GPII 1985 Insegnamenti - Recita dell'Angelus - Città del Vaticano (Roma)

Recita dell'Angelus - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La fede è il cardine del rinnovamento

"Grande è il Signore e degno di ogni lode" (Ps 47).


1. A lui, dal profondo del cuore, rendo grazie, per avermi concesso in questa giornata dedicata alla Solennità di Cristo Re, di celebrare l'Eucaristia sul sepolcro dell'apostolo Pietro, insieme con numerosi cardinali e con i membri del Sinodo straordinario, oggi iniziato.

E' stata per me una grande gioia. Abbiamo come rivissuto le esperienze di preghiera delle quattro sessioni conciliari, e ne abbiamo resi partecipi i fratelli che sono stati chiamati all'ordine episcopale dopo il Concilio.

Con solennità, con intima emozione, con senso di responsabilità verso la missione a cui la Provvidenza ci ha chiamati, abbiamo proclamato la nostra fede: la fede della Chiesa, una, santa, cattolica, apostolica.


2. L'arricchimento e l'approfondimento della fede sono motivi dominanti del magistero conciliare, e formano il presupposto per l'esecuzione pratica di tale magistero, di cui possono dirsi il frutto immediato.

"A Dio che si rivela è dovuta l'obbedienza della fede, con la quale l'uomo si abbandona tutto a Dio liberamente, prestando il pieno ossequio dell'intelletto e della volontà (...) e assentendo volontariamente alla rivelazione data da lui" (DV 5). Queste espressioni sintetizzano efficacemente la dinamica della fede come atto che impegna le libere facoltà dell'uomo in risposta all'azione di Dio, e si collegano con la costituzione dogmatica "Dei Filius" del Concilio Vaticano I.

Nel ribadire questa dottrina, il Vaticano II non manca di precisare compiti, doveri, responsabilità che incombono sui membri del Popolo di Dio in questo campo fondamentale, particolarmente sui vescovi (cfr. CD 12), sui collaboratori dell'ordine episcopale (cf. PO 6) e su tutti coloro che svolgono mansioni educative, cominciando dai genitori (cf. IM 10).

Orizzonte vastissimo, quello aperto dal Concilio sulla fede!

3. E' connessa alla storia e all'indole del Concilio la celebrazione dell'"Anno della fede" voluta dal grande pontefice Paolo VI in coincidenza col XIX centenario del martirio degli apostoli Pietro e Paolo, e culminata con la solenne professione, nota come "Credo del popolo di Dio".

La fede è il principio basilare, è il cardine, il criterio essenziale del rinnovamento voluto dal Concilio. Dalla fede derivano la norma morale, lo stile di vita, l'orientamento pratico in ogni circostanza. Con l'aiuto di Dio, con la luce dello Spirito Santo e con la protezione della Vergine, il Sinodo potrà dare un valido apporto all'arricchimento, all'incremento e all'approfondimento della fede, e rappresentare perciò un momento privilegiato nella maturazione dei frutti del Concilio.

A tutti indistintamente i fedeli del mondo intero, rivolgo un caldo invito: accompagnate con la vostra incessante preghiera questo importante momento del cammino ecclesiale. Maria, la Regina degli apostoli, la "Virgo fidelis", ci sia costantemente accanto.

Ricorrono oggi 25 anni da quando Papa Giovanni XIII istitui nel Vietnam la Gerarchia episcopale. Creando tre Province ecclesiastiche, una al nord, l'altra al centro e la terza al sud, son complessive 17 diocesi, il Papa intese mostrare la considerazione in cui teneva l'episcopato e il clero vietnamiti dei quali apprezzava le doti e la maturità dell'impegno pastorale.

Fu un provvedimento lungimirante che dava a quella Chiesa nata da un lavoro secolare di annuncio missionario, fecondato dal sangue di molti martiri, la possibilità di esprimere ancor più pienamente la sua missione rivolta all'intero popolo vietnamita. Per ricordare questa significativa ricorrenza, ho diretto ai vescovi del Vietnam una Lettera che ieri ho consegnato personalmente al card.

Joseph Marie Trinh van Can, arcivescovo di Hanoi, all'arcivescovo di Hochiminhville, e al vescovo di Qui-Nhon, qui presenti a Roma.

Nel messaggio ho voluto esprimere l'affetto e la profonda stima che provo per i cattolici del Vietnam, dei quali ammiro la profonda religiosità, la fierezza di appartenere alla Chiesa cattolica e l'animo intrepido con cui testimoniano la fede in mezzo a prolungate difficoltà.

Vi invito a unirvi alla preghiera a Maria perché i nostri fratelli vietnamiti continuino a testimoniare con coraggio la loro adesione a Cristo, Redentore dell'uomo, e a contribuire con impegno assiduo e generoso al progresso della loro nazione.

