GPII 1984 Insegnamenti - Alla commemorazione della "Sacrosanctum Concilium" - Nella liturgia è annunciato e vissuto il mistero della Chiesa

Alla commemorazione della "Sacrosanctum Concilium" - Nella liturgia è annunciato e vissuto il mistero della Chiesa



Signori cardinali, venerati fratelli nell'episcopato e nel sacerdozio!

1. Con viva cordialità vi rivolgo il mio saluto e vi esprimo la mia gioia per questa solenne commemorazione.

Ringrazio il pro-prefetto della Sacra congregazione per il culto divino per le cortesi parole rivoltemi e ringrazio i quattro signori cardinali per le loro testimonianze, che ho ascoltato con vivo apprezzamento.

Con particolare intensità di affetto saluto e ringrazio i presidenti e segretari delle Commissioni nazionali liturgiche venuti a Roma per una circostanza tanto significativa. Voi siete qui infatti per prendere parte al Convegno che intende celebrare il ventennale della promulgazione della costituzione conciliare "Sacrosanctum Concilium" sulla sacra liturgia.

La ricorrenza meritava di essere sottolineata. Si tratta, infatti, di un documento del Concilio Vaticano II, cbe ha avuto ed ha una speciale importanza per la vita del popolo di Dio. In esso è già rinvenibile la sostanza di quella dottrina ecclesiologica, cbe sarà successivamente proposta dall'assemblea conciliare. La costituzione "Sacrosanctum Concilium", che fu il primo documento conciliare in ordine di tempo, anticipa e suppone la "Lumen Gentium". Né poteva essere altrimenti: è infatti soprattutto nella liturgia che il mistero della Cbiesa è annunciato, gustato, vissuto. Nella liturgia la Chiesa comprende se stessa, si alimenta alla mensa della parola e del pane di vita, riprende lena ogni giorno per proseguire nel cammino che deve condurla alla gioia ed alla pace della "terra promessa". Si può dire che la vita spirituale della Chiesa passa attraverso la liturgia, nella quale i fedeli trovano la sorgente sempre zampillante della grazia e la scuola concreta e convincente di quelle virtù, mediante le quali possono rendere gloria a Dio dinanzi ai fratelli.

Per questo mi compiaccio sinceramente per l'opportuna iniziativa di questo convegno che, a vent'anni di distanza, intende "fare il punto" sulla situazione, raccogliendo le testimonianze dei responsabili delle Commissioni liturgiche nazionali, per trarne una valutazione complessiva sul come la Chiesa vive la sua liturgia, sul come essa si attualizza attraverso la liturgia delle varie nazioni.

Vent'anni sono un periodo di tempo sufficiente per una riflessione serena sulla ristrutturazione della liturgia, così come il Concilio l'ha intesa e voluta; sulla sua presente attuazione e incidenza pastorale; sulle prospettive di una sua valorizzazione piena, come "vertice" della vita e dell'azione della Chiesa.

Da tempo era mio vivo desiderio avere un quadro aggiornato al riguardo, e sono perciò molto lieto dell'opportunità che la vostra riunione mi offre, recandomi la testimonianza di chi è direttamente a contatto con le situazioni locali in campo liturgico e può quindi conoscere a fondo realizzazioni, difficoltà, speranze vissute nelle singole Chiese. Nel ringraziarvi di ciò, colgo volentieri l'occasione per incoraggiarvi a proseguire generosamente nell'impegno di animazione liturgica delle comunità a cui appartenete, mantenendovi in stretto rapporto con la Sacra congregazione per il culto divino, che alcuni mesi fa è stata ristrutturata in modo da formare un dicastero autonomo, affinché potesse meglio svolgere la sua importante funzione a servizio del popolo di Dio.


2. Ho seguito con interesse l'intenso vostro lavoro di questi giorni, nei quali voi avete riferito sulle rispettive esperienze, confrontandone i dati con le indicazioni contenute nella costituzione conciliare. Ebbene, già nel primo numero di tale documento è tratteggiata, in quattro sintetiche motivazioni, la "mens" del Concilio nel varare un testo destinato a dare un soffio di vita nuova alla Chiesa.

