GPII 1984 Insegnamenti - Preghiera alla Vergine del Pilar - Saragozza (Spagna)

Preghiera alla Vergine del Pilar - Saragozza (Spagna)

Titolo: Conferma nello Spirito chi dedica la vita alla causa di Cristo

Testo:

Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

Dio misericordioso ed eterno: guarda la tua Chiesa pellegrina, che si prepara a celebrare il quinto centenario dell'evangelizzazione dell'America. Tu conosci le strade che percorsero i primi apostoli di questa evangelizzazione.

Dall'isola di Guanahani fino alle foreste dell'Amazzonia.

Grazie ai semi della fede che essi gettarono, il numero dei tuoi figli è cresciuto largamente nella Chiesa, e santi tanti insigni come Toribio di Mongrovejo, Pedro Claver, Francisco Solano, Martin de Porres, Rosa da Lima, Juan Macias e tante altre persone sconosciute che vissero con eroismo la loro vocazione cristiana, sono fiorite e fioriscono nel continente americano.

Accogli la nostra lode e gratitudine per tanti figli di Spagna uomini e donne che abbandonando tutto hanno deciso di dedicarsi interamente alla causa del Vangelo. I loro genitori, alcuni qui presenti, chiesero per essi la grazia del Battesimo, li educarono nella fede, e tu concedesti loro il dono inestimabile della vocazione missionaria. Grazie, Padre di bontà.

Santifica la tua Chiesa affinché sia sempre evangelizzatrice. Conferma nello Spirito dei tuoi apostoli tutti quelli, vescovi, sacerdoti, diaconi, religiosi e religiose, catechisti e secolari, che dedicano la loro vita, nella tua Chiesa, alla causa di nostro Signore Gesù Cristo. Tu li hai chiamati al tuo servizio, rendili, ora, perfetti cooperatori della tua salvezza.

Fa' che le famiglie cristiane educhino intensamente i loro figli nella fede della Chiesa e nell'amore del Vangelo, affinché siano semenzaio di vocazioni apostoliche. Posa il tuo sguardo, o Padre, anche oggi sui giovani e chiamali a camminare dietro Gesù Cristo, tuo figlio. Concedi loro prontezza nella risposta e perseveranza nella tua sequela. Da' a tutti loro valore e forza per accettare i rischi di un impegno totale e definitivo.

Proteggi, o Padre onnipotente, la Spagna e i popoli del continente americano. Guarda propizio l'angustia di quanti patiscono fame, solitudine o ignoranza. Facci riconoscere in essi i tuoi prediletti e dacci la forza del tuo amore affinché possiamo aiutarli nelle loro necessità.

Vergine Santa del Pilar: da questo luogo sacro da' forza ai messaggeri del Vangelo, conforta i loro familiari e accompagna maternamente il nostro cammino verso il Padre, con Cristo, nello Spirito Santo. Amen.

Data: 1984-10-10 Data estesa: Mercoledi 10 Ottobre 1984




Alle famiglie dei missionari, al Pilar - Saragozza (Spagna)

Titolo: Grazie, a nome dell'intera Chiesa

Testo:

Cari padri, madri e fratelli dei missionari e delle missionarie che lavorano nell'America Latina! E' per me motivo di grande gioia avere con voi questo incontro personale proprio qui, ai piedi della santissima Vergine del Pilar. Abbiamo pregato insieme per i vostri figli, fratelli o familiari che, seguendo la chiamata del Signore, hanno lasciato la loro terra natale e sono andati a portare il seme del Vangelo nel continente americano. Dopodomani inaugurero nella Repubblica Dominicana gli atti preparatori del quinto centenario dell'evangelizzazione dell'America.

Come Pastore della Chiesa universale desidero ringraziare profondamente per la generosità con la quale, ininterrottamente, attraverso quasi cinque secoli, tante famiglie hanno dato alla Chiesa i propri figli e figlie affinché recassero la luce di Cristo ai popoli del Nuovo mondo.

"Come sono belli sui monti i piedi del messaggero di lieti annunzi che annuncia la pace, messaggero di bene che annunzia la salvezza" leggiamo dal profeta Isaia (52,7). I vostri figli, le vostre figlie e i vostri fratelli, cari genitori e familiari dei missionari, sono questi messaggeri di pace, di amore, di salvezza di cui parla il profeta.

Grazie, quindi, in nome della Chiesa! Grazie a quelle famiglie spagnole che nei primi quarant'anni dalla scoperta del Nuovo mondo inviarono in quelle terre quasi tremila religiosi e circa quattrocento sacerdoti! Grazie perché, in questi cinque secoli, più di duecentomila missionari spagnoli sono andati a servire la Chiesa nell'America Latina! Continuate a sostenere con le vostre orazioni, con il vostro appoggio e affetto i servitori del Vangelo che testimoniano l'amore di Cristo mettendosi al servizio dei loro fratelli. Famiglie spagnole: siate orgogliose e fiere! E continuate a coltivare lo spirito missionario.

A voi, giovani, davanti alla Patrona dell'"Hispanidad" dico, come già dissi a Javier (6 novembre 1982): "Giovani, Cristo ha bisogno di voi e vi chiama per aiutare milioni di vostri fratelli ad essere pienamente uomini e a salvarsi...

Aprite il vostro cuore a Cristo, alla sua legge d'amore, senza porre condizioni alla vostra disponibilità, senza paura di risposte definitive, perché l'amore e l'amicizia non tramontano mai".

