GPII 1985 Insegnamenti - Incontro ecumenico - Utrecht (Paesi Bassi)

Incontro ecumenico - Utrecht (Paesi Bassi)

Titolo: La Chiesa cattolica impegnata nella vocazione ecumenica

Miei cari fratelli e sorelle.


1. "La grazia del Signore nostro Gesù Cristo sia con tutti voi" (2Th 3,18).

Durante le mie visite pastorali nei vari Paesi è sempre una gioia per me incontrare i miei fratelli e sorelle delle Chiese cristiane e delle Comunità ecclesiali che non sono in piena comunione di fede e di vita sacramentale con la Chiesa cattolica, ma che sono unite a noi in modo autentico dallo Spirito Santo che è operante tra loro con il suo potere santificante (cfr. LG 15; UR 3). Spero e prego che questa visita rafforzi i legami che già esistono tra noi, e desti in noi un rinnovato rammarico per le nostre divisioni e un più profondo desiderio di unità. Tale desiderio è davvero la nostra risposta alla manifesta volontà di Cristo nella sua preghiera: "Perché tutti siano una sola cosa" (Jn 17,21). Tale desiderio è implicito ogniqualvolta diciamo "Fiat voluntas tua - Sia fatta la tua volontà" come facciamo ogni giorno nella preghiera che Gesù ha insegnato a noi tutti, da offrire al nostro comune Padre celeste.


2. Ascoltando le vostre parole profondamente cristiane, ho riflettuto sul lungo percorso che abbiamo già compiuto insieme nel nostro comune viaggio verso quell'unità. Ci incontriamo - avete detto - in comunione col nostro Signore Gesù Cristo. Il nostro incontro riassume ed esprime gran parte della preghiera e del dialogo che per molti anni hanno caratterizzato la vita cristiana, sia a livello internazionale che a livello locale. Preghiera e dialogo hanno condotto a uno studio congiunto degli insegnamenti della Sacra Scrittura e della Chiesa sui temi centrali della fede, particolarmente sul Battesimo, che già ci dà un'unità fondamentale come cristiani.

Attraverso la preghiera e il dialogo abbiamo cominciato a collaborare sui grandi problemi che sfidano la coscienza cristiana nella sua testimonianza al Vangelo, specialmente di fronte al mondo secolarizzato di oggi. Ciò è stato particolarmente degno di nota in materie riguardanti i diritti umani, la giustizia e la pace. così abbiamo incominciato a dare una comune testimonianza di fede, una testimonianza che è positiva anche se deve rimanere limitata, finché non saremo pienamente una sola cosa nella fede e nella comunione. Anche questa limitazione dovrebbe essere considerata come un incentivo a proseguire infaticabilmente nella nostra opera per l'unità. Stiamo lottando per l'unità perché Cristo la vuole, ma stiamo anche lottando per quella precisa unità che Cristo vuole. Le limitazioni alla nostra comune testimonianza di fede sono infatti dovute a una perdurante divisione su quello che costituisce la volontà di Cristo in tutte le sue implicazioni. Questa comune testimonianza non può avere piena credibilità agli occhi del mondo finché non è credibile agli occhi di Cristo stesso (cfr. EN 77).


3. Avete parlato di differenze e difficoltà. In passato, quando i nostri contatti erano meno frequenti, dedicavamo meno attenzione ai problemi delle Chiese separate e dei singoli cristiani. ln larga misura eravamo portati a sottolineare quello che ci divideva e a prestare meno attenzione a quanto abbiamo in comune. Poiché ora cerchiamo di rispondere alle sollecitazioni della sua grazia e abbiamo una nuova consapevolezza della nostra fondamentale unità battesimale, la nostra stretta vicinanza ci dà una più diretta conoscenza della vita intima delle nostre rispettive comunità. E' la nostra vicinanza in Gesù Cristo che ci fa sentire tanto profondamente le gravi difficoltà che sono ancora irrisolte e che ci impediscono di essere effettivamente uniti nella piena comunione di fede. Mi avete ricordato che molti, e non ultimi i giovani, sono scoraggiati e delusi da questi problemi.

Ma non possiamo considerare tali problemi anche come un incentivo a portare avanti l'opera che abbiamo incominciato, nella speranza certa che Dio - il quale ci ha condotto fino a questo punto - ci condurrà ancora più avanti? E nello stesso tempo sappiamo che non possiamo proporre soluzioni superficiali ai milioni di giovani che chiedono una vera unità nella pienezza della fede.


