GPII 1985 Insegnamenti - A sacerdoti di Comunione e liberazione - Città del Vaticano (Roma)


1. Sono molto lieto di incontrarmi con voi al termine di questo vostro annuale appuntamento di preghiera e di meditazione, gli esercizi spirituali, che raccolgono, ormai da tempo, i sacerdoti partecipanti all'esperienza di Comunione e liberazione o ad essa vicini.

Più volte, soprattutto durante i miei viaggi in Italia e nei vari Paesi del mondo, ho avuto modo di riconoscere la grande e promettente fioritura dei movimenti ecclesiali e li ho additati come un motivo di speranza per tutta la Chiesa e per gli uomini.

La Chiesa, infatti, nata dalla passione e risurrezione di Cristo e dall'effusione dello Spirito, diffusa in tutto il mondo e in ogni tempo sul fondamento degli apostoli e dei loro successori, è stata arricchita nei secoli dalla grazia di sempre nuovi doni. Essi, nelle diverse epoche, le hanno permesso di essere presente in modi nuovi e adeguati alla sete di verità, di bellezza e di giustizia che Cristo andava suscitando nel cuore degli uomini e di cui lui stesso è l'unica, soddisfacente e compiuta risposta.

Come ha bisogno la Chiesa di rinnovarsi continuamente, di riformarsi, di riscoprire in modo sempre più autentico l'inesauribile fecondità del proprio principio! Molte volte sono stati gli stessi papi e vescovi i portatori di questa energia carismatica di riforma, altre volte lo Spirito ha voluto che fossero dei sacerdoti o dei laici iniziatori e fondatori di un'opera di rinascita ecclesiale, che ha permesso di vivere, attraverso il sorgere di comunità, di istituti, di associazioni, di movimenti, l'appartenenza all'unica Chiesa e il servizio all'unico Signore.


2. Ai movimenti ecclesiali, assieme ai laici, partecipano in genere anche dei sacerdoti, che, in comunione di obbedienza con le Chiese particolari, portano alla vita delle comunità il dono del loro ministero, soprattutto mediante la celebrazione dei sacramenti e l'offerta di un maturo consiglio. E' perciò a voi sacerdoti che ora voglio rivolgermi per aiutarvi a meglio comprendere e vivere la vostra appartenenza ecclesiale nel contesto dell'adesione al movimento di Comunione e liberazione.

Quanto sopra ho notato per la vita della Chiesa, è vero anche per ogni fedele e in particolare per ogni sacerdote. Il sorgere del corpo ecclesiale come istituzione, la sua forza persuasiva e la sua energia aggregativa, hanno la loro radice nel dinamismo della grazia sacramentale.

Essa trova pero la sua forma espressiva, la sua modalità operativa, la sua concreta incidenza storica mediante i diversi carismi che caratterizzano un temperamento e una storia personale.

Come la grazia oggettiva dell'incontro con Cristo è giunta a noi veicolata da incontri con persone specifiche di cui ricordiamo con gratitudine il volto, le parole, le circostanze, allo stesso modo Cristo comunica con gli uomini mediante la realtà del nostro sacerdozio, assumendo tutti gli aspetti della nostra personalità e sensibilità. In questo modo ogni sacerdote, vivendo in pieno la grazia del sacramento, diventa capace di dare un volto al suo popolo, e di essere così "la forma del suo gregge" (1P 5,3).


3. Quando un movimento è riconosciuto dalla Chiesa, esso diventa uno strumento privilegiato per una personale e sempre nuova adesione al mistero di Cristo. Non permettete mai che nella vostra partecipazione alberghi il tarlo dell'abitudine, della routine, della vecchiaia! Rinnovate continuamente la scoperta del carisma che vi ha affascinati ed esso vi condurrà più potentemente a rendervi servitori di quell'unica potestà che è Cristo signore! Più volte nei suoi documenti il Concilio Vaticano II, della cui conclusione celebreremo tra poco, con un Sinodo straordinario, il ventesimo anniversario, ha incoraggiato le aggregazioni sacerdotali come strada in cui si incrementa l'inesauribile volto personale dell'opera apostolica del sacerdote: "Vanno anche tenute in grande considerazione e diligentemente incoraggiate le associazioni che, in base a statuti riconosciuti dall'autorità ecclesiastica competente, fomentano - grazie ad un modo di vita convenientemente ordinato e approvato e all'aiuto fraterno - la santità dei sacerdoti nell'esercizio del loro ministero, e mirano in tal modo al servizio di tutto l'ordine dei presbiteri" (PO 8; cfr. CIC 298).