Sono parole a voi ben note: "II sacro Concilio si propone di incrementare ogni giorno di più la vita cristiana tra i fedeli; di meglio adattare alle esigenze del nostro tempo quelle istituzioni che sono soggette a mutamenti; di favorire ciò che può contribuire all'unione di tutti i credenti in Cristo; di rinvigorire ciò che giova a chiamare tutti nel seno della Chiesa. Ritiene quindi suo compito l'interessarsi in modo speciale anche della ristrutturazione e del progressivo sviluppo della liturgia".

In questa introduzione viene indicato anzitutto l'incremento della vita cristiana. A questo mira prima di ogni altra cosa la liturgia. Un'impostazione diversa tradirebbe non solo la genuinità della liturgia, ma la stessa ragion d'essere della Chiesa, di cui la liturgia è "culmen et fons", Viene poi l'adattamento alle esigenze del nostro tempo, La liturgia non è disincarnata; è anzi, nei segni in cui si esprime, la ripresentazione e la riattualizzazione efficace del mistero di Cristo, cioè dell'eterna sapienza di Dio che "è apparsa sulla terra e ha vissuto tra gli uomini" (cfr. Ba 3,38), Proprio per questo essa deve adattare agli uomini di tutti i tempi e di tutti i luoghi le sue parti soggette a mutamento (cfr. SC 21 SC 37).

In terzo luogo, è ricordato l'impegno fattivo per l'unità di tutti i credenti in Cristo; unità che proprio nella liturgia e nel suo centro, l'Eucaristia, viene in modo particolare significata e conseguita.

E finalmente si fa cenno al rinvigorimento delle iniziative atte a promuovere l'azione missionaria della Chiesa: azione in cui deve sfociare - come spesso rammenta l'eucologia del messale - una bene intesa e piena partecipazione alla celebrazione liturgica, Come si vede, la liturgia non può essere ridotta a puro "cerimoniale decorativo" o a "mera somma di leggi e di precetti", concezione già riprovata dalla Mediator Dei, e viene pure esclusa quella visione, talvolta presente nei nostri tempi, che nella liturgia sottolinea gli aspetti sociali, come il richiamo all'amicizia, la gioia di ritrovarsi insieme, il richiamo del gruppo, e simili, piuttosto che l'iniziativa di Dio, il quale convoca i credenti, e la sua parola, a cui l'uomo deve prestare ascolto per adeguare ad essa il suo pregare e il suo agire.

A questa mens del Concilio non si è giunti quasi ex abrupto, come se nulla si fosse fatto negli anni precedenti, ma c'è stata una preparazione laboriosa ad opera del movimento liturgico, che in convergenza con il movimento eucaristico e con il movimento biblico, ha saputo sensibilizzare l'ambiente e porre le basi di quelle strutture portanti, sulle quali deve poggiare ogni azione liturgica degna di questo nome.


3. A un ventennio dalla Sacrosanctum Concilium è lecito chiedersi quale sia la realtà della riforma liturgica da essa avviata. A tale domanda voi avete cercato di dare, in questi giorni, una risposta per quanto possibile oggettiva ed esauriente.

Alla luce delle testimonianze da voi recate e tenendo conto, altresi, di varie inchieste condotte precedentemente, si può senz'altro affermare che la riforma liturgica è stata in generale bene accolta in tutta la Chiesa di rito latino, sia dalle comunità che dai singoli fedeli. In particolare, sono state apprezzate l'introduzione delle lingue nazionali e la semplificazione dei riti, che hanno consentito ai fedeli di comprendere meglio quello che per loro e a nome loro si proclamava o si svolgeva all'altare.

Si può inoltre riconoscere con soddisfazione che, là dove i responsabili hanno impostato una buona catechesi sui temi fondamentali e sempre ricorrenti nella celebrazione liturgica - quali la storia della salvezza, il mistero pasquale, l'alleanza, i vari modi della presenza di Cristo nella liturgia, il sacerdozio di Cristo, il sacerdozio ministeriale e quello comune, eccetera - i fedeli hanno potuto progredire sensibilmente nella comprensione dei contenuti della fede, traendone spunto per quella maturazione cristiana che il contesto socio-culturale odierno esige con urgenza sempre maggiore.