4. Avete menzionato alcuni problemi specifici e profondamente sentiti, problemi connessi al fatto che stiamo mirando agli stessi obiettivi. Abbiamo una comune sollecitudine per gli ideali di matrimonio cristiano e di famiglia cristiana, per la trasmissione della fede alle generazioni future e per la crescita nella santità di tutte le coppie cristiane. Noi tutti aneliamo a una sola Eucaristia e tutti noi cerchiamo di obbedire al comandamento del Signore: "Fate questo in memoria di me", poiché consideriamo questo sacramento di Cristo stesso come il più grande suo dono alla Chiesa. Noi tutti crediamo in un solo Battesimo per il quale tutti sono uguali agli occhi di Dio, e allo stesso modo abbiamo una comune preoccupazione che le donne abbiano ogni opportunità di rendere il servizio che loro compete nella Chiesa di Dio.

E' su questo sfondo che vorrei riflettere in maniera più dettagliata sui problemi particolari che avete sollevato. Ma voi sapete come me che problemi tanto delicati non possono essere risolti in uno scambio di discorsi. Ci sono problemi che sorgono dalle nostre rispettive convinzioni di fede, particolarmente dalla nostra comprensione della Chiesa e del suo ruolo ministeriale nel realizzare l'opera salvifica di Cristo per gli uomini e le donne in ogni età e luogo.

Risolvere tali questioni in sincerità e verità richiede un perseverante ricorso a Dio e un lungo e attento studio e dialogo, uniti all'esperienza di un contatto e di una collaborazione prolungata nel lavoro e nella preghiera. Per questo motivo ringrazio Dio per il dialogo internazionale tra l'alleanza mondiale delle Chiese riformate e la Chiesa cattolica. Spero che questo dialogo abbia un proseguimento, una risonanza e un'eco nelle Chiese locali.


5. Parlavate, poc'anzi, dei cristiani di comunità diverse che hanno contratto un matrimonio cristiano. In primo luogo è vitale ricordare che quando il loro matrimonio è debitamente celebrato esso è, nell'insegnamento cattolico, sacramentale, e dunque un autentico riflesso dell'amore di Cristo per la sua sposa, la Chiesa. E' poi una realtà santa e benedetta, un segno della presenza di Cristo nella Chiesa e nel mondo. Tali coppie sono chiamate a "rendersi artefici dell'unità" (EN 71).

Come tutti gli artefici dell'unità essi debbono in primo luogo riconoscere le difficoltà; nei matrimoni misti queste difficoltà derivano dalla differenza nella fede professata come membri di Chiese o Comunità ecclesiali separate l'una dall'altra. Ma, come dissi a tali coppie in Inghilterra tre anni fa (York, 31 maggio 1982): "Voi riscontrate nei vostri matrimoni le speranze e le difficoltà che si incontrano sul cammino dell'unità cristiana. Esprimete quella speranza nella preghiera comune, nell'unità dell'amore. Insieme invitate lo Spirito Santo d'amore nei vostri cuori e nelle vostre case. Vi aiuterà a crescere nella fiducia e nella comprensione". Dobbiamo avere veramente una profonda sollecitudine pastorale per le speciali esigenze di queste famiglie. Come avete affermato, le coppie nei matrimoni misti spesso perdono il contatto con le loro Chiese. E' una preoccupazione, questa, che porta la Chiesa cattolica ad esigere dal partner cattolico alcune garanzie riguardanti la sua disponibilità a fare tutto quanto è possibile nell'unità del matrimonio per vivere la propria fede lealmente e per trasmetterla fedelmente. Il partner cattolico è chiamato ad essere leale alla tradizione della propria fede, a viverla e a trasmetterla. Questo è un compito serio e per nulla facile. Coloro che pensano a un matrimonio misto dovrebbero prestare un'attenta considerazione al suo carattere specifico e a tutte le difficoltà e le possibilità ad esso inerenti. Lo zelo pastorale è stata la motivazione della revisione della disciplina promulgata da papa Paolo VI in "Matrimonia mixta" (cfr. n. 14), e ora ripetuta nelle sue linee essenziali nel nuovo Codice di diritto canonico. Con realismo e franchezza evangelica papa Paolo VI parlo delle difficoltà inerenti ai matrimoni misti e del fatto che una soluzione piena sia possibile solo ove sia restaurata l'unità cristiana.

Egli parlo anche della necessità per i pastori cattolici di instaurare relazioni di sincera apertura e illuminata fiducia nei confronti dei ministri di altre comunità religiose col proposito di aiutare tali coppie. Questo è un compito in cui anche le comunità locali possono avere la loro parte, non solo nell'importante periodo di preparazione ma anche in quegli altrettanto importanti primi anni di vita matrimoniale in cui i coniugi si scoprono reciprocamente in modo più pieno e crescono insieme in una vita di fede che può esprimere non solo un minimo accordo ma anche autentico apprezzamento di tutto ciò che si può stimare valido nelle tradizioni e nella pratica spirituale dell'altro. Io prego per quelle coppie che danno un valido contributo all'opera di riconciliazione. Prego anche per i pastori, le comunità e le associazioni che cercano di offrire la cura e il sostegno pastorali che essi hanno il diritto di esigere.


