GPII 1985 Insegnamenti - Al presidente dello Zaire - Kinshasa (Zaire)

Al presidente dello Zaire - Kinshasa (Zaire)

Titolo: I poveri pagano con lotte fratricide i conflitti dei potenti

Signor presidente della Repubblica, eccellenze, signore, signori.






1. In questa bella giornata di festa in cui mi è dato ritrovare la comunità cattolica dello Zaire, sono felice di poter essere venuto qui a salutare le più alte personalità di questo Paese. Tengo a ringraziare innanzitutto sua eccellenza il signor presidente della Repubblica per la sua calorosa accoglienza e per le parole che mi ha or ora rivolte con una deferenza e una sensibilità che mi toccano profondamente. La presenza dei membri del governo e di numerosi rappresentanti dei Corpi costituiti mi onora e desidero esprimere di tutto cuore la mia riconoscenza.

In voi, signore e signori, vorrei salutare tutta la nazione dello Zaire ed esprimere la mia stima per questo grande Paese che ha da poco festeggiato il venticinquennale dell'indipendenza. Nell'arco di questo periodo, sormontando molte difficoltà e prove, lo Zaire è stato capace di affermare la propria personalità di Paese rispettato dai suoi pari, compiere molti progressi. Voi avete consolidato l'unità di un Paese dalle vaste dimensioni e dalle grandi diversità umane e naturali. Auguro di tutto cuore a tutti i vostri connazionali la comune prosperità che permette la felicità di ciascuno. 2. In questo incontro con voi che esercitate tante responsabilità, vorrei esprimere alcune riflessioni sui compiti che concorrono al bene comune della società. Per la Chiesa, questo è un interesse costante. Certamente, in quanto tale, la Chiesa non ha alcuna pretesa di intervenire nelle funzioni di governo e di decisione che competono ai poteri pubblici. Tuttavia essa considera che faccia parte della sua missione riflettere su tutto ciò che fa il bene dell'umanità. E' in questo spirito che essa svolge un ruolo specifico nella comunità internazionale, ed è in questo spirito che la coscienza di ciascun cristiano si sente impegnata nella vita della nazione alla quale egli appartiene.

In realtà, come ho sottolineato molte volte, seguendo i miei predecessori, è l'uomo stesso a trovarsi al centro delle preoccupazioni della Chiesa. L'uomo in tutte le sue dimensioni, l'uomo che aspira al proprio sbocciare e alla propria responsabilità, l'uomo che aspira a divenire sempre più libero rispetto agli ostacoli e alle prove che gli impediscono d'essere felice, l'uomo che, per sua stessa natura, ricerca una vita fraterna e tranquilla nella società.

I cristiani sono convinti che la madre terra è data agli uomini affinché vi costruiscano una città nella quale, con intelligenza e cuore, possano sviluppare appieno la loro vocazione spirituale. Nel dire questo, avverto che queste affermazioni cristiane sono in sintonia con alcuni dei tratti più salienti dell'anima africana, quali il rispetto della terra dalla quale si nasce, il senso di comunanza, un'apertura spirituale spontanea e profonda.


3. Signore e signori, nell'obiettivo primario che ho or ora ricordato in sintesi, quello di permettere all'uomo il suo pieno sbocciare in seno alla società, si trovano il punto di convergenza e la vera ragion d'essere di tutti i vostri compiti e dell'autorità di cui siete investiti. Non saprei farne un elenco completo, tuttavia vorrei citarne alcuni che presentano un interesse particolare.

Penso anzitutto a tutto ciò che è implicato nell'ideazione di un sistema educativo. La gioventù, così numerosa nelle vostre regioni, merita che le venga offerto il massimo di opportunità di assumere ben presto in carica la propria vita e tutta la vita sociale. Le varie formazioni offerte a un numero molto elevato di giovani sono equilibrate poiché fondono la trasmissione del patrimonio culturale e spirituale dei padri - l'essenziale del quale so quanto teniate a conservare - con l'iniziazione al sapere e alle tecniche necessarie alla vita moderna. E' importante che una generazione motivata e competente inizi la successiva alle regole di vita più sane, alla coscienza professionale, all'onestà, alla ricerca instancabile del miglioramento dei rapporti sociali. In questo modo la tentazione del fatalismo o il timore dell'insano non paralizzano i giovani pronti a sormontarli.

A voi sta anche a cuore di far crescere ciò che si può chiamare senso sociale o senso della comunità a tutti i livelli dell'attività della nazione.

L'economia, l'organizzazione della vita pubblica acquistano tutto il loro valore quando sono messe al servizio dell'uomo, al servizio di tutti gli uomini. Una giusta ripartizione delle risorse e delle responsabilità, la libertà d'iniziativa contribuiscono a far si che tutti vivano in modo degno. La promozione della donna, sposa, madre e cittadina a pieno titolo, esprime la maturità di una società. La solidarietà verso i più poveri, gli ammalati, gli handicappati, le persone anziane, onora la nazione che l'esercita con senso di rispetto.

Le condizioni di vita dipendono sempre più dalla guida assicurata dai responsabili nazionali. così, equilibrare le attività industriali, agricole e terziarie, evitare gli eccessi dell'urbanizzazione, causa di infelicità di una parte troppo grande della popolazione, permettere ai contadini di coltivare la terra senza essere svantaggiati, tutte queste sono pressanti preoccupazioni. Tutto ciò suppone anche delle previsioni a lungo termine, elaborate con buon senso.