Un'altra caratteristica di grande rilievo deve ritenersi il ricco e variato nutrimento della parola di Dio, che a lungo andare è destinato a lasciare un'impronta profonda nell'animo e nella vita degli ascoltatori; né si può dimenticare l'incremento della partecipazione attiva dei laici alla liturgia, anche nell'esercizio di compiti ministeriali, altra volta riservati ai "chierici".

La successiva emanazione di numerosi documenti, che precisano la parte normativa della Sacrosanctum Concilium e ne applicano quella innovativa, e la graduale pubblicazione dei vari libri liturgici hanno concorso e concorrono efficacemente non solo a ravvivare l'interesse per la liturgia, ma anche a farne comprendere e gustare spiritualmente le sfumature dell'espressione eucologica. Si può quindi ammettere che in vent'anni è stato compiuto un lungo cammino.


4. Ma insieme con gli aspetti positivi è doveroso prendere in considerazione anche quelli negativi. Ci sono state e ci sono tuttora delle resistenze da parte di singoli o gruppi, che fin dall'inizio hanno accolto con diffidenza la riforma liturgica e, globalmente, la stessa impostazione dei lavori conciliari; mentre dal lato opposto non mancano coloro che, insoddisfatti dei risultati raggiunti, introducono liturgie arbitrarie, che portano sconcerto e smarrimento nel popolo di Dio.

Vi sono inoltre certi gruppi che si credono autorizzati a creare liturgie loro proprie, prive, per la durata e per le modalità celebrative, di quell'equilibrio a cui sempre si è attenuta e di norma si attiene la liturgia della Chiesa. Costoro dimenticano che per sua natura la liturgia è propria di tutta la comunità ecclesiale e che pastori e fedeli devono agire concordemente, affinché in un settore di tanta importanza tutto si svolga in armonia con le direttive della Chiesa.


5. Quanto ho finora esposto mi porta naturalmente a ribadire alcune indicazioni, perché la riforma liturgica raggiunga pienamente gli scopi per cui fu attuata, e perché questo incontro offra una risposta più esauriente alle attese.

La prima direttiva mi è suggerita dal n. 14 della Sacrosanctum Concilium, dove si parla della "piena, consapevole e attiva partecipazione" SC 14, a cui tutti i fedeli dovrebbero essere "con cura specialissima" formati: cosa, pero, che non si può sperare di ottenere - soggiunge il testo - se gli stessi pastori d'anime non sono penetrati, loro per primi, dello spirito e della forza della liturgia.

Di qui dunque occorre incominciare: dalla formazione liturgica del clero, e specialmente dei giovani seminaristi, sotto l'aspetto teologico, storico, spirituale, pastorale e giuridico (SC 16). Tale formazione deve trovare i testi più indicati per lo studio e la riflessione nei libri liturgici e nei documenti che li introducono: costituzioni apostoliche, "Praenotanda", "lnstitutiones generales".

Naturalmente essa dovrà svilupparsi - ed è questa la seconda direttiva - all'insegna della fedeltà, che si basa sulla profonda convinzione che la liturgia è stabilita dalla Chiesa e che clero e fedeli non ne sono i proprietari, ma i servitori. Tale fedeltà prevede anche l'apertura e la disponibilità a quegli adattamenti che la Chiesa stessa permette e incoraggia, quando siano in armonia con i principi fondamentali della liturgia e richiesti dalla "cultura" propria di ciascun popolo.

In questa luce - ed è qui la terza direttiva - potrà essere consentita a determinate condizioni, secondo le indicazioni dei libri liturgici, quella bene intesa creatività, che nei riti e nei tempi previsti richiami l'attenzione e ravvivi la partecipazione dei fedeli con formulari di immediata rispondenza alla situazione concreta dell'assemblea celebrante. Non si dovrà pero dimenticare mai che la vera creatività nasce all'interno della Chiesa e nella docilità al "creator Spiritus", a cui si dovrà aprire, nella celebrazione, il cuore e la mente.


