GPII 1985 Insegnamenti - Omelia della Natività di Maria - Eschen-Mauren (Liechtenstein

Omelia della Natività di Maria - Eschen-Mauren (Liechtenstein

Titolo: Essere prezioso fermento dell'intera comunità

Cari fratelli e sorelle.


1. Come Chiesa di Cristo festosamente riunita celebriamo oggi la Natività della beata Vergine Maria. La liturgia ci invita a ringraziare la santissima Trinità per la nascita della Madre del nostro Salvatore, "la cui santa vita illumina l'intera Chiesa" (antifona di Terza).

La nascita di Maria porta luce e speranza per tutte le comunità di Cristo e oggi in particolare per la Chiesa nel Liechtenstein. Questo mistero forma la cornice spirituale per la visita pastorale del successore di Pietro alla vostra Chiesa locale. In essa io saluto una parte dell'antica diocesi di Coira, le cui radici arrivano fino alla provincia romana della Retia. Voi onorate tra i primi padri della vostra fede i santi Lucio e Gallo, e attraverso la loro opera missionaria voi siete, fin dagli albori del cristianesimo, Chiesa di Cristo nell'area delle Alpi e nei pressi del Reno che collega i popoli. In molti modi, nel passato e nel presente, avete testimoniato di riconoscere Maria anche come Madre della vostra Chiesa locale, e di venerarla come Patrona del vostro Paese, come esempio e speranza della vostra fede, e di emularla nella sua "santa vita".


2. Le Scritture della liturgia odierna ci inducono a considerare il mistero di Maria contemporaneamente da due visuali diverse.

Il profeta Michea lo considera dalla distanza dell'antica alleanza. La sua predizione annuncia la nascita del Messia e Unto: "...che deve essere il dominatore di Israele. Le sue origini sono dall'antichità" (Mic 5,1). Con ciò si intende la parola eterna di Dio, che è il Figlio della stessa natura del Padre.

Egli sarà il nostro "pastore nella potenza del Signore"; con lui noi vivremo "in sicurezza"; perché lui sarà la nostra "pace".

Allo stesso tempo il profeta parla della donna, "che deve partorire" (Mic 5,2). Una creatura, una donna è prescelta per svolgere un ruolo decisivo nell'opera salvifica di Dio; sarà lei la prima per la quale si adempirà la "sicurezza" e la "pace" messianica in modo concreto. Ella sarà benedetta tra tutte le donne; ella sarà un dono per tutta l'umanità, perché partorirà il Salvatore.


3. Al contrario, molto da vicino l'evangelista Matteo osserva l'odierno mistero.

Qui ci troviamo già al centro di quell'avvenimento che il profeta Michea aveva potuto solamente delineare da lontano.

Maria entra nella luce del pubblico come donna incinta. In un primo momento, gli uomini sono sconcertati; sembra che ci si vergogni di lei. Poi pero Giuseppe, suo marito, viene a conoscere l'importanza di questo bambino che si attende: esso è voluto in modo unico da Dio; esso è "dello Spirito Santo". Il suo nome sarà "Gesù", nome che indica il suo compito futuro: "Egli salverà il suo popolo dai suoi peccati". Si, egli sarà un autentico "Emmanuele": in lui "Dio è con noi": e Giuseppe prese con sé la sua sposa. così egli si dichiara per Maria e per il frutto del suo corpo; coraggiosamente egli si pone al fianco della Madre del Salvatore e sostiene così la grande prova della sua vita.


4. In questo modo le letture odierne ci inducono a considerare da due diverse visuali il grande mistero della parola eterna che si è fatta uomo e contemporaneamente il mistero della maternità di Maria.

Noi meditiamo su questo stretto legame tra i due misteri ogni anno, in particolare tra Natale e Capodanno, tra il giorno della nascita di Cristo e il giorno della maternità di Maria; particolare evidenza deve essere pero conferita a questo legame nel corso della preparazione dell'ormai non lontana celebrazione dei duemila anni della nascita umana del nostro Redentore.

Dio ha scelto Maria per diventare la Madre di Gesù Cristo. Secondo la fede della Chiesa, tutta la persona e l'esistenza di Maria sono improntate a questa chiamata eccezionale. Questo è il motivo per cui noi guardiamo al suo ingresso in questo mondo, alla sua nascita, con venerazione e con riconoscenza; e anche se la data esatta di questa nascita non ci è nota, essa cade inequivocabilmente negli anni immediatamente precedenti quella santa notte di Betlemme.


5. La liturgia, oggi, non parla pero solamente di avvenimenti passati. La lettura della Lettera di san Paolo ai Romani ci rammenta l'eterno piano di salvezza di Dio con il suo significato sempre attuale anche per il nostro tempo. Questo piano nasce direttamente dal divenire uomo del Figlio di Dio, "il primogenito tra molti fratelli" (Rm 8,29).

E' volontà di Dio che noi diventiamo fratelli e sorelle di Gesù e che "prendiamo parte alla sostanza e alla forma di suo Figlio"; in Gesù egli ha "reso giusti" e "glorificato" già tutti coloro che ha chiamato alla sua sequela.

Meravigliose parole dell'apostolo, in cui la Chiesa riconosce la parola di Dio stesso! Si, grandi cose il Signore ha fatto rendendoci membri della sua Chiesa.

