GPII 1985 Insegnamenti - All'assemblea generale della Cei - Città del Vaticano (Roma)

All'assemblea generale della Cei - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Opportune linee pastorali alla luce del discorso di Loreto

Venerati fratelli nell'episcopato.


1. A voi tutti il mio saluto cordiale. E' ancor vivo nel mio animo il ricordo dell'incontro che ho avuto con voi e con una qualificata rappresentanza delle vostre comunità diocesane in occasione del recente Convegno di Loreto, nel quale mi è stato dato di fare una particolare esperienza dei vivaci fermenti, delle tensioni e dei problemi, ma anche delle disponibilità e delle prospettive, presenti nella realtà ecclesiale italiana.

Sono lieto di essere anche oggi fra voi, per portarvi la conferma della mia fraterna comunione nella carità di Cristo, e insieme per offrirvi il sostegno del mio incoraggiamento a perseverare nella dedizione generosa con cui state spendendo le vostre energie a servizio del gregge nel quale lo Spirito vi ha posti come maestri e Pastori. Ho ricevuto con piacere il messaggio che mi avete inviato all'inizio della vostra assemblea e ho tratto conforto dai sentimenti che avete in esso manifestati. Ve ne sono grato.


2. Il lavoro che siete chiamati a svolgere in questa XXV assemblea generale è impegnativo: l'ordine del giorno è molto denso e sottopone al vostro esame temi che, dal punto di vista pastorale, appaiono di grande importanza.

Vi è innanzitutto la "nota pastorale" dell'assemblea sul menzionato Convegno di Loreto. Essa dovrà proporre le opportune linee pastorali di azione in rapporto ai grandi problemi dell'ora presente alla luce di quanto ho ritenuto di dover esporre nel discorso rivolto ai partecipanti al Convegno. Occorre ora impegnarsi con leale coerenza, a far si che la Chiesa in Italia possa presentarsi sempre più come comunità riconciliata, che annuncia, celebra e realizza la riconciliazione.

Sono certo che ciascuno di voi, in armonia col clero, con i religiosi e i fedeli, non mancherà di fare quanto è in suo potere per essere all'altezza di una situazione complessa e delicata, nella quale è indispensabile che tutte le forze valide siano chiamate a raccolta e invitate a rendere testimonianza, con la parola e con l'esempio, a Cristo, supremo riconciliatore degli uomini tra loro e col Padre.


3. Altri argomenti di grande rilievo nel menzionato ordine del giorno sono l'insegnamento della religione nella scuola statale e quello, in qualche modo connesso, della verifica dei nuovi catechismi.

Quanto ai nuovi catechismi, non occorre spendere parole per rilevarne l'eccezionale importanza. Voi ben sapete quanta cura ha sempre posto la Chiesa delle generazioni passate nel predisporre buoni testi catechistici. Lo stesso Concilio di Trento volle la compilazione di un "catechismus ad parochos", nella convinzione che un'adeguata trasmissione dell'autentica dottrina sarebbe stata la premessa più efficace per la stessa azione di riforma generale della Chiesa.

Giustamente perciò voi intendete dedicare particolare attenzione a questo compito mediante un accurato studio dei testi già sperimentati negli anni scorsi. Desidero assicurarvi che accompagnero questa vostra fatica col più vivo e grato interesse.

Ho infatti presenti e come davanti agli occhi le prossime generazioni, che nei catechismi da voi approntati potranno approfondire la loro chiamata alla conoscenza del mistero di Cristo, all'amore di lui tradotto nella sequela e nella testimonianza di fronte al mondo. Dal grado e dall'autenticità di quella conoscenza dipenderà non soltanto la "salvezza" personale di ciascuno, ma anche la sua capacità di farsi lievito nella massa per promuovere entro la comunità degli uomini una "societas" non solo pacifica, ma anche pienamente umana.