Data: 1985-11-24 Data estesa: Domenica 24 Novembre 1985




All'associazione Maîtres italiani - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Il vostro lavoro è vicino alla norma evangelica della carità

Signore e Signori.


1. Sono lieto di salutarvi, illustri partecipanti al Congresso dell'Associazione "Maîtres italiani dei ristoranti e degli alberghi", riuniti qui a Roma per la celebrazione del XXX anniversario della sua costituzione. Con voi saluto anche gli ospiti illustri che provengono dalla Svizzera, dalla Francia, dall'Inghilterra, dalla Germania, dagli Stati Uniti e da altri Paesi.

Con la scelta di Roma, come sede del vostro Congresso, voi avete voluto mettere in risalto l'importanza che attribuite a questa città, non solo per i suoi valori artistici, storici, politici o turistici, ma anche per quello che essa rappresenta nel piano spirituale, essendo la città ove Pietro e Paolo hanno testimoniato Cristo con la vita e dove risiede il successore di Pietro. Se molti, infatti, sono gli interessi per cui Roma è visitata, rimane indubbio il motivo religioso che conduce a quest'Urbe migliaia di pellegrini, di ospiti, di turisti.


2. Desidero esprimere la mia stima per il lavoro e per le finalità che sono tipiche della vostra professione, e che sono a servizio dell'uomo. Vorrei rilevare soprattutto la specifica dimensione morale del vostro operare. Voi siete continuamente a contatto con gente che si sposta, che viaggia, che si muove. I motivi dell'itineranza moderna sono molteplici: come ben sapete, spesso ci sono ragioni di lavoro, necessità professionali, esigenze anche di notevole importanza; a volte è per cultura o anche solo per svago e diporto; c'è, tuttavia, una specie di denominatore comune, presente in ogni tipo di itineranza, che fa convergere qualsiasi ospite su un interesse particolarmente valido: il conoscere, l'incontrarsi, lo sviluppare le esperienze con nuove persone, diverse culture, in differenti luoghi.

Spesso è affidato a voi, alla vostra iniziativa e disponibilità, il compito di condividere con l'ospite l'umana ricerca che lo porta fuori casa. Voi potere fare in modo che il desiderio di conoscenza si trasformi in una felice realizzazione; raggiunga, cioè, il suo scopo in un contesto di mutua simpatia, di reciproco e positivo dialogo.

Il vostro lavoro è, in un certo senso, vicino alla norma evangelica della carità. Tale norma, fondata sul sentimento della fraternità, vi aiuta a scoprire il senso dell'uomo, e vi ispira a cercare in ogni persona umana, in ogni ospite, l'immagine di Dio e di Cristo.

Per questo, mentre formulo per voi e per il vostro lavoro ogni migliore augurio, invoco sulle vostre persone e sulle vostre famiglie la benedizione del Signore.

Data: 1985-11-27 Data estesa: Mercoledi 27 Novembre 1985





Alla Conferenza Italiana Superiori Maggiori - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: I religiosi: fermento evangelico nel cuore del mondo di oggi

Carissimi fratelli.


1. E' per me motivo di vivo compiacimento accogliervi oggi qui, in occasione del XXV anniversario dell'erezione canonica della Conferenza Italiana dei Superiori Maggiori.

Venticinque anni or sono, proprio il 30 novembre, il cardinale Valerio Valeri, l'allora Prefetto della Sacra Congregazione per i Religiosi, firmava il decreto di erezione, mentre il 15 novembre 1960 il mio predecessore Giovanni XXIII, di venerata memoria, ricevette in udienza particolare il primo Consiglio nazionale della Conferenza.

Voi rappresentate i 2 7.000 religiosi presenti oggi in Italia, e gli 8.000 religiosi italiani, che, sparsi nei cinque continenti, annunciano alle genti il Vangelo di Cristo.


2. Le finalità che vi animano sono definite dal nuovo Codice di diritto canonico, che dice testualmente: "I Superiori Maggiori possono utilmente associarsi in Conferenze o Consigli per conseguire più agevolmente, nell'unione delle forze, il fine proprio dei singoli Istituti, salvi sempre l'autonomia, l'indole e lo stile proprio di ognuno, sia per trattare affari di comune interesse, sia per instaurare un opportuno coordinamento e cooperazione con le Conferenze Episcopali e anche con i singoli Vescovi" (CIC 708).

Già Papa Giovanni XXIII vi aveva dato lo scopo di "approfondire l'intesa tra i Superiori Maggiori dei singoli Istituti, studiare i problemi riguardanti la formazione religiosa, specialmente dei giovani, trasmettervi i frutti delle diverse esperienze di governo e di azione apostolica, per rispondere con maggiore preparazione alle esigenze della vita odierna". Anche il documento "Mutuae Relationis" del 14 maggio 1978, invita alla mutua collaborazione tra i religiosi, affermando: "il loro scopo primario è la promozione della vita religiosa inserita nella compagine della missione clericale; e la loro attività consiste nell'offrire servizi comuni, iniziative di fraternità, proposte di collaborazione, rispettando naturalmente l'indole propria di ciascun Istituto. Ciò senza dubbio contribuirà ad offrire validi aiuti al coordinamento pastorale, specialmente se in determinati periodi si farà anche una conveniente revisione degli Statuti operativi e se innanzitutto si cureranno le mutue relazioni tra le Conferenze episcopali e i Consigli dei Superiori Maggiori, secondo le direttive che saranno date dalla Santa Sede".


