GPII 1986 Insegnamenti - Alle comunità cristiane del Nord-Est - Calcutta (India)

Alle comunità cristiane del Nord-Est - Calcutta (India)

Messaggeri della presenza salvifica di Dio


"Il Signore è mio pastore, / non manco di nulla; / sui pascoli erbosi mi fa riposare, / ad acque tranquille mi conduce" (Ps 22,1-3).


1. Cari fratelli e sorelle in Gesù Cristo. Insieme con voi desidero rivolgere il mio pensiero a colui che è il nostro Padre Eterno. Egli è colui che ci ha riuniti qui. Egli ci ha condotti lungo vie diverse a prendere il nostro posto attorno alla tavola che egli "prepara dinanzi a noi". La tavola della parola di Dio e dell'Eucaristia. Ringraziamolo insieme.

Caro arcivescovo D'Rosario, cari fratelli vescovi, cari fratelli e sorelle in nostro Signore Gesù Cristo: nel riunirci qui questa mattina in questo meraviglioso scenario delle colline di Megalaya - "la dimora delle nuvole" - vi saluto con grande gioia in "Dio, ricco di misericordia" (Ep 2,4). Egli mi accorda questo privilegio, di celebrare l'Eucaristia qui in mezzo a voi che appartenete ad ambienti etnici e culturali tanto diversi, così ricchi di bellezza, così vari d'espressione. Accolgo con gioia e saluto le autorità civili presenti, così come gli illustri rappresentanti delle varie tradizioni religiose. Gli Stati che compongono questa regione del Nord-Est dell'India sono stati chiamati le "Sette sorelle", esprimendo così il vostro senso di unità e di solidarietà.


2. In ogni cultura può essere vista l'opera di Dio. Per voi, Dio non è una mera idea astratta, fa veramente parte della vostra vita. La stessa natura vi mostra, con la sua bellezza, la sua amorevole presenza. Per amore egli si rivela i noi. Se noi tutti possiamo parlare lo stesso linguaggio dell'amore, è perché Dio per primo ci ha amati. Egli ha rivelato il suo amore a noi. Siete anche consapevoli che una volta l'uomo si volse contro il Creatore col peccato, ma che Dio nella sua misericordia non ha abbandonato il genere umano. Ha invece rivelato il suo amorevole progetto di salvezza.

In questa regione dell'India nord-orientale, in particolare, ciascun gruppo ha entro di sé un'antichissima tradizione sulla comunicazione di Dio col genere umano tramite segni e simboli che hanno assunto un carattere sacro. In realtà, possiamo immaginarci Dio come il nostro pastore che non abbandona mai le sue pecore, ma va e cerca quelle smarrite per portarle tutte all'unità dei figli di Dio.

La prima lettura della liturgia di oggi parla di questo in termini specifici: "Ma Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amati, da morti che eravamo per i peccati, ci ha fatti rivivere con Cristo... e ci ha fatto sedere nei cieli" (Ep 2,4-6). La manifestazione che Dio dà di sé raggiunge la sua pienezza in Gesù Cristo, che è il Verbo del Padre, il Figlio eterno di Dio fatto uomo. L'intero progetto di Dio per la famiglia umana viene fatto conoscere tramite il mistero dell'Incarnazione. E' in Cristo che giungiamo a una più completa conoscenza del Padre, poiché "Dio nessuno l'ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato" (Jn 1,18).


3. Quando Gesù inizio il suo ministero tra il suo popolo, annuncio il regno di Dio: rivelo il Padre e se stesso attraverso parole e azioni (cfr. DV 17). Come descrive san Luca nel Vangelo di oggi, Gesù inizio il proprio ministero nella sinagoga di Nazaret, proclamando che l'intero progetto salvifico di Dio per la famiglia umana si stava realizzando nella sua persona: "Lo spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l'unzione, e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi, e predicare un anno di grazia del Signore" (Lc 4,18-19).

Gesù e venuto per annunciare in modo definitivo che l'uomo è chiamato ad appartenere a Dio, a entrare nel regno di Dio, il regno di giustizia e pace e gioia nello Spirito Santo. Gesù diede prova che ciò che predicava era già una realtà nella sua persona. Guari gli ammalati, i ciechi, i sordi, i muti, gli storpi. Riporto in vita i morti e sazio gli affamati. Tutto questo lo fece per rivelare l'amore di Dio già all'opera in lui.

La rivelazione dell'amore di Dio per noi ha raggiunto la sua espressione più alta nella passione e morte di Cristo: "Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici" (Jn 15,13). Attraverso l'amore Gesù è entrato totalmente e senza riserve in comunione col Padre e col genere umano. In lui è la totale comunicazione che Dio dà di sé e la totale risposta dell'uomo.

Egli è divenuto il fondamento della nostra pace e unità.


