GPII 1985 Insegnamenti - Nel santuario di Alborada - Guayaquil (Ecuador)

Nel santuario di Alborada - Guayaquil (Ecuador)

Titolo: Maria è la prima luce che annuncia il giorno

Signor arcivescovo, fratelli nell'episcopato, Autorità, cari fratelli e sorelle,

1. Con gioia mi unisco a voi per pregare dinanzi alla Madre comune in questo tempio mariano. Con la sua recente costruzione la diocesi di Guayaquil e il suo arcivescovo, che saluto con fraterno affetto, hanno voluto lasciare ai posteri un ricordo visibile della natività della Vergine Maria.

Avete scelto per questo santuario il nome suggestivo di nostra Signora de la Alborada che ci parla con simbolica bellezza della prima luce che annunzia il giorno. Maria, in effetti, è la luce che annunzia la prossimità del sole che sta per nascere, che è Cristo. Dove è Maria, presto apparirà Gesù. Con la sua presenza luminosa e splendente, la Vergine santissima inonda di una luce che ridesta la fede, prepara la speranza e accende la carità. Da parte sua, ella è unicamente e niente altro che un riflesso di Gesù Cristo. "O astro che sorgi, splendore della luce eterna e sole di giustizia" (Liturgia delle Ore, antifona al Magnificat, 21 dicembre): come l'aurora che, senza il sole, non sarebbe quello che è.

Il papa Paolo VI ci insegna, cari fratelli e sorelle, che "nella Vergine Maria tutto è riferito a Cristo e tutto dipende da lui" ("Marialis Cultus", 25).

Maria è la prima creatura illuminata; illuminata anche prima dell'apparizione visibile del sole. Perché Maria procede dal sole di santità: "Chi è costei che sorge come un'aurora, bella come la luna, fulgida come il sole?" (Ct 6,10). Non è altro che il grande sogno che apparve nel cielo: "Una donna rivestita di sole, con la luna sotto i piedi e una corona di stelle sul capo" (Ap 12,1).


2. Alle prime luci della nostra speranza si intravede già la figura di Maria santissima: "Porro inimicizia fra te e la donna, tra la tua stirpe e quella di lei: essa ti schiaccerà il capo" (Gn 3,15). Già in queste parole si manifesta l'intenzione divina di eleggere la donna come alleata nella lotta contro il peccato e le sue conseguenze. Infatti, secondo questa profezia, una determinata donna era destinata ad essere lo strumento specialissimo di Dio per lottare contro il demonio. Sarà la madre di colui che schiaccerà la testa del nemico. Ma il discendente della donna che realizzerà la profezia non è un semplice uomo: è pienamente uomo, si, grazie alla donna della quale è figlio; ma è anche, al tempo stesso, vero Dio. "Senza intervento di uomo e per opera dello Spirito Santo" (LG 63) Maria ha dato la natura umana al Figlio eterno del Padre, che diventa così nostro fratello.

Verso di lei avanza tutta la storia dell'antica alleanza. Ella è la perfetta realizzazione del "resto santo di Israele": di quei "poveri di Jahvè" che sono gli eredi delle promesse messianiche e portatori della speranza del popolo di Dio. Il "povero di Jahvè" è colui che aderisce con tutto il cuore al Signore, obbedendo alla sua legge. Maria pero "si distingue fra gli umili e i poveri del Signore che attendono con fiducia e ricevono da lui la salvezza. Infine, con lei stessa, figlia eccelsa di Sion, dopo la lunga attesa della promessa, si compie la pienezza dei tempi" (LG 55). In Maria si sublima la vita dei giusti dell'Antico Testamento.


3. Maria, fratelli nell'episcopato e fedeli tutti, è la creatura che riceve in maniera speciale i raggi della luce redentrice: "Effettivamente, la preservazione di Maria dal peccato originale, fin dal primo istante della sua esistenza, rappresenta il primo e radicale effetto dell'opera redentrice di Cristo e unisce alla Vergine, con un vincolo intimo e indissolubile, l'incarnazione del Figlio, che, prima di nascere da essa, la redime nel modo più sublime" (all'Angelus, 8 dicembre 1983).

La sua Immacolata Concezione fa di Maria il segno precursore dell'umanità redenta da Cristo, nell'essere preservata dal peccato originale che colpisce tutti gli uomini fin dal loro primo istante di vita, e che lascia nel cuore la tendenza alla ribellione contro Dio. L'Immacolata Concezione di Maria significa quindi che ella è la prima redenta, l'aurora della redenzione, e che per il resto degli uomini la redenzione sarà la liberazione dal peccato.