6. Poiché ho la gioia di rivolgermi a membri qualificati delle Chiese locali e ai responsabili delle Commissioni liturgiche nazionali, vorrei raccomandare a voi per primi di curare e incrementare in tutti i modi la formazione liturgica, di essere fedeli alle direttive della Chiesa, di conservare quel senso del sacro che è connaturato con la celebrazione stessa della liturgia, e soprattutto, di dedicarvi al compito a voi affidato tenendo presente, con grande equilibrio, la parte di Dio e quella dell'uomo, la gerarchia e i fedeli, la tradizione e il progresso, la legge e l'adattamento, il singolo e la comunità, il silenzio e lo slancio corale.

Così la liturgia della terra si riannoderà a quella del cielo, dove, secondo sant'Ignazio di Antiochia, si formerà un solo coro, in cui tutti prenderanno la nota da Dio, concertando nella più stretta armonia per inneggiare a una sola voce al Padre, per mezzo di Gesù Cristo; egli ci ascolterà e riconoscerà, dalle nostre opere, che noi siamo il canto del suo Figlio.

A tutti voi, e ai vostri collaboratori, di cuore imparto la benedizione apostolica, pegno del mio affetto ed auspicio di copiose consolazioni celesti.

Data: 1984-10-27 Data estesa: Sabato 27 Ottobre 1984




Omelia alla concelebrazione dei 20 anni dalla "Sacrosanctum Concilium" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Ricchezza sostanziale della Chiesa

Testo:


1. "Padre veramente santo...". Professiamo questa santità prendendo in prestito le parole di Isaia profeta, evangelista dell'antica alleanza: "Santo, santo, santo è il Signore degli eserciti. Tutta la terra è piena della sua gloria" (Is 6,3).

Professiamo la santità di Dio, nella quale si esprime tutta la sua sostanza: la divinità che nessuna creatura può scrutare e che, al tempo stesso, attira tutto a sé con la sua santità.

"Padre veramente santo, a te la lode da ogni creatura". Ogni creatura proclama la gloria di Dio per il fatto di essere, per ciò che in se stessa è, per il fatto di vivere e di operare. In mezzo al mondo degli esseri visibili, solo l'uomo è chiamato a diventare la voce delle creature, assumendo l'"opus gloriae Dei".


2. Da questa vocazione dell'uomo nel mondo visibile prende inizio la sacra liturgia della Chiesa.

Oggi ricordiamo un importante avvenimento di venti anni fa, allorché il Concilio Vaticano II proclamo la costituzione "Sacrosanctum Concilium", il suo primo documento, dedicato appunto alla sacra liturgia. E non possiamo farlo meglio che riportando le memorabili parole pronunziate in quella circostanza dal nostro venerato predecessore Paolo VI: "...Uno dei temi [del Concilio] - il primo esaminato e il primo, in un certo senso, nell'eccellenza intrinseca e nell'importanza per la vita della Chiesa - quello sulla sacra liturgia, è stato felicemente concluso, ed è oggi da noi solennemente promulgato. Esulta l'animo nostro per questo risultato. Noi vi ravvisiamo l'ossequio alla scala dei valori e dei doveri: Dio al primo posto; la preghiera, prima nostra obbligazione; la liturgia, prima fonte della vita divina a noi comunicata, prima scuola della nostra vita spirituale, primo dono che noi possiamo fare al popolo cristiano, con noi credente e orante, e primo invito al mondo perché sciolga in preghiera beata e verace la muta sua lingua e senta l'ineffabile potenza liberatrice del cantare con noi le lodi divine e le speranze umane, per Cristo Signore e nello Spirito Santo" (AAS 56 [1964] 34).


3. Proprio in relazione a questo avvenimento, oggi sono riuniti attorno a quest'altare, insieme col Vescovo di Roma, i responsabili della Congregazione per il culto divino, insieme con numerosi rappresentanti degli episcopati di tutto il mondo, di coloro cioè ai quali è affidata l'attuazione concreta e vitale della sacra liturgia in mezzo al popolo di Dio delle singole nazioni, lingue e culture, in cui il popolo stesso si articola e si esprime.

Mediante la vostra partecipazione, cari fratelli, acquistano una particolare eloquenza le parole, con cui - adorando Dio - lo ringraziamo perché "continua a radunare attorno a sé un popolo, che da un confine all'altro della terra offra al suo nome il sacrificio perfetto". così infatti diciamo nella preghiera eucaristica III.

