GPII 1986 Insegnamenti - Ad esponenti delle altre religioni - Madras (India)

Ad esponenti delle altre religioni - Madras (India)

La persona umana ha diritto alla libertà religiosa


Illustri amici.


1. Desideravo ardentemente visitare l'India, terra di molte religioni e dal ricco patrimonio culturale, e ho atteso con ansia questo incontro. Sono molto felice di avere questa occasione di amicizia spirituale con voi. L'India è davvero la culla di antiche tradizioni religiose. La fede in una realtà interiore dell'uomo che trascende il materiale e il biologico, la fede nell'essere supremo che spiega, giustifica e rende possibile l'elevazione dell'uomo al di sopra di tutti gli aspetti del suo essere materiale: tutte queste convinzioni sono profondamente sentite in India. Le vostre meditazioni sull'invisibile e lo spirituale hanno lasciato un segno profondo nel mondo. Il vostro enorme senso del primato della religione e della grandezza dell'essere supremo ha dato una potente testimonianza contro una visione materialistica e ateistica della vita.

L'indiano pensa a giusto titolo che la religione ha un profondo significato per lui. Il suo vero essere prova impulsi, istinti, domande, aneliti e aspirazioni che testimoniano la più grande tra tutte le umane ricerche: la ricerca dell'Assoluto, la ricerca di Dio. Nella mia prima enciclica, dopo essere stato eletto papa, ho fatto riferimento al fatto che la dichiarazione del concilio Vaticano II sulle religioni non-cristiane è "piena di profonda stima per i grandi valori spirituali, anzi per il primato di ciò che è spirituale e trova nella vita dell'umanità la sua espressione nella religione e inoltre nella moralità con diretti riflessi su tutta la cultura" (RH 11).


2. La chiesa cattolica riconosce le verità che sono contenute nelle tradizioni religiose dell'India. Tale riconoscimento rende possibile il vero dialogo. Ancora una volta la chiesa desidera esprimere oggi il suo autentico apprezzamento per il grande patrimonio dello spirito religioso che si manifesta nella vostra tradizione culturale. L'approccio della chiesa ad altre religioni è fatto di autentico rispetto; con esse cerca reciproca collaborazione. Questo rispetto è duplice: rispetto per l'uomo nella sua ricerca di risposte alle domande più profonde della sua vita, e rispetto per l'azione dello Spirito nell'uomo.

Quale atteggiamento intimo della mente e del cuore, la spiritualità comporta un'esaltazione dell'uomo interiore e produce una intima trasformazione dell'essere. L'accento sulla natura spirituale dell'uomo è un accento posto sulla sublime dignità di ogni persona umana. La spiritualità insegna che nel cuore di tutte le apparenze esteriori c'è quella intima essenza che in tanti modi è legata all'infinito. Questa spiritualità dell'interiorità che è tanto predominante nella tradizione religiosa indiana ha il suo complemento e adempimento nella vita esteriore dell'uomo. La spiritualità di Gandhi ne è una eloquente illustrazione.

Egli afferma: "Lasciatemi spiegare quel che intendo per religione... quella che cambia la vera natura di ciascuno, quella che lega indissolubilmente alla verità interiore e che sempre purifica. E' l'elemento permanente della natura umana, che non richiede uno sforzo troppo grande per trovare una piena espressione e che lascia l'anima completamente insoddisfatta fino a che non ha trovato se stessa, conosciuto il suo Creatore e apprezzato la vera corrispondenza tra il Creatore ed essa stessa" ("Tutti gli uomini sono fratelli", Ahmadabad 1960, p. 74).


3. In un mondo pieno di povertà, malattie, ignoranza e sofferenza, l'autentica spiritualità può non solo cambiare la mente dell'uomo ma cambiare anche in meglio il mondo intero. L'autentica spiritualità è seriamente impegnata a dare sollievo a tutti coloro che soffrono o sono nell'indigenza. Nelle Scritture cristiane c'è un particolare passaggio con cui, credo, concorderanno i seguaci di tutte le tradizioni religiose: "Chi dice di essere nella luce e odia suo fratello è ancora nelle tenebre. Chi ama suo fratello dimora nella luce e non v'è in lui occasione di inciampo" (1Jn 2,9-10). L'abolizione di condizioni di vita disumane è un'autentica vittoria spirituale, poiché dà all'uomo libertà, dignità e la possibilità di una vita spirituale. Lo mette in grado di levarsi al di sopra della materia. Ogni uomo, non importa quanto povero e sfortunato, è degno di rispetto e di libertà in ragione della sua natura spirituale. Poiché crediamo nell'uomo, nel suo valore e nella sua innata eccellenza, lo amiamo e lo serviamo e cerchiamo di alleviare le sue sofferenze. Come afferma un saggio di Tamilnadu, Pattinatar: "Credi nell'essere superiore. / Credi che Dio è. / Sappi che ogni altra ricchezza è vana. / Nutri l'affamato. / Sappi che la rettitudine e le buone compagnie sono benefiche. / Gioisci quando viene compiuta la volontà di Dio. / E' questa una esortazione a te, o cuore!" ("Temple Bells", Calcutta, pp. 72-73).