Si profilano all'orizzonte grandi sfide etiche, alle quali è connessa la sopravvivenza stessa dell'umanità. Predisponendo i propri catechismi, la Chiesa di oggi è consapevole di assolvere a un compito fondamentale nei confronti della Chiesa e della società civile di domani. Tutto questo voi avete già intuito quando, nel documento preparatorio del Convegno di Loreto, avete indicato nella catechesi sui valori etici fondamentali uno dei contributi più efficaci che la Chiesa in Italia può offrire al futuro della comunità umana.

Occorre, pertanto, che i nuovi catechismi si presentino con buone modalità espositive e con un solido impianto dottrinale, proponendo insieme con l'interezza del mistero cristiano della salvezza (fede-morale-sacramenti-preghiera), anche le sue connessioni interne, con particolare riguardo all'interdipendenza tra i valori umani fondamentali e le verità cristiane che ne offrono la giustificazione e la radice più profonda.

All'origine di non poche crisi di fede sta infatti una carente formazione catechetica. Sono quindi ben lieto di incoraggiare quanto di serio viene fatto per trovare, in armonia con le indicazioni date dai competenti organi della Santa Sede, la via più adatta per giungere all'uomo moderno, tanto più assetato di certezze quanto più confuse e discordi sono le voci che risuonano intorno a lui.


4. E' importante perciò disporre di buoni testi per un'adeguata catechesi; ma importante è pure avvalersi di ogni opportunità che possa servire come preparazione alla catechesi o come ulteriore riflessione sui suoi contenuti. Tra queste opportunità emerge, per il significato sociale che riveste e per l'ampiezza dell'uditorio a cui si rivolge, l'insegnamento religioso nella scuola statale. Io unisco volentieri la mia voce alla vostra, venerati fratelli, nel richiamare le famiglie e gli alunni al dovere di non trascurare questa possibilità, anzi questo diritto, che anche l'accordo concordatario del 18 febbraio 1984 loro riconosce. La formazione religiosa è parte integrante della formazione umana e l'educazione cattolica è un diritto e un dovere dei battezzati.

In questa prospettiva occorre affrontare il problema della preparazione e dell'aggiornamento dei professori di religione, essendo ben chiaro che dalla qualità del loro insegnamento dipenderà in misura non piccola sia l'incidenza formativa sugli alunni sia l'opzione che questi poi esprimeranno nei confronti di tale insegnamento. Importante si rivela pure, da questo punto di vista, la preparazione di testi che, ben rispondendo alle esigenze delle nuove generazioni, siano in grado di suscitare il loro interesse per il tema religioso e, in particolare, per le grandi verità del cristianesimo.


5. Venerati fratelli, l'agenda dei lavori di questa vostra assemblea generale riserva uno specifico punto alla trattazione dei problemi del clero alla luce della nuove norme canoniche e concordatarie. Ciascuno di noi è perfettamente conscio dell'importanza che l'opera dei sacerdoti riveste nella quotidiana sollecitudine per le necessità del gregge di Cristo. "I vescovi - riconosce espressamente il Concilio Vaticano II - grazie al dono dello Spirito Santo che è concesso ai presbiteri nella sacra ordinazione, hanno in essi dei necessari collaboratori e consiglieri nel ministero e nella funzione di istruire, santificare e governare il popolo di Dio" (PO 7).

Sono certo di interpretare il sentimento di voi tutti nel rivolgere ai sacerdoti uno speciale pensiero di apprezzamento e di gratitudine: nel turbinio delle grandi città come nella solitudine dei piccoli paesi di montagna essi sono i generosi lavoratori della vigna evangelica, sono le scolte avanzate a presidio dell'ovile di Cristo. Se è dovere di noi vescovi preoccuparci delle loro necessità spirituali, non meno impellente deve essere la preoccupazione per le loro esigenze di ordine materiale, così che ad essi non manchi quel dignitoso sostentamento che si addice ai ministri di Dio.


6. Accanto ai sacerdoti sono chiamati a operare per l'avvento del regno di Dio i laici. Il Concilio Vaticano II ha posto in viva luce la loro specifica vocazione, sottolineando con forza l'importanza del loro contributo alla missione salvifica della Chiesa nel mondo.

