GPII 1984 Insegnamenti - Nella cattedrale metropolitana - Montréal (Canada)

Sulla tomba del beato Bessette - S. Croce di Montréal (Canada)

Titolo: Invito alla mia preghiera a san Giuseppe e al beato André

Testo:

Cari religiosi di Santa Croce.

Vi ringrazio per la vostra calorosa accoglienza. Avrei voluto intrattenermi più a lungo con voi per parlare non soltanto del beato fratello André, ma anche dell'apostolato dei padri e dei fratelli di Santa Croce, in Canada e in tutti i Paesi dove voi curate l'educazione cristiana dei bambini, dei giovani, degli studenti, e vi occupate delle altre necessità spirituali nel campo dell'azione cattolica o in quello editoriale. Per questi servizi sociali, per questa testimonianza ecclesiale, formulo voti ferventi a favore di tutta la vostra congregazione.

Fin dall'inizio i vostri fondatori si erano posti sotto la protezione della Sacra Famiglia e specialmente di san Giuseppe. Ed è stato uno dei più umili fra di voi, il portinaio del collegio, André Bessette, che ha portato al grado più alto la fiducia nell'intercessione di san Giuseppe. "Pauper servus et humilis", il fratello André viene ora elevato al rango dei beati. In questo memorabile luogo di Montréal, in questo grandioso oratorio, che è nato dalla sua ardente devozione, invece di fare un discorso, vi invito ad unirvi alla mia preghiera a san Giuseppe e al beato André.

San Giuseppe, con te, attraverso di te, / noi benediciamo il Signore. / Egli ti ha scelto fra tutti gli uomini / per essere il casto sposo di Maria, / colui che sta alla soglia del mistero della sua maternità divina, / e che, dopo di lei, / accoglie questa maternità nella fede come opera dello Spirito Santo. / Tu hai dato a Gesù una paternità legale / nella stirpe di Davide. / Tu hai costantemente vegliato sulla Madre e il Bambino / con affettuosa premura / per permettere di compiere la loro missione. / Il salvatore Gesù si è degnato di sottomettersi a te, / come ad un padre, / durante la sua infanzia e la sua adolescenza, / e ricevere da te gli insegnamenti per la vita umana, / mentre tu condividevi la sua vita / nell'adorazione del suo mistero. / Continua a proteggere tutta la Chiesa, / la famiglia nata dalla salvezza portata da Gesù. / Proteggi in particolare il popolo canadese / che si è posto sotto il suo patronato. / Aiutalo ad avvicinarsi a sua volta al mistero di Cristo / nelle disposizioni di fede, di sottomissione e di amore / che furono le tue. / Guarda alle necessità spirituali e materiali / di tutti coloro che ricorrono alla tua intercessione. / In particolare delle famiglie / e dei poveri di ogni forma di povertà: / per mezzo tuo sono sicuri di raggiungere lo sguardo materno di Maria / e la mano di Gesù che li soccorre. / E tu, beato fratello André Bessette, / portinaio del collegio e custode di questo oratorio, / apri alla speranza / tutti coloro che continuano a sollecitare il tuo aiuto. / Insegna loro la fiducia nella virtù della preghiera, / e, con essa, il cammino della conversione e dei sacramenti. / Attraverso l'aiuto tuo e di san Giuseppe, / Dio continui a diffondere le sue grazie / sulla congregazione di Santa Croce, / su tutti coloro che frequentano questo oratorio, / sulla città di Montréal / sul popolo del Québec, / su tutto il popolo canadese, / sulla Chiesa intera.

Data: 1984-09-11 Data estesa: Martedi 11 Settembre 1984





Ai sacerdoti nella basilica di St. Joseph - Montréal (Canada)

Titolo: La sfida della secolarizzazione richiede accrescimento di fede

Testo:

Cari fratelli nel sacerdozio.


1. E' una grande gioia per me incontrarvi qui, sacerdoti del Québec e sacerdoti francofoni di molte altre regioni del Canada. Il colloquio con i miei fratelli nel sacerdozio costituisce sempre un momento di fondamentale importanza nei miei viaggi. Io tengo questo colloquio unitamente ai vostri vescovi, di cui voi siete i primi collaboratori: essi vi hanno trasmesso i poteri di Cristo e sono, ciascuno nella propria diocesi, i padri del presbiterio. Ogni anno, in occasione del Giovedi Santo, io stesso rivolgo a tutti i sacerdoti della Chiesa cattolica un messaggio per consolidarli nella loro vocazione sublime e nella loro missione indispensabile per il popolo di Dio.

Una missione esigente certo, ma che è prima di tutto un dono, per il quale dovremmo incessantemente rendere grazie a Dio. Malgrado la nostra indegnità, il Cristo ci ha chiamati a comunicare la sua buona novella, a comunicare la sua vita! E malgrado le difficoltà di questo incarico, io vi invito immediatamente a compierlo nella speranza. Quel che diceva san Paolo ai cristiani di Roma è valido per voi che siete associati al ministero apostolico: "ll Dio della speranza vi riempia di ogni gioia e pace nella fede, perché abbondiate nella speranza per la virtù dello Spirito Santo" (Rm 15,13).

Voi avete ben compreso: "Nella fede"! Tutto dipende dalla fede che anima le vostre vite di sacerdoti.


2. I vostri vescovi, e specialmente quelli del Québec, allorché sono venuti in visita "ad limina" senza contare tutte le relazioni o le lettere che ho ricevuto prima di questo viaggio - mi hanno reso familiare con la vostra condizione sociale e religiosa, qual essa è da una ventina d'anni, e sulla sua evoluzione. Voi siete relativamente numerosi a esercitare il ministero sacerdotale, malgrado la recente diminuzione del numero delle ordinazioni, e come i vostri predecessori che hanno così profondamente segnato la vita ecclesiale del Canada, voi operate fedelmente con i vostri vescovi. Ora, voi cercate, secondo gli orientamenti del Concilio Vaticano II, i mezzi per far fronte alla "crisi" della vostra cristianità.