Tali parole della preghiera eucaristica, che oggi pronunziamo qui in latino, nella lingua comune della Chiesa, sono ripetute in tanti luoghi della terra, in numerose lingue diverse, con le quali gli abitanti dei singoli Paesi esprimono e professano coscientemente la loro fede nel mistero cristiano e nell'Eucaristia, che di tale mistero è il culmine e la fonte.

Proprio per questo il Concilio ha introdotto nella liturgia le lingue dei singoli popoli e di tutte le nazioni: perché "ogni creatura" e coralmente l'intera umanità lodi ed esalti la santità di Dio secondo la ricchezza propria di ogni creatura,


4. In queste diverse lingue è celebrata l'Eucaristia. In queste diverse lingue i sacerdoti nell'assemblea eucaristica ripetono le parole sante pronunziate da Cristo Signore nel Cenacolo, in forza delle quali, sotto l'azione dello Spirito, si compie la transustanziazione: "Prendete e mangiatene tutti: Questo è il mio corpo...". "Prendete e bevetene tutti: questo è il calice del mio sangue...".

Queste parole suonano in diversi modi sulle labbra dei sacerdoti, ma in ogni lingua sono le stesse. E il miracolo eucaristico si compie, con la loro potenza, nello stesso modo. E l'assemblea riunita dei credenti saluta nello stesso mondo "colui che viene nel nome del Signore..."; nello stesso modo annunzia la morte di Cristo, proclama la sua risurrezione e attende la sua venuta nella gloria.


5. Con le parole sacramentali di Cristo e con i riti che le accompagnano, ci troviamo infatti al centro della sacra liturgia e al suo apice. "Per mezzo di Gesù Cristo, tuo Figlio e nostro Signore, nella potenza dello Spirito Santo, fai vivere e santifichi l'universo".

Il sacerdote celebra l'Eucaristia, operando in nome di Cristo, "in persona Christi". Cristo opera nella potenza dello Spirito Santo, consolatore [Paracleto].

Ecco, sul pane e sul vino, che (secondo la tradizione di Melchisedek) esprimono tutta l'offerta del popolo riunito intorno all'altare, il sacerdote invoca con umiltà lo Spirito Santo: "...manda il tuo Spirito a santificare i doni che ti offriamo, perché diventino il corpo e il sangue di Gesù Cristo, tuo Figlio...".


6. così si attua la divina economia della santificazione e della salvezza mediante il sacrificio sacramentale del corpo e del sangue di colui che "in forza dello Spirito eterno offri se stesso senza macchia a Dio" (He 9,14). Tutta la tradizione orientale e occidentale, ivi compresa l'intera Ortodossia, è significativamente concorde nel sottolineare questo richiamo epicletico, sia pure con accentuazione e collocazione diversa nella tematica fondamentale unitaria e concorde della preghiera eucaristica.


7. così dunque, nella potenza dello Spirito Santo, raggiunge via via il suo compimento la divina economia della salvezza. "Celebrando il memoriale del tuo Figlio, morto per la nostra salvezza, gloriosamente risorto e asceso al cielo".

La Chiesa si sente, in modo particolare nella celebrazione eucaristica, popolo di Dio radunato dall'unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, come si esprime san Cipriano, e l'eucologia del messale opportunamente riafferma (Super oblata nella messa pro Ecclesia universali); popolo riconciliato con Dio: ("Riconosci, nell'offerta della tua Chiesa, la vittima immolata per la nostra redenzione").

Questo popolo desidera diventare in Cristo sempre più "un solo corpo e un solo spirito". E lo Spirito Santo, che è lo stesso Spirito di Cristo, fa di lui un sacrificio perenne gradito a Dio, perché possa ottenere l'eredità dell'elezione e della vocazione alla partecipazione alla santità di Dio, insieme con la Madre di Dio e con tutti i santi.