4. Il Vangelo di Gesù Cristo, lungi dall'essere mere parole, è l'espressione dell'amorevole sollecitudine che Dio ha per noi e che ha espresso concretamente nelle parole, le opere e la persona di Gesù. Fu questo Vangelo che gli apostoli andarono predicando dopo che Gesù ebbe lasciato il nostro mondo visibile. Osarono farlo perché avevano ricevuto il dono dello Spirito Santo che li dotava di uno zelo senza paura per proclamare "ciò che era fin da principio, ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo della vita... quello che abbiamo veduto e udito, noi l'annunziamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi. La nostra comunione è col Padre e col Figlio suo Gesù Cristo" (1Jn 1,1-3). La predicazione di questo messaggio diede vita a comunità nelle quali il Verbo continuo ad essere proclamato e ad essere oggetto di fede; e nelle quali la fede stessa era espressa in modo concreto nel culto e nel retto vivere. Da allora, la stessa visione e lo stesso impegno hanno portato innumerevoli sacerdoti, religiosi e apostoli laici coraggiosi ad andare per tutta la terra a predicare la buona novella della salvezza in Cristo Gesù, sfidando innumerevoli difficoltà e ostacoli di ogni genere, sino ad arrivare a versare il proprio sangue.


5. Un secolo fa circa venne fondata la Missione dell'Assam, che fu affidata alla Società del Divin Salvatore i cui missionari gettarono una solida base per l'ulteriore proclamazione del Vangelo. Altri intraprendenti missionari cattolici, in particolare quelli appartenenti alle Missioni Estere di Parigi e di Milano, operarono in questa regione. Ricordiamo qui la morte eroica di padre Krick e di padre Broury. Altri missionari di diverse Chiese cristiane precedettero talvolta i cattolici nell'opera di evangelizzazione. Li ricordiamo tutti con gratitudine per i sacrifici che hanno compiuto nel gettare il seme della parola di Dio in circostanze molto difficili.

I Salesiani di Don Bosco, cui venne affidata la missione dell'Assam nel 1921, hanno contribuito in modo particolare alla crescita della Chiesa in questa zona. Conserviamo con ammirazione il ricordo di uomini dediti agli altri quali Leo Piasecki che opero in queste pianure dell'Assam e di Constantine Vendrame che è noto come l'apostolo delle Colline Khasi, e un gran numero d'altri che coi loro sacrifici hanno ottenuto un posto nel cuore delle genti di questa regione.

Quest'opera di evangelizzazione sta continuando anche oggi grazie agli sforzi incessanti e zelanti del clero diocesano, il cui numero costantemente in ascesa è segno della crescita e della maturità delle vostre Chiese locali. Lo sviluppo e la condizione attuale di questa missione dell'India nord-orientale è anche frutto dell'attivo impegno di svariate Congregazioni religiose maschili e femminili alle quali la Chiesa desidera esprimere un debito di profonda gratitudine, rispetto e amore.

Ciò che ha inoltre contrassegnato la storia della vostra missione è stato l'impegno attivo di numerosi laici, uomini e donne, in particolare i catechisti. Sono stati essi a preparare il terreno per il diffondersi del Vangelo.

In modo molto reale la verità e i valori del Vangelo hanno messo radici nel cuore e nell'immaginazione dei giovani di queste colline.


6. Quando i primi missionari giunsero in questa regione, incontrarono una grande varietà di popoli e di culture che erano loro del tutto sconosciuti. E tuttavia inculcarono con zelo il messaggio del Vangelo in ciascun ambiente culturale. Oggi questa proclamazione continua, e la si vive in ciascun angolo di questa regione, in armonioso dialogo con le tradizioni locali.

Il Vangelo che viene predicato è venuto in queste zone non per dominare, ma per essere al servizio di ciascun popolo. Il Vangelo è venuto per essere incarnato nelle vostre culture senza far loro violenza. In questo processo la tradizione cristiana arricchisce e viene a sua volta arricchita da questo contatto con i molteplici valori che sono conservati nei cuori delle genti di queste colline e pianure. Che cosa vi dice il Vangelo di Gesù Cristo? Qual è il suo messaggio nel Nord-Est dell'India? Voi siete colmi di una profonda aspirazione a partecipare alla vita di Dio qui sulla terra. Avete un profondo anelito per i più nobili ideali della dignità umana, per il rispetto dei vostri diritti umani, e per il progresso e la pace e tuttavia avete la vostra parte dei problemi e delle frustrazioni universali che il mondo incontra oggi: analfabetismo, povertà rurale, problemi derivanti dalla rapida urbanizzazione, tensioni tra la consapevolezza della vostra identità culturale e le molteplici forze disumanizzanti all'opera nella società.

Le vostre tradizioni e culture non sono senza risposta a questi problemi. Basandosi su di esse, il Vangelo, col proprio messaggio peculiare di filiazione divina, di amore e solidarietà, impersonato nella figura di Cristo, rivela e rende presente "la straordinaria ricchezza" della grazia di Dio attraverso la quale siamo salvati (cfr. Ep 2,7-8). In questo modo le vostre imprese umane sono imbevute della saggezza e della forza di quello stesso Spirito Santo che "unse" Gesù per la sua opera messianica. Cristo è la risposta di Dio alle più elevate aspirazioni dell'uomo: Cristo rivela Dio all'uomo e l'uomo a se stesso (cfr. GS 22).