Tutto ciò comporta investimenti considerevoli, in un territorio vasto come il vostro, per sviluppare i mezzi di comunicazione di ogni tipo. In un altro ordine di idee, questi obiettivi divengono più accessibili quando nell'esercizio della funzione pubblica prevale una rigorosa onestà, e quando i conflitti che vengono a crearsi sono regolati da un giusto arbitraggio.

Signore e signori, nel ricordare sommariamente tanti aspetti dell'azione perseguita dai responsabili della vita pubblica, non minimizzo affatto le grandi difficoltà che incontrate per raggiungerli, ma so di essere in sintonia coi vostri intendimenti. E spero che la generazione attuale progredirà in tutte queste direzioni malgrado le difficili condizioni nelle quali è posta da uno sviluppo ancora insufficiente e dalle situazioni disuguali e spesso sfavorevoli che regnano attualmente nel mondo. Posso affermare che i cristiani hanno a cuore di assumere attivamente la loro parte degli sforzi necessari; essi sono generosamente disposti a contribuire allo sviluppo armonioso del loro Paese.


4. A proposito delle preoccupazioni, spesso gravi, che suscita la situazione mondiale, ho avuto spesso occasione di esprimermi; l'ho fatto molto di recente, nel corso di questo viaggio in Camerun, parlando ai rappresentanti del Corpo diplomatico, e lo faro tra poco in Kenya, parlando all'Unep. così questa sera mi limitero ad alcune riflessioni che mi sembrano fondamentali.

Le attuali condizioni che influenzano tutte le società, e in particolare quelle dell'Africa, sono di straordinaria complessità. Il fattore più appariscente è costituito, da un secolo à questa parte, dall'incontro delle culture originali dei popoli con l'apporto della società occidentale. Si è prodotta una trasformazione considerevole che sotto molti punti di vista appare irreversibile.

La civiltà tecnica che ha fatto irruzione nell'esistenza dei popoli, lo sfruttamento delle ricchezze del suolo, la giustapposizione di modi di vita diversi, il diffondersi dei viaggi e di tutti i mezzi di comunicazione, un'educazione straniera, nuove condizioni di salute con le loro conseguenze demografiche, tutti questi fattori, intervenuti talvolta non senza violenza, hanno contribuito a creare un rapporto complesso tra i popoli dei diversi continenti. In campo intellettuale, economico e politico, esistono ormai dei rapporti la cui espressione sul piano delle istituzioni e degli accordi costituisce solo l'aspetto più visibile di quanto in realtà tocca la vita di ciascuna persona.

Con queste considerazioni desidero solo ricordare la vera posta in gioco della vita internazionale che le ultime generazioni hanno compiuto ovunque nel mondo, un'evoluzione rapida. Tutti conoscono la stridente disuguaglianza delle possibilità, che è sotto gli occhi di tutti. Le grandi potenze non arrivano a risolvere i loro conflitti; vi coinvolgono i popoli meno sviluppati, che pagano con lotte troppo spesso fratricide. Ciò che poteva costituire scambi vantaggiosi per tutti si trova inficiato dallo sfruttamento disordinato delle ricchezze naturali, da violazioni ai diritti fondamentali degli uomini e al rispetto del loro retaggio culturale peculiare. E come non deplorare le contraddizioni che molte volte si manifestano tra generose dichiarazioni d'intenti e la realtà di un'azione per nulla disinteressata! 5. Signore e signori, se a onore del vero dobbiamo riconoscere ciò che tanto pesa sulla vita dei popoli che aspirano alla prosperità e alla pace per tutti, dobbiamo pero anche rilevare i segni di speranza. Non è inutile che le nazioni si incontrino e dibattano degli ostacoli che trovano sul loro cammino. Non è inutile che il dialogo internazionale prosegua nel quadro delle grandi organizzazioni. Non è inutile che molti uomini da una parte e dall'altra, si dedichino sinceramente alle grandi cause della solidarietà.

E' possibile cercare un equilibrio nuovo tra i popoli della terra.

Animare questa azione è compito dei dirigenti, tenendo pero conto del fatto che essa coinvolge molte altre persone rappresentative. Bisogna accogliere come una fortuna il fatto che divengano continui gli scambi tra intellettuali e tra scienziati, tra operatori sociali, economisti, responsabili spirituali. Si può sperare e prevedere che le influenze diverranno sempre più reciproche, che le culture diverse saranno maggiormente rispettate e che si arricchiranno l'una con l'altra, e infine che da un capo all'altro del mondo si darà ascolto all'appello degli uomini a veder riconosciuta la loro dignità. Senza stancarsi, che coloro che rappresentano i poteri pubblici agiscano insieme a coloro che esprimono le aspirazioni dei propri concittadini in tutti i campi.

La nostra generazione, segnata dalla terribile ferita di una guerra mondiale e dai suoi strascichi, sa bene che l'umanità deve accordarsi, deve unirsi. Essa non vuole cedere allo sconforto di fronte agli insuccessi di concezioni generose che forse sono state considerate utopie. Siamo in un'epoca nella quale ciascuno deve e può svolgere il proprio ruolo nell'insieme delle nazioni. E' ormai chiaro che l'equilibrio del mondo si stabilisce attraverso l'attività concertata dei Paesi che si associano in ciascuna regione e in ciascun continente. So che lo Zaire si preoccupa di favorire l'accordo degli africani e che coopera coi Paesi vicini in svariati gruppi, al fine di promuovere la valorizzazione dei territori e una migliore utilizzazione delle proprie risorse.

