GPII 1984 Insegnamenti - Al Simposio dei giovani della pace - Città del Vaticano (Roma)

Al Simposio dei giovani della pace - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Nel ricordo di Hiroshima per una nuova società

Testo:

Miei cari amici, miei cari giovani.


1. Le prime parole che vi rivolgo in questo Simposio internazionale dei giovani della pace, qui in Vaticano, sono parole di benvenuto e gratitudine. La vostra presenza qui, giovani provenienti da molti diversi Paesi del mondo, esprime il desiderio di dedicare la vostra vita alla creazione di un nuovo futuro di fraternità e di solidarietà tra tutti i popoli della terra. Questa è la ragione per cui vi do il mio più cordiale benvenuto e vi ringrazio per essere venuti, alcuni di voi da grandi distanze, per condividere con me le vostre speranze e i vostri pensieri. Voi siete un segno di speranza in un mondo minacciato dalla guerra e da ogni altra forma di violenza.

E' in Giappone che questo Simposio, preparato in vista dell'Anno internazionale della gioventù, è stato promosso e organizzato. In questo momento si affollano alla mia mente molti ricordi della mia visita del 1981 in quel Paese.

In particolare, ricordo con vivezza la mia visita al Monumento alla pace di Hiroshima. Quel monumento, simbolo della determinazione di lavorare per la pace, è espressione stabile e forte di speranza. Come ho detto in quell'




"Ricordare il passato è impegnarsi per il futuro. Ricordare Hiroshima è aborrire la guerra nucleare. Ricordare Hiroshima è impegnarsi per la pace".


2. Miei cari amici, oggi mi rivolgo a voi e ai giovani di tutto il mondo, nell'imminenza dell'Anno internazionale della gioventù, perché queste parole diventino carne e sangue della vostra vita: ricordare il passato è impegnarsi per il futuro. Per ognuno di voi ciò deve significare impegnarsi irrevocabilmente per diventare costruttore di pace e di fratellanza. Qualsiasi siano gli ostacoli, per quanto lunga e ardua sia la strada che si stende davanti a voi, dovete far si che niente vi impedisca di attraversare le barriere di nazionalità, razza e cultura, per essere uniti con tutti i vostri fratelli e sorelle e proseguire nella costruzione di un ordine internazionale di pace che riposi sulla verità e la giustizia, sulla libertà e la pace.

Proprio per incoraggiare un tale programma ho scelto il seguente tema per la Giornata mondiale della pace del 1° gennaio 1985: "I giovani e la pace camminano insieme". In questi giorni della vostra giovinezza, fate di essa il vostro ideale per essere costruttori di pace, per essere operatori di pace: non permettete mai che la vostra speranza si offuschi. Tornero su questo argomento più diffusamente nella relazione per la Giornata mondiale della pace, ma per il momento vorrei riflettere con voi almeno su alcuni degli importantissimi punti che sono stati toccati dalle relazioni tenute dai giovani rappresentanti di diversi Paesi.


3. Per esempio, da molti rappresentanti è stato detto che non ci può essere pace nel mondo se prima non cerchiamo la pace in noi stessi. Sono parole sagge. Non possiamo dare ciò che non abbiamo. Chi crede in Dio è consapevole che dobbiamo riconciliarci personalmente con Dio e con i nostri fratelli e sorelle se desideriamo portare la riconciliazione al mondo che ci circonda. Uno di voi ha citato un santo amato sia dai cristiani che dai non cristiani, Francesco di Assisi, e ha suggerito di usare la sua preghiera: "Signore, fa' di me uno strumento della tua pace. Dove c'è odio che io semini l'amore. Dove c'è offesa il perdono". Se questa è la nostra preghiera, se questo è ciò che è realmente nei nostri cuori, noi saremo strumenti della vera pace.


4. Un altro giovane rappresentante ci ha parlato della risoluzione dei giovani del suo Paese. Ha detto: "Noi decidiamo di rispettare la vita come dono di Dio per noi, di riconoscere tutte le persone come nostri fratelli e sorelle, di cooperare, nel nostro lavoro, con il disegno creativo di Dio, e di essere operatori di pace nel mondo in cui viviamo". Miei cari giovani amici, se riuscirete ad essere fedeli a un tale programma, ognuno di voi potrà dire, quando la sua vita si avvicinerà alla fine, che essa non è stata invano.

