spazio nella vostra vita. Ella, vero modello per i credenti, è la via sicura e luminosa per il pellegrino popolo di Dio. Il suo esempio incomparabile di docilità alla volontà divina ispirerà in modo fecondo il vostro cammino e sarà impulso vitale per purificare, quando necessario, le manifestazioni popolari di pietà mariana. così otterrete che ella produca i desiderati effetti di rinnovamento cristiano, nel suo duplice aspetto di amore al Padre e, attraverso di lui, ai fratelli, soprattutto a chi è più bisognoso nel corpo e nello spirito.

Vi incoraggio, perciò, a fare del vostro pellegrinaggio alla casa della Madre un punto di partenza verso un cristianesimo rinnovato ed entusiasta, verso una salda fedeltà alla Chiesa, verso la riscoperta della propria vocazione di testimoni credibili della verità e onestà evangeliche nel mondo d'oggi, verso un'approfondita esperienza di fraternità in una società che si fraziona e si oppone. In una parola, vi chiamo alla piena "coerenza tra la vostra fede e la vostra vita", come ho detto nell'Atto mariano nazionale durante la mia visita in Spagna (discorso a Saragozza, 6 novembre 1982).

Imploro dalla Madre di Gesù e Madre nostra la sua preziosa intercessione e, prostrato spiritualmente davanti a lei, supplico insieme a voi: Madre di Dio di Lluc, guidaci al Padre. E mostraci il frutto del tuo seno Gesù.

Infine, a dimostrazione del mio affetto a tutta la comunità ecclesiale di Maiorca e delle Baleari, vi impartisco una cordiale benedizione.

Dal Vaticano, 15 agosto 1984

Data: 1984-08-15 Data estesa: Mercoledi 15 Agosto 1984




Al Movimento dei Focolari - Rocca di papa (Roma)

Titolo: "Colmate il vuoto d'amore del mondo"

Testo:

Vi ringrazio per questo incontro straordinario. Ho potuto visitare il vostro centro, la Mariapoli, che abbraccia tutti i Focolari del mondo; ho potuto parlare con Chiara e con le sue collaboratrici e con i suoi collaboratori, e vedere rapidamente come vive e si sviluppa il Movimento, come compie la sua missione, il suo apostolato in tutti i continenti. Dopo questo colloquio ho potuto partecipare alla seconda parte dell'incontro, durante la quale sono state presentate tre testimonianze molto commoventi, che ci hanno portato al centro, direi, al cuore di quello che è il Movimento dei Focolari. C'è stata poi una testimonianza artistica, nella quale si è visto come quell'amore che pulsa dentro il vostro Movimento sappia animare tutti i valori umani, i valori della bellezza, i valori dell'arte, che perennemente sono destinati a esprimere tutto quello che è più profondo nell'uomo, più spirituale, che è umano e anche divino, perché l'uomo è fatto a somiglianza di Dio.

Durante le diverse fasi del nostro incontro, ho fatto molte riflessioni.

Cerco adesso di riassumere tutto in una constatazione e in un augurio. La constatazione tocca il nucleo centrale del vostro Movimento: l'amore. Certamente, l'amore è l'inizio di tante istituzioni e strutture di tutto l'apostolato, di tutte le famiglie religiose. L'amore è ricco, porta in sé diverse potenzialità e diffonde nei cuori umani i diversi carismi. Con quest'incontro ho potuto avvicinarmi un po' di più a quello che forma il carisma proprio del vostro Movimento o, direi diversamente, comprendere meglio come l'amore - che è dono dello Spirito Santo, da lui diffuso nei nostri cuori, la sua più grande virtù - costituisca la via più eccellente, l'animazione principale del vostro Movimento.

E' bene che abbiate trovato tale strada, questa vocazione all'amore.

Ascoltando le testimonianze mi sono convinto ancora maggiormente di ciò di cui da tanti anni e ogni giorno mi rendo conto: nel mondo di oggi, nella vita delle nazioni, delle società, dei diversi ambienti, delle persone, l'odio, la lotta sono molto forti. Sono programmatici. Allora ci vuole l'amore. Si può dire che l'amore è senza programma, ma ne crea anche di bellissimi e ricchissimi come il vostro. Ci vuole la presenza dell'amore nel mondo per affrontare il grande pericolo che insidia l'umanità, che minaccia l'uomo: quello di trovarsi senza amore, con l'odio, con la lotta, con diverse guerre, con diverse oppressioni, con diverse torture, come abbiamo sentito. L'amore è più forte di tutto e questa è la vostra fede, la scintilla ispiratrice di tutto quello che si fa con il nome Focolari, di tutto quello che voi siete, di tutto quello che voi fate nel mondo.