Sono segni incoraggianti. Ma ve ne sono molti altri; per fare un solo esempio, voglio citare le riflessioni comuni degli intellettuali africani preoccupati di guardare positivamente al futuro e di assicurare quel dialogo equilibrato e competente che è indispensabile ad un incontro vantaggioso delle culture, a una padronanza delle tecniche e del sapere favorevole allo sviluppo.

Il compito che incombe ai responsabili del bene comune è pesante e grave perché è un servizio fondamentale dell'uomo, ha a che vedere col rispetto della vita e dei diritti fondamentali, e non può essere disgiunto da un'etica giusta. Il mio profondo auspicio è che tutti, con la fiducia dei loro concittadini, possano mettere in atto gli sforzi migliori affinché in ogni circostanza l'esistenza degli uomini sia resa più conforme alla dignità e alla felicità che Dio vuole per essi.

Che Dio benedica il vostro Paese e tutti coloro che cooperano per il suo progresso; l'ho detto con un sentimento tutto speciale nel giorno in cui mi è stato dato di elevare agli onori degli altari la vostra concittadina, vergine e martire, la beata Anuarite Nengapeta. Mi rallegro con voi tutti, non solo con la Chiesa e i cattolici dello Zaire, ma con tutti voi zairesi per questo avvenimento storico di grande rilievo spirituale.

Data: 1985-08-15 Data estesa: Giovedi 15 Agosto 1985





Incontro con la Conferenza episcopale - Kinshasa (Zaire)

Titolo: La vostra Chiesa ha molto ricevuto, ora le viene molto richiesto

Cari fratelli nell'episcopato.


1. Il nostro incontro corona una giornata veramente storica per la Chiesa dello Zaire. Sono felice di trascorrere questa serata con voi, per condividere l'azione di grazia dei pastori dinanzi al dono di Dio manifestato dalla beatificazione della vostra sorella Marie-Clementine Anuarite. Il vostro presidente, monsignor Monsengwo Pasinya, ha or ora espresso la vostra fervida gioia; lo ringrazio di queste parole pronunciate in nome di tutti voi e vi assicuro che partecipo profondamente alla letizia di questo giorno nel quale la beata Anuarite ci conferma nella speranza.


2. Si, la prima zairese innalzata sugli altari ci ispira una profonda azione di grazie. Ecco presentata allo sguardo dei suoi fratelli e delle sue sorelle il frutto ammirevole del Battesimo di questo popolo. Ecco che dopo più di un secolo di pazienti sforzi dei costruttori, l'edificio della Chiesa in questa terra si trova consolidato. Le opere di evangelizzazione, compiute con una pazienza e una generosità eccezionali da tanti uomini e donne venuti da altri Paesi, hanno dato esito a una comunità vitale, in seno alla quale il Signore ha chiamato i propri pastori. Di tutto cuore mi associo all'omaggio che avete reso ai pionieri missionari venuti da lontano, e apprezzo la vostra determinazione di unire in uno stesso corpo di operai apostolici sacerdoti, religiosi e religiose, africani o no, poiché tutti servono un'unica fede nell'unico Signore e Salvatore Gesù Cristo.

Quanto è significativo il fatto che nella vita religiosa Anuarite sia stata guidata prima da una direttrice spirituale venuta dal Belgio, poi da una superiora originaria del suo Paese, mentre un vescovo missionario, che la consigliava e l'ascoltava con fiducia, venne a mancare qualche giorno prima di lei! Vicinissima alle generazioni attuali, questa umile religiosa dello Jamaa Takatifu prende tra il suo popolo il posto dei santi che essa stessa venerava.

Grazie alla sua vita religiosa equilibrata e generosa, alla sua devozione fino alla morte e alla verginità offerta al Signore, Anuarite è tra di voi un segno provvidenziale della presenza di Dio nella sua Chiesa: essa testimonia della grandezza della fede, mostra quale ammirevole trasfigurazione compia la grazia di Dio nell'essere umano a lui unito nel santo Battesimo. Unita a Cristo nella morte ed entrata con lui nella vita nuova del suo regno, possa essa trascinare i propri fratelli e sorelle nella via di santità da lei tracciata! Possa questa martire eletta da Dio diffondere vivamente la propria luce su tutte le vostre diocesi! 3. Tra di voi, Anuarite rende particolarmente presente quell'appello universale alla santità sul quale avevamo già meditato in occasione del centenario dell'evangelizzazione dello Zaire. Senza dubbio vi torna spesso alla mente quel momento commovente dell'ordinazione episcopale nel quale si invocano i santi apostoli, i martiri e tutti i santi della storia a favore di chi, prostrato a terra, si prepara a essere incaricato della plenitudine del sacerdozio. Vescovi, noi siamo i primi chiamati a condurre il popolo di Dio sulle vie della santità; siamo chiamati a conformare noi stessi alla santità dello Spirito che consacra tutto il nostro essere. Che la nostra preghiera, che tutta la nostra vita s'ispiri all'ardore dell'apostolo Paolo impaziente d'impegnare tutto se stesso a imitare Cristo: "E questo perché io possa conoscere lui, la potenza della sua risurrezione, la partecipazione alle sue sofferenze, diventandogli conforme nella morte, con la speranza di giungere alla risurrezione dai morti. Non pero che io abbia già conquistato il premio o sia ormai arrivato alla perfezione, solo mi sforzo di correre per conquistarlo, perché anch'io sono stato conquistato da Gesù Cristo" (Ph 3,10-12).

