GPII 1986 Insegnamenti - Ai calciatori del Brescia - Città del Vaticano (Roma)

Ai calciatori del Brescia - Città del Vaticano (Roma)

Nel sano esercizio dello sport, tendere alla perfezione



1. Siate i benvenuti, cari signori, dirigenti e giocatori della squadra calcistica di Brescia. Vi saluto cordialmente nel vostro duplice titolo di sportivi e di bresciani. A voi, come sportivi, esprimo il mio compiacimento per i risultati raggiunti e porgo il mio augurio cordiale per l'avvenire. Voi siete una manifestazione della nobile città lombarda, un'immagine delle sue molteplici risorse e del generoso impegno, che ne hanno fatto un centro di vasta irradiazione culturale e industriale. Come appartenenti alla città di Brescia, voi richiamate alla mia mente soprattutto le sue antiche e sempre feconde radici cristiane, scolpite fin dai primi secoli nella gloriosa denominazione di "Brixia fidelis".

Nella mia visita del 26 settembre di quattro anni orsono, ho ammirato soprattutto il cuore delle genti bresciane e il loro profondo attaccamento alla fede dei padri. Le dolci impressioni che ne riportai si riaccendono ora in questo incontro, in cui il pensiero di tutti noi corre spontaneo alla figura del vostro più insigne conterraneo, il Papa Paolo VI. Egli quando riceveva gruppi di bresciani, amava richiamarsi alle forti tradizioni cattoliche della sua patria d'origine, esortando a continuarle con fedeltà e coerenza. così fu anche nell'udienza che concesse il 31 maggio 1965 all'Associazione calcistica.


2. La Chiesa vede nel sano esercizio dell'atletica una significativa analogia con il dinamismo insito nel cristianesimo, il quale comporta, oltre dominio di se stessi, una tensione verso la perfezione, che ha come modello la statura di Cristo. Il problema fondamentale d'ogni uomo, d'altra parte, è lo sviluppo della propria interiorità. Un'interiore ricchezza spirituale è sempre la base su cui si costruisce solidamente la vita e la fonte da cui sgorga un durevole slancio comunitario. In questa direzione il cristiano gode del sostegno di un'energia superiore: la grazia dello Spirito Santo. Lo Spirito, come ho scritto nella recente enciclica "Dominum et Vivificantem" (DEV 58-60), fa rafforzare e maturare "l'uomo interiore, cioè spirituale", e contemporaneamente "fa si che l'uomo comprenda in modo nuovo anche se stesso, la propria umanità", sia nella dimensione personale che nei rapporti con l'intreccio sociale. L'applicazione alle fatiche e alle rinunzie dello sport vi fa certamente apprezzare il valore dell'atletica spirituale e morale, cui lo Spirito Santo abilita il cristiano mediante il sacramento della Confermazione, e che garantisce la totalità della maturazione umana e, quindi, anche apertura all'Assoluto di Dio.

Affidandovi questa riflessione come ricordo dell'odierno incontro, vi imparto di cuore la mia affettuosa benedizione, che estendo volentieri alle vostre famiglie e a tutti i vostri cari.

Data: 1986-06-14 Sabato 14 Giugno 1986




Alle "Misericordie d'Italia" - Città del Vaticano (Roma)

Fautori della civiltà dell'amore e della cultura della carità


Carissimi.


1. Sono lieto di rivolgere un saluto cordiale a voi, confratelli e consorelle delle "Misericordie d'Italia". Esprimo, al tempo stesso, vivo apprezzamento per le parole che sua eccellenza mons. Giuliano Agresti arcivescovo di Lucca, e il presidente della vostra Confederazione Nazionale, il signor Francesco Giannelli, mi hanno cortesemente rivolto, presentandomi i vostri propositi e i vostri impegni di servizio all'uomo sofferente. A tutti giunga un grande ringraziamento anche per il dono della autoambulanza, che significa eloquente adesione al mio ministero di carità. Mi è anche gradito assicurarvi che ho tuttora presente nell'animo l'incontro in Piazza San Pietro per il Giubileo Internazionale delle Confraternite, e che apprezzo e incoraggio l'opera che le Confraternite della Misericordia da secoli svolgono, contribuendo a porre l'amore quale fondamento dell'umana convivenza.


2. La vostra attività si ispira al Vangelo di Gesù e in modo peculiare alle opere di misericordia che lo stesso Maestro e Signore ha indicato, quando parlo del giudizio finale ai suoi discepoli (cfr Mt 25,31-46). Profondendo generosamente le vostre energie verso il prossimo maggiormente bisognoso di solidarietà e di aiuto, voi volete diventare sempre più simili al buon samaritano, mentre ritrovate pienamente voi stessi attraverso il vostro dono sincero di voi stessi. Al riguardo, penso alla vostra opera che si esplica mediante il servizio di ambulanze, come pure mediante i "Gruppi Fratres" per la donazione del sangue. Inoltre so che cooperate con la protezione civile, mediante la "Colonna mobile sanitaria di pronto impiego" e alla "Centrale Radio Mobile" per il coordinamento dei soccorsi.


