GPII 1986 Insegnamenti - A fedeli di varie religioni nello stadio - Delhi (India)

A fedeli di varie religioni nello stadio - Delhi (India)

Vera liberazione se c'è una visione spirituale dell'uomo


Cari amici.


1. Sono felice che il mio pellegrinaggio in India mi abbia portato a Delhi, e una volta ancora a questo Stadio Indira Gandhi. Qui stiamo vivendo insieme, in un contesto religioso e culturale, la realtà costituita dall'uomo in questo vostro vasto e affascinante Paese. Voi siete rappresentanti e responsabili di vari settori della vita e dell'attività dell'uomo. A tutti voi porgo i miei saluti d'amicizia, di rispetto e di amore fraterno. Desidero ringraziare tutti coloro che hanno reso possibile questo incontro, e sono particolarmente compiaciuto che possano essere qui tanti giovani. Sono molto riconoscente alle persone di religioni diverse che mi hanno accolto così cordialmente e hanno esposto le loro profonde riflessioni, insieme alle più sincere speranze per l'India e per il mondo.

L'esperienza che stiamo vivendo ci conduce a una profonda riflessione sulla realtà dell'uomo che percepiamo e nella quale siamo immersi. In India, senza dubbio, questa realtà ci offre una visione spirituale dell'uomo. Io credo che questa visione spirituale sia di importanza suprema per il popolo dell'India e per il suo futuro; essa dice molto sui suoi valori, le sue speranze e aspirazioni e la sua dignità umana. Io credo che una visione spirituale dell'uomo sia d'importanza immensa per tutta l'umanità. Ponendo l'accento sui valori spirituali, il mondo è in grado di formulare un nuovo atteggiamento verso se stesso: nuovo, ma basato in larga misura su valori etici custoditi per secoli, molti dei quali in questo antico Paese. Questi comprendono uno spirito di carità fraterna e di disinteressato servizio, il perdono, il sacrificio e la rinuncia, il rimorso e la penitenza per colpe morali, la pazienza e la sopportazione.


2. Col passare del tempo, diviene evidente che è necessario tornare sempre al tema centrale del mondo, che è l'uomo: l'uomo in quanto creatura e figlio di Dio; l'uomo che porta entro il suo cuore e la sua anima l'immagine e la somiglianza con Dio; l'uomo destinato ad adempiere alla sua chiamata alla vita eterna.

Chi vi parla oggi è convinto che l'uomo è la via che la Chiesa cattolica deve seguire se vuole essere fedele a se stessa. Nella mia prima enciclica affermavo: "L'uomo, nella piena verità della sua esistenza, del suo essere personale e insieme del suo essere comunitario e sociale - nell'ambito della propria famiglia, nell'ambito di società o di contesti tanto diversi, nell'ambito della propria nazione, o popolo... nell'ambito di tutta l'umanità - quest'uomo è la prima strada che la Chiesa deve percorrere nel compimento della sua missione" (RH 14). E con uguale convinzione vorrei affermare che l'uomo è la rotta principale che tutta l'umanità deve seguire, ma sempre l'uomo nella "piena verità della sua esistenza".


3. L'India ha tanto da offrire al mondo nel compito di capire l'uomo e la verità della sua esistenza, e ciò che essa offre in particolare è una nobile visione spirituale dell'uomo: l'uomo, un pellegrino dell'Assoluto, in cammino verso una meta, alla ricerca del volto di Dio. Non ha forse scritto il Mahatma Gandhi: "Quello che desidero raggiungere, quello che mi sono sforzato e tormentato di raggiungere in questi trent'anni è la realizzazione di me stesso, vedere Dio faccia a faccia. Vivo e mi muovo ed esisto alla ricerca di questo obiettivo".

Sulla rettitudine di questa visione spirituale si basa la difesa dell'uomo nella sua vita quotidiana. Con questa visione spirituale dell'uomo siamo dotati di strumenti per far fronte ai problemi concreti che toccano l'uomo, tormentano la sua anima e affliggono il suo corpo. Da questa visione viene l'incentivo a intraprendere la lotta per porre rimedio alla condizione dell'uomo e migliorarla, e a perseguire incessantemente il suo sviluppo umano integrale. Da essa proviene la forza di perseverare nella causa, come pure la chiarezza di pensiero necessaria per trovare soluzioni concrete ai problemi dell'uomo. Da una visione spirituale dell'uomo discende l'ispirazione a cercare aiuto e a offrire collaborazione nella promozione del vero bene dell'umanità a ogni livello. Si, da questa visione spirituale discende uno spirito indomito che vuole realizzare per l'uomo - per ciascun uomo - il suo posto di diritto in questo mondo.

Malgrado tutte le potenti forze della povertà, dell'oppressione, del male e del peccato in tutte le loro forme, il potere della verità prevarrà: la verità su Dio, la verità sull'uomo. Prevarrà perché è invincibile. La forza della verità è invincibile! "Satyam èva jayatè: Solo la verità trionfa", come proclama il motto dell'India.


4. La verità integrale sull'uomo costituisce l'intero programma per un impegno e una collaborazione su scala mondiale. Il mio predecessore Paolo VI è tornato più volte sul concetto dello sviluppo umano integrale, perché esso si basa sulla verità sull'uomo. Egli l'ha proposto come unico modo per rendere possibile il vero progresso dell'uomo in ogni epoca, ma specialmente in questa fase della storia. In particolare, Paolo VI ha considerato lo sviluppo umano integrale come una condizione per giungere a quel bene grande e universale che è la pace. Egli ha infatti affermato che "lo sviluppo è il nuovo nome della pace" (PP 87).

