GPII 1986 Insegnamenti - Incontro con il clero nella basilica del Bom Jesus (India)

Incontro con il clero nella basilica del Bom Jesus (India)

Convincere i fedeli che tutti siamo chiamati alla santità


Cari fratelli sacerdoti dell'India.


1. Vi saluto caldamente nell'amore di nostro Signore Gesù Cristo, voi che siete qui presenti e coloro che non sono potuti venire. Saluto ciascuno di voi con profondo affetto e gratitudine.

Sono lieto che questo incontro col clero dell'India abbia luogo nella Basilica di Buon Gesù, dove vengono venerate le reliquie di san Francesco Saverio.

Poiché questo grande missionario gesuita ha lasciato a tutti noi sacerdoti un esempio ispiratore di santità personale, un'eccezionale sete d'anime, e un ardente zelo a condividere le nostre ricchezze spirituali coi fratelli e con le sorelle tra i quali viviamo. Mi torna alla mente anche lo zelo missionario di padre Joseph Vaz e padre Angelo De Souza, i quali, col loro esempio sacerdotale di sacrificio di sé e generoso servizio pastorale, ispirano tutti noi. E come sapete, tra due giorni avro la gioia di beatificare qui in India uno dei vostri fratelli sacerdoti: Kuriakose Elias Chavara, un sacerdote che venne ispirato dal proprio amore per la Chiesa a servirla in tanti diversi apostolati, e spinto a operare instancabilmente per l'unità e la crescita spirituale della Chiesa.

Cari fratelli in Cristo: voi proseguite oggi lo stesso servizio sacerdotale di questi illustri predecessori. Come loro, voi rappresentate in mezzo al popolo di Dio il sommo sacerdote, Gesù Cristo. E' il suo sacerdozio che noi tutti condividiamo. In unione coi vostri vescovi e col Vescovo di Roma, siete impegnati nella medesima missione salvifica del nostro Salvatore, il quale è venuto per "riconciliare a sé tutte le cose, rappacificando con il sangue della sua croce... le cose che stanno sulla terra e quelle nei cieli" (Col 1,10). Voi siete araldi del Vangelo e artefici di unità in questa grande terra d'India. Siete al servizio della Chiesa in questa terra arricchita da Dio di una si grande varietà di doni naturali e di risorse umane, una tal messe di tradizioni culturali, e tuttavia una terra che necessita di molti sforzi umani per il proprio progresso e sviluppo. Nel salutarvi nel modo più cordiale desidero anche esprimervi la mia ammirazione per l'eccellente opera che state compiendo spesso in condizioni difficili. La vostra è una vita di dedizione a Cristo, una vocazione che richiede grandi sacrifici e impone molti obblighi, ma è un modo di amare Cristo e il suo popolo che porta con sé una generosa dose di pace, soddisfazione e gioia. Prego affinché le mie parole di oggi vi spronino tutti a continuare ad essere fedeli e generosi nel vostro servizio consacrato.


2. Il Concilio Vaticano II ci ricorda che "Il popolo di Dio viene adunato innanzitutto per mezzo della parola del Dio vivente, che tutti hanno il diritto di cercare sulle labbra dei sacerdoti. Dato infatti che nessuno può essere salvo se prima non ha creduto, i presbiteri, nella loro qualità di cooperatori dei vescovi, hanno anzitutto il dovere di annunciare a tutti il Vangelo di Dio" (PO 4). Queste parole del Concilio vanno al cuore della nostra vocazione sacerdotale: la proclamazione della parola di Dio. Queste parole dovrebbero aiutarci a stabilire priorità di tempo e di impegno, e a mantenere chiaro dinanzi ai nostri occhi il ruolo primario che dobbiamo ricoprire nella Chiesa.

In quanto sacerdoti, abbiamo il dovere verso il nostro popolo di essere uomini totalmente imbevuti della parola di Dio, alla costante ricerca di penetrare il suo mistero e significato, sempre desiderosi di condividere con altri la verità del Vangelo.

So che le Sacre Scritture della Chiesa, insieme ai riveriti scritti di altre religioni, sono venerate e tenute in grande stima in India. E coloro che sono considerati i saggi dell'India sono coloro che meditano su questi libri e di essi si nutrono. In quanto sacerdoti in questa terra anche voi dovete essere saggi. La parola scritta di Dio e la tradizione della Chiesa così come viene interpretata e presentata dal magistero deve essere un costante oggetto di studio, di riflessione e preghiera. In questo modo sarete in grado di predicare la parola di Dio al vostro popolo con ancor maggiore convinzione e persuasione, poiché essa avrà prima messo radici nella vostra vita. E siate sicuri che la fedeltà al magistero della Chiesa sarà una garanzia della reale efficacia del vostro ministero sacerdotale. In India i guru sono sempre stati dei maestri spirituali che hanno rivestito un ruolo preminente nella trasmissione e nello sviluppo delle verità religiose. L'importanza del guru quale mediatore della verità divina è riconosciuta in India. Anche la necessità che la verità salvifica provenga da una persona che è manifestazione di Dio è ben nota nella tradizione religiosa indiana.