3. Il vostro movimento associazionistico data di fatto già dal 1957, anche se l'erezione canonica, dopo un periodo di esperimento, è avvenuta alcuni anni dopo. Fin dall'inizio risulta, nelle assemblee regionali e nazionali, il vostro impegno nel trattare i problemi concernenti la vita religiosa e della Chiesa.

Avete opportunamente insistito sulla promozione vocazionale e sulla formazione religiosa e sacerdotale: due problemi che ritornano spesso nelle vostre assemblee e nei documenti pubblicati a conclusione delle stesse. Questi problemi si presentano urgenti anche oggi, a tale scopo avete costituito uffici e segretariati settoriali, come l'Ufficio nazionale vocazioni CISM, in stretta collaborazione con il Centro nazionale vocazioni della CEI, e l'Ufficio per la formazione religiosa e sacerdotale.

Altri problemi che investono i diversi aspetti della vita religiosa, sia al suo interno che nei suoi rapporti con la Chiesa locale e universale, sono stati oggetto di studio e di riflessioni nelle vostre annuali assemblee. Fra quelli tuttora più urgenti e interessanti, sottolineo i seguenti: "Il religioso nella società secolarizzata", "L'evangelizzazione", "La vita religiosa e i giovani religiosi oggi", "Rinnovamento e futuro della vita religiosa", "Vita religiosa e parrocchia"; nonché l'ultimo tema che avete trattato poche settimane fa a Collevalenza: "La consacrazione religiosa e la responsabilità del Superiore Maggiore".

La vostra Conferenza volle rispondere agli orientamenti del Concilio e alle direttive della Santa Sede, creando occasioni di incontro e offrendo contributi di idee, proposte ed esperienze; ma soprattutto favorendo un clima di accoglienza e di fraternità.


4. Cari fratelli, da voi e da tutti i religiosi d'Italia mi attendo che, nella docilità all'impulso dello Spirito, perseveriate con coraggio nella sequela di Cristo e nella totale donazione a Dio, così che la vostra disponibilità generosa verso gli uomini del nostro tempo possa dare un sempre rinnovato e fecondo contributo alla causa del Regno di Dio e della gloria del Padre celeste.

La vostra testimonianza di unione con Dio nella preghiera, accompagnata da una sete ardente per la giustizia e la salvezza dell'uomo, possa essere un segno di speranza, uno sprone al vero progresso spirituale e un invito, per molti giovani, a unirsi a voi nel vostro lavoro e nel vostro sacrificio per l'avvento dei tempi futuri promessi dalla Parola di Dio.

Privi di ambizioni e di interessi mondani, possiate voi sempre essere, nel cuore del mondo, quel fermento evangelico del quale la società italiana ha bisogno per rispondere al piano divino della salvezza. Questa è la via che vi hanno tracciato i vostri santi fondatori, mossi dallo Spirito di Dio. Via che è condizione essenziale per la missione che vi è stata affidata nella Chiesa e nel mondo.

E' questa la missione della vita religiosa nella Chiesa universale. Non dovete tuttavia dimenticare che, pur appartenendo ad un Istituto di diritto pontificio, dovete sentirvi sempre pienamente partecipi della famiglia diocesana e assumervi l'impegno del necessario adattamento. In questo senso l'esenzione di cui i vostri Istituti godono, diventa un servizio: un servizio alla Chiesa locale per la Chiesa universale.


5. Con vero piacere constato che nella Chiesa di Roma, di cui sono Vescovo, questo valore dell'integrazione dei religiosi nella Chiesa locale è molto sviluppato a tutti i livelli. Delle 303 parrocchie della diocesi di Roma, più della metà sono affidate ai religiosi e spesso sono le parrocchie più popolose e cariche di gravi problemi. Vi ringrazio per questo prezioso servizio. Come pure vi ringrazio per il lavoro e la multiforme attività che i vostri religiosi svolgono per la Chiesa universale nell'insegnamento presso le Università Pontificie e per la Santa Sede, nei vari dicasteri e organismi della Curia Romana.

In questa tappa importante del vostro camminare assieme - il XXV dell'erezione canonica - l'augurio che formulo per voi che rappresentate i Superiori Maggiori d'Italia, per il vostro Consiglio nazionale, per tutti i confratelli, è quello di un ulteriore e fecondo consolidamento della vostra istituzione, affinché grazie al materno soccorso di Maria santissima, modello di ogni vita religiosa la vostra attività corrisponda sempre meglio alla volontà del Padre e alle attese dell'uomo alla ricerca di Dio.