I carismi dello Spirito sempre creano delle affinità, destinate ad essere per ciascuno il sostegno per il suo compito oggettivo nella Chiesa. E' legge universale il crearsi di tale comunione. Viverla è un aspetto dell'obbedienza al grande mistero dello Spirito.

Un autentico movimento esiste perciò come un'anima alimentatrice dentro l'istituzione. Non è una struttura alternativa ad essa. E' invece sorgente di una presenza che continuamente ne rigenera l'autenticità esistenziale e storica. Il sacerdote deve perciò trovare in un movimento la luce e il calore che lo rende capace di fedeltà al suo vescovo, che lo rende pronto alle incombenze dell'istituzione e attento alla disciplina ecclesiastica, così che più fertile sia la vibrazione della sua fede e il gusto della sua fedeltà.


4. Al concludersi di questo incontro non posso tralasciare di invitarvi ad essere dispensatori di quei doni che sono impressi in voi dal carattere sacerdotale.

Siate innanzitutto gli uomini del perdono e della comunione, donati al mondo dal cuore aperto di Cristo e operanti mediante i sacramenti dell'Eucaristia e della Penitenza. Non risparmiate sforzi in questo compito e anzi fate della celebrazione sacramentale una scuola per la vostra vita, consapevoli di quali siano le necessità più gravi dell'uomo di ogni tempo. Nella preghiera personale e comune portate al cospetto di Dio le domande e i bisogni di coloro che vi sono affidati e chiedete l'assistenza del Signore sulla vita del vostro movimento.

Siate i maestri della cultura cristiana, di quella concezione nuova dell'esistenza che Cristo ha portato nel mondo e sostenete i tentativi dei vostri fratelli affinché tale cultura si esprima in forme sempre più incisive di responsabilità civile e sociale.

Partecipate con dedizione a quell'opera di superamento della frattura tra Vangelo e cultura a cui ho invitato l'intera Chiesa italiana nel recente discorso tenuto durante il convegno ecclesiale di Loreto. Sentite tutta la grandezza e l'urgenza di una nuova evangelizzazione del vostro Paese! Siate i primi testimoni di quell'impeto missionario che ho dato come consegna al vostro movimento! Vi sostenga l'energia di Cristo Signore che "è morto per tutti, affinché i viventi non vivano più per se stessi, ma per colui che per essi è morto ed è risuscitato" (2Co 5,15).

Vi accompagni la protezione di Maria santissima: a lei affidate i vostri propositi e le vostre speranze.

Con questi voti imparto a voi e a coloro a cui si rivolge la vostra attività pastorale la mia benedizione.

Data: 1985-09-12 Data estesa: Giovedi 12 Settembre 1985





Ad atleti non vedenti - Castel Gandolfo (Roma)

Titolo: Manifestazioni sportive auspicio di realizzazione umana

Signor presidente del comitato organizzatore dei Campionati europei per i ciechi, carissimi giovani atleti e sportivi, e voi tutti accompagnatori, organizzatori e assistenti di questo raduno internazionale!


1. Siate i benvenuti a questo incontro, che è per me motivo di gioia e insieme di commozione. Ho accolto con piacere la vostra richiesta di potermi rendere visita in occasione della vostra presenza a Roma. Noi ci fissiamo gli uni agli altri prevalentemente con gli occhi dello spirito, e ciò intensifica il significato dell'attuale udienza, aumentando, con l'emozione, il comune affetto e la spontanea amicizia.


2. Ho notato nel manifesto delle vostre gare queste parole che mi hanno profondamente colpito: "Non vedere non significa non amare; non vedere non significa chiudersi in se stessi; non vedere non significa non godere delle bellezze della vita; non vedere non significa non potere praticare lo sport".

Queste parole sono un messaggio, rivolto come un forte richiamo ricco di speranza a tutti coloro che non vedono; ma sono altresi un impegnativo monito per tutti coloro che vedono e che con voi entrano in contatto nelle molteplici circostanze della vita quotidiana.