L'accresciuta coscienza del ruolo che i laici hanno nell'opera di salvezza costituisce senza dubbio un "segno dei tempi". E' per questo che ho voluto, venendo incontro del resto al suggerimento di molti vescovi di varie parti del mondo, che la vocazione e la missione dei laici fossero oggetto di specifico esame da parte del prossimo Sinodo ordinario dei vescovi, previsto per l'autunno del 1987. Vi sono grato per aver messo anche questo punto nell'ordine del giorno della vostra assemblea. La riflessione della Chiesa su questo tema e la preghiera di questi anni di preparazione concorreranno certamente a promuovere un nuovo slancio apostolico del laicato secondo lo spirito del Concilio Vaticano II.


7. L'applicazione del Concilio è un compito che ci riguarda tutti da vicino e che chiama in causa l'impegno generoso del popolo di Dio e, in primo luogo, dei pastori. Da parte mia, con l'aiuto di Dio nulla voglio tralasciare di quanto può rivelarsi utile all'attuazione di tale compito, che tocca così intimamente il bene della Chiesa e dei singoli fedeli. In tale linea deve essere interpretata anche l'iniziativa che ho preso di indire un Sinodo straordinario per il prossimo autunno, nella ricorrenza del ventesimo anniversario della conclusione di quello storico evento.

Anche di questo voi vi occupate in questa vostra assemblea. Ve ne ringrazio, nella convinzione che solo col contributo di tutta la Chiesa la celebrazione di quella ricorrenza potrà rivelarsi veramente incisiva e feconda.

Chiedo fin d'ora a voi, al clero, ai religiosi e alle religiose, come anche a tutti i fedeli, il conforto del loro impegno e di una speciale preghiera, perché la preparazione del Sinodo straordinario e il suo svolgimento giovino alla migliore comprensione del genuino messaggio del Concilio, favorendone la sempre più generosa accettazione da parte di tutte le componenti del popolo di Dio, a vantaggio della Chiesa e dell'umanità stessa nel suo insieme.

Ultimo argomento di questa vostra assemblea è il Simposio dei vescovi d'Europa. Sono certo che i vescovi italiani, mediante i loro delegati, contribuiranno all'approfondimento collegiale di temi riguardanti un continente, che ha avuto e dovrà continuare ad avere una grande parte nella storia della Chiesa cattolica.

Ci sia vicina la Vergine santa col sostegno della sua materna sollecitudine. Come fu al centro del collegio apostolico per implorare su di esso la discesa dello Spirito, così resti con noi per ottenerci, fra le quotidiane fatiche del ministero pastorale, nuove effusioni dei doni del Paraclito. Con questo augurio, vi imparto di cuore, quale pegno di fraterno affetto, la mia apostolica benedizione.

Data: 1985-05-30 Data estesa: Giovedi 30 Maggio 1985





Alla mostra "Dante in Vaticano" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Ripercorrere il cammino di Dante verso il mistero di Dio

Carissimi artisti.


1. Siate i benvenuti. La vostra affettuosa presenza mi reca una grande gioia. Con le vostre incisioni della Divina Commedia mi offrite un modo di vedere e di sentire il grande poema attraverso la verità e la bellezza delle immagini. Vi ringrazio con tutto il cuore.

Nel tempo di una civiltà visiva che affida i suoi messaggi alla rapidità del comunicazioni con i mass-media, la poesia potrebbe sembrare lontana dalla realtà. Eppure il mondo dantesco medievale ha potuto passare in voi, nella vostra coscienza; voi lo avete vissuto spiritualmente per poterlo donare, un'altra volta, attraverso il valore delle forme artistiche.

Possiamo leggere così Dante, in queste vostre felici intuizioni, come un'esortazione a godere di una realtà visualizzata, che parla della vita dell'oltretomba e del mistero di Dio con la forza propria del pensiero teologico, trasfigurato dallo splendore dell'arte e della poesia, insieme congiunte.

Voi, cari artisti, avete certamente sentito i richiami di una storia perenne che riaffiora, oggi, con nomi diversi, e per questo vi siete avvicinati a Dante, vedendo rispecchiato in lui il nostro mondo attuale e le nostre speranze.