3. Mi è caro ricordare pero anche il vostro ministero più specificamente spirituale in favore dell'uomo: l'uomo solo, emarginato, povero, handicappato.

Nell'enciclica "Redemptor Hominis" ho affermato che "l'uomo è in un certo senso la via della Chiesa". Voi la percorrete in spirito di comunione e di fedeltà al Vangelo e a tutta la Tradizione quando vi fate carico di ogni problematica della persona, ponendovi accanto all'uomo e attuando per esso "la misericordia del Padre", resa visibile in Cristo e per mezzo di Cristo. Per tale motivo il vostro servizio si connota come volontariato cristiano. Infatti, anche se per molteplici aspetti la solidarietà e l'aiuto di altri cittadini generosi sono simili alla vostra azione, questa possiede una fisionomia specifica: quella cioè di servire il prossimo, custodendo e tenendo viva nella propria mente e nel proprio cuore la presenza di Gesù, e di vedere in ogni uomo sofferente il Cristo, il quale con parole persuasive insegna: "Qualunque cosa avrete fatto al più piccolo dei miei fratelli, l'avete fatta a me" (Mt 25,40).


4. Intendo ora formulare un invito e dare una consegna, che accompagnino le "Misericordie d'Italia" nella loro azione caritativa. L'itinerario pastorale, che la Chiesa che è in Italia ha sviluppato negli anni postconciliari, offre al riguardo opportune indicazioni per una solida e robusta formazione spirituale e per un rinnovato entusiasmo di carità e di amore per l'uomo. In primo luogo, quindi, vi esorto a partecipare attivamente all'impegno di evangelizzazione e di catechesi sacramentaria, com'è stato proposto dai vostri pastori.

Ciò favorirà in voi una comprensione e un accoglimento dei doni e delle esigenze, che questi efficaci segni della grazia implicano. Con l'assidua frequenza ai sacramenti diventerete testimoni gioiosi di autentica esistenza cristiana e sarete sostenuti nei passi, che seguono il Signore della vita, il quale attraverso di voi vuole rivelare al mondo d'oggi, agli uomini di questo tempo, stupefacente ed inquieto, il vero volto di Dio, "ricco di misericordia" (Ep 2,4). Nell'esplicare questa responsabilità, collaborate con i vostri pastori, la comunione con i quali è condizione provvidenziale per far fiorire i carismi ricevuti dallo Spirito Santo, ponendoli in modo sicuro a vantaggio dell'edificazione della Chiesa, comunità di amore riverberante quella "societas dilectionis", che è la Trinità. Una guida sollecita in questo suggestivo cammino ecclesiale l'avete negli assistenti spirituali, che voi chiamate "Correttori". Accogliete il loro ministero sacerdotale. Sull'esempio del Buon Pastore, essi sono guide sagge e consiglieri prudenti.


5. Nel discorso al Sacro Collegio e alla Curia Romana in preparazione all'Anno Santo straordinario della redenzione ricordavo: "Noi viviamo in un mondo che soffre: tanti uomini, nostri fratelli, hanno una tristissima eredità di privazioni, di ansie, di dolori che non può lasciare nessuno indifferente... La redenzione ci apre il magnifico libro della nostra solidarietà con Cristo sofferente e in lui ci introduce nel mistero della nostra solidarietà con i fratelli sofferenti". Ecco, carissimi, la "consegna" che vi affido. Siate i cooperatori solleciti del Redentore che ci manifesta la misericordia del Padre. Questi è sempre chino su di noi per colmarci dei suoi benefici: dona la vita e il vigore; ci offre il perdono e la familiarità con lui; ci invia suo Figlio, da cui ogni consolazione si diffonde. Conformatevi a Cristo, immagine perfetta dell'amore infinito, e come Gesù siate vicini all'uomo, soprattutto quando è infermo e quando la sua dignità non viene rispettata. Siate promotori e fautori della civiltà dell'amore, siate testimoni infaticabili della cultura della carità, la cui forza rialza, soccorre e trasfigura l'uomo, facendolo partecipare della pienezza della redenzione. "La esperienza del passato e del nostro tempo dimostra che la giustizia da sola non basta... se non si consente a quella forza più profonda, che è l'amore, di plasmare la vita umana nelle sue varie dimensioni" (DM 12).