Con quanto maggior zelo devono allora i sacerdoti adempiere alla loro missione di guide spirituali del popolo affidato alla loro sollecitudine, trasmettendogli in modo ancor più fedele la verità del Vangelo! Con quanta solennità sono chiamati ad essere mediatori tra Dio e gli uomini nella parola salvifica e nei sacramenti! Con quale fervore il popolo aspetta dai nostri sacerdoti il nutrimento di vita che va trovato nel Vangelo di Gesù Cristo!


3. E' nella vostra qualità di servitori del Verbo che vi sprono nei vostri sforzi di formare e rafforzare le vostre comunità cristiane nella salda dottrina, trasmettendo loro appieno il contenuto della fede. Non risparmiate alcuno sforzo nell'esecuzione di questo compito facendo ricorso a tutti i metodi moderni disponibili. Prestate particolare attenzione ai bambini e ai giovani pur non trascurando la catechesi degli adulti, adattata alle esigenze dei vari gruppi. E' attraverso una tale formazione cristiana attentamente programmata delle persone affidate alla vostra sollecitudine che riuscirete a formare un laicato veramente illuminato e zelante, capace di assumere con vigore la propria responsabilità nella Chiesa e nel mondo. Oltre a contribuire a formare comunità cristiane di fede profonda, di gioiosa speranza e di attivo amore, il laicato sarà così messo in grado di assumersi le responsabilità che gli sono proprie in seno alla Chiesa.

In questo modo i laici saranno nel mondo come lievito nella pasta, all'opera per migliorare le strutture sociali, economiche e politiche della società. Essi collaboreranno di buon grado con tutti gli uomini di buona volontà, a prescindere dalle loro confessioni religiose, per la creazione di un giusto ordine nella società. E in mezzo ai laici voi dovete essere, miei cari fratelli, come servitori e guide: come servitori che offrono se stessi senza badarne al costo, come guide che formano, ispirano e conducono l'unico popolo di Dio sulle vie del Signore. Dovete essere davvero artefici di unità in un mondo minacciato dalla divisione e dalla violenza.


4. La proclamazione della parola di Dio e le svariate forme di guida sacerdotale trovano il loro culmine nell'Eucaristia, poiché l'Eucaristia è "fonte e culmine di tutta l'evangelizzazione" (PO 5). E' nella celebrazione di preghiera della Sacra liturgia che dovete collaborare al massimo all'opera di santificazione. Nessun altro compito che eseguite contribuirà altrettanto alla realizzazione di una comunione. Il miglior servizio che possiate mai offrire alla Chiesa in qualità di sacerdoti è quello di rendere il sacrificio eucaristico il centro della vostra vita e il centro della vita di coloro che servite.

Dunque l'identità del sacerdote è sempre collegata all'Eucaristia. Allo stesso tempo, il sacerdote serve la Chiesa in modo insostituibile quando adempie con zelo al ministero della riconciliazione così come è esercitato in particolare nel sacramento della Confessione. Solo il sacerdote che ha ricevuto l'ordinazione può perdonare i peccati in nome di Gesù Cristo. Agendo "in persona Christi", aiutate i peccatori a provare l'amore personale della santissima Trinità. Avete la gioia di vedere la misericordia di Dio portare nuova vita e speranza nei cuori dei fedeli.

La Chiesa ha affidato i sacramenti alla vostra sollecitudine, e vi chiede di amministrarli a beneficio spirituale di tutto il popolo di Dio. Quanto hanno bisogno di questo e anelano a questo, il vostro peculiare e insostituibile servizio, i cuori cristiani!


5. Un importante insegnamento del Concilio Vaticano II è l'appello universale alla santità. Ciascuno è chiamato ad amare Dio con tutto il cuore e l'anima, e ad amare il prossimo per amore di Dio. Nessuno è escluso dal vibrante appello di Gesù: "Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste" (Mt 5,48).

Che grande esigenza vi è che i sacerdoti convincano ciascuno del fatto che tutti sono chiamati alla santità! E come potranno farlo, a meno che i loro stessi cuori non siano colmi dell'amore di Cristo? Fratelli miei, dovete essere uomini di preghiera, uomini vicini a Dio e che sappiano vivere in sua presenza.

Allo stesso tempo, la santità sacerdotale non vi separa da coloro che servite. Se è vero che siete una cosa a parte per il Vangelo di Dio, non siete pero separati dal resto dei fedeli. Piuttosto, quali veri fratelli in Cristo, familiarizzati con la vita e le situazioni reali del vostro popolo, in particolare dei poveri, li aiutate a udire la voce del buon pastore, e portate loro la grazia che dà vita attraverso i sacramenti e la parola di Dio.