4. Maria pero, miei cari fratelli e sorelle, non è l'aurora della nostra redenzione alla maniera di uno strumento inerte e passivo. All'alba della nostra salvezza risuona la sua libera risposta, il frutto, il suo si incondizionato alla collaborazione che Dio attendeva da lei, come attende anche da noi.

L'iniziativa della salvezza appartiene certamente alla santissima Trinità. La verginità perpetua di Maria fedelmente corrisposta da san Giuseppe, suo sposo verginale, manifesta questa priorità di Dio: Cristo, come uomo, sarà concepito senza concorso di uomo. Ma questa stessa verginità, che continuerà nel parto e dopo il parto, è anche espressione dell'assoluta disponibilità di Maria ai piani di Dio. La sua risposta segno un momento decisivo nella storia dell'umanità.

Perciò i cristiani amano ripeterla nella quotidiana preghiera dell'Angelus e cercano di avere la stessa disposizione di animo che ispiro quelle parole: "Ecco la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto" (Lc 1,38).

Il gioioso "fiat" di Maria testimonia la sua interiore libertà, la sua fiducia e la sua serenità. Non sapeva come si sarebbero realizzati concretamente i piani del Signore. Ma lungi dal temere e angustiarsi, appare sovranamente libera e disponibile. Il suo "si" all'Annunciazione, significo sia l'accettazione della maternità che le era proposta, che il suo impegno nel mistero della redenzione.

Questa fu opera di suo Figlio. Ma la partecipazione di Maria fu reale ed effettiva. Nel dare il suo consenso al messaggio dell'angelo, Maria accetto di collaborare in tutta l'opera della riconciliazione dell'umanità con Dio. Attua coscientemente e senza porre condizioni. Si mostra disposta al servizio che Dio le chiede.

Cari fratelli e sorelle, noi abbiamo in Maria il modello e la guida per il nostro cammino. So che è qui presente un numeroso gruppo di giovani che vogliono vivere generosamente la loro vita cristiana. A voi, giovani di Guayaquil, do il mio incoraggiamento a conservare, come Maria, un atteggiamento di apertura totale a Dio. Conservate, come lei, il vostro sguardo fisso a Dio santo, che è sempre misteriosamente vicino a voi. Contemplate questo Dio vicino, Cristo che passa vicino a voi tante volte. Imparate a dire: "Avvenga di me quello che hai detto". E imparate a dirlo in modo pieno, come Maria: senza riserve, senza timore degli impegni definitivi e irrevocabili. Con lo stesso atteggiamento di disponibilità cristiana - anche se impegnativo - che ho indicato ieri a Quito ai giovani dell'Ecuador, e quindi anche a voi.


5. Maria ci precede e ci accompagna. Il silenzioso itinerario che comincia con la sua Immacolata Concezione e passa per il "si" di Nazaret, che la rende Madre di Dio, trova sul Calvario un momento particolarmente importante. Anche là, accettando e assistendo al sacrificio di suo Figlio, Maria è aurora della redenzione; e là suo Figlio ce la consegnerà come Madre. "La Madre mirava con occhi di pietà le piaghe del Figlio, dal quale sapeva che doveva venire la redenzione del mondo (sant'Ambrogio, "De institutione virginis", 49).

Spiritualmente crocifissa col Figlio crocifisso (cfr. Ga 2,20), contemplava con amore eroico la morte del suo Dio "consentendo amorosamente all'immolazione della vittima che ella stessa aveva generato" (LG 58). Compie la volontà del Padre a nostro favore e ci accoglie tutti come figli, in virtù del testamento di Cristo: "Donna, ecco il tuo figlio" (Jn 19,26).

"Ecco tua Madre", disse Gesù a san Giovanni; "e da quel momento il discepolo la prese nella sua casa" (Jn 19,27). Il discepolo prediletto accolse la Vergine Madre come sua luce, suo tesoro, suo bene, come il dono più desiderato, ereditato dal Signore al momento della morte. Il dono della Madre era l'ultimo che egli faceva all'umanità prima di consumare il suo sacrificio. Il dono fatto a noi.