6. Nella vita di queste coppie - e anche in molte altre forme di stretto contatto ecumenico - l'incapacità di accostarsi insieme alla mensa del Signore è avvertita in modo particolarmente acuto. E ciò precisamente in ragione del fatto che noi tutti attribuiamo a questo sacramento del mistero pasquale cristiano un posto centrale, nella vita della Chiesa e del cristiano. In questo sacramento celebriamo il mistero di fede, poiché il Signore ci chiama a una sola fede (cfr. Ep 4,5), a "credere in colui che egli ha mandato" (Jn 6,29). Il ben noto e amatissimo sesto capitolo del Vangelo di Giovanni ci esorta ad avere fede nelle parole di Gesù come pane di vita, affinché possiamo pervenire alla fede nel sacramento del suo corpo e del suo sangue. La Chiesa ha sempre considerato i sacramenti come sacramenti di fede; essi presuppongono, nutrono, irrobustiscono ed esprimono la fede (cfr. SC 59). Gesù nella sua preghiera sacerdotale prego il Padre per coloro che avrebbero creduto in lui per mezzo della parola degli apostoli "perché tutti siano una sola cosa" (Jn 17,21). E' a questa unità nella fede e a questo culto sacramentale che il Signore invita i suoi discepoli. Scomparirebbero davvero le difficoltà se, malgrado le divisioni persistenti nella fede, cristiani di Chiese diverse fossero ammessi a una piena comunione nella celebrazione dell'Eucaristia o della Cena del Signore? E' veramente a questo genere di unità che il Signore ci invita? Non è un fatto che - poiché la fede va affievolendosi - il mondo prenda meno seriamente le nostre differenze riguardanti la nostra natura sacramentale della Chiesa, il ministero e il sacramento dell'Eucaristia stessa? Se queste differenze, che costituiscono gli argomenti del dialogo tra le nostre Chiese, non fossero più prese seriamente, sarebbero per questo motivo superate? Non equivarrebbe, questo, ad attenuare la sofferenza, piuttosto che a rimediare al male di una divisione che esiste contrariamente alla volontà di Cristo? Possa il dialogo che abbiamo incominciato, sostenuto dalla nostra comune preghiera, condurci a quella piena comunione di fede che troverà la sua espressione nella comunione sacramentale, quando adoreremo insieme in spirito e verità. A quella pienezza di comunione nella sua Chiesa il Signore ci invita e ci chiama e noi desideriamo veramente fare la sua volontà. Conosciamo e condividiamo con voi la pena della nostra divisione, specialmente nella celebrazione di questo sacramento. Ma dovremmo ringraziare Dio che ci ha fatto sentire rammarico per la nostra divisione e desiderio di unità e che ha consentito un solido progresso nel dialogo di fede. Questo dovrebbe riempirci di speranza, mentre con ansia aspettiamo il momento in cui sarà possibile una celebrazione comune.


7. La nostra speranza ha un fondamento sacramentale nell'unico Battesimo che noi tutti abbiamo ricevuto, attraverso il quale "non c'è più giudeo né greco; non c'è più schiavo né libero; non c'è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù" (Ga 3,28), parole che avete citato parlando del ruolo delle donne nella Chiesa. Quasi in tutte le società il posto delle donne oggi si sta rivalutando, il loro ruolo si sta riesaminando. Questo fatto dovrebbe indurre noi cristiani a chiederci se abbiamo adempito correttamente la volontà del Signore.

Sebbene l'atteggiamento della società ad un dato punto della storia non sia un criterio di verità, può costituire per noi un motivo per ricercare più diligentemente con i criteri della Chiesa la pienezza di quella verità che corrisponde alla rivelazione di Dio. La grazia, le doti e le caratteristiche femminili hanno tanto da offrire alla missione e all'opera della Chiesa. Non dovremmo mai dimenticare quanto di fatto è stato realizzato nella storia della Chiesa da innumerevoli sante donne, a cominciare da Maria, Madre del Signore. Ma molto resta ancora da fare per rendere le donne in grado di partecipare pienamente alle odierne circostanze, affinché esse possano adempiere ai loro legittimi compiti nella vita della Chiesa.

La Chiesa cattolica, come le Chiese ortodosse, è obbligata dalla sua fedeltà alla parola di Dio, come essa la intende dall'esempio del Signore, dalla testimonianza della Sacra Scrittura e da una tradizione di circa duemila anni, ad escludere l'ordinazione delle donne al ministero sacerdotale e questo potrebbe far pensare a persistenti differenze tra noi nella nostra comprensione dell'ordinazione stessa. Ma questa posizione non vuole escludere le donne dalla vita della Chiesa, e ancor meno ostacolare e impedire lo studio e lo svolgimento del loro proprio ruolo. Il ruolo delle donne è una questione importante che oggi riguarda ogni comunità cristiana. Molti aspetti di tale questione possiamo certamente esaminarli insieme, poiché sarebbe davvero spiacevole se il particolare problema dell'ordinazione dovesse renderci ciechi dinanzi a tutto ciò che vi è di positivo e di cui abbiamo veramente bisogno.