La Vergine Santissima del Pilar, nelle cui mani di Madre poniamo tutte le nostre intenzioni, vi protegga, padri, padri e fratelli dei missionari e delle missionarie, e lo Spirito Santo continui a suscitare numerose vocazioni. Con grande affetto do a voi, ai vostri figli e ai vostri familiari, così come a tutti i missionari spagnoli, una cordiale benedizione apostolica, nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

Data: 1984-10-10 Data estesa: Mercoledi 10 Ottobre 1984




Omelia durante la Messa - Saragozza (Spagna)

Titolo: Dimensione apostolica, missionaria e mariana della Chiesa

Testo:

"Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo" (Mt 28,19-20).


1. Queste parole mi sembrano particolarmente vive e appropriate per questo incontro con voi, cari fratelli vescovi, amati fratelli e sorelle di Spagna. Il mandato missionario di Gesù sulle rive di Tiberiade risuona oggi con forza sulle sponde dell'Ebro, dove da tanti secoli è viva l'eco delle fatiche apostoliche di Giacomo e Paolo.

"Andate e ammaestrate tutte le nazioni". Sono queste parole del Maestro che mi spingono oggi verso le terre d'America, in un viaggio che ha molto a che vedere con il suo mandato missionario. In effetti i popoli e le Chiese d'America si apprestano ora a celebrare il quinto centenario della loro prima evangelizzazione, del loro battesimo nella fede di Gesù Cristo. Un compito ingente e secolare che ebbe la sua origine qui, nelle terre iberiche.

Una semina generosa e feconda quella di quei missionari spagnoli e portoghesi che diffusero a piene mani la parola del Vangelo, con uno sforzo i cui effetti giungono fino ad oggi, e che costituisce una delle pagine più belle in tutta la storia dell'evangelizzazione portata a compimento dalla Chiesa.

Trattandosi di rendere grazie a Dio per i frutti tanto abbondanti di questa semina, e di approfondire gli impegni attuali e futuri dell'evangelizzazione in tutto il continente, il Papa, che vuole essere "il primo missionario", non poteva essere assente.

Quando, quasi due anni fa, in questa stessa città di Saragozza, ebbi la gioia di prostrarmi ai piedi della Vergine del Pilar, e di evocare qui, davanti alla Patrona della "Hispanidad", la prossimità del centenario della scoperta e dell'evangelizzazione dell'America, vi dissi che questa commemorazione era "un appuntamento al quale la Chiesa non poteva mancare" (Allocuzione durante la celebrazione mariana nazionale, Saragozza, 6 novembre 1982).

Alla luce di quella promessa e del proposito missionario che anima il mio nuovo viaggio in America Latina, ben potete capire il senso della tappa che ho voluto fare a Saragozza. All'inizio di un viaggio eminentemente missionario, e nel nome di tutta la Chiesa, sono voluto venire personalmente per ringraziare la Chiesa in Spagna del grande lavoro di evangelizzazione che ha portato a termine nel mondo, specialmente nel continente americano e nelle Filippine.

In molti dei miei viaggi ho potuto constatare il frutto attuale di questo lavoro. Vorrei perciò ripetere in questa occasione tanto importante, qui a Saragozza, ciò che già ebbi occasione di dire a Madrid, appena iniziata la mia visita apostolica: "Grazie, Spagna; grazie, Chiesa di Spagna per la tua fedeltà al Vangelo e alla Sposa di Cristo!" (Discorso all'arrivo a Madrid, 31 ottobre 1982).

Nel momento, quindi, di dare inizio ai preparativi del quinto centenario dell'evangelizzazione dell'America, ho voluto fare una sosta al Pilar di Saragozza per sottolineare precisamente le dimensioni che questo viaggio comporta.


2. Risplende qui, nella tradizione salda e antichissima del Pilar, la dimensione apostolica della Chiesa in tutto il suo splendore. Il Papa è colui che per disegno e misericordia del Signore incarna e perpetua in forma eminente questa tradizione apostolica che ha a Roma una storia e incrollabile relazione con la figura e il ministero di Pietro. Ma il Papa vuole portare alle Chiese in America non solo la fermezza della fede che Pietro rappresenta, ma anche l'audacia missionaria degli altri apostoli, che, obbedendo al mandato del Maestro, posero i loro talenti e le loro stesse vite al servizio della diffusione del Vangelo nel Nuovo mondo.

La fede che i missionari spagnoli portarono in America Latina è una fede apostolica ed ecclesiale, ereditata - secondo una veneranda tradizione che qui presso il Pilar ha la sua sede secolare - dalla fede degli apostoli. Dalla stessa fonte rigorosa e autentica della fede degli apostoli, il Papa vuole ora portare un nuovo impulso alle Chiese in America e alla vostra Chiesa spagnola.


3. Qui, a Saragozza, brilla anche questa sera la dimensione missionaria della Chiesa e, più in concreto, della Chiesa in Spagna. Alcuni momenti fa ho incontrato nel tempio del Pilar le famiglie dei sacerdoti, dei religiosi, religiose e secolari che oggi servono il Vangelo nelle Chiese sorelle dell'America. E' stato un incontro breve, ma intenso. In Spagna non si è estinto lo spirito missionario! Non avete tralasciato di realizzare l'"andate e ammaestrate tutte le nazioni".

Circa diciottomila missionari spagnoli perpetuano in quelle terre, tanto vicine a voi, la tradizione missionaria che io desidero si accresca, come una delle glorie più grandi di questa Chiesa.