Dante lotto per la giustizia, non l'ottenne dagli uomini, la chiese a Dio; la sua fede lo sostenne nel suo viaggio terreno, nonostante l'esilio e le condanne.


2. Vedro tra poco, cari artisti, questa esposizione che la Casa di Dante con i suoi consiglieri, seguendo le sue nobili tradizioni di cultura, ha desiderato allestire in un ambiente così solenne. Compiro anch'io un viaggio tra la desolazione della città del fuoco, attraverso l'espiazione liberatrice dalle colpe, fino alla suprema gioia della "candida rosa".

Senza dubbio il poema dantesco, come racconto, richiama le composizioni dell'arte medievale. Si tratta di simboli e di allegorie per chiarire i concetti.

La sostanza è teologicamente vera, ispirata alle Sacre Scritture, alle considerazioni dei Padri e dei teologi; le forme sono quelle del tempo, che tentava con ogni mezzo la didascalia sacra, il contatto con il popolo. Era una predicazione popolare, che aveva bisogno d'innalzarsi alla dignità dell'arte sulla facciata delle cattedrali, negli affreschi dell'abside, negli archi di trionfo.

Dante fu coinvolto da questo racconto teologico, e trovo la parola, che proveniva dalla sua diretta esperienza, per chiarire nella forma narrativa il distacco dalle cose vane e peccaminose della terra e la purezza sublime delle grandi prospettive della fede.


3. C'è un'indicazione preziosa che fa parte dell'ascesi cristiana, e che in italiano trova espressione in un verbo molto efficace: "transumanare". Fu questo lo sforzo supremo di Dante: fare in modo che il peso dell'umano non distruggesse il divino che è in noi, né la grandezza del divino annullasse il valore dell'umano. Per questo il poeta lesse giustamente la propria vicenda personale e quella dell'intera umanità in chiave teologica; per questo spiritualizzo il sistema planetario, vide i cieli come narratori privilegiati della gloria di Dio, inondo di luce le balze del Purgatorio e i cieli del paradiso. La luce, in particolare: tutto il Medioevo parlo della luce, cerco la luce nello splendore dei mosaici per la vibrazione delle tessere musive, volle una luce diversa nelle chiese per mezzo delle celebri vetrate istoriate.

Quanti personaggi, peccatori e santi, quante vicende storiche, quante sofferenze e gioie e speranze si affacciano nelle tre Cantiche! Quanti problemi di filosofia e di teologia! Quanti ritorni in terra per collegare l'aldilà con l'umana esperienza! Voi artisti avete voluto rendere, con immediata concretezza, la realtà spirituale e fantastica del poema, come meditazione, contemplazione, amore supremo, consegnando le vostre intuizioni a queste acqueforti che ora sono offerte al nostro godimento.

Possa chi le guarda sentirsi interiormente stimolato a ripercorrere il cammino di Dante, con lui risalendo, oltre la "picciola vigilia d'i nostri sensi" (Inf., XVI, 114-115), fino alla contemplazione de "l'Amor che muove il sole e l'altre stelle" (Par. XXIII, 145).

Con questo augurio, inpartisco a voi e ai vostri familiari la mia affettuosa benedizione.

Data: 1985-05-30 Data estesa: Giovedi 30 Maggio 1985




A diplomatici latinoamericani - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Aiutate i vostri popoli a essere protagonisti di pace

Illustri signori.

Siate i benvenuti a questo incontro che mi permette di entrare in contatto con voi, funzionari del servizio diplomatico latinoamericano, che partecipate a Firenze ad un "Corso di specializzazione in relazioni internazionali", organizzato dal ministero degli Affari esteri italiano.

Sono sommamente lieto di incontrare, come negli anni passati, un gruppo di professionisti della diplomazia provenienti dai Paesi dell'America Latina, con i quali la Santa Sede mantiene vincoli tanto speciali che derivano dalle origini stesse delle vostre nazioni. Ringraziando il vostro collega per i nobili sentimenti che a nome di tutti ha desiderato manifestarmi, vorrei rivolgervi alcune parole nell'ambito della specializzazione che con questo corso state portando a termine per un migliore servizio ai popoli che rappresentate.