Non dobbiamo dimenticare che il nostro ministero può riuscire solo se lo intraprendiamo quali "collaboratori di Dio" (1Co 3,9), quali "ministri di Cristo e amministratori dei misteri di Dio" (1Co 4,1), vivendo e operando in profonda unione con colui che è la nostra vita stessa, Cristo Gesù nostro Signore. In quanto sacerdoti, siamo invitati dal Padre a rimetterci nelle sue mani e ad affidarci a lui con la fiducia di un bambino mettendoci totalmente sotto il potere del suo Spirito. Egli ci invita a indirizzare tutto il nostro ministero sacerdotale alla gloria della santissima Trinità. Questa è la strada certa perché il ministero sacerdotale dia frutti.

Ascoltate ancora le parole di Gesù ai suoi primi discepoli: "Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla" (Jn 15,5). Che ricche sfumature e che profonde richieste contengono per voi queste parole, sacerdoti dell'India! Il popolo di questa grande terra di guru e di saggi è un popolo che, essendo profondamente religioso, continua a cercare guru che siano veramente uomini di Dio, uomini immersi in Dio, uomini che irradino l'esperienza divina che hanno provato. Più che di uomini d'azione, esso ha bisogno di uomini di preghiera. Quanto desiderosi, dunque, dovete essere di bere a questa fonte di vita che è Gesù.


6. Miei fratelli sacerdoti, ho forse bisogno di ricordarvi che dovete essere uomini della Chiesa? Ascoltate cosa dice san Paolo: "Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, per renderla santa, purificandola per mezzo del lavacro dell'acqua accompagnato dalla parola, al fine di farsi comparire davanti la sua Chiesa tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata" (Ep 5,25-27).

Seguite l'esempio del nostro grande sommo sacerdote. Amate la Chiesa e riflettete in preghiera sulla sua natura di corpo di Cristo sulla terra e di sacramento della salvezza. Amate la Chiesa anche quando vedete la sua debolezza, e operate assiduamente per il suo autentico rinnovamento secondo il Vangelo.

Ricordate che ciascuno di noi con le proprie carenze personali è parte di questa Chiesa sempre bisognosa di rinnovamento. Ciascuno di noi con le sue mancanze personali contribuisce in qualche modo a sfigurare il volto della Chiesa.

Qualsiasi riforma deve iniziare da un mutamento dei nostri cuori.

Essere uomini della Chiesa significa servirla con costante fedeltà.

Significa servirla con un cuore che non indietreggia nemmeno quando dovete soffrire per il suo bene. Significa vivere in vera e profonda comunione col Vescovo di Roma e coi vostri vescovi e fratelli sacerdoti, servendo la Chiesa all'unisono quali maestri della stessa fede, pastori dello stesso gregge, capi della comunità cristiana.


7. Prima di concludere, miei cari fratelli, voglio parlarvi di due sollecitudini pastorali che sono molto care al mio cuore e di grande importanza nella Chiesa oggi: mi riferisco alla solidarietà coi poveri e all'interesse fraterno per la gioventù. Negli ultimi anni, la Chiesa è divenuta sempre più consapevole dell'invito del Signore a occuparsi dei poveri. Le Sacre Scritture manifestano chiaramente il particolare amore di Dio per i poveri, gli oppressi, i diseredati, gli indigenti. E nell'iniziare il suo ministero Gesù fece proprie le parole di Isaia: "Lo spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l'unzione, e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi" (Lc 4,18). Cristo confermo queste parole con tutta la sua vita vissuta in solidarietà con i poveri, in attiva sollecitudine per quanti erano nel bisogno. Come ha detto san Paolo: "Da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà" (2Co 8,9). Voi, miei fratelli sacerdoti, siete stati consacrati con l'unzione per questo stesso ministero.

E' importante rendersi conto che affinché l'amore del sacerdote verso i poveri sia autentico deve scaturire da una profonda esperienza di Dio. Esso inizia con uno stile di vita di semplicità e umile servizio per tutti, inclusi coloro che non sono poveri. Ed esso intende condurre all'edificazione di un nuovo mondo, una nuova comunità umana nella quale il fratello non sfrutti il fratello, ma i cuori siano uniti nella pace.

In secondo luogo, vi esorto a fare dei giovani parte importante della vostra sollecitudine pastorale. Rimanendo aperti ad essi e veramente interessati ad essi, portateli a conversare sulla vita umana, e conduceteli al dialogo di salvezza in Cristo. Col vostro esempio dimostrate loro che Cristo li ama e chiede il loro amore in contraccambio. Incoraggiate i giovani a considerare nella preghiera la loro particolare vocazione in seno alla Chiesa. E possa il Signore delle messi benedirci copiosamente con vocazioni religiose e sacerdotali.