Pastori, noi seguiamo il Buon Pastore che "offre la vita per le pecore" (Jn 10,11), "con la santità e sincerità che vengono da Dio" (2Co 1,12). Noi affidiamo all'intercessione di Anuarite, fedele fino all'estremo, la santificazione di coloro che hanno avuto la missione di essere per il suo popolo gli intermediari della santità che viene da Dio. E in questo giorno dell'Assunzione invochiamo Maria, Madre della Chiesa, alla quale Gesù sulla croce ha detto che siamo suoi figli; certi del suo appoggio, possiamo svolgere nella pace il nostro compito.


4. Investito della plenitudine del sacerdozio, il vescovo adempie l'atto centrale della propria missione quando celebra il sacrificio di Cristo. Ufficiante supremo della Chiesa locale, in realtà gli è dato agire "in persona Christi". Sacerdote partecipante al sacerdozio di Cristo egli unisce il suo popolo al sacrificio e all'azione di grazie di Gesù, offrendo tutto il proprio essere al Padre affinché la moltitudine sia riconciliata e salvata. Successore degli apostoli, il vescovo è colui che permette alla comunità diocesana di comunicare col pane di vita, di nutrirsi del corpo del Signore e così integrarsi a quel solo corpo composto di innumerevoli membri di cui Cristo è a capo.

L'Eucaristia e l'insieme dei sacramenti costituiscono il fulcro del servizio sacerdotale. Essi sono i veri segni della presenza vivente del Signore.

Celebrare il Battesimo, la Cresima, il perdono, che dispongono i cristiani a partecipare pienamente all'Eucaristia, santificare le coppie attraverso il matrimonio, confortare i malati attraverso la grazia dell'Unzione: tutti questi atti sono un elargire i doni della santità affidati da Cristo alla sua Chiesa. E' compito ammirevole quello di permettere ai fedeli l'incontro col Signore nella liturgia sacramentale.

Compete innanzitutto al vescovo aiutare i cristiani a ricevere i sacramenti e la liturgia della Chiesa nella devozione alla loro istituzione e anche nella bellezza della preghiera espressa dal popolo con tutte le ricchezze della propria anima. La santa liturgia è come il nodo che raccorda tutte le diverse linee dell'azione pastorale; i sacramenti, infatti, segnano e unificano le vie della santità.


5. Il vostro ministero di vescovi si prolunga in quello dei sacerdoti che ad esso partecipano attraverso l'ordinazione che voi avete il compito di conferire loro.

Insieme a voi, essi assicurano la coesione della comunità diocesana, fanno sentire il medesimo appello alla santità, preparano e permettono l'incontro dei fedeli col Signore. Il loro legame con voi è ben stretto, poiché siete voi che li mandate in missione con l'autorità della quale siete rivestiti. Dunque uno dei primi e dei più bei compiti del vescovo è quello di assicurare l'unità del presbiterio, nella sua legittima diversità. La solidarietà spirituale si estende in modo del tutto naturale nei rapporti umani pieni di fiducia, che costituiscono un sostegno indispensabile per i sacerdoti il cui compito è arduo. L'appoggio che essi trovano nel loro vescovo li rende liberi e disponibili in modo da essere pastori devoti e evangelizzatori assidui della comunità nella quale sono mandati.

E' vostro compito vegliare come un padre a che i sacerdoti rimangano fedeli ai loro impegni, che dispongano dei mezzi di sostentamento spirituale e intellettuale che permettano loro di progredire incessantemente nel servizio disinteressato del Signore e dei propri fratelli. Oggi nel vostro Paese numerosi giovani rispondono alla vocazione al sacerdozio, e questo è un segno positivo della vitalità della Chiesa. Conosco gli sforzi che mettete in atto per effettuare la cernita necessaria e prevedere una solida formazione. Voi che avete la responsabilità dell'appello al sacerdozio, sapete che non vi è nulla di più utile che il sostenere i candidati in un approfondimento spirituale nutrito dalla preghiera, affinché assimilino una giusta sintesi del messaggio evangelico illuminato dalla tradizione di tutta la Chiesa, e siano preparati da una vita esigente alle rinunce necessarie alla loro fedeltà. Il popolo di Dio merita sacerdoti che compiano generosamente nella propria vita ciò che adempiono nel loro ministero, come richiede il rituale dell'ordinazione.


6. Come non ricordare anche, ora che abbiamo appena vissuto la beatificazione di Anuarite, la vostra responsabilità nei confronti dei religiosi e delle religiose! Le persone consacrate offrono una testimonianza insostituibile dell'importanza della preghiera, del valore della verginità, del bene costituito dalla vita comunitaria, della devozione alla Chiesa, dalla disponibilità all'aiuto verso gli uomini più poveri e più disorientati. Tutti, uomini e donne, testimoniano attraverso la propria vita offerta e disinteressata la bellezza dell'appello del Signore, gli uni dedicandosi più al rendere lodi e all'intercessione in monasteri da cui esse si irradiano, altri assegnando un posto preminente ai servizi spesso umili e discreti nel campo della carità e dell'educazione. Rispettando i carismi e le strutture proprie di ciascun istituto, seguendo i vescovi fondatori da voi stessi ricordati, vegliate affinché i religiosi e le religiose ricevano tutto l'appoggio spirituale e tutta la formazione che permettano loro di rispondere, attraverso tutta la loro vita offerta senza chiedere nulla in contraccambio, alla grandezza dei voti attraverso i quali si sono impegnati col Signore in seno alla Chiesa.