7. Fratelli e sorelle: il compito che ci attende è ancora immenso. Coloro che hanno abbracciato il messaggio salvifico del Vangelo hanno il compito speciale di lavorare per l'inculturazione del messaggio cristiano in queste zone. In intima comunione con la Chiesa universale fate che le vostre Chiese locali prendano a sé, in un meraviglioso scambio, i valori perenni contenuti nella saggezza, nei costumi e nelle tradizioni dei vostri popoli di modo che "la vita cristiana sarà commisurata al genio e all'indole di ciascuna cultura" (AGD 22).

Con speranza e gioia pastorali incoraggio lo zelo evangelico e l'attività di ogni sacerdote, religioso, catechista e apostolo laico. Siate uniti nella carità fraterna e aiutatevi nel diffondere il regno di Dio in questa regione. Sono lieto di sapere che siete a metà di una novena di anni che prepara la celebrazione del centenario dell'evangelizzazione in questa regione. Possa Dio benedire copiosamente i vostri sforzi! Mi rivolgo specialmente ai giovani: siate colmi dello spirito del Vangelo. Imparate ad amare e apprezzare la vostra cultura, la vostra lingua, la vostra storia passata. Tutti voi, fratelli e sorelle, dovete divenire messaggeri della presenza salvifica di Dio nelle colline e le pianure dell'India nord-orientale.


8. Gli Atti degli apostoli ci ricordano che i membri della prima comunità di discepoli di Cristo a Gerusalemme "erano assidui nell'ascoltare l'insegnamento degli apostoli e nell'unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere" (Ac 2,42).

Dopo quasi duemila anni noi che siamo qui riuniti stiamo facendo la stessa cosa: siamo uniti in preghiera, nell'ascoltare l'insegnamento degli apostoli e nel celebrare la Messa. Siamo riuniti intorno alla tavola della parola di Dio e dell'Eucaristia. Ed è lo stesso pastore eterno, Gesù Cristo, a riunirci.

La sua bontà e misericordia ci seguiranno per tutti i giorni della nostra vita, di modo che alla fine potremo "abitare nella casa del Signore per lunghissimi anni" (cfr Ps 22,6).

Cristo stesso ha promesso che ci "preparerà un posto" (cfr Jn 14,3).

Questo "posto" dell'uomo nell'eternità del Dio vivente è il fine e lo scopo del nostro pellegrinaggio terreno.

Possa il Signore Gesù Cristo, che sta venendo a voi sotto le specie del pane e del vino, colmare i vostri cuori di zelo per tutto ciò che nobilita l'uomo e lo conduce al Padre! Possa lo Spirito Santo colmarvi tutti di coraggio e speranza! E possa Maria, la Madre della Chiesa, alla quale è dedicata questa regione, continuare ad essere per voi ispirazione e guida! Amen.

Data: 1986-02-04 Martedi 4 Febbraio 1986




Omelia durante la concelebrazione per i cattolici del Bengala Occidentale - Calcutta (India)

La voce dei poveri è la voce di Cristo



1. "Egli mi ho mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio" (Lc 4,18).Cari fratelli e sorelle, queste sono le parole scritte originariamente dal profeta Isaia quando pensavo al futuro Messia. Messia significa "L'Unto". Ma qui non si intende semplicemente una unzione con l'olio, ma un'unzione con lo Spirito Santo. così il profeta dice: "Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l'unzione, e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio" (Lc 4,18). Unzione con l'olio significa conferimento di potere. Il Messia è uno che è unto con lo Spirito Santo e che viene nel potere dello Spirito Santo. Egli porta alla gente lo Spirito di Verità ed il potere di questo Spirito.

Il Messia è Cristo: Gesù Cristo. Gesù di Nazareth. E proprio li, a Nazareth, Gesù legge le parole del profeta Isaia riguardo al Messia. riguardo all'unzione con lo Spirito Santo. Ed egli dice ai suoi concittadini riuniti nella sinagoga di Nazareth: "Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udito con i vostri orecchi" (Lc 4,21). Si era adempiuta in lui.


2. Gesù di Nazareth è colui che "il Padre ha consacrato e mandato nel mondo" (Jn 10,36). Le profezie che lo riguardavano si sono adempiute. Le attese di Israele e di tutta l'umanità si sono adempiute in lui. Egli, Gesù Cristo, ha portato la pienezza di vita che viene da Dio stesso. E' la pienezza di vita per lo spirito, per ogni spirito creato. Dio, che è egli stesso lo Spirito infinitamente perfetto, apre questa pienezza dinanzi all'umanità nello Spirito Santo.

Già nella creazione del mondo "Lo spirito di Dio aleggiava sulle acque" (Gn 1,2), come riporta il libro della Genesi. E l'uomo creato ad immagine e somiglianza di Dio è stato chiamato, dall'inizio, a prender parte, per mezzo dello Spirito Santo, alla vita di Dio tramite la grazia.