La chiesa cattolica ha più volte espresso la convinzione che tutti gli uomini credenti e non-credenti, debbono unirsi e collaborare nella missione di migliorare il mondo dove vivono tutti insieme. "Ciò, sicuramente, non può avvenire senza un leale e prudente dialogo" (GS 21). Il dialogo che deriva dalla "spinta interiore della carità" (cfr "Ecclesiam Suam, 64) è un potente strumento di collaborazione tra gli uomini nell'estirpare il male dalla vita umana e dalla vita della comunità, nell'instaurare un ordine giusto nella società umana e contribuire così al bene comune di tutti gli uomini di tutte le condizioni.


4. Il dialogo tra i membri di religioni diverse accentua e approfondisce il rispetto reciproco e apre la via a relazioni che sono fondamentali nella soluzione di problemi della sofferenza umana. Il dialogo che implica rispetto e apertura alle opinioni altrui può promuovere l'unione e l'impegno in questa nobile causa.

Inoltre, l'esperienza del dialogo dà un senso di solidarietà e coraggio per superare le barriere e le difficoltà nel compito di edificare la nazione. Poiché senza il dialogo le barriere del pregiudizio, della diffidenza e dell'incomprensione non possono essere efficacemente rimosse. Con il dialogo, ciascuna delle parti effettua un onesto tentativo di occuparsi dei comuni problemi di vita e riceve coraggio nell'accettare la sfida di ricercare la verità e perseguire il bene. L'esperienza della sofferenza, del disinganno, della delusione e del conflitto si sono trasformati da segni di fallimento e di distruzione in occasioni di progresso nell'amicizia e nella fiducia.

Ancora, il dialogo è un mezzo per ricercare la verità e condividerla con gli altri. Poiché la verità è luce, innovazione e forza. La chiesa cattolica sostiene che "la verità, pero, va cercata in modo rispondente alla dignità della persona umana e alla sua natura sociale, e cioè con una ricerca condotta liberamente, con l'aiuto dell'insegnamento e dell'educazione, per mezzo dello scambio e del dialogo con cui, allo scopo di aiutarsi vicendevolmente nella ricerca, gli uni rivelano agli altri la verità, che hanno scoperta o che ritengono di avere scoperta" (DH 3). L'uomo moderno ricerca il dialogo come un mezzo idoneo a instaurare e a sviluppare la comprensione, la stima e l'amore reciproco, sia tra individui che tra gruppi. In questo spirito di comprensione, il concilio Vaticano II esorta i cristiani a riconoscere, preservare e promuovere i valori spirituali e morali dei non-cristiani, come pure i loro valori sociali e culturali (cfr NAE 2).

Il frutto del dialogo è l'unione tra gli uomini e l'unione degli uomini con Dio, che è fonte e rivelazione di tutta la verità e il cui Spirito guida gli uomini alla libertà solo quando questi si fanno incontro l'uno all'altro in tutta onestà e amore. Attraverso il dialogo facciamo in modo che Dio sia presente in mezzo a noi; poiché mentre ci apriamo l'un l'altro nel dialogo, ci apriamo anche a Dio. Dovremmo usare i mezzi legittimi della umana benevolenza, della comprensione reciproca e della persuasione interiore. Dovremmo rispettare i diritti personali e civili dell'individuo.

Come seguaci di diverse religioni dovremmo unirci insieme nella promozione e nella difesa degli ideali comuni nei campi della libertà religiosa, della fraternità umana, dell'educazione, della cultura, del benessere sociale e dell'ordine civile. Il dialogo e la collaborazione sono possibili in tutti questi grandi progetti.