In un mondo come il nostro, nel quale interessi contrapposti minacciano frequentemente la stabilità e la pace delle nazioni, il compito del diplomatico acquista un rilievo particolare nelle relazioni internazionali, sia a livello bilaterale che multilaterale. Sebbene le decisioni ultime sono nelle mani degli uomini di governo, l'attività del diplomatico, informando con veracità e precisione, orientando verso cammini di soluzione, creando ponti di dialogo, di negoziato e di intesa, rappresenta uno strumento insostituibile nell'ordine internazionale.

Il valore supremo della pace, della quale dovete essere convinti promotori, difensori infaticabili e che, se necessario, dovete ristabilire, deve collocarsi tra le vostre priorità di professionisti della diplomazia. Desidero qui ricordare i principi di reciprocità, di solidarietà e collaborazione effettiva nelle relazioni internazionali che furono oggetto delle mie riflessioni nel discorso pronunciato al Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede all'inizio del presente anno.

Sono principi validi per tutta la comunità internazionale e, in particolare, per la comunità di nazioni che formano il cosiddetto continente della speranza. Le vostre comuni radici storiche, culturali, linguistiche e di fede devono essere potenziate perché si riaffermino in America Latina i valori spirituali e morali che configurano più autenticamente l'origine e la vocazione di quei popoli giovani, chiamati ad avere un indubbio protagonismo sulla scena mondiale.

Permane vivo nella mia mente il grato ricordo delle giornate ecclesiali vissute durante i miei viaggi apostolici in America Latina. Nella vostra carriera diplomatica, non risparmiate sforzi per servire quei nobili popoli coi quali ebbi l'opportunità di partecipare a indimenticabili celebrazioni di fede e di speranza.

Nella Santa Sede troverete sempre deciso appoggio e sostegno ai vostri futuri impegni in favore della pace, a difesa della dignità umana e per la promozione del bene integrale dell'uomo. Vengono alla mente queste parole di san Paolo che potrebbero essere lo slogan del diplomatico cristiano: "Noi fungiamo da ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostro" (2Co 5,20).

A conclusione di questo incontro, vi esprimo i miei migliori auguri per il felice esito dei vostri lavori nel corso che state realizzando mentre di cuore benedico gli organizzatori, voi, le vostre famiglie e i Paesi che rappresentate.

Data: 1985-05-31 Data estesa: Venerdi 31 Maggio 1985





A pellegrini calabresi - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Coraggio per una più viva animazione cristiana e sociale

Carissimi fratelli e sorelle delle Chiese di Calabria.


1. Vi ringrazio sinceramente per il magnifico spettacolo che voi quest'oggi mi offrite con la vostra presenza così numerosa e festosa, ma anche così significativa, giacché i vostri volti e i vostri costumi richiamano alla mente le tre giornate da me trascorse con voi, nell'ottobre dell'anno scorso nella vostra terra. Le impressioni di quel pellegrinaggio rimangono indelebili nel mio cuore e alimentano sentimenti di fiducia e di speranza, pur non ignorando i non pochi problemi, da cui la vostra terra forte e generosa è ancora travagliata.

Vi sono riconoscente per questa visita, con la quale intendete ricambiare quella da me compiuta presso le vostre comunità cristiane di Lamezia Terme, di Serra San Bruno, di Paola, di Catanzaro, di Cosenza, di Crotone, di Reggio Calabria. Questi nomi fanno riecheggiare nel profondo del mio animo le stupende manifestazioni di fede e di calore umano dimostrate in quelle tappe del mio viaggio pastorale.