Avrete portato un prezioso contributo alla storia per la bellezza della creazione e per l'ambiente nel quale viviamo e respiriamo, un rispetto che, io so, è particolarmente valorizzato nel patrimonio culturale del Giappone. E' un programma che richiede un uso moderato delle risorse della terra per il bene di tutti, un programma che fa del rispetto dei diritti di ciascuno dei nostri fratelli e sorelle una base sulla quale costruire una pace durevole.

[In giapponese:] Sia lodato Gesù Cristo! Desidero rivolgere un pensiero speciale a monsignor Hamao: a coloro che hanno cooperato alla realizzazione del Simposio per la pace e soprattutto ai giovani presenti. La pace è una delle più grandi aspirazioni dell'uomo, perciò tutta la società deve contribuire ad essa, ma in modo particolare voi, giovani, che siete chiamati a costruire una società nella giustizia e nella pace. Dilettissimi giovani giapponesi, non abbiate paura di impegnarvi totalmente per la pace. Con questo augurio vi benedico di cuore.

[In italiano:] Sia lodato Gesù Cristo! Mi è caro fare allusione alle parole del rappresentante che ha parlato della croce. "Tutte le volte che vedo la croce - diceva - io vedo una chiamata a morire al proprio interesse, alla propria volontà, alla considerazione di sé; io vedo un appello alla pace". Per quelli di noi che sono cristiani è possibile trovare la certezza della riconciliazione con Dio e con i fratelli soltanto nell'amore disinteressato di Cristo che muore sulla croce: una morte che egli ha liberamente accettato per il bene di tutti gli uomini e le donne. Essa è la sorgente della nostra speranza e del nostro impegno per la pace. Ma il messaggio della croce si estende a tutti, ai cristiani come ai non cristiani. Esso è pure un appello a mettere da parte i propri interessi, a guardare al di là di noi stessi, a essere uomini e donne che non vivono solo per se stessi, ma anche "per gli altri". Se osserviamo con attenzione il mondo d'oggi, noteremo che è indubbiamente a simili persone che i giovani guardano come a modelli e a ideali per la loro vita, a persone che danno il loro tempo, la loro energia e la loro vita "per gli altri". Questi sono gli ideali che anche voi dovete far vostri, se volete superare gli ostacoli, anche quelli apparentemente insormontabili, che si incontrano sul cammino della pace.

Data: 1984-12-07 Data estesa: Venerdi 7 Dicembre 1984




Ai vescovi boliviani in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Vi compete anche la responsabilità del servizio dei religiosi

Testo:

Cari fratelli nell'episcopato.


1. Sperimento una vera gioia incontrandomi con voi qui, pastori della Chiesa in Bolivia, che siete giunti alla Città Eterna per testimoniare con la visita "ad limina apostolorum" la vostra devozione e unione cordiale con il successore di Pietro, voi che rappresentate gli amati figli boliviani, che spero di poter visitare un giorno personalmente. Ad essi, già da ora, invio tramite voi il mio ricordo pieno d'affetto e benedizione.

Venite da un Paese caratterizzato da una grande varietà geografica ed etnica e, quindi, da diversi aspetti socio-culturali, un Paese segnato in modo indelebile dalla fede in Cristo, che fin dalle sue origini ha influito notevolmente sulla promozione umana della vostra gente e che voi vi sforzate di conservare e aumentare, quale forza insostituibile per lo sviluppo integrale dell'uomo e per il consolidamento, nella vostra società, della civiltà dell'amore.

L'incontro personale con ciascuno di voi mi ha permesso di condividere la gioia di quanto state realizzando, la preoccupazione per i vostri problemi e le speranze delle Chiese particolari, affidate alla vostra sollecitudine pastorale.

Questo incontro collegiale mi fa percepire, con intima soddisfazione, quanto l'amore di Cristo dimori nei vostri cuori e che non solo sostiene il vostro spirito di fraterna unità e fiducia ma anche, come san Paolo (cfr. 2Co 5,9), vi spinge, con un alto senso di responsabilità personale e corresponsabilità apostolica, verso il compimento della missione che il Signore vi ha affidato, quella di essere maestri, pontefici e pastori del suo gregge (cfr. CD 12 CD 15-16).