Con tali voti e sentimenti vi imparto di cuore una larga e speciale benedizione, che estendo a tutti i confratelli della diletta nazione italiana.

Data: 1985-11-30 Data estesa: Sabato 30 Novembre 1985





Recita dell'Angelus - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Scoprire nuove vie per uno slancio vitale del Concilio

Carissimi fratelli e sorelle,


1. Oggi prima domenica d'Avvento, cominciamo il cammino del nuovo anno liturgico.

Il Concilio ha efficacemente messo in rilievo che la Chiesa considera il ciclo annuale un vero e proprio itinerario sulle tappe del "mistero di Cristo, dall'incarnazione e natività fino all'ascensione, al giorno di pentecoste e all'attesa della beata speranza e del ritorno del Signore" (SC 102).

Il messaggio dell'Avvento è tutto permeato dalla consolante constatazione: Il Signore viene. Viene ancora una volta oggi, come nella pienezza dei tempi iniziata duemila anni fa e tuttora operante nella storia che va confluendo verso il terzo millennio.

La liturgia dell'Avvento fa pertanto rivivere nella sua globalità il mistero della venuta del Signore: la lunga attesa dei secoli; l'ineffabile momento del suo ingresso nella genealogia umana mediante il mistero materno della Vergine; la venuta finale, quando il tempo lascerà il posto all'eternità.

Così si rinnova il senso gioioso dell'attesa. Diventa più impellente il bisogno della conversione. Ringiovanisce la speranza.


2. Il Sinodo straordinario dei vescovi è giunto a metà del suo cammino. Rendiamone grazie al Signore. Ho seguito e continuero a seguire lo svolgimento dei lavori con cuore aperto e attento ascolto dei membri del Sinodo, i quali offrono una meravigliosa immagine dell'unità e della apostolicità della Chiesa. Raccolgo dalle loro parole la fervida testimonianza del loro amore alla mistica Sposa di Cristo e della totale dedizione ai ministeri che ad essi sono stati affidati, e insieme la volontà di scoprire vie sempre più adeguate alla valorizzazione del sacro patrimonio che abbiamo ricevuto dal Concilio, per un rinnovato slancio vitale.

Mi sovvengono le toccanti espressioni con cui Papa Giovanni, nel Natale del 1961, indiceva il Concilio: "La Chiesa - scriveva il venerato e caro Pontefice - avverte più vivo il desiderio di fortificare la sua fede e di rimirarsi nella propria stupenda unità; come pure sente più urgente il dovere di dare maggior efficienza alla sua sana vitalità e di promuovere la santificazione dei suoi membri, la diffusione della verità rivelata, il consolidamento delle sue strutture. Sarà questa una dimostrazione della Chiesa sempre vivente e giovane, che sente il ritmo del tempo, che in ogni secolo si orna di nuovo splendore, irradia nuove luci, attua nuove conquiste, pur restando sempre identica a se stessa, fedele all'immagine divina impressa sul suo volto dallo Sposo, che l'ama e la protegge, Cristo Gesù" (Cost. Ap. "Humanae salutis", AAS 54 (1962) pp. 8-9).

La Vergine Maria, Madre della Chiesa, ci ottenga le grazie necessarie per tradurre in realtà questi impegnativi traguardi.

[Dopo la preghiera:] Rivolgo un saluto particolare ai membri della "Schola Cantorum" di Castelvecchio Subequo, in diocesi di Sulmona, i quali hanno eseguito i canti durante la santa Messa nella basilica di San Pietro. Vi ringrazio anche per la vostra partecipazione alla preghiera dell'Angelus e vi auguro sempre maggiori affermazioni nel canto sacro. A tutti la mia Benedizione.

Ieri, 30 novembre, è stata celebrata la festa liturgica di sant'Andrea, il primo discepolo che, chiamato da Gesù a seguirlo, vi condusse il proprio fratello Simon Pietro. Dopo il suo glorioso martirio l'apostolo sant'Andrea divenne patrono della Chiesa di Costantinopoli. Alla celebrazione che si è svolta nella chiesa patriarcale del Fanar, a Istanbul, ha preso parte anche quest'anno una Delegazione della Chiesa Cattolica, guidata dal Cardinale Albert Decourtray, arcivescovo di Lione, ricambiando in tal modo il gesto di comunione, che la medesima Chiesa compie ogni anno, con l'invio in Roma di una sua rappresentanza per la celebrazione degli apostoli Pietro e Paolo. Invito ad intensificare la preghiera, il dialogo e l'attività, affinché si possa giungere presto alla piena unità della fede nella verità.

Saluto infine tutti i presenti e auguro a tutti un buon Avvento, buono, fruttuoso, come preparazione al mistero del Natale e anche come preparazione al nuovo anno che ci viene ogni anno con questo mistero del Natale, con l'ottava natalizia. Auguro a tutti una buona domenica e una buona settimana.