Dal momento che il peccato si è inserito fra il cuore umano e la santità di Dio - il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo - il sentiero verso questa pienezza di vita che viene da Dio può essere riaperto soltanto attraverso la Redenzione.

La Redenzione dell'umanità! La Redenzione del mondo! Colui di cui parlava Isaia è il Redentore. L'unzione con lo Spirito Santo sta a significare il potere della Redenzione. Solo a prezzo di questa Redenzione, a prezzo della Croce di Cristo, l'umanità ha potuto riottenere questa vita che viene da Dio, la vita che era perduta a causa del peccato, la vita che è trasmessa allo spiriio umano nello Spirito Santo. Gesù Cristo, per mezzo della sua Morte e Resurrezione, ha rivelato questa vita. Egli l'ha lasciata a tutti i popoli nel mistero della sua Chiesa. In questo modo si realizza la Buona Novella della salvezza: l'uomo è compartecipe della natura divina. Egli riceve la vita che viene da Dio e la riceve "in abbondanza" (cfr Jn 10,10).

La chiesa evangelizzatrice e le culture dei popoli


3. Cari fratelli e sorelle in Cristo nostro Redentore: è missione fondamentale della Chiesa proclamare al mondo la parola della Buona Novella della Redenzione, Ed è per questo motivo che sono venuto da voi: per celebrare con voi, soprattutto nell'Eucaristia, il mistero redentore della Passione e Resurrezione di Cristo, e per incoraggiarvi nei vostri sforzi di dare testimonianza a questo mistero dinanzi al mondo. Nell'offrire agli altri la Buona Novella della Redenzione, la Chiesa si sforza di comprendere le loro culture. Essa cerca di conoscere le menti e i cuori di chi l'ascolta, i loro valori e costumi, i loro problemi e le loro difficoltà, le loro speranze e i loro sogni. Una volta che essa conosce e comprende questi diversi aspetti della cultura, allora può iniziare il dialogo di salvezza; essa è in grado di offrire, con rispetto ma chiaramente e con convinzione, la Buona Novella della Redenzione a tutti coloro che liberamente desiderano ascoltare e rispondere. Questa è la sfida evangelica della Chiesa in ogni epoca.

Nel visitare l'India, sono felice di essere in questa grande città della sua regione orientale. Nel ricco mosaico delle vostre molteplici popolazioni, il popolo di questa regione mostra un carattere particolare, ed ha contribuito in modo importante, grazie alla vitalità della sua cultura, alla storia della Nazione ed al suo dinamismo. Questa regione ha dato all'India grandi statisti e, capi, eminenti portavoce delle aspirazioni e degli ideali del vostro popolo, nella ricerca dell'indipendenza e dell'unità nazionale. Questa regione ha anche avuto artisti, poeti, uomini e donne di lettere che hanno parlato a menti, ai cuori e all'immaginazione dei propri concittadini, risvegliando in loro un senso di autostima e dignità, chiamandoli a perseguire valori che richiedono sacrificio e disciplina.


4. Questa regione ha generato anche eminenti pensatori religiosi, tra i quali il noto Premio Nobel, Gurudev Rabindranath Tagore. Queste persone hanno contribuito a promuovere una sensibilità religiosa e culturale che ha arricchito la vita del Paese. La Chiesa li stima molto, insieme alle religioni che essi rappresentano.

Come disse una volta Papa Paolo VI delle religioni non-cristiane: "Esse portano in sé l'eco di millenni di ricerca di Dio... Posseggono un patrimonio impressionante di testi profondamente religiosi. Hanno insegnato a generazioni di persone a pregare. Sono tutte cosparse di innumerevoli "germi del Verbo" e possono costituire una autentica "preparazione evangelica"" (EN 53).

Nella sua stima per il valore di queste religioni, e vedendo in esse talvolta l'azione dello Spirito Santo, che è come il vento che "soffia dove vuole" (Jn 3,8), la Chiesa rimane nella convinzione di dover adempiere al proprio compito di offrire al mondo la pienezza della verità rivelata, la verità della Redenzione in Gesù Cristo.


5. Isaia parla e Gesù fa proprie le parole del profeta quando le proclama a Nazareth: "Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l'unzione, e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi, e predicare un anno di grazia del Signore" (Lc 4,18-19).

La Chiesa del Bengala e di tutta l'India ha cercato, in vari modi, di mettere in pratica questo programma Messianico di Gesù Cristo, seguendo la sua antica tradizione apostolica e venendo incontro alle concrete necessità delle condizioni attuali. Mi riferisco ad esempio al contributo significativo dato dalla Chiesa in questi luoghi nel campo dell'istruzione. L'anno scorso, il Collegio San Francesco Saverio di questa città ha celebrato i suoi centoventicinque anni di servizio, ed è stato degno di nota il fatto che l'intera città e lo Stato si siano uniti alle celebrazioni che sono state onorate dalla presenza dello stesso Presidente dell'India.