Parole gravi, perché fanno appello a chiunque ha il dono della salute, della vista, dell'efficienza, affinché comprenda che dentro ogni uomo, portatore di qualche limitazione operativa, c'è sempre una persona umana, c'è un cuore umano con tutte le ricchezze di un'individualità che va non solo rispettata, ma aiutata a svilupparsi secondo le doti e le inclinazioni proprie, per il bene suo e per il vantaggio dell'intera comunità.

Tali parole affermano, e giustamente, che pur non vedendo voi avete sviluppato le altre capacità sensoriali in maniera tale che, nonché precludervi ai rapporti umani, voi anzi vi aprite ad un contatto con gli altri sotto certi aspetti più profondo e intenso. La percezione più attenta in particolare, l'affinamento dell'udito, vi consentono di cogliere le più profonde sfumature di un discorso, facendovi esperti del valore dei suoni per l'orientamento e la conoscenza dell'ambiente circostante. Le gare che state compiendo sono prova di ciò e dimostrano in maniera eccellente quali mete siete in grado di raggiungere.


3. Cari giovani atleti e accompagnatori, vi saluto oggi con grande affetto. Anche se le vostre attività sportive sono molto sorprendenti per chi non è abituato ad assistervi, esse hanno un significato molto profondo: testimoniano le vostre grandi capacità umane. Voi non permettete che siano le difficoltà a vincere, ma siete determinati a soggiogarle. In ciò mostrate coraggio e grandi doti spirituali e di volontà.

L'uomo ha ricevuto da Dio molti talenti e voi mostrate di esserne consapevoli e di saperli usare con determinazione. La pratica dello sport nella vostra particolare situazione non mostra soltanto un naturale bisogno di attività fisica, e non è neppure semplicemente legata all'istinto spontaneo della competizione amichevole. Essa mostra anche i vostri talenti umani e la ricchezza delle capacità a vostra disposizione. In questo modo dite al mondo che ci sono molti traguardi che potete raggiungere nelle vostre attività sociali. 4. Negli scritti del Nuovo Testamento la vocazione cristiana è spesso legata a una strada o a un viaggio. Voi sapete per esperienza quale problema esiste per coloro che non possono concretamente vedere quale strada prendere. Ma ciascuno sa che la strada da prendere consiste in una scelta che darà significato a tutta la vita; è necessario una prospettiva del tutto diversa. La capacità di ragionare e di riflettere, il buon uso del discernimento, la saggezza del cuore: questi sono i doni che ci guidano lungo i sentieri dell'impegno della vita.

Con silenziosa dignità voi potete offrire una grande lezione, una testimonianza salutare alle persone tra le quali vivete, agli uomini e alle donne del nostro tempo che sono spesso scontenti e profondamente turbati nell'intimo. Ad essi voi potete indicare la giusta direzione sulla strada della vita. Potete mostrare in modo convincente che una persona non è impoverita quando, guidata dalla voce di Dio, sa come raggiungere traguardi e conseguimenti decisivi. E' questo un richiamo ad un atteggiamento di fede, fondato sulla parola del Signore, una fede che sappia veramente ascoltare. Voi siete magnifici ascoltatori e sapete che è proprio attraverso la parola che Dio viene a incontrarci. Voi date al mondo l'esempio prezioso e significativo di persone che sanno prestare attenzione ai suggerimenti della voce interiore di Dio.

Così, grazie alla grande ricchezza della vostra umanità, saprete mostrare a tutti coloro che incontrate che grandezza di spirito e attenta capacità di ascolto sono il modo corretto per scoprire nelle profondità dell'anima la luce che illumina ogni uomo che viene nel mondo (cfr. Jn 1,9).


5. Infine, una parola per voi che accompagnate e assistete questi giovani. Voi aiutate i vostri amici non vedenti a scoprire e a raggiungere le loro possibilità, li incoraggiate ad avere la forza e la fiducia per applicarsi responsabilmente in tutte le attività di cui sono capaci. Voi li guidate alla piena realizzazione delle loro umane potenzialità. Il vostro lavoro genera una profonda amicizia tra di voi, ed è accompagnato da generosa sollecitudine e profondo interessamento reciproco. Vi ringrazio e mi congratulo con voi per il successo che ottenete; vi ringrazio specialmente per la grande gioia, fiducia e sicurezza che riuscite a instillare nei vostri amici ciechi.

