GPII 1986 Insegnamenti - Lettera per il V centenario della nascita di san Girolamo Emiliani - Città del Vaticano (Roma)

Lettera per il V centenario della nascita di san Girolamo Emiliani - Città del Vaticano (Roma)

Profuse l'amore di Dio verso i più poveri


Al Rev.mo Pierino Moreno preposito generale dell'Ordine dei Chierici Regolari Somaschi.


1. Cinquecento anni fa nasceva a Venezia san Girolamo Emiliani: questa ricorrenza ci induce a riflettere sul modo in cui Dio si servi d'un uomo semplice, che a lui s'era consacrato senza riserve, come strumento per accrescere la propria gloria e farlo segno dell'amore ch'egli porta ai suoi figli, specialmente ai più derelitti.

Noi pertanto, mentre partecipiamo alla gioia dell'Ordine dei Chierici Regolari Somaschi e delle altre Famiglie religiose che seguono il santo come loro guida e modello, cogliamo l'occasione che ci viene offerta per manifestare quanta stima abbia la Chiesa per l'opera apostolica, che essi svolgono, ed esprimere i sentimenti che ci suggerisce questo avvenimento. Noi li esortiamo vivamente a perseverare sulla via da lui segnata e a suscitare sempre e dappertutto la fiamma della carità evangelica, di cui ardeva san Girolamo, padre e rifugio dei poveri.

La via percorsa da lui affascino i suoi contemporanei e non cessa di affascinare anche gli uomini del nostro tempo. Dopo essere stato liberato dal carcere per intercessione della Beata Vergine Maria nel 1511 durante la guerra detta della "Lega di Cambrai", piacque al benignissimo Iddio di muovergli perfettamente il cuore e con sante ispirazioni trarlo a sé dalle occupazioni del mondo. Si dedico allora con tutte le forze a condurre una vita davvero cristiana e raggiungere il proprio perfezionamento spirituale.

Quando Dio prese totalmente possesso del suo spirito, il Signore gli porse l'occasione "d'imitare più da vicino Cristo, il suo nuovo capitano" ("Vita del clarissimo Signor Girolamo Miani gentil huomo venetiano"). Questa occasione fu appunto l'incontro con i poveri durante la carestia che nel 1528 afflisse l'Italia. Migliaia di persone si rifugiarono allora a Venezia per sfuggire alla fame. Al veder quei poveri aggirarsi per la città, Girolamo fu colpito nel suo intimo dalle parole del Vangelo: "Se vuoi esser perfetto, va' a vendere ciò che possiedi e da' il ricavato ai poveri... poi vieni e seguimi" (Mt 19,21). In pochi giorni distribui in elemosine tutto il danaro che possedeva, vendette tutta la suppellettile della sua casa per aiutare i poveri: dava loro da mangiare, li vestiva, li difendeva, li ospitava nella propria casa, curava e confortava i malati e di notte seppelliva i cadaveri abbandonati per la strada.

Particolari cure rivolse poi ai ragazzi e alle ragazze rimasti orfani e privi di qualunque aiuto. Fondo quindi a Venezia il primo orfanotrofio.

Con l'aiuto di san Gaetano Thiene e di Giovan Pietro Carafa, che fu poi sommo pontefice col nome di Paolo IV, maturo l'idea di condividere in tutto la vita con i poveri, indosso l'abito dei poveri, ando a vivere con loro e non si vergogno di chieder per essi l'elemosina e abbandono la propria casa col proposito di non tornarvi mai più.


2. Per disposizione di Dio s'incammino per nuove strade: nel 1532 fu chiamato a Bergamo dal Vescovo di quella città per organizzare opere di carità in quella diocesi; ivi perciò attese a svolgere la salutare sua attività a vantaggio degli orfani, dei malati, delle vedove e delle meretrici.