8. Ricordando i vivi e i defunti, questo popolo, che nell'Eucaristia "diventa" - per così dire - nella misura più grande, Chiesa, conclude la grande preghiera unendosi spiritualmente, con la bocca del sacerdote, alla dossologia finale pronunziata dal sacerdote: "Per Cristo, con Cristo e in Cristo, / a te, Dio Padre onnipotente, / nell'unità dello Spirito Santo / ogni onore e gloria, / per tutti i secoli dei secoli"; e proclamando, poi, in una coralità piena di fede e di amore, il suo "Amen" di partecipazione e di assenso.

L'Eucaristia "raggiunge" così le altezze insondabili del mistero trinitario, alla cui gloria la liturgia canta il suo inno più sublime, e l'Eucaristia offre l'espressione più viva ed efficace del "sacrificium laudis", a cui tutta la "plebs sancta" è poi invitata a partecipare in realtà sacramentale nella santa comunione.

Cari fratelli nell'episcopato e nel sacerdozio! Cari fratelli e sorelle in Gesù Cristo, che, dappertutto, sulla terra partecipate, secondo il vostro ordine e grado, all'Eucaristia: vivano sempre in voi e costantemente maturino i frutti della sacra liturgia! Essa è la ricchezza sostanziale della Chiesa.

Mediante la liturgia Cristo è particolarmente l'Emmanuele, il Dio-con-noi, che con noi prega, per noi agisce e per mezzo nostro continua a operare nel mondo intero.

Apriamo il cuore a questa azione divina, cooperiamo con essa, secondo la grazia che ci viene offerta. "Il corpo e il sangue di Cristo... siano per noi cibo di vita eterna".

Data: 1984-10-28 Data estesa: Domenica 28 Ottobre 1984




Recita dell'Angelus - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Annuncio della prossima visita in Venezuela

Testo:


1. "E beata colei che ha creduto" (Lc 1,45).

Tra poco reciteremo l'Angelus. Beata sei, o Maria, che hai creduto, quando il Messaggero di Dio ti ha parlato. Beata sei tu, che hai creduto "nell'adempimento delle parole del Signore". Benedice la tua fede Elisabetta.

Benedice la tua fede tutta la Chiesa. Benedice la tua fede l'umanità intera.


2. Tutti noi che - particolarmente nel corso di questo mese - recitiamo il santo Rosario, benediciamo la fede di Maria, in ogni suo mistero. Preghiamo lei. E insieme preghiamo con lei.

Crediamo che in questi misteri lei prega insieme con noi. Maria ci permette di ritrovarci in mezzo alle grandi cose che l'Onnipotente ha fatto in lei, in mezzo alle "grandi opere di Dio" con cui vive la Chiesa. Lei guida maternamente la vita, nella quale si esprime la fede, la speranza e la carità della Chiesa. E questo avviene - in un particolare modo - mediante il santo Rosario.

Avviandoci alla fine del mese "del Rosario", ringraziamo per tutti i frutti di questa preghiera, mediante la quale la Madre di Cristo è stata con noi.


3. E contemporaneamente raccomandiamo a Dio le grandi missioni popolari, che oggi iniziano in Venezuela in preparazione della mia visita, prevista tra la fine di gennaio e gli inizi di febbraio del 1985, perché siano per i nostri fratelli venezuelani un'occasione speciale di grazia, di luce, di propositi di conversione e di sempre più profondo amore a Dio e ai fratelli.

Preghiamo il Signore affinché, attraverso questa iniziativa pastorale, il popolo venezuelano avverta maggiormente l'esigenza di orientare decisamente la propria vita verso di lui e verso la sua volontà, per configurarsi a Cristo uomo nuovo, uomo vero, uomo perfetto.

Quando i vescovi del Venezuela vennero, alla fine dell'agosto scorso, a Roma per la visita "ad limina", mi dissero che il desiderio della nazione affidata alle loro cure pastorali era quello di conoscere sempre meglio la fede cattolica, mediante una maggiore istruzione religiosa e mediante il dono dei sacramenti.

Auguro che queste missioni, portando il frutto salvifico di una fede operosa, permettano alla Chiesa che è in Venezuela di assumersi l'impegno della promozione dell'uomo mediante la sua evangelizzazione.