E ora, quale segno del mio profondo affetto, invoco su di voi, miei fratelli e sorelle, sui vostri cari e su tutti coloro che vi manifestano la loro amorevole sollecitudine, le abbondanti benedizioni di Dio onnipotente.

Vorrei aggiungere ancora una parola per gli atleti che prendono parte alla terza coppa europea di maratona. Vi ringrazio per la vostra visita e vorrei ricordarvi che essere giovani significa cercare il giusto cammino della propria vita, un cammino che rende possibile compiere gli impegni personali secondo la verità, la giustizia e il servizio al bene comune. Abbiate questo pensiero in mente mentre correte la vostra lunga gara e che Dio vi benedica.

Data: 1985-09-14 Data estesa: Sabato 14 Settembre 1985





Ordinazione episcopale di monsignor Rigali - Albano (Roma)

Titolo: Chiamato per servire il mistero dell'esaltazione della croce




1. "Non dimentichiamo le grandi opere di Dio" (Ps 77,7). così canta la Chiesa nella liturgia dell'odierna festa dell'Esaltazione della santa croce. E', questa, una celebrazione molto antica. Ebbe origine a Gerusalemme, dove esistevano due basiliche costantiniane, erette sui luoghi della sepoltura e del martirio di Cristo.

La ricorrenza della dedicazione di queste chiese era celebrata con grande solennità, con notevole afflusso di pellegrini - vescovi, sacerdoti, monaci e laici - che potevano in questa occasione ammirare e venerare le reliquie della croce del Signore, esposte alla devozione dei fedeli. Tale celebrazione diede col tempo uno specifico significato alla festa, che si chiamo appunto "Esaltazione della santa croce".

In questo giorno sta dunque davanti a noi, in particolare evidenza, la croce di Cristo, la quale ci ricorda anzitutto che su di essa è stato consumato un vero sacrificio redentore, quello unico e infinito del Figlio di Dio, il quale "morendo ha distrutto la morte e risorgendo ha ridato a noi la vita" (Prefazio di Pasqua, 2). Sulla croce si è compiuto il nostro destino, perché "dal costato di Cristo morto sulla croce è scaturito il mirabile sacramento di tutta la Chiesa" (SC 5), ed è nella Chiesa che è offerta a ciascuno di noi la salvezza. Attorno alla croce tutti gli uomini sono chiamati a formare un unico corpo e a vivere la loro vocazione e la loro crescita di credenti.


2. "Non dimentichiamo le grandi opere di Dio". Con queste parole la Chiesa si rivolge oggi a te, caro Giustino, arcivescovo titolare eletto di Bolsena e presidente della Pontificia accademia ecclesiastica. Ecco, sei chiamato per servire il mistero dell'esaltazione della santa croce. Ecco, sei chiamato per servire la memoria della Chiesa che è legata soprattutto a questo mistero. In esso, infatti, è contenuto il centro stesso del divino disegno di salvezza: "Bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna" (Jn 3,14-15).

Al centro stesso della memoria della Chiesa vi è questo inaudito mistero divino. Vi è la croce di Cristo, e in essa vi è l'esaltazione dell'uomo alla vita di Dio, alla gloria del Signore crocifisso e risorto.


3. Caro fratello Giustino, sei chiamato a servire e a proclamare questo inesprimibile mistero: "Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna" (Jn 3,16).

Il mistero dell'amore salvifico; il mistero dell'amore misericordioso.

"Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui" (Jn 3,17).

Il mistero dell'amore salvifico: il giudizio e la sentenza sono rimessi al Figlio. Egli è innalzato sulla croce, accetta l'infamia e la morte perché l'uomo viva: perché abbia la vita eterna.

Caro fratello Giustino! Tu devi testimoniare davanti a tutti questo mistero salvifico che unisce nella croce il Padre e il Figlio nello Spirito Santo.

Devi testimoniare la croce di Cristo, mediante la quale l'uomo è stato innalzato.


4. Ecco, Gesù Cristo "assume la condizione di servo... umilio se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce" (Ph 2,7-8).

A questo devi rendere testimonianza, caro fratello Giustino. Fino a questo momento tu hai reso testimonianza come sacerdote di Gesù Cristo. D'ora in poi la dovrai rendere ancor più - con la forza della successione apostolica - come vescovo.

