GPII 1986 Insegnamenti - Ai Vescovi della Basilicata in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Ai Vescovi della Basilicata in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Guardare al futuro nello spirito della comunione ecclesiale


Carissimi fratelli, vescovi della Basilicata!


1. Benvenuti a questo incontro, che suggella il vostro pio pellegrinaggio romano per la visita "ad limina Apostolorum". Vi accolgo di gran cuore e vi saluto con affetto. Vedo idealmente accanto a voi, e da voi degnamente rappresentate, le fervide comunità che beneficiano del vostro zelante ministero. Ad esse, attraverso le vostre persone, rivolgo il mio cordiale pensiero col quale intendo raggiungere le singole compagini dei fedeli, le famiglie, gli operatori pastorali, specialmente i carissimi sacerdoti, insostituibili collaboratori della missione episcopale, i religiosi e le religiose, i laici impegnati nelle varie forme di apostolato, e, con accento di predilezione, gli alunni dei seminari, ai quali guardiamo tutti con premurose attenzioni e con fiduciosa attesa.


2. Le diocesi della Basilicata stanno vivendo un'epoca importante della loro storia. Epoca della carità, foriera di speranza. Nella tragedia di lutti e di disastri seminati dal terremoto sei anni or sono, e successivamente nella faticosa e non ancora conclusa opera di ricostruzione e di risanamento, è stato composto un poema di carità vissuta, partecipata, diffusa. Le popolazioni lucane si sono distinte per la loro ardente e fattiva solidarietà verso i fratelli colpiti dall'immane devastazione, e hanno ben meritato il generoso sostegno di molte diocesi e parrocchie e di istituzioni caritative d'Italia e di altri Paesi, con i quali sono stati intrecciati vincoli duraturi.

Ed è un fatto grandemente eloquente che, nel 1983, queste care popolazioni, mentre erano ancora intente a curare le proprie ferite, abbiano sentito il bisogno di contribuire a loro volta a soccorrere i terremotati di Pozzuoli e delle zone nord-orientali della Turchia, dedicando loro le iniziative di carità programmate durante l'Avvento.

L'esercizio della carità, obbediente al precetto evangelico: "Va' e anche tu fa' lo stesso" (Lc 10,37), non perde nulla della propria obbligatorietà con il progredire della coscienza sociale e dell'azione assistenziale pubblica.

Piccole e grandi realizzazioni, nascano esse dall'impulso degli individui o da specifici organismi, trovano sempre spazio nella complessa e multiforme realtà umana, senza per questo sostituirsi ai compiti spettanti a chi è investito di responsabilità peculiari. Esse d'altra parte esprimono concretamente quella libertà d'azione che, oltre a essere un'inviolabile prerogativa dell'ordine democratico, reca un apporto costruttivo al tessuto comunitario, avvalorando le forze vive del volontariato.

Da questo punto di vista l'azione dispiegata con convinta spontaneità nella vostra come in altre regioni che si sono trovate in analoga situazione, assume un valore di esemplarità, basato sulla concretezza dei fatti, per il positivo e aperto apprezzamento anche in campo civile della funzione delle nostre istituzioni caritative.


3. Dagli avvenimenti di questi ultimi anni la Chiesa lucana è rimasta interpellata in modo permanente. E continua a trarne forte stimolo per l'ulteriore cammino, improntato a rinnovata speranza. "Il segreto della nostra speranza - ha scritto l'arcivescovo Vairo, presidente della vostra Conferenza - è nell'amore fraterno".

Io sono lieto di confermarvi in questa sapiente determinazione.

Riconoscendo - evidentemente - l'importanza degli interventi pubblici, che stanno dando respiro alla ripresa, desidero rilevare alcuni aspetti che hanno rapporto con la sollecitudine pastorale ispirata alla carità evangelica, quali appaiono dal quadro di ombre e di luci delineato nelle vostre relazioni in preparazione della visita "ad limina".