Ma la maternità di Maria non è soltanto individuale. Ha un valore collettivo che si manifesta nel titolo di Madre della Chiesa. Effettivamente, sul Calvario, ella si uni al sacrifico del Figlio che tendeva alla fondazione della Chiesa; il suo cuore materno condivise fino in fondo la volontà di Cristo di "riunire insieme tutti i figli di Dio che erano dispersi" (Jn 11,52). Avendo sofferto per la Chiesa, Maria merito di diventare la Madre di tutti i discepoli del suo Figlio, la Madre della sua unità. Perciò il Concilio afferma che "la Chiesa cattolica, istruita dallo Spirito Santo, la venera come Madre amatissima con affetto filiale" (LG 53). Madre della Chiesa! Madre di noi tutti! 6. I Vangeli non ci parlano di un'apparizione di Gesù risorto a Maria. In ogni modo, poiché ella fu in modo speciale vicina alla croce del Figlio, dovette avere anche un'esperienza privilegiata della sua risurrezione. Effettivamente, il ruolo corredentore di Maria non cesso con la glorificazione del Figlio. La Pentecoste ci parla della presenza di Maria nella Chiesa nascente: presenza orante nella Chiesa apostolica e nella Chiesa di tutti i tempi. Poiché è la prima - l'aurora - tra i fedeli, poiché è la Madre, sostiene la preghiera comune. Come avvertivano già i padri della Chiesa, questa presenza della Vergine è significativa: "Non si può parlare di Chiesa se non è presente Maria, la Madre del Signore, con i suoi fratelli" (Cfr. Cromazio di Aquileia, Sermone XXX; "Marialis Cultus", 28).

Per questo, come ho ricordato, quasi due anni fa, in questo stesso continente, "fin dagli albori della fede e in ogni tappa della predicazione del Vangelo, alla nascita di ogni Chiesa particolare, la Vergine occupa il posto che le spetta come Madre degli imitatori di Gesù, che costituiscono la Chiesa" (Nel santuario di Suyapa, 8 marzo 1983). Si, Maria è presente nel nostro cammino.


7. Maria continua ad essere la nostra aurora, la nostra primizia, la nostra speranza. Durante la sua vita terrena fu segno e caparra dei beni futuri; ora, glorificata insieme a Cristo Signore, è immagine e compimento del regno di Dio. Ad esso ci chiama, in esso ci attende.

E' stata la prima a seguire Cristo, "primogenito tra molti fratelli" (cfr. Col 1,18). Elevata in corpo e anima al cielo, è la prima nell'ereditare pienamente la gloria. E questa glorificazione di Maria è la conferma delle speranze di ciascun membro della Chiesa: "Con lui (con Cristo) ci ha risuscitato e ci ha fatto sedere in cielo con lui" (Ep 2,6). L'Assunzione di Maria al cielo manifesta il definitivo futuro che Cristo ha preparato per noi, i redenti.


8. D'altra parte, miei cari fratelli e sorelle, Maria gloriosa in cielo continua a compiere la sua missione materna. Continua a essere la Madre di Cristo e la Madre nostra, di tutta la Chiesa, che ha in Maria il prototipo della sua maternità.

Maria e la Chiesa sono templi vivi, santuari e strumenti per mezzo dei quali si manifesta lo Spirito Santo. Generano in modo verginale lo stesso Salvatore: Maria dà la vita nel suo seno e la genera verginalmente; la Chiesa dà la vita nell'acqua battesimale, nei sacramenti e nell'annunzio della fede, generandola nel cuore dei fedeli. La Chiesa crede che la Vergine santissima, assunta in cielo, sta vicino a Cristo, sempre vivo per intercedere per noi (cfr. He 7,25), e che alla mediazione divina del Figlio si unisce l'incessante supplica della Madre a favore degli uomini, suoi figli.

Maria è aurora, e l'aurora annunzia infallibilmente la venuta del sole.

Perciò vi raccomando, fratelli e sorelle ecuadoriani tutti, di venerare con profondo amore e di ricorrere alla Madre di Cristo e della Chiesa, l'"Onnipotenza supplice" ("omnipotentia supplex") affinché ci porti ogni giorno di più a Cristo, suo Figlio e nostro mediatore.


9. A lei raccomando ora le vostre persone, le vostre intenzioni e quelle di ciascun figlio dell'Ecuador. Le raccomando la protezione delle vostre famiglie.

Dei bambini che sono nel seno materno. Delle creature che aprono gli occhi a questo mondo. Raccomando a lei gli ideali dei vostri giovani: ideali che saranno una gioiosa realtà di servizio a Dio e all'umanità, se prendono a modello la generosità della santissima Vergine. Raccomando a lei il lavoro delle vostre mani e della vostra intelligenza. Raccomando a lei il sereno tramonto dei vostri anziani e infermi. Che la presenza materna di santa Maria, figlia di Dio Padre, madre di Dio, figlia e sposa dello Spirito Santo, sia per tutti aurora di Dio.