Nelle campagne poi trovo un'altra forma di povertà: l'ignoranza religiosa. Organizzo allora delle vere missioni catechistiche, per le quali si servi anche dei suoi ragazzi come di nuovi apostoli del Vangelo. Alla fine dell'anno 1533 lascio Bergamo e s'impegno nelle medesime opere a Milano, Como, Pavia, Brescia e Verona. Nel 1534 si ritiro nel piccolo villaggio di Somasca, ove trascorreva la vita prestando il suo aiuto agli orfani e ai poveri, curando i malati, insegnando il catechismo ai contadini in assoluta povertà, penitenza, solitudine e nella contemplazione delle realtà divine. Nel mese di gennaio del 1537, mentre curava i colpiti dalla peste, cadde anch'egli in questa malattia, a causa della quale mori nel Signore nella notte tra il 7 e l'8 febbraio. Le sue ultime parole furono: "Seguite Cristo, servite i poveri. Gesù, Maria!".

Il 14 marzo del 1928 il papa Pio XI, di felice memoria, proclamo san Girolamo Emiliani "patrono universale degli orfani e della gioventù abbandonata".

Così la sua carità illimitata e la sua intercessione presso Dio si estende con tutta ragione anche ai ragazzi e alle ragazze di oggi, che si trovano in condizioni di miseria. Stimolato dall'urgenza dei bisognosi e dalla realtà della vita d'ogni giorno il santo uomo attingeva continuamente ispirazione dal Vangelo, sforzandosi di ricondurre l'uomo a Dio, promovendone le condizioni materiali e spirituali. Per lui l'uomo si realizza nella sua vita di cristiano, che deve vivificare tutte le fasi dell'educazione, tenendo conto delle inclinazioni naturali e favorendo, in modo responsabile, lo sviluppo delle doti largite a ciascuno dal Padre celeste. San Girolamo si dedico interamente a quest'opera profondendo agli altri l'amore straordinario che nasce dalla carità verso Dio e si nutre di essa, che richiede fedeltà, prontezza al sacrificio e dedizione fino alla morte, amore pieno di comprensione e di attenzione, ma nello stesso tempo forte e capace di spingere a compiere i propri doveri. A tutti coloro, dunque, che sono impegnati nel campo dell'educazione rivolgiamo la nostra paterna esortazione che seguano questo maestro e amino di tutto cuore i piccoli, ai quali si dedicano, fino a dare per essi la propria vita, come fece san Girolamo.


3. Quest'uomo straordinario è il fondatore dell'Ordine religioso dei Padri Somaschi. Quando egli inizio la sua opera in soccorso degli orfani, si convinse che gli erano necessarie persone che fossero sempre interamente disponibili e preparate per quest'opera, senza esser legate da altri impegni, come anch'egli si era spogliato di tutto. Dai sacerdoti e laici che, mossi dallo Spirito del Signore e affascinati dal suo esempio, si unirono a lui, ebbe origine la "Compagnia dei servi dei poveri", che nel 1540 fu approvata dal papa Paolo III e nel 1568 fu inserita dal papa san Pio V gli Ordini dei Chierici Regolari. Un mese prima di morire, san Girolamo traccio per questi suoi figli la seguente regola di vita: essi si sono offerti a Cristo, abitano nella sua casa, mangiano il suo pane, si fan chiamare "servi dei poveri" di Cristo. Per esser fedeli a questa vocazione, essi devono esser pieni di carità, umiltà, mansuetudine, benignità, pazienza, comprensione della fragilità umana, zelo per la salvezza dei peccatori, devozione, mortificazione, povertà, purezza, obbedienza alle regole della vita cristiana e ai pastori della Chiesa, pieni d'un ardente desiderio di attrarre gli uomini a Dio.

Mosso dall'amore di cui ardeva il fondatore, l'Ordine ha poi dilatato gli spazi della sua carità e, oltre all'impegno di assistere gli orfani e la gioventù abbandonata, ha contribuito all'istituzione di seminari nelle diocesi secondo i decreti tridentini, all'educazione e istruzione dei giovani nelle scuole e nei collegi, alla cura delle anime nelle parrocchie e nel ministero sacerdotale.

In questo secolo l'Ordine ha varcato i confini dell'Italia e ha fondato case nella Spagna, nell'America meridionale, centrale e settentrionale. Sono sorte anche altre famiglie religiose che si ispirano al carisma di san Girolamo.