Devi testimoniare e devi servire. Seguendo il modello del Figlio di Dio che "assunse la condizione di servo". Sei sempre stato pronto ad ogni tipo di servizio. Noi ricordiamo la tua pronta disponibilità, la tua grande operosità, la tua incessante sollecitudine per la Chiesa.

D'ora in poi il tuo servizio, nato dal carisma del sacerdozio ministeriale, dev'essere legato alla grazia e al carisma dell'episcopato. Esso deve assumere una nuova dimensione, ancora in relazione con Cristo, il Figlio di Dio che "assunse la condizione di servo".


5. Il mondo in cui viviamo, il mondo contemporaneo, è pieno di dimenticanza delle grandi opere del Signore. Dimentica la verità sulla creazione. Dimentica la realtà della redenzione mediante la croce di Cristo. Dimentica deliberatamente. In modo sistematico. Oppure dimentica cedendo allo spirito del tempo.

Caro fratello, tu devi entrare in questo complicato mondo contemporaneo e gridare: "Non dimenticate le grandi opere del Signore!". Devi diventare, nella potenza dello Spirito Santo, servo della memoria vivente della Chiesa che in mezzo al mondo non cessa di essere testimone - un'umile e nello stesso tempo intransigente testimone - del trionfo della croce di Cristo! Tutti noi qui radunati ti auguriamo tale testimonianza: una testimonianza feconda, una testimonianza benedetta. Tutti noi chiediamo per te la grazia e la potenza di tale testimonianza della santissima Trinità 6. Al di sopra della croce del Calvario si innalzano le parole dell'apostolo ai gentili: "Dio l'ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome... Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre" (Ph 2,9-11).

Seguendo questa guida, la Chiesa ripete nei secoli: "Ti adoriamo, o Cristo e ti benediciamo perché con la tua santa croce hai redento il mondo".

Questa professione della Chiesa inizia nel cuore della Madre che stava ai piedi della croce: in lei il Verbo si è fatto carne.

E' nostra speranza, caro fratello Giustino, che tu sia sempre vicino a questo cuore. E' nostra speranza che nella grande, universale professione della Chiesa della nostra epoca, il tuo cuore batta e la tua voce risuoni, la voce e il cuore di un servo dei misteri di Dio, la voce e il cuore di un vescovo. Le tue labbra non cessino mai di rendere testimonianza al trionfo della croce di Cristo! Questa testimonianza riempia tutti i tuoi giorni. Sia una voce di speranza per il mondo! Desidero cogliere quest'occasione per rivolgere un benvenuto molto cordiale a tutti coloro che sono venuti dagli Stati Uniti e specialmente dall'arcidiocesi di Los Angeles, dove il nuovo vescovo è stato battezzato, educato nella fede cristiana, e ordinato sacerdote. Saluto in particolare il cardinal Manning, l'arcivescovo Mahony e i vescovi ausiliari e tutta la sua famiglia e i suoi amici. Che questa celebrazione della croce di Cristo porti gioia nella vostra vita e renda gloria alla santissima Trinità: Padre, Figlio e Spirito Santo. Amen. Data: 1985-09-14 Data estesa: Sabato 14 Settembre 1985





Alla diocesi di Albano - Castel Gandolfo (Roma)

Titolo: Invito a camminare sempre insieme

Voglio ringraziare di cuore la diocesi di Albano che mi ha fatto oggi questa visita. Ringrazio il vescovo di Albano, pastore di questa diocesi, monsignor Dante Bernini, tutti i sacerdoti, tutti i rappresentanti del laicato, delle diverse parrocchie, delle diverse comunità e dei movimenti. Voglio aggiungere anche il mio grazie per la presenza delle autorità locali.

Siete venuti per farmi una visita intitolata "Camminare insieme" e con questo titolo avete presentato come cammina la vostra Chiesa, l'antica Chiesa suburbicaria di Albano, così profondamente legata alla sede di Pietro. Voglio esprimere il mio apprezzamento per tutti i punti di questo programma molto interessante che ho osservato con profonda partecipazione. Voglio ringraziare tutti gli autori, tutti coloro che hanno preparato questo programma, in qualsiasi modo. Apprezzo l'accenno posto sul programma di quest'anno per la gioventù, programma della Chiesa universale, sotto il

Titolo: "I giovani e la pace camminano insieme". Questo ha indotto tutti noi a una riflessione profonda, ma per la stessa impressione ricevuta devo ringraziare per tutti gli altri punti del ricco programma che mi avete presentato stasera qui nella casa pontificia.