Giacché voi osservate un mutamento profondo che apre la strada a una nuova cultura, a una nuova società, ma che comporta anche molti interrogativi sul senso della vita, e una crisi dei valori: valori di fede, di preghiera, di pratica religiosa, valori morali sul piano della famiglia, o anche modo più materialista, più egoista di vivere. La Chiesa non è più sola a ispirare le risposte o i comportamenti; talvolta essa si sente ai margini della società, taluni arrivano anche a dire "in esilio".

In presenza di questa nuova situazione, la maggior parte dei pastori canadesi sembrano non scoraggiarsi. Essi vedono in essa una prova, cioè un'occasione di rinuncia, di purificazione, di nuova ricostruzione nell'umiltà e nella speranza.


3. Il successore di Pietro vi dice anch'egli: spetta a voi accettare questa sfida non lasciandovi paralizzare ma ritrovando la vostra libertà e il dinamismo della fede. In nessun modo il realismo e l'umanità spirituale devono tradursi in una rinuncia. Voi non potete rassegnarvi al fatto che il cristianesimo sia relegato, anche temporaneamente, al di fuori delle convinzioni o dei costumi dei vostri compatrioti. Certo la novità dell'attuale situazione culturale presenta, in un certo senso, aspetti positivi, se si intende con questo che la fede può esprimersi oggi più liberamente, che essa dipende di meno dalla pressione sociale e di più dalle convinzioni personali di ciascuno, che essa supera più facilmente il formalismo o l'ipocrisia, si assume maggiormente la responsabilità dei nuovi problemi scientifici, delle possibilità di progresso tecnico o di comunicazione sociale, che essa favorisce una partecipazione più attiva, più responsabile, in comunità più duttili, che essa sa meglio entrare in dialogo con gli altri rispettando la loro coscienza, o la competenza dei responsabili della società civile.

Ma allorché si tratta dell'essenziale - il senso del Dio vivente, l'accoglienza del Vangelo di Gesù Cristo, la salvezza per mezzo della fede, i gesti primordiali di pratica religiosa che esprimono e nutrono questa fede, quali i sacramenti dell'Eucaristia e della Riconciliazione, il senso dell'amore umano nel matrimonio, la teologia del corpo, il rispetto della vita, la solidarietà con i derelitti, e in generale con le beatitudini - il cristiano, e meno ancora il sacerdote, non può accettare di tacere, di rassegnarsi al riserbo, con il pretesto del predominio del pluralismo delle correnti di idee, molte delle quali sono impregnate di scientismo, di materialismo, e persino di ateismo. Il Vangelo parla anche del chicco di grano che accetta di morire per produrre molto frutto in una nuova vita (cfr. Jn 12,24-25), ma questa morte non è quella del timore e della rinuncia ma è quella di una vita totalmente offerta quale testimonianza anche in seno alla persecuzione.

In altre parole, bisogna operare più che mai affinché il cristianesimo abbia libero accesso nel vostro Paese, affinché esso vi sia accolto liberamente nelle mentalità, affinché la sua testimonianza vi sia offerta a tutti i livelli in modo persuasivo, affinché la cultura che vi si elabora si senta almeno interpellata dai valori cristiani e ne tenga conto. Il Cristo si è incarnato, ha offerto la sua vita ed è risuscitato affinché la sua luce brilli agli occhi degli uomini, affinché il suo lievito sollevi tutta la pasta: bisogna che, mescolato alla pasta, questo lo rinnovi incessantemente, purché conservi la sua qualità di lievito.


4. Cari amici sacerdoti, la sfida della secolarizzazione richiede un accrescimento della fede nei cristiani, e innanzitutto nei sacerdoti. A questa gente, la nostra, il Cristo offre la salvezza, la verità, un'autentica liberazione; lo Spirito Santo continua la sua opera di santificazione; la buona novella conserva la sua forza; la conversione è possibile, è necessaria. Si, come dicevo recentemente ai vostri confratelli svizzeri, in un contesto diverso ma che ha dei punti in comune con il vostro come società agiata, più la gente si scristianizza, più è in preda all'incertezza o all'indifferenza, più ha bisogno di vedere nella persona dei sacerdoti quella fede radicale che è come un faro nella notte o la roccia alla quale attaccarsi (cfr. Ai sacerdoti, Einsiedeln, 15 giugno 1984, n. 7).

Questa fede so bene che in voi alberga. Ma essa deve comportare uno zelo pastorale nuovo, in tutti i campi, così com'essa animava i sacerdoti fondatori e quelli che, con molte suore e laici convinti, hanno operato affinché il Canada francese si ispirasse ai convincimenti cristiani, cattolici. Si, bisogna parlare della lucidità e del coraggio soprannaturali della fede, che permettono di resistere ai venti contrari al Vangelo, alle correnti distruttrici di ciò che di grande c'è nell'uomo. E' necessaria l'audacia di intraprendere con rinnovato impegno una formazione delle coscienze.

Con zelo, fiduciosi nello Spirito Santo per un sano discernimento, incoraggiate coloro che hanno saputo rinnovare la loro fede e la loro preghiera e che danno prova di un ardore generoso per prendere iniziative apostoliche nella Chiesa e nella società. Avrete parimenti a cuore di non lasciare il popolo cristiano nel vuoto spirituale o in una ignoranza religiosa che gli sarebbe fatale. Se voi avvertite in lui un certo smarrimento davanti alle novità, ricordatevi che questo popolo ha bisogno più che mai nelle epoche di trasformazione di "segni visibili della Chiesa, di appoggi, di mezzi, di punti di riferimento" e del sostegno comunitario, come poc'anzi dicevo ai vostri vescovi.