I Padri Gesuiti, che lavorano in molte istituzioni oltre che nel collegio San Francesco Saverio, vennero presto seguiti dall'Istituto della Beata Vergine Maria, meglio conosciuto come Suore di Loreto. Esse aprirono la loro prima scuola femminile nel 1842, e fino ai nostri giorni è ben nota ed apprezzata la qualità dei loro istituti di formazione. Molte altre congregazioni religiose, sia maschili che femminili sono seguite ed hanno condiviso la stessa meritata reputazione di perfezione e generosità.

Tutte le iniziative di istruzione e servizio che la Chiesa ha intrapreso in questa regione, sotto la guida dei Vescovi, non sono state rivolte soltanto ai cristiani, ma a tutti coloro che vi abitano. Le vostre istituzioni, condotte da religiosi, cristiani laici e dai loro collaboratori, hanno aiutato la gente di tutte le condizioni e di tutte le confessioni. Nel compiere questi servizi voi avete dato testimonianza al Vangelo della Redenzione. E avete dato un grande contributo all'unità e allo sviluppo della società.


6. In questi tempi, il programma Messianico di Gesù di Nazareth, il programma del Vangelo, ha trovato proprio qui, in India, e soprattutto a Calcutta, una conferma che è particolarmente eloquente e, allo stesso tempo, una testimonianza. E' una testimonianza a cui tutto il mondo guarda, un testimone che scuote la coscienza del mondo. Sto parlando della testimonianza della vita e dell'opera di una donna che, anche se non è nata in India, è nota come Madre Teresa di Calcutta. Alcuni anni fa, spinta dall'amore di Cristo e dal desiderio di servirlo in quelli che soffrono la più grande miseria ed i più grandi dolori, essa lascio un istituto di istruzione per fondare le Missionarie della Carità. Questo tipo di servizio evangelico ai più poveri dei poveri realizza in modo concreto il programma Messianico di Gesù di "annunziare ai poveri un lieto messaggio" (Lc 4,18). Ha dato al mondo una stimolante lezione di compassione e di amore autentico nei confronti del nostro prossimo che è nel bisogno. Ha mostrato il potere della Redenzione di ispirare uomini e donne ad un servizio eroico e di sostenerli anno dopo anno in tale servizio. Questa carità e questo sacrificio di sé, compiuto per amore di Cristo, è una sfida per il mondo, un mondo ormai troppo avezzo all'egoismo e all'edonismo, avido di denaro, di prestigio e di potere. Di fronte ai mali della nostra epoca moderna, questa testimone proclama non con le parole ma con le azioni e il sacrificio il valore preminente dell'amore, l'amore di Cristo nostro Redentore.

Esso chiama il peccatore alla conversione e lo invita a seguire l'esempio di Cristo, "ad annunziare ai poveri un lieto messaggio" (Lc 4,18).

Le vere povertà dei nostri giorni


7. Ma chi sono i poveri del nostro tempo? Il Vangelo parla dei "ciechi", dei "prigionieri" e degli "oppressi" (Lc 4,18). Ed i poveri comprendono tutti coloro che vivono senza le basi indispensabili per la vita fisica o spirituale. Nel mondo d'oggi inoltre, vi sono milioni di profughi che hanno dovuto lasciare la loro patria, e altri milioni di persone, talvolta intere tribù o popolazioni, che sono esposti alla minaccia dell'estinzione totale a causa della siccità e della carestia. E chi potrebbe non riconoscere la povertà e l'ignoranza di coloro che non hanno mai avuto la possibilità di studiare? O l'assoluta impotenza di innumerevoli persone di fronte all'ingiustizia ed al sottosviluppo? E vi sono moltissime persone che sono state private del loro diritto alla libertà religiosa e soffrono immensamente perché non possono venerare Dio secondo i dettami di una retta coscienza.

I nostri tempi si trovano ad affrontare diversi tipi di povertà morale, che minaccia la libertà e la dignità della persona umana, come la povertà di coloro che vivono senza comprendere il significato della vita, la povertà di una coscienza fuorviata o erronea, la povertà delle famiglie distrutte o separate, la povertà del peccato. In questo mondo moderno che soffre di tante forme di povertà, la Chiesa si sforza di "annunziare ai poveri un lieto messaggio" (Lc 4,18). E lo fa servendosi dell'impegno di persone come Madre Teresa ed altre come lei, il cui amore per Cristo ed il cui servizio ai più poveri dei poveri è profondamente profetico, profondamente evangelico. Questa opera di sacrificio di sé e di amore cristiano è in verità un modo eloquente di "proclamare un anno di grazia del Signore" (Lc 4,19). E' per me e per tutta la Chiesa "consolazione in Cristo", "un conforto derivante dalla carità", una "comunanza di spirito" (Ph 2,1).


8. Quindi, dopo aver veduto quest'opera qui, a Calcutta, qui dove essa è nata dal grande amore di Cristo nel cuore di una semplice serva del Signore, desidero far mia l'esortazione che l'Apostolo Paolo fece ai Filippesi: "Se c'è pertanto qualche consolazione in Cristo, se c'è conforto derivante dalla carità, se c'è qualche comunanza di spirito, se ci sono sentimenti di amore e di compassione, rendete piena la mia gioia con l'unione dei vostri spiriti, con la stessa carità, con i medesimi sentimenti" (Ph 2,1-2).

