GPII 1985 Insegnamenti - Partenza dai Paesi Bassi

Partenza dai Paesi Bassi

Titolo: Sempre uniti ai vostri Pastori

Signor ministro-presidente, cari fratelli nell'episcopato.


1. E' già venuto il momento di lasciare il vostro bel Paese. Ne ho molto apprezzato l'ordine e la bellezza, la prosperità e l'ospitalità, la tenacia nel lavoro e il senso religioso della sua popolazione. Il mio cuore è pieno di gioia e di riconoscenza.

A lei, signor ministro-presidente, affido l'incarico di rinnovare alla regina Beatrice l'espressione della mia rispettosa e profonda gratitudine. La grande benevolenza di sua maestà, già manifestata in occasione della sua visita in Vaticano e concretizzatasi ancora con la perfetta cooperazione del governo al buon svolgimento di questo viaggio pastorale, è per me un grande ricordo. Ai responsabili e ai membri dei diversi servizi pubblici rivolgo il grazie più sentito per la loro cortesia e la loro efficacia.


2. A voi tutti, cari vescovi dei Paesi Bassi, esprimo la mia viva soddisfazione e la mia fervida riconoscenza. Prima e durante questo viaggio storico, voi avete fatto tutto il possibile per la sua riuscita. Questa esperienza di stretta cooperazione tra di voi e con il Vescovo di Roma, lascerà un segno nella vita delle diocesi a voi affidate e rafforzerà ancor più la vostra unità di intenti e di azioni. Se il papa Adriano VI, vostro illustre compatriota, potesse prendere la parola al mio posto in questo momento, egli non mancherebbe di esprimere la sua legittima fierezza, le sue felicitazioni e i suoi incoraggiamenti a proseguire l'opera di Dio su questa terra di san Servazio e di san Willibrordo. Voi avete la mia fiducia e il mio appoggio. L'opinione pubblica ha a sufficienza parlato delle difficoltà tra Roma e la Chiesa dei Paesi Bassi. Fratelli carissimi, auspichiamo profondamente, voi e io, che questa visita apostolica accentui sempre più i nostri sforzi reciproci di comprensione e di collaborazione fraterna, al fine di dare al mondo che l'attende una testimonianza di unità.


3. Non mi è possibile dimenticare i nostri fratelli sacerdoti, come pure tutti i religiosi e le religiose che cooperano alla vita delle diocesi. Penso anche alle contemplative e ai contemplativi. Questo passaggio dell'umile successore di Pietro in mezzo a loro possa ravvivare il loro fervore primitivo: sorgente profonda di felicità per essi stessi e di zelo ardente per i loro fratelli! 4. A tutti i cattolici di questo Paese, a quelli che hanno preso parte agli incontri organizzati e a quelli che li hanno seguiti attraverso i media, voglio esprimere la mia gioiosa e fervida gratitudine per la loro accoglienza. Tutti quelli che ho incontrato mi hanno mostrato il volto di comunità cristiane desiderose di operare concretamente per il regno di Dio nelle realtà temporali.

Uomini e donne, adolescenti e fanciulli delle comunità cattoliche dei Paesi Bassi, siate molto uniti tra di voi, molto uniti ai vostri pastori. E le vostre parrocchie, i vostri gruppi di apostolato, le vostre diocesi progrediranno decisamente, costituendo una sinfonia ecclesiale paragonabile alla sinfonia floreale del vostro caro e bel Paese.

Vi lascio, ma solo in un certo senso! Vi porto tutti nel mio cuore e nella mia preghiera, e vi benedico ancora una volta nel nome della santissima Trinità. Maria, Madre della Chiesa, vegli su di voi!

Data: 1985-05-15 Data estesa: Mercoledi 15 Maggio 1985





Arrivo all'aeroporto - Findel (Lussemburgo)

Titolo: Ravvivare la fede dinanzi alla demoralizzazione della società

Altezze reali, venerati fratelli nell'episcopato, eccellenze, signore, signori, caro popolo del Lussemburgo.


1. Grande è la mia gioia nel momento in cui, nel quadro del mio viaggio pastorale nei Paesi del Benelux, giungo in questa terra così cara del Lussemburgo. Toccando il suolo del granducato, sono lieto di rispondere all'amabile invito che sua altezza reale e il suo governo, unitamente a monsignor Jean Hengen, vescovo di Lussemburgo, mi hanno rivolto. Sono molto sensibile alle nobili e cordiali parole di benvenuto con le quali sua altezza reale ha voluto rendere omaggio alla funzione spirituale di cui sono investito verso l'insieme dei cattolici e agli sforzi che questa missione comporta in favore della pace e della giustizia nel mondo.