8. Ho ritenuto mio dovere soffermarmi sull'argomento in risposta al vostro riferimento ai problemi da affrontare. Ma spero che questa accentuazione non travisi il mio profondo apprezzamento per quanto abbiamo già fatto insieme. Ho parlato della comune testimonianza che siamo in grado di dare in tanti settori vitali in questi giorni inquieti e pericolosi, poiché l'unità dei cristiani deve sempre mirare alla presentazione al mondo del Vangelo della riconciliazione.

Questo stesso è un segno del nostro impegno ecumenico come lo sono i dialoghi nazionali e locali di cui avete parlato e nei quali, sotto la guida dei vescovi e in conformità con le direttive del decreto del Concilio Vaticano II sull'ecumenismo, i cattolici hanno avuto la loro parte discutendo sul Battesimo, la Cena del Signore e il magistero nella Chiesa. E' motivo di gioia ritrovarci più che mai vicini l'uno all'altro nella preghiera e nel dialogo. La Chiesa cattolica è irrevocabilmente impegnata nella vocazione ecumenica. Su questo non ci sono dubbi. Con tutta l'enfasi possibile, voglio assicurarvi - come ho fatto ripetutamente fin dal giorno della mia elezione a supremo Pastore della Chiesa cattolica - che l'ecumenismo è e rimane una priorità fondamentale nella vita della nostra Chiesa. Ed è con questa garanzia dell'impegno da parte della Chiesa cattolica alla fedeltà alla parola di Dio che vorrei chiedervi di spiegare ogni decisione individuale che può sembrare forse andare contro questo impegno. Dove c'è fiducia reciproca queste apparenti difficoltà non devono costituire un ostacolo ma possono diventare occasione per uno sviluppo nella comprensione reciproca.


9. Ci incontriamo in questa casa di papa Adriano VI che, quando fu eletto al papato, si trovo al centro dei gravi problemi e delle lotte del suo tempo, lotte in una società secolare, lotte nella vita della Chiesa al tempo della Riforma, caratterizzate da fazioni opposte di principi e responsabili della Chiesa in uno spirito di ostilità piuttosto che di riconciliazione. L'iscrizione sulla tomba nella chiesa di Santa Maria dell'Anima a Roma offre un'eloquente testimonianza di questo: "Proh dolor, quantum refert in quae tempora optimi cuiusque virtus incidat". Educato nello spirito dei grandi maestri spirituali dei Paesi Bassi, il mistico Jan van Ruysbroeck, il fondatore dei fratelli di vita comune Geert Grote e il grande scrittore spirituale Tommaso da Kempis, papa Adriano era ben preparato a capire le esigenze religiose del suo tempo, e a scrivere il famoso "Breve" e istruzione alla dieta di Norimberga (1522-23) che oggi potremmo definire un documento ecumenico. Qui, nella sua casa e nella sua città natia, ci siamo incontrati in uno spirito ecumenico, con la determinazione di adempiere insieme - con l'aiuto dello Spirito Santo - la volontà di Cristo. Per questo rendo grazie a Dio.

Mi ha profondamente commosso, alla conclusione del vostro discorso, la richiesta di ricordarmi - nelle mie preghiere per l'unità - delle vostre Chiese.

Carissimi fratelli e sorelle: vi ricordo davvero nelle mie preghiere e continuero a farlo. Sono convinto che, attraverso il trionfo della sua potenza, Dio porterà la sua opera a compimento in noi. Per usare le parole di san Paolo: "Non cesso di rendere grazie a voi, ricordandovi nelle mie preghiere, perché il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una più profonda conoscenza di lui. Possa egli davvero illuminare gli occhi della vostra mente per farvi comprendere. qual è la straordinaria grandezza della sua potenza verso di noi credenti" (Ep 1,16-19). Possa la sua volontà compiersi in noi per la gloria del suo nome e l'avvento del suo regno.

Amen. Preghiera ecumenica Carissimi fratelli, e sorelle in Cristo. Nel breve tempo disponibile ci siamo intrattenuti, abbiamo pregato insieme il Signore. Qual è il significato di quest'avvenimento? Abbiamo espresso gli uni agli altri la nostra preoccupazione per questioni di grande rilevanza ecumenica e pastorale, questioni che abbiamo posto in quanto fratelli e sorelle che vogliono ristabilire insieme l'unità, per la quale il Signore ha pregato. Il significato di ciò che si fa non viene determinato dal tempo più o meno lungo, ma dallo Spirito.

Abbiamo appena terminato la nostra preghiera col Padre nostro. Questa preghiera è scelta come tema per la visita pastorale alla Chiesa nei Paesi Bassi.