Sono sicuro che, illuminati e sorretti dallo Spirito di Dio e sostenuti dall'intercessione e dall'esempio dei vostri patroni, potrete perseverare nell'offrire il dono gratuito di un amore che conforta i cuori e lenisce le piaghe del corpo. Sono altresi persuaso che farete ciò senza discriminazione alcuna, nella certezza che il bene che compite lo riceverete centuplicato dal Padre "misericordioso e Dio di ogni consolazione" (2Co 1,3).


6. Accogliendo la vostra richiesta, volentieri benedico l'abito e il Rosario per la vestizione dei nuovi confratelli e consorelle. Mentre invoco di cuore dal Signore copiosi favori di luce e di forza, di letizia e di pace, che vi aiutino a comprendere sempre di più che solo la carità edifica la civiltà degli uomini, vi esorto a pregare con assiduità la Vergine Maria, che a voi è particolarmente cara col soave titolo di "Madre della Misericordia". Ella vi protegga e accompagni nel generoso impegno di condividere la vita del prossimo, rispondendo con sensibilità e intraprendenza alle sue necessità spirituali e materiali. A voi tutti e ai vostri cari imparto la mia apostolica benedizione.

Data: 1986-06-14 Sabato 14 Giugno 1986




Ai vescovi del Burkina e Niger in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

La Chiesa-famiglia di Dio accanto all'uomo di oggi


Signor cardinale, cari fratelli nell'episcopato del Burkina Faso e del Niger.

1. Nelle visite "ad limina" dell'Africa francofona che devo ricevere quest'anno voi siete i primi! Questa visita comune che fate a Roma alle tombe degli apostoli è per voi una grazia: assorbiti dalla cura pastorale delle vostre comunità disperse nella savana o nel deserto, nel mezzo di una maggioranza di credenti di religioni tradizionali o dell'Islam, qui entrate in contatto con le radici della Chiesa chiamata giustamente "apostolica", fondata sugli apostoli con il centro che circondano il successore di Pietro, continua a vegliare sull'unità, sulla fedeltà e al progresso della Chiesa universale "cattolica". Questa visita è una grazia pure per me e per i Dicasteri della Curia: voi ci portate la testimonianza dei vostri sforzi coraggiosi al servizio di una Chiesa che, con i suoi mezzi poveri, conosce una vitalità e un ascendente notevoli. Ecco ciò che il Papa vuole innanzitutto lodare, incoraggiare, ringraziando il Signore. Come voi, egli guarda lucidamente le difficoltà e le ombre, ma anche i segni di speranza, poiché appoggiandosi sugli esiti positivi, e sulla grazia di Dio, le vostre comunità progrediranno. So che avete d'altronde deciso alcuni orientamenti che volentieri vorrei sostenere.


2. Avete imperniato la vostra pastorale al Burkina Faso sul concetto dottrinale di Chiesa, famiglia di Dio. Ne gioisco. Il Concilio Vaticano II, come scrivevo nell'enciclica "Dominum et Vivificantem" (DEV 26), "è stato specialmente un Concilio ecclesiologico: un Concilio sul tema della Chiesa", la Chiesa che è essa stessa all'ascolto dello Spirito Santo che, continuando e attualizzando l'opera della redenzione, introduce la Chiesa nella verità tutta intera, l'unifica attraverso la comunione e il ministero, le fornisce i mezzi d'azione, con la diversità dei suoi doni gerarchici e carismatici, la ringiovanisce e la rinnova incessantemente, indirizzandola verso la somiglianza e l'unione perfetta con il suo Sposo (cfr LG 4), donandole una fecondità e un ruolo materno nei confronti di tutti i suoi figli. Ciò suppone che le più piccole comunità di base abbiano la loro vitalità, con le iniziative e le responsabilità dei cristiani e dei catechisti che le formano, in modo che ciascuno abbia il sentimento d'appartenere a una famiglia, nella quale ci si aiuti vicendevolmente a credere, a pregare, a portare insieme le difficoltà e le gioie con questa solidarietà che è una delle ricchezze del vostro patrimonio. Ciò suppone anche che le comunità abbiano la preoccupazione di vivere la fede di tutta la Chiesa e siano aperte verso le comunità più grandi della parrocchia, della diocesi, della Chiesa universale attraverso il ministero dei preti, dei vescovi che hanno il compito di riunire e comunicare i misteri di Dio, di trascinare verso orizzonti sempre più larghi, verso una vita più profonda, conformemente al disegno di Dio. Questa comunione radicata in Dio, nella gioia di essere animata dal Padre, dal Figlio e dallo Spirito Santo, e con il dinamismo della carità, è la migliore testimonianza che la Chiesa può dare al mondo.