Con deferenza e riconoscenza, saluto tutte le alte personalità che, con le loro altezze reali il granduca e la granduchessa, hanno voluto venirmi incontro per accogliermi in questo aeroporto. Attraverso di loro, i miei fervidi saluti si rivolgono a tutta la popolazione del Lussemburgo qui presente con delegazioni venute dalle diverse regioni del Paese. Tutti gli abitanti, lussemburghesi e immigrati, cattolici e membri di altre confessioni, credenti e non credenti siano certi della mia sincera simpatia. A tutti e a tutte sono unito da un'intensa sollecitudine per l'uomo e da un'indefettibile stima per la sua dignità e la sua libertà.


2. So che questi valori sono iscritti nelle istituzioni democratiche del vostro Paese. Esse sono scolpite nel cuore dei cittadini, tanto più profondamente quanto più la vostra lunga e dolorosa storia, e sofferenze ancora recenti, vi hanno insegnato a valutarne il prezzo. Non posso dunque fare a meno di associarmi con tutto il cuore alla preghiera che nel vostro inno nazionale voi innalzate al Dio altissimo: "Fa sempre brillare il sole della libertà / che abbiamo visto per così lungo tempo".

Da ormai quarant'anni, grazie ai vostri alleati e al vostro coraggio, voi avete riacquistato l'indipendenza nella dignità. Il vostro popolo, attaccato ai valori religiosi e morali, e particolarmente alla fede cattolica, sostenuto dalla protezione di Nostra Signora, Consolatrice degli afflitti, patrona della città e del Paese di Lussemburgo, è uscito dal crogiuolo della prova, forte della sua coesione e della sua volontà di pace. Il Lussemburgo è, fin dagli inizi, in prima linea nella costruzione di un'Europa unita, nella quale nazioni un tempo nemiche cercano di unire i loro sforzi per promuovere la prosperità e il benessere di tutti. E' una fortuna che la città di Lussemburgo, conosciuta a lungo in virtù della sua fortezza inespugnabile, sia oggi resa illustre dalla presenza di importanti istituzioni della Comunità europea.

Così il vostro Paese resta fedele alla sua vocazione di essere, in questo importante crocevia delle civiltà, un luogo di scambi e di cooperazione intense tra un numero sempre maggiore di Paesi. Auspico ardentemente che questa volontà di solidarietà unisca sempre più le comunità nazionali e si estenda a tutte le nazioni del mondo, in particolare alle più povere.


3. Questo viaggio apostolico è posto sotto il segno del Padre nostro, la preghiera di ogni giorno della vita. Meditandola, riprendiamo meglio conoscenza del fatto che tutti gli uomini sono figli e figlie creati e amati da Dio nostro padre; e noi affermeremo così la nostra solidarietà fraterna, perché è lo stesso Padre che ci riconcilia con lui e tra di noi, che ci unisce con la sua volontà d'amore e di pace.

Non si può separare l'uomo da Dio senza diminuire l'uomo. Chi si allontana da Dio, rischia di perdere le sue ragioni di rispettare la propria vita e quella degli altri. Dio non è l'oppressore dell'uomo, è suo amico; egli risponde della sua grandezza e della sua libertà, egli sostiene i poveri e i deboli. Queste sono convinzioni semplici e basilari. Il mio compito pastorale mi obbliga a porre l'accento in modo particolare su queste verità, in un momento in cui la società occidentale è scossa nella fede e nei costumi e soffre di inquietudine e di dubbio.

ln primo luogo ai cattolici, e poi anche a tutti gli uomini di buona volontà, che sono disposti ad ascoltarmi, io dico: di fronte a questa "demoralizzazione", che corrode la forza vitale, di fronte alla rinuncia degli uomini è necessario ravvivare il fuoco della fede, fede nel "Dio dei viventi".

Dobbiamo tener alta la fiaccola della speranza in un futuro per cui vale la pena di impegnarsi. Questo futuro che supera tutte le nostre aspettative, ce l'ha promesso Dio nel suo regno. Ma questo regno può già oggi nel nostro tempo germogliare e regalarci una nuova vita nell'esistenza quotidiana. L'unica condizione per ottenere questo è che accettiamo la vita con onestà di coscienza e di cuore e che siamo pronti alla preghiera.