L'amore è più forte. E' una rivoluzione.

In questo mondo tanto travagliato dalle rivoluzioni, di cui l'odio e la lotta costituiscono il principio, ci vuole la rivoluzione dell'amore; è necessario che tale rivoluzione si dimostri più forte. Questo è anche il radicalismo dell'amore. Ci sono stati nella storia della Chiesa tanti radicalismi dell'amore, quasi tutti contenuti nel supremo radicalismo di Cristo Gesù. C'è stato il radicalismo di san Francesco, di sant'Ignazio di Loyola, di Charles de Foucauld e tanti altri fino ai nostri giorni. C'è anche il vostro radicalismo dell'amore, di Chiara, dei Focolarini: un radicalismo che scopre la profondità dell'amore e la sua semplicità, tutte le esigenze dell'amore nelle diverse situazioni e cerca di far vincere sempre questo amore in ogni circostanza, in ogni difficoltà; e dove l'uomo - umanamente parlando - potrebbe essere superato dall'odio, tanto non permette a quest'uomo, a questo cuore umano e fa vincere l'amore.

Ecco, questo è il radicalismo evangelico dell'amore, che voi cercate di portare nella vita degli uomini di oggi, negli ambienti di oggi, in tutto il mondo. E con questa certezza che l'amore deve essere sempre più forte, in ogni circostanza, di fronte a ogni difficoltà, voi date una testimonianza a Dio che è amore. Possiamo dire che la vostra opera di evangelizzazione comincia dall'amore per arrivare a Dio. Molte volte si comincia da Dio per arrivare, forse, all'amore.

Voi avete accentuato questa formula di san Giovanni: Dio è amore. Questo vuol dire che quando si vive l'amore, quando si realizza l'amore, quando si fa vincere l'amore in ogni circostanza, allora si fa vedere Dio. Questo non è soltanto un programma astratto, è un programma vissuto. E' bene che attribuiate molta importanza alle testimonianze, perché ciascuna di queste testimonianze porta con sé la conferma di questo programma. E' bene che il programma sia scritto più nelle testimonianze, nelle esperienze vissute, che non sulla carta o nelle teorie.

A tutto ciò ho pensato durante la mia visita al vostro Centro internazionale, e vi ringrazio per l'opportunità che mi avete dato di vivere tutto questo, di riflettere, di vedere quello che costituisce la vita del vostro grande Movimento di oltre un milione di persone in tutto il mondo, e quello che costituisce l'esperienza di ciascuno di voi: la rivelazione che Dio è amore, e poi una soluzione personale per ciascuno di voi. Abbiamo sentito profondamente questo nelle testimonianze. Se mancano questa consapevolezza e questa esperienza, se manca questa grazia, c'è un vuoto. Allora, ecco, un'altra minaccia, oltre a quella della lotta e dell'odio, delle diverse guerre, dell'autodistruzione nucleare: il pericolo del vuoto nel cuore umano. Voi volete direttamente rimediare a questo pericolo con la vostra esperienza personale: un'esperienza vissuta, che poi si trasmette agli altri.

Vi auguro pertanto di continuare sulla stessa strada. Avete già un indirizzo molto chiaro, una caratteristica profondamente marcata, un carisma nella ricchezza dell'amore che ha la sua sorgente in Dio stesso, nello Spirito Santo.

Avete già trovato il vostro campo, la vostra dimora. Vi auguro di sviluppare sempre di più questa realtà, propria della vostra vocazione, e di portare al mondo di oggi, che ne ha tanto bisogno, l'amore e, per il tramite dell'amore, di portare Dio. Questo è il mio augurio.

Vi affido, in modo speciale, alla Vergine santissima, alla Madre di Cristo e della Chiesa, Madre nostra, degli apostoli, di ogni Mariapoli nel mondo.

Vi affido a lei, perché ella, più di tutti gli uomini, ha saputo vivere l'amore, il radicalismo dell'amore, nel modo più semplice, meraviglioso, assolutamente originale. Voi siete affascinati dalla Vergine, dalla sua santità, da quell'amore che pulsa nel suo cuore e volete imitarla. Vi auguro di ottenere questo sempre di più. Anzi vi auguro di avvicinarvi per Maria a Gesù, il quale ci ha mostrato che Dio è amore, allo Spirito Santo, che è operatore dell'amore nei nostri cuori, grazie alla croce e alla risurrezione di Gesù. Vi ringrazio ancora una volta per avermi ricevuto nella vostra casa, nella vostra famiglia.