Allorché vede i fedeli smarriti, il pastore umile deve sempre preoccuparsi di accoglierli, di ascoltarli, di comprenderli; egli accetterà talvolta una sana reazione davanti a pratiche effettivamente contestabili in liturgia, catechesi o educazione; ma in ogni caso si sforzerà di condurli verso un atteggiamento positivo e un approfondimento.


5. Voi riponete una grande speranza nella corresponsabilità dei laici e dei sacerdoti, non soltanto per supplire a un clero meno numeroso, ma perché è compito dei laici battezzati e cresimati cooperare come membri vivi, in pieno diritto, al progresso della Chiesa e alla sua santificazione (cfr. LG 33), alla sua testimonianza, e in modo particolare alla sua testimonianza in seno alle realtà temporali.

Poiché se la Chiesa deve svolgere un compito sociale, è proprio attraverso i laici, uniti ai loro pastori e ispirati dal magistero. Con i vostri vescovi, io vi incoraggio su questo cammino in cui vi siete molto impegnati fin dal Concilio. I campi di azione sono molteplici. Oltre alle varie forme di apostolato, può trattarsi di carismi esercitati per gli altri, di compiti ecclesiali, se non addirittura di ministeri istituiti, questi ultimi presupponendo che il laico si dedichi in modo stabile a un servizio importante della Chiesa.

Ma questa mattina non posso soffermarmi sul ruolo dei laici: lo faro con quelli che incontrero, specialmente a Halifax. Stante il poco tempo di cui disponiamo, affronto il vostro ruolo specifico, giacché nulla può sostituirsi al ministero sacerdotale.


6. "La funzione dei sacerdoti, dice il Concilio Vaticano II, in quanto unisce all'ordine episcopale, partecipa all'autorità mediante la quale il Cristo stesso costruisce, santifica e governa la sua Chiesa" (cfr. PO 2).

Voi siete prescelti nella comunità cristiana, e per essere al suo servizio. Essere sacerdote è una grazia per tutta la comunità. Ma la vostra funzione non proviene dalla comunità, non è questa che vi delega. Essere sacerdote, è partecipare all'atto stesso mediante il quale il Cristo risorto edifica la sua Chiesa che è il suo corpo. Il Cristo, il buon Pastore, agisce sempre nella sua Chiesa. In virtù del vostro ministero, voi rappresentate in modo reale ed efficace il buon Pastore che dona la propria vita per le sue pecore; voi agite in nome del Cristo, capo che edifica la sua Chiesa.

La grazia dell'ordinazione, che vi ha configurati al Cristo sacerdote e buon Pastore, vi permette di esercitare il ministero della parola, quello dei sacramenti e quello dell'animazione della comunità, manifestando l'iniziativa e la premura di Cristo nei riguardi della Chiesa. Il vostro ministero ricorda sempre alla comunità che la parola viene da Dio, che i sacramenti sono atti di Cristo risorto, che la Chiesa è riunita mediante e nello Spirito. Si, il vostro ministero è insostituibile come segno e mezzo di assembramento dei credenti nel corpo di Cristo.

Che Iddio accresca la vostra fede per compiere il ministero che vi affida! Mediante tale ministero, voi siete i responsabili e gli animatori delle comunità cristiane, in quanto ricevete dal vescovo la vostra missione. E' questo atto che istituisce la vostra obbedienza responsabile nei suoi confronti, la vostra cooperazione avveduta e fiduciosa con lui. Non potete costruire la Chiesa di Dio senza il vostro vescovo. Reciprocamente, è con voi e grazie a voi che il vostro vescovo esercita la sua funzione di pastore di una Chiesa particolare, sempre in comunione con il successore di Pietro.


7. Tra tutti gli atti del ministero che si collegano alla triplice funzione sacerdotale, ne sottolineo alcuni, pensando a quelle che sono oggi le necessità dei vostri compatrioti.

Un certo numero di giovani ha riscoperto la preghiera. Ma molti altri non sanno più o non osano più pregare. Or dunque questa gente secolarizzata non si aprirà alla fede e alla conversione se non pregherà nello stesso tempo in cui ascolta il Vangelo. "Questa specie di demoni non si può scacciare in alcun modo, se non con la preghiera e il digiuno" (Mc 9,29 e Mt 17,21). Questo mondo ha bisogno di maestri che insegnino a pregare, e si volge spontaneamente verso il sacerdote che vede pregare in nome della Chiesa. Ma non si insegna a pregare agli altri se la preghiera non è l'anima della nostra stessa vita, se essa non accompagna tutti i nostri sforzi pastorali.

La celebrazione quotidiana dell'Eucaristia, con la dignità che ad essa compete e con la coscienza di entrare nell'atto redentore del Cristo, permane ovviamente al centro e al vertice delle vostre vite sacerdotali.

Se il popolo cristiano si astiene dal venire a chiedere il perdono dei suoi peccati, con un moto personale, eventualmente preparato in comune, ciò deve porci degli interrogativi: quale importanza diamo a questo ministero? Quale disponibilità mostriamo? Educhiamo sufficientemente al senso del peccato e della misericordia di Dio? Lo sviluppo delle conoscenze profane contrasta con un'ignoranza religiosa crescente. Come facciamo fronte a questa nella catechesi di cui ogni giovane deve poter usufruire, e quali mezzi di formazione prevediamo per gli adulti, oltre le omelie sostanziali e le preparazioni approfondite ai sacramenti? La presentazione opportuna della fede richiede tanti più sforzi in quanto essa deve, in un linguaggio che tocca lo spirito e il cuore, essere fedele all'insieme del credo.