Per perseguire l'integrale sviluppo umano è necessario prendere posizione su ciò che di più grande e di più nobile vi è nell'uomo: riflettere sulla sua natura, la sua vita e il suo destino. In una parola, l'integrale sviluppo umano richiede una visione spirituale dell'uomo.

Se vogliamo portare avanti il progresso dell'uomo dobbiamo individuare tutto ciò che ostacola e contraddice il suo benessere generale e influenza la sua vita; dobbiamo individuare tutto ciò che ferisce, indebolisce o distrugge la vita, tutto ciò che attenta alla dignità dell'uomo e gli impedisce di raggiungere la verità o di vivere secondo verità. Il perseguimento dell'integrale sviluppo umano invita il mondo a riflettere sulla cultura e a considerarla nel suo rapporto col fine ultimo dell'uomo. La cultura non è solo un'espressione della vita temporale dell'uomo, ma anche un aiuto al raggiungimento della vita eterna.

La missione dell'India in seno a tutto ciò è importantissima, per via della sua intuizione della natura spirituale dell'uomo. Effettivamente il maggior contributo dell'India al mondo può essere quello di offrirgli una visione spirituale dell'uomo. E il mondo fa bene a prestare attenzione con gioia a questa antica saggezza e a trovare in essa un arricchimento per la vita umana.


5. Il raggiungimento di un integrale sviluppo umano chiede a tutti di riflettere sulla propria individualità. Esso esige una radicale apertura all'altro, e le persone sono più facilmente aperte l'una all'altra quando capiscono la propria natura spirituale e quella del loro prossimo.

Il Concilio Vaticano II ha visto nel nostro mondo la "nascita d'un nuovo umanesimo in cui l'uomo si definisce anzitutto per la sua responsabilità verso i suoi fratelli e verso la storia" (GS 55). E' proprio evidente che non vi è posto in questo mondo per "l'inumanità dell'uomo verso l'uomo". L'egoismo è una contraddizione. Per sua natura, l'uomo è chiamato ad aprire il suo cuore, nell'amore, al suo prossimo, perché è stato amato da Dio. Nella tradizione cristiana, quale è espressa dal Vangelo di san Giovanni, leggiamo: "Carissimi, se Dio ci ha amato anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri... Se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi e l'amore di lui è perfetto in noi" (1Jn 4,11-12). La costruzione di un nuovo mondo richiede qualcosa di profondamente personale da ciascun essere umano. Il rinnovamento del mondo in tutti i suoi rapporti sociali inizia nel cuore di ciascun individuo. Esso richiede un cambiamento di cuore e una penitenza. Richiede una purificazione del cuore e un rivolgersi veramente a Dio. E ciò che è profondamente personale è eminentemente sociale, perché "l'uomo si definisce anzitutto per la sua responsabilità verso i suoi fratelli e le sue sorelle...". Ai cristiani è noto il fatto che Gesù, insegnando ai suoi discepoli come pregare, abbia detto loro di rivolgersi a Dio chiamandolo "Padre Nostro". Nell'esprimere le mie proprie convinzioni, so che molte di esse sono in sintonia con ciò che è espresso nella saggezza antica di questo Paese. E in questa saggezza troviamo oggi un'antica ma sempre nuova base per una fraterna solidarietà nella causa dell'uomo e pertanto, in ultima analisi, al servizio di Dio. La visione spirituale dell'uomo che l'India condivide col mondo è la visione dell'uomo alla ricerca del volto di Dio. Le parole usate dal Mahatma Gandhi sulla propria ricerca spirituale echeggiano le parole citate da san Paolo quando spiegava che Dio non è lontano da ciascuno di noi: "In lui infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo" (Ac 17,28).


6. La religione dirige totalmente la nostra vita verso Dio, e allo stesso tempo la nostra vita deve essere totalmente permeata dal nostro rapporto con Dio sino al punto che la nostra religione diventi la nostra vita. La religione si occupa dell'umanità e di tutto ciò che appartiene all'umanità, e allo stesso tempo dirige verso Dio tutto ciò che di umano è in noi. Vorrei ripetere ciò che ho scritto all'inizio del mio pontificato: "La Chiesa, animata dalla fede escatologica, considera questa sollecitudine per l'uomo, per la sua umanità, per il futuro degli uomini sulla terra e, quindi, anche per l'orientamento di tutto lo sviluppo e del progresso, come un elemento essenziale della sua missione, indissolubilmente congiunto con essa" (RH 15). Mentre opera per promuovere il regno di Dio in questo mondo, la religione contribuisce ad aiutare tutta la società a promuovere il destino trascendente dell'uomo. Allo stesso tempo, essa insegna ai suoi membri un profondo interesse personale per il prossimo e la responsabilità civile nei confronti della comunità.

L'apostolo Giovanni lancio una sfida alla prima comunità cristiana che rimane valida per tutte le persone religiose di ogni luogo: "Ma se uno ha ricchezze di questo mondo e vedendo il suo fratello in necessità, gli chiude il proprio cuore, come dimora in lui l'amore di Dio?" (1Jn 3,17).