Voglio allargare questi auguri a tutti i Focolarini del mondo, perché siete molto legati fra voi e cercate di formare una grande famiglia cristiana, evangelica, in tutto il mondo. Mi raccomando a questa famiglia, e devo ringraziarvi per il vostro apostolato, perché sono qui come successore di Pietro, preoccupato dell'apostolato della Chiesa. Sono convinto, anzi, vedo, sperimento quale sia l'aspetto dell'apostolato della Chiesa contemporanea a voi proprio. Vi auguro di essere un lievito nella massa dell'umanità e del popolo di Dio. Vi auguro di essere un lievito evangelico nella Chiesa, che ha riconosciuto la sua dimensione con il Concilio Vaticano II nella costituzione "Lumen Gentium", nella costituzione pastorale "Gaudium et Spes". Vedo che voi intendete seguire autenticamente quella visione della Chiesa, quell'autodefinizione che la Chiesa ha dato di se stessa nel Concilio Vaticano II. così vedo i vostri contatti, molto fruttuosi nella dimensione ecumenica, con i nostri fratelli non cristiani, che possiedono le loro ricchezze religiose - così come ho potuto constatare, per esempio, anche durante la breve visita in Corea e in Thailandia - e poi i contatti con il mondo secolarizzato, con i non credenti, con gli atei e gli agnostici.

Dappertutto è la Chiesa e, come diceva san Giovanni della Croce, dove non c'è l'amore, porta l'amore e troverai l'amore. Penso che questo si possa applicare molto bene al vostro apostolato in tutti gli ambienti, non solamente in quelli della Chiesa, del suo corpo cattolico, ma anche nella sua dimensione ecumenica e nei contatti di dialogo con i non cristiani, con i non credenti. L'amore apre la strada. Auguro che questa strada, grazie a voi, sia, per la Chiesa, sempre più aperta.

Data: 1984-08-19 Data estesa: Domenica 19 Agosto 1984









Al Congresso eucaristico croato - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Vocazione e missione mediatrice tra Oriente e Occidente

Testo:

Al venerabile nostro fratello cardinale Franjo Kuharic, arcivescovo di Zagabria e presidente della Conferenza episcopale jugoslava.

Con sincero gaudio mi unisco a te e a tutti i vescovi, al clero, ai religiosi e alle religiose, e a tutti i fedeli in occasione della storica triplice ricorrenza che la Chiesa cattolica in Croazia celebra quest'anno nel santuario di Marija Bistrica: la conclusione della pluriennale celebrazione dei tredici secoli di cristianesimo nel vostro popolo (641-1941), il Congresso eucaristico nazionale croato, e il tricentenario del ritrovamento della miracolosa statua della Madonna di Marija Bistrica.

Con questo messaggio, cari fratelli e sorelle croati, che affido al mio inviato speciale, il signor cardinale Franz König, sono oggi spiritualmente con voi, mentre nutro vivo desiderio di recarmi in un futuro non lontano presso codesto santuario, quando, rispondendo all'invito rivoltomi dai vescovi della vostra Conferenza episcopale e alla cortese disponibilità manifestata dalle autorità statali, potro compiere la desiderata visita pastorale in Jugoslavia.


1. Tredici secoli di cristianesimo nel popolo croato! E' questa una grazia immensa e motivo di imperitura gratitudine alla divina Provvidenza che ha tratto dalle tenebre del paganesimo il popolo croato, primo tra i popoli slavi, e lo ha introdotto nella luce della vera fede. Questo vostro grande giubileo cadeva nel 1941 ma, per le circostanze di quel tempo, si è dovuto rinviare e voi lo avete celebrato nel corso degli ultimi nove anni, iniziando dal santuario mariano di Gospa od Otoka a Solin nel 1976. Avete poi continuato queste solenni manifestazioni di fede a Biskupija presso Knin nel 1978, e soprattutto con la celebrazione dell'anno di Branimiro, che avete commemorato nel 1979 con me, qui a Roma presso la tomba di san Pietro e nella vostra patria a Nin, ricordando la data storica dell'anno 879 quando il principe Branimiro lego con vincoli indissolubili il popolo e la Chiesa croata alla Chiesa di Roma e alla Sede di Pietro. Sempre nel quadro di queste celebrazioni novennali, nel 1981 avete festeggiato in Bosnia ed Erzegovina il primo centenario della ricostituzione della gerarchia cattolica ordinaria in quelle regioni. E quest'anno la veneranda diocesi di Trebinje in Erzegovina ha celebrato il millennio della sua esistenza. Sono state queste le tappe più significative della celebrazione della vostra storia religiosa lunga tredici secoli e ricca di molti eventi, tragici ed eroici.

