GPII 1985 Insegnamenti - Recita del Regina Coeli - Namur (Belgio)

Recita del Regina Coeli - Namur (Belgio)

Titolo: "Pregate per il successore di Pietro"

Cari fratelli e sorelle, E' giunto il momento a metà di questa giornata, di salutare Maria come faccio a Roma ogni domenica in piazza San Pietro, come molti cristiani hanno conservato l'abitudine di fare tre volte al giorno, con l'Angelus, oppure, nel tempo pasquale, con il Regina Coeli.

In questo tempo pasquale, lasciamo esplodere la nostra gioia per Cristo risorto, per Cristo salito al cielo, unito per sempre alla gloria del Padre, re dell'universo.

Noi ci rallegriamo insieme alla Vergine Maria che ha portato in sé Cristo e l'ha dato al mondo, l'ha seguito fino alla croce, ha partecipato alla redenzione con una fede e una disponibilità totali, e ora è unita alla gloria di Gesù, in anima e corpo.

Noi lodiamo Cristo con lei. E chiediamo a questa Regina del cielo di pregare Dio per noi: "Ora pro nobis Deum!". Con lei invochiamo lo Spirito Santo, in questo tempo di preparazione alla Pentecoste, per gli apostoli di oggi, per i successori degli apostoli! Per l'approfondimento della fede e il vigore missionario di tutta la Chiesa che è nel Belgio! Per la santità dei sacerdoti, dei religiosi, delle persone consacrate! Per la prosperità, la fraternità e il fulgore di tutto il Belgio! Sono venuto a sapere che sin dal XIII secolo sui circa 3.500 luoghi di culto che contava allora il Belgio, 230 erano dedicati a san Pietro, soprattutto i più antichi, a dimostrazione dell'attaccamento dei cristiani belgi all'apostolo che Gesù ha designato, per via della sua fede, come la pietra della Chiesa.

Pregate anche voi per il successore di Pietro! E, nella stessa epoca, 465 chiese erano consacrate alla Madonna. Sin da quei tempi lontani, nelle città, nei villaggi e lungo le strade, numerosissimi santuari, cappelle e statue sono state erette in onore della Vergine Maria. Noi oggi ci collochiamo nel solco di questa devozione mariana ininterrotta, radicata in Belgio sin dalle origini, insieme alla fede cristiana.

Che per sua intercessione, il Signore benedica e ispiri tutti i figli del Belgio!

Data: 1985-05-19 Data estesa: Domenica 19 Maggio 1985





Ai movimenti operai cristiani - Laeken (Belgio)

Titolo: I valori della solidarietà, giustizia e partecipazione

Cari fratelli e sorelle.

Sono molto felice di incontrarvi qui, vicino alla tomba del cardinale Joseph Cardijn. La Chiesa non cessa di venerare questo sacerdote fuori dal comune, dalla personalità ricca e ardente, questo apostolo illustre dei tempi moderni, che Paolo VI nomino membro del Collegio dei cardinali. Egli era animato da un profondo senso della Chiesa e da un grande amore per i lavoratori, che voleva veder entrare, dimorare e agire a pieno titolo nella Chiesa. Si basava sul Vangelo e sulla dottrina sociale della Chiesa. Nel suo zelo missionario, aveva profonde intuizioni sul ruolo del laicato e una notevole pedagogia. Io stesso sono stato ben lieto di incontrarlo e di trarre beneficio dalla sua testimonianza, dai suoi consigli. Le associazioni e i movimenti operai cristiani del mondo intero possono considerarlo loro padre; ma ancor più potete farlo voi, suoi connazionali, che intendete proseguire il suo apostolato e la sua azione in seno al mondo operaio del Belgio.

Non potendo trattare qui tutti gli aspetti di questo apostolato, e neppure della questione sociale - altri incontri sono previsti per questo in Belgio - vorrei tornare su alcune intuizioni dell'abate Cardijn, per delineare il metodo e lo spirito che oggi devono guidare il vostro movimento operaio cattolico.


1. Ciò che più impressionava nella personalità di Cardijn, era il suo grande amore per i lavoratori e le loro famiglie. Egli stesso era nato da genitori molto modesti e, ancor giovanissimo, era stato colpito dallo spettacolo dei suoi compagni che entravano in massa senza alcuna preparazione nei cantieri e nelle fabbriche, con condizioni di lavoro spesso massacranti sul piano umano e nocive alla loro vita religiosa. Come vicario, qui a Laeken, egli ha cercato, incoraggiato e riunito questi giovani lavoratori e lavoratrici, spesso illetterati e impotenti a uscire dalla loro situazione. Ha dato loro subito la sua fiducia; li stimava capaci, con una formazione adeguata, di essere gli apostoli dei loro fratelli e i volenterosi responsabili dei gruppi che si andavano formando.


2. Mi riferisco all'importanza che Cardijn ha riconosciuto all'apostolato dei laici, giovani e adulti: egli voleva renderli più coscienti della loro dignità di figli di Dio, della loro specifica vocazione di battezzati, delle loro responsabilità nella Chiesa e nel mondo. ln questo senso, egli è stato un precursore del Concilio Vaticano II che così bene ha parlato del sacerdozio comune dei fedeli. La sua intuizione originale e coraggiosa consisteva nel volere che l'evangelizzazione della gioventù operaia fosse opera di giovani operai in totale solidarietà coi loro compagni di lavoro.

Egli auspicava anche che i lavoratori possedessero proprie organizzazioni operaie, autonome e libere, al fine di far sentire la propria voce ed esercitare la loro influenza costruttiva sull'insieme della società. E' un punto sul quale ho insistito nella "Laborem Exercens" (LE 8).

E' qui necessario notare che l'abate Cardijn l'ha fatto nel modo migliore, poiché restava autenticamente sacerdote, testimone senza compromessi di Cristo e del suo Vangelo presso i laici.


3. Il mondo intero può essere riconoscente a Cardijn per la pedagogia che ha messo in atto, sotto forma della celebre trilogia: "Vedere, giudicare, agire" che è divenuta familiare a tanti militanti. Essa supponeva infatti un ascolto delle parole del Signore, un'attenzione ai gesti di Gesù, un'assimilazione del messaggio del Vangelo e della Chiesa.

Successivamente, comportava uno sguardo concreto e metodico, si potrebbe dire, sul dipanarsi della vita, sull'esperienza dei lavoratori, coi suoi aspetti d'ombra e di luce, un giudizio sugli ostacoli alla realizzazione del disegno di Dio, che vuole per tutti la dignità di figli di Dio. Infine cercava di mettere in atto un'azione solidale capace di porvi rimedio nelle situazioni concrete.