Il sottosviluppo socio-economico, che non da oggi affligge la regione, ha conosciuto accentuazioni di cui l'agevolato processo di industrializzazione e l'incremento del settore terziario non si rivelano ancora adeguati a eliminare le conseguenze. Persistono la disoccupazione e la sottoccupazione specialmente nel mondo giovanile. E' quindi nutrita la schiera di giovani i quali, non per libera scelta ma per sofferta necessità, si vedono costretti a cercare una ragion di vita al di fuori dei confini della regione o della patria italiana.

Il livello della moralità denota qualche tendenza all'abbassamento.

Provvidenzialmente la vostra terra è rimasta immune dagli orrendi fenomeni del terrorismo, mafia, sequestri di persona. Ma il costume, anche a causa dell'ampia diffusione di modelli negativi, si lascia pervadere da una mentalità e da comportamenti permissivi, secolarizzanti, edonistici.

La famiglia costituisce tuttora un valore nell'opinione comune. Tuttavia soggiace, come altrove, all'aggressione di insidie che ne compromettono la stabilità e la fecondità.

Qua e là si è affacciato il triste fenomeno della droga. L'impegno civile e sociale, lo stesso impegno religioso, subiscono il freno dell'individualismo, di questa "matrice" socio-culturale che ha certo origine da lontane ragioni storiche e dall'assetto geografico, e non manca di tradursi in assenteismo, clientelismo, "arrangiamento".


4. Di tutto questo tiene conto la programmazione pastorale, che avete elaborato nel solco della recente dolorosa esperienza e nella luce delle riflessioni emerse da tre Convegni ecclesiali. Essa è intesa a una profonda sensibilizzazione delle coscienze e a un'intensa maturazione della fede, anche come servizio alla dignità dell'uomo e alla sua promozione integrale.

In Basilicata la pietà popolare è un patrimonio tramandato di generazione in generazione, che, pur tra i suoi limiti, custodisce una singolare ricchezza di valori, quali il culto dei misteri della passione e dell'Eucaristia, la devozione alla Vergine e ai santi patroni. Rimane dunque fondamentale il compito di sviluppare con saggio discernimento quei valori e, insieme, di superare i limiti. L'attenzione alla pietà popolare costituisce in certo modo un'espressione dell'amore preferenziale per i più poveri e diventa anche la base di un'organica evangelizzazione, o, come si deve dire in non pochi casi, di una rievangelizzazione, trattandosi della formazione di cristiani che, dimentichi del Battesimo ricevuto, vanno avviati a un rinnovato impegno di coerenza, in ordine a una crescita progressiva verso "lo stato di uomo perfetto, nella misura che conviene alla piena maturità di Cristo" (Ep 4,13).


5. Per il rinnovamento di tutte le componenti della famiglia ecclesiale, di cui avvertite la necessità, vorrei additarvi come sorgente cui attingere insistentemente il senso della comunione, una delle idee luce scaturite dal Concilio e vivamente richiamata dal Sinodo straordinario dei vescovi nel novembre scorso.

In ogni diocesi la comunione ha come centro e punto di riferimento il vescovo. Da lui, continuatore dell'opera di Cristo, dispensatore primario dei divini misteri, maestro di verità, si irradiano le molteplici dimensioni, che fanno della Chiesa particolare una porzione viva e omogenea del popolo di Dio sparso su tutta la terra.

Dobbiamo essere noi per primi, cari confratelli, apostoli e testimoni sempre più radicati nella comunione ecclesiale, per avvalorarne lo spessore in tutti i "cerchi" della realtà diocesana: i dilettissimi sacerdoti, cui vanno le nostre più sollecite e amorevoli premure; i diaconi, che tanto aiuto sono in grado di dare alla missione di annuncio della parola di Dio e all'esercizio della carità; i membri degli Istituti di particolare consacrazione, che all'armonia della pastorale organica recano l'apporto dei loro peculiari carismi; e il laicato, uomini e donne, la componente più numerosa, cui spettano costituzionalmente prerogative e compiti di decisiva portata nell'animazione cristiana dell'ordine temporale.

Mi piace sottolineare che nello spirito della comunione ecclesiale assume un valore particolare e preminente la pastorale delle generazioni che salgono - ragazzi, adolescenti, giovani -, le più esposte ai diversi influssi esterni per la loro connaturata apertura al nuovo. L'uomo in crescita va accostato con la massima riverenza e con amore; va aiutato nelle fasi del suo sviluppo in vista si di quello che egli sarà domani, ma anche con la consapevolezza del significato che ha oggi la sua presenza nella trama comunitaria.