Una gioia e una riconoscenza spontanee devono sgorgare dal nostro cuore; la nostra risposta deve essere quella di amare Dio con il corpo e con l'anima, con il cuore e con la ragione, con tutte le nostre forze. Solo allora anche su di noi si potrà adempiere quanto la lettera di san Paolo afferma grandiosamente all'inizio: "Noi sappiamo che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio" (cfr. Rm 8,28-30).

Come sono diventate vere queste parole per Gesù stesso, che attraverso il sacrificio della sua vita è divenuto il nostro Redentore; ma come sono diventate vere anche per Maria, la prima redenta, che per amore del Figlio è rimasta preservata dal peccato ed è quindi divenuta la Madre di tutti i redenti. In questo modo Maria, attraverso la sua vocazione ad essere la Madre di Cristo, partecipa in misura particolare a quella chiamata comune, rivolta da Cristo a tutti gli uomini e che può essere realizzata in comunione con lui.

Se noi veneriamo il mistero della nascita di Maria con amore, ci renderemo conto sempre più chiaramente che mediante il suo "si" e attraverso la sua maternità Dio è con noi. "Emmanuele" (Dio con noi): questo è il nome per il Figlio di Dio, che è venuto in questo mondo e che attraverso la sua presenza fraterna santifica ogni realtà umana e la apre a Dio.


6. Questo vale anche per quella primissima sorgente della comunità umana che noi chiamiamo famiglia. L'odierna festa della nascita di Maria e il mistero della nascita umana di Dio nel grembo della Sacra Famiglia guidano la nostra attenzione, nel corso di questa celebrazione eucaristica, proprio sulla famiglia.

Nel corso dell'udienza particolare per i pellegrini del Liechtenstein venuti a Roma due anni fa ebbi a dire, tra l'altro, riguardo alla famiglia e alla sua grande importanza per la vita naturale e soprannaturale del singolo e per la società: "La riconciliazione personale con Dio è la necessaria premessa perché la riconciliazione e la pace possano divenire realtà anche nella comunità umana. Ogni singolo è chiamato a portare il proprio contributo. Iniziate nello stretto ambito della famiglia! La Chiesa è convinta che il benessere della società e quello proprio siano strettamente legati al benessere della famiglia. Tutto quanto avviene per la guarigione e il rafforzamento della famiglia torna al vantaggio dell'intera comunità". Allora ho anche caldamente ammonito: "L'umanità di oggi ha urgente bisogno di riconciliazione cristiana. Istituiamola e doniamola li dove siamo in grado di procurarla agli altri: nelle nostre famiglie, nei nostri posti di lavoro, nella comunità, nella comunità di tutto il popolo!".

Proprio nella stretta cerchia familiare o nel vicinato ci troviamo a sperimentare, talora, la durezza del litigio e dell'intransigenza tra gli uomini in modo molto doloroso. Come cristiani dobbiamo essere sempre pronti a pronunciare una parola conciliante e a tendere la mano alla riconciliazione.


7. Un matrimonio che sia entrato in crisi; un matrimonio che dal punto di vista umano è prossimo alla rovina; un matrimonio appesantito dal vicendevole estraniarsi dei partner può essere salvato dai coniugi solo a condizione che essi sappiano perdonarsi a vicenda e operino con perseveranza verso una riconciliazione. Quanto è valido per il rapporto tra i coniugi, vale anche per il rapporto dei genitori con i figli e dei figli con i genitori.

Quando in una famiglia nascono conflitti tra giovani e anziani, tra padre o madre e figlio o figlia, questi devono essere risolti nella vicendevole comprensione e nel vicendevole perdono. Ragazzi e adolescenti, padri e madri, non siate mai troppo orgogliosi o troppo testardi, tanto da non essere in grado di tendervi la mano per la riconciliazione, quando ha avuto luogo una discussione! Non siate ostinati e non portate rancore quando si tratta di risolvere una lite! E' pero parte essenziale di tutto ciò la riconciliazione con Dio mediante una buona confessione personale, dato che ogni offesa recata al nostro prossimo è anche un'offesa recata a Dio, di cui siamo tutti creature amate.

Quindi, non escludete Dio nella riconciliazione tra gli uomini e afferrate quel mezzo di salvezza che si chiama confessione e che dona la pace interiore, che solo il Signore può dare! Matrimonio e famiglia possono rispondere alla loro altissima chiamata cristiana solamente quando la pratica regolare della conversione e confessione personale e della riconciliazione attraverso la confessione hanno il loro posto fisso nella vita dei coniugi e dei membri della famiglia.

La missione popolare del Liechtenstein, che avrà inizio tra breve, mancherebbe a un suo compito essenziale, direi addirittura che non potrebbe dare il via all'"incontro con la vita" in Cristo, qualora rinunciasse a condurre i fedeli anche a una buona Confessione. Prego quindi vivamente i predicatori della missione di riservare a questo argomento la loro viva attenzione; in particolare suggerisco la celebrazione comunitaria del sacramento della Penitenza con la successiva Confessione personale e l'assoluzione di ogni singola persona.