Quando, agli inizi del VII secolo, i vostri avi, provenienti dalla regione carpatica della Croazia Bianca - non lontana dal mio luogo natale - giunsero nell'attuale vostra "Lijepa Domovina" (Bella Patria), essi vennero a contatto con il cristianesimo che in quelle regioni aveva gettato profonde radici sin dall'epoca apostolica. La terra fecondata dal sangue dei martiri di Salona, dell'Istria, di Sciscia, del Sirmio e di tanti altri, divenne la patria del vostro popolo. Ricevendo il Battesimo e professando l'unica fede cattolica, apostolica e romana, i croati vennero altresi in contatto con la cultura romana-occidentale ed entrarono a far parte integrante della comunità dei popoli cristiani dell'Europa che proprio allora si stava formando come unità spirituale e culturale e aveva le sue radici precisamente nella fede cristiana. Quale enorme importanza abbia avuto questo evento per la vostra storia religiosa e culturale e per lo sviluppo e la conservazione della vostra identità come popolo lo hanno rilevato già nel 1939 i vescovi nella lettera pastorale in preparazione alla celebrazione giubilare dell'evangelizzazione. Ricordando i primi vostri contatti con la Sede di Pietro, essi scrivevano: "Questo fu un evento di capitale importanza per i croati, perché da quel momento accettarono con grande prontezza il Vangelo di Cristo come veniva propagato e insegnato da Roma. La fede cattolica ha permeato la vita nazionale dei croati".

perciò, dopo tredici secoli di cristianesimo, che per i vostri avi sono stati anche secoli di dure lotte e sacrifici "per la croce venerabile e per l'aurea libertà", è veramente degno e giusto innalzare un inno di lode e di ringraziamento al Padre celeste, datore di ogni bene, e al tempo stesso rinnovare il patto di fedeltà a Cristo e alla sua Chiesa sull'esempio dei vostri avi quando ricevettero il Battesimo. In questa solenne occasione vi ricordo le parole che vi indirizzai nella mia lettera per l'anno di Branimiro: "Con la vostra perseveranza avete stretto una specie di patto con Cristo e la sua Chiesa: dovete restare fedeli a questo patto quanto più i tempi vi si oppongono. Quali siete stati da quel glorioso anno 879, tali rimanete sempre".

Nella lettera pastorale del 1976, i vostri vescovi hanno illustrato ampiamente il significato di questo giubileo, sottolineando il vostro debito nei confronti della preziosa e plurisecolare eredità cristiana, come pure gli impegni che ne conseguono per il vostro futuro. Riflettendo alla luce della parola di Dio sulla vostra storia e sulla vostra missione nell'ambito della Chiesa cattolica e di questa porzione dell'umanità dove la Provvidenza vi ha collocato, vorrei attirare la vostra attenzione su alcuni punti programmatici più importanti.

Le famiglie dei vostri avi si distinguevano per l'amore e l'apertura generosa alla vita con numerosa figliolanza, pur vivendo in tempi più difficili e poveri dei presenti, mentre oggi anche nel vostro popolo sono sempre più rare le famiglie con molti figli. Non permettete che tra di voi vincano l'egoismo e la cultura della morte! La terra è dei vivi, non dei morti o dei non nati, e la benedizione di Dio scende sui popoli e sulle famiglie che collaborano generosamente al suo piano.

La divina Provvidenza ha posto il vostro popolo tra Occidente e Oriente, a contatto con popoli e culture diverse, e perciò con una qualche vocazione e missione di mediazione. Nel grande movimento ecumenico cattolico promosso dal Concilio Ecumenico Vaticano II, che ha incoraggiato un sincero e aperto dialogo con i fratelli cristiani di altre confessioni, con i fedeli di altre religioni non cristiane e con gli stessi non credenti, voi potete svolgere un ruolo particolarmente importante: vivete infatti in uno Stato pluriconfessionale, qual è la Jugoslavia, accanto a cristiani ortodossi e riformati, accanto a islamici e a non credenti. Come cattolici siete chiamati, nella piena coscienza della vostra identità di fede, di cultura e di nazione, a testimoniare uno stile di vita di reciproco rispetto e comprensione, di amicizia sincera, di collaborazione al bene comune, comportandovi in tutto con vero spirito evangelico e secondo le direttive del Concilio Ecumenico Vaticano II e dei vostri pastori. così sarete veramente figli della pace e strumento di pacificazione, degni della beatitudine evangelica.