Mi pare che voi abbiate compreso correttamente questo pensiero, poiché avete riassunto la preghiera del Signore nel bel motto: "ll regno di Dio - la vita degli uomini". All'inizio della mia visita pastorale presso di voi è mio vivo desiderio elevare al nostro Padre celeste, per intercessione di Maria, patrona del Lussemburgo e per mezzo di Gesù Cristo la mia fervida preghiera: "Venga il tuo regno".

Venga il tuo regno di vita e di verità, di grazia e di santità, di giustizia e di pace. Possa per tutti gli uomini di questo Paese essere sorgente di forza, di speranza e di benedizione! Che il Signore benedica il Lussemburgo e i suoi abitanti.

Data: 1985-05-15 Data estesa: Mercoledi 15 Maggio 1985





A malati e handicappati nella cattedrale - Lussemburgo

Titolo: Portate il tesoro della redenzione nel mondo

Sia lodato Gesù Cristo.


1. Questa lode, fratelli e sorelle carissimi, va a Gesù di Nazaret, che accompagniamo nella lettura odierna del Vangelo di Luca sulla via alla sinagoga della sua città natale per la celebrazione del culto (cfr. Lc 4,16). Va a quel Gesù che, ad appena dodici anni di età, affermava nel tempio di Gerusalemme: "Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?" (Lc 2,49). Noi lo riconosciamo oggi con tutta la Chiesa - come compimento del vaticinio del profeta Isaia nell'Antico Testamento - come l'unto di Dio, sul quale si posa lo Spirito del Signore, che è stato mandato per annunziare ai poveri la buona novella della salvezza (cfr. Lc 4,18).

E' profondamente significativo che il primo itinerario della mia visita pastorale nel Lussemburgo conduca anche me a questa casa del Signore, alla chiesa del vescovo, dove batte il cuore della vostra Chiesa locale e scaturiscono le sorgenti della salvezza per le vostre comunità. Qui si trova l'altare al quale il vescovo celebra i sacri misteri, al quale come pastore della sua chiesa consacra i sacerdoti, suoi collaboratori nell'ufficio pastorale, e li invia nelle vostre città e nei vostri villaggi. Qui si trova la cattedra del vescovo, dove annuncia e spiega al popolo di Dio la parola del Signore. Qui è realmente la casa di Dio nella Chiesa del Lussemburgo. Nel nostro primo incontro a questo altare, che in definitiva simboleggia Cristo stesso, il Vescovo della Chiesa di Roma, che presiede a tutte le Chiese del mondo nell'amore, saluta con fraterno affetto la Chiesa del Lussemburgo, tutti i fedeli e i loro venerati pastori. Voglio anche esprimere il mio augurio che i danni del recente incendio di questa casa di Dio possano essere presto riparati.

Ma questa cattedrale ospita anche l'immagine miracolosa della Madre di Dio, dinanzi alla quale i credenti e coloro che cercano aiuto da lontano e da vicino invocano e venerano Maria, Madre di Gesù, "Consolatrice degli afflitti".

Già prima che questa casa di Dio diventasse, 115 anni fa, chiesa vescovile, era da tempo meta di innumerevoli pellegrinaggi, visitata da persone che da più di trecento anni portavano la loro sofferenza alla Consolatrice degli afflitti e tornavano consolate alle loro case. Quante volte sarà echeggiato qui, nel corso dei secoli, il saluto della messa festiva di questo santuario: Ave Maria. Ave Spes nostra (Introito).

Oggi anche il successore dell'apostolo Pietro porta questo saluto alla Madre del Signore: Ave Maria. Ave patrona di questa Chiesa. Ave protettrice di questa città e di questo Paese. Ave Maria, Consolatrice degli afflitti.


2. Il mio sguardo si posa subito dopo su di voi, che siete riuniti oggi in questa chiesa. Vedo dei malati e degli handicappati di ogni età, tra di essi anche dei giovani; vedo uomini deboli e curvi dal peso della vecchiaia. Siete venuti tutti, aiutati da persone caritatevoli, per vedere e ascoltare il Vicario di Cristo. Sono strettamente uniti a noi anche tanti altri fratelli e sorelle malati e segnati dalla sofferenza, che partecipano attraverso la radio e la televisione a quest'ora di festa.

E' una speciale gioia per me che le mie prime parole nel Lussemburgo siano dirette a voi, carissimi malati; siete manifestamente i prediletti di Gesù Cristo, allora come oggi. E noi, sua Chiesa, cerchiamo con le nostre deboli forze d'imitare il Signore anche in questo. Dovunque famiglie cristiane assistono e curano in casa i loro parenti malati, handicappati e deboli per la vecchiaia, lo fanno nell'amore di Cristo perché - realmente come dice l'apostolo Paolo - l'uno porta il peso dell'altro e così adempie la legge di Cristo (cfr. Ga 6,2).