Data: 1985-12-01 Data estesa: Domenica 1 Dicembre 1985


Alla parrocchia di San Girolamo a Corviale - Roma

Titolo: Saluto particolare ad alcuni gruppi

Saluto cordialmente tutti i presenti, tutti gli abitanti di questa zona, saluto tutti i fedeli della parrocchia di San Girolamo: il parroco, i suoi collaboratori e tutta la comunità. Vi saluto cordialmente in questa prima domenica di Avvento.

Il vostro parroco, poco fa, vi ha detto che il Papa è il rappresentante di Cristo, anzi il Vicario. Questo è vero. Ma c'è anche un'altra verità che vorrei suggerire subito. E' una verità che proviene dai tempi dei Padri della Chiesa. Uno di loro diceva: "christianus alter Christus". Questo vuol dire che ogni cristiano è in un certo senso rappresentante di Cristo. Tutti noi siamo visti e giudicati secondo questo criterio che è Cristo stesso. Perciò dobbiamo comportarci in modo da essere buoni rappresentanti di Cristo.

All'inizio di questa visita, voglio rendere omaggio al vostro grande patrono, san Girolamo, dottore della Chiesa, una delle più grandi autorità della patristica. E voglio augurare a tutti voi, carissimi fratelli e sorelle di questa parrocchia, di essere buoni, responsabili, autentici rappresentanti di Cristo.

Ecco questo augurio porta in sé quasi la sintesi di tutto ciò che voglio augurare a ciascuno di voi e a tutta la vostra comunità.

[Ai ragazzi:] E' una grande gioia per me vedervi in questa parrocchia, incontrare i ragazzi delle scuole medie, elementari ed anche, forse, dell'asilo.

Vi saluto di cuore e vi abbraccio uno per uno. Prima ho potuto abbracciare solo quelli che erano nella prima fila, perché erano più vicini. Ma così ho voluto abbracciare tutti, perché i giovani hanno bisogno di questa cordialità, di questi gesti d'amore. Lo faceva Gesù e noi cerchiamo di imitarlo, anche se indegnamente.

Ho visto che è stata fatta una grande preparazione a questa visita. Lo si è capito nelle parole che due vostri colleghi hanno pronunciato a nome di tutti e anche nei doni che avete portato, e in quello che avete cantato e suonato.

Vorrei riprendere quanto ho detto a tutti i parrocchiani riuniti davanti alla chiesa. A questi vostri genitori o anche fratelli e sorelle ho detto che ogni cristiano deve essere, deve sentirsi un rappresentante di Cristo. Anche voi ragazzi, giovani, vi preparate ad essere questi rappresentanti già dal momento del Battesimo, perché il Battesimo ci fa cristiani sacramentalmente. Avendo ricevuto questo Sacramento nella prima infanzia, dobbiamo completare ciò che il Battesimo significa.

Alcuni di voi si preparano ora alla prima Comunione. Questo è un grande momento della vita di ogni cristiano, un momento centrale negli anni della giovinezza, perché per essere buoni rappresentanti di Cristo dobbiamo essere interiormente formati da Cristo stesso, dobbiamo essere nutriti da Cristo. Questo voglio lasciarvi perché vi ricordiate sempre che il cristiano è colui che è nutrito da Cristo, nutrito con il suo corpo e con il suo sangue, sacramentalmente.

Questo nutrimento eucaristico ci dà la forza per essere degni rappresentanti di Cristo.

I più grandi fra voi, i ragazzi della scuola media, si preparano alla Cresima. Questo sacramento ci dà il dono dello Spirito Santo che gli apostoli hanno ricevuto per primi il giorno della Pentecoste. Anche noi lo riceviamo nel sacramento della Cresima in modo specifico, sacramentale, per dimostrare la nostra maturità cristiana. Ricevere la Cresima vuol dire prepararsi ad essere già un testimone, un rappresentante maturo di Cristo.

Questi sono i temi che volevo sviluppare con voi. Ancora una volta voglio ripetere la mia gioia per questo incontro, per la vostra partecipazione alla vita di questa parrocchia di San Girolamo, la mia gioia nel vedervi così giovani, così gioiosi, così entusiasti per essere insieme in questa vostra chiesa parrocchiale, circondare il vostro parroco, il vostro sacerdote, le vostre suore, essere qui insieme con i vostri genitori, gli insegnanti, essere insieme con il vostro Vescovo. Ma, soprattutto, per essere insieme con Cristo. Per rappresentare bene Cristo si deve essere sempre insieme con Cristo. Questa consegna voglio affidarvi per tutta la vita. [Alle religiose:] Vi vedo molto volentieri e sono contento della vostra presenza in questa parrocchia. Il parroco vi ha elogiato e io non posso che essere felice per questo elogio che porto nel mio cuore. Ringrazio il Signore per i diversi carismi che avete come famiglie religiose: i carismi delle vostre fondatrici e i carismi personali. C'è una che canta in italiano, un'altra in filippino, un'altra ancora in polacco, c'è chi insegna come catechista, chi cura i malati. Tutti questi carismi confluiscono pero in una vocazione stupenda, quella di essere le spose dello Spirito Santo, le spose di Cristo. Questa è una vocazione trascendente, una vocazione che edifica la Chiesa nella sua verticalità. La Chiesa non può essere solamente orizzontale, perché c'è un tempio che cresce verso l'infinito, verso la maestà di Dio uno e trino. Ci vuole questa vocazione verticale come la vostra. Ma voi siete anche molto pratiche, direi, molto orizzontali. Voi lavorate con i confratelli, con i ragazzi, con i malati, con tutti: questo è anche un vostro carisma, questa è anche una grazia della vostra vocazione.