La Chiesa rivolge una particolare attenzione ai giovani e ai loro problemi. In questa solenne occasione mi rivolgo in modo speciale a voi, giovani, con grande fiducia e affetto. Nella Chiesa cattolica e nel vostro popolo avete un esaltante compito in questo particolare momento della vostra storia: siate fieri di appartenere alla nobile Chiesa, una, santa, cattolica e apostolica, e a un popolo di una storia e tradizione cristiane così antiche e nobili; non lasciatevi fuorviare da visioni del mondo che contrastano con quella di Cristo, Signore della storia e dell'universo! Su di voi grava la responsabilità di trasmettere alle future generazioni la fiaccola della fede, che dai vostri padri avete ricevuto intatta e luminosa. Con i vostri vescovi vi ripeto: io ripongo in voi grandi speranze per il rinnovamento evangelico del vostro popolo, il cui futuro dipende molto da voi.

Frutto speciale di queste celebrazioni deve essere una maggiore consapevolezza dell'universale vocazione alla santità. Nella vostra lunga storia cristiana avete innumerevoli esempi di testimonianza di fede dei vostri connazionali, martiri, santi e araldi del Vangelo, per la maggior parte ancora da riscoprire e riproporre all'imitazione e venerazione. Per fermarci solo al nostro secolo, mi è caro ricordare san Leopoldo Mandic, eroico ministro della Riconciliazione, che ho avuto il privilegio e la gioia di inserire nel catalogo dei santi della Chiesa universale; ricordo pure zelanti ed esemplari pastori e laici che hanno segnato con la loro santità e impegno apostolico le pagine più belle del movimento cattolico nel vostro popolo durante questo secolo. Il loro esempio e la loro testimonianza sono oggi particolarmente validi. Infatti, il Concilio Ecumenico Vaticano II ha indicato magistralmente quale ruolo non solo gli ecclesiastici e i religiosi e le religiose, ma anche i laici sono chiamati a svolgere nella moderna società e nelle loro Chiese particolari. In una società esposta alla tentazione del materialismo di vari segni, il laico cattolico è chiamato a testimoniare, a fronte alta e con coerenza di vita, che "non vi è salvezza in nessun altro se non in Cristo Gesù" e che non possiamo andare da nessun altro fuorché da lui che ha parole di vita eterna (cfr. Jn 4,6).


2. Voi concludete questa celebrazione giubilare con il Congresso eucaristico nazionale al quale vi siete preparati nel corso di questi ultimi quattro anni.

Avete scelto il miglior modo per coronare le celebrazioni di questa ricorrenza perché così attirate l'attenzione di tutta la comunità dei credenti sulla realtà essenziale della nostra fede: la santissima Eucaristia! Essa infatti riassume in sé tutti gli aspetti fondamentali della nostra salvezza; nell'Eucaristia si attualizza continuamente l'azione salvifica di Cristo in ogni tempo e generazione.

E proprio perché il sacrificio eucaristico è "fonte e apice di tutta la vita cristiana" (LG 11) e perché in esso "è racchiuso tutto il bene della Chiesa cioè lo stesso Cristo, nostra pasqua e pane vivo" (PO 5), la Chiesa impegna ogni fedele a partecipare all'Eucaristia domenicale. I vostri vescovi vi hanno ricordato in modo speciale questa esigenza a Nin con il noto programma di vita: "La famiglia cattolica croata prega ogni giorno e la domenica celebra l'Eucaristia". La fedele osservanza del precetto cristiano domenicale e festivo di partecipare alla santa messa, la quotidiana preghiera in comune nella famiglia, la catechesi familiare e la frequenza convinta e coraggiosa al catechismo parrocchiale: ecco l'impegno e il proposito irrinunciabile, per ognuno di voi e per ognuna delle vostre famiglie, da mettere in pratica a conclusione e a suggello di queste vostre celebrazioni.