Cari figli di san Girolamo Emiliani! Noi vi esortiamo che nel vostro cammino terrestre teniate fisso lo sguardo ai fondamenti del vostro Ordine "che sono risplendenti di santità e di perfezione di vita" (cfr. "Fonti per la storia dei Somaschi", 7, p. 11). Come era solito esortarvi il padre vostro, confidate nel Signore benignissimo e abbiate speranza in lui solo, poiché tutti coloro che sperano in lui non resteranno confusi in eterno. Il Signore allora vi colmerà della sua carità e continuerà a glorificarsi in voi per mezzo del vostro caro e tanto amato padre. E perché più facilmente meritiate di ottenere questa grazia, venerate con sincera devozione la Madre delle grazie, che libero san Girolamo dai lacci delle occupazioni terrene.


4. Questo santo - come abbiamo già accennato - col suo esempio accese d'amore verso i fratelli di Cristo più piccoli anche l'animo di molti laici. Questi, animati da un forte impegno di vita veramente cristiana, costituirono delle associazioni, chiamate in italiano "Compagnie", che accoglievano tra i loro membri persone d'ogni ceto sociale. Esse avevano lo scopo di fare dei loro membri degli autentici cristiani secondo il Vangelo mediante un'intensa vita religiosa, che esercitassero con solerzia le opere di misericordia verso i poveri e gli abbandonati. Esse, per parte loro, si adoperarono in modo particolare a far sorgere in Italia le scuole della dottrina cristiana, le quali contribuirono in larga misura al rinnovamento religioso del popolo italiano nel secolo XVI. Oggi, alla luce del Concilio Vaticano II, anche i fedeli che non appartengono allo stato clericale o religioso, hanno acquistato una maggiore consapevolezza d'esser chiamati a partecipare alla missione per la santificazione del mondo e a manifestare Cristo con la testimonianza della loro vita e con la luce delle loro opere. L'esempio meraviglioso di san Girolamo Emiliani, laico e animatore di laici, li aiuti a capire più profondamente le parole di Cristo che ha voluto identificarsi con i più piccoli dei suoi fratelli, e li stimoli a impegnarsi nelle opere destinate ad alleviare le necessità umane, opere tenute in particolare onore dalla Chiesa. Se dunque guardiamo l'itinerario spirituale di san Girolamo, questi ci si manifesta come un santo capace di stimolare gli uomini del nostro tempo. Egli quasi parla loro esortandoli ad abbracciare con sincera carità e aiutare con le opere coloro che versano nelle strettezze, specialmente i più piccoli. Possa la celebrazione del V centenario della sua nascita far risplendere di nuovo la luce che infiammi, illumini, sospinga il popolo di Dio! Mentre nell'animo nostro riecheggiano questi sentimenti, impartiamo di tutto cuore a te, diletto figlio, e a tutti i tuoi confratelli la benedizione apostolica, che desideriamo estendere a tutte le altre famiglie religiose, che hanno san Girolamo come loro maestro di vita.

Data: 1986-01-11 Sabato 11 Gennaio 1986




Recita dell'Angelus - Città del Vaticano (Roma)

Partecipare all'Epifania con gli occhi della fede



1. Il Natale diventa Epifania nella solennità liturgica dei Magi. Dio e Padre del Signore nostro Gesù Cristo ha dato ai Magi dell'Oriente gli occhi illuminati della mente (cfr. Ep 1,18), che hanno, consentito loro di scorgere la luce della stella.

Hanno seguito questa stella, cercando colui che "doveva nascere" (Mt 2,4). Dopo essere stati nel palazzo di Erode, sono giunti a Betlemme. Gli occhi illuminati della mente hanno consentito loro di vedere Dio Incarnato nel Bambino posto tra le braccia di Maria. La povertà del luogo non lo ha loro impedito. Si prostrarono e offrirono i doni, che avevano portato.

Gli occhi illuminati della mente hanno loro consentito di adorare Dio, che essendo ricco si è fatto povero per gli uomini (cfr. 2Co 8,9) fin dall'inizio, già nel mistero della sua nascita sulla terra. I tre Magi dell'Oriente sono i testimoni particolari dell'Epifania di Dio.


2. Nell'odierna domenica la Chiesa pone davanti a noi un altro testimone dell'Epifania divina: Giovanni Battista. Quanto illuminati sono gli occhi della sua mente, quando nel vedere Gesù di Nazaret sulla sponda del Giordano, esclama: "Ecco l'agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo!" (Jn 1,29).