2. In questi tempi caratterizzati da rapidi e profondi cambiamenti, che hanno portato con sé non solo l'avida ricerca della verità, ma anche un'incertezza e un disorientamento non indifferenti, tanto nelle applicazioni come negli stessi criteri e principi, si rende necessaria e urgente la missione del pastore come maestro, interprete e predicatore della parola di Dio.

Per questo, il Concilio Vaticano II, individuando la predicazione del Vangelo come compito principale dei vescovi, li sollecita a predicare con coraggio, nella sua totalità e integrità, una fede credibile e ad applicarla alla vita reale dei nostri giorni, vigilando, nel contempo, al fine di allontanare dal gregge le insidie che lo minacciano e illustrando la dottrina alla luce dello Spirito Santo in una prospettiva teocentrica e teologica (cfr. LG 25 CD 12-14).

Per questo compito bisogna partire dal piano divino, che proclama centro e culmine della creazione e della storia Cristo, il figlio unigenito di Dio (cfr. DV 4) per il quale e in vista del quale furono create tutte le cose; Cristo salvatore del mondo, che viene a liberare l'uomo dalla schiavitù del peccato, dandogli la pienezza della vita e la libertà dei figli di Dio; Cristo che viene per stabilire un regno non semplicemente terreno e temporale, ma il regno dei cieli, il regno di Dio.

Tale regno ha in sé una imprescindibile esigenza di giustizia che rifiuta ogni abuso, ogni ingiustizia e oppressione nei confronti dell'uomo ed è l'unica vera base della pace; si fonda sull'amore, che non solo esclude l'odio e la violenza, ma che è fonte di perdono, di misericordia e di vera fraternità. Nel contempo, la trasformazione dei cuori è anche l'unica forza capace di cambiare efficacemente le strutture, sostenere e incoraggiare la causa dell'autentica dignità dell'uomo e stabilire la civiltà dell'amore. Questo amore, fondamento del cristianesimo, eleva l'uomo e lo innalza, con Cristo e per Cristo, alla pienezza senza fine in Dio, elevando unitamente la stessa realtà terrena. Per questo non possiamo accettare un umanesimo senza almeno un implicito riferimento a Dio, e nemmeno una dialettica materialista che sarebbe la pratica negazione di Dio stesso.

Su questa base teologica dovrete fondare il vostro servizio alla fede come pastori e guide del popolo fedele. A partire da essa dovrete chiarire i dubbi dei vostri fedeli a proposito dei temi che riguardano il loro cammino ecclesiale.

A tal fine non posso non ricordare la pericolosa incertezza venutasi a creare in certi vostri ambienti - anche se meno frequentemente che in altre parti - a causa di alcune correnti della teologia della liberazione. In questo lavoro di chiarimento vi saranno d'aiuto le norme contenute nella relativa Istruzione della Congregazione per la dottrina della fede. E affinché nel vostro Paese l'impegno di opzione preferenziale verso i poveri sia pienamente ecclesiale, vi raccomando di esaminare i criteri da me dati durante la mia recente visita nella Repubblica dominicana (Omelia a Santo Domingo, 11 ottobre 1984, 5).

Per quanto riguarda la vostra missione di guide nella fede, voglio incoraggiarvi, nell'opera da voi intrapresa in questi ultimi anni, con l'aiuto di diversi documenti pastorali, compreso il recente "Messaggio al popolo della Bolivia" del 20 ottobre di quest'anno.


3. Analizzando il campo della pastorale, e rendendo grazie innanzitutto a Dio per il promettente risorgere delle vocazioni nel vostro Paese, vorrei considerare ora un tema che deve essere la prima preoccupazione del vescovo. So che si tratta di una preoccupazione insita nel vostro cuore di pastori e alla quale avete dedicato varie assemblee plenarie della vostra Conferenza. Mi sto riferendo alla sollecitudine per i sacerdoti e per la loro formazione in seminario.

Conosco il vostro lodevole interessamento per un degno e onesto sostegno ai vostri sacerdoti. Vorrei oggi incoraggiarvi a continuare e ad aumentare, se è necessario, la vostra particolare sollecitudine nei riguardi del loro perfezionamento spirituale e pastorale, sia per quanto riguarda la necessaria formazione permanente sia per quanto riguarda l'orientamento del loro apostolato, e soprattutto l'esperienza pratica del loro sacerdozio, della loro offerta totale a Cristo e alla Chiesa. Otterrete ciò, facilmente e in modo efficace, se aprirete loro i vostri cuori di pastori e offrirete loro la vostra attenzione in un frequente contatto diretto e personale. Un compito così vitale esige, come ben sapete, il massimo interessamento per i vostri seminaristi, dono prezioso del Signore, che con tutti i mezzi bisogna incrementare e coltivare.