7. Nel mondo odierno vi è l'esigenza che tutte le religioni collaborino per la causa dell'umanità e che lo facciano nell'ottica della natura spirituale dell'uomo. Oggi, come indù, musulmani, sikh, buddisti, giainiani, parsi e cristiani, ci riuniamo in fraterno amore per asserire ciò con la nostra stessa presenza. Nel proclamare la verità sull'uomo, insistiamo sul fatto che la ricerca di un benessere temporale e sociale e di una piena dignità umana da parte dell'uomo corrisponde all'anelito profondo della sua natura spirituale. Operare per il raggiungimento e la difesa di tutti i diritti umani, ivi incluso il diritto fondamentale ad adorare Dio secondo i dettami di una retta coscienza e di professare esteriormente questa fede, deve divenire ancor più tema di collaborazione tra religioni a tutti i livelli.

Questa collaborazione inter-religiosa deve anche occuparsi della lotta per eliminare la fame, la povertà, l'ignoranza, la persecuzione, la discriminazione e qualsiasi forma di schiavitù dello spirito umano. La religione è la fonte principale dell'impegno della società a favore della giustizia, e la collaborazione inter-religiosa deve riaffermare ciò in concreto.


8. Tutti gli sforzi per la causa dell'uomo sono legati a una particolare visione dell'uomo, e qualsiasi sforzo efficace e completo richiede una visione spirituale dell'uomo. Con Paolo VI ripeto la convinzione secondo cui "non v'è dunque umanesimo vero se non aperto verso l'Assoluto, nel riconoscimento d'una vocazione, che offre l'idea vera della vita umana... l'uomo non realizza se stesso che trascendendosi" (PP 42).

L'ex presidente dell'India, il dottore Radhakrishnan, aveva ragione quando diceva: "Solo una rivoluzione morale e spirituale in nome della dignità umana può porre l'uomo al di sopra degli idoli della produzione economica, dell'organizzazione tecnologica, della discriminazione razziale e dell'egoismo nazionale". E anche: "Il nuovo mondo di pace, libertà e sicurezza per tutti può essere raggiunto solo da coloro che sono mossi da grandi ideali spirituali" ("The Present Crisis of Faith", Delhi 1983, pp. 14 e 104).

La saggezza dell'India darà un incalcolabile contributo al mondo con la propria testimonianza del fatto che l'accumulazione dei beni materiali non è il fine ultimo della vita. La vera liberazione dell'uomo sarà raggiunta solo - così come lo sarà l'eliminazione di tutto ciò che si oppone alla dignità umana - quando la visione spirituale dell'uomo sarà tenuta in considerazione e perseguita. Solo entro questo contesto il mondo potrà adeguatamente affrontare i molti problemi della giustizia, della pace e dell'integrale sviluppo umano che esigono soluzioni urgenti. E all'interno di questo contesto della verità sull'uomo, la santità di Dio sarà resa manifesta dalla dirittura e dalla rettitudine dei rapporti umani nella sfera sociale, politica, culturale ed economica della vita.


9. Questo è l'umanesimo che ci unisce oggi e che ci invita a una collaborazione fraterna. Questo è l'umanesimo che offriamo a tutti i giovani presenti qui oggi e a tutti i giovani del mondo. Questo è l'umanesimo al quale l'India può dare un imperituro contributo. Ciò che è in gioco è il benessere di tutta la società umana: l'edificazione di una città sulla terra che prefiguri già quella eterna e contenga in forma germinale gli elementi che saranno parte per sempre del destino eterno dell'uomo.

Il profeta Isaia ci dà la sua visione di questa realtà: "Costituiro tuo sovrano la pace, / tuo governatore la giustizia. / Non si sentirà più parlare di prepotenza nel tuo paese, / di devastazione e di distruzione entro i tuoi confini.

/ Tu chiamerai salvezza le tue mura / e gloria le tue porte. / Il sole non sarà più la tua luce di giorno, / né ti illuminerà più il chiarore della luna. / Ma il Signore sarà per te luce eterna, / il tuo Dio sarà il tuo splendore" (Is 60,17-19).

In qualsiasi modo descriviamo la nostra visione spirituale dell'uomo, sappiamo che l'uomo è al centro del progetto di Dio. Ed è per l'uomo che noi tutti siamo chiamati a operare, a lavorare e agire per il suo miglioramento, per il suo progresso, per il suo sviluppo umano integrale. Creatura e figlio di Dio, l'uomo è, oggi e sempre, la via dell'umanità, l'uomo nella piena verità della sua esistenza!

Data: 1986-02-02 Domenica 2 Febbraio 1986




Alla Messa per i lavoratori all'aeroporto - Ranchi (India)

La disoccupazione minaccia la dignità di ogni uomo



1. "Prima che nascessero i monti e la terra e il mondo fossero generati, da sempre e per sempre tu sei, Dio" (Ps 89,2).

Fratelli e sorelle carissimi. Insieme con tutti voi, voglio adorare Dio il creatore: Dio il Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra. Voglio adorarlo nella terra d'India. Voglio adorarlo in questo vasto Paese che si estende dal maestoso Himalaya, nel nord, alle coste del Malabar e del Coromandel, nel sud.