5. Nel quadro del pluralismo religioso, lo spirito di tolleranza, che ha sempre fatto parte del patrimonio indiano, è non solo auspicabile ma imperativo, e deve essere attuato in un contesto di mezzi di sostegno concreti. La chiesa insegna che la persona umana ha diritto alla libertà religiosa. Tale libertà implica che tutti gli uomini devono essere immuni dalla coercizione da parte dei singoli individui o gruppi sociali o di qualsivoglia potere umano in materia religiosa, così che nessuno sia forzato ad agire contro la sua coscienza né sia impedito, entro debiti limiti, ad agire in conformità ad essa, privatamente o pubblicamente, in forma individuale o associata (cfr DH 2).

Il mondo nota con grande soddisfazione che nel preambolo della sua costituzione, l'India ha garantito a tutti i suoi cittadini libertà di pensiero, di espressione, di credo, di fede e di culto. Diviene pertanto un dovere di tutti i cittadini, e in special modo dei responsabili della vita religiosa, sostenere e salvaguardare questo prezioso principio che specificamente include il diritto "a professare, praticare e diffondere la religione". Il modo per farlo è dimostrare la sua efficacia nella realtà della vita pubblica. Ciascuno è chiamato a preservare questa libertà religiosa e a lavorare per la pace e l'armonia tra gli uomini di diverse tradizioni religiose, fra le società e fra le nazioni.


6. Prego umilmente affinché il notevole senso del "sacro" che caratterizza la vostra cultura possa permeare le menti e i cuori di tutti gli uomini e di tutte le donne in ogni luogo. In questo modo Dio sarà onorato e la famiglia umana sperimenterà sempre più pienamente la sua unicità e il suo comune destino. I popoli sentiranno l'urgenza di una solidarietà globale di fronte alle enormi sfide che l'umanità deve affrontare. La saggezza e la forza che provengono dall'impegno religioso umanizzeranno ulteriormente il cammino dell'uomo attraverso la storia.

Possa l'altissimo, il Creatore e Padre di tutto quanto esiste, il bene più alto dell'uomo, benedirci nella nostra missione a guidare i nostri passi verso la pace! Con sincera gratitudine per la generosa ospitalità con cui mi avete accolto, vi auguro la pienezza della pace nella gioia e nell'amore!

Data: 1986-02-05 Mercoledi 5 Febbraio 1986




Omelia alla concelebrazione ai "Campal Grounds" - Goa (India)

La responsabilità di fare unità in un mondo lacerato e diviso


Cari fratelli e sorelle in Cristo.


1. Sono particolarmente felice di essere qui, a Goa, questo centro storico da cui san Francesco Saverio e i suoi compagni hanno proclamato il Vangelo. Con l'amore di nostro Signore Gesù Cristo saluto il popolo di questa Chiesa locale e tutti coloro che sono giunti dalle diocesi di Kamar e Belgaum. Oggi uniamo le nostre menti e i nostri cuori in preghiera nel rendere lode e adorazione alla santissima Trinità. Siamo venuti qui per celebrare la santa Eucaristia, il culmine e il centro della vita della Chiesa, il memoriale della croce e della risurrezione del nostro Salvatore, il pane di vita e il calice dell'eterna salvezza. In questa celebrazione eucaristica, la nostra attenzione si rivolge soprattutto al mistero dell'unità della Chiesa, all'appello del Signore all'unità.

Alla vigilia della sua passione, nell'ultima cena con i suoi discepoli, Gesù prego per l'unità fra tutti coloro che avrebbero creduto in lui. Egli disse: "Non prego solo per questi", riferendosi agli apostoli, "ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me; perché tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola" (Jn 17,20-21).

Noi ci uniamo a questa preghiera di Cristo, il solo sacerdote della nuova ed eterna alleanza. Cristo, il sacerdote, si offre in sacrificio; egli offre il suo corpo e il suo sangue, la sua vita e la sua morte. E con questo sacrificio sacro per eccellenza, egli riconcilia il mondo a sé, muore in croce "Per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi" (Jn 11,52). Le parole della preghiera sacerdotale di Cristo vengono dal cuore stesso di questo sacrificio. La sua preghiera e la sua morte sacrificale hanno lo stesso scopo: "perché tutti siano una sola cosa".


2. A che tipo di unità Cristo si riferisce? Egli intende l'unità che viene dal Battesimo. San Paolo ne parla nella sua lettera ai Galati, in cui scrive: "poiché quanti siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo... poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù" (Ga 3,27-28).