Amen. Data: 1985-01-31 Data estesa: Giovedi 31 Gennaio 1985





Visita Al "guasmo" - Guayaquil (Ecuador)

Titolo: "Accolgo nel mio cuore la vostra via crucis"

Cari fratelli e sorelle.


1. Col mio più cordiale e affettuoso saluto rispondo alla calorosa accoglienza che mi avete riservato al mio arrivo al "guasmo". Mi sento sommamente felice di stare con voi e di passare questo tempo in vostra compagnia. Vorrei poter salutare personalmente ciascuno di voi. Ricevete tutti l'abbraccio del Papa, che in primo luogo va ai vostri figli, agli anziani, a quelli fra voi che soffrono per qualunque motivo.

L'apostolo san Paolo, scrivendo ai cristiani di Corinto, diceva loro: "Chi è debole che anch'io non lo sia?" (2Co 11,29). Egli sentiva nella propria carne le necessità, le sofferenze e le angosce dei cristiani del suo tempo. Il Papa, che porta su di sé la sollecitudine di tutte le Chiese, trova in queste parole l'ispirazione per avvicinarsi con affetto e predilezione a coloro dei quali il Signore disse: "Beati i poveri, perché vostro e il regno di Dio" (Lc 6,20). In questa mia visita al "guasmo" desidero soprattutto manifestare l'interesse, la solidarietà, l'amore del Papa per voi e per chi è privo di tutto, per i bisognosi, per coloro che lottano per un livello di vita più degno e umano, in tutta l'estensione di questa cara nazione ecuadoriana.


2. Vi porto un messaggio di speranza, invitandovi ad aprire gli occhi, con sguardo di fede, alla vostra dignità interiore. Vi porto la buona novella di Gesù Cristo, che fu consacrato "per evangelizzare i poveri", per "liberare gli oppressi", per "annunziare un anno di grazia del Signore" (Lc 4,18). Gesù Cristo amava specialmente i poveri, coloro che mancano di risorse, che non hanno voce e che non contano agli occhi del mondo, ma che sanno aprire il loro cuore a Dio e alla sua parola.

Vi dico di più: Gesù si fece liberamente povero con i poveri poiché, come ci dice san Paolo, "essendo ricco, si fece povero per amor nostro, affinché voi foste ricchi a causa della sua povertà" (2Co 8,9). Dalla sua nascita in Betlemme fino alla sua morte sulla croce, il Signore ha indicato con la sua vita e la sua predicazione il cammino della semplicità, dell'umiltà, della compassione per il bisognoso. Gesù comprendeva bene i poveri, ed essi comprendevano lui.


3. Per questo, venendo a visitarvi in questa popolosa zona periferica di Guayaquil, desidero avvicinarmi alle vostre realtà e condizioni di vita, per incoraggiarvi nella vostra condizione cristiana e nel vostro anelito di maggiore dignità umana. Come nei miei precedenti viaggi apostolici in diversi Paesi dell'America Latina, voglio anche qui far presente la voce di Cristo nei "guasmos" e nelle borgate, nei "pueblos jovenes" e nelle "callampas", nei tuguri e nelle città-miseria. Desidero elevarvi e accogliere nel mio cuore la vostra via crucis, quella di ciascuno di voi, delle vostre famiglie, che da tutto il Paese lasciarono un giorno il loro villaggio di origine, cercando condizioni migliori di vita, cominciando così un doloroso cammino verso la città.

Posso immaginare le innumerevoli difficoltà del vostro insediamento: precarietà, affannosa ricerca dei materiali per costruire un'abitazione di emergenza, condizioni igieniche e sanitarie insufficienti, assenza di servizi pubblici, eccetera. Quante lotte per superare minacce di ogni tipo: sfruttamento, "cacichismo", demagogia, violenza, promiscuità! Quanti sforzi per non lasciarsi sedurre da campagne proselitiste, promosse da gruppi o sette di scarso contenuto religioso, orientate a farvi perdere la vostra fede cattolica! Questa mattina, cari fratelli, desidero raccogliere tutte quelle lacrime sparse durante il vostro lungo pellegrinare, per depositarle ai piedi di Cristo, perché diventino grazia di salvezza per le vostre vite, coscienza viva e piena di speranza della vostra condizione di figli di Dio, impulso a crescere in dignità umana e in coscienza cristiana.