La pastorale delle nuove generazioni è il crocevia obbligato per l'efficacia dell'azione della Chiesa anche in altri settori. Basti ricordare la tutela della santità del matrimonio e della famiglia, la formazione di numerosi e validi operatori pastorali, l'incremento delle vocazioni sacerdotali e religiose.

A quest'ultimo riguardo mi è caro esprimervi il mio sentito compiacimento per le specialissime premure che andate riservando ai seminari e che hanno già conseguito notevoli risultati. Vi accompagna il mio fervido augurio che i vostri sforzi, "Deo adiuvante", siano coronati da sempre nuovi successi per il bene della Chiesa e della società.

A ciascuno di voi, alle care popolazioni a voi affidate e a quanti condividono le sollecitudini ecclesiali in quest'epoca particolare della storia della Basilicata, imparto di cuore la benedizione apostolica.

Data: 1986-04-26 Sabato 26 Aprile 1986




Ai farmacisti italiani - Città del Vaticano (Roma)

Rispetto della persona per essere collaboratori di vita


Egregi e cari signori.


1. Saluto con viva cordialità e deferenza voi tutti, partecipanti all'annuale Congresso della federazione Ordini farmacisti italiani, che per l'occasione di questo incontro venite accompagnati da un folto gruppo di familiari. Nel darvi il benvenuto, voglio esprimervi il mio sincero ringraziamento per aver voluto anche ascoltare una parola da parte della Chiesa, come stimolo che possa ulteriormente ispirare e fermentare le finalità della vostra nobile professione.

Il tema generale di questa ventunesima edizione delle Giornate farmaceutiche italiane è già di per se stesso assai significativo: "Il farmacista e i grandi mali sociali", impegnandovi a svolgere un esame dei problemi del settore farmaceutico, con particolare riguardo agli aspetti e coinvolgimenti socio-sanitari. La rilevanza scientifica e culturale del settore, già notevole fin dai tempi più antichi, ha arricchito la sua connotazione sociale nel mondo contemporaneo, dove il farmacista non può più limitarsi a essere preparatore e distributore di medicinali. Nella moderna società si chiede normalmente alla farmacia, divenuta un centro sempre reperibile di assistenza, la possibilità di vivere bene, malgrado il "male", fisico o psicologico che sia; il medicinale diventa di fatto un prodotto di largo consumo, fino a un uso non sempre corretto, anzi talvolta eccessivo. Di qui il vostro nuovo ruolo di fungere anche da promotori della coscienza sanitaria in mezzo al popolo.


2. Nel breve incontro da me avuto con voi nel maggio 1981 ebbi modo di ricordare l'interesse e l'attenzione della Chiesa per la ricerca scientifica in qualunque campo essa punti il suo obiettivo. Questa volta, in linea con i lavori del vostro convegno, vorrei soffermarmi sul valore della dimensione umana ed etica della vostra attività, che da una parte vi fa carico di crescenti responsabilità morali, dall'altra vi colloca sul livello più alto e, certo, più ambito di collaboratori con un disegno di sublime grandezza.

Il tema stesso di fondo, che è oggetto delle vostre articolate riflessioni, mette in evidenza la vostra scelta e la vostra disponibilità nei confronti dei problemi della persona umana intesa nella sua totalità fisica e spirituale. La vostra professione, che vi pone nella categoria degli operatori sanitari, vi porta, infatti, a stare quotidianamente vicino all'uomo per aiutarlo a ritrovare la salute fisica e a difendere il dono inestimabile della vita.


3. Per tali ragioni la Chiesa, che pone al centro delle sue preoccupazioni e cure pastorali il mistero della grandezza e della miseria dell'uomo, comprende e apprezza adeguatamente l'apporto del vostro specifico lavoro all'impegno comune.

Essa fin dall'alba della sua fondazione ha considerato il servizio agli ammalati come parte integrante della sua missione. E se oggi, in ossequio alle direttive del Concilio Vaticano II, invita i cristiani e tutti gli uomini a collaborare con i settori della cultura e della scienza, lo fa perché sia assicurata la piena e integrale promozione umana (GS 61).