A questo proposito condivido la vostra preoccupazione per quanto concerne la solida preparazione spirituale e intellettuale dei futuri sacerdoti, così come l'importanza che attribuite alla funzione del seminario, cammino che non può essere trascurato. Per questo, dato che la missione degli educatori è in questo campo veramente essenziale, non abbiate paura di destinare al seminario quei sacerdoti dotati delle necessarie qualità, e in particolare di un profondo spirito sacerdotale e pastorale. Fatelo, anche se dovete privarvi di validi aiuti in altri ambiti.

Per quanto riguarda l'imprescindibile e ampia formazione intellettuale - sia che venga impartita nel seminario stesso o in altri istituti ecclesiastici - bisogna ricordare che essa non potrà mai essere autentica se non in seno alla Chiesa, concepita, accettata e amata così come Cristo la fondo, sotto la guida di Pietro e dei pastori, e solo a condizione che l'insegnamento, da parte dei docenti, sia fedelmente conforme con il magistero ecclesiastico e sia accompagnato da una riflessione sulla fede e nella fede.

Per questo è altrettanto importante la scelta dei professori, i quali dovranno essere non solo esperti nelle loro rispettive materie, ma anche sacerdoti esemplari, fedeli alla gerarchia e al magistero della Chiesa e capaci di orientare i loro insegnamenti, in accordo con gli educatori, in una linea specificatamente sacerdotale e pastorale. Per questo motivo, la nomina di validi professori è una delle vostre responsabilità episcopali più delicate.

Inoltre, la vostra sollecitudine pastorale dovrà continuare ad essere vigilante per quanto concerne l'insegnamento della dottrina e l'orientamento agli studi, offrendo un generoso appoggio morale, spirituale e materiale al seminario e ai suoi responsabili, stando vicini a ciascuno dei vostri futuri sacerdoti.


4. Un altro punto importante nella vita della Chiesa nella vostra nazione, dovuto soprattutto alle crescenti necessità pastorali e alla triste penuria di persone dedite alla pastorale, è quello della vita consacrata. Conosco e stimo, insieme a voi, il generoso e prezioso aiuto pieno di abnegazione dei religiosi e delle religiose di numerosi istituti, impegnati nei molteplici campi dell'apostolato, e, in particolar modo, in alcune regioni del vostro esteso territorio.

Non sfugge alla vostra sensibilità pastorale la responsabilità che a voi compete, come vescovi della Chiesa di Cristo, una responsabilità che vi rende autentici maestri e guide alla perfezione cristiana e in particolar modo alla vita consacrata; dunque ad essere anche custodi della vocazione religiosa nello spirito e nel carisma propri di ogni istituto e animatori, educatori, nonché plasmatori di vocazioni (cfr. CD 33-35: "Mutuae Relationes", 28).

La vostra responsabilità episcopale si esplica in modo speciale nel servizio alla Chiesa sul piano pastorale, un'attività apostolica che a voi spetta guidare e integrare (cfr. CIC 394 CIC 680); a questo proposito sarà indispensabile utilizzare i diversi mezzi suggeriti dal documento "Mutuae Relationes", così come la comunicazione personale con superiori religiosi.


5. Prima di concludere questo incontro vorrei far riferimento a due settori centrali della pastorale: la famiglia e la gioventù, che unite all'impegno verso i poveri - a cui ho accennato prima - costituiscono le grandi opzioni di Puebla. Voi conoscete bene l'importanza fondamentale della famiglia per la società civile e per la Chiesa, e anche i gravi e pressanti problemi che la colpiscono nel nostro mondo e nel vostro Paese.

Devo congratularmi con voi per la vostra sollecitudine in questo campo dell'apostolato e anche per l'opportuno documento della vostra Conferenza sulla famiglia. Voglio incoraggiarvi caldamente nel cammino intrapreso, affinché con il vostro impegno e la vostra corresponsabilità apostolica possiate realizzarlo praticamente e in modo efficace. Tenete sempre presente che quanto fate per rinvigorire e santificare la famiglia si tramuterà in vitalità per le vostre Chiese locali, in promettente rinascita delle vocazioni sacerdotali e religiose.