4. Voglio anche ricordare e salutare i partecipanti al Convegno dei presidenti e segretari delle Commissioni nazionali di liturgia i quali, in occasione del XX anniversario della costituzione "Sacrosanctum Concilium" sulla liturgia, si sono radunati qui a Roma per verificare i frutti e studiare gli sviluppi di questo importante documento del Concilio Vaticano II, che tanto ha influito sul modo ecclesiale di pregare e di rendere culto a Dio.

I principi che i vescovi, uniti con il Papa, proposero per un'adeguata riforma e per l'incremento della liturgia permettono, se ben compresi e rettamente applicati, di vivere e celebrare in modo sempre più degno e adeguato il mistero salvifico di Cristo.

Infatti "dalla liturgia e particolarmente dall'Eucaristia, deriva in noi, come da sorgente, la grazia e si ottiene, con la massima efficacia, quella santificazione degli uomini e glorificazione di Dio in Cristo, verso la quale come a loro fine convergono tutte le altre attività della Chiesa.

A ottenere questa piena efficacia è necessario che i fedeli si accostino alla sacra liturgia con retta disposizione d'animo, conformino la loro mente alle parole del rito e cooperino con la grazia divina per non riceverla invano.

perciò i pastori d'anime devono vigilare attentamente che nell'azione liturgica non solo siano osservate le leggi, che ne assicurano la valida e lecita celebrazione, ma che i fedeli vi prendano parte consapevolmente, attivamente e fruttuosamente" (SC 10-11).

[Ai fedeli polacchi:] Cari connazionali. Continuiamo a perseverare nella preghiera per don Jerzy Popieluszko. Ringraziamo tutti coloro che qui a Roma, in Italia e in tutto il mondo si uniscono a noi nella preghiera per questa vicenda.

Chiediamo a Dio la pace e l'ordine nel nostro Paese, nella nostra patria.

Chiediamo che questa nuova sofferenza serva al rinnovamento spirituale della nostra nazione.

Data: 1984-10-28 Data estesa: Domenica 28 Ottobre 1984




Ai parlamentari dell'UEO - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Una civiltà europea forte se saprà difendere la sua anima

Testo:

Signore, signori.

Nel corso della breve sessione straordinaria della vostra assemblea che si sta svolgendo a Roma, voi avete desiderato questo incontro con il Papa.

Apprezzo questo segno di fiducia che mi permette di salutare i parlamentari che appartengono ai sette Paesi dell'Unione dell'Europa occidentale e di esprimere loro la mia stima e i miei incoraggiamenti per il loro importante compito, volto a rafforzare i legami e a consolidare la pace in questa parte dell'Europa.


1. Questa Unione, facendo seguito all'Organizzazione del Trattato di Bruxelles, è stata istituita il 23 ottobre 1954. Comprendo il vostro desiderio e la vostra soddisfazione di ricordarne oggi il 30° anniversario. In questo lasso di tempo, ringraziando Dio, i vostri Paesi non hanno dovuto affrontare guerre: questa pace corrisponde a uno dei vostri obiettivi. Ma le tensioni non sono mancate nel mondo che ci circonda, nella stessa Europa, e voi non potete rimanervi indifferenti, per gli altri e per voi stessi, perché esse toccano l'opinione pubblica dei vostri Paesi e scuotono la vera pace. Le vicissitudini legate ai problemi sociali, economici e politici hanno anche toccato profondamente i vostri compatrioti e la vostra Unione, fin dalle origini, si è proposta anche di contribuire a far fronte alle ripercussioni di questi problemi.


2. Certamente, anche altre istituzioni europee, o intercontinentali, molto strutturate, di cui i vostri Paesi fanno d'altronde parte, ma che comprendono anche altri membri, lavorano per portare adeguate soluzioni sul piano della sicurezza, dei diritti sociali, degli scambi culturali.

Ma - più ancora forse ai Paesi come i vostri, molto caratterizzati dalla loro storia personale e dal loro ricco patrimonio - l'esperienza mostra che, per essere sia efficace che rispettosa dei legittimi diritti di ciascuno, l'unità progredisce con difficoltà; la maturazione in questo ambito è lenta; la realizzazione della collaborazione urta contro molti ostacoli e deve in effetti avanzare con prudenza. E' per questo che la solidarietà che si tesse profondamente all'interno di un gruppo ristretto può favorire una partecipazione più diretta degli interessati, può essere opportuna e benefica, nella misura in cui questo gruppo è attento ai problemi degli altri, impegnato a promuovere legami di solidarietà sempre più estesi, e a considerare realistiche condizioni per il rafforzamento della giustizia, della libertà e della pace nel mondo. In questo senso, formulo voti perché voi realizziate insieme ciò che corrisponde veramente al bene comune dei vostri Paesi, da cui l'Europa e la comunità mondiale potranno trarre profitto.