Questo metodo - che unisce in un'interazione reciproca l'approfondimento della fede e l'impegno generoso - conserva il suo valore nel Movimento operaio cristiano attuale.


4. Cardijn vedeva i lavoratori di fronte a problemi sociali molto difficili, nel quadro della loro nazione. Egli sottolineava l'aspetto collettivo e culturale di questi problemi. Ma aveva presto capito la dimensione internazionale della questione sociale, quale più facilmente ci appare oggi. Egli prevedeva i problemi del lavoro posti dall'industrializzazione avanzata, gli squilibri causati dal sottosviluppo e dalla fame nel mondo, le minacce di guerra, la cooperazione internazionale e l'edificazione della pace. Lavorava per la solidarietà, la fraternità universale.

Ma in tutto ciò manteneva la convinzione che solo il Vangelo può essere, nel mondo dei lavoratori che lo accolgono, il fondamento della vera etica della loro dignità. Egli attingeva dai principali documenti sociali del magistero pontificio le linee di pensiero e d'azione capaci di guidarlo con certezza: attualizzava in modo autentico la dottrina sociale della Chiesa. Se necessario, metteva in guardia i suoi seguaci contro le ideologie materialiste e atee che hanno abusivamente monopolizzato la lotta per la giustizia sociale impoverendola dei valori essenziali per l'uomo e per la società.

Nella "Laborem Exercens" (LE 13) anch'io ho denunciato i gravi errori del materialismo pratico, dell'"economismo" e del materialismo teorico, che subordinano ciò che è spirituale e personale, ciò che è umano, alla realtà materiale. E ai lavoratori di Francia, a Saint-Denis, ponevo la domanda: "A che titolo la lotta per la giustizia nel mondo è stata collegata al programma di negazione radicale di Dio?" (31 maggio 1980).

Ringraziamo dunque il Signore per averci dato in Cardijn un apostolo che tanto ha fatto per dare una presenza cristiana nel mondo del lavoro, capace di risvegliare o di rianimare la fede cristiana nel cuore delle masse lavoratrici, e di farvi nascere una solidarietà d'ispirazione evangelica, lui che tanto si è preoccupato anche di aiutarli a vivere i valori della famiglia. Voi ne avete ricevuto l'eredità, in un certo senso, e io mi rallegro del volenteroso impegno di varie decine di migliaia di membri e responsabili locali, in seno al vostro movimento.


5. Ho ascoltato con la massima attenzione la presentazione dei vostri rapporti.

Riguardo al primo, sono molto sensibile alle miserie che rilevate oggi nel mondo operaio del Belgio, e che del resto si uniscono a quelle di molti altri Paesi.

Esse colpiscono i giovani senza impiego e tutti i disoccupati, gli immigrati, le famiglie, gli emarginati, i nuovi poveri. Voi rilevate anche i rischi di una società "duale", come la chiamate, i cui membri sarebbero per la metà degli assistiti; avvertite la minaccia di un'economia nazionale o internazionale che non mirerebbe che al profitto; quella di una tecnologia incapace di liberare veramente l'uomo; della mancanza di solidarietà mondiale di fronte all'aggravarsi della miseria e della fame; di una corsa folle e suicida agli armamenti.

Si, vi incoraggio a guardare il mondo intorno a voi con lo sguardo del Padre celeste. Voi condividete la pietà di Dio quando pensate alla parola delle Scritture: "Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido... conosco infatti le sue sofferenze. Sono sceso per liberarlo dalla mano dell'Egitto e per farlo uscire da questo Paese verso un Paese bello e spazioso, verso un Paese dove scorre latte e miele" (Ex 3,7-8).

Ritroviamo un'eco di questa solidarietà coi più deboli nelle vigorose parole del vostro presidente, che esprimono la vostra opposizione all'ingiustizia e che equivalgono a dire: No allo scandalo della disoccupazione che priva i lavoratori del loro diritto principale: il diritto per tutti di guadagnarsi il pane quotidiano attraverso il lavoro. Questa situazione li colpisce nelle loro entrate e soprattutto nella loro dignità umana. No a tutti i totalitarismi, siano essi quelli degli Stati, delle potenze del denaro o delle ideologie. No al razzismo e alla xenofobia, comprese quelle loro forme insidiose che impediscono il riconoscimento delle specificità culturali e religiose dei lavoratori immigrati e dei rifugiati politici. No a quelle soluzioni della crisi che farebbero aumentare le disuguaglianze in Belgio e tra i popoli.


6. così pure è dal libro della parola di Dio che volete attingere lo spirito che permetta di suscitare una vita comunitaria, un mondo veramente solidale, rispettoso della dignità di tutti gli uomini, preoccupato di meglio realizzare la destinazione universale dei beni terreni. Voi cercate di rinnovare in questa direzione le mentalità e le strutture della vostra società. Voi fate vostro il disegno di Dio sul mondo quando ricordate le parole degli Atti degli apostoli: "La moltitudine di coloro che erano venuti alla fede aveva un cuore solo e un'anima sola... Nessuno infatti tra loro era bisognoso" (Ac 4,3 Ac 2 Ac 4,34). "Erano assidui nell'ascoltare l'insegnamento degli apostoli e nell'unione fraterna, nella frazione del pane e nella preghiera" (Ac 2,42). Avvertiamo un'eco di questo ideale nelle forti parole del vostro presidente. Egli ha riassunto come segue il vostro progetto di società, fondato sui tre valori fondamentali della solidarietà, della giustizia e della partecipazione.

La solidarietà, parola-chiave della storia operaia, è anche, nel linguaggio moderno, una parola "evangelica". E' insieme che bisogna costruire il mondo: insieme, tra i lavoratori e i senza lavoro, gli immigrati e i belgi, gli uomini e le donne, i giovani e gli adulti, insieme fino alla dimensione internazionale. Questa solidarietà che accetta la priorità dei più bisognosi e la legge della condivisione come esigenza dell'amore, deve estendersi da prossimo a prossimo, affinché siano combattuti i meccanismi di dominio che schiacciano gli uomini. Inutile aggiungere che questa solidarietà non deve mai essere chiusura al dialogo né alla collaborazione con gli altri, con altri gruppi sociali non compresi nei vostri movimenti (cfr. LE 8). Ho appena parlato della dimensione internazionale della solidarietà. Nel Terzo mondo, ciò che è in gioco non sono più gli squilibri della nostra società dei consumi, ma è il fatto di vivere, di sopravvivere. E' necessario dunque avere una visione molto ampia dell'insieme dei problemi. I modelli di solidarietà troppo chiusi non bastano.