"Toglie il peccato del mondo"; eppure Gesù veniva al Giordano per mettersi tra i peccatori, che ricevevano dalle mani di Giovanni il battesimo di penitenza. E lo ricevette nonostante le proteste di Giovanni.

Tuttavia questi sapeva chi era colui che dalle sue mani riceveva il battesimo di penitenza. Aveva annunziato chiaramente: "viene uno che è più forte di me, al quale io non sono degno di sciogliere neppure il legaccio dei sandali: costui vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco" (Lc 3,16).


3. La Chiesa colloca questi due avvenimenti distanti tra loro nel tempo, in una sola unità liturgica: i tre Magi venuti dall'Oriente poco dopo la nascita di Gesù a Betlemme e il Battesimo nel Giordano. La stella misteriosa ha annunziato ai Magi chi era il Bambino nato a Betlemme. La voce dall'alto durante il battesimo nel Giordano ha annunziato a tutti: "Questi è il figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto" (Mt 3,17).

Da questi due avvenimenti comincia a svilupparsi nella storia dell'umanità l'Epifania definitiva di Dio, collegata con la "pienezza del tempo".

Preghiamo, per intercessione della Madre di Dio, perché possiamo partecipare all'Epifania: perché ci siano largamente aperti gli occhi della fede, che ci permetteranno di vedere e ascoltare le "grandi opere di Dio" (Ac 2,11).

Celebrazione a Roma della "Giornata per il seminario" Nella diocesi di Roma si celebra oggi la "Giornata del Seminario", promossa dall'Opera delle vocazioni sacerdotali. E' un appuntamento annuale prezioso in ragione degli scopi che si prefigge: l'offerta al Signore della preghiera e dei sacrifici per il seminario, da parte della comunità dei fedeli e l'espressione della solidarietà, del sostegno e della stima verso tale importante istituzione, che ha lo scopo di curare la preparazione spirituale, morale e culturale dei candidati al sacerdozio.

Quanto si fa oggi per il seminario di Roma, il quale si compone di tre Istituti: Seminario Maggiore, al Laterano per gli studi filosofici e teologici, Seminario Minore per gli studi liceali e medi, Almo Collegio Capranica per le vocazioni adulte, lo si fa per il domani della sua Chiesa: questa avrà, infatti, i pastori alla cui formazione ha attivamente ed efficacemente contribuito.

Nessuno si senta estraneo a tale impegno. Tutti - famiglie, parrocchie, educatori, giovani sono chiamati a dare convinta e generosa collaborazione. Al resto penserà il Padrone della messe.

Data: 1986-01-12 Domenica 12 Gennaio 1986




All'Azione cattolica romana - Città del Vaticano (Roma)

La scelta ecclesiale dell'Azione Cattolica



1. Con gioia grande accolgo oggi voi, giovani e adulti dell'Azione Cattolica di Roma, per questo appuntamento nel giorno della vostra festa dell'Adesione. Voi siete gli "evangelizzatori laici", come amava dire il mio predecessore Paolo VI, impegnati a collaborare fedelmente con i legittimi pastori della Chiesa. La vostra partecipazione a questo incontro attesta che siete convinti dell'importanza e della serietà del vostro apostolato e che desiderate di conoscere sempre più chiaramente le esigenze che scaturiscono dalla vostra missione.