Vedo anche qui al vostro fianco molti infermieri e infermiere che vi accudiscono. Non sono forse la mano del Signore, che allevia e che solleva? Non siete forse segno che anche oggi la Chiesa ha a cuore il servizio agli infermi? La Chiesa del Lussemburgo ha sempre potuto disporre di numerosi religiosi che hanno visto nella cura degli infermi e degli anziani, dei deboli e degli emarginati la loro via alla sequela di Cristo. In nome di Gesù Cristo ringrazio i molti ordini di suore e di religiosi che ancora oggi vanno su questa strada! Chiediamo pieni di fiducia al Signore di risvegliare anche nel nostro tempo il desiderio nei giovani di porsi in questa sequela, affinché la Chiesa possa continuare a servire i malati come Gesù stesso. A tutti quelli che svolgono attività di assistenza agli infermi rivolgo la preghiera: prestate sempre con amore il vostro servizio agli infermi e agli handicappati. Siate persuasi che in questo modo continuate la missione di Cristo, venuto per servire. La gioia che procurate agli infermi ritornerà nel vostro cuore e vi arricchirà.


3. All'ingresso di questa cattedrale si trova un'artistica vetrata: Maria, Consolatrice degli afflitti, stende il suo mantello sul popolo credente. Dopo gli orrori della seconda guerra mondiale, il vostro popolo ha donato questa immagine come ringraziamento per la protezione di Maria. I colori della vostra nazione - rosso, bianco e blu - predominano nell'intera immagine; sono quelli di una nazione che dopo quattro anni dolorosi riacquisto la sua libertà. Ma nel mezzo dell'immagine sta Maria, tutta vestita di bianco, l'Immacolata. Già nel 1621 i gesuiti diedero questo titolo alla Vergine Maria allorché dedicarono a lei questa chiesa dell'Ordine. Immacolata, piena di grazia, così sta Maria davanti a noi, per mostrarci che Dio è fedele, che non abbandona i suoi. A buon diritto chiamiamo Maria anche "Aiuto dei cristiani", aiuto che Dio ci assicura per intercessione di Maria. Questa vetrata mostra chiaramente quanto abbiamo bisogno noi cristiani di questo aiuto, rappresentando in rosso i cavalieri dell'Apocalisse che portano sulla terra morte e rovina. All'epoca in cui nella vostra patria fiori il culto della consolatrice degli afflitti, era stata la guerra dei Trent'anni a colpire gli uomini con il suo seguito di peste e di carestia. Orrori del genere non mancarono neanche in tempi più recenti. Ma specialmente durante la seconda guerra mondiale gli uomini compresero questa immagine della rivelazione di Giovanni. In tutte queste difficoltà i lussemburghesi credenti cercarono rifugio in Maria, loro patrona. Non restarono delusi. Posero la loro fiducia in lei, che era vissuta nella fiducia in Dio; trovarono la loro consolazione presso colei che persevero sotto la croce e che dal Dio di ogni consolazione fu talmente rafforzata e consolata da poter ora consolare tutti coloro che sono nel bisogno (cfr. 2Co 1,4).