Ringrazio monsignor Giuseppe Agostino, presidente della Conferenza episcopale calabra, per le fervide parole che ha voluto indirizzarmi, a nome anche di tutti voi e di tutti i calabresi rimasti a casa. Con lui saluto tutti i venerati arcivescovi e vescovi della regione, il clero, i religiosi e le religiose partecipanti a questo pellegrinaggio sulla tomba di san Pietro. Un pensiero particolarmente affettuoso va ai rappresentanti dei giovani e del laicato cattolico, ai quali desidero rivolgere una parola di compiacimento per l'impegno che dimostrano nell'opera di animazione cristiana, e di incoraggiamento a perseverare nella fatica in difesa dei valori morali e spirituali, oggi da più parti insidiati. Un rispettoso e deferente pensiero rivolgo ai presidenti del Consiglio e della Giunta della regione, e a tutte le autorità e personalità civili delle rispettive città, le quali con gesto di spirituale solidarietà hanno voluto associarsi a questo significativo incontro: a loro, come pure alle autorità militari, che con spirito di vera dedizione al dovere si prodigarono per assicurare l'ordine e il tranquillo afflusso dei fedeli durante la mia visita, porgo voti sinceri, invocando dal Signore abbondanti ricompense di serena prosperità civile.


2. Nell'onda di questi ricordi profondamente impressi nell'animo di ciascuno, siamo oggi qui riuniti per ribadire e per confermare tutte quelle parole, idee, messaggi e propositi, che nacquero in quegli incontri pastorali e che per molti hanno segnato una tappa importante nel proprio cammino spirituale. L'odierno incontro deve servire anche per fare una verifica dopo quell'evento ecclesiale.

Voglio sperare che voi non mancherete di rileggere la storia religiosa della vostra regione, che ha accolto il messaggio cristiano fin dal primo secolo, alla luce splendente dei santi calabresi che hanno forgiato generazioni di cristiani secondo lo spirito del Vangelo e della croce di Gesù Cristo. Come non rievocare alcune figure emblematiche, che ebbi occasione di venerare nel corso della mia visita: san Nilo e san Bartolomeo, illustri rappresentanti del monachesimo cenobitico; san Bruno, che diede impulso in Calabria al monachesimo certosino, fondando quella splendida Certosa, che ancora porto davanti al mio sguardo; san Francesco di Paola, il santo dell'umiltà e della carità, sempre vicino al cuore della gente.

Gli altri esempi di questi santi luminosi, e sempre attuali, devono costituire uno stimolo costante per quella animazione cristiana e sociale della Calabria, oggi, non meno dei tempi passati, bisognosa di uomini e donne che sappiano testimoniare con coraggio l'impegno per una rinascita spirituale. Sul loro esempio, occorre promuovere, anzitutto, una formazione continua delle coscienze cristiane, fondata sulla fede cattolica, che dia all'uomo e alla donna di oggi profonde motivazioni della propria adesione a Cristo, al suo Vangelo e alla sua Chiesa.

Occorre far percepire tutta la bellezza della partecipazione alla vita liturgica e sacramentale, con particolare riferimento alla celebrazione della domenica, giorno del Signore e signore dei giorni. Nell'ambito dell'itinerario formativo occorre rivalutare quel vasto fenomeno della religiosità popolare che, ricondotta al suo profondo significato di fede, può costituire un grande patrimonio spirituale, assai utile per la crescita nella vita interiore.


3. Ma i santi calabresi, soprattutto san Francesco di Paola, non hanno disatteso l'impegno sociale, anzi non hanno lasciato occasione per porsi a servizio e a sollievo dei poveri, dei deboli e dei malati. Oggi il problema sociale che tocca la Calabria va sotto il nome più vasto di "questione meridionale": si tratta dei problemi riguardanti le differenti condizioni di vita delle popolazioni meridionali e quelle più specificamente calabresi; gli aspetti relativi alla vita morale e religiosa e alla coerenza nei comportamenti privati e pubblici; le preoccupazioni sociali relative alla disoccupazione, specialmente quella giovanile e intellettuale, e il problema di fondo di un più vasto e omogeneo sviluppo economico, che riguarda non solo la Calabria ma tutte le regioni del Mezzogiorno d'Italia.