E' stata scelta volutamente. Non la recitano forse tutti i discepoli del Signore ogni giorno? Anche questa preghiera è breve, il Signore non aveva bisogno di molte parole. Tutta la tradizione della preghiera, poggiante sull'alleanza che Dio ha stretto dapprima col popolo d'Israele e che ha poi portato a compimento nella nuova alleanza in Gesù il Cristo, vive in questa preghiera.

Noi diciamo: "Sia fatta la tua volontà". In questa parola è riassunta tutta la vita di Gesù. Entrando nel mondo egli dice: "Ecco, io vengo per compiere, o Dio, la tua volontà" (He 10,7). Egli accetta la morte con le parole: "Non la mia, ma la tua volontà sia fatta" (Lc 22,42). Tutto questo è fatto per noi. Ci ha fatto egli conoscere anche la sua volontà su di noi, ci ha lasciato la sua volontà? Nella preghiera sacerdotale ha pregato per noi, per tutti quanti credono in lui sulla parola degli apostoli: "Che siano una sola cosa". Un Signore, una fede, un battesimo. "Che siano perfettamente una sola cosa e il mondo crederà che tu mi hai mandato".

Possa d'ora in poi, ogni volta che diciamo: "Sia fatta la tua volontà" essere compresa in questa preghiera la nostra preoccupazione, il nostro desiderio che l'unità venga ristabilita.

Data: 1985-05-14 Data estesa: Martedi 14 Maggio 1985





Visita alla tomba di san Servazio - Maastricht (Paesi Bassi)

Titolo: Esempio luminoso per i nostri tempi

Carissimi fratelli e sorelle.

E' per me una grande gioia trovarmi qui con voi per un momento di preghiera presso la tomba di san Servazio, che fu il primo predicatore del Vangelo in questa regione a voi tanto cara. Egli si è impegnato specialmente per la difesa della divinità di Gesù Cristo, sentendosi strettamente legato nel suo lavoro pastorale al Vescovo di Roma, e si è prodigato per la causa di Dio e per la Chiesa. Egli rimane così un esempio luminoso anche per i nostri tempi.

Avete appena concluso la celebrazione del XVI centenario della sua morte. Perciò sono molto lieto di poter annunziare che questa chiesa di San Servazio è elevata a basilica minore. Auspico con tutto il cuore che i fedeli in visita a questa basilica, e nominatamente i parrocchiani, possano trovare sempre, per l'intercessione di san Servazio, la grazia della perseveranza nella fede apostolica, il conforto nelle difficoltà della vita cristiana e il dono della speranza ferma nella felicità eterna.

Invocando san Servazio davanti alla sua statua, che adesso benediro, possano essi sperimentare la sua efficace protezione in ogni necessità e camminare sicuri tra le incertezze e i pericoli del presente verso la luce e la gioia della patria celeste.

Data: 1985-05-14 Data estesa: Martedi 14 Maggio 1985





Al santuario della Stella del mare - Maastricht (Paesi Bassi)

Titolo: Affidamento a Maria della Chiesa olandese

Fratelli e sorelle in Cristo! Sono lieto di trovarmi qui tra voi, in questo antico santuario, ove la Vergine santa è venerata sotto il titolo di "Stella del mare".

Titolo suggestivo, che ci richiama alla nostra condizione di naviganti sul vasto mare della vita, sconvolto spesso da temibili burrasche. Maria è la stella che ci indica la rotta e col suo chiarore amico ci invita alla speranza.

Stella del mare, Maria! Noi veniamo oggi a te, portando ai tuoi piedi i mali che ci opprimono, sicuri di trovare nel tuo cuore di Madre comprensione e perdono, incoraggiamento e conforto. Noi ti affidiamo, o Maria, le nostre gioie e i nostri dolori, le attese e le delusioni, i desideri, i progetti, le speranze.

Accogli i propositi di purezza, di altruismo, di coerenza, che custodiamo nel cuore e ottieni alle volontà fragili il dono del coraggio e della perseveranza.

Ti affidiamo, o Madre, le famiglie olandesi, cellule fondamentali della Chiesa e cellule primordiali in cui si sviluppa la fede delle nuove generazioni cristiane. Difendile dalle molteplici insidie alle quali le espone la mentalità contemporanea, spesso così estranea ai valori del Vangelo, e aiutale ad attuare nella concretezza del quotidiano il disegno meraviglioso che Dio ha per esse tracciato fin "dall'inizio".

Ti affidiamo, Madre degli uomini e dei popoli, le comunità e le parrocchie. Fa' che sappiano testimoniare la fede, vivendo la comunione della carità, in atteggiamento di rispetto reciproco e di costruttiva collaborazione.