Anche voi, carissimi infermi, ponetevi sotto il suo mantello protettore, chiedete anche voi la sua consolazione. E a buon diritto. Non sono forse i cavalieri dell'Apocalisse sempre per strada, sotto nomi sempre nuovi? Anche se oggi non conosciamo più la peste, esistono troppe altre malattie e tribolazioni che affliggono gli uomini di oggi. Nonostante tutti i progressi della medicina esistono ancora oggi malattie incurabili, che gettano spesso gli uomini in un'insormontabile angoscia. E il flagello della guerra, che ci ha colpito tante volte, non incombe forse ancora minacciosamente sul mondo di oggi, con la minaccia di milioni di morti e distruzioni inimmaginabili? E chi non conosce le immagini terrificanti della fame che ci giungono ogni giorno da tante regioni della terra? In tutte queste situazioni di emergenza e sofferenza, e in tante altre che non posso enumerare qui, come credenti dobbiamo cercare rifugio in Maria, anche oggi, proprio come fecero i nostri padri prima di noi. Si, miei cari, invochiamo sempre senza stancarci: santa Maria, Madre di Dio, prega per noi. Ciò non significa distogliere lo sguardo dai problemi, non si tratta di fuga dinanzi alla necessità o al pericolo; è semplicemente fiducia cristiana nell'aiuto di Dio, il quale ci ha dato Maria come madre. E può esservi una madre alla quale i suoi figli non possano chiedere aiuto? La messa votiva, che viene così spesso celebrata qui davanti all'immagine miracolosa in occasione dei pellegrinaggi, ha giustamente come Vangelo quel punto di Giovanni dove Maria si trovava sotto la croce di Gesù. Qui Gesù la diede a tutti noi come madre, nella persona del discepolo prediletto Giovanni: "Ecco tua madre" (Jn 19,27). così vi esorto oggi, cari malati. Ecco vostra madre, la Consolatrice che ha partecipato alla sofferenza di suo figlio ed è diventata così consolatrice e patrocinatrice di tutti i sofferenti. E rivolgo la stessa esortazione a tutti i fedeli del Lussemburgo: ecco vostra madre. L'avete eletta vostra patrona nel 1666 e nel 167 8. Restate fedeli a questa elezione. Maria vi è restata fedele, fedele nella sua protezione al vostro Paese, alle vostre comunità e alle vostre famiglie. Restate anche voi fedeli a questa Madre, ma fedeli specialmente anche a suo figlio Gesù Cristo. La sua croce e la sua risurrezione sono fonte di ogni salvezza, fonte di ogni consolazione, fonte di ogni speranza.


4. Sulla croce il Signore si è fatto in tutto nostro fratello: anche nella sofferenza, nell'abbandono da Dio, nell'agonia, anche nella stessa morte. E' stato in tutto a noi uguale, fuori che nel peccato (cfr. Ph 2,7 He 4,15). Possiamo così guardare a lui nella sofferenza, nella malattia, nella fragilità della vecchiaia. E poiché prese su di sé la sofferenza a causa dei nostri peccati, possiamo guardare a lui perfino quando sperimentiamo i nostri fallimenti, le nostre debolezze, i nostri peccati. Chi guarda a lui udrà la sua voce: seguimi! Vieni, "partecipa con la tua sofferenza all'opera di redenzione del mondo, che viene compiuta attraverso la mia sofferenza, attraverso la mia croce! Quando l'uomo prende su di sé la sua croce e si unisce così spiritualmente alla croce di Cristo, gli si rivela sempre più il senso salvifico della sua sofferenza". Queste parole, che scrissi l'anno scorso nella lettera apostolica "Salvifici Doloris" (n.


26) sul senso cristiano della sofferenza umana, le rivolgo a voi, carissimi malati.

Volgete lo sguardo al Crocifisso, al Risorto. E non dimenticate questo: nel vostro corpo potete completare, come scrive san Paolo nella Lettera ai Colossesi, quello che manca ai patimenti di Cristo (cfr. Col 1,24). Attraverso la vostra stretta unione con Cristo, la vostra sofferenza assume una nuova grande dimensione: diventa un prezioso contributo all'opera di redenzione di Dio. Questa è la lieta novella che Cristo, l'unto di Dio, annunzia a voi nella vostra prova e nella vostra tribolazione. Ha proclamato l'anno di misericordia del Signore e promesso ai prigionieri la liberazione, ai ciechi la vista e agli oppressi la libertà. Anticipa già oggi il compimento di queste promesse della fine dei tempi togliendo a queste sofferenze la loro insensatezza e assenza di speranza. I sofferenti perdono così l'impressione deprimente di essere inutili. Voi infermi, handicappati e curvati dagli anni diventate al contrario mediatori e autori insostituibili dei beni indispensabili "per la salvezza del mondo" quando la vostra sofferenza è unita coscientemente alla sofferenza sacrificale di Cristo e penetrata dalla sua sofferenza sacrificale. Per questo la Chiesa si volge sempre, senza stancarsi, a voi sofferenti: fate partecipe del tesoro della redenzione, che possedete attraverso la vostra con-sofferenza con Cristo, il mondo che è minacciato sempre più dal peccato, dal male; fatene partecipe il vostro prossimo che ha perduto di vista o non ha ancora trovato la luce della redenzione, il senso divino della sua vita. Vi prego dunque, voi che soffrite, di sostenere la Chiesa; diventate sorgente di forza per la Chiesa e per l'umanità. "Nella tremenda lotta tra le forze del bene e del male, che si svolge davanti a noi nel mondo di oggi, possano le vostre sofferenze vincere in unione con la croce di Cristo" ("Salvifici Doloris", 31).