Per queste ragioni io stesso, venendo incontro a un'esigenza largamente sentita, ho voluto costituire nel maggio scorso una speciale "Pontificia Commissione per la pastorale degli operatori sanitari", al fine di stimolare e coordinare le attività delle diverse forze operanti nell'ambito della Chiesa, seguire gli orientamenti programmatici e le iniziative concrete dei vari paesi, coglierne le implicazioni per la pastorale.

Nei miei vari viaggi apostolici, specie nei paesi emergenti, non mi stanco di ripetere che il mondo della sanità è un luogo di lotta per l'uomo, dove la tecnologia tende a prendere sempre più spazio e non sempre a salvaguardia dei diritti della persona. La sofferenza, la malattia, la morte sono eventi "umani" fondamentali, e la preoccupazione primaria di tutti deve essere quella di collaborare a vicenda per risolverne i problemi in modo umano.

Aiutare l'ammalato a superare con dignità la propria prova è certamente il servizio che l'umanità aspetta dalla scienza, dalla tecnologia e dalla farmacologia. Ma ciò non sarà possibile senza una visione chiara del rispetto assoluto verso l'essere umano, che trascende da solo il valore di tutte le realtà materiali. E' questo il punto costante di riferimento, da non perdere mai di vista, se si vogliono evitare conseguenze che degenerano nella tragedia dei grandi mali sociali, oggetto del vostro impegno di studio.


4. Nella concezione cristiana l'uomo, creato a immagine di Dio, è l'espressione più alta della vita dell'universo. Egli è finalizzato a Dio e l'universo finalizzato all'uomo. Come il Creatore di tutte le cose ha immesso nei segreti della natura forze nascoste da scoprire per trarne i mezzi di protezione e di sviluppo della vita, così ha scritto anche nella stessa natura umana i principi delle norme universali di comportamento, che non sono lasciate all'interpretazione dell'arbitrio soggettivo né alle variazioni della mentalità corrente.

Esistono valori e diritti essenziali connessi con la dignità e il destino supremo della persona umana, a cominciare dal diritto primario della vita, che va difesa in ogni momento dell'arco della sua esistenza, oggi più che mai minacciata dal suo accendersi fino alle ore del suo tramonto. Rispettare tali norme è farsi collaboratori di vita, altrimenti si diviene operatori di morte.

Cari e illustri signori, nell'esercizio della vostra professione voi avete come pochi altri la possibilità di contribuire a formare il costume morale del popolo. Siate sempre coscienti delle alte responsabilità morali che la vostra nobile professione comporta e del grande servizio che siete chiamati a rendere alla odierna società. Non offuscate mai la dignità della vostra missione! Vi accompagna il mio augurio più cordiale, ispirato da stima e apprezzamento.

Data: 1986-04-26 Sabato 26 Aprile 1986




Ai delegati del Club alpino - Città del Vaticano (Roma)

Allenare i giovani allo spirito di sacrificio


Saluto ora i partecipanti alla assemblea dei delegati del Club Alpino Italiano, qui convenuti con il loro presidente generale e i consiglieri centrali. Siate tutti i benvenuti a questa speciale udienza.

Se è vero che l'attività sportiva, sviluppando e perfezionando le potenzialità fisiche e psichiche dell'uomo, contribuisce a una più completa maturazione della personalità, ciò vale in modo particolare per coloro che praticano l'alpinismo e lo vivono nel rispetto degli ideali che esso suscita e alimenta. Con le parole del mio predecessore Pio XII, vi esorto ad essere "docili alla lezione della montagna... è una lezione di elevamento spirituale, una lezione di energia più morale che fisica" (cfr. "Discorsi e Radiomessaggi", X, p. 219).

Mi compiaccio con voi per i vostri programmi, che mirano a educare i soci al rispetto per la natura e all'approfondimento del messaggio che essa trasmette allo spirito umano. Rivolgetevi specialmente ai giovani, per allenarli a seguire lo stile di vita che la montagna impone ai suoi cultori. Essa esige in chi la pratica delle rigorose virtù: severa disciplina e padronanza di sé, prudenza, spirito di sacrificio e di dedizione, attenzione e solidarietà verso gli altri.