4. E' consolante per me sapere che dal vostro arrivo a questi alloggi che sono ora le vostre povere dimore, avete contato sull'appoggio, sul servizio e sull'abnegazione di sacerdoti, religiosi e laici che, dando ammirevole testimonianza di amore cristiano, vi hanno aiutato a superare le vostre difficoltà, incoraggiandovi nei vostri sforzi e nelle vostre legittime aspirazioni. In nome della Chiesa desidero manifestare qui viva stima e gratitudine a tutti quegli apostoli che, nei "guasmos" e in tutto l'Ecuador, continuano a servire disinteressatamente i fratelli. Il Papa, insieme ai vostri vescovi, vuole oggi ribadire ancora una volta l'opzione preferenziale della Chiesa per i poveri. Un'opzione che non è esclusiva e non esclude nessuno, ma che, al contrario, desidera riunire lo sforzo di tutti nel difendere e promuovere "la causa del povero, della sua dignità, della sua elevazione, della sua aspirazione a una improrogabile giustizia sociale" (A Santo Domingo, 11 ottobre 1984).


5. Desidero pero ricordare anche qui che "non esiste soltanto la povertà che si riferisce al corpo; ve ne è un'altra più insidiosa, che incide sulla coscienza, violando il santuario più intimo della dignità personale" (Ai cardinali e prelati della Curia romana, 21 dicembre 1984). Contro queste povertà la Chiesa vuole lottare con tutte le sue forze a favore della promozione e della difesa della dignità e dei diritti della persona umana.

Perciò desidero fare un urgente appello alla coscienza dei governanti e dei responsabili della società, così come a quella di tutti i cattolici, particolarmente di quelli che dispongono di maggiori mezzi e di influenza, affinché mirino a un maggiore equilibrio sociale e mostrino anche maggior solidarietà verso il bisognoso e chi soffre, ricordando le parole di Gesù: "Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, lo avete fatto a me" (Mt 25,40). Nessuno quindi si senta tranquillo finché c'è in Ecuador un bambino senza scuola, una famiglia senza abitazione, un operaio senza lavoro, un ammalato o un anziano senza adeguata assistenza.

La Chiesa, da parte sua, continuerà la sua opera apostolica e assistenziale, collaborando con tutti i mezzi a sua disposizione per elevare il tenore di vita di tutti i cittadini. Essa è cosciente che la sua missione è di ordine spirituale, religioso, e che le sue ricchezze sono la grazia di Cristo. Ma a partire dalle profonde esigenze del Vangelo chiama i suoi figli e mobilita le sue forze per essere vicino al bisognoso, in campo materiale e spirituale.


6. Cari fratelli, sono stato informato del comportamento esemplare di persone e gruppi delle vostre comunità che, pur vivendo essi stessi nelle ristrettezze, mostrano la loro solidarietà generosa dividendo coi più bisognosi quel poco che hanno, assistendo gli infermi, aiutando i fratelli che sono stati vittime di catastrofi naturali e di altre disgrazie. Sono gesti stupendi di testimonianza cristiana che devono servire da modello e stimolo per fare delle vostre parrocchie e comunità dei luoghi più accoglienti, fraterni e abitabili.

Siate voi così i primi a fare quello che vi è possibile per migliorare la vostra situazione. Dio vuole che vi eleviate sotto l'aspetto umano e spirituale. Perciò abbiate principi chiari di comportamento. Non esitate nel dire no allo sfruttamento, da qualunque parte esso venga, che vuol farvi diventare degli oggetti; no al "cacichismo" che vi vuole utilizzare come semplice clientela, in determinati momenti. Dite no alla violenza che non costruisce nulla; no alla malvivenza, no alla prostituzione, no alla pornografia, no alla droga, no all'alcolismo.

Evitate la sensualità e la sfrenatezza; ricordate che solo la famiglia monogamica e la paternità responsabile secondo le norme della Chiesa sono i fondamenti di un'ordinata società. Non dimenticate le vecchie tradizioni di austerità, di religiosità, di indefesso lavoro dei vostri focolari. Abbiate Dio presente nella vostra vita. Educate cristianamente i vostri figli. Respingete l'indifferenza religiosa, le ideologie estremiste che predicano l'odio, la vendetta e l'ateismo o che si mettono al servizio del dispotismo, della brama di potere e di denaro.


7. Cari fratelli e sorelle, grazie per la vostra presenza qui questa mattina! Grazie per la vostra accoglienza e il vostro affetto! Il Papa vi porta nel suo cuore e chiede a Dio per voi il pane del corpo e dello spirito.