Voi siete anche gioiose. E' importante che le suore siano gioiose, che possano portare la gioia tra la gente, specialmente tra coloro che soffrono. Molti soffrono, molti si trovano in uno stato di depressione. Ecco, allora ci vuole la vocazione trascendente, verticale per portare su la gente che soffre. Portate questi pensieri alle vostre consorelle, alle vostre famiglie religiose, specialmente alle suore malate, che soffrono e a tutte le vostre comunità.

[Alla comunità claustrale delle suore turchine:] Noi viviamo tutti l'annunciazione di Maria, tutti la viviamo ogni giorno recitando l'Angelus Domini.

Ma non solo nella preghiera, noi viviamo nella Chiesa, nella nostra esistenza cristiana, noi viviamo sempre il mistero dell'Annunciazione, perché è nello stesso tempo il mistero della vita. Ma è anche necessario che ci sia, nella Chiesa, una comunità, una famiglia religiosa che contempli questo mistero, che lo ponga al centro della sua devozione, dei suoi sacrifici, della sua vocazione. Ecco, così arriviamo alla definizione della vostra comunità.

Io sono molto lieto di potervi incontrare, soprattutto durante questo periodo, anzi all'inizio dell'Avvento, perché l'Avvento è il tempo privilegiato dell'Annunciazione. Io devo confessarvi la grande gioia di questo incontro, di questa visita per quanto breve. Il fatto stesso che voi vi troviate all'interno della diocesi di Roma, non più vicino a Santa Maria Maggiore, come prima, ma vicino a San Girolamo, questo è un bene, perché siete necessarie, qui. San Girolamo ha bisogno di voi. San Girolamo era un santo che sapeva bene qual è il valore della verginità consacrata. Ecco perché dico che avete trovato un buon posto vicino a San Girolamo.

"Vi auguro di essere qui le apostole dell'Annunciazione, dell'Incarnazione. Nascoste, ma fruttuose. E con questi voti vi benedico.

Data: 1985-12-01 Data estesa: Domenica 1 Dicembre 1985





Omelia nella Chiesa di San Girolamo a Corviale - Roma

Titolo: Avvento è la venuta del Redentore nella storia dell'uomo




1. "Allora vedranno il Figlio dell'uomo" (Lc 21,27). La Chiesa inizia nella domenica odierna il suo anno liturgico. L'Avvento orienta il nostro pensiero al "principio"; perché il principio, il mistero della creazione, significa, allo stesso tempo, la primissima venuta di Dio. Il principio indica il termine.

Il Vangelo odierno parla dei segni del trapasso del mondo. Dei segni della distruzione. Ciò che subisce la distruzione - ciò che passa - si orienta al termine. così dunque la prima domenica d'Avvento ci porta a pensare al "principio" e al "termine". In tutto il mondo visibile è inscritto il mistero del trapasso. Il mistero della morte. L'uno e l'altro sono una realtà evidente. Nessuno dubita che le cose di quaggiù subiscono la distruzione e che, così, trapassa il mondo visibile. Nessuno dubita che l'uomo in questo mondo muore, e così trapassa l'uomo.

Attraverso il passare del mondo, attraverso la morte dell'uomo si svela Dio, colui che non passa. Egli non è sottomesso al tempo. E' eterno. E' colui che in pari tempo "è, era e viene" (cfr. Ap 1,8). L'Avvento è innanzitutto il ricordo dell'eternità di Dio.


2. Su questo sfondo dell'eternità e dell'onnipotenza di Dio, sullo sfondo del Principio e del Termine, cioè del mistero della creazione, la Chiesa ci invita, a partire dalla domenica odierna, ad aprirci di nuovo alla venuta di Dio. Infatti, colui che è totalmente trascendente rispetto al mondo, come Spirito infinito, abbraccia in pari tempo tutto ciò che è creato e tutto ciò che respira: "...In lui infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo" (Ac 17,28).