2. Oggi la Chiesa celebra il mistero del Battesimo di Gesù. Tale evento segna il momento in cui si inaugura la predicazione di Cristo con l'avallo solenne del Padre, il quale presenta al mondo il suo figlio prediletto (cfr Lc 3,22). Non è priva di significato la coincidenza del nostro incontro con questa festa della liturgia. Essa invita a meditare attentamente sulla missione che con il battesimo è stata affidata ad ogni cristiano. Inseriti in Cristo-Capo, tutti i cristiani "sono deputati dal Signore stesso all'apostolato. Vengono consacrati per formare un sacerdozio regale e una nazione santa" (AA 3). E' questo sacerdozio regale, comune a tutti i cristiani, che li qualifica come testimoni di Cristo, membra vive e responsabili della Chiesa, la quale è chiamata ad essere, in Cristo, sacramento dell'intima unione dell'umanità con Dio. Per il battesimo il cristiano è inviato al mondo perché la Parola di Dio sia conosciuta e accolta. E' confortante riconoscere oggi, a vent'anni dal Concilio, il provvidenziale impulso che la riscoperta del sacerdozio comune dei fedeli ha dato all'impegno laicale nella Chiesa. E anche oggi è ancora questa esaltante verità che consente di comprendere meglio il significato di un organismo come il vostro nel suo specifico ruolo di comunità partecipe della missione della Chiesa secondo una peculiare forma di "ministerialità laicale". Tale ministerialità è teologicamente fondata sulla struttura della Chiesa, corpo mistico di Cristo, sacerdote, profeta e re. In questo mistico corpo a voi è stato affidato un ruolo specifico come collaboratori uniti strettamente e in modo singolare all'opera dei ministri ordinari. E' precisamente da questo particolare rapporto con la gerarchia che voi traete la specifica caratteristica, che deve sempre contraddistinguervi, cioè il carattere ecclesiale della vostra Associazione. Voi siete, perciò, in collaborazione con il ministero gerarchico, presenza santificatrice ed evangelizzatrice della Chiesa nel mondo, con speciale riferimento al compito specifico del laicato, che è l'animazione cristiana dell'ordine temporale.


3. La vostra "festa dell'Adesione" è altresi un momento utile per meditare sull'attualità del vostro ruolo. Il mondo delle realtà temporali costituisce il vostro singolare campo di lavoro, ed è un mondo che sembra avere assunto, in maniera lucida e precisa, l'impegno secolare di una prospettiva laicistica. Vi è, cioè, in esso il programma di escludere qualsiasi riferimento a Dio, al soprannaturale, al trascendente, per risolvere in forme puramente immanentistiche i problemi del bene comune della società umana.

In questo contesto la Chiesa è chiamata a realizzare la propria missione, quella di donare alla comunità degli uomini, insieme con l'annuncio della verità su Dio, il sommo bene della redenzione, riportando a Dio ogni realtà creata. Si tratta di un impegno immane, che la Chiesa può realizzare solo con la partecipazione di tutte le sue forze vive, e che non sarebbe concepibile senza la responsabile e fervorosa partecipazione del laicato. Tocca prevalentemente a voi laici dimostrare che è possibile un progetto di vita corrispondente alla sapienza che viene di Dio e renderlo noto al mondo, incarnando nella "città" un ordine sempre più giusto e umano. Occorrono per questo laici che accettino di far vivere, nella realtà secolare, modelli di vita cristiana conformi all'annuncio della fede, attuando concretamente nella loro condizione quanto il Vangelo insegna e proclama, così essi potranno "illuminare e ordinare tutte le cose temporali, alle quali sono strettamente legati, in modo che sempre siano fatte secondo Cristo, e crescano e siano di lode al Creatore e Redentore" (LG 31).


4. Il vostro mandato di apostoli laici si svolge, inoltre, nella città di Roma, perché voi siete apostoli di questa Chiesa locale. I problemi pastorali della nostra comunità diocesana, come sapete, sono grandissimi ed esigono da voi una disponibilità eccezionalmente generosa. Valutate, con oggettiva chiarezza, le situazioni che maggiormente esigono la vostra opera. Voi avete certo notato che, nell'espandersi rapido e intenso della metropoli, emerge sempre più preoccupante la sproporzione numerica tra la popolazione e le forze apostolicamente impegnate.

Questa situazione domanda a voi una singolare e intensa presenza in quei ministeri laicali nei quali la Chiesa maggiormente esprime se stessa: la catechesi, i gruppi di formazione giovanile, l'animazione liturgica, l'assistenza caritativa. Sono campi che esigono una collaborazione tra di voi e con i vostri sacerdoti davvero organica; e voi dovete impegnarvi a far si che essa non sia una collaborazione languida, o comunque insidiata da forme di protesta e di dissenso poco consentanee con lo spirito di comunione ecclesiale.