Miei amati fratelli sacerdoti, sono grato per questa occasione di parlarvi del nostro ministero sacerdotale. Sappiate che prego per voi ogni giorno e chiedo a voi di pregare per me e per la Chiesa in tutto il mondo. Vi affido all'amorevole intercessione di Maria, Madre dei sacerdoti.

Con profondo affetto nel Signore, vi benedico, e vi chiedo di continuare con ancor maggiore generosità il vostro servizio sacerdotale di offerta di Gesù all'India.

Data: 1986-02-06 Giovedi 6 Febbraio 1986




Incontro di preghiera - Trichur (India)

Il progresso non può essere diritto esclusivo di alcuni


Cari amici.


1. E' per me veramente una grande soddisfazione poter visitare Trichur nel corso del mio pellegrinaggio apostolico attraverso l'India. Ringrazio il vescovo mons.

Kundukulam per le sue cortesi parole di benvenuto e saluto tutti i vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose e i fedeli presenti in questo luogo in così folta rappresentanza. Da questo luogo, il quartier generale del distretto di Trichur, saluto le diocesi siro-malabaresi della parte settentrionale del Kerala: Trichur, Tellicherry, Mananthavady, Palghat e Irinjalakuda; le diocesi siro-malankaresi di Tiruvalla e Battery; l'arcidiocesi latina di Verapoly e le diocesi di Calicut e Coimbatore. Ringrazio i rappresentanti delle altre Chiese cristiane per la loro presenza: i cristiani dell'est, i cristiani siro-ortodossi, i marthomiti e tutti coloro che nell'apostolo san Tommaso venerano il fondatore della Chiesa di Cristo in India. Esprimo anche la mia grande stima e considerazione ai rappresentanti di tutte le tradizioni religiose presenti in questa regione.

Alle autorità civili e agli uomini e alle donne che rappresentano i vari settori del servizio pubblico, esprimo il mio apprezzamento e la mia benevolenza.

Possa Dio onnipotente, nostro Padre comune, nostra origine e nostro destino, benedire questo incontro e ispirarci veri sentimenti di mutuo rispetto e amore per tutti gli esseri umani, per la costruzione di un mondo più giusto e amante della pace!


2. Fratelli e sorelle in Cristo, come sono vere le parole del salmista: "Ecco quanto è buono e quanto è soave che i fratelli vivano insieme!" (Ps 132,1).

Mentre voi recitavate il Credo nella vostra lingua, il malayalam, io ringraziavo Dio onnipotente per la vostra professione di fede. La fede nel Signore risorto che, secondo la tradizione, l'apostolo Tommaso ha portato su queste spiagge, continua a vivere nelle vostre menti e nei vostri cuori. Per questa ragione, insieme a san Paolo, "Ringrazio continuamente il mio Dio per voi, a motivo della grazia di Dio che vi è stata data in Cristo Gesù" (1Co 1,4).

Oggi, quando tra di voi ho acceso la lampada con la torcia portata fin qui da Crangannore dai vostri giovani, ho ricordato come, attraverso la predicazione degli apostoli, Cristo è stato presentato come la luce delle nazioni, la luce del mondo. Gesù stesso disse: "Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita" (Jn 8,12).

Non è forse giusto che io, il successore di Pietro, chiamato al ministero del servizio all'unità, renda grazie per questa luce che risplende su queste terre fin dai primissimi anni del cristianesimo stesso? Non devo io lodare Dio perché attraverso i secoli i vostri antenati si sono sforzati di camminare in questa luce permettendole di guidare i loro passi? Non devo io pregare Dio, insieme a voi tutti, affinché questa luce possa continuare a splendere e illuminarvi oggi - e domani i vostri figli - in modo che le vostre vite siano colme della presenza di colui che "illumina ogni uomo" (Jn 1,9)?


3. Fratelli e sorelle in Cristo, oggi il Signore vi chiama a custodire la vostra fede e a professare apertamente la vostra dedizione al Signore, affermata da voi e dai vostri antenati. Oggi Cristo, la luce del mondo, vi invita a far si che questa luce splenda sempre più chiaramente attraverso la testimonianza della vostra vita e le buone azioni mediante le quali testimonierete l'autenticità della vostra vita cristiana. Perché la luce non è luce finché non splende e illumina il mondo che la circonda. Voi siete inoltre chiamati a far si che questa luce rischiari i vostri cuori e le vostre case. Possa ciò realizzarsi così pienamente che voi possiate essere veramente "i figli della luce", che camminano sempre nella luce. Solo allora la luce di Cristo splenderà su tutto quello che farete e in tutti coloro con cui verrete a contatto: il vostro prossimo, il vostro ambiente di lavoro, di studio, dell'arte, di servizio impegnato alle comunità nazionali e locali. Questo troverà anche un riferimento simbolico nelle prime pietre e nelle targhe commemorative che ora benediro.