7. Nelle vostre comunità diocesane, le attività, le preoccupazioni sono numerose.

Animatori, sacerdoti, religiosi o laici, che abbiamo incontrato insieme questo pomeriggio nella Cattedrale, perseguono obiettivi complementari in seno a svariati gruppi o movimenti. Voi avete espresso molte delle vostre preoccupazioni pastorali a questo riguardo, mettendo in evidenza l'ampiezza delle vostre responsabilità. Le tengo tutte molto presenti. Del resto avevamo già affrontato insieme molti di questi temi in occasione dei nostri incontri di lavoro due anni fa a Roma. Questa sera, mi limitero a dire che è compito del vescovo coordinare tutti gli sforzi e orientarli verso l'obiettivo primo che è l'unità di tutta la vita umana trasfigurata dalla luce del Vangelo. Sia che ci si adoperi nel campo della carità, sia che si lavori a promuovere la giustizia della società, sia che ci si dedichi all'educazione dei giovani, che si sostenga la vita della famiglia o che si difenda la dignità di ogni persona umana, la luce principale dell'azione dei cristiani è quella dell'alleanza che Dio stringe con gli uomini attraverso il dono del proprio Figlio, affinché siano santificati il suo nome e coloro che egli ama.

La dottrina sociale, e in particolare la morale familiare, presentano delle esigenze indispensabili per adempiere la volontà di Dio. Non si può rinunciare a esporle e a spiegarle, una volta riconosciuta la bellezza dell'uomo unito a Cristo, che lo rende forte e sostiene la sua fedeltà a colui che è venuto in nome del Signore a cercare e salvare chi si era perso. Si, ci dice san Paolo: "fatevi dunque imitatori di Dio, quali figli carissimi, e camminate nella carità, nel modo in cui anche Cristo vi ha amato e ha dato se stesso per noi, offrendosi a Dio in sacrificio di soave odore" (Ep 5,1-2). I membri del popolo di Dio nella loro diversità rispecchiano, ciascuno secondo la propria vocazione, la presenza di Cristo nella loro vita, grazie alla luce dello Spirito. Insieme, essi formano come un grande mosaico di tessere di colore diverso che formano l'ammirevole immagine di Cristo che comprende tutta l'umanità. E' questa Chiesa che Gesù ha affidato al proprio Padre prima di morire. Egli ha pregato affinché i suoi discepoli fossero consacrati nella verità, affinché continuassero la sua missione nel mondo presso coloro che, grazie alla loro parola, avrebbero creduto in lui, affinché tutti fossero una cosa sola (cfr. Jn 17,17-20).


8. Vescovi di oggi, voi siete, in nome di Cristo, i servitori dell'unità della Chiesa che prosegue e rinnova l'opera di evangelizzazione. Solidali con tutti i successori degli apostoli in ogni angolo del mondo, uniti al successore di Pietro, come testimonia il nostro incontro di questa sera, è vostra missione e anche vostro carisma unire la Chiesa dello Zaire alla Chiesa che vive in tutti i continenti. La vostra Chiesa ha molto ricevuto. Ormai essa è illuminata e sostenuta dalla santità della prima delle sue figlie, presentata al mondo quale inestimabile frutto della sua maturità. Alla vostra Chiesa ora viene chiesto molto, perché segua Cristo con il devoto ardore testimoniato da Anuarite nell'unirsi alla passione al fine di entrare nella vita beata dei redenti.

Fratelli nell'episcopato, prego con voi perché Cristo che vi ha scelti vi dia la pienezza della sua gioia (cfr. Jn 17,13). Siate i discepoli portatori della parola santa, della buona novella per il mondo; saldi nella fede, ardenti nella carità, testimoni della speranza del regno futuro, superate coraggiosamente difficoltà e prove. Condividendo coi vostri fratelli l'inesauribile dono di Dio, siate felici di contribuire all'autentica formazione degli uomini elevati alla dignità di figli di Dio riuniti sotto un solo capo, Cristo. Invoco per voi il Dio vivente e trino nel suo incommensurabile amore, il Dio misericordioso e fedele, affinché vi colmi delle sue benedizioni.

Data: 1985-08-15 Data estesa: Giovedi 15 Agosto 1985





Liturgia per la nuova beata - Lubumbashi (Zaire)

Titolo: Il sangue di Anuarite ha fecondato la prima evangelizzazione




1. "Chi ci separerà dall'amore di Cristo?" (Rm 8,35). San Paolo pose questa domanda ai destinatari della sua lettera, i cristiani della città di Roma, all'epoca di Nerone. Sviluppando, in seguito, le idee contenute in questa domanda, egli rievoca tutto ciò che minacciava, umanamente parlando, quelli che affermavano la loro fede in Cristo nel mondo pagano di allora, ostile al Vangelo: "La tribolazione, l'angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada?".

Anche se tutto questo ci minaccia, anche se "a causa di Cristo" ci tolgono la vita - san Paolo dice: "Per causa tua siamo messi a morte tutto il giorno" e tuttavia "in tutte queste cose noi siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha amati"! Dunque, "nulla potrà mai separarci dall'amore di Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore" (Rm 8,35-39).