Davanti a questi e altri problemi i cristiani non possono rimanere inerti e tacere o, quel che sarebbe peggio, restare indifferenti. Essi hanno il dovere non solo di denunziare queste realtà, ma devono soprattutto impegnarsi per creare negli uomini e nelle donne, in particolare tra i giovani, una viva coscienza morale e sociale, che susciti iniziative destinate a portare concrete soluzioni. Ed essi certamente raggiungeranno questo traguardo se si lasceranno condurre non solo dal senso delle leggi umane, ma anche e direi specialmente da quella divina. Infatti, come ebbi a dire a Lamezia Terme al mio primo arrivo in Calabria: "La legge divina costituisce il fondamento di ogni vera giustizia, e solo tenendo conto di essa è possibile dare origine a modelli sociali conformi alla dignità umana. Quando si offusca la luce della norma morale, all'uomo viene a mancare la stella polare su cui orientare il proprio comportamento di vita e finisce con l'organizzare la terra contro se stesso" (5 ottobre 1984).

Come nel passato, ancora oggi la Chiesa di Calabria in tutte le sue componenti, vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose, associazioni e movimenti ecclesiali, laici di tutte le generazioni e categorie sociali, ha un ruolo fondamentale da svolgere nella società calabrese: innanzitutto la sua missione evangelizzatrice, la stessa di duemila anni fa, che oggi diviene nuova evangelizzazione; dalla luce del Vangelo scaturisce poi per ogni cristiano, cittadino di Calabria, l'impegno di operare per la rinascita morale, sociale ed economica della regione.

Siate quindi, come san Paolo che approdo a Reggio Calabria, annunciatori di Cristo; e siate insieme forza decisiva di promozione umana e sociale, siate la speranza e l'avvenire cristiano della Calabria.


4. Passo ora a salutare i fedeli della parrocchia romana di Santa Maria Consolatrice, qui venuti per festeggiare il 40° anniversario dell'erezione canonica. Con il cardinale Vicario Ugo Poletti e il cardinale titolare Giuseppe Ratzinger, saluto i vostri antichi pastori, i venerati fratelli nell'episcopato Carlo Maccari, Giovanni Canestri, Ennio Appignanesi e Massimo Giustetti. Un saluto speciale va poi all'attuale parroco, don Enrico Pomili, alle suore dell'Istituto Maria Santissima Consolatrice e alle Oblate del Sacro Cuore: le une e le altre sono benemerite per aver svolto in questi 50 anni la loro attività apostolica nel quartiere Tiburtino.

Cari parrocchiani, prendete stimolo da questa ricorrenza per ravvivare la vostra fede nel Signore Gesù e per onorare maggiormente la Madre sua, santa Maria consolatrice, Patrona della vostra parrocchia. "Ad Iesum per Mariam": ecco l'itinerario di chi vuol raggiungere veramente il traguardo della perfezione cristiana. Il luogo privilegiato di questo itinerario è la parrocchia: amate la vostra parrocchia, frequentatela e assistetela con la vostra solidarietà. Da parte mia, prego la Madre di Gesù perché non vi faccia mancare la ricchezza delle sue grazie e delle sue consolazioni.

Su tutti e su ciascuno invoco la pienezza dei favori celesti, che desidero avvalorare con la mia benedizione.

Data: 1985-06-01 Data estesa: Sabato 1 Giugno 1985





Ai ministri dei Trasporti europei - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Fede e civiltà avanzano sulle strade costruite dagli uomini

Signori ministri dei Trasporti dei Paesi dell'Europa, signore e signori.


1. Sono lieto di incontrarmi oggi, mentre siete riuniti a Roma per la vostra periodica conferenza, alla quale partecipano i ministri delle nazioni interessate, dell'America del Nord e dell'Estremo Oriente. Ringrazio cordialmente il signor rappresentante del ministero dei Trasporti italiano per il cortese indirizzo di saluto espresso a nome delle diverse delegazioni. Il mio saluto va a tutti coloro che sono qui presenti, al termine di giornate di lavoro intense e tanto importanti.


2. Chi vi accoglie non potrebbe dimenticare, in una circostanza come questa, la storia del cristianesimo. Dall'inizio della sua diffusione, quasi bimillenaria, il Vangelo di Cristo beneficia singolarmente delle famose vie romane di comunicazione. E' così che Pietro, galileo, depositario con gli altri apostoli del comandamento di andare ad insegnare al mondo intero, arriva al porto di Ostia per fare di Roma la sua sede apostolica. Da questo nuovo centro, il messaggio evangelico si irradia ben presto in tutte le direzioni. E' l'inizio di una marcia ininterrotta.