Voi avete ricevuto l'incarico, cari amici, di guidare le coscienze e dunque di rispondere con chiarezza e coraggio ai molteplici problemi che gli eventi e le scoperte moderne fanno sorgere. Tutti i settori della vita hanno bisogno di questa illuminazione e di una riflessione appropriata. Penso, tra l'altro, a tutto ciò che potrebbe aiutare le famiglie, i giovani, i fidanzati, gli sposi, a meglio percepire il disegno di Dio sull'amore, sul senso dell'unione coniugale, sulla paternità responsabile, sulla fedeltà, in un'ottica non soltanto morale, ma teologale e spirituale.

Io so che vi sta a cuore educare allo spirito delle beatitudini, al rispetto dell'uomo, alla giustizia, alla spartizione, alla dignità del povero, della persona handicappata, del vecchio solo, alla solidarietà con le moltitudini affamate. E vi è necessario farlo in una società in cui si incontrano al medesimo tempo gli eccessi del consumo e l'insicurezza della disoccupazione.

La coesistenza quotidiana con i nostri fratelli separati vi ha aiutato a sviluppare i rapporti ecumenici, questi richiedono sempre approfondimento teologico e coerenza con le direttive del Segretariato per l'unione dei cristiani.

Come non auspicare anche di veder coltivare lo spirito missionario che è stato così fiorente e generoso nel Canada nel corso di questo secolo? Sottolineo infine due punti la cui urgenza non vi sfugge: destare le vocazioni sacerdotali e religiose mediante la diffusione del vostro stesso zelo e della gioia di essere sacerdoti, ma anche mediante un invito insistente a seguire Cristo che chiama sempre.

E in generale, questa gioventù, ch'io devo incontrare questa sera e che dimostra tanta buona volontà in presenza delle proprie miserie, ha un grande bisogno di trovare in voi un'attenzione che ispiri fiducia e l'esempio trascinante di discepoli del Cristo felici di camminare al suo seguito.


8. Nei miei incontri con i sacerdoti in tutto il mondo, ho visto che essi desiderano vivere un'intensa vita spirituale conforme alla loro vocazione. E' dal vostro ministero, adempiuto con convinzione e centrato sull'Eucaristia, che si sviluppa la vostra vitalità spirituale, che vi è necessario mantenere anche in momenti di preghiera personale. Come servitori della parola di Dio, sentitevi voi stessi chiamati in causa, rinnovati e ravvivati da essa. Voi che riunite le comunità e siete responsabili dell'unità, sappiate a vostra volta guardare con ammirazione le opere che Dio compie nel suo popolo. Come ministri dei sacramenti, lasciatevi voi stessi convertire da ciò che essi celebrano. Non si può battezzare senza sentire a propria volta l'invito a rinascere di nuovo, Non si può presiedere a un matrimonio senza interrogarsi sul proprio modo di donare se stessi nell'amore a Dio e ai propri fratelli e sorelle: il celibato è un segno di questa libertà in una prospettiva di servizio. Non si può celebrare il sacramento del perdono senza dire a se stessi nel profondo del cuore: Signore anch'io sono un peccatore che ha bisogno di essere perdonato. Non si può celebrare l'Eucaristia senza lasciarsi vincere dall'amore di Gesù che ha dato la sua vita per tutti. Nell'esercizio del vostro ministero, lasciatevi prendere dalla forza dello Spirito. Il vescovo non dice forse al nuovo diacono nel consegnargli il libro dei Vangeli: "Credi ciò che leggi, insegna ciò che credi, e pratica ciò che insegni"? E al sacerdote: "Imitamini quod tractatis". Tutto il vostro ministero si deve collocare in un clima di preghiera e di sacrificio che vi unisce a Cristo mediatore e vi stabilisce nella sua pace e nella sua gioia.

La qualità della vostra missione dipende anche dalla fraternità e dall'unità che voi sacerdoti instaurerete tra di voi, nel rispetto delle legittime differenze di sensibilità e di carisma, ma nel fervoroso perseguimento della stessa proclamazione del Vangelo, nella fedeltà alla Chiesa. Ricordate i sacerdoti che oggi, in ogni parte del mondo, mettono a rischio la loro libertà e perfino la loro vita per essere fedeli al loro sacerdozio e continuare a sostenere la fede del loro popolo.


9. Avrei voluto trattenermi di più a lungo con i diaconi permanenti. Cari amici, desidero semplicemente ripetervi qui che il vostro ministero ordinato è connesso con quello dei sacerdoti; prepara ad esso ed effettivamente lo prolunga; o anche partecipa ad esso quando si tratta del Battesimo o della predicazione. La Chiesa fa assegnamento sulla vostra attività, perché, conforme alla vostra stessa vocazione, voi avete il ruolo nell'adempimento della sua missione.

Saluto in modo speciale i seminaristi presenti a questo incontro. Voi mi avete sentito parlare della bellezza e delle esigenze del ministero sacerdotale.

Questo è ciò che deve mantenervi nella gioia di essere chiamati da Dio a cooperare in questo ministero, con la determinazione di prepararvi ad esso con tutte le vostre forze: mettete la preghiera al centro della vostra formazione, studiate assolutamente tutte le dottrine della Chiesa sul piano scritturale, dogmatico e morale. Fin da ora, vivete in pastorale disponibilità verso i fedeli, e mantenete legami fraterni con gli altri studenti e abbiate fiducia nel vostro vescovo. Il futuro della Chiesa nel Québec dipenderà dal vostro fervore nel seguire Cristo.

Noi tutti qui, in questo Oratorio in cui tante grazie sono state ottenute, chiediamo l'intercessione di san Giuseppe. Egli ha avuto a fianco di Gesù e di Maria un compito umile, un compito di servitore, vivendo continuamente nell'intimità con il Figlio di Dio. Noi siamo innanzitutto i servitori del Figlio di Dio.