Forse che le parole dell'Apostolo dei Gentili erano dirette soltanto alla Chiesa di Filippi? Solo alla Chiesa di Calcutta? No! A tutta la Chiesa in tutto il mondo! A tutti i cristiani! Ai seguaci di tutte le religioni. A tutti gli uomini di buona volontà.

Questa è la testimonianza di amore fraterno. Questa è l'esortazione di San Paolo: "Rendete piena la mia gioia con l'unione dei vostri spiriti, con la stessa carità, con i medesimi sentimenti. Non fate nulla per spirito di vanità o di vanagloria" (Ph 2,2-3). Non fate nulla che possa alimentare l'odio, l'ingiustizia o la sofferenza! Non fate nulla in favore della corsa agli armamenti! Nulla per incentivare l'oppressione dei popoli e delle Nazioni! Nulla che sia ispirato da forme ipocrite di imperialismo o di ideologie disumane.

Lasciate finalmente parlare coloro che non hanno voce! Lasciate parlare l'India! Lasciate parlare i poveri di Madre Teresa e tutti i poveri del mondo! La loro voce è la voce di Cristo! Amen.

Data: 1986-02-04 Martedi 4 Febbraio 1986




Visita alla chiesa del monte di San Tommaso - Madras (India)

Chiediamo a Dio coraggio e forza nella fede


Caro arcivescovo Arulappa, cari fratelli e sorelle di Madras.

"Andiamo anche noi a morire con lui!" (Jn 11,16). Con queste parole san Tommaso manifesto il suo desiderio di essere con Gesù, perfino di fronte alla morte. Nello stesso tempo san Tommaso disse queste parole agli altri discepoli per infondere in loro un simile amore per Gesù, per stimolare in essi lo stesso coraggio e la medesima devozione. "Andiamo anche noi a morire con lui!".

Secondo la tradizione, proprio in questo luogo che ora viene chiamato il Monte di San Tommaso, il grande apostolo dell'India adempi la sua esortazione. A causa dell'amore per Gesù, qui a Madras, san Tommaso mori per Cristo. Sacrifico da martire la propria vita per amore di Cristo e del Vangelo.

Cari amici in Cristo e voi, soprattutto, cari bambini: chiediamo a Dio forza nella fede e nel coraggio. Amiamo Gesù come ha fatto san Tommaso.

Offriamogli giorno per giorno le nostre vite, così da poter vivere con lui per sempre.

Caro arcivescovo Arulappa, cari fratelli e sorelle in Cristo, è un onore e una grazia speciale per me venire nella basilica cattedrale di San Tommaso Apostolo qui a Madras. Come hanno fatto tanti pellegrini prima di me, anch'io sono venuto a venerare la tomba dell'apostolo dell'India. Questo santo luogo parla della storia della Chiesa in questo amato Paese. Richiama alla mente non soltanto san Tommaso e il suo martirio, ma tutti gli altri che, dopo di lui hanno dedicato le loro vite alla predicazione del Vangelo, tutti coloro che hanno dato testimonianza di Cristo nella parola e nell'azione.

Prego che la nostra fede sia forte come la loro e che il nostro amore per Cristo possa ispirarci ad amare e servire il nostro prossimo. Con la gioia nel cuore, rendiamo lode a Dio che, per mezzo di san Tommaso, ha trasmesso la buona novella della salvezza in Cristo Gesù nostro Signore.

Data: 1986-02-05 Mercoledi 5 Febbraio 1986




Omelia alla concelebrazione - Madras (India)

Il servizio della Chiesa esige attiva collaborazione dai laici


"Ti lodino i popoli, Dio, / ti lodino i popoli tutti!" (Ps 66,4).

Cari fratelli e sorelle.


1. Con queste parole dell'odierna liturgia desidero rendere gloria a Dio in questa parte del vostro Paese natio. Oggi, nel corso del mio pellegrinaggio apostolico attraverso l'India, il Signore mi concede il privilegio di essere qui a Madras, nota per la sua ricca cultura e le sue profonde tradizioni religiose. E' con grande piacere che celebro questa santa Eucaristia con voi tutti, commemorando san Giovanni de Britto, il Santo che ha predicato e subito il martirio a Tamil Nadu, il santo che conoscete come Arul Anandar.

In questa tappa del mio pellegrinaggio, saluto tutti voi qui presenti: i vescovi, i sacerdoti, i religiosi e le religiose, i laici, i giovani, gli anziani, tutti voi che professate la fede in nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo. Saluto le autorità civili e i rappresentanti del mondo dell'arte e della cultura, coloro che sono impegnati nella vita pubblica, nell'industria, nell'istituzione, in ogni servizio diretto ai propri concittadini. Desidero esprimere la mia stima ai membri delle altre Chiese e comunità ecclesiali cristiane, ai rappresentanti di tutte le tradizioni religiose presenti in questa regione.