Il Signore benedica i passi e le mani degli spagnoli che in tutto il mondo, e specialmente in America, evangelizzano e battezzano nel suo nome! Voglia egli premiare la generosità delle famiglie spagnole che sanno offrire i loro figli alla missione di "andare e insegnare" che il Maestro ci lascio come legato! Il Signore conceda e aumenti in questa Chiesa il talento missionario che distinse il suo passato, che è parte della sua vita presente e che deve stimolare e arricchire il suo futuro!


4. C'è comunque una terza dimensione, molto profonda e molto speciale, in questa sosta in Spagna e a Saragozza: la dimensione mariana. Le mie ultime parole quando mi separai da voi a Compostela dopo dieci giorni di convivenza, dei quali conservo un bellissimo ricordo, furono queste: "Per sempre Spagna; per sempre terra di Maria" (Discorso del 9 novembre 1982). In sua compagnia e sotto la sua protezione vi ho lasciato quindi, e insieme a lei, uniti a questo Pilar di Saragozza che simboleggia la fermezza della fede degli spagnoli e del loro grande amore per la Vergine Maria, vi ritrovo ora di nuovo.

Questo incontro non è casuale. La fede mariana dei missionari spagnoli attecchi subito a quelle latitudini sotto forma di devozioni e invocazioni che continuano ad essere la stella polare per i credenti di quei Paesi. Dire Spagna è dire Maria. E' dire il Pilar, Covadonga, Aranzazu, Montserrat, Ujué, el Camino, Valvanera, Guadalupe, la Almudena, los Desamparados, Lluch, la Fuensanta, las Angustias, los Reyes, el Rocio, la Candelaria, el Pino. E dire Iberoamerica, è dire anche Maria, grazie ai missionari spagnoli e portoghesi. E' dire Guadalupe, Altagracia, Lujan, la Aparecida, Chiquinquira, Coromoto, Copacabana, el Carmen, Suyapa e tante altre invocazioni mariane non meno importanti.

La Conferenza di Puebla, nella sua riflessione sulla evangelizzazione, ha detto espressamente: "Maria deve essere sempre più la pedagoga del Vangelo in America Latina" (Puebla, 290). Si, la pedagoga, colei che ci porta per mano, colei che ci insegna a compiere il servizio missionario di suo Figlio e a custodire tutto ciò che egli ci ha insegnato. L'amore per la Vergine Maria, madre e modello della Chiesa, è garanzia dell'autenticità e dell'efficacia redentrice della nostra fede cristiana.

I vostri fratelli d'America che vogliono celebrare intensamente il quinto centenario dell'arrivo del Vangelo in quelle terre immense, si dibattono in un lungo e complesso sforzo di affermazione sociale, culturale e spirituale.

Voglio deporre questa sera ai piedi della Vergine, come una supplica, il futuro umano e religioso di questa America piena di tensioni e di speranze, giovane e dolente, feconda e generosa. Maria, la Madre della Chiesa, voglia continuare a guidare e illuminare la fede e il cammino dei popoli in America! Possano essi sempre trovare in voi, cattolici spagnoli, il conforto di una testimonianza fervente e l'aiuto della vostra collaborazione unita e generosa! Ma se il nostro incontro e la nostra preghiera di oggi hanno una dimensione apostolica, missionaria e mariana in funzione del mio viaggio a Santo Domingo e a Puerto Rico, non vorrei che consideraste questa sosta a Saragozza come un mero scalo nel viaggio verso l'America. Ritenevo urgente dare atto ed esprimere gratitudine davanti a tutta la Chiesa per il vostro passato evangelizzatore. Era un atto di giustizia cristiana e storica. Mi preme anche stimolare la vostra capacità missionaria di fronte al futuro. "Ricordate, sempre, come vi dissi due anni fa, che lo spirito missionario di una determinata porzione di Chiesa è la misura esatta della sua vitalità e autenticità" (Discorso ai religiosi nella parrocchia di Guadalupe, Madrid, 2 novembre 1982). E' ciò che questa sera vi ripeto con un'intensità nuova.


5. Conosco i vostri sforzi, le vostre aspirazioni e le vostre difficoltà. La mia visita di due anni fa mi ha insegnato a conoscere meglio la vostra tradizione religiosa e apprezzare i vostri impegni presenti. Per cui potei dire in tutta sincerità ai vostri vescovi: "Nonostante i chiaroscuri, le ombre e gli alti e bassi del momento presente, ho fiducia e spero molto dalla Chiesa in Spagna" (31 ottobre 1982). E oggi continuo ad avere, accresciute, la stessa fiducia e la stessa speranza. So bene che i vostri pastori hanno tracciato un ampio e ambizioso programma di "servizio alla fede del popolo spagnolo" basato su ciò che predicai due anni fa nei tanti luoghi di questa amata nazione. Questa predicazione non era altro da parte mia, come "primo missionario", che l'adempimento del mandato di Gesù: "Andate e ammaestrate". Chiedo al Signore che il ricordo e la meditazione delle mie parole produca i frutti desiderati nel popolo di Dio.