Ti affidiamo, infine, la Chiesa, che nel corso dei secoli ha reso presente in questa nazione il mistero del Verbo incarnato, morto e risorto per la salvezza dell'uomo. Stendi su di essa il tuo manto e proteggila da ogni pericolo.

Tu, Stella del mare, sii sempre per essa guida sicura, affinché, nella concordia della comunione cattolica, possa far rotta tranquilla verso il porto desiderato del cielo.

Amen. Data: 1985-05-14 Data estesa: Martedi 14 Maggio 1985





Omelia durante la Messa - Maastricht (Paesi Bassi)

Titolo: La famiglia mette in luce la vocazione all'amore




1. "Come io ho osservato i comandamenti del Padre mio, e rimango nel suo amore" (Jn 15,10).

Gli Atti degli apostoli ci ricordano oggi la scelta dell'apostolo Mattia designato per occupare il posto rimasto vacante in seguito al tradimento e alla morte di Giuda. La Chiesa festeggia san Mattia, inserito nel gruppo dei Dodici con questa elezione, poco dopo la partenza di Cristo Gesù. Questo è un avvenimento molto significativo. Seguendo la tradizione dell'antica alleanza, in cui Dio si è legato alle dodici tribù di Israele, il Cristo ha chiamato dodici apostoli. Dopo l'ascensione, la Chiesa apostolica primitiva ha considerato suo dovere ristabilire questo numero che, nell'economia divina, aveva avuto tanto rilievo ed era stato santificato.

E l'elezione designo un uomo che, come gli altri apostoli, era stato "testimone della risurrezione del Cristo". E' questa la condizione essenziale.

Mattia è stato testimone del modo in cui Gesù "ha osservato i comandamenti del Padre ed è rimasto nel suo amore". Ormai egli testimonierà che, in risposta, il Padre ha glorificato Gesù risuscitandolo.


2. In ogni epoca, i successori degli apostoli e i missionari sono andati a portare questa testimonianza del Cristo in nuovi luoghi, presso altri popoli. Qui da voi è dal IV secolo che san Servazio è venuto a fondare la Chiesa a Maastricht e in tutta la vostra regione. E come non ricordare qui san Willibrordo, pastore ardente che ha annunciato la buona novella, che ha battezzato migliaia di uomini e donne che scoprivano così il dono della fede ed entravano nella comunità cristiana! E ancora voi venerate numerosi vescovi per la loro santità; ed è tutto un popolo con gli uomini e le donne consacrati, che ha costituito in questa diocesi una ricca tradizione religiosa, attestata dalla costruzione di molti luoghi di preghiera e impressa in tutta la vostra cultura.

Oggi, cari fratelli e sorelle, è con gioia che incontro in voi la Chiesa stabilita qui da sedici secoli per professare il Cristo, lui che "ha osservato fedelmente i comandamenti del Padre ed è rimasto nel suo amore". Sono felice di salutare il mio fratello nell'episcopato, monsignor Johannes Baptist Gijsen, pastore di questa diocesi di Roermond. I miei saluti cordiali vanno ugualmente al suo ausiliare, ai sacerdoti, ai religiosi e alle religiose, ai membri degli istituti secolari, ai seminaristi di Rolduc, ai laici adulti e giovani; so che tutti si sforzano di partecipare attivamente alla vita della diocesi. Saluto anche coloro che sono venuti da altre diocesi e anche da altri Paesi: Germania e Belgio.


3. Abbiamo ascoltato le parole di Gesù nella veglia della sua passione: "Se osserverete i miei comandamenti rimarrete nel mio amore" (Jn 15,10). Quali sono questi comandamenti? Prima di tutto il comandamento dell'amore fraterno: il Cristo desidera che, osservando il suo comandamento, amandosi gli uni gli altri come egli stesso li ama, i suoi discepoli siano strettamente uniti tra loro e allo stesso tempo uniti a suo Padre. E' l'augurio profondo che rivolgo a tutte le comunità della Chiesa nei Paesi Bassi: nel quadro delle vostre parrocchie, delle numerose istituzioni dove siete impegnati, sappiate trovare nella parola di Cristo l'ispirazione della vostra azione e il senso della vostra vita comune. Non esiste altro modello o altro appoggio per la Chiesa all'infuori di colui che "ci ha amati come il Padre l'ha amato" (cfr. Jn 15,9).

Voi tutti che portate la preoccupazione di annunciare il Vangelo e costruire la Chiesa, voi che vi riunite nella preghiera, voi che assolvete tutti i compiti legati all'educazione dei giovani, voi che servite i malati e i più poveri dei nostri fratelli, voi che vi impegnate per la solidarietà necessaria con gli uomini al di là di tutte le frontiere, datevi la mano: insieme voi continuate la comunità fondata dal Cristo, costituita attorno al ministero apostolico, unita dall'amore del Padre, chiamata a vivere la stessa vita di Dio nella quale il Redentore ci introduce: "Come il Padre ha amato me, così anch'io ho amato voi.