La Vergine santissima, nostra Madre, vi protegga e vi accompagni nel vostro cammino verso il Padre. Nel suo nome impartisco a tutti con affetto la benedizione apostolica.

Data: 1985-02-01 Data estesa: Venerdi 1 Febbraio 1985





Beatificazione di Mercedes de Jesus - Guayaquil (Ecuador)

Titolo: Missionaria tra i poveri per vivere la sua vocazione

"Io ti benedico, Padre; Signore del cielo e della terra, poiché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli.

Si, o Padre, perché così è piaciuto a te" (Mt 11,25-26).

1. Un giorno, in Palestina, Gesù Cristo pronuncio queste parole, nelle quali si manifesta il mistero del Padre suo. Che oggi queste stesse parole risuonino nel lontano Ecuador nel cuore della città di Guayaquil, vicino all'oceano Pacifico. Perché dal tempo in cui per la prima volta furono pronunciate, la destinazione di queste parole del Figlio di Dio fu universale: tutte le nazioni e tutta la creazione dovevano ascoltarlo; sono parole nelle quali culmina la buona novella della salvezza. Tutti noi che oggi ascoltiamo queste parole del Salvatore, tratte dal Vangelo di san Matteo, siamo riuniti qui per una solennità eccezionale. Il Vescovo di Roma e successore di Pietro è venuto da voi per realizzare l'atto della beatificazione ed elevazione agli onori dell'altare dell'umile figlia dell'Ecuador, madre Mercedes de Jesus Molina y Ayala, fondatrice delle religiose Marianite.


2. Con il cuore traboccante di gioia, miei amati fratelli e sorelle, desidero porgervi un saluto di pace e di comunione nella medesima fede e speranza. Saluto in primo luogo il pastore di questa arcidiocesi di Guayaquil, i vescovi ausiliari e i vescovi dell'Ecuador, qui presenti, i sacerdoti e i seminaristi, i religiosi e le religiose, le autorità, tutto il popolo di Dio riunito intorno all'altare, in questa festa dello spirito che fa vibrare i sentimenti più nobili della devozione cristiana. Saluto con particolare affetto tutte le religiose Marianite che oggi si rallegrano per la beatificazione della loro madre fondatrice.

Il signor vescovo di Riobamba, Leonidas Proano, ha presentato la figura della nuova beata e i motivi per elevarla all'onore degli altari. Con l'atto di beatificazione che ho ratificato ho voluto porre simbolicamente al centro di tutta la Chiesa questa donna dell'Ecuador, Mercedes de Jesus. In lei rinveniamo l'opera dello Spirito santificatore, che condusse le sue virtù al vertice di un'eroicità esemplare. E con questo atto, vogliamo che nella comunione dei santi possiamo incontrare tutti, ma in special modo la Chiesa dell'Ecuador e la famiglia che ella ha fondato, esempio di vita, forza di intercessione, presenza incoraggiante nel cammino verso la patria, come ci dice la liturgia della Chiesa.

Un'umile figlia di questa terra, la beata Mercedes de Jesus Molina, riceve oggi qui, non lontano dal suo paese natale di Baba, il riconoscimento delle sue virtù. In lei veneriamo una cristiana esemplare, un'educatrice e missionaria, la prima fondatrice di una congregazione religiosa ecuadoriana che, come un immenso roseto, secondo il sogno e l'ispirazione della madre, si estende già in diverse nazioni, arricchendo con il suo apostolato la Chiesa dell'America Latina.

Ed è una gioia per tutto il popolo cristiano dell'Ecuador poter venerare a partire da oggi, assieme al giglio di Quito, santa Mariana de Jesus, alla "rosa di Baba y Guayaquil", la beata Mercedes de Jesus. Sono esse profumo di santità e potente intercessione celestiale, esempio e stimolo per un'autentica vita cristiana di tutti i figli di questa terra.


3. Gesù, nel Vangelo di oggi, si rivolge al Padre celeste con singolari parole: "Tutto mi è stato dato dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare". E allo stesso tempo, il Figlio "benedice il Padre" perché queste cose "ha rivelato ai piccoli" (Mt 11,2 Mt 7 Mt 11,25).

La madre Mercedes de Jesus ha ricevuto questa rivelazione a piene mani.