"Incontro alla vita" - questo il leit-motiv della missione - è in primo luogo una liberazione dal peccato e dalla colpa, dalla mancanza di libertà e dall'egocentrismo, dall'errore e dalla confusione e quindi un cammino verso la santità e la santificazione della vita comunitaria. Maria, che nacque e visse senza la macchia del peccato, si pone davanti ai nostri occhi come il grande esempio di tale santità. Il suo esempio sia per noi luce e forza! 8. La famiglia come cellula della società e pietra viva della comunità ecclesiale è contemporaneamente anche il primo luogo della preghiera. Il Concilio Vaticano II dice: "Quando i genitori, mediante il loro esempio e la loro preghiera comune iniziano il loro cammino, anche i figli e tutti coloro che vivono in quella comunità familiare, riusciranno più facilmente a trovare questa via dell'autentica umanità, della salvezza e della santità. I coniugi pero debbono, nella loro dignità e nel loro incarico di padre e di madre, assolvere accuratamente al dovere dell'educazione, soprattutto di quella religiosa, che è in particolare di loro competenza" (GS 48). Allo stesso modo è pero anche vero che i figli, come membri della famiglia donati da Dio, contribuiscono a modo loro alla santificazione dei genitori.

In questa diocesi, e quindi anche nel vostro Paese del Liechtenstein, alcuni anni fa è iniziata l'azione "Chiesa familiare", che vorrebbe servire alla preghiera comune nella famiglia. Portate avanti questo importante compito e promuovetelo secondo le vostre forze! La preghiera comune a tavola non dovrebbe mancare in nessuna famiglia cristiana. Sono cosciente del fatto che per alcuni comporti un grande sforzo ricominciare con questa usanza. Mettete da parte ogni falsa vergogna religiosa e pregate insieme! "Perché dove due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro", ci promette il Signore (Mt 18,20).

A ragione possiamo pensare che la Madre del Signore sia nata in una famiglia religiosa e devota. Maria stessa prega molto. Nel Magnificat, famosa lode della potenza e gloria del Signore, essa ci insegna l'indirizzo principale di ogni preghiera: "L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore" (Lc 1,46-47), Cantate anche voi questa lode a Dio! Mostrate a Dio, mediante la fedele partecipazione alle celebrazioni eucaristiche della domenica e dei giorni feriali, che lo amate e onorate sopra ogni cosa e contemporaneamente siete pronti a dare a quest'amore un'espressione concreta e comunitaria! Andate al Signore eucaristico nel tabernacolo e pregate li il Dio misteriosamente presente per voi stessi, per la vostra famiglia, per le vostre famiglie della vostra patria, per la famiglia dell'umanità e per la famiglia di Dio nella Chiesa! Esorto voi tutti, bambini, ragazzi e adulti, laici e sacerdoti, religiosi e religiose, sani e malati, impediti e attempati: pregate! Si, mantenetevi fedeli alla preghiera quotidiana! La preghiera è la forza che veramente cambia e libera la nostra vita; nella preghiera avviene l'autentico "incontro con la vita".


9. La famiglia è quindi un fondamentale rifugio e luogo d'esercizio per i valori e le qualità fondamentali che caratterizzano la singola persona. La famiglia è il terreno da cui trae nutrimento la coscienza della dignità della persona umana.

L'ordine morale del matrimonio e della famiglia, come Dio lo ha fissato nel piano di creazione, viene oggigiorno frequentemente disturbato dal comportamento incosciente di molti, e non raramente viene addirittura distrutto. Ideologie disgregatrici che si ritengono moderne vogliono farci credere che quest'ordine sia superato e addirittura nemico dell'uomo. così avviene già che molti cristiani si vergognano di impegnarsi con convinzione per quei principi morali fondamentali. Un simile atteggiamento dell'uomo non può portare alcuna benedizione, né per il singolo né per la società, la quale a sua volta è, in forte misura, determinata dalla qualità morale e religiosa del singolo e della sua famiglia.

La Chiesa cattolica non si stancherà di ripetere integralmente e senza limiti e di sottolineare sempre nuovamente quei principi che riguardano il male della convivenza extraconiugale, dell'infedeltà coniugale, della pratica divorzista sempre in aumento, del cattivo uso del matrimonio e dell'aborto.

I compiti della famiglia cristiana nel mondo di oggi sono molteplici e importanti. Ogni famiglia religiosamente e moralmente sana è contemporaneamente un prezioso fermento per l'intera comunità dei popoli. L'autentica famiglia cristiana è una benedizione per il mondo. Vorrei incoraggiare tutte le famiglie tra di voi a divenire sempre più famiglie veramente cristiane e ad affrontare il compito a ciò connesso nel tempo odierno con grande coraggio.

L'umanità ha bisogno di questa testimonianza di fede nell'ora storica in cui viviamo. Non lasciatevi deviare da nessun contraccolpo, insuccesso, delusione o insicurezza e formate la vostra vita coniugale e familiare nello spirito di Cristo e della sua Chiesa! 10. Il cristiano convinto non si arrende mai! Egli prosegue fiducioso e con tenacia perché sa che c'è qualcuno che lo accompagna, che dà forza e fiducia proprio nei momenti di angoscia della vita. Questo esempio ce lo ha dato Maria, l'aurora della salvezza che ci ha partorito Cristo, il sole della giustizia (cfr. Prefazio della festa). Essa ha percorso la via con il suo Figlio divino fin sotto la croce. Grazie alla fedeltà sofferta, in cui ha vissuto la sua non facile vocazione di Madre di Cristo, essa ha potuto conoscere per sé stessa ciò che Paolo afferma oggi nella seconda lettura: "Noi sappiamo che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio" (Rm 8,28).