Egli non è dunque soltanto fuori del mondo; non è soltanto nella sua inscrutabile Divinità. E' in pari tempo nel mondo. Il mondo è pervaso dalla sua presenza. E tale presenza sempre parla della sua venuta, del suo venire. così dunque Dio, come Creatore e Signore del mondo, da lui creato, viene eternamente a questo mondo che ha chiamato dal nulla all'esistenza. Mantiene in esistenza tutto ciò che ha creato. E' provvidenza. Il mondo ha in lui, in Dio, il suo definitivo destino. Ciò che esiste grazie alla potenza - all'onnipotenza - di Dio, esiste contemporaneamente per Dio. Tutte le creature "proclamano la gloria di Dio" e in questo modo rendono testimonianza alla sua presenza. E dunque anche alla sua "Venuta". L'Avvento di Dio è profondamente inscritto nell'esistenza stessa del mondo, nella sua permanenza e nel suo divenire.

Sempre viviamo in attesa "di ciò che dovrà accadere sulla terra", come dice Cristo nel Vangelo di oggi (cfr. Lc 21,25-2 Lc 8 Lc 21,34-36).


3. Contemporaneamente, tuttavia, nello stesso discorso, in cui indica la fine del mondo, i cataclismi, i segni della distruzione, e tutto ciò che provoca "angoscia di popoli" - nello stesso discorso il Cristo, rivolgendosi ai suoi ascoltatori di allora e di oggi - infatti sempre gli uomini ascoltano le sue parole - esclama: "Alzatevi e levate il capo, perché la vostra liberazione è vicina" (Lc 21,28).

Queste parole sono la sfida propria dell'Avvento. In essa si riassume ciò che la parola "avvento" vuole dirci prima di tutto. Ecco, Dio non è soltanto "fuori del mondo". Non soltanto il creato gli rende testimonianza, come al Creatore onnipotente. Non soltanto il divenire del mondo ci permette di pensare alla sua eternità. Egli entra anche nella storia del mondo. Entra nel destino dell'uomo sulla terra. Gli uomini lo vedranno come "Figlio dell'uomo" (Lc 21,27).

L'Avvento significa proprio tale venuta. Significa prima di tutto questo: venuta di Dio nella carne dell'uomo. Significa il mistero dell'Incarnazione.

"In quei giorni e in quel tempo faro germogliare per Davide un germoglio di giustizia" (Jr 33,15). "Redenzione" vuol dire proprio la presenza del Giusto in mezzo ai peccatori. L'Avvento si collega strettamente col mistero del peccato, entrato fin dall'inizio nella storia dell'uomo. Dio viene per operare la salvezza; "egli eserciterà il giudizio e la giustizia sulla terra" (Jr 33,15).


4. Sappiamo della nascita di Gesù nella notte di Betlemme. Conosciamo la sua vita e la sua morte sulla croce: con la parola del suo Vangelo e, definitivamente, con la sua passione, morte e risurrezione egli ha promulgato la "legge e la giustizia" sulla terra. "Alziamoci e leviamo il capo": infatti in questa venuta del Giusto, nel suo mistero pasquale, si racchiude "la nostra salvezza".

Avvento significa la venuta del Redentore; Figlio dell'uomo, nato nella notte di Betlemme. Egli da quel momento si inscrive nell'intera storia dell'uomo, dall'inizio alla fine. La storia dell'uomo sulla terra non è solo il trapasso verso la morte. E' una maturazione. Avvento quindi significa un'altra venuta del Figlio dell'uomo, come giudice alla fine del mondo.

E' venuto per fecondare con la sua incarnazione la terra dell'umanità.

Verrà per giudicare: per stabilire quale frutto avrà dato questa terra. Verrà per illuminare, alla fine, l'intimo delle coscienze e dei cuori. In questo modo la storia dell'uomo sulla terra non è solo un passaggio verso la morte. E' soprattutto una maturazione verso la verità del Giudizio. E' una maturazione per la vita in Dio.


5. La liturgia della domenica odierna, che rianima nella coscienza della Chiesa la certezza dell'Avvento: della venuta di Dio, indica insieme a ciò, quale deve essere la risposta dell'uomo di fronte a questa realtà vicina e insieme ultima.

Così dunque: bisogna che l'uomo "elevi la sua anima" (così come ci invita il Salmo responsoriale (Salmo 24): "A te, Signore, elevo l'anima mia". Che cosa è questo elevare l'anima? E' soprattutto: imparare le vie di Dio. "Guidami nella tua verità e istruiscimi", grida il Salmista. Perché Dio "addita la via giusta ai peccatori; guida gli umili secondo giustizia". Su questa via Dio "fa conoscere la sua alleanza", e mediante questa alleanza diventano palesi per ognuno le "intenzioni" che Dio ha nei confronti dell'uomo. A queste intenzioni corrisponde la "grazia": "i sentieri del Signore sono verità e grazia" (Ps 24, passim).