4. Cristo, la luce delle nazioni, è in modo particolare la luce di ciascuna famiglia cristiana, di ciascuna casa cristiana. Questo ci è stato ricordato dal gesto significativo compiuto dagli sposi novelli che hanno rinnovato qui la loro promessa di matrimonio. Siamo stati testimoni dell'impegno che essi si sono assunti: "vivere da questo momento fino alla morte in amore reciproco, reciproca fiducia e nell'unità dello spirito". Noi che siamo stati testimoni del loro impegno siamo chiamati ora ad offrire il sostegno delle nostre preghiere per il suo compimento. Io assicuro loro e tutte le famiglie del Kerala e dell'India che hanno un posto particolare nelle mie preghiere.

La condizione di benessere della vita familiare è essenziale per il benessere degli individui e della società (cfr GS 47). So che la vita familiare in India ha tradizionalmente goduto della più alta stima e considerazione. Ciononostante, oggi la famiglia è spesso esposta a difficoltà di vario genere. Uomini sensibili alle autentiche necessità della società metteranno sicuramente in rilievo che la salvaguardia del matrimonio e della vita familiare è un problema che esige urgente attenzione.

Questa è infatti una grave preoccupazione di tutte le tradizioni religiose e di tutti i settori della società civile. In questo senso la Santa Sede ha pubblicato una "Carta dei diritti della famiglia", rivolta ai governi, alle organizzazioni internazionali, alle famiglie stesse e a tutti coloro che sono preoccupati del bene delle famiglie. I diritti della famiglia enunciati nella Carta sono basati sui valori comuni a tutta l'umanità. E' ardente speranza della Santa Sede che questo documento possa servire da punto di riferimento in uno sforzo universale teso a conservare e rafforzare la famiglia come la cellula fondamentale della società e l'ambiente primario per lo sviluppo personale e sociale degli individui.


5. Desidero richiamare la vostra attenzione su uno dei vari principi espressi nel Preambolo della Carta: "La famiglia costituisce, più ancora di un mero nucleo giuridico, sociale ed economico, una comunità di amore e di solidarietà, che è in modo unico adatta ad insegnare e a trasmettere valori culturali, etici, sociali, spirituali e religiosi, essenziali per lo sviluppo e il benessere dei propri membri e della società".

La vita familiare nel Kerala e in India ha sempre lottato e continua a lottare per essere proprio questa comunità di amore e di solidarietà, e io vi incoraggio a difendere e promuovere l'istituzione della famiglia. In particolare, le famiglie cristiane sono chiamate a fondare la loro identità e il loro ruolo sulla volontà di Dio per la vita familiare. In sostanza, "la famiglia riceve la missione di custodire, rivelare e comunicare l'amore, quale riflesso vivo e reale partecipazione dell'amore di Dio per l'umanità e dell'amore di Cristo Signore per la Chiesa sua sposa" (FC 17).

Famiglie cristiane del Kerala, non dimenticate che le vostre case sono il luogo ideale per sperimentare l'amore di Dio e farlo conoscere! Sono stato lieto di apprendere che tra i cristiani di san Tommaso esisteva una tradizione che consisteva nel sussurrare il nome di Gesù nelle orecchie di un neonato, insieme al suo proprio nome.

Non è forse necessario continuare queste tradizioni oggi che una autentica formazione cristiana dei giovani è più urgente che mai? Non sono proprio queste tradizioni l'espressione genuina dei valori spirituali e umani sui quali si fondano le vostre famiglie cristiane? Non è per voi una forma meravigliosa di amore di genitori, quella di trasmettere ai vostri figli, fin dai loro primi anni di vita, un amore profondo per Nostro Signore Gesù Cristo, di insegnare loro come pregare, di insegnare loro le verità del catechismo, di introdurli alla vita della Chiesa? Le vostre famiglie siano benedette con l'unità, l'amore e l'aiuto reciproco!


6. Ai giovani voglio dire: amate le vostre famiglie e il vostro Paese. Amate la Chiesa e partecipate sempre più alla sua vita.

Alcuni di voi hanno portato la torcia della luce da Crangannore e un dipinto raffigurante san Tommaso da Palayur. Il Papa invita i giovani del Kerala e dell'India a vedere in questo simbolo la necessità, vostra responsabilità, di offrire luce, fratellanza, speranza e solidarietà ai vostri contemporanei e a tutti coloro che cercano la verità. Voi aspirate a un mondo migliore. Un mondo più giusto, più pacifico, più umano è possibile, ma deve essere costruito passo per passo. In questi processi sono necessari i vostri ideali, le vostre energie, la vostra fede. Fate che Cristo sia la vostra luce!


7. La diocesi di Trichur, in collaborazione con il progetto governativo di alloggi per i poveri, sta donando un gran numero di case a persone in stato di necessità.

Voi avete espresso il desiderio che sia io a consegnare le chiavi di una di queste case in segno di quanto si sta facendo e di quanto ancora resta da fare. Ecco un segno di sviluppo, il risultato di una lodevole collaborazione a beneficio della società nel suo insieme.