Attraverso il Battesimo noi siamo immersi non solo nell'acqua, ma soprattutto nella morte redentrice di Cristo. E proprio come la morte di Cristo segno l'inizio della sua nuova vita, rivelata attraverso la risurrezione, così anche per noi l'immersione sacramentale nelle acque del Battesimo segna l'inizio di una nuova vita: la vita attraverso la grazia, la stessa vita che fu rivelata nella risurrezione di Cristo. E' la vita di Cristo donata a noi dal Padre nello Spirito Santo. Questa vita è una e unica. E' presente in tutti coloro che ricevono il Battesimo. E perciò tutti i battezzati formano un'unità in Cristo. Il Battesimo esprime e consegue la vocazione fondamentale di tutti i cristiani ad essere uno.

Allo stesso tempo è una chiamata alla unione nell'unico Corpo della Chiesa per mezzo dello Spirito Santo.


3. L'unità che lega i cristiani in una sola cosa è l'unità che viene da Dio. Il modello supremo di questa unità è la santissima Trinità, la comunione di tre Persone divine: il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Per questo, Gesù prego nell'ultima cena: "Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola" (Jn 17,21). Tutti coloro che per mezzo della stessa fede e dello stesso Battesimo diventano figli di Dio, sono chiamati a questa unione. "Tutti voi infatti siete figli di Dio per la fede in Cristo Gesù" (Ga 3,26) dice l'apostolo Paolo. Quindi essendo per la fede figli di Dio in lui che è il Figlio unigenito del Padre dobbiamo essere uniti in questa suprema fonte di unità, la divina unità del Figlio con il Padre. Il Padre e il Figlio hanno effuso lo Spirito Santo sulla Chiesa. Lo Spirito dimora nei cuori di tutti i battezzati, incitandoli a pregare con fiducia e a chiamare Dio: "Abba, Padre".

E, come ha insegnato il Concilio Vaticano II: "Lo Spirito Santo, che abita nei credenti e tutta riempie e regge la chiesa, produce quella meravigliosa comunione dei fedeli e tanto intimamente tutti unisce in Cristo, da essere il principio dell'unità della Chiesa. Egli opera le verità delle grazie e dei servizi (cfr 1Co 12,4-11) e arricchisce con vari doni la chiesa di Gesù Cristo "organizzando i santi per compiere l'opera del servizio e per la edificazione del corpo di Cristo" (Ep 4,12)" (UR 2).


4. Nell'unità che viene dalla fede e dal Battesimo, è anche contenuto un particolare riflesso della gloria di Dio, la gloria che il Padre eternamente dona al Figlio, la gloria che egli diede al Figlio sulla terra, soprattutto quando venne innalzato sulla croce. L'aspirazione all'unità, quindi, è permeata dal richiamo a condividere questa gloria. perciò Gesù pregava il Padre con queste parole: "La gloria che tu hai dato a me, io l'ho data a loro, perché siano come noi una cosa sola" (Jn 17,22).

E che gloria il Padre ha dato al Figlio? La gloria dell'umile servizio agli altri, la gloria del fare la volontà del Padre in tutte le cose, la gloria che è culminata nella sua libera accettazione della morte sulla croce, il suo sacrificio per la redenzione del mondo intero. Questa è la gloria di Cristo.

Questa rimane la via verso la gloria per tutti i discepoli di Cristo. Il miglior modo di glorificare Dio è di seguire l'esempio di Gesù che disse: "Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua" (Lc 9,23). Chiunque rende gloria a Dio in questo modo è partecipe dell'unità di Dio ed è uno con lui, così come il Padre e il Figlio sono uno.


5. L'unità è un dono dell'unico Dio in tre Persone divine. Dove questo dono è accolto con fede, li si trovano i frutti dello Spirito Santo: "Amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé" (Ga 5,22).

Inoltre, Dio ci aiuta a superare le divisioni e a riscoprire e raggiungere l'unità. Egli ci dona la luce della verità e la grazia necessaria per un cambiamento del cuore. Ci libera dall'ignoranza, dall'errore e dal peccato, da tutto ciò che genera divisioni in noi stessi e nei nostri rapporti con gli altri.

Lo Spirito Santo è vicino al cuore e alla mente di coloro che lo pregano. Egli ci offre la pienezza di comunione con Dio stesso e ci benedice con la riconciliazione con i nostri fratelli e sorelle.

Anche se l'unità è un dono che l'essere umano non potrà mai conquistare da solo, tuttavia abbiamo il dovere di cercarla e di operare per raggiungerla. E' una caratteristica sostanziale della Chiesa che è sempre "una, santa, cattolica e apostolica", come professiamo nel Credo. Ma mentre la Chiesa è una, c'è disunione fra i cristiani. E il compito di ristabilire l'unità fra tutti coloro che credono in Cristo diventa sempre più urgente. Le divisioni passate e presenti sono uno scandalo per i non-cristiani, un'evidente contraddizione della volontà di Cristo, un serio ostacolo agli sforzi della Chiesa di proclamare il Vangelo.