Possa la santa vita della Vergine Maria, la cui nascita la Chiesa celebra oggi in maniera così solenne nel principato del Liechtenstein con il successore di Pietro, diventare luce anche per la vostra vita di cristiani nelle vostre famiglie e nell'intera vostra comunità di popolo. Il suo esempio e il suo aiuto vi mettono in condizioni di vivere degnamente la vostra vocazione. Rimanete, soprattutto, una grande famiglia religiosamente e moralmente sana all'interno delle vostre frontiere, che si possono abbracciare con lo sguardo, di questo vostro bel Paese e vivete sempre nell'unione con la Chiesa universale e con il suo supremo pastore.

Dio vi benedica e vi protegga per l'intercessione di Nostra Signora del Liechtenstein, la Madre del nostro Redentore, che sotto la croce è divenuta anche la Madre di noi tutti. Amen. Data: 1985-09-08 Data estesa: Domenica 8 Settembre 1985





Recita dell'Angelus - Eschen-Mauren (Liechtenstein

Titolo: Salvate l'uomo non ancora nato dalla minaccia dell'uomo nato

Cari fratelli e sorelle! Mentre ora, uniti con tanti fedeli in tutto il mondo, recitiamo l'Angelus Domini, tale preghiera mariana assume, in questa giornata, un significato particolare. L'8 settembre è, nel calendario liturgico della Chiesa, la festa della nascita di Maria, precisamente nove mesi dopo la solennità dell'Immacolata concezione della Madre di Dio, l'8 dicembre. Nella determinazione di questi due giorni di festa la Chiesa ha tenuto conto del tempo naturale di una gravidanza umana. Questi nove mesi dello sviluppo dell'uomo nel corpo della madre sono così venerati e santificati in modo particolare.

Nel grembo materno l'incipiente vita umana, fatta fiorire dalla potenza creatrice di Dio nella misteriosa collaborazione con la forza donatrice di vita dell'uomo e della donna, è, fin dal primo momento del concepimento, un bene che ha diritto a una particolare protezione. Anche la madre stessa, la quale porta sotto il suo cuore il bambino, che nasce e si sviluppa, merita in misura grande rispetto, venerazione e stima. Io chiedo, in questo giorno della festa della nascita di Maria, che il bambino, il quale si forma nel corpo della madre, venga riconosciuto un uomo a tutti gli effetti e che alla futura madre venga portato rispetto e considerazione amorosi e sensibili.

Dite di si alla vita umana in tutte le sue fasi! A ragione vi impegnate per la protezione dell'ambiente, delle piante e degli animali! Dite di si alla vita umana con ancora maggiore convinzione, a quella vita che nella gerarchia della creazione si trova al primo posto tra tutte le realtà create del mondo visibile! Salvate l'uomo non ancora nato dalla minaccia dell'uomo nato, che si arroga il diritto di toccare e uccidere la vita di un bambino nel grembo materno! La grande gioia che come fedeli proviamo per la nascita della Madre di Dio, e che oggi esprimiamo solennemente, comprende, contemporaneamente, per noi tutti una grande esigenza: dobbiamo essere felici per principio quando nel grembo di una madre si forma un bambino e quando poi vede la luce del mondo. Anche quando il neonato comporta difficoltà, rinunce, limitazioni e pesi, esso deve essere sempre accolto e sentirsi protetto dall'amore dei suoi genitori. L'uomo responsabile e soprattutto il fedele sarà in grado di trovare - anche con l'aiuto degli altri - una soluzione degna dell'uomo anche in situazioni difficili. Esso stesso maturerà nel superare questi problemi e otterrà uno sguardo più chiaro sul valore e la dignità, sul senso e sullo scopo della vita umana.

Maria, l'aurora della salvezza, che ci ha partorito Cristo, il sole della giustizia, ottenga per voi, attraverso il suo splendore materno, questo sguardo chiaro, di cui l'uomo ha tanto bisogno nel mondo attuale. La festa della sua nascita è per noi una festa della vita. Fiduciosi nella sua intercessione, recitiamo ora la preghiera a Maria...

Data: 1985-09-08 Data estesa: Domenica 8 Settembre 1985





Alle autorità - Vaduz (Liechtenstein

Titolo: Rispetto della vita umana per un futuro pieno di speranza

Altezza, eccellenza, signor capo del governo, signore e signori.


1. Con grande interesse ho seguito l'esposizione che ella, signor capo del governo, mi ha appena fatto a nome degli organi dello Stato e delle autorità del principato del Liechtenstein, alla presenza del principe, del suo luogotenente, il principe ereditario e delle loro consorti, come pure del vescovo di questa diocesi e di altri rappresentanti della Chiesa. Ringrazio lei e tutti coloro a nome dei quali ella ha espresso così nobili parole di benvenuto.