La giustizia: i profeti e lo stesso Gesù l'hanno proclamato: colpire l'uomo nei suoi diritti, significa colpire Dio. In quest'ottica, voi vegliate a che siano salvaguardati, per i lavoratori, la partecipazione alla crescita del bene sociale, il diritto al giusto salario, alla sicurezza delle persone e delle loro famiglie. E' anche giusto rivedere la ripartizione del reddito, controllare le rendite speculative che non provengono dal lavoro. Ma la distribuzione dei beni materiali non è la sola in causa. Vi sono altri diritti dell'uomo che subiscono violenza. E non solo i diritti dell'uomo, ma i diritti della famiglia, i diritti delle nazioni. L'uomo non vive di solo pane; ha fame, talvolta ancor più, d'istruzione, di verità, di libertà, ivi compresa la libertà religiosa (cfr. omelia a Saint-Denis, n. 5).

La partecipazione: la dignità dell'uomo passa, certamente, attraverso l'avere, ma va ampiamente al di là. Essere uomini agli occhi di Dio, significa essere capaci di creare e di creare con gli altri. La società contemporanea deve dare spazio a un nuovo tipo d'economia e a una trasformazione dell'impresa affinché il lavoratore "al tempo stesso sappia di lavorare "in proprio"", sia in un sistema di proprietà privata dei mezzi di produzione che in una proprietà collettiva (cfr. LE 14-15). Voi cercate dunque di preparare una società nuova, non solo attraverso la difesa e l'applicazione di questi tre principi nel mondo operaio, ma anche operando in senso più ampio per la pace, per il ripristino e la conservazione dell'ambiente naturale, per un giudizioso impiego del tempo libero reso possibile dalle innovazioni tecnologiche, per la costituzione di movimenti operai autonomi nei Paesi del Terzo mondo.


7. Grazie a Dio, i termini solidarietà, giustizia, partecipazione sono cari a tutti i nostri contemporanei, e molti dei vostri fratelli e sorelle del mondo operaio, pur senza condividere la fede cristiana, cercano anch'essi di operare in questo senso, sia a titolo personale, sia in seno ad altre organizzazioni operaie.

Per voi, è importante che il vostro movimento tragga sempre ispirazione da una concezione cristiana delle cose, da un senso ecclesiale. E' qui la vostra originalità. Essa deve rimanere manifesta: è una testimonianza a favore della fede e permette anche di rendere il miglior servizio al mondo operaio e all'insieme della società.

Certo, come sottolineava il vostro presidente, la fede non vi detta soluzioni tecniche precise, strategie di azione. Tuttavia l'ispirazione cristiana non è una parola vana, un vago ideale. Basandosi sull'atteggiamento di Cristo, sulla dottrina sociale della Chiesa, essa tiene conto di un certo numero di principi concernenti la dignità della persona, il senso del lavoro, che non ho bisogno di ricordarvi; conferisce un contenuto maggiormente esigente, ampio e profondo alla solidarietà, alla giustizia, alla partecipazione, al carattere umano e fraterno della società da edificare, ed è qui che la Chiesa vi viene in aiuto con le sue indicazioni. Questo ha già influenza al livello dell'analisi dei rapporti sociali, del modo di guardare gli altri: deve sempre prevalere uno scrupolo di lucidità, di verità, di distacco rispetto ad altre analisi contrassegnate dall'ideologia, di saggezza di fronte alla complessità dei fenomeni e delle cause, di umiltà nel riconoscimento delle debolezze in noi e negli altri.

E' influenza anche la scelta dei mezzi adottati per cambiare la società.

Vi è una nobile lotta da condurre per la giustizia sociale. Non è possibile separare la realtà del lavoro umano da questa giustizia e da questa lotta, che assumono volti sempre nuovi in funzione delle situazioni e dei sistemi sociali. Ma il mondo del lavoro umano deve essere soprattutto fondato sulla forza morale: dev'essere il mondo dell'amore e dell'edificazione, non il mondo dell'odio e della distruzione. Cristo non cessa di benedire quelli che hanno fame e sete di giustizia (cfr. Mt 5,6); ma questa fame di giustizia, questa spinta a lottare non sono e non possono essere l'odio né una fonte di odio nel mondo.

Per conservare la nostra ispirazione cristiana, rileggiamo incessantemente il Vangelo, come Cardijn, per condurre una lotta sempre nuova contro ciò che asservisce l'uomo. Studiamo l'insegnamento della Chiesa, come Cardijn, che teneva a questa fedeltà al magistero. Affidiamoci anche alla grazia di Cristo, per liberare l'uomo da ogni male, sosteniamoci con la preghiera che purifica, dà respiro alle nostre intenzioni. E' in questo senso, penso, che avete parlato di "lotta" e di "contemplazione".


8. Scopo del vostro movimento è rendere il mondo più conforme al disegno di Dio sull'uomo, nelle sue realtà e nelle sue strutture. Non potete inoltre trascurare di favorire un esplicito incontro dei vostri fratelli con Gesù Cristo, un riconoscimento del suo messaggio, della sua persona, della salvezza piena ch'egli ci porta, e dunque un'adesione alla Chiesa, segno e strumento della salvezza. Non distaccatevi mai dalla Chiesa, di cui siete membri, e nella quale i vostri amici devono avere tutto il loro posto, con le loro preoccupazioni di lavoratori. E' troppo poco dire che la Chiesa è al vostro fianco per difendere la vostra dignità: essa cresce e si radica grazie a voi, in voi. Attraverso di voi, quella che nella "Laborem Exercens" (LE 24-27) chiamavo "spiritualità del lavoro", deve prendere corpo nel mondo dei lavoratori. Non dimentichiamo il messaggio dell'abate Cardijn: "Le nostre responsabilità religiose sono le nostre responsabilità più alte, più decisive. Esse conferiscono alla nostra persona, alla nostra vita, al nostro lavoro il loro valore e il loro significato più alto e più sacro. Ci fanno partecipare quaggiù alla vita, alla dignità, all'opera di Dio. Ben lungi dall'essere in contrapposizione con le nostre responsabilità umane, operaie, familiari, sociali, economiche e culturali, esse le rafforzano e le consacrano dando loro una fonte, una prospettiva di universalità e d'eternità" (2 aprile 1952).


9. Questo atteggiamento si esprime in modo eloquente nella struttura del Padre nostro che è il tema della nostra visita pastorale. Dopo l'invocazione solenne al nostro Padre, noi esprimiamo col Signore Gesù tre auspici per testimoniare che desideriamo di tutto cuore l'avvento del regno di Dio. Chiediamo al di sopra di tutto che gli uomini si aprano alla volontà di Dio e si sottomettano ai suoi disegni. E' proprio il regno di Dio che è oggetto della nostra preghiera e della nostra azione cristiana.