Rimanete nel mio amore" (Jn 15,9). "Io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga" (Jn 15,16).


4. Il Cristo ha chiamato, innanzitutto, i Dodici a condividere l'amore che egli vive pienamente nella comunione del Padre, del Figlio e dello Spirito. Essi dovevano costituire il centro della nuova comunità, la comunità della vita divina in mezzo agli uomini. Ed è stato partendo sempre da questo modello che si è costruita la Chiesa attraverso i secoli.

Oggi il Cristo ci chiama, a sua imitazione, ad aprire la nostra vita agli altri con il dono di noi stessi e a conoscere così la felicità di una generosità feconda. Non solo ci svela il meraviglioso mistero della Trinità e dello scambio ininterrotto d'amore tra le persone divine, ma ci invita a vivere a nostra volta lo stesso scambio in cui il dimenticarsi di se stessi porta a donare tutto all'altro, dove non si tiene per proprio esclusivo beneficio la vita ricevuta da Dio, ma la si offre al Signore condividendo i molteplici doni con il proprio prossimo.

Il primo luogo, in cui la vita d'amore di Dio viene condivisa, è la famiglia. La famiglia, nella quale si viene messi al mondo, nella quale si impegna la propria vita uno per l'altro, l'uno con l'altro, è il primo luogo dove l'amore creato a immagine di Dio può rendere viva la sua somiglianza con il Creatore. E' vero che nella nostra epoca la situazione della famiglia conosce molte contraddizioni. E' screditata da alcuni che rigettano quelle che considerano le sue costruzioni; ma è apprezzata da molti altri che spontaneamente vi vedono il vero luogo della felicità, come i sondaggi dimostrano.

Certamente tutte le famiglie hanno i loro limiti e restano al di qua della loro alta vocazione. Ma noi sappiamo quale ferita segna coloro che sono privati di ciò che l'ambiente familiare apporta naturalmente al loro sviluppo di bambini, di adolescenti, di uomini e donne. Da parte sua la Chiesa ne è così cosciente che non cessa mai di ricordare l'importanza di una solida costruzione della famiglia, il carattere indissolubile dell'impegno che è a fondamento del matrimonio, la nobiltà dell'amore che si esprime nel linguaggio del corpo e dello spirito.

Ognuno sa fino a che punto il Concilio Vaticano II, nella costituzione pastorale "Gaudium et Spes", e il papa Paolo VI particolarmente nell'enciclica "Humanae Vitae", abbiano esaltato il posto della famiglia nella società, la grandezza dell'istituzione del matrimonio, della paternità e della maternità responsabili precisando le esigenze di una corretta etica fondata sulla tradizione cristiana. Nel 1980 il Sinodo dei vescovi ha continuato la riflessione su questo punto, che si è conclusa con l'esortazione apostolica "Familiaris Consortio".


5. Permettetemi di ridire semplicemente alle famiglie dei Paesi Bassi quanto è grande il loro ruolo nello sviluppo di ogni persona. La vocazione della persona umana è di amare ed essere amata. Ed è per mettere in luce questa vocazione che dobbiamo ritornare sempre alla parola del Cristo e degli apostoli che ci rivelano l'inesauribile fonte dell'amore, che è la vita stessa di Dio. E' nel seno di una famiglia unita e stabile che se ne fa anzitutto la scoperta. E' qui che si viene ricevuti incondizionatamente senza dover giustificare la propria presenza. E inoltre, più si è fragili e vulnerabili e più si è sicuri della tenerezza degli altri. E' qui che si impara ad esistere. E' qui che si costruisce progressivamente la propria personalità. E' qui, ancora, che ci è dato di scoprire che non si è al centro del mondo; si conoscono in profondità delle persone differenti in un arricchimento reciproco. Si impara ad essere amati, ad amare l'altro, ad amare se stessi. Vi si fa anche la scoperta della prova, dei conflitti e delle sofferenze; la famiglia è poi il luogo in cui l'amore può arrivare fino a "dare la propria vita" per coloro che si amano, secondo la parola stessa di Gesù, e quindi a sostenere colui che attraversa la tempesta, a guarire le ferite, a conoscere quale gioia dà una necessaria padronanza di sé per un buon rapporto con l'altro e quale felicità viene da una riconciliazione nella verità.