Voglio adorare il Creatore qui a Ranchi, insieme a voi tutti che provenite dal Bihar, dall'Orissa e dal Madhya Pradesh, dalle Isole Andamane e dalle Nicobare, dal Regno del Nepal. In special modo mi unisco nella lode e nell'adorazione ai milioni e milioni di lavoratori in India: ad ogni uomo e donna che lavora nei campi, nelle miniere, nelle fabbriche, nelle officine, nelle case, nei villaggi isolati e nei centri urbani. In questa Eucaristia uniamo le nostre voci e i nostri cuori per adorare il nostro Dio che è senza principio e senza fine.


2. Il salmista proclama l'eternità di Dio cantando: "Ai tuoi occhi, mille anni sono come il giorno di ieri che è passato, come un turno di veglia nella notte" (Ps 89,4). Dio è eterno, egli è l'eternità stessa. E tuttavia non resta separato o inaccessibile per noi. E' il creatore del mondo: da lui ogni cosa ha avuto il suo principio. Egli è il creatore dell'uomo. E a noi esseri umani che siamo mortali e soggetti al decadimento del corpo, Dio parla così: "Ritornate, figli dell'uomo" (Ps 89,3). Eppure Dio invita ogni persona che ha creato a sua immagine e somiglianza a diventare partecipe della sua vita, della sua sapienza e della sua eternità. Ogni uomo su questa terra è pellegrino dell'Assoluto. Ogni uomo e ogni donna è dunque pellegrino su questa terra, pellegrino dell'Assoluto, pellegrino in cerca dell'Assoluto! E ognuno è chiamato. Siamo tutti pellegrini, membri del popolo di Dio che il Creatore e Padre conduce verso la santità che gli è propria.

Ci conduce a sé attraverso le esperienze e le prove di questa vita.


3. Per insegnarci il modo di vivere che porta all'unione con Dio, il Padre ci ha dato suo Figlio. Ha fatto di lui la pietra angolare, affinché possiamo crescere verso la salvezza (cfr 1P 2,6-8). Infatti in lui, in Gesù Cristo, diventiamo anche noi pietre vive "per la costruzione di un edificio spirituale, per un sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio" (1P 2,5).

Questi sacrifici spirituali sono legati a tutto ciò che sostituisce la nostra vita. Sono legati in special modo al lavoro dell'uomo, perché il lavoro è la dimensione fondamentale della vita umana sulla terra.


4. Voglio riflettere oggi con voi sul valore e la dignità del lavoro umano. Gesù Cristo era figlio di un falegname. Lavoro per la maggior parte della sua vita su questa terra esercitando lo stesso mestiere di Giuseppe, suo padre putativo. Con il suo lavoro Gesù proclamo nell'attività ordinaria della sua vita quotidiana la dignità del lavoro. Ogni lavoro dell'uomo è una partecipazione all'attività del Creatore stesso. Sia che lavoriamo in una fabbrica, in un ufficio o in un ospedale, o nei campi, o come conducenti di riscio o come casalinghe - qualunque sia il lavoro che eseguiamo - partecipiamo tutti all'attività creatrice di Dio, e questo dà ad ogni lavoro valore e significato. "Il fondamento per determinare il valore del lavoro umano non è prima di tutto il genere di lavoro che si compie, ma il fatto che colui che lo esegue è una persona" (LE 6). Ne consegue che ogni lavoro umano, per quanto umile possa apparire, deve essere pienamente rispettato, protetto e giustamente retribuito, in modo che le famiglie, anzi l'intera comunità, possano vivere in pace, nella prosperità e nel progresso.


5. Il lavoro porta gioia e realizzazione, ma comporta anche sforzo e fatica. La realizzazione e la gioia scaturiscono dal fatto che il lavoro permette all'uomo e alla donna di esercitare quel dominio sulla terra che Dio ha affidato loro. Dio infatti disse al primo uomo e alla prima donna: "Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra; soggiogatela e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente che striscia sulla terra" (Gn 1,28).

Tuttavia il tipo di lavoro che compiamo non è forse quello che preferiremmo, o è forse pericoloso come quello che viene svolto nella profondità delle miniere. può essere duro, monotono ed esasperante. Tale è la nostra condizione umana. E' scritto nella Bibbia che a causa della sua disobbedienza l'uomo guadagnerà il suo pane con il sudore dalla sua fronte e che la terra che coltiverà non darà facilmente i suoi frutti (cfr Gn 3,16-19). Eppure per il lavoratore che pone la sua fiducia in Dio, lo sforzo e la fatica del lavoro sono accompagnati dalla gioia di sapere che collabora con il Creatore.


6. Per quelli di noi che sono cristiani, Gesù è il perfetto modello e ispiratore del nostro lavoro. Nel suo lavoro Gesù rimaneva in profonda comunione con il Padre celeste. Dovremmo dunque meditare attentamente sul modo in cui Gesù compiva il suo quotidiano lavoro durante i molti anni trascorsi a Nazaret. Questo è un grande esempio per noi tutti. La testimonianza di Gesù nel suo lavoro di falegname ci riempie di gioia e c'incoraggia a perseverare nel nostro umile servizio all'umanità.

Non dobbiamo inoltre mai dimenticare, cari fratelli e sorelle in Cristo, il motivo per cui Gesù venne nel mondo. Gesù venne per compiere l'opera di salvezza. In qual modo la compi? Attraverso la sofferenza e la morte sulla croce e con la vittoria della sua gloriosa risurrezione. Tutto il lavoro umano, per quanto insignificante possa apparire, partecipa a questa opera di salvezza. Dicevo nella mia enciclica sul lavoro dell'uomo: "Sopportando la fatica del lavoro in unione con Cristo crocifisso per noi, l'uomo collabora in qualche modo col Figlio di Dio alla redenzione dell'umanità. Egli si mostra vero discepolo di Gesù, portando a sua volta la croce ogni giorno nell'attività che è chiamato a compiere" (LE 27).