Successivamente, seguono quattro domande: pensiamo alle nostre necessità umane - di pane, di perdono, di liberazione dalla tentazione e dal male - e preghiamo il Padre dei cieli per ricevere da lui aiuto e sostegno.

Anche quando chiediamo il pane per tutti gli uomini, rimaniamo consapevoli che Dio stesso resta al centro della nostra preghiera, poiché è in fin dei conti lui che dà tutto ciò che è buono. Il pane nelle mani degli uomini è un pane dato. Dio ha creato la terra e l'ha affidata all'uomo. Attraverso il lavoro, 1'uomo deve "dominare" la terra. Egli deve rendere il dono della terra disponibile a tutti. Deve fare in modo che il dono della creazione possa portare dei frutti "trenta, sessanta e cento volte tanto", per tutti senza distinzione. Egli deve "spezzare e distribuire" ciò che gli è stato dato e così rispettare la destinazione universale di tutti i beni. Dio è e rimane il proprietario del pane.

E gli uomini che ha creati devono essere nel modo più onesto coloro che moltiplicano e distribuiscono buon pane.

Quando preghiamo per il nostro pane quotidiano, chiediamo a Dio di aiutarci nel compimento della nostra missione, insieme a questo pane. Il pane è qui il termine che riassume tutto ciò che è necessario alla sussistenza dell'uomo adulto e tutto ciò di cui l'uomo ha bisogno per accrescere la propria umanità nel contesto di una società in rapida evoluzione.

Quando preghiamo per il pane di tutti senza distinzione, preghiamo per una crescente consapevolezza della responsabilità e per una maggiore creatività: creatività, affinché attraverso il lavoro di tutti sia moltiplicato il pane per tutti; creatività anche al fine della distribuzione e dell'equa ridistribuzione dei frutti del lavoro.

Cari rappresentanti del Movimento operaio cristiano, in questo momento solenne pieni di gioia possiamo rendere grazie. Un ringraziamento a questo movimento che è cresciuto attraverso l'impegno di tanti pionieri conosciuti e sconosciuti del passato; grazie a tutti, membri, militanti e responsabili, che siete oggi al servizio dei lavoratori. La Chiesa vi ringrazia. Come Pastore della Chiesa universale, io vi ringrazio, e, secondo gli auspici e gli orientamenti che ho or ora ricordato dinanzi a voi, benedico di tutto cuore le vostre persone, le vostre famiglie, il vostro movimento.

Data: 1985-05-19 Data estesa: Domenica 19 Maggio 1985


Saluto alla popolazione - Liegi (Belgio)

Titolo: Città ardente, terra di fede

Cari abitanti di Liegi, si dice della vostra città che sia la "città ardente". Non è forse essa a somiglianza del suo buon popolo, reputato accogliente, pronto all'entusiasmo, allegro e schietto? Da parte mia, vi ringrazio della vostra calorosa accoglienza. Il Vescovo di Roma saluta gli abitanti di Liegi, uomini e donne riuniti sulla piazza Saint-Lambert sulle vestigia gallo-romane che testimoniano l'antichità della loro storia e nel luogo in cui il vescovo saint Lambert ha versato il proprio sangue.

Saluto Liegi, "figlia della Chiesa romana", terra della fede in Gesù Cristo. E' da voi che è nato il Corpus Domini, ben presto diffusosi nella Chiesa universale, e che sempre ci invita all'adorazione del Signore presente nel santissimo Sacramento. Terra anche di devozione affettuosa e confidente alla santa Vergine Maria. Voi la venerate nelle vostre chiese, da Outremeuse a Saint-Martin, e in particolare a Banneux, ma l'avete anche voluta presente nella vostra vita quotidiana nelle numerose "edicole" che avete eretto nei vostri vicoli. Rendo ugualmente grazie a Dio per il dinamismo della vostra fede che ha spinto numerosi figli e figlie del vostro Paese a portare lontano la buona novella di Gesù Cristo, anche nel mio Paese natale sin dall'XI secolo. Saluto, tra voi, il mio fratello nell'episcopato, monsignor Guillaume-Marie van Zuylen, insieme a tutti coloro, sacerdoti, religiosi, religiose, seminaristi, laici, che cooperano alla missione della Chiesa, in questa diocesi contrassegnata nei tempi moderni dall'industrializzazione. Tengo inoltre a ricordare la memoria di quel grande pastore che è stato monsignor Louis-Joseph Kerkhofs.

Saluto i responsabili civili della città e della provincia di Liegi che hanno tenuto ad onorare la mia visita.

Saluto Liegi, città amante della libertà e della democrazia, profondamente attaccata ai valori umani. "figlia della Mosa" e vicina alle frontiere, essa è aperta sul mondo, invitata a rimanere fraterna e accogliente. I suoi dotti, i suoi artisti, i suoi musicisti, i suoi scrittori hanno fatto di lei un alto luogo della cultura europea. Il coraggio e l'abilità dei suoi operai e artigiani, minatori, fabbri e orefici l'hanno resa rinomata e l'hanno portata ad essere una punta del progresso industriale.

Oggi di fronte a una dura crisi, in particolare del carbone e della siderurgia, vi impegnate in una fase di rinnovamento, eredi della determinazione e dell'ingegnosità dei vostri antenati che seppero uscire vincitori da tutti gli sconvolgimenti che ha conosciuto la vostra città nel corso della sua storia millenaria. Vengo a Liegi proprio per conoscere e incoraggiare le numerose iniziative degli uomini e delle donne del vostro Paese risolutamente impegnati nell'edificazione di un mondo più giusto, più fraterno, più felice, più conforme al disegno di Dio. Mi accingo ora ad incontrare i rappresentanti di questo laicato.

Ma a tutti gli abitanti di Liegi e della regione, a tutte le famiglie, ai bambini e ai giovani, e in particolare ai malati, agli handicappati e a tutti coloro che sono provati, offro i miei cordiali auspici. Domando al Signore di confortarvi, d'ispirarvi nelle vostre responsabilità, di benedirvi, di colmarvi della sua pace e della sua gioia!

Data: 1985-05-19 Data estesa: Domenica 19 Maggio 1985





Ai responsabili dei movimenti laici - Liegi (Belgio)

Titolo: Animazione cristiana del mondo nella testimonianza della fede

Cari fratelli e sorelle.