3. Ascoltandovi e leggendo i vostri rapporti, ho visto la sollecitudine che avete per la formazione dei futuri preti. Anche qui vi porto tutti i miei incoraggiamenti. Lo sforzo che volete cercare, anche a prezzo di grandi sacrifici, al fine di avere in ogni diocesi, per quanto possibile, un piccolo seminario per tutta la durata degli studi secondari, mi sembra saggio e opportuno. I giovani che si destinano al sacerdozio possono allora beneficiare di condizioni di vita morale e spirituale molto più assicurate della vita che conducono gli altri giovani nei collegi o nei licei; essi hanno inoltre bisogno di un legame con il loro vescovo, tenuto in modo regolare e concreto. Questo legame è molto importante per i grandi seminaristi dei seminari interdiocesani o regionali. Ma so che questa pastorale è esigente per voi che disponete di mezzi ridotti, sul piano materiale e più ancora in ciò che concerne gli educatori di qualità, preti o laici. Vi auguro di trovarli con il concorso di tutti coloro che possono aiutarvi. Ciò comporta delle rinunce negli altri campi, ma voi sapete per esperienza che questo "investimento" prioritario è di capitale importanza per l'avvenire. Bisogna senza dubbio cercare di verificare e fortificare le motivazioni dei candidati per un servizio disinteressato della Chiesa ispirato innanzitutto all'amore per Cristo e per le sue anime. Avete pure coscienza delle esigenze dell'educazione a una vita di fede di preghiera, di purezza e di apostolato, senza contare quella formazione intellettuale, secondo una "ratio" di studi ben adeguati. Si, auguro che voi possiate preparare bene il cambio del vostro presbiterio di domani, o meglio la sua estensione. Poiché dovete considerare non solo i bisogni del vostro tempo, con l'apporto sempre apprezzato dei confratelli stranieri, ma l'aiuto vicendevole missionario. Mi congratulo con voi per aver già inviato alcuni dei vostri preti a lavorare con quelli del Niger, per affrontare la mancanza di preti autoctoni e preparare anche presso di loro il cambio necessario. Ho parlato dei seminaristi, ma la vocazione delle religiose e delle persone consacrate ha ugualmente una grande importanza, e bisogna che voi cerchiate ancora gli Istituti che potrebbero formarli e sostenerli meglio.


4. La preparazione al sacerdozio, è un mezzo primordiale, lo scopo è di formare la fede di tutto il popolo cristiano. Conosco lo zelo che impiegate. In particolare mi rallegro di sapere che i vostri cristiani hanno sempre più accesso alla parola di Dio, in una lingua comprensibile; essi sono introdotti in una liturgia rinnovata, espressiva, degna del mistero che essa celebra; il numero dei catechisti continua a crescere, e voi vi preoccupate della loro formazione e del loro ruolo attuale nella comunità; i laici in generale prendono le loro responsabilità nelle comunità di base, nei movimenti di preghiera e di apostolato.

In breve la vostra Chiesa se ne fa sempre più carico. Penso con voi a due settori che richiedono sollecitudine pastorale particolare: il sostegno delle famiglie cristiane e la formazione dei giovani alla vita cristiana, questi giovani che sono così numerosi e spesso disorientati.

Da un lato constatate che alcuni costumi tradizionali, difficili da conciliare con l'etica cristiana, sono in un momento di favore, e dall'altra parte che si sta diffondendo un neopaganesimo, con le mutazioni socio-culturali dovute a un certo progresso tecnico, a un clima materialista secolarizzato, che conosce maggiormente il mondo occidentale. La struttura familiare vacilla, la sua unità è minacciata, le tendenze all'individualismo, all'interesse personale, al piacere si accentuano, un certo spirito critico semina il dubbio. Bisogna rinforzare le convinzioni degli sposi o di coloro che si preparano al sacramento del matrimonio sull'unità, sull'indissolubilità, la fecondità del matrimonio cristiano, mostrando loro che queste esigenze possono essere vissute con la grazia di Cristo e che esse donano socialità alla famiglia, una testimonianza senza confronto che corona i valori positivi della cultura africana. E' necessario permettere anche ai giovani dei licei e dei collegi di rendere conto della fede che essi hanno ricevuto attraverso un'opera adeguata di cappellania. E' ancor più necessario nelle condizioni attuali nelle quali alcuni possono temere di testimoniare la loro fede per preservare il loro avvenire.

Conviene allora liberarli dal timore, mediante un'adesione gioiosa a Gesù Cristo e alla Chiesa, vissuta in comunità dinamiche.