Siano le parole del salmo responsoriale un invito comune per tutti noi: "Ti lodino i popoli, Dio; ti lodino i popoli tutti!".


2. Fratelli e sorelle, abbiamo udito le parole solenni di san Paolo ribadire il tema centrale della sua predicazione apostolica: "Ricordati che Gesù Cristo, della stirpe di Davide, è risuscitato dai morti, secondo il mio vangelo" (2Tm 2,8). In un certo senso queste parole sono la summa di tutta la proclamazione della Chiesa.

In questo luogo, a Madras, esse riportano la nostra mente a un'altra figura, a un apostolo di Cristo, san Tommaso, il cui ministero è legato proprio a questo territorio. Anche lui era convinto che la parola di Dio - quella che riguardava la risurrezione di Cristo - non può essere incatenata (cfr 2Tm 2,9). E così, come ci dice la tradizione, egli giunse in questo luogo. Qui egli fu un testimone di Cristo, della passione, morte e risurrezione salvifica di Cristo.


3. Questo grande Paese, e soprattutto Tamil Nadu, ha avuto lo speciale privilegio di accogliere il Vangelo di Gesù Cristo attraverso tre grandi santi, e altri illustri pionieri appartenenti a ben note Congregazioni religiose e società missionarie: 1) san Tommaso subi il martirio alle porte di questa città, e la sua tomba è venerata qui; 2) san Francesco Saverio, secondo la storia, ha operato lungo Aearl Fishery Coast, ed è rimasto per un certo periodo di tempo presso la tomba dell'Apostolo, e qui venne ispirato ad estendere la sua attività al Giappone con coraggio e tenacia; 3) e infine san Giovanni de Britto, che stiamo ricordando nella celebrazione liturgica di oggi, nacque a Lisbona nel 1647. Entrato nella Compagnia di Gesù, segui le orme di san Francesco Saverio in India, dove decise di lavorare per i poveri e i bisognosi in quella che allora si chiamava la Missione Madurai. Le sue opere pazienti, il suo zelo altruistico e l'amore autentico per i poveri, gli guadagnarono la loro fiducia. Come Gesù egli era "un segno di contraddizione" e il suo successo provoco gelosia e opposizioni. In seguito a ciò, Giovanni de Britto mori martire il 4 febbraio 1693, dando testimonianza a Cristo.

Questi santi e innumerevoli uomini e donne di diverse Congregazioni e Società religiose, hanno fatto conoscere e amare Gesù Cristo in questo Paese. Oggi ricordiamo volentieri tutti loro - soprattutto quelli che hanno offerto il proprio servizio fino a sacrificare la propria vita per il Vangelo, testimoni e martiri, sull'esempio del Figlio dell'uomo, che "non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti" (Mc 10,45).


4. Cristo, infatti, è descritto nel Vangelo di oggi come il "buon pastore", che dà la vita per le sue pecore. Il suo sacrificio rivela l'infinita misericordia di Dio Padre, che lo risuscito da morte. Dalla morte Cristo torno alla vita! E nel trionfo della vita sulla morte si svela ai nostri occhi l'infinito amore del Padre per il Figlio e del Figlio per il Padre. E per mezzo dello Spirito Santo veniamo introdotti nel mistero stesso della vita eterna, poiché come Gesù esclamo nell'ultima cena: "Questa è la vita eterna: che conoscano te, l'unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo" (Jn 17,3).

Questa fu l'esperienza che trasformo i discepoli dopo la risurrezione.

Essi videro l'oscurità della morte svanire alla luce della vita. Illuminati da questa luce essi partirono per proclamare a tutto il mondo il messaggio dell'amore misericordioso di Dio e il suo appello alla riconciliazione e all'unità.


5. Anche noi siamo chiamati, come gli apostoli, a diventare testimoni di questo mistero. Testimoni della croce e della risurrezione di Cristo. Testimoni dell'amore salvifico del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Siamo chiamati a questo compito in primo luogo con i sacramenti del Battesimo e della Cresima.

L'Apostolo dice: "Se moriamo con lui, vivremo anche con lui" (2Tm 2,11).

Ed è proprio per mezzo del Battesimo che ognuno di noi "muore", insieme a Cristo, al peccato, per poter sorgere a nuova vita con lui: alla vita della grazia, alla vita di figli di Dio! Dopo essere stati "immersi" nelle acque del Battesimo e purificati dal potere dello Spirito Santo, noi ne emergiamo come portatori della nuova vita di Cristo per il mondo.


6. La profonda trasformazione che avviene in noi mediante il Battesimo e la Cresima, è la fonte e il fondamento di ogni apostolato, e in special modo dell'apostolato dei laici. Perché tutti noi, prima per mezzo del Battesimo e poi in modo nuovo, per mezzo della Cresima, diventiamo compartecipi della triplice missione di Cristo come profeta, sacerdote e re (cfr LG 34-36 AA 2).