2. Queste parole sono state scritte all'epoca romana, quando quelli che si proclamavano discepoli di Cristo si trovarono sottoposti a una grande prova della loro fede e del loro amore per il Salvatore.

Oggi, quando rileggiamo le stesse parole a Lubumbashi, all'indomani della beatificazione della beata Anuarite, esse hanno un'altra portata di quella dei tempi di Nerone, ma vi sono delle somiglianze. Di fronte alla minaccia della morte, Anuarite doveva porsi la stessa domanda: "Chi ci separerà dall'amore di Cristo?". "La morte?". "Né la morte né la vita... né alcuna creatura, nulla potrà mai separarci dall'amore di Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore".

Con tanti uomini e donne che hanno offerto allo Sposo divino la testimonianza definitiva, in tutti i tempi, su tutti i continenti, Anuarite poteva dire: "In tutte queste cose noi siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha amati".

Oggi, è una giovane figlia dell'Alto Zaire che testimonia la fede in Gesù Cristo. Essa ha consacrato la sua vita allo Sposo divino ed è stata fedele fino alla morte. La sua testimonianza, portatrice di fedeltà fino al martirio, con la motivazione puramente, esplicitamente religiosa, ha fatto si che l'attenzione della Chiesa e del popolo zairese si sia fissata in modo speciale sull'analisi del suo caso, in vista della beatificazione, per proporre il suo esempio ai fedeli.

Non lo si può dimenticare: molte altre vittime della violenza ingiusta e della guerra vi sono state in questo Paese e altrove, i cui meriti sono ben noti a Dio. Penso soprattutto ai sacerdoti, ai religiosi, alle religiose e ai laici che hanno testimoniato un grande coraggio nel dono di sé e nel servizio al loro prossimo, nell'attaccamento alla loro fede o alle esigenze della loro vita cristiana a rischio della loro vita. La luce che emana dalla beata Anuarite risplende anche sul loro sacrificio, noi li portiamo nel nostro ricordo riconoscente e nella preghiera che eleviamo anche per i loro amici e la loro comunità.

Anuarite è vicina a noi, perché è nata 44 anni fa. La sua famiglia, le sue sorelle vivono sempre in questo Paese. La fede della bambina, attirata presto dalla vita religiosa, non aveva cessato di approfondirsi, mentre nello stesso tempo scopriva le esigenze dei servizi apostolici e quelle della vita religiosa.

Noi l'ammiriamo in modo particolare perché nulla la distingue, se non la sua semplice fedeltà ispirata dalla fede e dall'amore di Cristo, nel dono totale di se stessa. Non è commovente che le ultime parole segnate sul suo libretto, il giorno del martirio, siano: "La nostra testimonianza di purezza di cuore"? 3. Come lo propone la liturgia, con Anuarite e per lei, noi rendiamo grazie, riprendendo la preghiera di Ben Sirach il Saggio: "Dio, mio salvatore, glorifichero il tuo nome, / perché fosti mio protettore e mio aiuto... / Mi ricordai delle tue misericordie, Signore... / e innalzai dalla terra la mia supplica. / Tu mi hai liberato dal profondo seno degli inferi, / dalla lingua impura e dalla parola falsa. / Per questo ti ringraziero e ti lodero, / benediro il nome del Signore" (cfr. Si 51,1-2 Si 51,8-9 Si 51,5 Si 51,12).

Si, noi ripetiamo questa fiduciosa preghiera e rendiamo grazie, perché la morte non ha avuto l'ultima parola, Anuarite, senza temere coloro che uccidono il corpo, è accolta dal Signore, che le dice: "Mi hai riconosciuto davanti agli uomini, anch'io ti riconoscero davanti al Padre mio che e nei cieli" (cfr. Mt 10,32).

In Anuarite noi riconosciamo la testimone di una Chiesa che allora superava una grande tappa della sua storia. Era come il punto di arrivo della prima evangelizzazione, quando una figlia di questa terra la fecondo col suo sangue verginale. In questo avvenimento, ora che è celebrato con la beatificazione di Anuarite, noi vediamo un punto di partenza. La Chiesa dello Zaire, ormai diretta da vescovi figli del suo popolo, avanza verso la maturità dell'evangelizzazione in profondità. Le difficoltà non le saranno risparmiate, la fedeltà potrà costare molte pene, ma noi chiediamo al Signore che sia il vostro sostegno con la grandezza della sua misericordia e a gloria del suo nome (cfr. Si 51,2-3), affinché insieme anche voi possiate dire: "Nulla potrà mai separarci dall'amore di Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore" (Rm 8,39).

L'amore vero che viene da Dio, l'amore che ha vissuto la vostra prima beata, è necessario in questo mondo dove molti uomini e donne conoscono l'angoscia, la miseria, la fame e, in troppe regioni del mondo, la persecuzione o il supplizio. Questo mondo cambia. In questo mondo molti figli sono tagliati dalle radici dei loro padri. In questo mondo, il piacere dei beni materiali, l'egoismo, il ripiegamento su di sé provocano il male di vivere. Che Anuarite vi aiuti, lei che così bene sapeva rendere gli altri felici, a ridare agli uni e agli altri la gioia di vivere! 4. Fratelli e sorelle di Lubumbashi, dello Shaba, di tutto l'immenso Zaire, il successore di Pietro desidera confermare i suoi fratelli come il Signore l'ha incaricato, rendendo grazie con voi per i doni di Dio, pregando perché tutti siano sempre più fedeli agli appelli di Cristo. Sono felice di celebrare l'Eucaristia con voi che accogliete calorosamente il Vescovo di Roma. E tra voi saluto i vescovi presenti intorno all'arcivescovo di Lubumbashi, monsignor Kabanga Songasonga, che ringrazio per le parole rivoltemi. Voi costituite una Chiesa numerosa e dinamica. La sua vera forza e la sua profonda coesione vengono "dall'amore di Dio riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato" (cfr. Rm 5,5). Questo dono fondamentale sappiatelo accogliere.