Impetri dunque dal suo Figlio, Maria, che stava ai piedi della croce, la fede, la pazienza e la speranza che vi sono necessarie. Chiedo anch'io questa grazia per voi con la mia speciale benedizione apostolica.

Data: 1985-05-15 Data estesa: Mercoledi 15 Maggio 1985





Alla Comunità europea - Lussemburgo

Titolo: L'Europa sappia testimoniare la verità integrale dell'uomo

Signor presidente della Corte di giustizia delle Comunità europee, signore, signori rappresentanti delle istituzioni della Comunità.


1. A nome dei distinti rappresentanti delle istituzioni e organismi della Comunità europea che hanno sede a Lussemburgo, lord Mackenzie Stuart ha espresso voti di benvenuto ai quali sono particolarmente sensibile. Salutandovi, signore e signori, vorrei parteciparvi la mia grande stima per le istituzioni alle quali voi collaborate. Svolgendo i compiti che vi sono affidati, voi concorrete quotidianamente al grande disegno che è all'origine delle Comunità europee: quello di sviluppare tra le nazioni di questo continente la solidarietà che venne così crudelmente a mancare quando l'Europa fu fatta precipitare in due guerre mondiali.

I vostri fondatori hanno avuto il coraggio d'iniziare la ricostruzione di un'unità infranta nel corso degli ultimi secoli e di porre le basi di una comunità. Tra qualche giorno avro occasione di recarmi anche alla sede del consiglio dei ministri e della commissione delle Comunità europee, nel corso della mia visita pastorale in Belgio. Trovandomi oggi tra voi per compiere la prima visita del Papa alle istituzioni comunitarie, vorrei affrontare dei temi che mi sembrano legati alla natura stessa della vostra missione. Certamente non è mia intenzione entrare nel campo spettante all'autorità degli organismi qui stabiliti, e nemmeno nell'ambito proprio delle vostre competenze. Vengo qui in qualità di Pastore della Chiesa cattolica che, da duemila anni, ha un posto particolare nella storia e nella cultura europee, ossia, nella vita degli uomini. E vengo qui come testimone dell'uomo, dell'uomo illuminato dalla fede in Dio sul senso della propria vita.

2. E' notevole il fatto che alcune nazioni - ciascuna con un passato prestigioso - abbiano potuto, specialmente per la loro economia, affidare una parte dei loro poteri a delle istanze comunitarie e giungere, superando reali difficoltà, ai consensi necessari per un buon funzionamento di tali istituzioni. Queste si fondano su dei trattati la cui applicazione è attuata di comune accordo. L'azione convergente di questo insieme di Stati si basa sul primato del diritto. La presenza di una Corte di giustizia testimonia che le Comunità europee diventano un centro fondamentale del diritto.

Di fronte alle tentazioni del potere, di fronte a conflitti d'interessi purtroppo inevitabili, spetta al diritto esprimere e difendere la pari dignità dei popoli e delle persone. Non è il primo merito di una civiltà fondata sul diritto quello di saper proteggere i suoi da ogni forma di violenza? Non spetta al diritto la responsabilità di consolidare la pace mediante un equo regolamento dei rapporti tra gli uomini, tra gli uomini e le loro istituzioni? E' bello constatare che voi contribuite a far prevalere la solidarietà comunitaria sugli interessi particolari, pur offrendo ai cittadini degli Stati una possibilità di ricorso.

Senza dubbio esistono rilevanti difficoltà, ma fin d'ora il vostro compito tende a permettere che i cosiddetti "meccanismi istituzionali" non possano ledere le persone né ostacolare le loro legittime aspirazioni. E il dovere di ogni giurisprudenza comporta particolarmente la protezione dei gruppi e degli individui sfavoriti a causa della loro povertà, della loro salute, della loro mancanza di formazione, del loro sradicamento; questo, per ricordare solo alcune delle ferite inflitte nella società a molti dei suoi componenti.

Per rispondere a queste esigenze fondamentali, la Comunità si trova in una situazione originale. Voi riunite delle nazioni che nel corso della loro storia hanno costituito delle tradizioni giuridiche indipendenti man mano che si affermava la loro autonomia e che si cancellava la relativa omogeneità delle civiltà antica e medievale. Attualmente, voi siete chiamati a realizzare il riavvicinamento di legislazioni differenti, a far incontrare le grandi tradizioni che le ispirano. Creando una giurisprudenza europea autonoma, mi sembra che abbiate la fortuna di superare la semplice giustapposizione delle leggi e i compromessi pragmatici, nel corso di un processo che è solo ai suoi inizi. Poco a poco il vostro compito vi condurrà ad arricchire il complesso europeo grazie agli specifici contributi delle diverse parti. Per quanto concerne il diritto, auspico che possiate realizzare una forma particolarmente benefica di progresso nella civiltà, di cui l'Europa ha già percorso molte tappe lungo la sua storia.