Così, voglio dirvi che se voi - voi Chiesa di Albano - camminate insieme, anche il Papa cammina insieme con voi, cerca di camminare insieme con voi. E un'occasione speciale per questo camminare insieme sono sempre i due mesi estivi che il Vescovo di Roma può passare qui a Castel Gandolfo, nella diocesi di Albano. Specialmente in questo periodo egli può camminare insieme con la vostra Chiesa di Albano. Ma il mio camminare insieme con voi penso che possa anche servire a un camminare insieme di voi tutti, di voi tutti con tutta la Chiesa, con la Chiesa universale, e, tramite la Chiesa universale, con tutto il mondo. Questo si è visto molto bene nel programma che avete presentato stasera: che la Chiesa di Albano è consapevole del suo cammino comune con la Chiesa, non solamente con quella di Roma, non solamente con quella in Italia, ma con la Chiesa in tutto il mondo, e - tramite la Chiesa - con tutto il mondo. Perché la Chiesa, secondo questa felice intuizione di papa Giovanni XXIII, è sempre la Chiesa nel mondo del suo tempo: "Ecclesia in mundo huius temporis" ("Gaudium et Spes").

Vorrei trarre da questo nostro incontro anche una certa lezione per me, un certo incitamento a camminare sempre insieme con tutti coloro che il Signore mi ha affidato nella diocesi di Roma e in tutte le Chiese del mondo; camminare insieme con i miei contemporanei, con tutte le gioie e anche con tutte le sofferenze del mondo contemporaneo, come afferma appunto la "Gaudium et Spes". E di far camminare gli altri. Noi dobbiamo vivere la nostra vita umana molto profondamente; questo diritto a camminare insieme e questa presentazione del cammino comune della vostra diocesi ci dimostra nello stesso tempo la dimensione interna del nostro camminare: ci sono i fatti esterni che si possono anche fotografare, anche presentare in un libro, ma entro questi fatti esterni, visibili, c'è un cammino segreto, un cammino del cuore, un cammino della coscienza, un cammino interno; e con questo cammino, con queste energie spirituali, con queste energie che sono nell'uomo, ma nell'uomo dello Spirito Santo, cammina la Chiesa. Ecco, auguro a tutti questo cammino profondo, questo cammino che trova la sorgente delle sue energie nello Spirito Santo e nel cuore dell'uomo.

A tutti dico grazie per la vostra visita e ringrazio di aver portato con voi tanti piccoli bambini.

Data: 1985-09-15 Data estesa: Domenica 15 Settembre 1985


Lettera all'arcivescovo di Spalato - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: I croati chiamati a far parte della comunità europea

Ho accolto con vivo apprezzamento le fervide espressioni di profonda comunione ecclesiale, con le quali ella, venerato fratello nell'episcopato, ha voluto darmi l'annuncio del Secondo simposio internazionale di storia ecclesiastica, che per sua iniziativa si terrà in codesta sua sede metropolitana dal 30 settembre al 5 ottobre prossimo, sul tema generale: "Le origini della vita cristiana e sociale dei croati fino al IX secolo".

Il simposio si colloca tra le manifestazioni culturali di alto livello scientifico, che la Sede apostolica favorisce, consapevole di rendere un servizio anche alla scienza storica e alla società civile. Com'è noto, il mio predecessore Pio XII istitui a tale scopo, nel 1954, un Comitato di scienze storiche e una Commissione di storia ecclesiastica con il fine di collaborare allo sviluppo delle scienze storiche mediante la cooperazione internazionale. Lo stesso Pio XII volle indicare a coloro che si dedicano a queste discipline quale sia la coscienza che la Chiesa stessa ha "di essere entrata nell'umanità come un fatto storico" (7 settembre 1955, in AAS 47 [1955], 672-682).