Lasciatevi condurre dallo Spirito d'amore in tutte le attività che costituiscono la vita della Chiesa e modellano il suo volto! L'unità fraterna è una base essenziale perché la buona novella possa essere intesa. E' la qualità di ciò che è vissuto insieme che dona alla testimonianza la sua credibilità. Ricordatevi sempre che, alla vigilia della sua morte, Gesù ha detto: "Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri" (Jn 13,35). Si riconosce la comunità dei discepoli di Cristo dal mutuo sostegno dei suoi membri, dalla loro reciproca benevolenza, dalla generosità del loro aiuto vicendevole, dalla buona collaborazione tra i laici, i religiosi e i sacerdoti, dall'intesa tra le generazioni e tra le persone di origini differenti. Per quello che lo Spirito vi dona di compiere in questo senso, noi rendiamo grazie. E pregheremo perché questo amore fraterno in tutta la comunità ispiri un'azione generosa.

La maturità di una Chiesa unita si riconosce dai frutti che essa produce. Apprezzare completamente il loro prezzo, dipende dal giudizio di Dio. Ma noi possiamo riconoscere dei segni. Ne richiamo alcuni per aiutarvi a fare il punto.

Il più visibile di questi segni, sono le assemblee di una Chiesa che celebra la liturgia. La partecipazione di tutti i membri del popolo di Dio, l'ascolto della parola di Dio, l'unione intorno al celebrante che presiede la preghiera e offre il sacrificio del Signore, l'accoglienza del corpo di Cristo, realmente presente, nella gioia della comunione, la chiara solidarietà con tutta la Chiesa nel mondo, tutto ciò esprime la vita interiore di una comunità unita.

L'autenticità della celebrazione è una condizione perché un maggior numero di fratelli raggiungano i discepoli di Cristo, oggi. In questo momento il congresso eucaristico internazionale manifesta tutta la portata della presenza e dell'azione di Cristo salvatore nella sua Chiesa. Tra qualche ora io sarà a Nairobi. Vi invito ad unirvi con il pensiero con tutti coloro che sono là riuniti e con tutte le famiglie della terra.

Ci potrebbe essere la tentazione di ripiegarsi sulla comunità. Ma, limitata al proprio gruppo essa perderebbe, evidentemente, la sua ragion d'essere.

Perché un amore che non si condivide rimane sterile. Il vignaiolo del Vangelo pota i rami e, se non producono frutti, li taglia (cfr. Jn 15,1-9). Bisogna che tutti s'interroghino solidalmente sulla parte di responsabilità che assumono nella testimonianza del Vangelo al di fuori, presso i loro fratelli che non li conoscono, o che se ne sono allontanati. Una Chiesa viva è missionaria. Voi lo sapete, voi che vi impegnate a compiere, nella vostra società, un'evangelizzazione in profondità.

Un altro segno di maturità è la viva relazione della Chiesa locale con le comunità degli altri Paesi che appartengono allo stesso corpo di Cristo. San Paolo parla dei rami innestati sull'olivo, la cui radice è santa (cfr. Rm 11,16-24). Ogni ramo porta all'albero le proprie qualità: quelle che voi potete dare alla Chiesa universale sono considerevoli. Ma il ramo fiorisce veramente quando si lascia invadere dalla linfa che viene dal Signore e quando si integra nell'unica pianta. Fratelli e sorelle dello Zaire, conosco il vigore del vostro ramo; voi ne fate beneficiare le Chiese sorelle in questo continente e ben oltre.

Fatelo a partire dall'unica linfa che è quella del Vangelo trasmesso dagli apostoli e dai loro successori: essi hanno ricevuto il compito di discernere in ogni epoca ciò che lo esprime fedelmente. Al vescovo di Roma spetta particolarmente il ruolo di assicurare l'unità di tutta la Chiesa, al seguito di Pietro.


5. Cari fratelli e sorelle, ho richiamato questi aspetti della comunità che celebra, che assume la missione evangelica e che rimane solidale con tutta la Chiesa. Ora vorrei chiedere con voi al Signore che fortifichi e illumini sempre più ciascuno di voi personalmente nelle differenti azioni delta sua vita di cristiano. Il Vangelo ci dice che Gesù stesso pregava a lungo in tutte le tappe della sua missione. Siete fedeli e disponibili alla preghiera? A ciascuno sta a cuore di prolungare la preghiera comune della liturgia con la preghiera personale di ogni giorno? Ricordatevi che la beata Anuarite non mancava di terminare la sua giornata pregando con Maria e che amava recitare il rosario.