1. Accogliendovi questa sera nella Città ardente, ho nel cuore una grande gioia e una speranza profonda. Siamo radunati per scoprire insieme - e ciascuno secondo le proprie capacità - il messaggio proposto dalla richiesta del Padre: "Venga il tuo regno". Al termine di questa domenica, giorno della risurrezione, mi auguro con ardore che questo incontro del laicato impegnato con il successore di Pietro rafforzi la vostra convinzione di essere testimoni della risurrezione e che il Signore ve ne renda capaci con la forza dello Spirito.

Queste parole del Risorto agli apostoli sono anche per voi: "Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi" (Jn 20,21). E' attraverso il compimento dei vostri doveri quotidiani e nella diversità dei vostri impegni umani e cristiani che siete chiamati ad operare per la venuta del regno di verità e di vita, di santità e grazia, di giustizia, di amore e di pace.

L'annuncio del regno di Dio ha avuto molta importanza nel messaggio e nella vita di Cristo Gesù. Egli lo presenta come una buona novella, un avvenimento gioioso, e ne offre i primi segni di realizzazione guarendo i corpi, conducendo gli spiriti alla luce, liberando i cuori dalla schiavitù del peccato e del male, reintegrando gli esclusi nella comunità, aprendo a tutti il cammino del perdono, della speranza, dell'amore fraterno, rivelando la vicinanza e l'amore di Dio Padre.

Con la risurrezione di Cristo, questo regno diventa, da un lato, attuale, il nuovo mondo è inaugurato ma resta ancora l'oggetto della nostra speranza. Bisogna attendere ancora l'intervento definitivo di Dio nella nostra storia, nel nostro universo. Alla domanda che così spesso oggi viene ripetuta: "Dio, per fare che cosa?", la Bibbia non esita a rispondere: per fare giustizia. E in questa idea di giustizia, bisogna includere i desideri di salvezza e di pace, di luce e di vita che sostengono tutta la storia del popolo di Dio. La venuta del regno rimane quindi l'oggetto delle nostre aspirazioni e della nostra supplica: "Vieni Signore Gesù (Ap 22,20). Ma sarebbe, pero, troppo semplice relegarsi in un'attesa passiva o fuggire dai problemi del mondo. I laici devono cercare dappertutto e in ogni cosa la giustizia del regno di Dio (cfr. AA 7).


2. Si, Dio ha voluto che coloro che avrebbero abitato la Città nuova partecipassero alla costruzione del regno, diventandone degli autentici artigiani.

Ne risulta che il regno di Dio si sviluppa secondo una lenta maturazione, come il grano che germina nella terra, o come il lievito che fa lievitare la pasta. Perché Dio fa appello alla libertà umana e ne rispetta la generosità e il peso, non c'è nulla di strano se questo avvenimento richiede del tempo, conosce delle tappe, dei progressi e, purtroppo. anche dei regressi, e comunque questa marcia conduce tutta l'umanità verso un compimento definitivo, una felicità piena. Per il cristiano, il tempo possiede quindi una densità reale, esso rappresenta una probabilità di fecondità. La vita di ogni uomo, la vita dell'umanità nel suo insieme ha uno scopo, un termine, una finalità, perché essa è preparazione al ritorno del Signore e all'avvento della regalità universale di Dio.

Dopo vent'anni, i grandi orientamenti dati dalla costituzione GS si è arricchito e precisato di fronte alle nuove situazioni, specialmente a certe crisi attuali, nondimeno resta vero che rimane un grande appello alla presenza e all'azione della Chiesa in questo mondo. E' stato sufficientemente capito e messo in pratica? Siamo certi di averne compreso tutta la portata? 3. Il Concilio ha quindi messo in luce questa "metamorfosi" progressiva della comunità umana in regno di Dio, e il ruolo che la Chiesa - e in essa ogni battezzato - gioca in questa meravigliosa "fermentazione" suscitata dallo Spirito: "La Chiesa cammina insieme con l'umanità tutta e sperimenta assieme al mondo la medesima sorte terrena; essa è come il fermento e quasi l'anima della società umana, destinata a rinnovarsi in Cristo e trasformarsi in famiglia di Dio" GS 40 § 2). Parlare di "compimento" della terra e dell'umanità significa prevedere un passaggio decisivo, una soglia, una novità, una purificazione, un'elevazione; ma si può anche dire che esiste una certa continuità tra il regno di Dio e ciò che facciamo e compiamo ogni giorno sulla terra: "quei valori, quali la dignità dell'uomo, la comunione fraterna e la libertà, e cioè tutti i buoni frutti della natura e dell'operosità, dopo che li avremo diffusi sulla terra nello Spirito del Signore e secondo il suo precetto, li ritroveremo poi di nuovo; ma purificati da ogni macchia, illuminati e trasfigurati, allorquando il Cristo rimetterà al Padre "il regno universale ed eterno" (GS 39). così dunque il Signore risuscitato anima, per mezzo della carità di coloro che sono divenuti suoi membri, il divenire dell'umanità, verso il suo compimento. Il nostro mondo è un universo tumultuoso e sottomesso a molte costrizioni e miserie, ma comunque è attraverso di esso che si delineano a poco a poco i tratti del regno definitivo. I cristiani hanno quindi un ruolo da svolgere per renderlo più autenticamente umano, più degno della vocazione alla quale Dio lo chiama. E, in questo campo, ci sono molte cose da compiere con solidarietà con tutti gli uomini di buona volontà! Lo Spirito Santo non offre "a tutti la possibilità di venire associato, nel modo che Dio conosce, al mistero pasquale" (GS 22)?

4. Per l'avvento di questo regno, perché il nostro mondo qui ne diventi sempre di più la prefigurazione, la partecipazione dei laici è assolutamente indispensabile e il loro impegno decisivo. E' attraverso i sacramenti dell'iniziazione - Battesimo, Cresima, Eucaristia - che ogni cristiano è inserito nel popolo di Dio, al tempo stesso sacerdotale e missionario, per partecipare attivamente e in modo responsabile alla missione della Chiesa e vivere concretamente un "servizio" cristiano, secondo la sua vocazione particolare e i suoi carismi.

Battezzati e inseriti nel mondo questi sono i due assi della vostra condizione. La vostra identità è unica e indivisibile: voi siete contemporaneamente membri della Chiesa e membri della società. Voi non potete sacrificare o accantonare uno di questi aspetti. Il vostro campo d'azione è allo stesso tempo la Chiesa e il mondo.