In lei si trovava quell'amore della sapienza di cui ci parla la prima lettura della liturgia di oggi. Ben potrebbe ripetere con l'autore del libro dell'Ecclesiastico: "Ricercai assiduamente la sapienza nella preghiera, / davanti al santuario pregando la domandavo / e sino alla fine la ricerchero... Dalla giovinezza ho seguito le sue orme... / Con essa feci progresso; / rendero gloria a chi mi ha concesso la sapienza" (Si 51,13-17).

Mercedes Molina cerco la sapienza fin dalla sua giovinezza. I primi dolori, che trasformarono la sua adolescenza in un incontro profondo con Dio, furono un primo raggio della divina sapienza. Mise sulla bilancia i piaceri che il mondo offriva e la dedizione che esigeva il Vangelo. E con decisione scelse come sposo della sua anima Cristo crocifisso, sapienza di Dio. Visse prima consacrata a Dio nel mondo, sotto la guida di insigni sacerdoti e seguendo le orme dell'allora beata Mariana de Jesus. così cercava, con l'orazione e la penitenza, di identificarsi con Cristo crocifisso, che aveva scelto al di sopra di ogni altro amore umano.


4. Era la lenta preparazione con la quale si predisponeva a dar gloria a colui che le aveva donato la sapienza. Di li a poco potrà realizzare il programma espresso in queste parole del libro dell'Ecclesiastico che abbiamo proclamato: la sapienza fatta vita: "Si, ho deciso di metterla in pratica, sono stato zelante nel bene, non restero confuso. La mia anima si è esercitata in essa; fui diligente nel praticare la legge. Ho steso le mani verso l'alto; a lei rivolsi il mio desiderio e la trovai nella purezza" (Si 51,18-20).

Quest'ardente innamorata dell'amore divino, della buona novella della salvezza e del medesimo Verbo incarnato, desidera far parte ad altri di questi tesori che il Padre "ha rivelato ai piccoli": "Volgetevi a me, voi che siete nell'ignoranza, / prendete posto nella mia scuola. / Fino a quando volete esserne privi, / mentre le vostre anime la desiderano ardentemente?" (Si 51,23-24).

Proseguendo nel cammino dell'amore, molto presto Mercedes Molina, che assunse il titolo "di Gesù" per indicare la sua totale donazione a Cristo, diede inizio alle opere a gloria del suo sposo. Prima come madre e maestra di orfane a Guayaquil; poi, seguendo le orme del suo confessore, come coraggiosa e generosa missionaria tra gli indios jibaros di Gualaquiza; di nuovo come educatrice e protettrice dell'infanzia abbandonata a Cuenca. Tutto questo fu provvidenziale preparazione nella quale si veniva forgiando il carisma di fondatrice che infine riceve l'approvazione del vescovo di Riobamba il lunedi di Pasqua del 1873 quando vede la luce ufficialmente la congregazione delle religiose di Mariana di Gesù, le Marianite.


5. Lo spirito della sapienza aveva purificato nell'amore e nel dolore il carisma di una fecondità spirituale trasmesso alle sue figlie con l'esempio della vita, con la cura diretta delle prime religiose, attendendo personalmente al "roseto" di Cristo crocifisso e della Vergine Maria, sede della sapienza.

Ecco come si compiono le parole di Gesù nei cuori dei piccoli dei quali egli ci parla nel Vangelo di oggi; sono loro che accolgono senza riserve la sapienza divina e vivono come proclama l'apostolo nella Lettera ai Corinzi: "la fede, la speranza, la carità... Ma di tutte la più grande è la carità" (1Co 13,13). "E se conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, e possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne... ma non avessi la carità niente mi giova" (1Co 13,2).

Con le più belle parole che mai siano state pronunciate, l'apostolo Paolo proclama le lodi dell'amore. Infatti la santità consiste nell'amore. Questa fu nei fatti la santità di questa donna della costa ecuadoriana: vivere l'amore di Cristo nell'amore al prossimo. Lo sguardo contemplativo di madre Mercedes era rimasto conquistato dalla povertà del Bambino di Betlemme, dalla sofferenza del volto dolente del Crocifisso. Volle essere semplicemente ed esemplarmente amore verso il dolore secondo il motto contenuto nei primi scritti biografici: "Tanto amore per quanti dolori ci siano nel mondo". Volle incarnare in opere la carità verso tutti quelli che nella povertà, nel dolore, nell'abbandono riflettevano il mistero del Bimbo povero di Betlemme o del Cristo sofferente del Calvario.