Sia per tutti voi questo Congresso eucaristico una tappa d'arrivo e al tempo stesso un punto di partenza. Nutritevi di questo cibo eucaristico, che vi farà camminare sulle strade del mondo sempre uniti nella fede dei padri, sempre fedeli a Dio e alla sua Chiesa, sempre attivi nella costruzione del regno di Dio, ritenendovi privilegiati se talvolta il Signore permette che la vostra fede venga messa a dura prova. Solo chi persevera sarà degno di partecipare al banchetto dell'Agnello (Ap 19,9). Rinfrancati nello spirito, continuate su questa vostra terra benedetta la grande opera della salvezza che ci è stata affidata da Cristo Signore!


3. Come avete iniziato le vostre celebrazioni giubilari nel santuario mariano di Gospa od Otoka, così ora le concludete sempre sotto lo sguardo della Madonna a Marija Bistrica, nel vostro santuario mariano nazionale, presso la statua miracolosa della Madonna. Questa statua lignea, che i vostri avi furono costretti a nascondere dinanzi al pericolo della profanazione e della distruzione, rappresenta, in un certo senso, tutta la sofferta storia del vostro popolo durante i trascorsi tredici secoli. E come questa sacra immagine, nel corso di questi 300 anni dal ritrovamento, ha rafforzato la fede di centinaia di migliaia di vostri antenati infondendo loro speranza e coraggio, così essa continui ad alimentare la vostra vita cristiana e a promuovere l'unità spirituale di tutti voi, Dove c'è Maria ivi è anche il suo Figlio. Continuate perciò a pellegrinare con spirito di fede e di penitenza ai numerosi santuari mariani, piccoli e grandi, sparsi dappertutto nella vostra patria: Marija Bistrica, Otok k. Solina, Trsat, Sinj, Barban, Gerovo, Vepric, Skrpiel, Olovo, Rama, Kondzilo, Siroki Brijeg, Donje Hrasno, Tekije, Aljmas, Vecin, Molve, Remete e tanti altri, che testimoniano nei secoli la pietà del vostro popolo verso la Madonna, che i vostri avi chiamarono "Advocata Croatiae fidelissima". Nella fedeltà alla Madonna voi troverete il presidio più sicuro per la conservazione e il progresso della vostra fede plurisecolare.

Il mio pensiero e il mio paterno saluto va, in quest'occasione, anche ai numerosi cattolici croati sparsi nelle varie parti del mondo. Questo giubileo del Battesimo del popolo dal quale provengono sia per essi fonte di incoraggiamento per un'autentica vita cristiana e per una coraggiosa testimonianza di fede nelle diverse nazioni dove vivono e operano, e sia un continuo stimolo a ricordare e amare fattivamente la Chiesa e la patria.

E, infine, in questa solenne occasione invio il mio saluto cordiale e benedicente anche a tutti i cattolici di altre nazionalità che si sono uniti fraternamente a voi in questa celebrazione. Ricordo pure con affetto i fratelli cristiani ortodossi, i fedeli delle altre confessioni cristiane, e i fedeli di religione islamica che vivono in Jugoslavia. A coloro, poi, che si professano non credenti, ma che sinceramente si riconoscono nel rispetto della dignità della persona umana, vorrei dire: fratelli, non abbiate paura di coloro che credono in Dio e desiderano professare e praticare liberamente la loro fede! La Chiesa non cerca potere e privilegi terreni ma, anzitutto, la salvezza eterna degli uomini.

Sia questa celebrazione una spinta verso una sincera e duratura riconciliazione tra tutti i fratelli credenti e non credenti, nel pieno e mutuo rispetto dei diritti e della dignità umana di ciascuno. così potrete progredire insieme nel bene comune e nella pace armoniosa e costruttiva.

Cari fratelli e sorelle: "Rimanete fedeli a Dio e a san Pietro fino alla morte". Queste parole che il mio predecessore papa Giovanni VIII indirizzava nell'anno 879 ai sacerdoti e all'intero popolo croato, oggi io faccio mie; e ve le ripeto ricordandovi, come già fecero i vostri vescovi nel 1939, che voi siete "il popolo di san Pietro", chiamati perciò come il principe degli apostoli a rendere una speciale testimonianza a Cristo. In stretta e filiale unione ai successori di Pietro e ai vostri vescovi custodite gelosamente questa vostra preziosa e antica eredità cristiana trasmettendola incorrotta e arricchita alle future generazioni.

Il Papa vi vuole veramente bene, ha fiducia in voi, vi saluta e di cuore vi benedice.

Dal Vaticano, 22 agosto 1984

Data: 1984-09-08 Data estesa: Sabato 8 Settembre 1984






GPII 1984 Insegnamenti - Al Congresso eucaristico di Nairobi - Castel Gandolfo (Roma)