Il modo più naturale di concludere questo gradito incontro con voi è di ratificare ora la mia predicazione di quei giorni, ricordandovi la missione di Gesù: andate e insegnate tutto ciò che vi ho comandato. Insegnate non solo con la parola, ma anche con l'esempio della vostra vita. Siate fermi nella fede come questo Pilar di Saragozza! Siate coerenti, nel vostro comportamento personale, familiare e pubblico, con gli insegnamenti e gli esempi di nostro Signore Gesù Cristo! Date testimonianza pratica della grandezza e della bontà di Dio davanti a coloro che non lo conoscono o che, conoscendolo, sembrano vergognarsi di lui, in pubblico o in privato. Superate la tentazione della sfiducia e delle divisioni sterili, vivendo con gioia e generosità l'unità della fede e la comunione dell'amore di Cristo.

A questo vi guiderà, fratelli miei, il coraggioso ministero dei vostri vescovi la cui comunione, tra loro e con il successore di Pietro, è garanzia di una fedele trasmissione della fede, base primaria di un futuro evangelizzatore ricco di frutti di vita cristiana, in sintonia con il glorioso passato che abbiamo evocato.


6. Per la vostra vita sociale, mi torna alla mente ciò che vi dissi dal Nou Camp di Barcellona (7 novembre 19B2): "Vivete e infondete nelle realtà temporali la forza della fede di Cristo. Dimostrate questo spirito nel prestare la dovuta attenzione ai problemi cruciali. Nell'ambito della famiglia, vivendo e difendendo l'indissolubilità e gli altri valori del matrimonio, promuovendo il rispetto per ogni vita dal momento del concepimento. Nel mondo della cultura, dell'educazione e dell'insegnamento, scegliendo per i vostri figli un insegnamento nel quale sia presente il pane della fede cristiana". Dio voglia che nel vostro Paese abbia pieno effetto il diritto dei genitori a scegliere per i propri figli il tipo di educazione che preferiscono.

Siate di esempio nella vita civile e nella capacità di convivenza, contribuendo a una maggiore giustizia sociale per tutti. Con il dovuto rispetto per le legittime opzioni altrui, "sforzatevi affinché le leggi e i costumi non volgano le spalle al senso trascendente dell'uomo né agli aspetti morali della vita".

Non cadete nell'errore di pensare che si possa cambiare la società cambiando solo le strutture esterne o cercando prima di tutto la soddisfazione delle necessità materiali. Bisogna cominciare col cambiare se stessi, indirizzando sinceramente il nostro cuore al Dio vivo, rinnovandoci moralmente, distruggendo le radici del peccato e dell'egoismo nei nostri cuori. Persone trasformate collaborano efficacemente a trasformare la società.


7. Voi, che foste capaci di quella gigantesca impresa che oggi abbiamo evocato, siate fedeli alla vostra storia di fede. Abbiate fiducia in voi stessi. Vivete con integrità la vostra fede, sia in un contesto dove la si rispetta pienamente, sia in un contesto dove le si oppongono ostacoli. Camminate uniti verso il futuro.

Avete davanti a voi una grande impresa: preparare fin d'ora, rinnovata, fedele e generosa, la Chiesa in Spagna dell'anno Duemila, perché i vostri figli e i figli dei vostri figli trovino in essa la grazia di Dio e la ricchezza dei suoi doni, affinché la Spagna possa continuare ad essere fedele a se stessa e punto di appoggio per la diffusione del Vangelo.

Invito voi, miei cari giovani, con il ricordo del Bernabeu sempre vivo nelle mie orecchie e nel mio cuore. Invito le famiglie cristiane, che vedo ancora nell'imponente Eucaristia della Castellana. Invito le religiose di clausura che, con la loro vita fatta preghiera e con il loro entusiasmo, misero una nota di calore nel freddo mattino di Avila. Invito i laici cattolici, gli educatori nella fede, i bambini, gli operai cristiani, gli uomini delle campagne e del mare, gli uomini della cultura e della scienza, che ho tutti molto presenti nei differenti luoghi dei nostri indimenticabili incontri. Invito, infine, tutti i cattolici spagnoli, la cui vitalità di fede mi è ben nota.

La Vergine Maria, sotto la cui protezione materna ci siamo riuniti questa sera per pregare e cantare, vi benedica abbondantemente, benedica le famiglie di Spagna e benedica questa amata Chiesa, apostolica, missionaria e mariana.

Con questo desiderio impartisco a voi, pastori e fedeli, e specialmente ai malati di tutta la Spagna e a quanti soffrono, la mia benedizione apostolica.

Data: 1984-10-10 Data estesa: Mercoledi 10 Ottobre 1984




Arrivo all'aeroporto - Santo Domingo (Dominicana)

Titolo: Vaste ripercussioni con l'incontro tra Europa e Nuovo Mondo

Testo:

Signor presidente, venerabili fratelli nell'episcopato, autorità, cari fratelli e sorelle! La prima tappa del primo viaggio apostolico del mio pontificato mi porto in questa terra dominicana in cui oggi, dopo quasi sei anni, vengo per la seconda volta. Mi tornano alla mente in questo momento le emozioni e le esperienze di quella visita, ora evocate nella loro stessa intensità dalla calorosa accoglienza delle ospitali popolazioni di quest'isola. Dei loro sentimenti e delle loro disposizioni si è fatto portavoce il signor presidente della Repubblica con le nobili ed espressive parole di benvenuto che ha appena finito di pronunciare.

Sento perciò il dovere di manifestare innanzitutto la mia viva gratitudine per questa accoglienza al reggitore supremo della nazione, alle autorità e all'amato popolo cristiano della Repubblica Dominicana. Il mio cordialissimo saluto vuole essere la testimonianza esteriore della mia profonda considerazione e stima, che abbraccia tutti e ciascuno dei figli di questa diletta terra.