Mi rallegro pertanto nel vedere che il simposio di Spalato s'ispira a questo insegnamento pontificio e rappresenta una felice collaborazione tra l'Ordinariato arcivescovile e il menzionato Comitato di scienze storiche, insieme con la facoltà di teologia di Zagabria e la Scuola superiore teologica interdiocesana di Spalato, ad essa affiliata. Il simposio si avvale della preziosa esperienza di quello precedente del 1978, al quale il mio amato e compianto predecessore Giovanni Paolo I volle dare il suo augusto incoraggiamento. La nuova convocazione a Spalato di studiosi qualificati di diverse nazioni tratterà un tema di grande attualità, specie dopo la mia enciclica "Slavorum Apostoli", che ha ricordato alla Chiesa e all'Europa l'evangelizzazione dei popoli slavi compiuta da due santi fratelli di Salonicco, Cirillo e Metodio. Il loro apostolato, come è detto nella medesima enciclica (n. 24), "consolido nella Croazia il nome cristiano, che già prima vi aveva messo le radici". Proprio queste radici cristiane del popolo croato formano l'interessante oggetto del secondo simposio internazionale di storia ecclesiastica di Spalato: si tratta infatti del battesimo e dell'evangelizzazione della prima nazione slava, i croati, che si compi lentamente, ma con un cammino sicuro dal VII al IX secolo, grazie alla collaborazione e all'opera missionaria delle Chiese vicine. I documenti letterari e liturgici e i monumenti archeologici, oggetto di singole relazioni al simposio, contribuiranno a gettare nuova luce su questa storia di pacifica conquista di un popolo alla fede cristiana, e faranno meglio conoscere quale contributo il popolo croato abbia portato all'incremento dell'evangelizzazione dell'Europa e alla comunione delle Chiese nel vincolo con la Chiesa di Roma.

Auspico pertanto di gran cuore che le relazioni e le discussioni degli studiosi che converranno a Spalato per il secondo simposio internazionale di storia ecclesiastica sia fecondo di ricche acquisizioni scientifiche; e, più ancora, che il simposio rechi frutti copiosi anche alla vita religiosa non solo di codesta città e sede metropolitana, ma anche di tutta la Croazia e dei popoli della Jugoslavia. L'interesse rivolto alla vostra storia, e precisamente alle vostre origini cristiane, sarà uno stimolo potente perché tutti i croati amino sempre maggiormente le loro origini e riconoscano in esse la propria identità come popolo chiamato a far parte della comunità dei popoli dell'Europa. In quelle origini si sono radicati e si sono sviluppati la vostra cultura e il vostro genio nazionale. E' un patrimonio al quale la Croazia può e deve attingere, come a sorgente sempre fresca e benefica. Nell'invocazione finale dell'enciclica "Slavorum Apostoli" (nn. 30-31) ha chiesto a Dio Padre: "O Dio grande, uno nella Trinità, io ti affido il retaggio della fede delle nazioni slave: conserva e benedici questa tua opera!". E ho aggiunto: "E' indispensabile risalire al passato per comprendere, alla sua luce, la realtà attuale e presagire il domani. La missione della Chiesa, infatti, è sempre orientata e protesa con indefettibile speranza verso il futuro".

Rinnovando ora quegli ardenti voti, elevo una preghiera al Signore per il buon esito del simposio invocando su quanti interverranno a vari titoli i lumi dello Spirito Santo, mentre imparto la propiziatrice benedizione apostolica.

Dal Vaticano, 15 settembre 1985

Data: 1985-09-15 Data estesa: Domenica 15 Settembre 1985





Alla messa con i vescovi brasiliani - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La conversione dei cuori promuove il bene comune

Cari fratelli.


1. Qui insieme nella carità "uniti dallo stesso sentimento" come una volta gli apostoli nel cenacolo (cfr. Ac 1,14) a celebrare il memoriale della morte e gloriosa risurrezione del Signore, vorrei dirvi che ho ascoltato con grande emozione le vostre relazioni e le vostre confessioni, durante i nostri incontri personali e, in particolare, le parole che, a nome di tutti, nel corso dell'incontro generale di ieri, mi ha diretto il cardinale Lorscheider. Che Dio vi compensi, per tutto! E ricevete anche il mio ringraziamento, in questa unita azione di grazia a Dio, che è l'eucaristia.