7. La Chiesa, sforzandosi di essere fedele all'esempio e alla testimonianza di Cristo, nutre una sollecitudine tutta particolare per il benessere dei lavoratori.Le famose encicliche dei Papi, a partire dalla "Rerum Novarum" di Leone XIII, hanno sempre difeso il diritto del lavoratore a una giusta paga e a condizioni di lavoro giuste. L'insegnamento della Chiesa si basa sul principio che ogni persona umana è creata a immagine di Dio e ha una dignità unica datagli da Dio. Di conseguenza nessuno deve essere usato come semplice strumento di produzione, come se la persona fosse una macchina o una bestia da soma. La Chiesa respinge ogni sistema sociale ed economico che porta alla spersonalizzazione dei lavoratori.

Oltre alla sua preoccupazione per condizioni di lavoro giuste, la Chiesa insiste per una giusta paga ai lavoratori, una paga che tenga conto delle necessità della loro famiglia. "Una giusta retribuzione per il lavoro della persona adulta, che ha responsabilità di famiglia, è quella che sarà sufficiente per fondare e mantenere degnamente una famiglia e per assicurarne il futuro" (LE 19).

Mi sento particolarmente vicino con il cuore a quei tanti disoccupati i quali vorrebbero lavorare ma non riescono a trovare un impiego adatto, talvolta a causa di discriminazioni religiose, di casta, di comunità o di lingua. La disoccupazione e la sottoccupazione creano frustrazione e senso di inutilità, provocano disarmonia nelle famiglie; sono motivo di angoscia e di disagi inenarrabili, indeboliscono il tessuto sociale. Minacciano la dignità di ogni uomo e di ogni donna. Urge prendere nuove iniziative per risolvere questo grave problema, e queste iniziative esigono spesso collaborazione a livello sia nazionale che internazionale. E' estremamente importante che i negoziati e i progetti per risolvere il problema della disoccupazione siano ispirati dal rispetto e dal dialogo tra gli imprenditori e coloro che cercano lavoro.


8. Alla Messa di oggi sono lieto di indossare paramenti liturgici che hanno uno speciale significato simbolico per i cattolici di questa parte dell'India. I disegni sulla pianeta simboleggiano la vostra fede nelle abbondanti benedizioni che Dio creatore riversa sul suo popolo, e mostrano la vostra fiducia nel potere di Dio di vincere ogni male. La pianeta e la stola sono segni del sacerdozio: segni della vocazione, del carattere e del ministero sacerdotale. Attraverso il ministero della parola di Dio e dei sacramenti, in particolare dell'Eucaristia, il sacerdote ricorda a tutti i battezzati tutte quelle cose che sono espresse così splendidamente dalla prima lettura di questa Messa: "Voi siete la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato" (1P 2,9)... E poiché siete gli eletti da Dio, dovete proclamare le opere meravigliose di Dio. Dovete proclamare le opere meravigliose di Dio creatore attraverso tutte quelle cose che sono risultato e frutto del lavoro umano. Proprio per questa ragione noi portiamo all'altare i frutti del lavoro umano e li offriamo in sacrificio.


9. Dio "vi ha chiamato dalle tenebre alla sua ammirabile luce" (1P 2,9). Si, ci ha chiamati tutti in Gesù Cristo. Gesù Cristo è la luce. Egli è veramente "la via, la verità e la vita" (Jn 14,6). può condurci così al Padre, a questo Dio che è luce, che è verità, che è la santità stessa. Gesù ci chiama e ci invita a partecipare alla sua vita divina attraverso tutto ciò che costituisce la nostra vita terrena, attraverso tutta la fatica del nostro lavoro umano. Nell'accettare la luce che è in Cristo, anche noi dobbiamo diventare "la luce del mondo" (Mt 5,14). Dobbiamo diventare "il sale della terra" (Mt 5,13) che dà sapore alla vita umana.

Come seguaci di Cristo siete chiamati ad essere la luce di Cristo qui in India e a trasformare con Cristo il mondo. Il vostro lavoro serva per il bene del vostro prossimo. Siate con gli emarginati, con i malati, con gli handicappati.

Sforzatevi di rimuovere tutto ciò che opprime il popolo, operate e collaborate per cercare di risolvere il problema della disoccupazione. Dovunque vi troviate, cercate di irradiare la presenza di Cristo: nelle vostre famiglie, dinanzi ai vostri figli, nel vostro posto di lavoro, con la pratica gioiosa delle virtù che avete trovato in Gesù.

Accogliete con fede le parole di Cristo in questa grande nazione, sullo sfondo dell'antico retaggio dell'India, vi invito, fratelli e sorelle carissimi, ad accogliere queste parole che Cristo vi rivolge oggi, come le rivolse una volta ai suoi primi ascoltatori e discepoli: "così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli" (Mt 5,16). Figli e figlie della grande patria indiana, accogliete queste parole! Voi siete la Chiesa del Dio vivente in questo Paese antichissimo attraverso il quale sono passate tante generazioni, lingue e civiltà. Accogliete queste parole! Sono le parole stesse di Gesù Cristo. E' il Redentore del mondo che parla, che vi dice: "Voi siete la luce del mondo... Voi siete il sale della terra"! Ed egli è la "pietra angolare" della nostra salvezza; è la pietra angolare della nostra vita in Dio! Amen.