Chiediamo l'intercessione di Maria, associata in modo incomparabile all'opera di suo Figlio.

Siate uomini di fede e di speranza! E io, in nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, vi impartisco di cuore la benedizione apostolica.

Data: 1984-09-11 Data estesa: Martedi 11 Settembre 1984





Sulla tomba di santa Margherita Bourgeoys - Montréal (Canada)

Titolo: Onoriamola tra i fondatori di Montréal e della locale Chiesa

Testo:

Care sorelle della congregazione di Notre-Dame.

Prima della messa che deve riunire tutto il popolo cristiano di Montréal, il tempo non mi permette di dirvi tutti i pensieri che sorgono nel mio cuore davanti alla tomba della vostra santa fondatrice. Ho avuto l'onore di proclamarla santa il 31 ottobre 1982, e in quel giorno ho ricordato la sua spiritualità, gli aspetti ammirevoli del suo apostolato in favore dei giovani e delle famiglie e l'interesse che le sue iniziative hanno per la pastorale odierna.

Noi onoriamo questa santa donna tra i fondatori di Montréal e della Chiesa del Canada.

Oggi ripeto semplicemente a voi, sue care figlie spirituali, ma anche a tutte le religiose educatrici in questo Paese e a tutti coloro che cooperano all'educazione dei giovani e alla promozione delle famiglie: guardate lo zelo, il realismo, l'audacia dell'amore di santa Margherita Bourgeoys. Considerate il prezzo che attribuiva all'anima di ciascuna bambina, figlia di colonizzatori o figlia di famiglia indiana, quasi fosse "una goccia di sangue di Gesù Cristo".

Guardate la sua abnegazione e la sua abilità d'insegnante che apre scuole popolari sul posto, vicino alle famiglie e in collaborazione con esse.

Apprezzate la sua preoccupazione d'iniziare le giovani a una formazione completa, che abbraccia la fede, la preghiera, il senso apostolico, le capacità culturali e pratiche ad assumere i compiti della vita di una donna adulta.

Ammirate la sua immaginazione e la sua tenacia pastorale nel preparare ragazzi e ragazze a fondare famiglie solide, nel formare spose e madri cristiane istruite, laboriose, capaci di irradiazione cristiana. Notate l'appoggio realistico che continuava a dare alle famiglie, alle donne sposate riunite in associazioni. Voi conoscete la fede, la fermezza e la tenerezza che hanno caratterizzato tutta la sua opera.

Oggi i bambini e i giovani, come quelli che incontrero questo pomeriggio e questa sera, hanno bisogno di educatori come lei, che li aiutino a scoprire il significato della vita e a dare con generosità se stessi. E soprattutto le famiglie che si trovano in difficoltà hanno bisogno, come non mai, di uno specifico apostolato a loro favore (cfr. "Familiaris Consortio"). Le donne che desiderano giustamente la propria promozione hanno motivo di ammirare questa donna coraggiosa che desiderava che le donne del suo tempo fossero degne della loro vocazione.

Preghiamo santa Margherita Bourgeoys secondo tutte queste intenzioni. E voi, care sorelle, continuate ad attingere luce e forza dal suo esempio. Benedico di gran cuore tutta la vostra congregazione.

Data: 1984-09-11 Data estesa: Martedi 11 Settembre 1984




Beatificazione di suor Marie-Léonie - Montréal (Canada)

Titolo: Portare nella società le proprie qualità umane e cristiane

Testo:

Fratelli e sorelle beneamati in Cristo.

Sono felice di essere oggi con voi, a Montréal, e per questo benedico il Signore. Vengo in mezzo a voi come pellegrino della fede e come Vescovo di Roma, responsabile della missione già affidata a Pietro di confermare i fratelli nella fede. A ciascuno, a ciascuna di voi: "Grazia e pace sia concessa in abbondanza nella conoscenza di Dio e di Gesù Signore nostro" (2P 1,2).

Vedendovi qui riuniti, penso ai fondatori dell'antica Ville Marie. Essi hanno piantato qui, ai piedi del Mont-Royal e presso le sponde del San Lorenzo, un seme che è diventato un grande albero. Con gioia mi unisco a voi per celebrare la fede che ha così profondamente segnato la vostra storia, e che ora spetta a voi conservare e ravvivare, seguendo l'esempio di suor Marie-Léonie, che stiamo per beatificare. Nel corso dei miei viaggi attraverso il mondo, scopro le gioie e le ansie di tutte le Chiese. A voi tutti, uomini e donne credenti del Canada porto il loro saluto.

Vi porto grandi notizie dalle giovani e dinamiche Chiese d'Asia e d'Africa. Vi porto l'eco della forte fede dei vostri fratelli e delle vostre sorelle dell'America Latina che rischiano la violenza del sottosviluppo e delle armi. I fratelli della Chiesa di Roma e dell'Italia vi salutano! Vi porto anche i saluti dei vostri fratelli e delle vostre sorelle nella fede che vivono in terra polacca. Le testimonianze della tenace fede dei vostri fratelli e delle vostre sorelle cristiani del mondo intero vi stimolino e vi confermino nella vostra fede.


1. "Il luogo sul quale tu stai è una terra santa!" (Ex 3,5). Queste parole Mosè le ha udite presso il roveto ardente. Egli pascolava il gregge e si avvicino al monte di Dio, l'Oreb. Il cespuglio bruciava e non si consumava. Allora Mosè si chiese: che cosa significa questo fuoco che non distrugge il cespuglio e nello stesso tempo brucia e illumina? La risposta gli venne durante il prodigio, una risposta più che umana: "Togliti i sandali, perché il luogo sul quale tu stai è una terra santa" (Ex 3,5).