La sua esposizione ha dato particolare risalto allo stretto rapporto in cui vivono, nel principato del Liechtenstein, lo Stato e la Chiesa. Le radici di tale fatto si trovano nella storia pluricentenaria del cristianesimo in questo Paese, che venera come suo patrono san Lucio, uno dei primi apostoli della fede in territorio retico. La cristianizzazione di questa zona, che ebbe inizio già in epoca romana, nella valle dell'Ill e presso il corso superiore del Reno, è proseguita ininterrottamente nei tempi successivi.

La fede cristiana ha prodotto anche qui, in diverse epoche, ricchi frutti e ha lasciato una forte impronta nell'arte cristiana e nelle tradizioni religiose. La vita ecclesiale si è rinvigorita e ancora oggi caratterizza la vita sociale del Paese. In tempi più recenti, la presenza della famiglia principesca ha assunto un grande significato in questo senso. La casa del Liechtenstein, che è sempre stata di fede cattolica ed è rimasta fedele alla Chiesa cattolica, ha sempre avuto rapporti stretti e positivi con la Santa Sede. Se si considera tutto ciò, diventa comprensibile come la legge, nel principato del Liechtenstein, riconosca alla Chiesa cattolico-romana, come Chiesa nazionale, una speciale tutela dello Stato, assicurando tuttavia a ogni persona la libertà di religione e di coscienza, garantendo la pratica religiosa anche per le altre confessioni, entro i limiti della morale e dell'ordine pubblico. Colgo volentieri l'occasione per rivolgere a tutti i cittadini non cattolici di questo paese un fraterno saluto di stima e solidarietà.


2. In qualità di successore di Pietro, al quale la divina Provvidenza ha affidato la cura pastorale di tutte le Chiese, sono venuto oggi in visita pastorale nel vostro amato Paese verso il quale voi, in veste di parlamentari, membri del governo e autorità civili portate una grande responsabilità. Il vostro compito, così carico di doveri, è il frutto della definizione della costituzione dello Stato, secondo cui il principato del Liechtenstein è una monarchia ereditaria costituzionale fondata sulla democrazia e sul parlamento e secondo la quale il potere politico è ancorato al principe e al popolo (art. 2 della Costituzione).

Pero il vostro compito ha un fondamento ancora più profondo perché, così è detto nella Lettera ai Romani, "non c'è autorità se non da Dio, e quelle che esistono sono stabilite da Dio" (Rm 13,1). Questa affermazione dell'apostolo delle genti tuttavia è stata purtroppo scossa da tante esperienze negative succedutesi nel corso della storia. Ancora oggi essa viene da non pochi esclusa, per principio, da ogni considerazione.

Esattamente cento anni fa, nell'anno 1885, il mio venerato predecessore papa Leone XIII, nella sua enciclica "Immortale Dei" ha espresso alcuni pensieri fondamentali sull'ordinamento dello Stato cristiano e in particolare sull'origine teologica del potere politico. In essa, egli ammonisce gli uomini di Stato a guardare soprattutto a Dio e alla sua volontà, come al supremo dominatore del mondo.

So che i problemi per cui un uomo politico oggi deve impegnarsi e trovare o imporre delle soluzioni sono molto complessi. Vedo anche, pero, che i responsabili dello Stato e della società, nella ricerca delle soluzioni per i loro problemi, vengono sempre immancabilmente rimandati a presupposti storici, etici e religiosi. Soprattutto l'uomo politico cristiano deve conservare una fine sensibilità per tutte le condizioni fondamentali che sono alla base della politica odierna. La sua azione deve essere originata da una solida coscienza dei valori e delle responsabilità. Egli non può lasciare da parte la sua coscienza, formata nella fede cristiana e pur sempre in via di formazione, in ogni occasione di consultazioni e decisioni. In particolare oggi, nel contesto delle diverse opinioni e di intenzioni, si richiede al cristiano fedele che si trova in una posizione sociale di guida una visuale dei principi estremamente chiara.


3. Come capo visibile della Chiesa di Cristo, che possiede come caratteristiche essenziali l'unità, la santità, la cattolicità e l'apostolicità, sono tenuto in misura particolare ed elevare la mia voce affinché in tutti quei luoghi, in cui la Chiesa vive nei suoi membri, possa rifulgere tra di loro ciò che costituisce l'essenza dell'uno, santo, cattolico e apostolico. In occasione della celebrazione eucaristica di questa mattina ciò si è verificato in maniera singolare tra di noi.

L'intera vita dei fedeli e la formazione della loro comunità deve pero sempre essere coinvolta e forgiata da questa caratteristica.

All'inizio del mio discorso ho accennato alla tradizione cristiana di questo Paese e mi auguro di cuore che gli uomini e le donne del Liechtenstein continuino a costruire sulla base di questa preziosa e forte eredità. Ciò si rende necessario per conservare l'identità di questa piccola comunità popolare. Le influenze ideologiche negative, a cui vanno soggetti, oggi, anche gli uomini di questo Paese, non devono avere la possibilità di intaccare la sostanza moralmente sana, che garantisce un futuro pieno di speranza e degno dell'uomo.