Questo gesto particolare sottolinea il collegamento tra le realtà socio-economiche e la promozione della dignità e della totale vocazione della persona umana (cfr GS 63). Affinché gli individui e le famiglie possano effettivamente godere del grado di stabilità e di libertà necessari per la crescita personale, alcuni standard minimi di vita e di lavoro sono assolutamente indispensabili. C'è una crescente consapevolezza nel mondo del fatto che il progresso non è diritto esclusivo di alcuni individui o addirittura di alcune nazioni privilegiate, ma che i benefici dello sviluppo dovrebbero essere estesi a tutti. In un mondo di grandi diseguaglianze, dove i modelli di pensiero e di comportamento cambiano tanto lentamente, diventa imperativo che tutti i settori della società si sentano in dovere di accelerare il raggiungimento di quella misura di giustizia sociale che consiste nell'assicurare le necessità fondamentali di vita a ciascun cittadino. Gli sforzi di governi e di altre organizzazioni in questo campo devono essere incoraggianti.

Il ruolo degli organismi religiosi in questo campo è soprattutto quello di illuminare le coscienze riguardo ai doveri e ai diritti sociali, e di garantire che la dignità umana e la natura spirituale della vita e dell'attività umana siano ovunque riconosciute e promosse. Questa è l'opera di giustizia che dobbiamo svolgere ispirati dalla carità (cfr GS 72).


8. Mio caro popolo di Trichur, e amici di tutte le parti del Kerala: Cristo, la Luce delle nazioni, è venuto al mondo grazie a sua Madre, Maria Vergine Immacolata. So quanto siate ferventi nella vostra devozione a lei. Desidero incoraggiarvi. In coincidenza con le celebrazioni centenarie della diocesi di Trichur e della sua cattedrale, sono lieto di affidarvi alla cura e all'intercessione della nostra Madre Benedetta. La statua che incoronero, e che sarà conservata nella chiesa cattedrale, sarà per voi un ricordo del mio pellegrinaggio, un ricordo della nostra preghiera comune rivolta a colei la cui fede splende di generazione in generazione come il modello della nostra obbedienza a Dio e della gioiosa accettazione della sua volontà nella nostra vita. Che essa vegli su di voi e vi protegga sempre!

Data: 1986-02-07 Venerdi 7 Febbraio 1986




Omelia alla Messa - circoscrizione del "Gran Cochin" (India)

La Chiesa in India è serva della riconciliazione


Vi è "un solo Dio Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, agisce per mezzo di tutti ed è presente in tutti" (Ep 4,6).

Cari fratelli e sorelle.


1. Il mio saluto a voi nell'amore di Cristo! Sono molto felice di venire in questa parte del Kerala e di incontrarvi. Nel mettere piede nella vostra terra ospitale, desidero, insieme a voi, rendere gloria a questo "solo Dio" che è Padre di tutti noi. A questo Dio al quale appartengono la terra e l'intero universo. Come dice il Salmo: "Del Signore è la terra e quanto contiene, l'universo e i suoi abitanti" (Ps 23,1-2).

E così, fratelli e sorelle, possa la nostra assemblea eucaristica divenire un'unica voce che rende gloria a Dio, il Creatore, il Padre. Proclamiamo la sua gloria in nome di tutte le sue creature, poiché tutte appartengono a lui.

In particolare, proclamiamo la sua gloria in nome di questa vostra terra e di coloro che in essa vivono.


2. Vi siete riuniti qui da diverse parti del Kerala, culla della cristianità in India. Tutta questa regione, solcata da fiumi, laghi e canali, ornata da palme, con meravigliose colline ricoperte di una ricca e varia vegetazione, offre al pellegrino un panorama di grande bellezza. Qui uomini di religioni diverse hanno voluto vivere in unità e reciproco aiuto. La vostra composita cultura e le ricche tradizioni di vita familiare hanno lasciato il loro segno di vitalità spirituale nella vita sociale e religiosa della regione. In questo contesto siamo riuniti per celebrare la santissima Eucaristia. così questo luogo diviene un luogo santo di Dio; un luogo della sua presenza, del sacrificio di Cristo: "Chi starà nel suo luogo santo? / Chi ha mani innocenti e cuore puro... / Ecco la generazione che lo cerca, / che cerca il suo volto, Dio di Giacobbe" (Ps 23,3 Ps 23,4 Ps 23,6).

Noi siamo la generazione di oggi che cerca il volto del Dio vivente.

Questa ricerca dà un senso a tutto il nostro viaggio terreno, al nostro pellegrinaggio attraverso la vita. La ricerca del volto del Dio vivente è la via pellegrina per la Chiesa di Gesù Cristo, edificata sulle fondamenta degli apostoli. E' il cammino della Chiesa nel Kerala.