5. Il vostro ruolo nella Chiesa può innanzitutto consistere nel partecipare attivamente a tutto ciò che assicura la vitalità della Chiesa, la sua santificazione, la preparazione della sua testimonianza, il suo sostegno materiale, la sua vita fraterna. Voi avete percepito bene la necessità di portare la vostra presenza e la vostra azione nei diversi servizi della comunità di Chiesa, per esempio, nei Consigli pastorali delle parrocchie, nella liturgia, nella catechesi, nella preparazione ai sacramenti, nella cura dei malati e dei poveri, nella gestione del temporale. C'è quindi una maniera di esercitare la corresponsabilità effettiva di tutti i membri del popolo di Dio e la volontà di mettere in pratica i diversi doni dati dallo Spirito alla sua Chiesa. Tutto ciò deve essere fatto in unione con coloro che sono stati costituiti come vostri pastori per vegliare sull'unità, sulla fedeltà, e trasmettervi le grazie sacramentali che vengono direttamente dal Cristo, capo della sua Chiesa. Tutti questi compiti presuppongono da parte vostra degli sforzi seri per acquisire competenza, grande disponibilità, spirito disinteressato. Tutte queste qualità non sono infatti l'espressione del Cristo-Servitore che vive in noi? Non insisto; ho già parlato a lungo ad Anversa di questo ruolo dei laici nella Chiesa, "ad intra"; di tutto ciò che voi fate per la Chiesa, e soprattutto di ciò che siete, rendo grazie al Signore fonte di ogni dono.


6. Ma voi siete "chiamati anche ad essere testimoni di Cristo in ogni circostanza e anche in mezzo alla comunità umana (GS 43 § 4). La vostra Cresima vi conferisce la missione e la capacità spirituale. Gesù ha chiesto ai suoi discepoli di essere come il sale della terra, come la lucerna sul moggio, come una città sopra il monte, affinché gli uomini vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli (cfr. Mt 5,13-16) e riconoscano in questo segno il volto di Cristo che li chiama, alla fede e alla conversione.

Questa testimonianza è sempre personale: è l'irradiamento della qualità spirituale della persona, dello Spirito Santo che agisce in essa. Ed è ancora più significativo quando è fatto in un gruppo di persone riunite nel nome di Cristo, di un movimento cristiano degno di questo nome. così parlando, penso ad una testimonianza esplicita che si riferisce alla persona di Gesù Cristo, alle sue parole, agli atteggiamenti tipicamente evangelici dei quali egli ha dato il gusto al mondo. Una tale testimonianza spetta a ogni discepolo del Cristo, battezzato, sacerdote, religioso, laico.


7. Ma al di là di questa testimonianza esplicita della fede, o meglio attraverso essa, è tutto l'ordine temporale che è da rinnovare, è l'animazione cristiana del mondo che va assicurata (cfr. GS 43), come preparazione del regno di Dio di cui abbiamo parlato. "'E compito di tutta la Chiesa aiutare gli uomini affinché siano resi capaci di ben costruire tutto l'ordine temporale e di ordinarlo a Dio per mezzo di Cristo" (AA 7). E sul terreno, questa costruzione è opera dei laici.

Il Concilio, e sono vent'anni, ha ritenuto utile insistere. La costituzione "Gaudium et Spes" esorta i cristiani, cittadini dell'una e dell'altra città, a non essere negligenti con i loro compiti umani, ma nello stesso tempo a non adempierli come se fossero estranei alla loro vita religiosa, riducendo quest'ultima all'esercizio del culto o a qualche obbligo morale determinato. Il Concilio ha precisato ancora: "Il cristiano che trascura i suoi impegni temporali, trascura i suoi doveri verso il prossimo, anzi verso Dio stesso", e, definendo i laici, ha detto: "Spetta alla loro coscienza, già convenientemente formata, di iscrivere la legge divina nella vita della città terrena" (GS 43).

Penso che su questo punto i laici hanno progredito molto con la coscienza della loro vocazione, e la prova è la vostra presenza di laici impegnati, questa sera, a Liegi.


8. Il cantiere è immenso. Esso copre tutti i settori della vita. Si tratta di "permeare di spirito cristiano e la mentalità e i costumi, le leggi e le strutture della comunità in cui uno vive" (AA 13), e, in questo senso, di superare la rottura tra Vangelo e cultura, "raggiungere... mediante la forza del Vangelo, i criteri di giudizio, i valori determinanti... le linee di pensiero... e i modelli di vita per l'umanità" (EN 19).

Le strade sono diverse e complementari. L'impegno nelle varie opere cattoliche - che hanno il loro posto normale e benefico in questo Paese, come espressione originale e creatrice della fecondità dell'amore cristiano e completamento delle altre iniziative - non rappresenta un'alternativa alla presenza dei credenti nelle strutture ufficiali e pluraliste dove essi apportano la loro collaborazione secondo la loro coscienza cristiana, e possibilmente riflettendo con altri cristiani sulla loro responsabilità.

Poiché i vostri campi di attività e le vostre responsabilità sono allo stesso tempo importanti e coinvolgenti, e la vostra azione specializzata, può succedere che i laici prendano la loro distanza, individualmente o in gruppo, gli uni in rapporto con gli altri. Ne risultano così incomprensione e conflitti. C'è invece un dialogo da perseguire, una comunione fraterna da rinforzare, un'armonia da trovare tra i diversi servizi compiuti dal popolo di Dio. Per essere efficace, la missione di ciascuno, di ogni gruppo, deve essere collegata a quella degli altri gruppi e favorire una corresponsabilità ecclesiale. Deve esserci una stima reciproca, la convinzione di una complementarietà benefica, di un accordo necessario. Rendete testimonianza di unità.

Non dimenticate poi che niente rimpiazza la testimonianza della vita cristiana, il modo di vivere secondo il Vangelo nell'umiltà del quotidiano. In alcune condizioni e in alcuni luoghi, non è questo il solo che possa essere adeguato, il solo possibile? E in questo, tutti i battezzati, i semplici cristiani, sono coinvolti.


9. In questo ruolo, voi assumerete la vostra propria responsabilità, e le vostre decisioni per le iniziative da promuovere. Pur rimanendo fedele all'ispirazione del messaggio evangelico, ai principi e agli orientamenti della Chiesa, un laico può arrivare a giudizi pratici o a impegni concreti che sono differenti da quelli degli altri laici, cristiani impegnati. Il Concilio, insistendo su questa responsabilità propria, ha anche domandato di non presentare troppo facilmente questa o quella opzione come la sola che sia espressione del messaggio evangelico stesso. Ha raccomandato ai laici di non arrestarsi nella loro scelta, ma di dialogare sinceramente tra loro, di cercare di chiarirsi reciprocamente, di rispettare le convinzioni degli altri, e di conservare la carità, di avere cura del bene comune (cfr. GS 43§ 3), e di aspettarsi dai pastori non una soluzione immediata e concreta a ogni problema, né la garanzia ufficiale per questa o quella opzione pratica, ma dei principi sicuri, lumi e forze spirituali.