2. Il popolo di Dio di cui siete pastori in quella porzione di Chiesa affidata alla vostra attenzione, soffre la fame di pane e, allo stesso tempo, sente una grande fame di Dio. E' stata una ripetuta constatazione: fame di pane e fame di Dio! Il Nordest è una sfida per tutto il Brasile, come dice un documento pubblicato lo scorso anno dalla Conferenza dei vescovi del vostro Paese. E ancora, ho già avuto l'occasione di dire la stessa cosa, quando ribadivo che simili situazioni sono una sfida non solo per il Brasile, ma anche per tutti i popoli e per tutte le società che vivono nell'abbondanza (cfr. Messaggio per la giornata mondiale della pace, 1984, n. 3; Omelia a Edmonton, Canada, 17 settembre 1984).

Il Concilio Vaticano II proclama che è missione della Chiesa impegnarsi totalmente per condizioni "più umane" di vita, prodigarsi per la promozione della giustizia. Di questo stesso problema si è occupato il sinodo dei vescovi del 1971, il cui tema è stato esattamente il problema della giustizia nel mondo. E' necessario denunciare le situazioni ingiuste e adoperare tutti gli sforzi per modificarle; per promuovere il bene comune è necessario ancora un impegno maggiore per riuscire nella conversione del cuore di coloro che hanno posti di responsabilità, che esercitano il potere o che posseggono ricchezze e mezzi.


3. Ciò che è per voi particolarmente attuale visto che "i poveri" delle vostre regioni ripongono una grande fiducia nella Chiesa. La fame di pane va di pari passo con la fame della parola di Dio e con la fame dei sacramenti; di ciò si può vedere un'indicazione nell'apostolato autentico dei laici che opera, tra l'altro, nelle numerose "comunità ecclesiali di base" (Cebs). Nella fedeltà allo spirito dell'esortazione apostolica "Evangelii Nuntiandi" (EN 58), data l'esiguità del numero dei sacerdoti, gli stessi laici possono diventare animatori di incontri di carattere liturgico e dell'evangelizzazione.


4. Si, le vostre diocesi soffrono la mancanza di sacerdoti, come pure di persone consacrate. Ma consola il fenomeno della nascita di numerose vocazioni. Nel frattempo sempre maggiore è la necessità. Per questo vengono interpellate le diocesi più "provvide" del Brasile e degli altri Paesi e anche gli istituti di vita consacrata, affinché in questo aspetto si realizzi "l'opzione in favore dei poveri e dei bisognosi".


5. E' necessario impegnarsi con ardore affinché la fame di Dio - quanto gioiosa è questa fame di Dio - venga soddisfatta. Allo stesso tempo devono essere investiti sforzi adeguati affinché venga saziata anche la "fame di pane". E' necessario, quindi, svegliare le coscienze, alla luce della parabola dell'uomo ricco e del povero Lazzaro (cfr. Lc 19,19ss). E' necessario anche impegnarsi, in modo sistematico, per il cambiamento delle situazioni ingiuste, affinché si effettuino le trasformazioni adeguate, che corrispondono all'evangelo e alla dottrina sociale della Chiesa. Senza odio né violenza. Ma mai ritraendosi di fronte alla presentazione chiara delle esigenze della giustizia sociale e alla creazione di un clima favorevole alla sua coerente realizzazione.


6. Preghiamo per tutte queste intenzioni, nella nostra concelebrazione eucaristica di oggi: preghiamo per voi come pastori e per le vostre comunità; preghiamo per i sacerdoti, per le famiglie religiose e per tutti i vostri collaboratori nell'attività pastorale; preghiamo per l'amatissimo popolo: il popolo di Dio che vive nel Nordest del Brasile; preghiamo affinché diventi più solida e profonda la formazione religiosa attraverso le varie forme di trasmissione della fede, sulla catechesi; preghiamo per le famiglie e per le vocazioni.


7. Preghiamo infine per il superamento, nello spirito del Vangelo, del dislivello sociale e dell'ingiustizia tra gli uomini e per il felice esito delle riforme che per questo motivo diventano necessarie.

Preghiamo infine per la vittoria della verità, della giustizia, della libertà e dell'amore, in tutta la vita ecclesiale e della nazione brasiliana.

Data: 1985-09-17 Data estesa: Martedi 17 Settembre 1985






GPII 1985 Insegnamenti - A sacerdoti di Comunione e liberazione - Città del Vaticano (Roma)