Fu madre ed educatrice di orfane, missionaria povera e operatrice di pace tra gli indios, fondatrice di una famiglia religiosa. Alle sue figlie trasmise lo stesso spirito, che identifica la santità nell'amore apostolico verso i più poveri, i più disprezzati, i più abbandonati. Fu sua missione "annunciare la salvezza ai poveri senza rifugio e senza aiuto", asciugare le lacrime dei cuori contriti, impetrare la liberazione di coloro che soffrono la prigionia o la condanna, consolare tutti gli afflitti. Amore senza frontiere, capace di portare aiuto e consolazione, come la madre riassunse nelle sue Costituzioni, "a quanti cuori afflitti ci siano nel mondo".


6. In questo modo Gesù Cristo, mediante l'umile sua serva Mercedes Molina, si è fatto particolarmente vicino agli uomini qui in Ecuador; si è reso presente in maniera speciale.

Attraverso il suo servizio sembrava dire: "Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorero. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero" (Mt 11,28-30).

Lo Spirito Santo ha disegnato nel volto di madre Mercedes i lineamenti di Cristo umile e mite, misericordioso e benevolo. In lei risplende chiaramente la vera opzione preferenziale per i poveri. E l'opzione di Cristo e della Chiesa per tutti i tempi. E' la predilezione verso i più umili che lo Spirito Santo suscita nel cuore dei santi. Ed è il programma, l'opzione preferenziale non esclusiva, né escludente, che nel giorno di Natale ho voluto proclamare solennemente come impegno di tutta la Chiesa.

La beata Mercedes ci insegna che nei poveri c'è Cristo povero, che in tutti coloro che soffrono si riflette il volto amoroso e sofferente di Gesù. Egli ha voluto identificarsi con ogni uomo e ogni donna di questo nostro mondo, per garantire a tutti che quando si vive in una situazione di povertà e di sofferenza, li c'è la misericordia di Dio Padre, per attrarre l'amore affettivo ed effettivo dei fratelli, perché "ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, lo avete fatto a me" (Mt 25,40). Per la Chiesa in Ecuador, per i responsabili della società di questa nazione, la beata Mercedes non è solamente una gloria, è un modello di vita. Il suo esempio ci parla di una carità che è scaturita dalla contemplazione del Vangelo, dalla comunione con l'Eucaristia, che si è tradotta in opere di misericordia. Perciò, come presenza di Cristo in questa terra, ci propone la sfida di realizzare il Vangelo della carità, negli stessi campi in cui ella poté realizzare fin dall'inizio il suo impegno di amore a Cristo. Nell'educazione e nella promozione culturale, nella giusta valorizzazione della donna, nell'affermazione dei diritti della persona, nell'equa distribuzione delle risorse economiche, nella cura rispettosa dei nativi, la Chiesa dell'Ecuador e i responsabili della vita sociale hanno nella beata Mercedes de Jesus un modello di amore e di servizio.


7. Oggi, e da questo momento per sempre, la beata figlia della vostra patria, figlia della Chiesa nelle terre dell'Ecuador, rimarrà con voi nel mistero della comunione dei santi.

Contemplando Dio "faccia a faccia", in questa carità "che non ha mai fine", si unirà con i suoi fratelli e sorelle, ascolterà le loro preghiere e suppliche. E insieme a loro benedirà Dio così come si esprime il salmo della liturgia di oggi: "Benediro il Signore in ogni tempo, / sulla mia bocca sempre la sua lode... / Celebrate con me il Signore, / esaltiamo insieme il suo nome... / questo povero grida e il Signore lo ascolta, / lo libera da tutte le sue angosce... / Gustate e vedete quanto è buono il Signore, / beato l'uomo che in lui si rifugia" (Ps 33,1-9).

In questa celebrazione eucaristica benediciamo e lodiamo il Signore per la presenza del mistero di Cristo. Con lui e attraverso di lui si innalza la preghiera della Chiesa, preghiera e supplica di tutti i poveri che invocano il Signore. Nella gioiosa esperienza della comunione eucaristica si partecipa della bontà del Signore che vuole essere contagiosa, perché tutti partecipino e mostrino che Dio è bontà infinita.

Per intercessione della beata Mercedes de Jesus chiedo al Padre buono e misericordioso che effonda la sua bontà, specialmente sui più poveri e bisognosi, affinché tutti uniti nel convito della riconciliazione e della comunione fraterna possiamo veramente cantare, come in questo giorno: "Gustate e vedete quanto è buono il Signore".

Data: 1985-02-01 Data estesa: Venerdi 1 Febbraio 1985






GPII 1985 Insegnamenti - Nel santuario di Alborada - Guayaquil (Ecuador)