E' quanto cerco di fare questa sera. Non posso scendere nel dettaglio dei vostri impegni, anche perché non posso visitare ogni gruppo. Ma il mio ruolo di successore di Pietro è di aiutarvi a situare la vostra azione in quella di tutta la Chiesa, a fare in modo che essa sia veramente cristiana.


10. Infatti, vi è richiesto di formarvi un buon giudizio cristiano un discernimento spirituale e pastorale. Applicandosi alle realtà complesse del mondo, questo giudizio presuppone il rispetto delle leggi proprie di ogni disciplina e una vera competenza. Ma presuppone allo stesso tempo che voi siate familiarizzati con il Vangelo, che voi siate guidati dallo spirito della Chiesa, sottomessi al suo magistero, che voi abbiate assimilato bene la dottrina sociale della Chiesa, che siate mossi dalla carità cristiana, che alimentiate il vostro vigore apostolico con la preghiera e con i sacramenti. Come il Concilio, anch'io insisto con voi su questa formazione del laicato. Sono felice di pensare che molti dei vostri movimenti cercano di averne i mezzi, nelle riunioni, nelle sessioni, nei ritiri che essi si propongono. Come già dicevo recentemente a Loreto (11 aprile), "le associazioni e i movimenti costituiscono un canale privilegiato per la formazione e la promozione di un laicato attivo e cosciente del suo ruolo nella Chiesa e nel mondo".


11. E tanto più noi sentiamo questa necessità in quanto la tentazione di conformarsi allo spirito del mondo può essere grande, o per eccesso di efficacia o per mancanza di lucidità. Ora questo mondo, purtroppo, non ha più, molto spesso, dei riflessi veramente cristiani, esso ha lasciato affievolirsi il senso morale, è influenzato dall'incredulità, o addirittura si è indurito secondo certe ideologie.

I cristiani di oggi possono essere tentati di accettare i suoi mezzi di analisi o d'azione, o per lo meno di accettare dei compromessi ambigui. Ora noi dobbiamo testimoniare la verità cristiana senza appiattirla, le esigenze oggettive della giustizia, l'amore che è il marchio dei discepoli di Cristo. Il dialogo apostolico parte dalla fede e presuppone una ferma identità cristiana.

Qui o là si teme che, affermando l'identità cristiana, si disturbi o perfino si ferisca colui che non crede o che non vuol vivere secondo i valori cristiani. Bisogna essere chiari. Da una parte, l'altro ha sempre diritto, come persona, al nostro rispetto e, d'altronde, non dobbiamo giudicare la sua responsabilità morale conosciuta da Dio solo. Ognuno, credente o non credente, deve essere accettato interamente come persona nella società. Ma, da parte sua, il credente deve avere delle chiare convinzioni, ispirate dal messaggio cristiano; anche se, in certi momenti, è ancora in ricerca, in cammino, egli deve tendere verso tutta la verità del Vangelo. In seguito, egli può e deve affermare le sue convinzioni.

Inoltre, egli può e deve operare affinché i valori cristiani ispirino anche la società. Egli deve questa testimonianza, questo servizio ai non credenti.

Anche questa testimonianza, questa offerta di collaborazione, comporta il rispetto degli altri che non potrebbero lamentarsi di una pressione ingiusta.

Voi vivete qui, in Belgio, in un clima di libertà che permette molte cose. Ma vi sono altri Paesi in cui, sfortunatamente, il credente non è accettato interamente. Pensando alle vostre difficoltà, che sono evidenti e alle quali bisogna pensare, penso alle difficoltà maggiori che devono sperimentare i nostri fratelli e sorelle in molti Paesi del mondo. In ogni modo l'azione cristiana nel mondo, che vuole innalzarlo come fa il lievito, non è dell'ordine dei mezzi puramente umani, e ancor meno utilizza la propaganda o la pressione. Non è un'opera tecnica, economica, politica. E' un appello, una testimonianza, un apostolato che evangelizza le persone come le strutture e le culture, o meglio che evangelizza le strutture per le persone. Si tratta di suscitare un'umanità nuova, e dunque uomini nuovi. E questa è imprescindibilmente l'opera dello Spirito Santo al quale i cristiani devono dare il loro apporto in modo trasparente, con il pensiero della loro santità.


12. Poiché mi sono dilungato un poco su questi principi validi per tutta l'azione del laicato, non posso che evocare i settori particolari di questa azione. Vorrei intanto dare il mio incoraggiamento caloroso a coloro che vi si impegnano.

Inizio con la famiglia. La messa di questa mattina era particolarmente consacrata alle famiglie. Conosciamo tutti le miserie che affliggono la vita familiare, ma conosciamo anche i segni di una riscoperta della bellezza dell'amore secondo il piano di Dio. Prendete, per esempio, cari amici, tutte le iniziative atte a promuovere i valori familiari: la preparazione dei giovani al matrimonio, il senso del fidanzamento, il valore dell'impegno definitivo degli sposi e del sacramento, la castità nei rapporti coniugali, l'accoglienza e il rispetto della vita che nasce. Sono i cardini della società che sono in gioco.


13. Cari insegnanti, nelle istituzioni cristiane e non, voi avete accettato una responsabilità tutta particolare, quella che vi hanno affidato i genitori, primi e principali responsabili dell'educazione dei loro figli. Vi è richiesto di preparare l'avvenire dei giovani, di dar loro un orientamento. Il vostro compito è arduo, perché, più degli altri, voi siete messi di fronte alle ambiguità e ai conflitti che il nostro mondo attuale presenta come valori. Bisogna che voi teniate sempre presente il vissuto dei vostri alunni, dei cambiamenti del mondo e della pedagogia. In qualche momento, vi potrebbe capitare di dubitare del valore e dell'efficacia di ciò che voi fate. E' importante che voi possiate contare sulla collaborazione attiva dei genitori per costruire con loro una vera comunità educativa, dove ogni parte sia rispettata e considerata e che accorda una particolare attenzione ai più deboli e ai più poveri.

Che il pensiero del successo individuale non si concretizzi a scapito della promozione dei valori di solidarietà e condivisione! Voi avete una sfida da raccogliere: fornire un insegnamento che lasci spazio per una riflessione in profondità e per la ricerca della saggezza; aprire i cuori dei giovani al Vangelo, aiutare a realizzare vere comunità di vita in una prospettiva cristiana.