L'America Latina è il continente della speranza ecclesiale, soprattutto perché è il continente della gioventù. Anche in Bolivia questo tema riveste particolare attualità.

Voi conoscete i nobili sentimenti, gli alti ideali e la generosità dei cuori dei giovani. E siete altrettanto coscienti dei gravi pericoli che crea loro il nostro mondo con la falsa lusinga di ideologie alienanti, di estremismi che possono renderli fanatici, del ricorso alla droga che corrompe le coscienze e distrugge le loro vite, di correnti materialistiche ed edoniste che riducono i loro valori morali e i loro sentimenti umani, di pragmatismi di ogni tipo che ostentano un egoismo individualista, che inevitabilmente genera ambizioni, invidie e rivalità, di odi e lotte fratricide, di ingiustizie e oppressione, un egoismo che finisce per uccidere il dono più prezioso dell'essere umano, l'amore.

Di fronte a questi idoli, dobbiamo presentare ai giovani di oggi l'unica cosa che può rispondere ai loro ideali e soddisfare pienamente le loro generose aspirazioni: Gesù Cristo. Mettiamo dunque tutto il nostro impegno per guidare i giovani a Cristo affinché, conoscendolo ogni giorno di più, si entusiasmino di lui e per amor suo realizzino il loro impegno di servizio al mondo e agli uomini. Per realizzare tutto ciò bisogna dare la massima importanza alla catechesi giovanile e alla formazione religiosa nelle scuole, sia pubbliche che private, all'apostolato, necessario oggi più che mai nei collegi della Chiesa, alla pastorale universitaria, così sollecitata da ideologie aliene e persino contrarie alla dottrina di Cristo.


6. Amati fratelli: che queste riflessioni, il vostro amore alla Chiesa e la luce dello Spirito Santo - specialmente durante la novena di anni che ho recentemente inaugurato a Santo Domingo - vi incoraggino e vi sostengano nel vostro impegno pastorale per una rinnovata evangelizzazione che conduca efficacemente a Cristo.

Che in lui si riaffermi la vostra speranza e, attraverso la "civiltà dell'amore", possiate costruire un mondo più umano e più cristiano dove regnino la giustizia e la pace, e in cui tutti i figli di Bolivia possano vivere in pienezza la loro vita spirituale e la loro dignità di uomini, in un clima di libertà, di mutuo rispetto e di moralità pubblica e privata.

All'intercessione di Maria santissima, tanto venerata dai boliviani, sotto l'invocazione di Capocabana, affido queste intenzioni, le vostre persone e i vostri desideri, insieme alle necessità di ciascun componente delle vostre diocesi, mentre a tutti imparto la mia affettuosa benedizione.

Data: 1984-12-07 Data estesa: Venerdi 7 Dicembre 1984




Volume in onore del card. Casaroli - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Promuovere il dialogo per unire il mondo d'oggi

Testo:

Illustri signore e signori.

Sono lieto di ricevervi in occasione della vostra visita nella Città eterna, e qui in Vaticano. La vostra venuta a questo incontro col successore di Pietro è proseguimento del cammino da voi iniziato col Battesimo e che si è rafforzato grazie alla personale testimonianza di fede nella vostra vita privata, professionale e pubblica.

Il nostro tempo ha bisogno di questa testimonianza a Gesù Cristo e alla Chiesa. Come ha sottolineato il Concilio Vaticano II nella costituzione "Gaudium et Spes" (GS 91), è compito della Chiesa e dei cristiani aiutare gli uomini, "sia quelli che credono in Dio, sia quelli che esplicitamente non lo riconoscono, affinché, scoprendo più chiaramente le esigenze della loro vocazione totale, rendano il mondo più conforme all'eminente dignità dell'uomo, aspirino a una fratellanza universale e superiore, e possano rispondere, sotto l'impulso dell'amore, con uno sforzo generoso e congiunto, agli appelli più pressanti della nostra epoca".