4. Mediante la collaborazione a livello internazionale, in particolare in vista della questione della sicurezza e del futuro dell'Europa e, più in generale, della comunità dei Paesi europei, recentemente sono stati instaurati contatti preziosi tra il principato del Liechtenstein e la Santa Sede. Circostanze fortunate hanno fatto si che in questo ultimo tempo tali contatti abbiamo trovato conferma solenne sotto forma di rapporti diplomatici ufficiali. E' nostro compito comune, ora, portare un contributo efficace secondo le proprie forze e capacità per ottenere nel mondo la giustizia e la pace. Con questo impegno la Chiesa intende rispondere a una necessità vitale, che il Concilio Vaticano II - conclusosi vent'anni fa - tratta in un capitolo a sé stante dalla costituzione pastorale GS 75 sotto il titolo: "La promozione della pace e la costruzione della comunità dei popoli". In questo caso dice: "I cittadini coltivino con magnanimità e lealtà l'amore verso la patria, ma senza ristrettezze di spirito, cioè in modo tale da prendere anche contemporaneamente in considerazione e volere il bene di tutta la famiglia umana, che è unita con ogni sorta di legami tra razze, popoli e nazioni".

L'intera famiglia umana, costituita dalle singole famiglie dei popoli, ha sempre alla sua base naturale - per quanto grande possa essere - la famiglia singola. La costituzione morale della famiglia umana si trova così in collegamento strettissimo con la qualità religiosa e morale delle singole famiglie.

Permettetemi di ripeterlo anche in questa sede e di sottolineare, in vista dell'integrità morale della singola famiglia e dell'intera comunità, quanto sia decisivo oggi impegnarsi con la massima decisione per la difesa dei principali valori morali della società, in particolare per la protezione della vita umana incipiente. Il Concilio Vaticano II parla molto chiaro a questo proposito; "Dio, Signore della vita, ha infatti affidato agli uomini l'altissima missione di proteggere la vita: missione che deve essere adempiuta in modo umano. Perciò la vita una volta concepita deve essere protetta con la massima cura e l'aborto, come l'infanticidio, è un abominevole delitto" (GS 51).


5. La chiara voce che la Chiesa eleva in difesa del bambino debole e indifeso non deve spegnersi inascoltata; essa è la voce del bambino stesso, che Dio "ha tessuto nel seno della madre", come dice il salmista (cfr. Salmo 138,13). Nessuno si può permettere di ferire questo grembo in modo morale; chi lo fa, ferisce il grembo della famiglia stessa, di quella naturale come della famiglia dei popoli e la famiglia dell'umanità. Possa quindi anche il principato del Liechtenstein - sul fondamento morale della sua eredità cristiana - fare di tutto per proteggere e difendere il valore e la dignità della vita umana in tutte le sue fasi e in modo efficace. La Carta dei diritti della famiglia, presentata dalla Santa Sede nell'ottobre 1983 a tutte le persone, istituzioni e autorità che in qualche modo hanno a che fare con la missione della famiglia nel mondo attuale, è da intendersi come un'indicazione "in favore della famiglia che deve essere stimolata e difesa contro ogni attentato illegale".

Il diritto alla vita dell'uomo non ancora nato fa parte di quei diritti umani inalienabili, per la protezione e difesa dei quali proprio anche il vostro Paese si è impegnato in maniera esemplare nel corso della storia, e soprattutto nel passato più recente, attraverso molteplici iniziative coraggiose e disposte al sacrificio. Ricordo il generoso aiuto ai profughi e feriti dell'ultima guerra mondiale attraverso la Croce Rossa del Liechtenstein, disponibile accoglienza di perseguitati, ai quali all'interno delle vostre frontiere avete concesso ospitalità e avete permesso un'esistenza nuova e sicura. Tanto basta a perpetuo onore del principato del Liechtenstein. Possa questo coraggioso impegno per la dignità e i diritti dell'uomo di ieri servire da esempio al suo popolo, e in particolare ai responsabili di questo Stato, anche oggi e in futuro, e possa altresi guidarli e impegnarli nelle loro ulteriori decisioni! Questo è il mio cordiale augurio e questo chiedo per voi al Signore e giudice della storia e di tutti i destini umani.

Signore e signori, ringrazio sinceramente per la loro stimata presenza e attenzione. Possa Dio, l'Onnipotente, accompagnare sempre il loro responsabile lavoro al servizio dello Stato e della società con la sua benedizione. Maria, Regina della pace, doni a voi, ai vostri cari e alle persone a voi affidate per il vostro comune servizio al mondo in questa "amata patria" la sua protezione e il suo sostegno materno.

Data: 1985-09-08 Data estesa: Domenica 8 Settembre 1985





Agli ammalati - Vaduz (Liechtenstein

Titolo: Trasformare le sofferenze in fonte di forza e fiducia

Cari fratelli e sorelle nel Signore!


1. "Stabat Mater dolorosa... La Madre di Cristo stava in preda al dolore / presso la croce e piangeva dal profondo del cuore, / mentre il suo amato figlio era li appeso".

Queste tristi parole del brano che ricorda i dolori di Maria risuonano anche nell'inno e riecheggiano nei nostri cuori. La forza delle note e la struttura poetica delle parole ci vogliono introdurre a quel grande mistero che è annunciato da san Giovanni nel suo Vangelo: "Stavano presso la croce di Gesù sua Madre, la sorella di sua Madre, Maria di Cleofa e Maria di Magdala. Gesù allora, vedendo la Madre e li accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla Madre: "Donna, ecco tuo figlio!". Poi disse al discepolo: "Ecco la tua Madre!". E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa" (Jn 19,25-27).