Perché quel luogo è santo? E' santo perché è il luogo della presenza di Dio. Il luogo della rivelazione di Dio: della teofania. "Io sono il Dio tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe" (Ex 3,6).

Mosè si velo il viso: aveva paura di volgere lo sguardo verso il fuoco in cui si rivelava il Dio vivente.


2. Cari fratelli e sorelle di Québec, del Canada, che ne è del vostro incontro con il Dio vivente? Talvolta il mondo d'oggi sembra velarlo, sembra farvelo dimenticare. Questo apparente deserto spirituale contrasta con il tempo ancora vicino in cui la presenza di Dio si manifestava nella vita sociale e in molte istituzioni religiose. Sentite dire ancora: "Dov'è il tuo Dio?" (Ps 42,4).

Tuttavia il cuore dell'uomo non si abitua all'assenza di Dio. Soffre di vivere lontano da lui, come i compatrioti di Mosè. Ma Dio non è mai lontano da ciascuno di noi (cfr. Ac 17,27). Egli è misteriosamente presente, come il fuoco che non si può afferrare, come la brezza leggera che passa, invisibile (cfr. 1R 19,12-13). Egli ci fa cenno. Ci chiama per nome per affidarci una missione.

Invano si cerca di sostituirlo. Nulla riesce a colmare il vuoto lasciato dalla sua assenza. Non l'abbondanza materiale, che non sazia il cuore; non la vita facile e permissiva, che non soddisfa la nostra sete di felicità; non la sola ricerca di successo o del potere di se stessi; non è neppure la potenza tecnica che permette di cambiare il mondo, ma non offre vere risposte al mistero stesso del nostro destino. Tutto ciò può sedurre per un po' di tempo, ma lascia il sapore dell'illusione e il cuore vuoto, se ci si è allontanati dal roveto ardente.

Allora può apparire, come nel profondo, la fame dello spirituale, l'attrazione dell'Assoluto, la sete del Dio vivente (Ps 42,3). Paradossalmente, il tempo dell'"assenza di Dio" può diventare il tempo della riscoperta di Dio, come l'avvicinarsi all'Oreb.


3. Si, Dio continua a farci cenno attraverso la nostra storia del nostro mondo, come per Mosè attraverso le sofferenze del suo popolo. Chi non ha conosciuto, un giorno o l'altro, queste esperienze di luce e di pace: Dio è entrato nella mia vita! Esperienza improvvisa o frutto di una lunga maturazione. Le occasioni nelle quali questa presenza misteriosa ci interroga sono molteplici: la meravigliosa nascita di un bambino, l'inizio di un amore autentico, il trovarsi di fronte alla morte di un congiunto, all'insuccesso o al mistero del male, la compassione per la miseria altrui, l'essere sfuggiti ad una disgrazia o l'essere guariti da una malattia, la creazione di un'opera d'arte, la contemplazione silenziosa della natura, l'incontro con una persona "abitata" da Dio, la partecipazione ad una comunità orante: sono tante scintille che illuminano la nostra strada verso Dio, tanti avvenimenti che aprono la porta su Dio. Ma la rivelazione stessa viene da Dio, dal centro del roveto ardente. E la sua parola, letta e meditata nella preghiera, è la storia santa del popolo di Dio, che permette di decifrare il senso di quei segni, di riconoscere il nome e il volto del Dio vivente, di scoprire che egli trascende ogni esperienza, ogni creatura. Come diceva una delle vostre poetesse: "Il nostro Dio è come la più profonda sorgente delle acque più profonde" (Anne Hebert, "Presence", 1944).


4. Dio si rivela a Mosè per affidargli una missione. Deve far uscire Israele dalla schiavitù dei faraoni d'Egitto. Mosè fa l'esperienza della presenza di Dio. Egli sa chi è il Dio dei suoi padri; ma davanti alla missione che gli è affidata, egli interroga: "Ma mi diranno: come si chiama? E io che cosa rispondero loro?" (cfr. Ex 3,13). Il problema del nome è quello fondamentale. Mosè pone il problema dell'essenza di Dio, di ciò che costituisce la sua realtà assolutamente unica.

"Io sono colui che sono!" (Ex 3,14), questa è la risposta. L'essenza di Dio è l'essere. Esistere. Tutto ciò che esiste, tutto il cosmo ha in lui la sua origine. Tutto esiste perché Dio lo fa esistere.

Un giorno santa Caterina da Siena, seguendo san Tommaso d'Aquino, guidata sempre da quella stessa saggezza attinta dalla teofania di cui Mosè fu testimone, disse a Gesù: "Tu sei colui che è, io sono colei che non è".

Tra l'"io sono" di Dio e l'"io sono" dell'uomo, come pure di ogni creatura, c'è questo stesso rapporto: Dio è colui che è; la creatura, l'uomo è colui che non è... egli è chiamato all'essere a partire dal non-essere. Da Dio noi abbiamo la vita, il movimento e l'esistenza (Ac 17,28).


5. Oggi, in questa grande città di Montréal, vogliamo rendere gloria a Colui che è. Vogliamo rendergli gloria con tutta la creazione, noi che esistiamo soltanto grazie a lui. Non esistiamo e passiamo, mentre solo lui non passa! Solo lui è l'esistenza stessa. Per questo diciamo con il salmo della liturgia di oggi: "Grande è il Signore e degno di ogni lode... date al Signore la gloria del suo nome... adorate il Signore..." (Ps 95,4-9), come Mosè lo ha adorato quando si copri il volto perché aveva timore di rivolgere lo sguardo verso Dio (Ex 3,6).