6. L'opera di ecumenismo richiede i nostri sforzi costanti e ferventi preghiere.

Inizia con il riconoscimento di quell'unità originaria che già esiste a causa del Battesimo, una unità che lega veramente i battezzati l'uno all'altro e dona loro una comune compartecipazione nella vita della Santissima Trinità, un'unità che persiste in eterno, malgrado siano sorte differenze o divisioni. Le parole di san Paolo restano vere per sempre: "Poiché quanti siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo. Non c'è più Giudeo né Greco; non c'è più schiavo né libero; non c'è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù" (Ga 3,27-28). Noi dobbiamo essere desiderosi di lavorare per la pienezza dell'unità fra i seguaci di Cristo, qui in India e in tutto il mondo. Ci rallegriamo nel vedere il progresso ecumenico che e già stato raggiunto: il superamento di vecchi pregiudizi, di falsi giudizi e di espressioni di disprezzo; il grande sviluppo della comprensione reciproca e del fraterno rispetto; il notevole progresso nel dialogo e nella collaborazione nel servizio all'umanità, e il moltiplicarsi delle occasioni per una preghiera comune che rispetta le diverse tradizioni. Proseguiamo nel cammino della piena unità, aspettando colmi di speranza il giorno in cui saremo veramente uno così come il Padre e il Figlio sono uno!


7. In un certo senso, l'unità dei discepoli di Cristo è una condizione per adempiere alla missione della Chiesa; non solo questo, è una condizione per adempiere alla missione di Cristo stesso nel mondo. E' una condizione per proclamare effettivamente e per rafforzare la fede in Cristo. perciò Gesù pregava: "...siano anch'essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato... perché siano perfetti nell'unità e il mondo sappia che tu mi hai mandato e li hai amati come hai amato me" (Jn 17,21-23).

L'unità dei cristiani è essenziale per la proclamazione del Vangelo.

Poiché l'evangelizzazione dipende dalla convincente testimonianza della comunità cristiana e non soltanto dalle parole che vengono predicate. Come possono i non credenti giungere a credere nell'amore di Dio rivelato in Cristo se essi non vedono "come i cristiani si amano l'un l'altro"? L'amore non può esprimersi o penetrare nei cuori se non attraverso la testimonianza di unità. Il desiderio ardente di unità e unione rappresenta l'inizio di questa testimonianza.


8. Il dono di unità che la chiesa ha ricevuto da Dio, le dà una responsabilità particolare nella famiglia umana: vale a dire, la responsabilità di promuovere il dialogo e la comprensione fra tutti, di operare per l'unità e la pace nel nostro mondo diviso. Oggi abbondano i conflitti e le tensioni. Le nazioni sono divise fra Est e Ovest, Nord e Sud, amiche e nemiche. E all'interno dei confini di ogni Paese, anche entro i confini dell'India, si possono trovare gruppi e fazioni che si oppongono fra loro, rivalità che nascono dal pregiudizio e dalle ideologie, da stereotipi storici e barriere etniche e da tutta una serie di altri fattori, nessuno dei quali è degno della nostra dignità umana.

E' in questo mondo diviso che la Chiesa oggi è sollecitata a promuovere l'armonia e la pace. Essa prosegue il suo cammino nella carità e nella verità: in quella carità che vede ogni persona come figlio di Dio, come un fratello o una sorella di uguale dignità, a prescindere dal suo stato sociale, dalla sua razza o religione; e nella virtù che supera la schiavitù della falsità e porta nuova libertà alla mente e al cuore.

Soprattutto, come cristiani dobbiamo continuare a confidare nel potere della croce per superare la minaccia del peccato e per riconciliare il mondo a Dio. Come ho affermato nel mio messaggio per la Giornata mondiale della pace 1986 (n. 6), "I cristiani, illuminati dalla fede, sanno che la ragione definitiva per cui il mondo è teatro di divisioni, tensioni, rivalità, blocchi e ingiuste diseguaglianze, invece di essere un luogo di genuina fraternità, è il peccato, che vuol dire il disordine morale dell'uomo. Ma i cristiani sanno anche che la grazia di Cristo, che può trasformare questa condizione umana, viene continuamente offerta al mondo, poiché "dove abbondo il peccato sovrabbondo la grazia" (Rm 5,20)".