Soprattutto nelle lezioni di religione, la testimonianza su Gesù deve essere resa con chiarezza, coraggio, pazienza. Sono più numerosi di quanto non si creda i giovani che sono aperti a un tale messaggio, se questo viene presentato e vissuto in maniera autentica.


14. Mi rivolgo anche a tutti coloro che operano nel mondo della sanità: negli istituti pubblici o nella vasta rete di istituzioni che i cristiani del Belgio hanno saputo realizzare per il servizio ai malati, agli handicappati, agli anziani, senza dimenticare l'azione pastorale svolta in loro favore. La vostra missione è prima e soprattutto sforzo di presenza e di ascolto, volontà di servizio. Come ben sapete per esperienza, nell'ambiente in cui vivete occorre portare più gesti che parole, sull'esempio del Verbo che si è fatto carne. Poiché il mondo della sanità è un luogo di lotta per l'uomo, un luogo dove la tecnologia prende sempre più spazio, bisogna fare in modo, ora più che mai, che la dignità della persona sia sempre salvaguardata e che, tanto i malati quanto gli operatori, abbiano una vera partecipazione nella gestione della salute.


15. Nel mondo dell'economia, i cambiamenti che la costituzione "Gaudium et Spes" aveva previsto, si sono via via sviluppati e accelerati da vent'anni a questa parte. Nel vostro Paese industrializzato da lunga data, più che in altri, voi avete modo di scoprire l'impatto di una tecnologia sempre più spinta sia del mondo del lavoro sia in ciò che forma la vita individuale e collettiva. Se l'automazione e l'informatica facilitano considerevolmente i compiti dell'uomo e possono poi permettere di avere un po' più di libertà, allo stesso tempo mettono in pericolo l'equilibrio della società. Possono rinforzare l'egemonia delle potenze e dei posti decisionali a scapito di coloro che non hanno voce e si sentono, a poco a poco, esclusi dal mondo del lavoro e della partecipazione. Il continuo aumento della disoccupazione, in particolare per coloro che sono meno qualificati, è uno dei vostri primi problemi. Tutto ciò merita non solo una profonda riflessione, ma esige anche l'avvio di iniziative sempre nuove per poter dare una risposta e ricreare una società veramente umana. Per addentrarsi in questo campo così vasto e far fronte ai problemi della società post-industriale, voi disponete di numerose possibilità, e non dovete lasciare che il pessimismo intralci il vostro spirito d'iniziativa. Prova ne è il vostro passato, che vi invita a procedere e a sperare.

Nel secolo scorso, nel momento dell'espansione industriale, quello che voi amate chiamare il solco Sambre e Meuse non è forse stato un terreno privilegiato per realizzazioni industriali in vista di un equilibrio sociale migliore? Molti dei vostri concittadini, partiti per vari Paesi, hanno ampiamente testimoniato la vostra capacità d'ingegno e di lavoro. Anche oggi potete contare su un buon numero di ricercatori qualificati, usciti dalle grandi scuole, su un personale molto competente e su un'accresciuta volontà, da parte di molti, di accettare le nuove sfide del mondo.

A tutti i livelli dell'industria e dell'economia, ci sono responsabili che, talvolta in situazioni difficili, continuano a prendere iniziative per creare lavoro al servizio del bene comune, rispettando prima di tutto l'uomo in coloro con i quali collaborano.

Tutti questi sforzi dei responsabili, dei quadri, degli impiegati, degli operai, non produrranno frutti duraturi se non sarà immesso nella società uno spirito nuovo, uno spirito di profonda solidarietà. Non esitate a prendere impegni capaci di promuovere la partecipazione di tutti e che favoriscano la vita associativa, dove ciascuno sia veramente responsabile. Non esitate a lottare contro tutto ciò che mina i fondamenti di una società autenticamente umana: l'egoismo individuale e collettivo, l'esclusione dei più deboli, la ricerca del solo profitto materiale, del rendimento. Fate tutto affinché, in concreto, sia assicurato i primato della persona sulle cose. L'uomo vale prima di tutto per ciò che è.


16. Saluto anche i laici cristiani che operano nel campo politico e sociale, a titolo individuale o in gruppi. Non bisogna temere in effetti il ruolo pubblico che i cristiani possono svolgere per la promozione dell'uomo e per il bene del Paese, nel pieno rispetto della libertà religiosa e civile di tutti e di ciascuno.

Voi portate in cuore il pensiero dello sviluppo dell'uomo secondo la sua verità totale, cioè creato a immagine di Dio e chiamato a diventare suo figlio. La società, la Chiesa, vi sono grate di tutto ciò che voi fate a questo fine, in mezzo alle difficoltà aumentate dalla crisi che colpisce il vostro Paese e che rafforza antagonismi ed egoismi. Si tratta di mettervi al servizio dell'uomo, perché sia rispettata la dignità unica di tutti e di ciascuno, lottando contro tutte le forme di discriminazione etnica o sociale. Il vostro Paese ha largamente contribuito a una politica d'accoglienza e di ospitalità verso gli immigrati.

Rimanete, senza la minima riserva, fedeli a questa volontà di apertura e di rispetto di tutti. Mettetevi al servizio dell'uomo nella divisione e nell'utilizzazione dei beni di questo mondo, perché siano rispettate le esigenze di giustizia e di carità. Mettetevi al servizio dell'uomo per procurargli lo spazio di libertà necessario per un vero incontro con il suo Signore e per promuovere vere relazioni con gli altri uomini. Mettetevi ai servizio dell'uomo per aprirlo a una partecipazione attiva e responsabile alla vita politica nazionale e internazionale. Aiutate i vostri compatrioti a sentirsi solidali con i Paesi della fame e del sottosviluppo, con coloro che lottano per il rispetto dei loro diritti fondamentali, con coloro che operano veramente per la pace tra le nazioni.

Cari amici, tutto ciò che fate così per un mondo più umano secondo la linea della "Gaudium et Spes", nei vostri ambienti sociali e professionali, a livello delle mentalità e delle strutture della società, è una testimonianza resa al Vangelo. E' una testimonianza di Chiesa, compiuta in unione con i vostri vescovi e con il successore di Pietro. E' un contributo al regno di Dio richiesto nel "Padre nostro". Lo Spirito Santo vi conceda la sua luce e la sua forza! Vi benedico con tutto il cuore.

Data: 1985-05-19 Data estesa: Domenica 19 Maggio 1985






GPII 1985 Insegnamenti - Recita del Regina Coeli - Namur (Belgio)