Tuttavia, in questa circostanza l'orizzonte della mia visita si allarga molto al di là dei confini dominicani. La stessa presenza in questa celebrazione di tanti altri vescovi, insieme con il signor arcivescovo e l'episcopato di Santo Domingo, cui estendo il mio abbraccio di pace, danno la misura del vasto obiettivo della mia visita.

Infatti, se la mia precedente venuta intendeva seguire il cammino segnato dai primi evangelizzatori, oggi mi conduce a voi l'apertura della preparazione spirituale al quinto centenario dell'avvento della fede cristiana nel continente americano. L'evento dell'incontro tra l'Europa e quello che fu chiamato il Nuovo Mondo, ebbe importanza universale, con vaste ripercussioni nella storia dell'umanità. Ma non ebbe minore incidenza, sotto l'aspetto religioso, la nascita di quella che oggi costituisce quasi la metà della Chiesa cattolica. Era necessario commemorare l'inizio di quell'evento, per renderne grazie all'Altissimo e a quanti ne furono gli artefici. Ma soprattutto è necessario preparare con cura tali celebrazioni, perché diano origine a iniziative pastorali e culturali che completino l'opera iniziata quasi cinque secoli fa. La presenza del Papa, in questa terra dove fu piantata la prima croce, si celebro la prima messa e si recito la prima Ave Maria, vuole essere un impulso a questi obiettivi che il Celam attraverso i suoi rappresentanti che ci accompagnano ha promosso per la circostanza e che abbracciano l'intera estensione della Chiesa in America Latina.

Quale varietà di riflessioni suscita un semplice sguardo alla carta geografica e umana dell'America Latina, o il soffermarsi col pensiero sulla sua storia, sulla sua problematica attuale e le sue prospettive per il futuro! La Chiesa, che forma parte integrante della storia e della vita di ogni nazione di questo continente sa che, oggi come ieri, ha qualcosa di proprio da offrire; qualcosa di vitale per il presente e per il futuro: la luce e la fede di Cristo.

Essa non ignora le deplorevoli barriere di ignoranza, di mancanza della dovuta libertà, di ingiustizia, di oppressione che tante volte si frappongono sul cammino del sofferente uomo latinoamericano che cammina assetato verso mete di maggiore dignità spirituale e umana. Per questo la Chiesa, che vive in e per questo uomo, vuole sostenerlo nel suo cammino, vuole renderlo sempre più cosciente delle sue possibilità e delle sue mete.

E vuole farlo restando fedele a se stessa, alla missione che Cristo le affido e all'amore che deve all'uomo. In lui la Chiesa vede un figlio di Dio, un essere con immense esigenze di dignità, di rispetto e di promozione; un essere con un sigillo divino, che deve essere aiutato a elevarsi umanamente; che non può mai essere oppresso nella sua dignità o provato dei suoi diritti; ma deve essere anzitutto aiutato a conservare il suo patrimonio interiore: la libertà e la ricchezza del suo spirito. Poiché in lui parla una coscienza, e poiché in essa è la voce di Dio e in lui risiede la trascendenza del suo destino.

Questo è l'obiettivo su cui la Chiesa vuole riflettere con nuova intensità nella Novena che vengo ad inaugurare. Per poter offrire all'uomo latinoamericano di oggi una nuova luce di Cristo, che contribuisca a trasformare dal di dentro gli uomini, le strutture, la società di oggi, che contribuisca a instaurare una civiltà nuova fondata non sull'odio o sulle lotte, ma sull'amore.

A nostra Signora e Madre di Altagracia chiedo protezione e aiuto. A lei soprattutto raccomando gli infermi, i poveri, quelli che soffrono ingiustizia, i contadini, e gli abitanti tutti della Repubblica Dominicana e dell'America Latina.

E tutti, come amico e Pastore della Chiesa universale, benedico con affetto.

Data: 1984-10-11 Data estesa: Giovedi 11 Ottobre 1984




Omelia alla messa - Santo Domingo (Dominicana)

Titolo: Fedeli al Vangelo nell'opzione preferenziale per i poveri

Testo:


1. "E Dio che disse: "Rifulga la luce dalle tenebre", rifulse nei nostri cuori" (2Co 4,6).

Cari fratelli nell'episcopato, amati fratelli e sorelle, la Chiesa comincia oggi una novena particolare. E' il periodo di nove anni che ci separa dalla ricorrenza del quinto centenario della scoperta dell'America. Questa data - una delle più importanti della storia dell'umanità - segna anche quella dell'inizio della fede e della Chiesa in questo continente.

Giungendo a quest'isola, nella quale circa cinquecento anni fa fu celebrata la prima messa e fu piantata la prima croce, desidero, come Vescovo di Roma e successore dell'apostolo Pietro, inaugurare questa novena di anni, assieme all'episcopato e a tutta la Chiesa in America Latina, come pure assieme ai rappresentanti dei vescovi di Spagna, Portogallo, Filippine, Stati Uniti e Canada, tutti a diversi titoli legati a questa celebrazione.

Il medesimo Dio "che disse: "Rifulga la luce dalle tenebre", rifulse nei nostri cuori".