Data: 1986-02-03 Lunedi 3 Febbraio 1986




A esponenti di altre comunità cristiane - Calcutta (India)

La responsabilità ecumenica priorità pastorale per la Chiesa


Cari fratelli in Cristo, "Grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo" (Rm 1,7).


1. E' una gioia salutarvi, miei fratelli cristiani, in questa mia prima visita al vostro paese. Ringrazio Dio che questa visita è possibile, con tutto ciò che essa implica quanto alla fratellanza e al reciproco riconoscimento quali seguaci dell'unico Signore.

In India avete una tradizione di valide iniziative per la causa dell'unità. Voi avete dato dei capi al movimento ecumenico non solo in India ma sulla scena mondiale. Tutto ciò risveglia nel mio cuore una reazione di simpatia, poiché, come ho già affermato, "il servizio dell'unità della Chiesa spetta in modo singolare al Vescovo di Roma" (28 giugno 1985). E' per questa ragione che ho continuato a spronare i figli e le figlie della Chiesa cattolica alla loro responsabilità ecumenica, insistendo sul fatto che essa deve essere un'assoluta priorità pastorale. Spero sia possibile qui in India "sviluppare ancora maggiormente la collaborazione per giungere a un servizio più efficace per la causa dell'unità".


2. Una tale collaborazione non può star in piedi da sola. Essa deve essere indirizzata e ricevere uno scopo dal dialogo teologico che cerca di contribuire a risolvere tutti quei problemi che ancora ci dividono nella professione della fede.

Nel dialogo si esprime la verità nell'amore e ci si impegna in un approfondimento, attuato in comune, della "fede che fu trasmessa ai credenti una volta per tutte" (Jud 1,3). E' un compito indispensabile, se prendiamo sul serio il movimento ecumenico. "L'unità nella professione di fede è l'elemento fondamentale della manifestazione della comunione ecclesiale".


3. Naturalmente questo dialogo deve sempre essere sostenuto da, ed espresso in, sforzi di collaborazione, comune testimonianza ovunque possibile, e soprattutto fervente preghiera e mutamento del cuore. Prego che tutti i cristiani dell'India possano essere spinti dallo Spirito Santo di Dio a operare per la causa dell'unità con generosità e saggezza. Grazie per essere venuti qui a salutarmi. Ricambio di cuore i vostri auguri e vi incoraggio nel vostro servizio di Gesù Cristo e del mondo al quale egli ha portato l'amore salvifico di Dio. Possa egli benedire voi, le vostre famiglie e persone care, e tutti coloro che servite.

Data: 1986-02-03 Lunedi 3 Febbraio 1986




Ai rappresentanti del mondo culturale e di altre tradizioni religiose incontrati nel collegio San Francesco Saverio - Calcutta (India)

Una nuova civiltà sta lottando per nascere


Cari amici, Sono particolarmente lieto di avere l'opportunità di incontrare voi, eminenti rappresentanti della vita religiosa, culturale e sociale di questa città di Calcutta, del Bengala e dell'India.


1. In voi saluto la vitalità spirituale del Bengala e di tutta l'India.

In voi saluto la venerabile cultura di questo Paese. Voi siete gli eredi di più di tremila anni di intensa vita artistica, culturale e religiosa in questa regione. Qui lo spirito umano è stato nobilmente servito da una moltitudine di uomini e donne giustamente stimati per il loro sapere e la loro saggezza, per la loro sensibilità alle più profonde aspirazioni del cuore umano, per le loro preziose opere in campo artistico.

In voi riconosco con ammirazione non solo le conquiste del passato, ma anche quelle del Bengala e dell'India moderni.

Ho atteso questo incontro nello spirito del dialogo fraterno, con sentimenti di solidarietà con voi che siete impegnati in molte diverse forme di servizio ai vostri concittadini.

Desidero dire a voi quello che il Concilio Vaticano II ha dichiarato agli uomini ed alle donne di pensiero e di scienza: "Felici sono coloro che, possedendo la verità, la continuono a cercare, per rinnovarla, per approfondirla, per darla agli altri. Felici coloro che, non avendola trovata, marciano verso essa con cuore sincero: che essi cerchino la luce futura con i lumi di oggi, fino alla pienezza della luce" (Messaggi di chiusura, 8 dicembre 1965).

Questa sia la nostra speranza e preghiera comune!


2. Questo pomeriggio ho visitato il Nirmal Hriday, la "Casa dei moribondi" a Kalighat. In ciascun paese del mondo, in ogni città e villaggio, in ogni famiglia, addirittura in ogni vita umana, ci troviamo di fronte all'onnipresente realtà della sofferenza umana. Il "libro non scritto" della storia dell'umanità parla costantemente del tema della sofferenza (cfr. Salvifici Doloris, 7).

Individui e gruppi ed intere popolazioni soffrono quando vedono qualcosa di buono cui "dovrebbero" aver parte, ma che a loro sfugge. In determinati momenti questa sofferenza diventa particolarmente intensa. In certe situazioni storiche il peso del dolore portato dalla famiglia umana sembra crescere oltre ogni possibilità di sollievo.