5. Ciò che abbiamo detto riguarda il ruolo dei vostri cristiani nella Chiesa. Ma questi cristiani di Burkina Faso o del Niger appartengono a una società nella quale molti cittadini vivono secondo altre tradizioni religiose; essi appartengono a una patria di cui vogliono essi stessi la pace, la felicità, il progresso; appartengono a un Paese che lotta per arrivare alla sua autosufficienza alimentare, nonostante le prove che ha conosciuto per la siccità. Essi hanno quindi il dovere e il diritto di partecipare alla promozione di migliori condizioni di vita, non per delle ragioni politiche, ma perché ne va della sorte dei compatrioti che abbisognano di pane e di lavoro, che sono stati costretti a emigrare. Ne va della dignità umana dei loro fratelli. Ispirata da questa carità, la Chiesa ha già preso in carico un buon numero di iniziative educative, sociali, sanitarie: collegi, promozione femminile, dispensari, ospedali, perforazioni per pozzi e lavori di conduzione dell'acqua. E' una bella testimonianza, alla quale i responsabili del bene comune non possono non essere sensibili. Penso ancora ad alcuni impegni a lungo termine, come la fondazione Giovanni Paolo II per il Sahel, che il cardinale Paul Zoungrana presiede per tutti i Paesi toccati dalla desertificazione e che incomincia a mettere in opera progetti interessanti. In generale, i cristiani hanno sicuramente a cuore di impegnarsi legalmente per preparare un avvenire migliore in uno spirito di tolleranza e nel rispetto delle responsabilità dello Stato e della Chiesa. Hanno il diritto di fare liberamente, secondo la loro coscienza cristiana, nella ricerca della giustizia per tutti e dell'interesse dell'insieme. Il ruolo dei pastori è di incoraggiarli e soprattutto di formare la loro coscienza secondo tutte le esigenze della dottrina sociale della Chiesa, in modo che essi contribuiscano validamente al vero bene della loro patria. La Sede apostolica appoggia una tale azione pastorale, e vuole sperare che questo servizio dei cristiani sia compreso e incoraggiato da coloro la cui missione è di fare appello democraticamente e senza partito preso a tutte le forze vive del Paese. Ancora una volta cari fratelli nell'episcopato, siate assicurati dell'affetto, della preghiera, del sostegno del Papa nell'opera di evangelizzazione che perseguite coraggiosamente, in condizioni spesso difficili.

Rimanete molto uniti tra voi. Che i vostri preti, i vostri religiosi, religiose, laici del Burkina Faso e del Niger collaborino strettamente con voi, in una Chiesa-famiglia, una Chiesa-comunione! Ricordandomi del mio indimenticabile scalo a Ougadougou, li benedico di gran cuore e vi benedico con loro.

Data: 1986-06-14 Sabato 14 Giugno 1986




All'amministrazione della Cresima - Città del Vaticano (Roma)

Rende maturo il rapporto con la verità del Vangelo



1. "Lo Spirito Santo li confermi con la ricchezza dei suoi doni" (Rito della Confermazione). Nell'odierna domenica, la basilica di San Pietro si apre largamente a Cristo, che è "il testimone fedele" (Ap 1,5) del Dio invisibile; a Cristo che è "il buon pastore" (Jn 10,11) delle nostre anime. Nell'odierna domenica, la basilica di San Pietro si apre largamente allo Spirito Santo, che è stato dato agli apostoli affinché rendano testimonianza con vigore a Cristo crocifisso e risorto. Nell'odierna domenica, la basilica di San Pietro accoglie con gioia quanti partecipano a questa assemblea eucaristica e, soprattutto, voi giovani, che state per ricevere il santo sacramento della Confermazione. Accoglie voi, che sarete confermati con la ricchezza dei doni dello Spirito Santo e con l'unzione crismale sarete resi conformi a Cristo. Vi saluto con grande affetto. Saluto molto cordialmente tutti i giovani di lingua inglese che state per ricevere il sacramento della Confermazione. Aprite le vostre menti e i vostri cuori oggi al dono dello Spirito Santo. Lo Spirito che ricevete vi darà forza per essere sempre fedeli a Cristo e al Vangelo.


2. Chi siete? Siete una nuova generazione dei seguaci di Cristo, che hanno già ricevuto il Battesimo. Mediante questo primo sacramento siete stati accolti nella comunità della Chiesa, e per la maggior parte di voi ciò è accaduto nelle prime settimane di vita. I vostri genitori, in compagnia dei padrini, vi hanno portato al Battesimo. Quindi vivete già nella grazia santificante, nella grazia di questo sacramento, e sulle vostre anime è stato impresso l'indelebile e invisibile segno di figli di Dio. Questa grazia e questo segno spirituale, cioè il carattere del Battesimo, voi li dovete a Cristo: alla sua morte e risurrezione. Infatti mediante il Battesimo siete stati immersi nella morte di Cristo, per risorgere insieme con lui alla vita nuova, come insegna san Paolo apostolo nella Lettera ai Romani.