Alla spedizione guidata da Cristoforo Colombo si aprirono terre sconosciute e apparve un Nuovo mondo. così pure lo stesso Dio che agli scopritori, circondati dall'abisso dell'immenso oceano, permise un giorno di prorompere nel grido: "Terra, terra!", è il medesimo Dio che "rifulse nei nostri cuori, per far risplendere la conoscenza della gloria divina che rifulge sul volto di Cristo" (2Co 4,6).


2. Questo fu l'inizio salvifico della conoscenza della gloria di Dio che rifulge sul volto di Cristo: l'inizio dell'evangelizzazione dell'America, l'inizio della fede e della Chiesa nel Nuovo mondo. Tutti voi che costituite questa Chiesa desiderate commemorare questa data con profonda gratitudine verso l'Onnipotente, Padre, Figlio e Spirito Santo, verso il Dio che è amore e verità.

perciò fin d'ora, durante questa novena di anni preparatori, desiderate seguire le orme di tutti quei messaggi della fede, che venendo fin qui dalla fine del XV secolo, hanno dato testimonianza al pari dell'apostolo Paolo: "Noi non predichiamo noi stessi, ma Cristo Gesù Signore; quanto a noi, siamo i vostri servitori per amore di Gesù" (2Co 4,5).

Questa testimonianza vissuta e predicata di Cristo Gesù come il Signore, come luce per la vita, come principio e fine dell'esistenza umana, come fratello dell'uomo nel piano salvifico di Dio, è la grande novità che spinge successive generazioni di missionari. Essi vengono soprattutto dalla penisola iberica: francescani, mercedari, domenicani, agostiniani, gesuiti, cappuccini e altri ordini religiosi. A essi si uniscono in seguito anche quelli provenienti da altre nazioni. E questo, di anno in anno, nel corso di vari secoli, fino ai nostri giorni, fino a che la fede in Cristo si consolida con radici profonde nella nuova cristianità.

La fede in Cristo Salvatore e il servizio ad essa è quello che attira i predicatori del Vangelo; è quello che li fa servitori dell'uomo che trovano nelle nuove terre, nel quale la loro fede fa scoprire l'uomo fratello, il redento da Cristo, il figlio dell'unico Padre, Dio.

Che profondo stupore suscitano ancora oggi le gesta di quei messaggeri della fede! Pochi di numero per un territorio così immenso, senza i mezzi moderni di trasporto e di comunicazione, con scarse risorse mediche, attraverso imponenti cordigliere, fiumi, foreste, terre aride e inospitali, pianure paludose e altipiani che vanno dal Colorado alla Florida, al Messico e al Canada; dalle conche dell'Orinoco e del Magdalena alle Amazzonie; dalla pampa all'Arauco. Una vera epopea di fede, di servizio all'evangelizzazione, di fiducia nella forza della croce di Cristo!


3. Ancora nella seconda Lettera ai Corinzi, l'apostolo scrive: "Investiti di questo mistero... non ci perdiamo d'animo; al contrario, rifiutando le dissimulazioni vergognose, senza comportarci con astuzia, né falsificando la parola di Dio, ma annunziando apertamente la verità, ci presentiamo davanti a ogni coscienza, al cospetto di Dio" (2Co 4,1-2).

Quanto dobbiamo ringraziare Dio per avere i predicatori del Vangelo adempiuto la loro missione con questo spirito. Essi, infatti, svolsero il loro compito con libertà e intrepidezza, senza calcoli suggeriti da astuzie umane.

perciò predicarono la parola di Dio in tutta la sua integrità. Senza tacere sulle conseguenze pratiche che derivano dalla dignità di ciascun uomo, fratello in Cristo e figlio di Dio.

E quando l'abuso del potente si abbatteva sull'indifeso, non venne meno questa voce che si appellava alla coscienza, che fustigava l'oppressione, che difendeva la dignità di chi veniva ingiustamente trattato, soprattutto del più derelitto. Con quanta forza risuona negli spiriti la parola solitaria di fra Antonio de Montesinos, quando nella prima omelia documentata, quella dell'Avvento


1511 - all'inizio dell'evangelizzazione - alza la sua voce in questi stessi luoghi, e denunciando energicamente l'oppressione e gli abusi commessi contro innocenti, grida: "Tutti siete in peccato mortale... Questi non sono uomini? Non hanno un'anima razionale? Non siete obbligati ad amarli come voi stessi?". Era la stessa voce dei vescovi, quando assunsero nel Nuovo Mondo il titolo di "protettori degli indios".

Anzi, con l'aiuto e l'insegnamento dato all'indigeno, il messaggero del Vangelo si trasforma - al di sopra del peccato ancora presente tra i cristiani - in solidarietà con i deboli. Con ragione un cronista potrà dire che ai religiosi "non solo si deve la dottrina soprannaturale, ma anche il fatto che... insegnarono i comportamenti morali e politici: tutto quello insomma che è necessario per la vita umana".

Durante questa novena di anni, la Chiesa in America Latina vuole prestare una grande attenzione a questa duplice dimensione del Vangelo. Lo richiede il senso integrale della fede del popolo di Dio, che si esprime nella matura convinzione cristiana e nelle diverse forme di "religiosità popolare", testimonianza di quanto profondamente i misteri di Dio abbiano messo radici nella coscienza e nella vita di grandi moltitudini di essere umani. Davanti a questo, rendiamo fervide grazie al "Padrone della messe" per tutti i benefici dispensati ai messaggeri della buona novella, dal principio fino ad oggi.