Con l'apostolato della vostra vita avete aderito a queste finalità della nostra Chiesa e gli autori di questo scritto commemorativo in onore di sua eminenza il cardinale Agostino Casaroli hanno dato letteraria espressione alla loro responsabilità di cristiani nel mondo d'oggi. Con gli apporti provenienti dal vostro ambito di lavoro nelle diverse parti del mondo, impegnatevi a valorizzare quel dialogo che il cardinale Casaroli, da voi onorato in occasione del suo genetliaco, ha promosso in modo così benemerito, al servizio della carità e della Santa Sede, per Gesù Cristo e la sua Chiesa.

E' doloroso che l'illustre editore, il professor Johannes Broermann di Berlino, che tanto si è preso cura della realizzazione di questo volume, oggi non sia più tra noi. Che il Signore lo ricompensi per tutto il bene da lui compiuto su questa terra, soprattutto per la Chiesa.

A tutti voi auguro che dalla profonda esperienza comune dell'Avvento e della imminente solennità della Madre del nostro Signore, qui nella città eterna, scaturisca nuova forza per la vostra vita cristiana e per la vostra vita futura.

Questo impetro per voi, impartendovi la mia benedizione apostolica, comprensiva anche dei vostri cari, degli amici e dei collaboratori rimasti in patria.

Data: 1984-12-07 Data estesa: Venerdi 7 Dicembre 1984




Recita dell'Angelus - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Maria "canto nuovo", "nuovo inizio", "nuova vita"

Testo:


1. "Cantate al Signore un canto nuovo" (Ps 97,1). Oggi tutta la Chiesa è invitata da queste esultanti parole della liturgia. "Il canto nuovo" è l'Immacolata Concezione di colei che è stata predestinata a essere la Madre del Figlio di Dio nel mistero dell'Incarnazione. La Chiesa innalza questo canto oggi, in questo periodo di Avvento, che annunzia il compimento di quel mistero.


2. "Cantate al Signore un canto nuovo, / perché ha compiuto prodigi. / Gli ha dato vittoria la sua destra / e il suo braccio santo". Un tempo le parole di questo canto testimoniarono l'uscita dalla schiavitù d'Egitto. Oggi proclamano la preservazione dalla schiavitù del peccato. Raccontano il miracolo della grazia di Dio. Questo miracolo è una vittoria ancora più grande di quella che il Dio d'Israele riporto sugli oppressi del suo popolo.

Il miracolo dell'Immacolata Concezione è la vittoria di Cristo-Redentore. Il peccato, quale retaggio di Adamo - il peccato originale - è vinto nel primo istante della concezione di colei, che è stata scelta per essere la Madre del Redentore. Questo miracolo della grazia è stato fatto dalla "destra" e dal "braccio santo" di colui che fu inchiodato alla croce per la redenzione dei peccati dell'intera umanità. Colei che è stata eternamente scelta per essere sua Madre, è stata redenta in modo privilegiato!


3. Ecco il segno del "nuovo inizio", la rivelazione della "nuova vita" nelle profondità più intime dell'essere umano. Ecco la testimonianza innegabile della salvezza: Dio e salvatore! "Tutti i confini della terra hanno veduto la salvezza del nostro Dio (Ps 97,3).

La Chiesa a Roma - e in tutti i confini della terra - intona il canto dell'Immacolata Concezione. Con questo canto proclama l'opera della salvezza, che per volontà di Dio si realizza nella storia dell'uomo su tutta la terra.

Data: 1984-12-08 Data estesa: Sabato 8 Dicembre 1984




Preghiera all'Immacolata - Piazza di Spagna (Roma)

Titolo: "Si apre in te il nuovo avvenire dell'uomo"

Testo:


1. "Io porro inimicizia tra te e la donna... questa ti schiaccerà la testa" (Gn 3,15).

Queste parole pronunciate dal Creatore nel giardino dell'Eden sono presenti nella liturgia della festa odierna. Esse sono presenti nella teologia dell'Immacolata Concezione. Con esse Dio ha abbracciato la storia dell'uomo in terra dopo il peccato originale: "inimicizia" tra il tentatore - il fautore del peccato - e la donna.

Questa lotta riempie la storia dell'uomo sulla terra, cresce nella storia dei popoli, delle nazioni, dei sistemi, e infine dell'umanità intera.

Questa lotta raggiunge, nella nostra epoca, un nuovo livello di tensione.

Tu, o Genitrice di Dio, sei in mezzo alla nostra storia. Sei in mezzo a questa tensione. L'Immacolata Concezione non ti ha escluso da essa, ma ti ha radicato ancor di più in essa.