Agite in maniera unitaria, come si conviene a una struttura associativa ispirata dalla forza soprannaturale della carità. Il Concilio invita i laici impegnati nell'apostolato a operare "uniti a guisa di corpo organico affinché sia meglio espressa la comunità della Chiesa e l'apostolato riesca più efficace" (AA 20). Tutti i settori dell'Azione Cattolica devono concorrere allo stesso fine, operando secondo le esigenze dell'unica vocazione in Cristo. L'unità della Chiesa deve riflettersi nei vostri gruppi e nei vostri settori, e voi dovete far si che ogni attività si richiami al fervore della cristianità delle origini: "La moltitudine di coloro che erano venuti alla fede aveva un cuor solo e un'anima sola" (Ac 4,32).


5. L'anno in corso vedrà l'assemblea diocesana e poi quella nazionale dell'Azione Cattolica. E' questa una provvidenziale occasione per riflettere sulla fisionomia e sull'identità dell'Associazione. La missione dell'Azione Cattolica non può non derivare da quella della Chiesa; la sua scelta non può non essere coerente e coincidente con quella della comunità ecclesiale; le sue attività non possono non essere che attività di Chiesa e quindi di apostolato. Missione, scelta e attività operanti nella società italiana attraverso una presenza, chiara e coraggiosa di laici - adulti, uomini e donne, giovani e ragazzi - che con la loro identità cristiana, portata nel cuore del mondo, contribuiscano all'opera dell'evangelizzazione e ad iscrivere e far maturare nella città dell'uomo la legge di Dio.

Carissimi, vedendovi così numerosi ed entusiasti, e soprattutto conoscendo da anni il vostro impegno, ritengo che l'Azione Cattolica romana, superate le difficoltà del passato, stia ora vivendo una fase di promettente ripresa e di rinnovamento alla luce delle linee pastorali sopra accennate e che ripetono le indicazioni che ho espresso nel discorso a Loreto, in occasione del convegno ecclesiale su "Riconciliazione cristiana e comunità degli uomini".

Vi esorto a proseguire su questa strada e a dare testimonianza ogni giorno di operante fraterna armonia con quanti altri, movimenti, gruppi e associazioni, come voi sono impegnati nella animazione cristiana della realtà temporale. A questo proposito voglio ricordare quanto ho già avuto occasione di dire: "Per la solidale edificazione della casa comune è necessario... che sia deposto ogni spirito di antagonismo e di contesa, e che si gareggi piuttosto nello stimarsi a vicenda, nel prevenirsi reciprocamente nell'affetto e nella volontà di collaborazione, con la pazienza, la lungimiranza, la disponibilità al sacrificio che ciò potrà talvolta comportare" (Discorso di Loreto, n. 6).

Sono certo che l'Azione Cattolica Romana saprà portare avanti questa chiara visione programmatica, per essere così sempre più in sintonia con la propria vocazione.

La diocesi di Roma ha bisogno della collaborazione e dell'apporto convergente di tutte le forze di apostolato - ciascuno col proprio carisma - perché torni a risplendere il volto cristiano della Città eterna. Occorre che l'Azione Cattolica riscopra la passione per l'annuncio del Vangelo nel mondo di oggi. Ma perché quest'annuncio sia autentico e veramente liberante occorre guardarsi - come ho detto a Loreto - dal rischio "di una "espropriazione" effettiva di ciò che è sostanzialmente cristiano, sotto l'apparenza di una "appropriazione" che in realtà resta soltanto verbale, con la conseguenza della "assimilazione", al mondo invece che della sua cristianizzazione".

Garanti della genuinità del messaggio di verità e della fedeltà alla vostra vocazione sono in mezzo a voi gli assistenti ecclesiastici, ai quali avete il diritto di chiedere "coerenza e sicurezza dottrinale, aggiornamento solido e sicuro, chiarezza d'impostazione e di idee, nella fedeltà assoluta al Magistero".

L'Azione Cattolica Italiana sarà autentica presenza santificatrice ed evangelizzatrice anche in adempimento del fondamentale impegno proprio dei laici cristiani di animazione cristiana dell'ordine temporale, solo se saprà vivere secondo l'assioma: "in necessariis unitas, in dubiis libertas, in omnibus caritas". Come potrebbe, infatti, entrare in dialogo salvifico col mondo se non vivesse in dialogo di fede e di amore nel suo interno e con tutte le realtà ecclesiali?