3. La cristianità nel Kerala ha continuato a vivere nei secoli nella comunità dei cristiani di san Tommaso. Essa è divenuta forte attraverso le attività dei figli e delle figlie della Chiesa che hanno contribuito al suo consolidamento grazie alla loro santità e al loro zelo. Essa è particolarmente debitrice a san Francesco Saverio che opero in questa zona dal 1542 al 1545. La Chiesa nel Kerala, con la sua tradizione di servizio nei campi educativo, medico, sociale, dello sviluppo e della carità, dà una luminosa testimonianza del messaggio del Vangelo.

Oggi i discendenti di questi apostoli devono porsi questa domanda: in che condizione è la fede che ci è stata trasmessa? I membri delle Chiese e delle comunità cristiane presenti nel Kerala hanno dinanzi a sé l'esempio di san Tommaso. Superando i propri dubbi egli confessa la propria fede con la vibrante espressione: "Mio Signore e mio Dio!" (Jn 20,28). E' nostro sacro compito proclamare questa fede con un'unica voce, insieme all'apostolo Tommaso, ed edificare quell'unica Chiesa voluta da Cristo nella sua preghiera sacerdotale: "Tutti siano una sola cosa" (Jn 17,21).


4. Nel suo senso più profondo, l'unità della Chiesa è un dono del Padre attraverso Cristo, "fonte e centro della comunione ecclesiastica" (UR 20). E' Cristo che condivide con noi il proprio Spirito, e lo Spirito "dà a tutto il corpo la vita, l'unità e il movimento" (cfr LG 7). Quest'intima unità è meravigliosamente espressa nelle parole dell'apostolo che ci sono state appena lette: "Un solo corpo, un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione; un solo Signore, un solo battesimo. Un solo Dio Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, agisce per mezzo di tutti e è presente in tutti" (Ep 4,4-6).

Splendide, ispiratrici parole! In realtà, queste parole proclamano il compito della Chiesa in ogni epoca e in ogni generazione. Compito sacro della Chiesa è quello di preservare questa unità, che altro non è se non la piena fedeltà al suo Signore. Ed essa deve lottare per restaurare questa unità là dove è stata indebolita o offuscata. Questa fondamentale unità non esclude in alcun modo una legittima varietà. Voi siete testimoni viventi della varietà delle tradizioni liturgiche e spirituali e della disciplina ecclesiastica che costituiscono l'immagine della presenza della Chiesa nel Kerala.


5. In questa fase del mio pellegrinaggio desidero salutare i vescovi, i sacerdoti, i religiosi e le religiose, nonché i laici delle Chiese locali qui rappresentate: l'arcidiocesi di Ernakulam e la diocesi di Kothamangalam di rito siro-malabarese; l'arcidiocesi di Verapoly della quale quest'anno si sta celebrando il centenario, e le diocesi di Cochin e di Alleppey di rito latino.

Saluto cordialmente anche i membri delle venerabili Chiese e Comunità ecclesiali con le quali la Chiesa cattolica ha diversi gradi di comunione ecclesiale. Possa lo Spirito Santo, principio vivente dell'unità della Chiesa (cfr UR 2) purificare i nostri cuori così che possiamo riconoscere con gioia tutto ciò che ci unisce.


6. Il punto focale dell'unità ecclesiale è la persona del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo, il Figlio di Dio. Egli è la "testata d'angolo" (cfr Mt 21,42) dell'edificio di Dio che è la Chiesa (cfr 1Co 3,9). Egli - la "testata d'angolo" del nuovo popolo di Dio, dell'intera umanità redenta - è presente in questa comunità eucaristica. Egli ci conduce a lui, e pertanto ci porta a unirci tra di noi.

Ascoltiamo le parole della sua preghiera sacerdotale nell'ultima cena.

Egli si rivolge al Padre: "Padre santo, custodisci nel tuo nome coloro che mi hai dato, perché siano una sola cosa, come noi" (Jn 17,11). Gesù prega il Padre, il cui "nome" ha reso noto ai discepoli. Poiché non sarà più "nel mondo" insieme a loro, egli chiede al Padre di mantenerli uniti nella conoscenza della parola che è stata loro data (cfr Jn 17,14). Oggetto della sua preghiera è soprattutto l'unità di coloro che aveva scelto, gli apostoli. Ma egli la estende a tutti i suoi seguaci in ogni epoca. Nel rivolgersi al Padre, dice: "Non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me; perché tutti siano una sola cosa" (Jn 17,20-21).

Fratelli e sorelle, noi rientriamo nella preghiera di Gesù: perché tutti siano una sola cosa. Ma egli continua con l'indicare la condizione di questa fondamentale unità. Nella sua preghiera Gesù dice: "Per loro io consacro me stesso perché siano anch'essi consacrati nella verità" (Jn 17,19). L'unità si fonda sulla verità, sulla verità di quella "parola" che egli ha rivelato, sulla verità del Verbo stesso del Padre che egli, il Salvatore.