In tal modo il Salmo responsoriale chiarisce questo appello fondamentale dell'Avvento, che la Chiesa trova nelle parole del suo Signore, e indirizza a tutti. "Vegliate e pregate ogni momento, perché abbiate la forza... di comparire davanti al Figlio dell'uomo" (Lc 21,36).


6. Desidero ora salutare cordialmente tutti i presenti: il cardinale vicario, il vescovo del settore, mons. Remigio Ragonesi, il parroco don Franco Doga, i suoi collaboratori sacerdoti, il consiglio pastorale, i religiosi e le religiose opranti nell'ambito della parrocchia, i fedeli qui convenuti: le famiglie, i giovani, i fanciulli, gli anziani, i lavoratori. Un saluto affettuoso e benedicente ai sofferenti, ai poveri, a coloro che, per diversi motivi, sentono in modo particolarmente gravoso il peso della vita presente: o per la solitudine, o per la malattia, o per qualche ingiustizia subita o per qualche dolore di altro genere. A questi nostri fratelli, la speranza cristiana dell'avvento del Signore parla in un modo particolarmente luminoso ed eloquente. Alla loro preghiera affido in modo speciale i frutti apostolici, che mi attendo da questa mia visita pastorale tra voi.

Un saluto particolare, un plauso e una parola di incoraggiamento a tutti coloro, tra voi, che dedicano con speciale impegno alla diffusione della parola di Dio e all'educazione delle coscienze dei fanciulli, dei giovani e degli adulti. Vi esorto tutti - sacerdoti, religiosi, religiose e laici - ad intensificare con coraggio, pazienza e perseveranza il vostro impegno evangelizzatore, catechetico e missionario, nell'intento di trasmettere a un numero quanto maggiore possibile di anime quella fede che è ragione e forza morale della vostra vita.

Questa parrocchia possiede abbondanti forze spirituali per il conseguimento di tali scopi, soprattutto come personale religioso. Mi auguro che esso continui a sentire sempre viva la sua responsabilità di contribuire in pienezza, secondo il carisma del proprio Istituto, ad una sempre ulteriore crescita del regno di Dio nell'ambito della parrocchia. In tal modo, con l'aiuto del Signore e l'intercessione di san Girolamo, si giungerà certamente a un aumento della partecipazione delle persone alle pratiche religiose e alle opere caritative della comunità cristiana.


7. Un problema importante resta sempre infatti quello della minore presenza di coloro che danno un'esplicita testimonianza cristiana, rispetto al gran numero di abitanti che risiedono nella parrocchia. La linea da voi seguita di valorizzare la catechesi sacramentaria - in particolare quella dell'Eucaristia, della Confessione e della Cresima - è certamente encomiabile. Lodevole è anche l'attività di evangelizzazione delle famiglie, secondo un piano pastorale organizzato e sistematico. Questo impegno, portato avanti con perseveranza e spirito di sacrificio, non mancherà di dare i suoi frutti.

Vorrei esortarvi, inoltre, a utilizzare il più possibile le grandi occasioni per l'esercizio di un'autentica carità, che vi sono offerte non solo dalle strutture scolastiche, ma anche e soprattutto dalla presenza di due cliniche e due case di riposo per anziani. Sappiamo infatti quanto è importante e decisiva la presenza cristiana nella scuola, per consentire alla mente dei fanciulli e dei giovani di aprirsi alla verità e quindi a Cristo; e sappiamo anche quanto è determinante la testimonianza della carità verso i deboli e i sofferenti per rendere credibile il messaggio di fede che intendiamo annunciare! Già nell'81, in occasione della missione predicata dai padri cappuccini, e quest'anno, per il XXV anniversario della fondazione della parrocchia, allorché vi è stata una predicazione straordinaria, avete potuto sperimentare gli effetti benefici di simili iniziative constatando, tra la gente, un aumento d'interesse per la vita cristiana. Questi fatti possono esservi di stimolo e d'incoraggiamento a favorire ogni possibile iniziativa atta a incrementare nella popolazione parrocchiale la fede e le virtù cristiane.


8. Gioisco, cari fratelli e sorelle, a motivo della visita odierna. Gioisco perché ho potuto insieme con voi iniziare l'Avvento; meditare il mistero collegato con questo importante periodo dell'anno liturgico; prepararmi insieme con voi alla venuta del Figlio dell'uomo nella notte di Betlemme, e nella prospettiva della chiamata definitiva di ognuno di noi da parte di Dio.

Concludo con le parole dell'apostolo Paolo: "Il Signore poi vi faccia crescere e abbondare nell'amore vicendevole e verso tutti... per rendere saldi e irreprensibili i vostri cuori nella santità, davanti a Dio Padre nostro, al momento della venuta del Signore nostro Gesù con tutti i suoi santi" (1Th 3,12-13).

Data: 1985-12-01 Data estesa: Domenica 1 Dicembre 1985






GPII 1985 Insegnamenti - Recita dell'Angelus - Città del Vaticano (Roma)