6. Per la maggior parte di voi il campo concreto dell'azione e del servizio è la parrocchia. In essa, di fatto, si esercita la collaborazione, e nella parrocchia voi avete la possibilità di conoscere la vita della Chiesa, di sentire che cosa si richiede da voi, di assumervi precise forme di impegno. Ma è ancora nella parrocchia che si può realizzare quel processo formativo dei ragazzi e dei giovani, senza il quale la preparazione dei laici all'apostolato non avrebbe futuro.

Vi chiedo, a tale proposito, di apprezzare i programmi che l'Azione Cattolica, in tanti anni di esperienza, ha saputo suggerire per la formazione di generose anime apostoliche col glorioso motto: Preghiera, Azione, Sacrificio.

Tenete presente l'importanza dell'Azione Cattolica Ragazzi, perché in essa si genera e si conferma, con una opportuna pedagogia, la vocazione all'apostolato.

Preparate educatori e animatori che sappiano sviluppare una coscienza cristiana disponibile al servizio ecclesiale e aperta ai suggerimenti dello Spirito.

Inoltre colgo l'occasione di chiedere all'Azione Cattolica romana un impegno particolare nel collaborare con le parrocchie della Città perché tutte le famiglie siano informate sull'importanza culturale e formativa e, per i cristiani, sul grave dovere morale, di scegliere per i loro figli l'insegnamento di religione nella scuola.


7. Ecco, giovani e ragazzi, uomini e donne, una traccia della vostra missione nella Chiesa di Roma. Un compito grande, certo laborioso e difficile, ma reso urgente dai gravi problemi di questa città. Abbiate fiducia, e vivete con intensità, con pienezza, con totalità di dedizione, secondo le esigenze della vita in Cristo, ogni situazione della vita, per testimoniare, all'interno delle vostre condizioni di laici, nel lavoro, nella professione, nella famiglia, Gesù Cristo, per amore del quale vi dedicate al mondo affinché ogni realtà umana ritrovi in lui dignità, pienezza di significato, liberazione e vita nuova.

Io desidero esprimervi la mia fiducia cordiale e sincera, confidando nella piena e valida realizzazione della vostra vocazione di laici di Azione Cattolica. La Chiesa ha bisogno di voi, della vostra ricchezza spirituale, della vostra capacità di inventare ogni utile forma di servizio per adempiere il vostro ruolo specifico nell'ambito del corpo mistico.

Vi accompagni e vi conforti la mia benedizione.

Data: 1986-01-12 Domenica 12 Gennaio 1986




Alla celebrazione del Battesimo - Città del Vaticano (Roma)

La figliolanza divina impone impegni e responsabilità


"Costui vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco" (Lc 3,16).


1. In questa domenica, che segue immediatamente la solennità dell'Epifania, la Chiesa ricorda nella liturgia il Battesimo del Signore al Giordano. Tale ricorrenza offre ai cristiani il contesto spirituale per ricordare il loro Battesimo, tanto più se avviene di amministrare questo sacramento, che rappresenta la porta di ingresso nella comunità ecclesiale. Sono lieto perciò di accogliervi, cari genitori, padrini e madrine, in questa Cappella Sistina per celebrare con voi il sacrificio eucaristico e per conferire il Battesimo ai vostri cari bambini.

E' una celebrazione, questa, che ha un valore essenziale, perché tocca la funzione principale, affidata alla Chiesa dal suo fondatore divino: "Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro di osservare tutto ciò che vi ho comandato" (Mt 28,19-20). La Chiesa vive e agisce nel mondo principalmente per questo: per donare agli uomini la salvezza che nasce da questo Sacramento, in virtù della venuta in mezzo a noi di Gesù Salvatore, che abbiamo contemplato in questi giorni nel mistero della grotta di Betlemme e nella sua manifestazione ai popoli, con la solennità dell'Epifania.

In questa cornice religiosa, porgo a voi tutti e ai vostri bambini il mio saluto più affettuoso e, per il vostro tramite, desidero estendere il mio pensiero a tutte le famiglie che oggi portano i loro piccoli nelle parrocchie per essere battezzati.