3. Avendo sottolineato questo servizio all'uomo, agli uomini senza esclusione, sono sicuro che voi comprenderete che non è di competenza della Santa Sede entrare nelle questioni tecniche, militari e politiche che formano l'oggetto della vostra riunione. Ma, su un altro piano, la promozione di una struttura comunitaria, e, oso dire, la sua difesa, dipendono da valori morali e spirituali. Qui la Chiesa si sente molto interessata. Noi abbiamo una certa idea di civiltà, che può del resto trovare realizzazione in culture diverse nell'ambito della grande Europa, ma che attinge la sua forza in imperativi comuni a tutti: il rispetto della libertà e dei diritti fondamentali dell'uomo, della sua vita, della sua coscienza e dei suoi bisogni spirituali, della vocazione della famiglia, di una partecipazione democratica autentica ai problemi della città e della nazione e, in modo inseparabile, la ricerca della giustizia per tutti, del bene comune di tutti, la preoccupazione della sorte dei poveri, il rifiuto della violenza, la lotta contro gli egoismi individuali e collettivi, l'uso corretto della libertà, l'educazione al senso profondo della vita: in breve, il servizio alla dignità umana che Dio stesso garantisce.


4. Il cristianesimo, malgrado i limiti e gli errori dovuti alle debolezze degli uomini, ha dato alle popolazioni dell'Europa il gusto di vivere questi valori; ne ha gettato le basi solide; ha formato generazioni in questo senso; vuole e può, anche oggi, compiere questo servizio. La civiltà alla quale sono giustamente legati i Paesi europei sarà forte, se saprà difendersi dall'interno, se saprà salvaguardare la sua anima, se prenderà misure per consolidare le sue convinzioni e educare agli imperativi prima ricordati. E' un servizio al quale la Chiesa, al quale i cristiani partecipano con tutte le loro forze, ma che concerne anche tutti gli uomini di buona volontà, tutti coloro che vogliono promuovere l'unione dell'Europa e permetterle di portare il suo contributo al progresso delle relazioni pacifiche internazionali come allo sviluppo dei Paesi che contano sul suo esempio e sulla sua solidarietà.

Vi ringrazio della vostra visita. Prego Dio di ispirarvi, di aiutarvi, nel paziente lavoro che voi compite per rafforzare i legami tra i vostri Paesi.

Imploro la sua benedizione sui vostri lavori, sulle vostre persone, e le vostre famiglie, sulle vostre patrie.

Data: 1984-10-30 Data estesa: Martedi 30 Ottobre 1984





Telegramma al Presidente dell'India - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Per la morte di Indira Gandhi

Testo:

Profondamente rattristato dalla notizia del terribile atto di terrorismo che ha tolto la vita al primo ministro, signora Indira Gandhi, desidero esprimere a lei e al popolo dell'India le mie sentite condoglianze e la mia solidarietà nel dolore di quest'ora tragica. Elevo le mie fervide preghiere alla Maestà divina perché conceda all'umanità, in ogni luogo della terra, la saggezza e il coraggio per mettere da parte i sentimenti di divisione e di odio che portano ad atti di violenza e perché con il suo aiuto la famiglia umana possa continuare a percorrere nella speranza il difficile ma irrinunciabile cammino della pace. Prego per il popolo dell'India affinché la concordia sociale e la riconciliazione abbiano a prevalere in tutto il Paese.

Data: 1984-10-31 Data estesa: Mercoledi 31 Ottobre 1984




Recita dell'Angelus - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Nella Vergine adoriamo Dio per il dono della santità

Testo:


GPII 1984 Insegnamenti - Alla commemorazione della "Sacrosanctum Concilium" - Nella liturgia è annunciato e vissuto il mistero della Chiesa