6. Arricchito dalla sua esperienza familiare, l'uomo può svolgere meglio il suo ruolo nella società. Riprendo a questo proposito le parole dell'esortazione "Familiaris Consortio" (FC 43): "Le relazioni tra i membri della comunità familiare sono ispirate e guidate dalla legge della "gratuità" che, rispettando e favorendo in tutti e in ciascuno la dignità personale come unico titolo di valore, diventa accoglienza cordiale, incontro e dialogo, disponibilità disinteressata, servizio generoso, solidarietà profonda. così la promozione di un'autentica e matura comunione di persone nella famiglia diventa prima e insostituibile scuola di socialità". La famiglia è il luogo dove ci si prepara ad affrontare le difficoltà della vita, a non rassegnarsi alle facilità o alle rotture, rinunciando a combattere la miseria umana. E' nella famiglia che si acquisisce la libertà personale e il discernimento che permettono di non essere in balia delle pressioni sociali, a volte nefaste. Grazie alla maturità sviluppata nell'ambiente familiare, si può apportare un contributo positivo alla storia umana e cristiana della società.


7. Infine, come non ricordare che il Concilio Vaticano II ha descritto la famiglia come "un santuario domestico della Chiesa" (AA 11)? Significa che la Chiesa è presente nella vita della famiglia che conosce l'amicizia del Cristo e riceve la sua parola: "Voi siete miei amici se farete ciò che io vi comando... ma vi ho chiamati amici" (Jn 15,1 Jn 4 Jn 15,15). Significa dire che la piccola comunità familiare partecipa alla vita della grande comunità ecclesiale, particolarmente per la celebrazione dei sacramenti; e tutto ciò si manifesta specialmente con l'Eucaristia domenicale. Significa pure che la missione della famiglia, particolarmente la sua missione educatrice, è come un vero ministero grazie al quale il Vangelo è trasmesso e diffuso, a tal punto che la vita familiare nel suo insieme diventa un cammino per la fede, per l'iniziazione cristiana, per la vita al seguito di Cristo. Nella famiglia cosciente di un tale dono, come ha scritto Paolo VI: "tutti i membri evangelizzano e sono evangelizzati" (EN 71). Per queste ragioni mi rallegro con voi per aver creato, in questa diocesi, un Centro di pastorale della famiglia che non mancherà di portare molti frutti. E' nella famiglia che possono nascere e morire le diverse vocazioni dei giovani cristiani e particolarmente le vocazioni al servizio sacerdotale o alla vita religiosa; voi lo sapete, in un Paese come il vostro che ha inviato tanti missionari sulle strade del mondo, e dove i sacerdoti sono stati numerosi in un passato ancora recente. Di fronte alle attuali sfide, che Dio permetta alle famiglie dei Paesi Bassi di vedere i loro figli rispondere alle chiamate del Signore e consacrare la loro vita al suo servizio! 8. Cari fratelli e sorelle, so che spesso è gravoso il compito che le vostre famiglie devono affrontare per assicurare lo sviluppo di ciascuno, per svolgere il loro ruolo nella vita sociale, per essere il punto d'appoggio della vita ecclesiale. In ogni Paese i pubblici poteri hanno un ruolo da svolgere per difendere e sostenere l'istituzione familiare. Se a questa viene impedito di svilupparsi normalmente o se vengono fatte troppe concessioni a tutto ciò che la danneggia, la difficoltà diventa eccessiva. Auspico che la politica familiare, nel vostro Paese, come in tutta Europa, rispetti e favorisca maggiormente la realtà fondamentale che, nella società, è la famiglia.


9. Alla fine della nostra meditazione sul compimento della nostra missione nella Chiesa e nella famiglia cristiana, rivolgiamoci insieme alla Madre di Cristo. Ella è anche la Madre della Chiesa. La vostra diocesi di Roermond l'ha scelta come patrona con il titolo di "Immacolata Concezione". Molti santuari le sono dedicati su questo territorio e vi andate a pregare.

O Maria, tu che hai vissuto nell'intimità del Padre, del Figlio e dello Spirito, tu che hai dato carne al Verbo di Dio, tu che hai avuto l'esperienza della vita familiare a Nazaret, tu che hai partecipato con gli apostoli alla nascita del nuovo popolo di Dio, resta con noi! Resta con noi, per educarci al vero amore in tutte le comunità alle quali apparteniamo! Che esse siano dei luoghi di vita e di verità, di carità e di pace, di coraggio e di speranza! O Maria, rimani vicino a questo popolo che io oggi visito! Lo affido al tuo cuore materno. O Maria, aiuta i cristiani dei Paesi Bassi ad essere oggi testimoni della risurrezione come gli apostoli di tuo Figlio. Aiutali a conservare e a continuare l'opera di evangelizzazione cominciata da san Servazio. Mantieni il loro cuore pronto in attesa del ritorno del Maestro affinché li trovi fedeli al Vangelo di cui ha fatto loro dono! Aiutali a vivere nell'unità nella quale si riconoscono i discepoli di tuo Figlio! E per questo che essi sappiano, sul tuo esempio, conservare nel loro cuore le parole di Gesù: "Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore" (Jn 15,9-10).

Data: 1985-05-14 Data estesa: Martedi 14 Maggio 1985






GPII 1985 Insegnamenti - Incontro ecumenico - Utrecht (Paesi Bassi)