Quindi fin dal momento del Battesimo siete stati resi partecipi di questa vita, che è in Gesù Cristo: la vita del Figlio di Dio. E anche voi siete diventati con il Battesimo, figli di Dio figli e figlie di adozione, elevati alla dignità della figliolanza in Cristo, l'Unigenito del Padre. E poiché il Figlio vive la pienezza della vita trinitaria nella unità del Padre e dello Spirito Santo, anche voi avete ricevuto il Battesimo della vita nuova, nel nome della Trinità divina: nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Il Battesimo è "una rinascita dell'uomo da acqua e da Spirito" (cfr Jn 3,5), perciò voi con l'acqua del Battesimo siete stati "immersi" nella vita che è in Dio e che è da Dio. Portate dentro di voi la caparra della vita eterna.


3. Mediante il conferimento del sacramento della Confermazione, la Chiesa desidera oggi confermare e portare a pienezza tutto ciò di cui siete stati fatti partecipi mediante il Battesimo. Al riguardo, prima di ricevere il dono dello Spirito Santo, saranno rinnovate le promesse di fede di quell'alleanza con Dio, che per voi venne conclusa nel giorno del Battesimo. Allora le parole di quest'alleanza, in forma delle promesse battesimali, furono pronunziate dai vostri genitori e padrini, perché voi o almeno la grandissima maggioranza di voi eravate ancora infanti. Oggi è venuto il tempo, che le parole di quest'alleanza - la rinunzia allo spirito maligno e la professione di fede - siano pronunziate da voi stessi in modo personale, maturo e riflesso.


4. Avete avuto tempo per penetrare in queste verità che la Chiesa proclama e professa, nelle verità che costituiscono il fondamento dell'alleanza con Dio in Gesù Cristo. A questo è servita, sin dai primissimi anni, l'educazione nelle famiglie cristiane e nelle parrocchie, che sono le comunità dei seguaci e dei discepoli di Cristo. A questo è servita la preghiera, con la quale ci rivolgiamo a Dio, che ci permette così di conoscere sempre meglio il suo Mistero inscrutabile.

A questo è servita una catechesi sistematica con la quale - essendo già figli di Dio grazie al Battesimo - siete diventati sempre maggiormente discepoli di Gesù Cristo. Oggi desidero, insieme con voi, ringraziare i vostri genitori, i vostri pastori e tutti coloro che vi hanno aiutato a conoscere la Verità rivelata da Dio in Gesù Cristo e proclamata dalla Chiesa.


5. Il sacramento che state per ricevere oggi fa crescere, irrobustisce e rende maturo il vostro rapporto con la Verità del Vangelo. E voi, che avete già conosciuto questa Verità, desiderate di essere rafforzati in essa. E perciò - insieme con la Chiesa - vi rivolgete allo Spirito di Verità, perché la fede che professate permanga nelle vostre menti e nei vostri cuori, e sia confermata dalle vostre opere.


6. Il Battesimo è sacramento dell'"acqua", che si compie con l'abluzione, per perdonare i peccati e rendere i neofiti figli di Dio e della Chiesa. La Cresima è sacramento di coloro che - dopo aver conosciuto Cristo - devono rendergli testimonianza come hanno fatto gli apostoli. A questo fine fa parte del rito della Confermazione l'imposizione delle mani del vescovo, che conferisce tale sacramento con l'unzione del sacro crisma sulla fronte. Il Vescovo è colui che permane nell'unione con gli apostoli mediante una particolare eredità, mediante la successione apostolica nel ministero e nel servizio. Il vescovo quindi, circondato dai sacerdoti, dapprima chiederà allo Spirito Santo che rafforzi ciascuno di voi con i suoi doni: "infondi in loro... spirito di sapienza e di intelletto, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di scienza e di pietà, e riempili dello spirito del tuo santo timore".

L'unzione col sacro crisma seguirà questa preghiera, con la quale il vescovo chiede che lo Spirito Santo con l'unzione crismale vi renda pienamente conformi a Cristo, Figlio di Dio.


7. Infatti il Figlio di Dio si è fatto uomo per portare a tutti la pienezza dello Spirito Santo, dalla quale attinge per elargirla incessantemente a ciascuno. Egli è il Cristo, cioè il Messia, che significa l'Unto. Egli è il "Primo Unto" con lo Spirito Santo e con la potenza, che il Padre ha mandato. Mediante il sacramento della Confermazione diventiamo in modo particolare partecipi di questo Spirito, che Cristo ci ha portato, e di questa potenza che è in lui. Il vescovo ungendo la fronte di ciascuno di voi pronuncerà queste parole: "Ricevi il sigillo dello Spirito Santo che ti è dato in dono".