Per questo si può dire che lo sport alpino forma il carattere. Non sarebbe possibile, infatti, affrontare disinteressatamente le fatiche della vita sui monti se le forze fisiche e muscolari, a ciò necessarie, non fossero sostenute da una tenace volontà e da un'intelligente passione per il bello.

Aiutate i vostri soci anche a essere contemplativi, per gustare più profondamente nell'animo il messaggio del creato. A contatto con le bellezze dei monti, di fronte alla spettacolare grandezza delle cime, dei nevai, degli immensi panorami, l'uomo rientra in se stesso e scopre che la bellezza dell'universo non splende solo nella cornice meravigliosa del cielo esteriore, ma raggiunge il cielo interiore, quello dell'anima che si lascia illuminare e cerca di dare un senso alla vita. Dalle cose che si contemplano, infatti, lo spirito si eleva a Dio nel respiro della preghiera e della gratitudine verso il Creatore.

A voi tutti, ai membri del vostro Club e a quanti praticano la montagna imparto di cuore la mia benedizione.

Data: 1986-04-26 Sabato 26 Aprile 1986




Ad alunni del preseminario San Pio X - Città del Vaticano (Roma)

Preghiera e raccoglimento per seguire Gesù da vicino



1. Voglio poi rivolgere il mio cordiale saluto a voi, membri dell'Associazione sacerdotale "Gesù Crocifisso", e a voi, ex alunni del "Preseminario San Pio X", che ha la sua sede nella Città del Vaticano e che celebra quest'anno il 30° anniversario di fondazione. Questa istituzione in tale periodo ha operato con efficacia e con impegno alla formazione di una cinquantina di sacerdoti: alcuni sono rimasti a consolidare l'Associazione dei Sacerdoti di Gesù Crocifisso, altri si sono inseriti nelle diocesi nei diversi campi del ministero ecclesiale. Per tutto questo voglio dirvi il mio vivo compiacimento.


2. Ma desidero, in tale circostanza, esprimere il mio sincero apprezzamento anche per il servizio liturgico, che i "chierichetti", i quali vivono, pregano e studiano nel "Preseminario San Pio X", compiono con tanto entusiasmo e decoro nel massimo tempio della cristianità: a questo sentimento di gratitudine unisco l'auspicio che il "Preseminario San Pio X" accolga sempre numerosi ragazzi, desiderosi di riflettere, nella preghiera e nel raccoglimento, sulla chiamata rivolta loro da Gesù, di seguirlo più da vicino.

Mi piace anche ricordare che ricorre quest'anno il 60° anniversario di fondazione della vostra Opera, che fin dagli inizi, secondo l'ideale di don Giovanni Folci, ha avuto come finalità la cura e la santificazione del clero e la ricerca e la promozione delle vocazioni sacerdotali e religiose. Che questo grande ideale, questo carisma originario sia mantenuto, rinvigorito, vissuto e realizzato con ogni mezzo adeguato; che sgorghi spesso dal vostro cuore la preghiera, semplice e toccante, rivolta a Cristo dal vostro venerato fondatore: "Caro Gesù, venuto al mondo per salvare le anime, a noi prediletti del vostro amore, concedete la grazia che di cuore vi domandiamo: fate santi i vostri sacerdoti, e suscitate... sante vocazioni sacerdotali. Mandate, o Signore, santi sacerdoti alla vostra Chiesa!".

Con questi voti, per l'intercessione della Vergine santissima invoco dal Signore su di voi qui presenti, su tutta l'Opera e in particolare sul "Preseminario San Pio X" l'abbondanza dei favori celesti in pegno dei quali vi imparto la benedizione apostolica.

Data: 1986-04-26 Sabato 26 Aprile 1986




Al colloquio del "Utriusque Iuris" - Città del Vaticano (Roma)

Legislazione civile e religiosa a beneficio della famiglia


Cari fratelli.