4. Il Vangelo di questa messa ci ricorda la visitazione di Maria, dopo l'Annunciazione, alla casa di Elisabetta. L'America Latina si è trasformata nella terra della nuova visitazione. I suoi abitanti, infatti, hanno accolto Cristo, portato in un certo senso nel seno di Maria, il cui nome era quello di una delle tre caravelle di Colombo. E si sono uniti in modo particolare a Cristo mediante Maria. Per questo il continente è fino ad oggi testimone di una particolare presenza della Madre di Dio nel mistero di Cristo e della Chiesa (cfr. LG 52-65). Anche esternamente, le terre della nuova evangelizzazione denotano questa presenza singolare di Maria, con i circa duemila nomi di città, paesi e luoghi che ricordano i misteri e i titoli della Vergine santissima.

Quando Elisabetta, salutando la Vergine di Nazaret, pronuncia le parole: "Beata colei che ha creduto" (Lc 1,45), queste parole possono applicarsi agli abitanti del vostro continente: beati voi, perché avete creduto.

Nel corso della novena di anni cui diamo inizio, vogliamo meditare su questo avvento fortunato, rendendo grazie a Dio per la fede delle diverse generazioni che, con la fiaccola di Cristo nelle loro mani e nel loro cuore, hanno attraversato ciascuno dei Paesi del continente americano. E perché continuano a trovare in questa fede la fonte della vita e della santità.

Prepariamoci dunque a cantare con Maria il Magnificat per le "grandi cose che il Signore ha fatto", per i grandi doni di Dio, che trasformano la vita degli uomini sulla terra in una "vita nuova", in pienezza; e che aprono davanti ad essa la prospettiva dell'eternità in Dio.

"Santo è il suo nome: di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono" (Lc 1,49-50). E' il nostro canto di lode riconoscente al Signore per la sua incessante misericordia, canto che si fa in noi riconoscimento della sua grandezza e della nostra indigenza, reverenza e amore di figli, promessa di fedeltà ai suoi comandamenti, perché il timore di Dio è il principio della saggezza (cfr. Ps 110,10).


5. Nel Magnificat di Maria risuonano anche queste parole: "[Dio] ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili, ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote" (Lc 1,51-53).

La parola rivelata mostra qui la benevolenza di Dio che si effonde sugli umili e i piccoli, ai quali egli rivela i segreti del regno (cfr. Mt 11,25), e ricolma dei suoi beni e della speranza. Egli è il Dio di tutti, ma concede la sua misericordia anzitutto ai diseredati di questo mondo.

Queste parole del Magnificat sono un'eco anticipatrice delle beatitudini: "Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli...

Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia perché saranno saziati" (Mt 5,36). Questa realtà biblica trova il suo fondamento nell'identificazione che Cristo stabilisce con il bisognoso: "Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me" (Mt 25,40).

L'esempio di Cristo di amore al povero si è tradotto concretamente, per la Chiesa latinoamericana, soprattutto a partire da Medellin e da Puebla, nella cosiddetta opzione preferenziale per i poveri. Nella prospettiva dell'ormai prossimo mezzo millennio di evangelizzazione, la Chiesa in America latina si trova davanti a questo compito importantissimo che affonda le sue radici nel Vangelo, Non c'è dubbio che la Chiesa deve essere integralmente fedele al suo Signore, mettendo in pratica questa opzione, offrendo il suo generoso contributo all'opera di "liberazione sociale" delle moltitudini di poveri, al fine di ottenere per tutti una giustizia che corrisponda alla loro dignità di uomini e figli di Dio. Ma essa deve realizzare questo compito importante e urgente in una linea di fedeltà al Vangelo, che vieta il ricorso a metodi di odio e di violenza: deve realizzarla mantenendo una opzione preferenziale per il povero che non sia - come ho detto io stesso in diverse occasioni - esclusiva né escludente, ma che si apra a quanti vogliano uscire dal loro peccato e convertirsi nell'intimo del cuore; deve realizzarlo senza che questa opzione significhi vedere il povero come classe, come classe in lotta, o come Chiesa separata dalla comunione e dall'obbedienza ai pastori posti da Cristo; deve realizzarlo considerando l'uomo nella sua vocazione terrena ed eterna; deve realizzarlo senza che l'imprescindibile sforzo di trasformazione sociale esponga l'uomo a essere assoggettato sia a sistemi che lo privano della sua libertà e lo sottomettono a programmi di ateismo, sia a sistemi di materialismo pratico e che lo spogliano della sua ricchezza interiore e trascendente; deve realizzarlo sapendo che la prima liberazione da procurare all'uomo è la liberazione dal peccato, dal male morale che si annida nel suo cuore, e che è causa del "peccato sociale" e delle strutture oppressive.

Questi sono alcuni punti fondamentali di riferimento, che la Chiesa non può dimenticare nella sua azione evangelizzatrice e di promozione umana. Essi vanno tenuti presenti nella pratica e nella riflessione teologica, insieme con le indicazioni della Santa Sede nella sua recente Istruzione su alcuni aspetti della "teologia della liberazione", emanata dalla Congregazione per la dottrina della fede.

In questo momento solenne desidero riaffermare che il Papa, la Chiesa e la sua gerarchia vogliono continuare ad essere presenti nella causa del povero, della sua dignità, della sua elevazione, dei suoi diritti come persona, della sua aspirazione a un'improrogabile giustizia sociale. Per questo, purché operino secondo i criteri sopra indicati e in unione con i loro pastori, le persone e le istituzioni ecclesiali che lavorano con encomiabile generosità per la causa dei poveri, devono sentirsi oggi non frenate, ma confermate e incoraggiate nel loro intento.