Ciascuno e ciascuna di voi risponderà: "Amen". Poi, facendo sue le parole "Pace a voi!" (Jn 20,19) pronunziate da Cristo dopo la risurrezione, quando dono lo Spirito Santo agli apostoli, il vescovo ripeterà a ognuno: "La pace sia con te".

La vostra personale risposta sarà: "E con il tuo spirito". Lo Spirito Santo è sorgente della pace di Dio nell'uomo e tra gli uomini.


8. Invito tutti voi qui presenti ad essere testimoni di quest'avvenimento così importante nella vita della comunità cristiana. In modo particolare lo chiedo ai padrini, che si sono assunti l'impegno di accompagnare sin dall'inizio ciascuno dei cresimandi sulla via dello sviluppo spirituale. Essi sono come particolari fiduciari di questo dono dello Spirito che - ricevuto per la prima volta nel Battesimo - oggi viene concesso di nuovo. Nuova è infatti la maturità dei battezzati, nuovi sono i loro compiti, nuova la loro responsabilità nella Chiesa e nei riguardi del mondo.


9. La vigilia della sua morte in croce Cristo disse agli apostoli: "Lo Spirito... mi renderà testimonianza; e anche voi mi renderete testimonianza" (Jn 15,26-27).

Queste parole da oggi si riferiscono anche a voi, cari cresimandi. Il sacramento che riceverete è segno di un nuovo inizio. Consapevoli della potenza dello Spirito Santo, consapevoli dell'eredità apostolica che si prolunga nella Chiesa da generazione in generazione, non potete né escludervi, né stare in disparte! Lo Spirito Santo operi nei vostri cuori, così come agi agli inizi dell'annunzio del Vangelo. Siate consapevoli del dono che ricevete! Siate saldi nella fede e vigorosi nella sua professione. Comportatevi secondo i suoi principi! Ricordate che i veri adoratori di Dio sono coloro che lo adorano "in spirito e verità" (cfr Jn 4,23). Dio infatti è Spirito.

Data: 1986-06-15 Domenica 15 Giugno 1986




Recita dell'Angelus - Città del Vaticano (Roma)

Nel cuore i Cristo la salvezza per ogni uomo



1. Riuniti per l'Angelus, ricordiamo oggi le parole del profeta Isaia, che si riferiscono al futuro Messia, cioè al Cristo. Il profeta dice: "Su di lui si poserà lo spirito del Signore, / spirito di sapienza e di intelligenza, / spirito di consiglio e di fortezza, / spirito di conoscenza e di timore del Signore. / Si compiacerà del timore del Signore" (Is 11,2-3). Queste parole si sono compiute in Gesù di Nazaret, che il Padre ha unto e ha mandato nel mondo. Dunque egli è venuto pieno di Spirito Santo e di potenza.

Dopo la risurrezione Cristo "alito" questo Spirito Santo sugli apostoli dicendo: "Ricevete lo Spirito Santo" (Jn 20,22).


2. Oggi nella basilica di San Pietro un gruppo di giovani ha ricevuto il sacramento della Cresima. Amministrando questo sacramento, ho steso la mano su di loro pronunciando le seguenti parole: "Dio onnipotente, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che hai rigenerato questi tuoi figli dall'acqua e dallo Spirito Santo, liberandoli dal peccato (nel Sacramento del Battesimo), infondi in loro il tuo Santo Spirito-Paraclito: spirito di sapienza e di intelletto, spirito di consiglio e fortezza, spirito di scienza e di pietà, e riempili dello spirito del tuo santo timore". La stessa preghiera - facendo riferimento alle parole di Isaia - è pronunciata dai vescovi in tutto il mondo, in diverse lingue, quando amministrano ai battezzati il sacramento della Cresima.


3. Mediante questa preghiera perseveriamo - di generazione in generazione - in una unione ininterrotta con il cenacolo, dove Cristo risorto "alito" sugli apostoli e disse: "Ricevete lo Spirito Santo". Mediante questa preghiera, a partire dal giorno di Pentecoste, la Chiesa "attinge" lo Spirito Santo da Cristo crocifisso e risorto. Lo "attinge" per così dire da questo Cuore, in cui "abita tutta la pienezza" dello Spirito Santo per tutte le generazioni dell'umanità, per ogni uomo. Con questa pienezza dello Spirito Santo, Cristo è venuto al mondo, si è rivelato ai suoi contemporanei. Con questa pienezza rimane, glorificato, alla destra del Padre: egli, sovrano e centro di tutti i cuori.


4. Proclamiamo nel mese di giugno le parole delle litanie: Cuore di Gesù, nel quale abita tutta la pienezza della divinità... Cuore di Gesù, dalla cui pienezza noi tutti abbiamo attinto,.. Ci uniamo in questa preghiera con Maria, che meglio di tutti conosce questa "pienezza" e sa più pienamente attingere da essa.