Nella nostra epoca, un perfezionamento del diritto, ampliato alla dimensione di una vasta comunità, appare tanto più necessario in quanto la società da esso servita si modifica a seguito di molteplici influssi spesso contraddittori. Gli uomini, di cui il diritto è chiamato a favorire le aspirazioni fondamentali, tendono a disperdersi perseguendo obiettivi diversi, tanto che non è facile discernervi l'essenziale. L'esagerazione di certi desideri, amplificati dai mass-media, i timori provati di fronte a tutte le minacce di violenza e d'instabilità che pesano sul mondo, le ambigue seduzioni che esercitano le inaudite possibilità delle scienze della vita, tutto ciò espone l'uomo contemporaneo a non saper più tracciare la sua strada nella chiarezza, a lasciarsi cogliere dalle vertigini del dubbio e infine a perdere di vista le basi di una sana etica. Grave perciò è il dovere che incombe su tutti quelli che devono esprimere le regole della vita sociale. Essi hanno bisogno di una grande probità intellettuale, hanno bisogno di un grande coraggio per praticare un discernimento arduo ma indispensabile. Da parte sua la Chiesa non risparmia i suoi sforzi per difendere i valori primordiali del rispetto della vita in tutte le sue tappe, i beni inalienabili dell'istituto familiare, l'esercizio dei diritti umani fondamentali, la libertà di coscienza e di pratica religiosa, lo sviluppo della persona nella libera comunione con i suoi fratelli. Ho fiducia che questa intenzione animi anche voi. E formulo il voto ardente che l'Europa sappia reagire a tutto ciò che potrebbe indebolire i benefici di una giusta etica, al fine di porre in evidenza la verità dell'uomo. E come non auspicare che, grazie ad ampliati scambi culturali, tutti i Paesi europei possano promuovere i valori che hanno in comune?


3. Signore e signori, le riflessioni che sto proponendo in merito al diritto e alla giustizia al centro della società trovano un naturale prolungamento negli obiettivi perseguiti sul piano dell'attività economica da parte delle Comunità europee; parecchi organismi stabiliti in questa città vi contribuiscono direttamente.

Le attuali condizioni della vita economica che, a un tratto, cambia e attraversa una crisi, rendono difficile il suo sviluppo e precari i suoi equilibri. Esiste la tentazione di difendere ciò che è più urgente. Le esigenze tecniche di un delicato ordinamento rischiano di lasciare alquanto nell'ombra le finalità che motivano la produzione e gli scambi.

Mi sembra sia più necessario che quanti testimoniano la verità integrale dell'uomo non restino da una parte. Essi devono riaffermare un principio di base: l'insieme delle risorse disponibili e il lavoro hanno il solo scopo di procurare a tutti gli uomini i mezzi per soddisfare la loro vita nel rispetto della loro dignità.

Conviene dare la sua piena estensione al concetto di giustizia. La giustizia è un'esigenza fondamentale per ogni gruppo umano; essa assume nuove dimensioni in un vasto complesso di nazioni associate. So che i problemi che cercate di risolvere sono numerosi. Ci si trova ad affrontare molte ineguaglianze.

In Europa, le diverse regioni si trovano a stadi di sviluppo talmente differenti che i loro abitanti sono lontani dal godere livelli di vita comparabili.

L'evoluzione delle tecniche e degli scambi attraverso il mondo è tale che interi settori di attività entrano in recessione, senza che ciò sia compensato da iniziative sufficienti. Il prezzo principale che pagano gli uomini è la disoccupazione; e sappiamo che cosa comporta di sventura, particolarmente nei giovani. Non si ripeterà mai abbastanza che è responsabilità di tutti il non rassegnarsi; ciascuno deve agire secondo la propria competenza.

Tutte le cause devono essere chiaramente esaminate, le soluzioni devono essere decise e poste in opera accettando che comportino agli uni la rinuncia a certi vantaggi perché gli altri ritrovino l'impiego al quale hanno diritto. Un dovere essenziale concerne i giovani: la società deve organizzarsi perché essi possano ricevere la formazione indispensabile al loro inserimento nella vita attiva e alla loro personale azione per costruire il futuro. Su questi argomenti mi sono espresso più ampiamente nella mia enciclica sul lavoro e nel discorso da me pronunciato durante la mia visita all'Organizzazione internazionale del lavoro (Ginevra, 15 giugno 1982). D'altra parte, vorrei ricordare ancora un altro obbligo veramente umano, quello di permettere alle persone più indifese e più fragili tra noi di avere un posto nella comunità grazie a un'equa divisione, fraternamente accettata, delle risorse.