1. Sono lieto di salutare tutti voi, convenuti a Roma per il VI Colloquio giuridico, organizzato dal Pontificio Istituto "Utriusque Iuris" dell'Università Lateranense in collaborazione col Pontificio Istituto per studi su matrimonio e famiglia. Nel rivolgere un particolare saluto al rettore, mons. Piero Rossano, e a mons. Carlo Caffarra, esprimo a ciascuno di voi il mio benvenuto e il mio compiacimento per tale alta iniziativa culturale, che ha per tema "La famiglia e i suoi diritti nella comunità civile e religiosa". E' questo un argomento di grande importanza, che si pone in sintonia con quanto ebbi modo di manifestare nel febbraio 1980, durante la mia visita all'Università del Laterano. In quella circostanza, dopo aver delineato la funzione di questo particolare centro di studi giuridici, sottolineai che almeno tre erano gli ambiti, nei quali esso avrebbe potuto dare il suo rilevante contributo. Fra questi indicai l'approfondimento di quei diritti, che, proprio perché frequentemente elusi nella società contemporanea, devono avere una cura particolare da parte della Chiesa.


2. Le relazioni di giustizia che stanno alla base della convivenza sociale, quando rispondono adeguatamente alla natura dell'uomo, non coartano né restringono la libertà della persona umana, anzi l'aiutano e la proteggono nell'esercizio delle sue scelte connaturali. Il matrimonio e la famiglia, che vi sforzate di servire con la vostra scienza giuridica, sono istituzioni naturali, radicate nell'essere stesso della persona, dal cui bene specifico trae beneficio la società intera.

Infatti, come rammenta la costituzione pastorale "Gaudium et Spes" (GS 12) del Vaticano II: "Dio non creo l'uomo lasciandolo solo; fin da principio uomo e donna li creo. Questa società dell'uomo e della donna costituisce la prima forma di comunione di persone. L'uomo, infatti, per sua intima natura è un essere sociale e senza i rapporti con gli altri non può vivere, né esplicare le sue doti". La famiglia e il matrimonio, che ne è il fondamento, sono istituzioni a cui tutta la comunità civile e religiosa devono servire. Se si comprende che "questa società dell'uomo con la donna è la prima forma di comunione di persone umane", si percepisce pienamente che ogni iniziativa a servizio della comunità matrimoniale e familiare dà vigore ed è di beneficio alle varie forme di convivenza e, in definitiva, all'intera società umana.

Tuttavia si scopre anche che questa "prima società" ha le sue esigenze naturali e non può essere manipolata da ideologie o da concezioni parziali della società. L'introdurre nella regolazione delle istituzioni sociali norme o leggi, che possano violare le esigenze ad esse proprie, oltre a mettere in difficoltà e in un ordine non esatto ciò che invece è utile alla famiglia, impoverisce e priva l'intera società di quei valori morali che contribuiscono efficacemente al bene comune, intaccando la base della convivenza. Infatti, nulla di quanto pregiudichi direttamente la famiglia può essere di beneficio alla società.


3. E' importante che le autorità pubbliche, e quanti col loro lavoro scientifico si occupano di ciò che è conforme alle autentiche esigenze dell'uomo e della società, percepiscano che cosa significa una vera collaborazione tra la legislazione civile e quella religiosa relativa ai diritti della famiglia.

"Perseguendo il suo proprio fine - insegna il Concilio Vaticano II - la Chiesa non solamente comunica all'uomo la vita divina, ma anche diffonde la sua luce con ripercussione, in qualche modo, in tutto il mondo, soprattutto per il fatto che risana ed eleva la dignità della persona, consolida la compagine dell'umana società, e immette nel lavoro quotidiano degli uomini un più profondo senso e significato" (GS 40). perciò nel difendere la visione cristiana del matrimonio e della famiglia, la Chiesa costruisce e rafforza anche la comunità civile con fermi e stabili legami di ordine morale. Infatti, l'adesione dei fedeli alla dottrina della Chiesa circa il matrimonio e la famiglia contribuisce efficacemente a far si che tra i componenti di una comunità regnino quelle virtù morali, che rendono possibile la giustizia e cioè la fedeltà, il rispetto della persona, il senso di responsabilità, la comprensione vicendevole, l'aiuto reciproco.