La fede e la civiltà avanzano sulle strade costruite dagli uomini. Ciò che è stato vero nel passato, lo è tanto più nella nostra società moderna, sicuramente definibile in modi diversi, ma certamente caratterizzata da una grandissima mobilità. Di qui, la crescente importanza dell'ambito dei trasporti e delle loro strutture.

Un testo del profeta Isaia mi ritorna alla memoria. Nove secoli prima di Cristo, queste parole descrivevano i viaggi dei tempi messianici con l'immagine del livellamento delle montagne e delle valli (cfr. Is 40,4). Quando ci capita di percorrere le moderne autostrade, attraversando tunnel e viadotti, è difficile non pensare a questa antica profezia biblica.

La vostra missione, signori ministri, vi spinge senza posa a procurare alle popolazioni contemporanee, come sedotte dal miraggio della mobilità, nuove vie, rapide e sicure; ma anche mezzi di trasporto più numerosi, più efficaci e confortevoli e finanziariamente accessibili. E la tecnica sta proponendo altre possibilità per sviluppare la rete già molto densa di vie aeree.

Moltiplicare i collegamenti per terra, mare e aria costituisce l'impegno della vostra politica interna, nei vostri rispettivi Paesi. Ma le vostre conferenze di settore, a livello di ministri, vi portano a superare i confini delle frontiere nazionali per risolvere i nodi dei problemi comuni, riallacciare rapporti più vasti e intensi con Paesi culturalmente vicini e geograficamente lontani.


3. Benché gli agglomerati moderni - soprattutto a causa dello stato dei trasporti urbani - sono ancora lontani dalla città ideale per l'uomo, a livello internazionale, per contro, i trasporti sono tra i mezzi più efficaci per realizzare concretamente una società più giusta e una patria più vasta.

Grazie ai trasporti moderni, spesso molto sofisticati, viene facilitato lo scambio di beni materiali tra i popoli, le distanze da un continente all'altro sono accorciate; e, all'interno di ciascun continente, come è il caso dell'Europa, si mettono in movimento forze di varia natura, orientate alla costruzione di una nuova e più ampia unità.

Attualmente, assistiamo allo spostamento di masse umane considerevoli - si può dire di centinaia di milioni di persone - sulle strade del mondo, ben al di là delle loro frontiere e dei loro fusi orari, alla ricerca di lavoro, per turismo, alla scoperta di altri popoli e altre culture. Si tratta di un fenomeno di mobilità pacifica, ispirato dal principio che i beni particolari e originali di una nazione sono patrimonio dell'umanità intera. Ogni abitante dell'universo è chiamato a beneficiarne, nei limiti del possibile, per attingere a questi beni un arricchimento umano e spirituale. Questo vale per le meraviglie della natura, fatte per essere contemplate, o per le opere d'arte che esistono per essere ammirate da vicino, o per i cantieri di lavoro da scoprire, o ancora per i luoghi di culto da visitare.

La promozione autentica dell'uomo è un'opera grandiosa. Essa può essere singolarmente facilitata dai trasporti dell'epoca moderna. L'uomo, la cui missione è di costruire una società veramente umana, deve in ciò impegnarsi sempre più, anche per quanto riguarda l'importante ambito dei trasporti.


4. Signori ministri, signore e signori, la Chiesa, profondamente sensibile a tutto ciò che può elevare lo spirito e il cuore umano e unire i popoli, guarda con attenzione e speranza ai lavori della vostra conferenza. Essa lo fa nel nome della pace, della giustizia sociale, della fraternità, della promozione umana e religiosa. E' per questo che, al termine di questo gradito incontro, sono lieto di rinnovare a ciascuno di voi i miei saluti e i miei auguri migliori. Che Dio venga in vostro aiuto!

Data: 1985-06-01 Data estesa: Sabato 1 Giugno 1985






GPII 1985 Insegnamenti - All'assemblea generale della Cei - Città del Vaticano (Roma)