Cari fratelli e sorelle in Cristo: Gesù ci esorta ad essere uno, così come lui e il Padre sono uno. Nella nostra unione con Gesù nella comunione ecclesiale della Chiesa, troviamo la forza e l'ispirazione per superare tutte le barriere e le divisioni, e per creare nuovi e più stretti vincoli di unità: unità nelle famiglie e nelle parrocchie, unità nelle Chiese locali e fra i riti, unità in tutta la Chiesa dell'India, nella comunione della Chiesa universale e con il Vescovo di Roma. Il mondo attende la sempre più fervente testimonianza della nostra fede e del nostro amore.

Nelle parole del Concilio Vaticano II "si ricordino tutti i fedeli che tanto meglio promuoveranno anzi vivranno in pratica l'unione dei cristiani quanto più si studieranno di condurre una vita più conforme al Vangelo" (UR 7). Cerchiamo, amati fratelli, di essere uno nell'unità di Cristo Gesù e della sua Chiesa. Amen.

Data: 1986-02-06 Giovedi 6 Febbraio 1986




Liturgia della Parola all'aeroporto - Mangalore (India)

Vivere l'ideale del servizio e costruire la civiltà dell'amore


Cari confratelli vescovi, illustri autorità civili, fratelli e sorelle in nostro Signore Gesù Cristo, cari amici.

Sono estremamente felice di avere questa opportunità di visitare la vostra regione nel corso del mio pellegrinaggio attraverso l'India, questo Paese vasto e antico, così vivo e così pieno di promesse. Sono grato a tutti voi per la vostra calda accoglienza. Saluto con particolare apprezzamento la presenza di tutti coloro che sono impegnati nella vita culturale, sociale e politica di questa regione. Esprimo la mia cordiale stima ai membri delle varie Chiese cristiane e comunità ecclesiali, e a tutti i nostri amici indù, musulmani, sikh, buddisti, giainiani e parsi. Possiamo noi essere tutti uniti in un sincero desiderio di servire la causa della pace e del progresso tra tutti i popoli senza distinzione o discriminazione, poiché condividiamo una comune credenza in Dio, nostro Creatore e Padre.

Ai membri della comunità cattolica, ai pastori e ai fedeli, ai sacerdoti e ai seminaristi, ai religiosi e alle religiose, ai catechisti e a tutti coloro che partecipano all'ufficio sacerdotale, profetico e regale di Cristo, a voi tutti ripeto le parole di san Paolo ai Filippesi: "La grazia del Signore Gesù Cristo sia con il vostro spirito" (Ph 4,23).


1. La lettura dal Vangelo di san Luca che abbiamo appena ascoltato ha offerto alla nostra riflessione la visita di Maria, "la serva del Signore" (Lc 1,38), alla cugina Elisabetta. Questo incontro profondamente umano non rivela solo il valore e la bellezza dell'amore tra due cugine. Esso ci introduce soprattutto al mistero dell'iniziativa divina che dà concreta espressione all'illimitato amore di Dio per l'uomo e apre la strada al nostro destino eterno: l'Incarnazione. Dopo aver dato il proprio libero assenso alla realizzazione del piano di Dio, Maria si reca in fretta dalla cugina per aiutarla in un momento di necessità.

Maria vuole anche condividere con lei la buona novella che il Signore stava adempiendo alla promessa di salvezza fatta ai loro antenati, e mantenuta viva in Israele attraverso la predicazione dei profeti e delle Scritture.

Mossa dallo Spirito di Dio, Elisabetta riconosce la presenza del Messia a lungo atteso nel grembo della giovane cugina, e la saluta come "madre del mio Signore". Anche suo figlio non ancora nato è toccato dalla presenza salvifica del Messia. E' una presenza e può essere vissuta appieno solo attraverso la fede, nello Spirito. "Beata colei che ha creduto...". Questa benedizione appartiene appieno a Maria "che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore" (Lc 1,45). Ma comprende altresi tutti coloro che seguono Maria lungo il cammino di fede, poiché essa è "membro della Chiesa e sua immagine ed eccellentissimo modello nella fede e nella carità" (LG 53).

Oggi questa benedizione scende su di noi, che siamo qui ad onorarla. La nostra devozione testimonia della verità delle sue parole: "E il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l'umiltà della sua serva. D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente e Santo è il suo nome" (Lc 1,47-49).