4. I diritti della famiglia non sono un tema puramente spirituale e religioso che, di conseguenza, la società civile può lasciare da parte, quasi non fosse una questione profondamente umana, che la tocca intimamente. Certamente la Chiesa, promovendo i valori fondamentali della famiglia, risponde agli impegni della propria missione; ma anche sulle autorità civili grava l'obbligo di promuovere la salvaguardia di tali diritti che fanno parte dei beni primordiali del matrimonio.

Il destino della comunità umana è strettamente legato alla sanità dell'istituzione familiare. Quando, nella sua legislazione, il potere civile disconosce il valore specifico che la famiglia rettamente costituita porta al bene della società, quando esso si comporta come spettatore indifferente di fronte ai valori etici della vita sessuale e di quella matrimoniale, allora, lungi dal promuovere il bene e la permanenza dei valori umani, favorisce con tale comportamento la dissoluzione dei costumi.

Come pure un atteggiamento permissivo nei confronti della trasmissione della vita al di fuori delle leggi naturali dell'unione coniugale, quantunque possa risolvere alcuni problemi immediati relativi a una paternità desiderata, contribuisce ad oscurare la natura e la dignità del matrimonio.


5. Non è, infine, meno importante ricordare i tanti altri aspetti, che sono stati da voi affrontati in questi giorni di studio e di riflessione, quali gli specifici diritti della donna, del bambino, dell'anziano e anche quelli stessi della famiglia globalmente considerati, dei quali ho parlato nell'esortazione apostolica "Familiaris Consortio", e che sono stati raccolti dalla Santa Sede nella "Carta dei diritti della famiglia".

Pur essendo tutti importanti, ritengo opportuno sottolineare il diritto-dovere dei genitori all'educazione dei figli. E' un loro preciso compito quello di formare nella prole una personalità matura, frutto del patrimonio dei valori fondamentali nei confronti della vita. "Questa funzione educativa - dice il Concilio Vaticano II - è tanto importante che, se manca, può appena essere supplita. Tocca infatti ai genitori creare in seno alla famiglia quell'atmosfera vivificata dall'amore e dalla pietà verso Dio e verso gli uomini, che favorisce l'educazione completa dei figli in senso personale e sociale. La famiglia è dunque la prima scuola di virtù sociali, di cui appunto hanno bisogno tutte le società" (GS 3).


6. Da parte loro, i poteri pubblici, riconoscendo questo diritto-dovere dei genitori, devono favorire la vera libertà di insegnamento, perché la scuola cooperi, come un'estensione del focolare domestico, a far crescere gli allievi in quei valori fondamentali che sono voluti da chi ha loro dato la vita. Purtroppo, si limita la libertà di insegnamento quando praticamente, a motivo delle difficoltà economiche, le famiglie non sono in grado di scegliere l'orientamento formativo che possa più adeguatamente proseguire la loro opera educativa. Quando, d'altra parte, la scuola scelta è dichiaratamente cattolica, i genitori hanno il diritto, e perciò possono esigere, che l'educazione ivi impartita sia conforme all'insegnamento del magistero della Chiesa. Il contrario sarebbe un inganno che lede la virtù stessa della giustizia.


7. Carissimi, queste mie parole vogliono essere un segno dell'attenzione pastorale che porto ai seri problemi della famiglia, e anche una testimonianza della mia fiducia nel vostro lavoro e del mio incoraggiamento a proseguire con impegno.

Mentre domando al Signore di illuminarvi sempre nella vostra ricerca, perché con i vostri studi possiate contribuire alla costruzione di comunità familiari serene e felici, cellule vive del popolo di Dio e della civiltà dell'amore, invoco per voi l'intercessione della Vergine Maria: ella ottenga per voi dal suo Figlio risorto luce e conforto.

Con affetto e con stima vi imparto la mia apostolica Benedizione.

Data: 1986-04-27 Domenica 27 Aprile 1986




Recita del Regina Coeli - Città del Vaticano (Roma)

A Maria raccomandiamo la testimonianza della Chiesa



1. "Quando verrà il Consolatore che io vi mandero dal Padre, lo Spirito di verità che procede dal Padre, egli mi renderà testimonianza; e anche voi mi renderete testimonianza, perché siete stati con me fin dal principio" (Jn 15,26-27).