La verità di questo Verbo è data alla Chiesa in Cristo e attraverso gli apostoli che sono stati inviati a battezzare e a insegnare in suo nome: "Come tu mi hai mandato nel mondo, anch'io li ho mandati nel mondo". La nostra unità non è solo per noi, è diretta al mondo intero: così che il mondo possa credere che il Padre ha inviato il proprio Figlio, a sua eterna gloria e per la nostra salvezza (cfr Jn 17,18-23).


7. La nostra unità è fonte della nostra gioia e della nostra pace. Viceversa la divisione e la discordia, e specialmente l'odio, sono del tutto opposti all'unità.

Sono dei mali, e in ultima analisi sono legati al male. Nella stessa preghiera Gesù chiese al Padre di custodire i discepoli dal maligno (cfr Jn 17,15). così la preghiera sacerdotale che esalta la bontà dell'unità diviene allo stesso tempo una fervida supplica che venga superato tutto ciò che si oppone all'unità. Essa è pertanto una preghiera di riconciliazione.

Di riconciliazione in molte forme: nell'uomo stesso; tra individui; tra i cristiani stessi (vediamo qui il ruolo dell'ecumenismo); tra cristiani e non-cristiani; tra nazioni e Stati, e tra aree del globo sviluppate e meno sviluppate (e questa è la pace, poiché "lo sviluppo è il nuovo nome della pace").

La riconciliazione è una profonda esperienza dello spirito umano. Nella sua forma più elevata è il Padre amorevole che apre le braccia ad accogliere il figlio ribelle, tentato di edificare un mondo da solo, al di fuori dell'influsso del Padre. La vacuità di questa scelta, la solitudine, la concomitante perdita di dignità - tutto ciò infligge ferite che chiedono guarigione, un ritorno e una riscoperta della misericordia del Padre: una riconciliazione con Dio, in noi stessi, tra uomo e uomo, tra le varie Chiese e Comunità ecclesiali, partendo da una profonda trasformazione del cuore. La riconciliazione ha anche una dimensione sociale. Essa supera le barriere di classe, le rivalità regionali. Abolisce le forme di ingiusta discriminazione. Considera soprattutto la dignità peculiare di ciascun essere umano e opera per il rispetto dei diritti umani ovunque siano minacciati. Quali cittadini dell'India, un vasto paese dalle molte lingue, usanze e religioni, vi rendete certamente conto dell'importanza fondamentale di un vero spirito di riconciliazione e di pace comune. E' questo lo spirito che trovate negli insegnamenti del Mahatma Gandhi.


8. In obbedienza al suo fondatore, la Chiesa in India deve essere serva della riconciliazione: serva della riconciliazione dell'intero universo creato con Dio, nostro creatore e nostro destino; serva della riconciliazione degli individui tra loro, aiutandoli a superare le divisioni che feriscono il cuore umano, e aiutandoli a distruggere le barriere che mantengono divise le persone e conducono alla disperazione; serva della riconciliazione nel mondo, di fronte a sempre crescenti tensioni che minacciano la sopravvivenza stessa della civiltà. E' in questo spirito che dobbiamo capire le parole rivolteci dall'apostolo Paolo: "Vi esorto dunque... a comportarvi in maniera degna della vocazione che avete ricevuto, con ogni umiltà, mansuetudine e pazienza, sopportandovi a vicenda con amore, cercando di conservare l'unità dello Spirito per mezzo del vincolo della pace" (Ep 4,1-3).

Nell'unità dello Spirito e del vincolo di pace siamo riuniti in questa assemblea: i vescovi di questa regione del Kerala, successori degli apostoli, col successore di Pietro; i sacerdoti, i religiosi e i laici. Noi riconosciamo la nostra unità battesimale con tutti i nostri fratelli cristiani nella fede di Cristo, e proclamiamo la nostra solidarietà con i nostri fratelli e sorelle indù e musulmani, nonché coi seguaci di altre tradizioni religiose, la cui presenza esprime la condivisa determinazione a operare per un mondo edificato sulla verità, la giustizia e la pace per tutti. Salutiamo con rispetto le autorità civili e i rappresentanti di tutti i settori della vita culturale e pubblica in questa regione, sui quali imploriamo la benedizione di Dio nei loro sforzi per servire il bene comune. In quanto comunità in Cristo siamo riuniti qui sotto il segno dell'unità e della riconciliazione, che ha la sua espressione più intensa nella celebrazione eucaristica.

Qui Cristo consacra se stesso perché noi possiamo essere consacrati nella verità (cfr Jn 17,19). Nello spirito dell'unità e della riconciliazione innalziamo i nostri cuori a "un solo Dio Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, agisce per mezzo di tutti ed è presente in tutti" (Ep 4,6). A lui onore e gloria nei secoli dei secoli. Amen.

Data: 1986-02-07 Venerdi 7 Febbraio 1986





GPII 1986 Insegnamenti - Incontro con il clero nella basilica del Bom Jesus (India)