Data: 1986-06-15 Domenica 15 Giugno 1986









Ad artisti del Teatro di Genova - Città del Vaticano (Roma)

La musica strumento di comunione tra popoli e culture


Illustri e cari signori del Teatro Comunale di Genova. Ho accolto con viva gioia il vostro desiderio di incontrarmi nel momento in cui state per iniziare un interessante viaggio artistico a Pechino, per eseguire in quell'antica e grande città alcuni capolavori della musica italiana.

Nel rivolgere un deferente pensiero al presidente dell'Opera, il signor sindaco di Genova, che non ha potuto prender parte all'incontro, saluto il sovrintendente, Franco Ragazzi; il direttore artistico Luciano Alberti e il signor Luciano Pavarotti, al quale esprimo il mio compiacimento per la celebrazione del XXV anniversario della sua attività nel teatro lirico. E saluto ad uno ad uno tutti voi, componenti dell'eccellente gruppo degli artisti, della direzione e delle maestranze, esprimendo a tutti il mio grazie per questa interessante visita.

Il mio saluto è unito al ricordo, ancora vivissimo della mia visita pastorale alla città di Genova. Di tale splendida città voi siete qualificata e tradizionale espressione. Il vostro complesso, infatti, vanta radici storiche singolari, particolarmente legate alla cultura di Genova, caratterizzate, altresi, da una continuità operativa plurisecolare, che risale fino alle origini del melodramma. Da allora l'attività pubblica del teatro musicale non cesso mai in Genova nemmeno dopo che, durante l'ultimo conflitto, il teatro Carlo Felice fu distrutto da un bombardamento. Ciò manifesta la grande dedizione all'arte e la preparazione che vi caratterizza; ma rivela soprattutto gli alti ideali che vi proponete nell'esercizio delle vostre attività. Sono certo che tali intenti vi accompagnano anche nel presente viaggio. La musica, come sappiamo, è linguaggio universale e strumento sublime di comunione anche tra popoli e culture tanto lontane e diverse tra di loro che permette di raggiungere la più profonda sensibilità dell'uomo e, attraverso il sentimento, consentirgli di raccogliere emozioni che talvolta per via di pensiero e di parole non si possono esprimere, né capire. L'arte musicale, infatti, ha il pregio dell'immediatezza, stimola l'intuizione, si risolve in espressione di felicita. Il mondo dell'arte pero ha bisogno della singolare perizia delle forti personalità degli artisti, capaci di creare e di interpretare. E' per mezzo dell'artista che l'ispirazione del compositore raggiunge un grado di espressione qualitativamente nuovo, e riesce a generare una commossa intesa su valori culturali di elevato interesse. Ritengo perciò che non sia solo il suono della musica che voi esprimete - lo deduco dal vostro programma - ma tutto un mondo di esperienze umane, esaltate dall'arte del canto. Come non ricordare, ad esempio, l'accorata supplica a Dio per ottenere misericordia dell'"Ingemisco" dal "Requiem" di Verdi; oppure il lamento dell'esule, dal Salmo 137, nel ricordo della patria distrutta e della libertà perduta, dal notissimo coro del "Nabucco" di Giuseppe Verdi? Si tratta di espressioni eccelse che illuminano valori umani e religiosi di portata universale. Come ho già detto altra volta, "il mondo della cultura e dell'arte è chiamato, così, a costruire l'uomo, a sostenere il cammino della ricerca, spesso tormentata, del vero del bene, del bello". Fatevi cooperatori di tale missione, e troverete nelle persone che vi ascoltano una risonanza arcana, ma validissima e soddisfatta. Nel silenzioso e attento ascolto ogni spettatore delle vostre esecuzioni medita, si interroga, riflette sull'origine profonda dei suoi sentimenti, guidato dalla bellezza e dell'armonia che gli commuove l'animo. Tutti abbiamo sperimentato quanto la musica riconduca il nostro spirito alla riflessione, suscitando in noi validi sentimenti. Intendete, perciò, il vostro viaggio quasi come una interessante missione, capace di promuovere, con l'arte, efficaci sentimenti umani in chi vi ascolterà. Ogni espressione dell'arte è anche un simbolo che dirige gli sguardi verso qualcosa che la supera: verso la conoscenza del genio che in essa si manifesta; ma anche verso l'ulteriore e infinita fonte della bellezza che è Dio. Con questi sentimenti porgo a tutti voi il mio augurio, e volentieri vi do la mia benedizione, estensibile alle vostre famiglie, e a tutte le persone che vi sono care.

Data: 1986-06-19 Giovedi 19 Giugno 1986




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Pastorale dell'intelligenza necessaria all'evangelizzazione


Signori cardinali, eccellenze, signore, signori, cari amici.


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