6. Mentre si sta concludendo la prima metà del millennio di evangelizzazione, l'America Latina si trova davanti a una grande prova storica. perciò la Chiesa vede in questo giubileo un appello a un nuovo sforzo creativo nella sua evangelizzazione. Essa che va scavando costantemente nel Vangelo. Essa, che cerca tutta la verità e l'amore che il Vangelo racchiude, vuole essere fedele al programma di Paolo: abbiamo rifiutato "le dissimulazioni vergognose... Non falsificando la parola di Dio, ma annunziando apertamente la verità, ci presentiamo davanti a ogni coscienza, al cospetto di Dio" (2Co 4,2).

Ma la parola di Dio ha bisogno di labbra umane per essere proclamata.

Dobbiamo mettere le nostre a disposizione di Cristo. Occorrono per questo in primo luogo, abbondanti, o per lo meno sufficienti, vocazioni sacerdotali e religiose.

E' necessario che, nel silenzio di questa orazione feconda che scaturisce dalla lettura della parola divina, molti uomini e donne latinoamericani ascoltino la chiamata di Dio che invita a lasciare le reti dei propri interessi per seguire da vicino Cristo, per associarsi con impegno totale al suo stile di vita, alla sua donazione disinteressata a tutti e a ciascuno degli uomini che si incontrano sul proprio cammino.

Questi uomini e queste donne particolarmente consacrati saranno coloro i quali, formando con gli attuali operatori della pastorale i nodi forti della rete apostolica costituita da tutti i battezzati, daranno vigore all'auspicato sforzo catechetico che dovrà costituire la migliore preparazione al quinto centenario della proclamazione del Vangelo in America. Quale omaggio potrà essere reso ai primi missionari dell'America latina migliore di questo, che consiste nel seguirli nel loro totale dono di sé a Cristo e nell'organizzare - a livello diocesano, nazionale e continentale - un'intensa azione catechetica che porti a una migliore conoscenza della parola rivelata e a un maggiore impegno nel tradurla nella vita? Tale azione dovrà avere, assieme ad altri obiettivi prioritari, quello della promozione di una sana morale familiare e pubblica, di una pratica sacramentale sempre più cosciente e orientata ad avviare il dinamismo santificatore e apostolico proprio del Battesimo.


7. Lo sforzo della Chiesa per essere fedele a Cristo, a se stessa e all'uomo non è qualcosa che nasce oggi. Mi sono riferito prima allo spirito con il quale esercitarono il loro compito evangelizzatore tanti missionari venuti in questo continente e che furono al tempo stesso elementi attivi di promozione sociale.

Quanto si deve ad essi, anche umanamente, grazie al lavoro dispiegato nello spirito evangelico di amore ad ogni uomo! Un compito che prosegue in maniera feconda ai nostri giorni, in tante forme e luoghi. Quante altre iniziative concrete sono scaturite - in tutta l'America - dall'ispirazione che tanti uomini e donne consacrati a Dio, o nella loro condizione di laici cristiani, hanno tratto e traggono dagli insegnamenti della Chiesa! Nella più recente storia ecclesiale, un punto importante di arrivo è costituito dalle conferenze di Medellin e di Puebla. La prima raccolse gli orientamenti del Concilio Vaticano II. La seconda assunse, dieci anni dopo, tutti gli orientamenti ideali di Medellin, precisando interpretazioni non corrette delle sue conclusioni, per rispondere meglio alla missione della Chiesa e al suo impegno a favore dell'uomo.

Così pure, quanti non sono stati gli sforzi degli episcopati di ciascuna nazione del continente per elevare l'uomo latinoamericano per mezzo di un'evangelizzazione rinnovata! Il Celam, da parte sua, ha continuato il suo lavoro di animazione, di servizio e di comunione con numerose iniziative. Non posso tralasciare di menzionare, come più recente, il suo Messaggio per i 500 anni della scoperta e dell'evangelizzazione dell'America Latina. In esso si auspica che sia portata all'uomo latinoamericano la luce di Cristo, che sia riconosciuta la sua dignità, premiata la sua pazienza e soddisfatti i suoi diritti.


8. Avendo questo davanti agli occhi, come Vescovo di Roma, mi inginocchio davanti alla maestà del Dio vivo, Padre, Figlio e Spirito Santo. Davanti a te, Re dei secoli, e Signore dei signori.

E insieme con voi, fratelli nell'episcopato, con voi sacerdoti e famiglie religiose, con voi, figli e figlie d'America, con la generazione adulta e con quella giovane, voglio inaugurare questa gran novena di anni, che sia una nuova evangelizzazione, un'estesa missione per l'America Latina, un'intensa mobilitazione spirituale.

In questa novena desideriamo, mediante il Cuore immacolato della Madre di Dio e alla soglia del quinto centenario della fede e della Chiesa, rinnovare in queste terre l'alleanza fra Battesimo e Vangelo. L'alleanza con te, Cristo, padre del secolo futuro, che sei nostro Redentore e Signore. Con te che vivi e regni con Dio Padre, nell'unità dello Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Data: 1984-10-11 Data estesa: Giovedi 11 Ottobre 1984





GPII 1984 Insegnamenti - Preghiera alla Vergine del Pilar - Saragozza (Spagna)