E in quale spirito pregate? Si tratta di ottenere quello che ciascuno ha deciso da sé, o di abbandonarsi alla volontà di Dio? Si tratta di dar sfogo ai propri sentimenti, o piuttosto di lasciarsi invadere dalla presenza e dalla parola di Dio? Si è disposti anche, molto semplicemente, a trovare il tempo per condividere la propria esperienza spirituale con i fratelli e, nei diversi gruppi, ad aiutarsi reciprocamente sulle vie di Dio? Lo Spirito di Dio si unisca al vostro spirito, per permettervi di approfondire l'esperienza della preghiera (cfr. Rm 8,26).


6. Concludendo il discorso sulla montagna, Gesù dichiara: "Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli" (Mt 7,21). E' in tutti i campi che d'azione del cristiano deve consistere nel "fare la volontà del Padre mio". Alcuni trovano ciò impossibile, scoraggiante... La legge può sembrare dura... Ma, quando si è scoperto che si è amati da Dio, come non desiderare di ordinare la propria condotta alla luce della sua parola, come non consentire alle esigenze della giustizia e dell'amore, a quelle di un vero rispetto dell'uomo che ha la dignità di figlio di Dio? E se si è sinceri e umili, come non ammettere che la Chiesa ha il dovere di enunciare le regole morali conformi al Vangelo? Se la debolezza, gli influssi contrari, rendono difficile l'osservanza di una sana morale, non bisogna scoraggiarsi: la misericordia e l'esigenza si accordano nell'amore unico del Signore; il sostegno della grazia non manca a chi l'invoca. E se qualcuno cade, in rotta con la legge di vita, i suoi fratelli gli tendano la mano e, soprattutto, sappia che il Signore è pronto a perdonare coloro che si rivolgono a lui. San Paolo esprime con forza questo aspetto del ministero apostolico: "Tutto questo viene da Dio, che ci ha riconciliati con sé mediante Cristo e ha affidato a noi il ministero della riconciliazione" (2Co 5,18).

Sulla via del bene, gli esempi luminosi sono numerosi nella comunità cristiana. Non dimentichiamo la fedeltà di Anuarite! Dio doni alle sue sorelle e ai suoi fratelli lo stesso coraggio per seguirlo sulle strade, ma nobili, che conducono al suo regno! 7. Orientare la propria vita secondo la legge di Dio, conduce alla generosità piuttosto che alla ricerca del proprio interesse. Significa rispettare la vita e la dignità di ogni essere umano; significa cercare, in tutte le circostanze, la giustizia, assicurare le funzioni di cui si è incaricati con una stretta integrità, contribuire alla buona intesa e alla pace tra i gruppi; significa fare un uso avveduto delle risorse di cui il Creatore ci permette di disporre, affinché ciascuno benefici della giusta parte che gli è necessaria per vivere convenientemente, curare il proprio corpo, sviluppare la propria intelligenza, dimostrare le proprie capacità personali, assumere le proprie responsabilità familiari.

Fratelli e sorelle cristiani, la fede e l'amore - che sono benefici di Dio - siano per voi delle ragioni per lavorare nella società con generosità: assumete pienamente il vostro ruolo nello sviluppo del Paese. Siate portatori di speranza, siate fedeli ai grandi valori umani quando contribuite all'educazione dei giovani, alla costruzione della civiltà nella pace. Siate aperti al dialogo con coloro che non condividono la vostra fede, e con i cristiani che non si riconoscono nella Chiesa cattolica.

"Voi siete il sale della terra" (Mt 5,13). Con queste parole Gesù vi incarica di far scoprire ai vostri fratelli che quando si entra nell'alleanza con Dio, l'esistenza umana ha più gusto, ossia più grandezza e più bellezza. Il Vangelo che noi portiamo è come il sale, o come il lievito, nella pasta già intrisa da tutte le culture, da tutte le generazioni. Liberi figli dell'Africa, rendete grazie per l'incontro delle ricche eredità dei vostri popoli con l'eredità del Figlio di Dio, lui che ha offerto la sua vita perché gli uomini di tutti i continenti diventino insieme suoi fratelli! 8. Tutto il senso della vita cristiana, con le sue esigenze e con la sua gioia, noi lo vediamo compiuto con i santi. In essi, noi glorifichiamo l'opera più bella della creazione di Dio, della redenzione, della santità comunicata dal Padre, dal Figlio e dallo Spirito Santo.

La loro presenza è per noi una grande sfida. E' la viva espressione della sfida del regno di Dio, rivolta agli uomini che vivono in questo mondo in cui non è stata ancora edificata la nostra dimora definitiva.

Ecco la vostra compatriota Anuarite - vostra compatriota e vostra contemporanea - essa si presenta oggi davanti a tutto il popolo di questa terra africana e gli ripete le parole di Cristo: "Chi mi riconoscerà davanti agli uomini, anch'io lo riconoscero davanti al Padre mio che è nei cieli" (Mt 10,32).

Con la prima figlia dello Zaire elevata agli altari, ascoltiamo con fiducia le parole esigenti del nostro Redentore, con lei che non ha rinnegato il Signore, con lei che la sua fedeltà ha condotto al sacrificio della propria vita.

Grazie alla testimonianza che ci viene data, può maturare in noi la convinzione che siamo salvati da Cristo: nulla "potrà separarci dall'amore di Dio, in Cristo Gesù"! Beata Anuarite, nostra sorella, ottieni per noi dal Signore la grazia di essere per sempre uniti in lui! Amen. Data: 1985-08-16 Data estesa: Venerdi 16 Agosto 1985






GPII 1985 Insegnamenti - Al presidente dello Zaire - Kinshasa (Zaire)