2. Il Concilio Vaticano II ha voluto sottolineare il posto particolare di Maria nella storia della salvezza in relazione al mistero di Cristo e al mistero della Chiesa. Per via del suo ruolo peculiare nella vita e nell'opera di Cristo essa è divenuta modello della vita e della missione della Chiesa. Ciò che Maria è stata per Gesù, la Chiesa è ora chiamata a essere nell'adempimento dell'opera salvifica di Cristo sino alla fine del mondo. Al pari di Maria che porta a Elisabetta la buona novella della salvezza e la presenza del Salvatore, la Chiesa esiste nel corso dei secoli per proclamare il messaggio del Vangelo a tutti i popoli e per offrire loro la luce, la vita e l'amore del Cristo Salvatore.

Per millenni l'India è stata la culla di grandi religioni e di antiche civiltà. La cristianità vive da quasi duemila anni fianco a fianco e in armonia con queste tradizioni. Circa cinque secoli fa la Chiesa invio araldi del Vangelo in questa regione del vasto subcontinente indiano. Scopo della Chiesa qui in India, come altrove, è stato quello di proclamare la promessa della vita in Cristo, nel quale "piacque a Dio di fare abitare... ogni pienezza e per mezzo di lui riconciliare a sé tutte le cose, rappacificando con il sangue della sua croce, cioè per mezzo di lui, le cose che stanno sulla terra e quelle nei cieli" (Col 1,19-20). La Chiesa è impegnata in quest'opera di riconciliazione e di servizio nello spirito di Gesù stesso. Come predisse il profeta Isaia, Gesù venne inviato nel mondo ma "non spezzerà una canna incrinata, non spegnerà uno stoppino dalla fiamma smorta", quanto piuttosto "come alleanza del popolo e luce delle nazioni" (Is 42,1-6). Nel corso dei secoli passati e oggi, la Chiesa prosegue quest'opera del Figlio e servo di Dio in questa regione dell'India attraverso il servizio altruistico di innumerevoli uomini e donne di fede e di instancabile amore.


3. Avendo appreso in maggiore dettaglio l'opera compiuta dalle comunità cristiane lungo questa meravigliosa costa occidentale e in tutto il Karnataka, e anzi in tutta l'India, mi rallegro coi medesimi sentimenti di Maria: grandi cose ha fatto l'Onnipotente tra il suo popolo! (cfr Lc 1,49).

Le ferventi comunità di fede e di amore che sono sbocciate in tutta questa regione; le istituzioni educative che hanno preparato tanti giovani uomini e donne alla loro responsabile partecipazione allo sviluppo del paese; i centri sanitari che da oltre un secolo si prendono cura degli ammalati e dei bisognosi senza eccezione o distinzione; e le molteplici altre attività della comunità cristiana per l'innalzamento e lo sviluppo della popolazione di questa regione: tutto ciò è testimonianza vivente della missione di servizio della Chiesa di Cristo.

La Chiesa è il popolo pellegrino di Dio, che avanza verso il proprio fine, il regno escatologico nella casa del Padre. Nel suo cammino tra le altre comunità e tradizioni religiose e, insieme ad esse, la Chiesa "riconosce nei poveri e nei sofferenti l'immagine del suo fondatore povero e sofferente" (LG 8). Essa pertanto si sente particolarmente chiamata a difendere e a promuovere ovunque l'inalienabile dignità di ogni uomo, donna e bambino, in ogni nazione, e di ogni condizione sociale.

Come servo di Cristo e della sua Chiesa, ringrazio il Signore per le opere di fede e di amore che vengono compiute in suo nome in mezzo a voi. La visita di Maria a Elisabetta può essere anche considerata un'ispirazione per l'amorevole servizio che prestate ai vostri concittadini. Desidero incoraggiare la vostra fede e spronarvi nel vostro impegno a un ancor più generoso servizio per il vostro Paese. Mi rivolgo a tutti i figli e le figlie della Chiesa: siate fedeli testimoni del Signore risorto, siate la luce che irradia l'amore di Dio tra i vostri fratelli uomini e donne.


4. A voi, fratelli vescovi, che lo Spirito Santo ha chiamato a custodire la Chiesa di Gesù Cristo, rivolgo l'appello di san Pietro: "Pascete il gregge di Dio che vi è affidato... facendovi modelli del gregge. E quando apparirà il pastore supremo, riceverete la corona della gloria che non appassisce" (1P 5,2-3). Possiate voi trovare in comunione col Vescovo di Roma e la Chiesa universale grande forza per tutto il vostro servizio pastorale.