2. Oggi veniamo, come ogni anno, a te, Madonna di piazza di Spagna, consapevoli più che mai di quella lotta e del combattimento, che si svolgono nelle anime degli uomini, tra la grazia e il peccato, tra la fede e l'indifferenza o addirittura il rifiuto di Dio.

Siamo consapevoli di queste lotte che scuotono il mondo contemporaneo.

Consapevoli di quella "inimicizia" che dall'origine ti contrappone al tentatore, a colui che inganna l'uomo dall'inizio, ed è il "padre della menzogna", il "principe delle tenebre", e insieme il "principe di questo mondo" (Jn 12,31).

Tu, che "schiacci la testa del serpente", non permettere che noi cediamo. Non permettere che ci lasciamo vincere dal male, ma fa' che noi stessi vinciamo il male con il bene.


3. O tu, vittoriosa nella tua Immacolata Concezione, vittoriosa con la potenza di Dio stesso, con la potenza della grazia. Ecco, si china su di te Dio Padre eterno.

Ecco, si china su di te il Figlio, della stessa sostanza del Padre, tuo Figlio crocifisso e risorto. Ecco, ti abbraccia la potenza dell'Altissimo: lo Spirito Santo, il fautore della santità.

L'eredità del peccato ti è estranea. Sei "piena di grazia". Si apre in te il regno di Dio stesso. Si apre in te il nuovo avvenire dell'uomo, dell'uomo redento, liberato dal peccato. Che questo avvenire penetri, come la luce d'Avvento, le tenebre che si stendono sulla terra, che cadono sui cuori umani e sulle coscienze.

O Immacolata! "Madre, che ci conosci, rimani con i tuoi figli", Amen.

Data: 1984-12-08 Data estesa: Sabato 8 Dicembre 1984




Omelia per l'Immacolata - Santa Maria Maggiore (Roma)

Titolo: L'Immmacolata è il primo segno e annunzio del tempo nuovo

Testo:


1. "Piena di grazia..." (Lc 1,28).

Quando queste parole dell'arcangelo furono pronunciate, l'Avvento atteso dall'umanità raggiunse il suo zenit. E perciò, anche l'Immacolata Concezione della beata Vergine Maria trova, ogni anno, il suo luogo liturgico nel periodo dell'Avvento. Infatti il saluto "piena di grazia" testimonia il mistero dell'Immacolata Concezione.

Questo saluto - nella bocca dell'arcangelo - prepara la rivelazione della divina maternità di Maria: "Ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù... Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio" (Lc 1,31 Lc 1,35).

Maria! "Hai trovato grazia presso Dio" (Lc 1,30). Sei: "piena di grazia". La pienezza di grazia significa la maternità divina. La pienezza di grazia significa pure l'Immacolata Concezione. L'Immacolata Concezione è in vista della maternità divina. Tale è l'ordine della grazia, cioè dell'economia salvifica di Dio.


2. Nella solennità odierna la Chiesa prega con le seguenti parole: "O Dio, che nell'Immacolata Concezione della Vergine hai preparato una degna dimora per il tuo Figlio, e in previsione della morte di lui l'hai preservata da ogni macchia di peccato, concedi anche a noi, per sua intercessione, di venire incontro a te in santità e purezza di spirito. Per il nostro Signore Gesù Cristo...".

Questa preghiera liturgica contiene in sé tutti gli elementi della fede della Chiesa, conservata nella tradizione, e proclamata come dogma dal servo di Dio, il papa Pio IX, nell'anno 1854. Primo: la preservazione dal peccato originale, cioè l'Immacolata Concezione di Maria, doveva preparare "una degna dimora" al Figlio di Dio nell'Incarnazione. Secondo: questa esenzione dal peccato, cioè l'Immacolata Concezione, è un privilegio che la genitrice di Dio deve alla redenzione operata dalla croce di Cristo.

Così dunque il mistero dell'Immacolata Concezione della Vergine Maria ci conduce a Betlemme e, insieme, sul Calvario. In un certo senso ci guida prima sul Calvario e in seguito a Betlemme.

Maria fu redenta in modo particolare nel primo istante della sua concezione, in previsione del sacrificio di Cristo redentore sul Calvario per poter diventare Madre del Redentore a Nazaret e a Betlemme.