Prostratevi anche voi, uomini di oggi! Voi conoscete i misteri della creazione incomparabilmente meglio di Mosè! Forse non vi parlano di Dio in modo più intelligibile? Prostratevi, rileggete fino in fondo la testimonianza delle creature!


6. Dio è al di sopra di ogni creatura. E' trascendenza assoluta. Là dove finisce la testimonianza della creazione, là incomincia la parola di Dio, il Verbo: "In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste" (Jn 1,1-3). "In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini...". Ma ascoltiamo quanto segue: "Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi... A quanti pero l'hanno accolto ha dato potere di divenire figli di Dio; quelli che credono nel suo nome... quelli che da Dio sono stati generati" (Jn 1,1-14).

Si, Dio che è al di sopra di ogni creatura, che è assoluta trascendenza, Dio è diventato creatura-uomo. Il Verbo si è fatto carne. In lui, gli uomini nati da uomini nascono da Dio. Essi diventano figli, per figliazione divina essi diventano figli nel Figlio.

Oggi, in questa grande città di Montréal noi vogliamo rendere gloria a Dio che si è fatto uomo: "Un giorno santo è sorto per noi... Ia luce ha brillato sulla terra.... Gloria a te, o Cristo, accolto nel mondo mediante la fede" (cfr. 1Tm 3,16). Alleluia!


7. Rendiamo grazie a tutti coloro che hanno accolto questa luce, qui in terra canadese. Rendiamo grazie specialmente per coloro che sono diventati, attraverso Cristo, la luce della Chiesa e di tutta l'umanità.

La Chiesa ha in effetti riconosciuta ufficialmente la santità di un certo numero di essi; parecchi erano venuti da fuori, specialmente dalla Francia, ma è qui che hanno consumato la loro vita e raggiunto la vetta della loro santità.

Essi vi sono familiari. E' sufficiente che ne citi il nome: i santi martiri gesuiti, fondatori della Chiesa in Canada, santa Margherite Bourgeoys; e i beati monsignor François de Montmorency-Laval, Madre Marie dell'Incarnazione, la giovane irochese Kateri Tekakwitha, madre Marie d'Youville, il sacerdote André Grasset, Madre Marie Rose Durocher, fratel André Bessette.

Io stesso ho avuto la gioia di celebrare a Roma cinque di queste beatificazioni e una canonizzazione. Ma so che altre cause sono state introdotte e spero che il loro esame giungerà a buon fine. Penso in particolare a madre Caterina di sant'Agostino di cui è stata riconosciuta l'eroicità delle virtù.

Al di là di quelli che sono ufficialmente canonizzati o beatificati, sono sicuramente legioni coloro i quali hanno fatto fruttificare la fede in un ammirevole amore di Dio e del prossimo, in forma quotidiana e spesso discreta. Se la modestia dei segni visibili che essi hanno lasciato impedisce un approfondito esame della loro vita da parte della Chiesa, essi sono conosciuti da Dio; hanno risposto al suo invito, come Mosè. Hanno accresciuto la sua gloria e il suo regno su questa terra canadese.

Davanti a tutti questi uomini e donne, dobbiamo ripetere le parole del grande Ireneo, del secondo secolo: "La gloria di Dio è l'uomo vivente": l'uomo che vive la pienezza della vita, che è di Dio in Gesù Cristo.


8. Oggi, in questo libro vivo dei santi e dei beati della Chiesa che è presente da secoli in terra canadese si aggiunge un nuovo nome: suor Marie-Léonie Paradis.

Questa vostra donna, umile fra gli umili, sale oggi al rango di coloro che Dio ha innalzato alla gloria e sono felice che una simile beatificazione abbia luogo per la prima volta in Canada, che fu il suo Paese. Nata da famiglia semplice, povera e virtuosa, essa ha ben presto capito la bellezza della vita religiosa, e vi si impegno con i voti presso le suore Marianiste di Santa Croce.

Non ha mai rimesso in discussione il suo dono a Dio, anche in mezzo alle prove della vita comunitaria a New York e nell'Indiana. E quando è stata scelta per servire in un collegio a Memramcook in Acadia, la sua vita religiosa era così splendente che ha spontaneamente radunato attorno a lei delle fanciulle, che volevano anch'esse consacrare la loro vita a Dio. Con loro, e grazie alla comprensione di monsignor Laroque, vescovo di Sherbrooke, ha fondato la congregazione delle Piccole Sorelle della Sacra Famiglia, sempre fiorente e stimata.

Senza mai dubitare della sua chiamata, essa ha spesso domandato: "Signore, mostrami le tue vie", per sapere quale fosse la forma concreta del suo servizio nella Chiesa. Ha trovato e proposto alle sue figlie spirituali una forma di impegno particolare: il servizio nei collegi, nei seminari e nelle case per sacerdoti. Non temeva le diverse forme di lavoro manuale, che sono il peso che tocca a tante gente di oggi, mentre è stato tenuto in onore nella santa famiglia, nella vita stessa di Gesù a Nazaret. La essa ha visto la volontà di Dio per la sua vita. Con i sacrifici inerenti a questo lavoro, ma offerti per amore, essa ha conosciuto una gioia e una pace profonde. Sapeva di rifarsi all'atteggiamento fondamentale di Cristo, "venuto non per essere servito, ma per servire". Era tutta pervasa dalla grandezza dell'Eucaristia: è questo uno dei segreti delle sue motivazioni spirituali.

Si, Dio ha rivolto i suoi occhi all'umiltà della sua ancella Marie-Léonie, che si è ispirata alla disponibilità di Maria. E d'ora innanzi la sua congregazione e la Chiesa la chiameranno di generazione in generazione beata (cfr. Lc 1,48).