Amati sacerdoti, amati religiosi e apostoli laici: voi mi siete molto cari. In voi vedo i discepoli di Gesù, il servo di Dio. Voi siete i suoi testimoni nella Chiesa di oggi. Voi siete stati scelti da Cristo e vi siete impegnati a essere i suoi strumenti per l'edificazione del suo corpo. Siate all'altezza della vostra vocazione e generosi nell'adempiere la vostra missione. Siate uniti ai vostri vescovi e pienamente dediti al vostro popolo in altruistico e perseverante servizio. Siate fedeli a Cristo e alla sua Chiesa, segni sempre più autentici del suo regno.


5. Amati cristiani presenti a questo raduno, voi che professate apertamente Gesù Cristo come Dio e Signore, unico mediatore fra Dio e l'uomo: insieme innalziamo i nostri cuori a lode del nostro Padre celeste. Ringraziamolo per quel grado di unità già esistente tra noi per mezzo del nostro Battesimo nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. La volontà di Cristo ci spinge a continuare a ricercare quella pienezza di comunione e di pace che sola risponde alla preghiera di Cristo nell'ultima cena: "Perché tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato" (Jn 17,21). Possa il cammino ecumenico che abbiamo intrapreso condurci a un'ancor più grande fedeltà al Signore delle nostre vite!


6. Sono felice di vedere qui molti amici appartenenti ad altre confessioni religiose. La vostra presenza è un segno eloquente della vostra amicizia coi vostri vicini cristiani ed essa, ne sono certo, significa che vi rendete conto della necessità che tutte le tradizioni religiose si diano la mano per opporsi alle forze che militano contro la dignità umana e spirituale degli esseri umani.

Vivendo in un mondo pluralistico pieno di tensioni e conflitti, le comunità religiose devono essere le prime a vivere in pace e armonia reciproca, in mutua accettazione e cooperazione. Possa la benedizione di Dio scendere su tutti voi, sulle vostre comunità e famiglie, sulle vostre iniziative e sul vostro impegno al servizio del vostro Paese.


7. Sugli illustri rappresentanti della vita pubblica, chiedo a Dio onnipotente di far discendere saggezza e coraggio affinché possiate essere efficaci "promotori dell'ordine e della pace tra gli uomini" (Concilio Vaticano II, Messaggio di chiusura). Possiate voi sempre operare per gli ideali di libertà, di giustizia e di pace, armonizzando le diversità culturali, linguistiche e religiose nel perseguimento del progresso sociale ed economico, nonché per la comunione fraterna. Sono venuto a sapere con dolore della condizione di siccità in gran parte dello stato del Karnataka. In molte zone manca l'acqua e gli esseri umani, così come gli animali, soffrono per la mancanza di cibo e di acqua. Il mio cuore è vicino con commiserazione a tutti coloro che stanno soffrendo. Chiedo alle Chiese locali del Karnataka di fare tutto il loro meglio nel collaborare col Governo e con le Organizzazioni volontarie per dare un aiuto in questo momento di bisogno, mostrando così ancora una volta la loro vocazione al servizio dell'umanità. Prego il Signore di mandare abbondanti piogge sull'assetata terra del Karnataka, e di far si che essa dia cibo agli affamati e da bere agli assetati cosicché, rafforzati nel corpo, essi possano tutti rendere gloria al loro Padre celeste.

In questo momento desidero anche ricordare le vittime delle tragedie che accompagnano gli sforzi dell'uomo verso il progresso. In particolare affido al Signore il gran numero di persone che hanno perso la vita a Bhopal nel dicembre 1984. Ricordo anche coloro che sono sopravvissuti a quel tragico avvenimento, ma hanno provato molte sofferenze. Prego perché possano provare tutta quella solidarietà fraterna della quale hanno bisogno.


8. A tutti voi: ai giovani che guardate al futuro con grandi aspettative; agli anziani, agli ammalati e ai sofferenti che vi volgete al Signore in cerca di sollievo e conforto; ai contadini e agli operai che trasformate le ricchezze date da Dio a questa regione in mezzi di sostentamento e di crescita; alle famiglie dei poveri e dei ricchi, e in particolare alle migliaia di emigranti da questa regione: a tutti voi esprimo una parola di stima e amore fraterno.

Preghiamo insieme per un mondo in cui ciascun individuo sarà considerato figlio del Dio vivente! E lavoriamo tutti insieme per una civiltà di pace e d'amore, nella quale tutti gli esseri umani saranno ispirati dal grande ideale di servire Dio e i loro simili!

Data: 1986-02-06 Giovedi 6 Febbraio 1986





GPII 1986 Insegnamenti - Ad esponenti delle altre religioni - Madras (India)