2. La liturgia, propria di questa domenica del Battesimo del Signore, richiama alla nostra mente le profonde realtà spirituali che riguardano questo Sacramento dell'iniziazione cristiana. Anzitutto, ci ricorda la scena biblica in cui Luca (Lc 3,21-22) ci presenta il Cristo, nelle acque del Giordano, al centro di una meravigliosa teofania: "Mentre Gesù, ricevuto anche lui il Battesimo, stava in preghiera, il cielo si apri e scese su di lui lo Spirito Santo in apparenza corporea, come di colomba, e vi fu una voce dal cielo: Tu sei il mio Figlio prediletto in te mi sono compiaciuto". La voce dal cielo è il segno di una rivelazione e di un intervento di Dio su Gesù, proclamato "Figlio suo" e presentato con i lineamenti della misteriosa figura del Servo di Jahvè, già annunciato come Messia dal profeta Isaia, ascoltato nella prima lettura: "Ecco il mio Servo che io sostengo, il mio eletto, in cui mi compiaccio" (Is 42,1).

Difatti nella teofonia del Giordano il Padre vuole anzitutto presentare Gesù come il Messia atteso dalle genti, come colui che aprirà gli occhi ai ciechi e strapperà le catene ai prigionieri. A questo scopo il Padre lo ha investito pienamente del suo Spirito di potenza, e Giovanni Battista lo designa come "colui che è più forte di me" (Lc 3,16).

Ma in quella teofonia battesimale il Padre, nel proclamare solennemente la divina filiazione, e nel dare formale investitura alla missione salvifica di Gesù, sancisce il passaggio definitivo dall'Antico al Nuovo Testamento; dal Battesimo di Giovanni, con la sola acqua e quale segno esterno, al Battesimo di Gesù "in Spirito Santo e fuoco" (Lc 3,16), come segno salvifico. Lo Spirito Santo infatti nel Battesimo cristiano è l'artefice principale: è colui che brucia e distrugge il peccato originale, restituendo al battezzato la bellezza della grazia divina: è colui che trasforma il figlio delle tenebre in figlio della luce, lo schiavo del peccato nel libero cittadino del regno di Dio. Infatti, come afferma san Basilio Magno: "E' lo Spirito che opera la reintegrazione nel paradiso, l'ingresso nel regno dei cieli, il ritorno all'adozione filiale. E' lui che dona il santo ardire di chiamare Dio Padre, di partecipare alla grazia di Cristo, di essere chiamati figli della luce" ("De Spiritu Sancto", 15, 36).


3. Cari fratelli e sorelle! A quali altezze e a quale dignità ci eleva il sacramento del Battesimo! "Quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente!", esclama a questo proposito l'apostolo Giovanni nella sua prima Lettera (1JN 3,1Tt 3,5Ga 4,7

Questa figliolanza divina impone al battezzato impegni e responsabilità.

Il sacramento del Battesimo infatti è l'inizio di un processo spirituale destinato a trasformare tutta una vita. E' un dono che richiede cooperazione nell'azione salvifica, comunicata ad ogni cristiano dal fermento della grazia sacramentale.

Implica perciò una continua tensione e un impegno personale per conseguire una maturità spirituale fino alla piena conformità col Cristo. Si tratta di vivere veramente da figli di Dio: diventare di fatto ciò che già siamo di diritto per il Battesimo.

A questo proposito, il Concilio Vaticano II, di cui abbiamo ricordato recentemente i venti anni dalla sua conclusione, esorta tutti i cristiani, dovunque vivano, a "manifestare con l'esempio della loro vita e con la testimonianza della loro parola l'uomo nuovo di cui sono stati rivestiti nel Battesimo" (AGD 11). Accogliamo questa esortazione e riaffermiamo con rinnovato ardore di fede gli impegni assunti un giorno per noi dai nostri genitori, padrini e madrine con le promesse battesimali. Rinnoviamo la nostra ferma e fervida adesione a Cristo e la volontà di lottare contro il male.

Impegnatevi con questo spirito davanti alla Chiesa per voi e per i vostri figli, che ora riceveranno il sacramento della fede, ed entreranno a far parte, con noi e come noi della comunità di coloro che sono stati "lavati, santificati e giustificati nel nome del Signore Gesù Cristo e nello Spirito del nostro Dio" (1Co 6,11). così sia!

Data: 1986-01-12 Domenica 12 Gennaio 1986





GPII 1986 Insegnamenti - Lettera per il V centenario della nascita di san Girolamo Emiliani - Città del Vaticano (Roma)