Per questa ragione, il principale compito dei laici, uomini e donne - nelle parole del Concilio Vaticano II - "è la testimonianza di Cristo, che devono rendere con la vita e con la parola nella famiglia, nel ceto sociale cui appartengono e nell'ambito della professione che esercitano". Il Concilio continua insistendo che l'apostolato dei laici avviene "nell'ambito della società e della cultura della propria patria, secondo le tradizioni nazionali. Devono perciò conoscere questa cultura, elevarla e conservarla, svilupparla in armonia con le nuove condizioni, e finalmente perfezionarla in Cristo affinché la fede di Cristo e la vita della Chiesa non siano più estranee alla società in cui vivono" (AGD 21).

Questo è stato vero in India per almeno duemila anni e continua ad essere vero oggi. Come ho scritto recentemente nel commemorare gli apostoli degli slavi, i santi Cirillo e Metodio: "Il Vangelo non porta all'impoverimento o allo spegnimento di ciò che ogni uomo, popolo e nazione, ogni cultura durante la storia riconoscono e attuano come bene, verità e bellezza. Piuttosto, esso spinge ad assimilare tutti questi valori: a viverli con magnanimità e gioia e a completarli con la misteriosa ed esaltante luce della rivelazione" ("Slavorum Apostoli", 18).

Il dialogo fra fede e cultura spetta in modo particolare ai laici, la cui fede ispira il loro servizio quotidiano ai propri concittadini e al proprio Paese.


7. La vita di san Giovanni de Britto rispecchia fedelmente la vita del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo perché fu una vita di servizio fino alla morte. Oggi essa sfida tutti noi a continuare con nuovo vigore il ruolo della Chiesa di amorevole servizio all'umanità. L'immenso e tenero amore di Gesù Cristo per i poveri e gli oppressi, per i peccatori e i sofferenti, rimane una sfida per ogni cristiano. L'inflessibile presa di posizione di Cristo nei confronti della verità è un esempio stimolante. Soprattutto ci è di esempio la generosità che ha mostrato nella sofferenza e nella morte, come culmine del suo servizio all'umanità e supremo atto della redenzione.

Non può esserci un'autentica vita cristiana senza un amore effettivo nei confronti degli esseri umani nostri compagni. Alla chiusura del Concilio Vaticano II Papa Paolo VI affermo che "se... nel volto d'ogni uomo, specialmente se reso trasparente dalle sue lacrime e dai suoi dolori, possiamo e dobbiamo ravvisare il volto di Cristo... e nel volto di Cristo possiamo e dobbiamo ravvisare il volto del Padre celeste... il nostro umanesimo si fa cristianesimo e il nostro cristianesimo si fa teocentrico; tanto che possiamo altresi enunciare: per conoscere Dio bisogna conoscere l'uomo" (7 dicembre 1965).

Oggi viviamo in un periodo storico in cui la pace e l'armonia fra le razze e le nazioni sono continuamente minacciate. Divisione e odio, paura e frustrazione: questi alcuni dei controvalori dei nostri giorni. C'è urgente necessità del messaggio di amore in Cristo Gesù. Per questo motivo, il compito della Chiesa di proclamare il Vangelo e di essere al servizio della società è estremamente importante in India oggi. Questo compito richiede la collaborazione attiva di tutti i settori della comunità ecclesiale, soprattutto dei laici.

Ad ognuno di voi, che in modo particolare prendete parte alla missione di Cristo e della Chiesa, desidero ripetere la convinzione espressa dall'apostolo Paolo nella prima lettura di questa Messa: "La parola di Dio non è incatenata" (2Tm 2,9); infatti non può mai essere incatenata. Con la testimonianza della vostra vita, delle vostre parole e azioni, la parola di Dio viene trasmessa alle menti e ai cuori degli altri che lo cercano, perché "anch'essi raggiungano la salvezza che è in Cristo Gesù insieme alla gloria eterna" (2Tm 2,10) perché "essi raggiungano la salvezza"! Fratelli e sorelle, se moriamo con Cristo, allora vivremo anche in lui, "se con lui perseveriamo, con lui anche regneremo" (2Tm 2,12). Cristo - pastore, profeta e sacerdote - ha sigillato i nostri cuori con la sua chiamata così come ha toccato i cuori degli apostoli, i cuori di san Tommaso, san Francesco Saverio e san Giovanni de Britto. Che egli interceda per la Chiesa in India, per questo amato Paese e per la sua gente! Noi saremo felici se resteremo fedeli. Perché egli, Cristo, è fedele: "Egli rimane fedele perché non può rinnegare se stesso" (2Tm 2,13).

Fratelli e sorelle: siete chiamati ad essere testimoni viventi di Cristo, testimoni viventi della parola di Dio, testimoni viventi del messaggio salvifico di amore e misericordia che Cristo ha rivelato al mondo. Amen.

Data: 1986-02-05 Mercoledi 5 Febbraio 1986





GPII 1986 Insegnamenti - Alle comunità cristiane del Nord-Est - Calcutta (India)