"Ecco tua Madre", così dice il Signore crocifisso anche a noi. Egli così parla nell'odierna festa della Natività di Maria, attraverso di me, suo umile servitore sulla cattedra di Pietro. Parla in particolare a voi, malati, sofferenti e anziani, ai quali soprattutto mi sento molto legato. Qui in questa casa di Dio, nell'ospedale, negli istituti di cura e nelle vostre case in tutto il Paese. Voi stessi avete visto il volto pieno di dolore, le dolenti ferite del Salvatore crocifisso. Voi guardate perplessi alla croce alla quale è appeso il corpo di Gesù, martoriato e sfigurato. Voi guardate, assieme a Maria, a quel legno del martirio che noi solo con gli occhi della fede possiamo riconoscere come il "dolce legno" ("dulce lignum") e come "l'albero della vita" ("arbor vitae"). Io sono venuto da voi come portatore della lieta novella di Cristo per aiutarvi a guardare con gli stessi occhi della fede anche al vostro personale destino. Con il discepolo Giovanni prendete anche voi Maria, la Madre del Signore, come vostra madre, e aprite con il suo aiuto gli occhi alla fede. Con il suo aiuto sopporterete più facilmente il peso della vostra malattia, del vostro dolore e della vostra anzianità.


2. Maria è al vostro fianco perché ella stessa ha sofferto con il suo divin Figlio, secondo la profezia che il vecchio Simeone le aveva fatto nel tempio di Gerusalemme: "E anche a te una spada trafiggerà l'anima" (Lc 2,35). Il volto della Madre addolorata è a noi tutti familiare e lo portiamo profondamente impresso nel cuore: il corpo morto del suo divin Figlio giace nel grembo della Madre in lutto, quel grembo dal quale era venuto alla luce. Il cuore materno di Maria è trafitto dal dolore; perché nessuno è così vicino al figlio come la sua propria madre. Ma il Padre celeste, che non abbandona gli uomini neanche nelle tribolazioni più estreme, ha donato alla Madre di Gesù la forza di resistere sotto la croce e di partecipare alla passione di suo figlio.

Il particolare culto della Madonna addolorata può anche per voi essere una fonte di forza, per accettare con devozione i pesi della vita, e attraverso la preghiera e la meditazione unirli consapevolmente con la passione e la morte del Signore. Con la paziente sopportazione delle fatiche e delle pene quotidiane santificate voi stessi e contemporaneamente la Chiesa e il mondo. Il dolore accettato per amor di Cristo è sempre un dolore salvifico. Voi sapete che san Paolo - anch'egli dovette sopportare tante sofferenze e avversità - per spiegare questa forza salvifica del dolore, disse: "Completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa" (Col 1,24), Si, come fedeli di Cristo anche noi, così, dobbiamo cercare di capire e di vivere il senso e la dignità del dolore umano.


3. La malattia, l'impedimento e il peso dell'età non sono mai per i fedeli cristiani soltanto una triste sorte, che occorre accettare con rassegnazione; piuttosto essi sono un appello e una missione; offerta a noi dalla Provvidenza divina. Sono un appello di Dio agli uomini a donare con amorevole sollecitudine ai sofferenti assistenza e protezione, e ad alleviare, anzi - nella misura del possibile - a guarire le loro infermità con tutti i mezzi dell'arte medica.

Sono per i malati e i sofferenti una missione da vivere, nella situazione concreta, come una vocazione cristiana: una via per guadagnarsi la salvezza. Soprattutto là dove l'arte medica umana viene meno, la fede cristiana può pur sempre rischiarare la strada verso il profondo segreto del dolore. La lieta novella di Cristo non può certo eliminare le infermità esteriori; ma le può rendere più sopportabili, perché ci consente di accedere al loro significato più profondo e alla loro comprensione. Nella sofferenza permessa o destinata dalla Provvidenza divina incontriamo infine il mistero imperscrutabile della stessa morte e risurrezione di Cristo. E' il suo appello ad un tipo tutto particolare di sequela, la sequela della croce. E' in definitiva Cristo stesso che ci invita ad accettare l'infermità, la sofferenza, l'abbandono, come il suo giogo, quasi indicandoci una strada per seguire le sue orme. Soltanto la pia accettazione può trasformare profondamente ogni dolore umano. Esso diventa una partecipazione personale alla passione espiatrice e salvatrice di Cristo. Egli continua negli uomini che soffrono la sua stessa passione.


4. Cari fratelli e sorelle malati, sofferenti e anziani! Io imploro con voi la forza che vi renda possibile accettare le vostre sofferenze e infermità nello spirito di Cristo, il Salvatore sofferente, che ha sacrificato se stesso ed è risorto. Soltanto così le vostre infermità non vi opprimeranno, ma al contrario diverranno per voi una fonte di forza e di fiducia. Con Cristo, offrite il sacrificio di tutte le angustie e le avversità per la salvezza del mondo. Cercate il senso delle vostre sofferenze nella santificazione della vostra vita, delle vostre famiglie e delle comunità in cui vivete assistiti dall'affettuoso aiuto dei vostri cari e vicini. Siate grati per la pazienza e la capacità di sopportare che Dio torna a donarvi giorno per giorno. Siate grati per ogni servizio che vi viene prestato dai fratelli.