Oggi nella quinta domenica di Pasqua, ritorniamo a queste parole di Cristo. E ritorniamo al cenacolo di Gerusalemme, dove esse sono state pronunziate.

La promessa contenuta in queste parole deve realizzarsi nello stesso cenacolo, il giorno della Pentecoste. Le parole di Cristo ci fanno passare dall'avvenimento della Pasqua alla Pentecoste. Sono come un ponte.


2. Lo Spirito Santo viene costantemente ai discepoli di Cristo come il Consolatore, mandato dal Padre. Viene come Spirito di verità per rendere testimonianza a Cristo, il quale Lo manda dal Padre.

La missione dello Spirito si collega con quella del Figlio. Da una parte prepara l'intera missione messianica di Cristo, e nello stesso tempo da essa prende un nuovo inizio; dalla croce e dalla risurrezione viene a noi di nuovo lo Spirito Santo. La sua testimonianza ci introduce nel mistero trinitario di Dio. Ci introduce pure nell'economia salvifica di Dio. Grazie a questa testimonianza sappiamo che Dio è Amore; sappiamo che opera come primo e definitivo Amore nella storia dell'uomo e del mondo: "Il Padre opera sempre e anch'io opero" (Jn 5,17).


3. Questo operare del Padre che si è compiuto mediante il Figlio, si è realizzato al tempo stesso davanti agli occhi degli uomini. E' diventato parte della loro storia. Anche questi uomini - prima di tutto gli apostoli - sono testimoni di Cristo. La loro è una testimonianza umana, basata sull'udire, sul vedere, sul toccare (cfr 1Jn 1,1) basata sull'esperienza.

Questa testimonianza umana edifica sin dall'inizio la Chiesa quale comunità dei discepoli di Cristo; quale comunità di fede che fissa lo sguardo sul mistero nascosto da secoli in Dio (cfr Ep 3,9), il quale si è rivelato nel Figlio nato da Maria Vergine. Pertanto questa testimonianza umana, apostolica, è organicamente collegata a quella che rende a Cristo il Consolatore, lo Spirito di verità. La fede in Cristo trasforma l'uomo.


4. Oggi preghiamo riuniti intorno alla Madre di Dio, alla quale la Chiesa non cessa di manifestare la sua gioia pasquale. Questa è, prima di tutto, la sua gioia. E' la letizia della Madre del Risorto "Gioisci", Regina dei cieli. A lei raccomandiamo, perché interceda dinanzi allo Spirito Consolatore, l'intera testimonianza della Chiesa contemporanea. A lei affidiamo la veglia di preghiera che avrà luogo in Piazza San Pietro nella notte di Pentecoste e che vedrà riunita la Chiesa di Roma: le varie associazioni di apostolato, i movimenti e le parrocchie. Con tale celebrazione, che culminerà con la santa Messa, verrà implorata l'assistenza speciale dello Spirito Santo, affinché siano ricchi di frutti la preparazione e l'attuazione del prossimo Sinodo dei vescovi su "la vocazione e la missione dei laici nella Chiesa e nella società".

Gioisci, Regina dei cieli. Prepara le vie della testimonianza della Chiesa nel mondo contemporaneo. Avvicina ai nostri cuori il Consolatore, che è lo Spirito di verità! [Dopo la preghiera:] Desidero ricordare i vescovi della Birmania, della Malaysia-Singapore-Brunei e ringraziarli della loro venuta a Roma lo scorso anno in occasione della visita "ad limina". Le loro comunità cristiane sono piccole ma singolarmente vive. Sono immerse in una popolazione quasi totalmente buddista o musulmana, ma intensa è l'attività dei catechisti e fervido è l'impegno nelle opere caritative e di promozione umana. Raccomando tali comunità con i loro vescovi e i loro sacerdoti, religiosi e religiose, alle vostre preghiere, affinché ognuno si senta unito a questi nostri fratelli in una spirituale solidarietà.

Data: 1986-04-27 Domenica 27 Aprile 1986





GPII 1986 Insegnamenti - Ai Vescovi della Basilicata in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)