In altra sede ho parlato riguardo al nostro mondo contemporaneo il quale "come non mai precedentemente è trasformato dal progresso per opera dell'uomo, e in pari tempo, come non mai è in pericolo a causa degli errori e delle colpe dell'uomo" (cfr. Salvifici Doloris, 2).

La sofferenza, con la paura e la frustrazione che l'accompagnano, diventa particolarmente drammatica ed acuta quando viene posta la domanda: perché?, e non si trova la risposta adeguata.

lo sono fermamente convinto che proprio come tutti gli esseri umani sono uniti nell'esperienza del dolore e della sofferenza, così anche tutti gli uomini e le donne di buona volontà che sono alla guida nel campo dell'impegno intellettuale ed artistico devono unirsi in una nuova solidarietà per rispondere alle sfide fondamentali dei nostri tempi. In questo senso voi siete investiti di una speciale responsabilità comune per quanto riguarda il benessere della vostra patria.

La nuova situazione nella quale i progressi della conoscenza e della tecnologia hanno posto la famiglia umana, richiedono una visione ed una saggezza pari al meglio di quanto l'umanità ha prodotto sotto la guida dei suoi santi e dei suoi saggi. Una nuova civiltà sta lottando per nascere: una civiltà di comprensione e rispetto per l'inalienabile dignità di ciascuna persona umana creata ad immagine di Dio; una civiltà di giustizia e pace in cui vi sia ampio spazio per le legittime differenze, ed in cui le dispute possano essere risolte mediante un dialogo illuminato e non tramite il conflitto.


3. A titolo speciale i leaders religiosi devono essere sensibili alle sofferenze ed ai bisogni dell'umanità. "Gli uomini delle varie religioni attendono la risposta agli oscuri enigmi della condizione umana che ieri come oggi turbano profondamente il cuore dell'uomo: la natura dell'uomo, il senso ed il fine della nostra vita, il bene ed il peccato, l'origine e la fine del dolore, la via per raggiungere la vera felicità..." (NAE 1).

Si apre qui un campo immenso di dialogo tra varie filosofie e tradizioni religiose in risposta a queste domande, e di mutua collaborazione alla ricerca di una risposta concreta alla sfida dello sviluppo e dell'assistenza, in particolare ai più poveri. I santi ed i veri uomini e le vere donne di religione sono sempre stati mossi da una potente e attiva compassione per i poveri ed i sofferenti. Ai nostri giorni, allo stesso modo in cui cerchiamo di dare sollievo alle pene dei singoli e dei gruppi, la nostra coscienza religiosa e sociale si trova di fronte alla sfida posta dal problema inevitabilmente sollevato dalla crescente diseguaglianza tra le aree sviluppate e quelle che sono sempre più dipendenti, e dall'ingiustizia consistente nel fatto che molte delle risorse necessarie vengono incanalate nella produzione di terrificanti armi di morte e distruzione.

Le nostre convinzioni religiose, che ci insegnano il valore e la dignità di tutta la vita, ci spingono a impegnare le nostre energie ed i nostri sforzi di uomini e donne di buona volontà, in primo luogo nei riguardi dei poveri stessi, per contribuire a cambiare quegli atteggiamenti e quelle strutture che sono responsabili della povertà e della opprimente sofferenza creata dall'uomo. Tutto ciò richiede un enorme investimento di energia intellettuale e di immaginazione. E qui il vostro contributo alla causa della verita è di capitale importanza. Come intellettuali, pensatori, scrittori, scienziati, artisti, dovete essere sempre impegnati a far sprigionare nel mondo la potenza della verità al servizio all'umanità. E sono sicuro che condividete una convinzione espressa una volta da Paolo di Tarso: "Non abbiamo infatti alcun potere contro la verita, ma per la verità" (2Co 13,8). Ciò infatti è un'eco di quanto è detto negli antichi Upanishad e considerato come il motto stesso della vostra riverita nazione: "Solo la verità trionfa - Sat-yam èva jayate" (Mundaka Upanishad, 3,1,6).

E' una profonda intuizione religiosa che "il servizio reso agli uomini è servizio reso a Dio" - come espresso da Swami Vivekananda, una delle famose figure il cui nome è legato a questa città -, e che quando andiamo incontro ai nostri fratelli e sorelle con amore fraterno, riceviamo da loro più di quanto non abbiamo donato. Questa è un'intuizione che è anche profondamente indiana, come è testimoniato dai vostri testi sacri e dalla testimonianza di tanti uomini e donne religiosi.

Desidero riconfermare l'impegno della Chiesa cattolica per i processi di sviluppo che portano ad uno maggiore giustizia per tutti. Invito la comunità cattolica del Bengala e di tutta l'India a operare generosamente per arrivare a questo risultato, ed esprimo la speranza che seguaci di tutte le convinzioni religiose si uniscano nella costruzione di una nuova civiltà della pace e dell'amore.


4. Rivolgendomi a voi, uomini e donne del mondo accademico, rappresentanti del mondo dell'arte e della scienza, capi religiosi, non posso che sottolineare la stima della Chiesa cattolica per i molteplici aspetti della vita culturale che rappresentate. La Chiesa si rallegra di fronte alla ricchezza creativa che ha caratterizzato la cultura dell'India nel corso della sua storia millenaria. In questo periodo essa ha conservato una meravigliosa continuità ed una penetrante unità nel contesto di una grande varietà di manifestazioni. La sua vitalità e rilevanza derivano dal fatto che essa ha formato molti saggi e mistici di elevata santità, poeti ed artisti, filosofi e statisti di grande valore. Si, la Chiesa guarda con ammirazione al vostro contributo all'umanità e così si sente vicina a voi in tante espressioni della vostra etica e del vostro ascetismo. Essa dimostra il suo profondo rispetto per la visione spirituale dell'uomo che si esprime, secolo dopo secolo, attraverso la vostra cultura e nell'educazione che la trasmette. Ed essa si compiace del fatto che, fin dal suo inizio, il cristianesimo abbia trovato nel suolo e del cuore dell'India il luogo in cui incarnarsi.