Assieme a voi ringrazio di cuore tutti i medici, le infermiere e gli infermieri che offrono il loro servizio con fedeltà e dedizione ai malati e ai bisognosi di aiuto di questo Paese. Essi debbono sapere che tutto l'aiuto e l'amore che danno loro, in definitiva, viene dato a Cristo. "Ero malato e mi avete visitato", dice Cristo; e prosegue: "In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me" (Mt 25,3 Mt 6 Mt 25,40).

Per voi, cari fratelli e sorelle, vorrei in conclusione aggiungere ancora, come un invito, le parole che ho posto a conclusione della mia lettera apostolica sul senso cristiano della sofferenza umana: "Insieme con Maria, Madre di Cristo, che stava sotto la croce, ci fermiamo accanto a tutte le croci dell'uomo di oggi. Invochiamo tutti i santi, che durante i secoli furono in special modo partecipi delle sofferenze di Cristo. Chiediamo loro di sostenerci" ("Salvifici Doloris", 31), Dio vi benedica, vi dia forza, vi protegga! 5. Con cordiale affetto saluto poi anche gli altri partecipanti a questo incontro: voi, miei confratelli nel ministero sacerdotale del decanato del Liechtenstein; voi, cari religiosi, che avete seguito l'appello del Signore a una vita secondo i consigli evangelici; voi fedeli laici, che per la grazia del vostro Battesimo e della vostra Cresima collaborate in diversi campi pastorali in questo Paese.

In voi io saluto le forze più determinanti, le strutture che sostengono la vita della Chiesa locale. Dalla vostra vitalità spirituale, dalla vostra serietà e dall'impegno che ponete nei compiti del momento dipende largamente la vita religiosa della vostra comunità. Io vi ringrazio per lo zelo che mettete a disposizione nella vostra missione personale per la collaborazione al regno di Dio. Io vi esorto inoltre a proseguire nel nome di Cristo nei vostri molteplici impegni per il bene naturale e soprannaturale degli uomini e delle istituzioni a voi affidate.

Il vostro compito, gravoso ma appassionante, è quello di costruire qui nel vostro Paese la Chiesa vivente di Cristo, in comunione con il vostro vescovo e sotto la sua direzione, come sacerdoti, religiosi e collaboratori laici. Il vostro primo e più grande dovere è quello di mostrare agli uomini la strada che conduce a Cristo; di impegnare le vostre migliori forze perché si "risvegli la vita" in Cristo, nella liturgia, nella predicazione del Vangelo, nella catechesi per tutte le età, nella diaconia ovvero nella solidarietà con gli uomini e con i popoli che versano nel bisogno.

Cristo, che tramite vostro prosegue la sua missione di salvezza nella vostra comunità, per annunciare la lieta novella non ha altre parole che le vostre, per trasmettere i suoi doni salvifici soprannaturali non ha altre mani che le vostre, e ha soltanto i vostri piedi per raggiungere anche le pecorelle smarrite. Perciò, cari fratelli e sorelle, mettetevi senza riserve, anima e corpo, a disposizione delle vostre attività religiose, come Maria, la Madre del nostro Signore, ha fatto pronunciando il suo "fiat": "Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me secondo la tua parola" (Lc 1,39). Con il suo obbediente si, che essa non ha mai ritirato, ma che invece, in unione sempre più stretta con suo Figlio, ha vissuto fino alla croce, Maria è diventata il grande modello per la nostra fede e per il nostro servizio.

Maria, la Madre della Chiesa, è schierata anch'essa in particolar modo al vostro fianco nel vostro servizio ecclesiale. Il vostro impegno per Cristo e per la Chiesa sarà completo, e veramente fruttuoso per la salvezza degli uomini, soltanto se seguirete il suo ammonimento: "Fate quello che vi dirà" (Jn 2,5).

Fatelo innanzitutto e soprattutto nelle vostre stesse vite, per la vostra piena conversione e santificazione personale. Fatelo in fedeltà agli impegni assunti, fatelo nel vostro servizio quotidiano fra gli uomini. Fate quello che vi dira! Perché in definitiva è Cristo stesso che attraverso di voi può portare nel mondo di oggi la sua salvezza, e questa può essere operante nella missione della Chiesa.

Che il suo regno possa diventare sempre più realtà, qui nel decanato del Liechtenstein, grazie al vostro esempio di vita religiosa e grazie al vostro fedele servizio come sacerdoti, religiosi e laici.

Invito ancora una volta di cuore anche voi, cari fratelli cristiani malati, sofferenti e anziani, a sostenere, sempre secondo le vostre forze, con la devota sopportazione delle vostre sofferenze, con le vostre preghiere e i vostri sacrifici, l'attività della Chiesa, qui e in tutto il mondo. Il Papa stesso, nella sua singolare attività pastorale, fa molto assegnamento sulla vostra attiva collaborazione. E prega soprattutto anche perché il Signore invii sempre un numero sufficiente di lavoratori nella sua vigna, perché il suo nome sia dappertutto degnamente lodato.

Sia lodato Gesù Cristo!

Data: 1985-09-08 Data estesa: Domenica 8 Settembre 1985






GPII 1985 Insegnamenti - Omelia della Natività di Maria - Eschen-Mauren (Liechtenstein