9. Questa nuova beatificazione di una religiosa canadese ci ricorda che il Canada si è avvantaggiato abbondantemente dell'apporto di numerose comunità religiose, in tutti i settori della vita ecclesiale e sociale: preghiera contemplativa, educazione, assistenza ai poveri, iniziative ospedaliere, apostolato di ogni genere. E' una grande grazia. E se oggi i servizi possono essere diversi ed evolversi secondo i bisogni, la vocazione religiosa rimane un dono di Dio meraviglioso, una testimonianza senza pari, un carisma profetico essenziale per la Chiesa, non solo a motivo dei servizi veramente preziosi che le suore prestano, ma anzitutto come espressione della gratuità dell'amore in un dono nuziale a Cristo, in una consacrazione totale alla sua opera redentrice (cfr. "Redemptionis Donum").

E mi permetto di porre questa domanda a tutti i cristiani qui riuniti: il popolo canadese sa sempre apprezzare questa grazia? Aiuta le religiose a trovare e rinfrancare la loro vocazione? E voi, care sorelle, avete consapevolezza della grandezza della chiamata di Dio e dello stile di vita radicalmente evangelico che corrisponde a questo dono?


10. Le religiose, la cui vita è tutta orientata in direzione del "roveto ardente", hanno una particolare esperienza del Dio vivente. Ma in questa messa io mi rivolgo a tutto il popolo cristiano di Montréal, del Québec e del Canada. Fratelli e sorelle: cercate il Signore, cercate la sua volontà, ascoltate l'unico che chiama ciascuno di voi per nome, per affidarvi una missione affinché possiate portare la sua luce nella Chiesa e nella società.

Voi siete laici cristiani, battezzati e confermati. E volete vivere come figli e figlie di Dio. Nel corpo della Chiesa vi sono molti carismi, molte forme di attività per sviluppare i vostri talenti nel servizio degli altri. Dio vi manda per servire i fratelli e le sorelle che soffrono, che sono nell'angoscia, nella ricerca di lui. Per le vostre preghiere e con le vostre azioni, possa l'amore di Dio, la giustizia di Dio e la speranza trovare ogni giorno il suo posto nella città terrena, in tutti i vostri posti di lavoro, di svago e di studio. Avendo avuto voi stessi l'esperienza di Dio, contribuite a costruire un mondo fraterno che sia aperto a Dio. Rivolgo questo messaggio a tutti; ma poiché oggi proclamo beata una donna, mi rivolgo in modo speciale alle donne. Come tutti i battezzati, voi siete chiamate alla santità al fine di santificare il mondo secondo la vostra vocazione nel piano di Dio, che ha creato l'umanità "uomo e donna". Insieme con gli uomini, portate nel cuore delle vostre famiglie, nel cuore di questa società, le qualità umane e cristiane di cui Dio ha dotato la vostra femminilità e che voi potrete sviluppare secondo i vostri diritti e doveri, nella misura stessa in cui siete unite a Cristo, la sorgente della santità.

Il Signore fa affidamento su di voi affinché le relazioni umane siano permeate dell'amore che Dio desidera. I modi di assolvere questo servizio possono differire da quelli scelti dalla beata suor Marie-Léonie. Ma - nel senso più evangelico che trascende i modi di vedere di questo mondo - è sempre una questione di servizio, servizio che è indispensabile per l'umanità e per la Chiesa.


11. I santi e i beati, e tutti coloro che si lasciano condurre dallo Spirito di Dio, possono considerare rivolte a loro le parole della lettera agli Efesini che abbiamo ascoltato: "Benedetto sia Dio, Padre del nostro Signore Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli, in Cristo" (Ep 1,3).

Si, i nomi dei santi confermano particolarmente la verità della nostra esistenza in Gesù Cristo. La verità è la chiamata alla santità, cioè all'unione con Dio per mezzo di Cristo.

Ascoltiamo ancora questa lettera agli Efesini: Dio "ci ha scelti (in Cristo) prima della creazione del mondo"; per amore egli ci ha destinati in anticipo "a essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo"; in lui noi otteniamo "la redenzione mediante il suo sangue, la remissione dei peccati secondo la ricchezza della sua grazia"; "egli ha ricapitolato in Cristo tutte le cose, quelle del cielo come quelle della terra"; in lui anche noi "siamo stati fatti eredi"; in lui abbiamo ricevuto "il suggello dello Spirito Santo" primo "pegno della nostra eredità, in attesa della completa redenzione di coloro che Dio si è acquistato, a lode della sua gloria" (Ep 1,4-14).


12. "Il luogo sul quale tu stai è una terra santa!". Nei tempi in cui viviamo, quello che vediamo su questa terra rende manifesto ai nostri occhi più il peccato che la santità. Ci sono molte ragioni perché, nei diversi Paesi e continenti, noi vediamo più le rovine causate dal peccato che non la luce della santità. Anche se al presente si fa sempre più strada una tendenza per cui il peccato non è più chiamato peccato, è pero vero che la famiglia umana vive nella paura di ciò che l'intelligenza e la volontà umana possono suscitare contro la volontà del Creatore e del Redentore. Noi tutti qui conosciamo i pericoli che minacciano il nostro pianeta, e vi riconosciamo la parte che vi ha l'uomo.

E tuttavia questa terra, il luogo in cui viviamo, è la terra santa. Essa è stata segnata dalla presenza del Dio vivente, la cui pienezza è in Cristo. E questa presenza rimane nella nostra terra e produce i suoi frutti della santità.

Questa presenza è realtà. Essa è grazia. Questa presenza non cessa di essere la chiamata e la luce.

"La luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l'hanno accolta" (Jn 1,5). Amen.

Data: 1984-09-11 Data estesa: Martedi 11 Settembre 1984






GPII 1984 Insegnamenti - Nella cattedrale metropolitana - Montréal (Canada)