Si, la cultura è l'incarnazione delle esperienze spirituali e dei desideri di un popolo. Essa affina e mette in luce le qualità spirituali ed innate di ciascun gruppo umano. Essa crea i costumi e le istituzioni che cercano di rendere la vita sociale più umana e maggiormente volta al bene comune. Essa dà espressione concreta alla verità, alla bontà ed alla bellezza in una moltitudine di forme artistiche (cfr. GS 53ss).

A questo punto è opportuno far riferimento in particolare alla ricca eredità culturale del Bengala e della città di Calcutta, che hanno avuto il vantaggio di una grande varietà di comunità etniche, ciascuna recante il proprio specifico contributo alla cultura generale.

Nonostante un susseguirsi di esperienze traumatiche dovute a catastrofi naturali ed avvenimenti politici, il Bengala è rinomato per la vitalità della sua vita artistica e culturale. Nel canto, nella poesia, nell'arte drammatica, nella danza e nelle arti grafiche questa cultura esprime i valori originali presenti nella vita del popolo. Si tratta di una cultura profondamente radicata nella terra di questa regione. Si avverte una calda ospitalità, l'apertura al prossimo e la forza della vita familiare. Sullo sfondo di grandi sofferenze e problemi sociali, tutto ciò ci aiuta a credere nella forza della speranza e nel trionfo, sotto la guida di Dio, dello spirito umano.


5. Preparandomi per questa visita, son venuto a sapere che il Bengala è stato un pioniere nell'introdurre l'istruzione moderna su larga scala. Questo non significa che voi non abbiate, oggi, a confrontarvi con seri problemi nel campo dell'istruzione e della cultura. E' proprio affrontando questi problemi con coraggio e spirito d'iniziativa che date prova dell'integrità della vostra guida spirituale ed intellettuale.

Sono lieto di sapere che le Chiese cristiane hanno contribuito allo sviluppo culturale del Bengala attraverso le loro istituzioni educative.

Desidero incoraggiare gli educatori cattolici di tutta l'India a fare delle loro scuole e dei loro centri di istruzione superiore strumenti sempre migliori al servizio della giustizia, dello sviluppo e dell'armonia nella vita sociale, tali da ispirare una sempre crescente coscienza della vocazione al servizio del bene integrale della gente, in particolare dei giovani e dei poveri.

Queste istituzioni, per poter portare a termine il loro compito in maniera completa, sono chiamate ad una duplice fedeltà. Fedeltà, in primo luogo, al Messaggio del Vangelo di fraternità e solidarietà universale sotto l'amorevole provvidenza del nostro Padre celeste, e fedeltà a quanto vi è di meglio e più prezioso nella cultura indiana.

I cristiani in India sanno che la loro vocazione non consiste solo nel dare, ma anche nel ricevere. Il loro è un pellegrinaggio nel più profondo dello spirito umano, un pellegrinaggio che arricchisce la loro visione e la loro comprensione della verità religiosa e del Vangelo di Nostro Signore Gesù Cristo.


6. Miei cari amici: nella Chiesa cattolica troverete un partner disponibile al dialogo nella verità e al servizio reso all'uomo; troverete un alleato perseverante che vi incoraggerà a rendere il vostro insostituibile contributo all'umanità. I cattolici in ogni parte del mondo sono stati esortati dal Concilio Vaticano II affinché "per mezzo del dialogo e la collaborazione con i seguaci delle altre religioni, rendendo testimonianza alla fede e alla vita cristiana, riconoscano, conservino e facciano progredire i beni spirituali e morali e i valori socio-culturali che si trovano in essi" (NAE 2).

La Chiesa, cattolica a sua volta guarda a voi, uomini e donne del mondo della cultura, affinché difendiate e promuoviate il bene spirituale e morale del vostro popolo, nella causa comune della salvaguardia e promozione della dignità umana, della giustizia sociale, della pace e della libertà nel mondo.

Per concludere, vorrei innalzare a Dio questa preghiera significativa pronunciata da un grande figlio di questa stessa regione, Rabindranath Tagore: "Donaci forza per amare, amare pienamente, la nostra vita nelle sue gioie e dolori, nelle sue conquiste e perdite, nel suo flusso e riflusso. Dacci forza a sufficienza per vedere ed ascoltare il tuo universo e in esso lavorare con pieno vigore. Fa' che viviamo appieno la vita che ci hai donato, fa' che coraggiosamente prendiamo e coraggiosamente doniamo. Questa è la nostra preghiera a Te" (Sadhana, Madras 1979, p. 113). E possa l'Onnipotente Iddio aiutarci a costruire insieme una civiltà di armonia e d'amore per ogni essere umano!

Data: 1986-02-03 Lunedi 3 Febbraio 1986





GPII 1986 Insegnamenti - A fedeli di varie religioni nello stadio - Delhi (India)