4. La potenza economica di cui dispone l'Europa ne fa una delle regioni favorite nel mondo, malgrado i reali problemi che essa conosce. Questa situazione le crea una responsabilità nelle relazioni Nord-Sud, dove pure s'impone la giustizia umana. Mentre cerca per se stessa le vie di una solidarietà interna, scartando le tentazioni egemoniche, nello stesso spirito le spetta di estendere questa solidarietà, nella misura più vasta possibile, ai Paesi privi degli stessi mezzi di sviluppo. So che questa è una delle vostre preoccupazioni e che molti sforzi sono seguiti da realizzazioni, come nel quadro delle successive convenzioni di Lomè. Bisogna tuttavia chiedersi incessantemente se tutto quello che è realizzabile e giusto è stato compiuto, di fronte a un'importante frazione di umanità, specialmente in Africa, dove la fame è micidiale, dove la terra s'impoverisce, dove gli Stati sono bloccati dai loro debiti con l'estero e conservano poche capacità d'investimenti produttivi.

Il dramma della povertà esige che tutte le energie siano mobilitate. Un elemento positivo che è bene porre qui in rilievo è la collaborazione delle istituzioni comunitarie con le organizzazioni non governative operanti per lo sviluppo, molte delle quali sono di ispirazione cristiana che sono presenti sul posto e cooperano strettamente con le autorità locali; spesso viene loro permesso di adattare l'aiuto ai suoi destinatari, di sostenere gli sforzi degli agricoltori per migliorare la loro produzione di viveri, di fare della cooperazione uno scambio veramente umano.

Mi permetterete di ricordare qui una preoccupazione spesso espressa e che ha un valore esemplare? Voglio dire che sono numerosi coloro che si oppongono al contrasto tra la miseria di popolazioni prive di nutrimento e il cumulo in Europa di eccedenze alimentari. E' vero che vengono effettuati dei trasferimenti sostanziali; d'altra parte le condizioni pratiche sono ardue e il problema non può essere risolto con una semplice operazione aritmetica.

Ma di fronte all'urgenza, non si potrebbe fare di più? C'è la volontà di fare tutto il possibile perché i frutti della terra siano consegnati a coloro che ne hanno assoluto bisogno, nel momento in cui si realizzano tanti altri scambi di ricchezze? Lavorare per superare un'evidente ineguaglianza significa muovere i primi passi concreti sulla via della vera solidarietà degli uomini, che hanno tutti il diritto di vivere; ed è un'autentica opera di pace.


5. Signore, signori, prima di congedarmi da voi, vorrei salutare cordialmente gli onorevoli membri del Parlamento europeo che hanno partecipato a questo incontro.

Spero di poter rispondere un giorno all'invito che mi hanno rivolto di recarmi alla sede della loro assemblea a Strasburgo. E vorrei esprimere anche la mia considerazione per le persone che assistono il lavoro parlamentare in seno al segretariato generale; il loro compito favorisce una viva relazione degli uomini con le loro istituzioni e contribuisce a far progredire nella coscienza degli europei lo spirito del progetto comunitario.

Numerosi servizi richiedono una reale dedizione ai funzionari che ne assicurano il buon funzionamento; essi devono accettare le costrizioni della lontananza e le esigenze della reciproca comprensione. Vi auguro ogni soddisfazione nello svolgimento di compiti utili nella comunità dei vostri concittadini.

Saluto pure la presenza in questa città di giovani di diverse nazioni, specialmente quelli della scuola europea con i loro educatori: essi sono il segno che le nuove generazioni possono contribuire a un mondo di fraternità e di pace.

A voi tutti rivolgo il mio incoraggiamento. Vi assicuro la mia profonda stima. Prego Dio di ispirarvi, di benedire le vostre persone e le vostre famiglie.

Nella preghiera formulo il voto che la vostra attività sia sempre più un apporto costruttivo, nella fedeltà alle migliori tradizioni dell'Europa, alla causa del diritto e della giustizia.

Data: 1985-05-15 Data estesa: Mercoledi 15 Maggio 1985






GPII 1985 Insegnamenti - Partenza dai Paesi Bassi