3. In questi anni, in cui ci avviciniamo alla fine del secondo millennio, diventa per noi particolarmente significativo il periodo dell'Avvento. Come allora il popolo eletto, e insieme con lui tutta l'umanità, si preparava alla venuta del Salvatore, così adesso la Chiesa si prepara insieme con l'umanità al grande giubileo della nascita di Cristo.

Oggi molti fedeli che amano Maria si chiedono e cercano con vivo interesse in quale giorno vi sia stata la sua nascita. Infatti prima è venuta al mondo colei che doveva essere la Madre del Figlio di Dio, e poi è nato il Figlio.

La Chiesa venera ogni anno la natività di Maria con una particolare festa nel giorno dell'8 settembre. Tuttavia questa festa, per quanto riguarda la data, è subordinata alla solennità dell'Immacolata Concezione.

Al primo posto sta questo mistero. Infatti in esso si cela la ragione più essenziale dell'Avvento: ecco, colei, alla quale i genitori daranno, un giorno, il nome Myriam (Maria), al momento del suo concepimento nel grembo della madre è generata, in tutta pienezza, da Dio: è la "piena di grazia". Tale nome la accompagna dal primo momento del concepimento. Piena di grazia. E quando a Lourdes Bernadette domanda alla Bella Signora il suo nome, si sente dire: "Io sono l'Immacolata Concezione", cioè la Piena di grazia.


4. La Chiesa dunque vede la nascita terrena di Maria da Gioacchino e Anna attraverso il mistero della sua nascita da Dio. Proprio questo mistero, l'Immacolata Concezione, risplende con una particolare luce sull'orizzonte dell'Avvento. Anno per anno, tale mistero prepara la Chiesa al Natale del Signore.

Esso è anche la luce propria dell'Avvento mediante il quale ci prepariamo al grande giubileo: il secondo millennio dell'Incarnazione del Figlio di Dio. E insieme il secondo millennio della maternità di Maria.

La Madre del Figlio di Dio è in modo eccelso nata da Dio: dal seno della santissima Trinità. E' "imparentata" spiritualmente con Dio stesso. Diciamo a lei: figlia del Padre eterno, tempio dello Spirito Santo, Madre del Figlio! Ma diciamo pure a volte: "Filia tui beati Filii": figlia del tuo Figlio beato. così è infatti nell'ordine della grazia, nella divina economia della redenzione. Tutto ciò si spiega pure col mistero dell'Immacolata Concezione.


5. L'Immacolata Concezione è primo segno e insieme annunzio del tempo nuovo. Essa è inizio di quella pienezza dei tempi, di cui parla l'apostolo. Essa risplende non solo sull'orizzonte del primo Avvento che si è già compiuto nella notte della natività terrena di Dio, ma anche sull'orizzonte dell'Avvento definitivo, al quale l'umanità si avvicina continuamente "non sapendo né il giorno né l'ora" (Mt 25,13).

Con parole davvero ispirate sant'Anselmo ne parla nella liturgia delle ore: "Deus est Pater rerum creatarum, / et Maria mater rerum recreatarum. / Deus est Pater constitutionis omnium, / et Maria mater restitutionis omnium" (Dio è Padre delle realtà create, / e Maria è madre delle realtà ricreate. / Dio è Padre della costituzione di tutte le cose, / e Maria è madre della ricostituzione di tutte le cose).

Dalla Concezione Immacolata ha preso inizio l'opera del rinnovamento dell'uomo oppresso dall'eredità del primo Adamo. Che la solennità odierna sprigioni in noi un ardente e incontenibile desiderio di questo rinnovamento per tutti i giorni della nostra esistenza terrena, e al tempo stesso nella prospettiva definitiva. La prospettiva della realizzazione di tutte le cose in Dio, del compimento di tutte le cose in Dio: "Dio tutto in tutti" (1Co 15,28).

Voglia colei, che è l'Immacolata Concezione - venuta al mondo come Piena di grazia - condurci sempre verso quel rinnovamento in Cristo, secondo le parole del Vangelo: "Della sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto" (Jn 1,16).

Ella sia la luce del nostro Avvento. Ave, maris stella!

Data: 1984-12-08 Data estesa: Sabato 8 Dicembre 1984





GPII 1984 Insegnamenti - Al Simposio dei giovani della pace - Città del Vaticano (Roma)