GPII 1986 Insegnamenti - Omelia alla concelebrazione per le famiglie - Cali (Columbia)

Omelia alla concelebrazione per le famiglie - Cali (Columbia)

La famiglia, espressione del cuore del Dio vivente


Amatissimi figli e figlie.


1. Con immensa gioia, quella di un padre di famiglia che, in questa meravigliosa Valle del Cauca, si riunisce con i suoi figli, desidero celebrare con voi la fede comune in Gesù Cristo risorto; egli è presente nei vostri cuori, in mezzo alle vostre famiglie in tutte le vostre attività quotidiane. Saluto con un abbraccio di carità fraterna l'arcivescovo di Cali, come pure i pastori delle diocesi di Palmira, Buga, Cartago, del vicariato apostolico di Buenaventura e delle altre diocesi vicine, insieme ai loro sacerdoti, religiosi e religiose. Dinanzi alla venerata immagine della Vergine de las Mercedes, madre vigile e amorosa di questa terra, saluto con affetto tutte le famiglie presenti e quelle che sono spiritualmente unite a noi in questa celebrazione. "Gustate e vedete quanto è buono il Signore" (Ps 33,9). Si, il Signore è stato veramente buono e generoso con questa terra meravigliosa, che ha dotato di abbondanti risorse naturali; ma la sua liberalità si è prodigata ancor più con il vostro popolo, rinomato per le sue qualità di gente lavoratrice, servizievole e affettuosa. La mia presenza in questa città di Santiago di Cali coincide con una celebrazione giubilare: quella dei suoi 450 anni di fondazione. Con grande gioia mi unisco a voi in questa celebrazione, coronando l'immagine venerata di Nostra Signora de las Mercedes, patrona della città. Essa è stata segno della misericordia di Dio per i suoi abitanti e presenza materna nella vita delle sue genti. Possiamo ben dire con l'anima traboccante di felicità: "E c'era la madre di Gesù" (Jn 2,1). E' consolante per la Chiesa ricordare ora che questa città, fondata sotto la protezione materna di Maria, si è andata sviluppando sulla base di famiglie cristiane che ebbero come ideale l'unità, la fedeltà, il servizio al prossimo, il lavoro intraprendente. E' una realtà inoltre che la famiglia con tutti i suoi valori e ideali, umani e cristiani, ha contribuito a formare la nazionalità colombiana. Le radici cristiane della famiglia sono penetrate in profondità e, di fronte all'esplosione della violenza, la Colombia continua a mantenersi salda grazie alla solidità che le conferisce il nucleo familiare, che tramanda fedelmente i valori umani e la fede cristiana.


2. "Facciamo l'uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza" (Gn 1,26). La liturgia della parola ci invita a contemplare, ai suoi albori, gli "inizi" dell'uomo sulla terra; in primo luogo nel pensiero e nei disegni di Dio, poi nella creazione, e finalmente nella benedizione. Tutti ricordiamo questo passo meraviglioso del libro della Genesi che ci mostra Dio al culmine dell'opera della creazione. Obbedendo alla sua parola il caos iniziale era scomparso; la stessa parola divina aveva messo ordine nell'universo fino a popolarlo di luce e di ogni specie di esseri viventi. Proseguendo, come sollevando un velo, ecco che il sacro autore sorprende, per così dire, il Creatore in questo dialogo intimo - segno rivelatore della famiglia divina - con il quale mette fine alla narrazione: "Facciamo l'uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza". Per seguire più da vicino lo svolgimento della narrazione e per meglio assimilare il suo profondo significato, meditiamo insieme sui tre momenti che appaiono nel testo sacro.

In primo luogo, amatissimi fratelli, il testo della Genesi presenta l'uomo, l'umanità, tutti noi, nel pensiero di Dio, oggetto dei suoi disegni. Siamo stati fatti secondo un progetto originale, concepito dalla sua sapienza infinita: "Facciamo l'uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza" (Gn 1,26). Ecco la ragione più alta della dignità umana. Siamo espressione del cuore del Dio vivente, rivelazione dei suoi eterni disegni, che sono che quelli di comunicare con l'uomo, farci a sua immagine. Uomo e donna, fatti a immagine divina, furono pensati fin dal principio per prolungare nel tempo il dialogo di amore esistente nel cuore di Dio e trasmettere la sua parola creatrice, che è fonte di vita allo stesso modo in cui - parafrasando san Tommaso - la fiamma di una torcia va propagando il fuoco con cui fu accesa (cfr. "Summa contra gentes", 2, 46). In un secondo momento, l'autore della Genesi ci narra la realizzazione del disegno divino sull'uomo: "Dio creo l'uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creo; maschio e femmina li creo" (Gn 1,27). L'istituzione della comunità coniugale, conforme al piano divino, è il primo germoglio, la prima espressione della vocazione dell'uomo sulla terra. La prima comunità umana porta in sé la vocazione all'unione con Dio e alla comunione di persone. L'amore di Dio in seguito avrà in questo modo il suo riflesso non nella solitudine dell'uomo (cfr Gn 2,19ss), ma nella sua condizione interpersonale, come un invito al dialogo con Dio stesso e con gli altri. A tal fine - ed ecco il terzo momento della narrazione biblica - scende sull'uomo e sulla donna la benedizione divina, espressione e segno dell'amore che crea il bene e si rallegra in esso: "Siate fecondi e moltiplicatevi, dominate la terra" (Gn 1,28). Nel dare la sua benedizione Dio, prima del possesso della terra, promette alla coppia umana la fecondità e le affida la missione di procreare e propagare il seme della vita come frutto e segno dell'amore coniugale. La stessa fecondità dell'amore, il bene degli sposi e della prole, devono essere visti alla luce del favore di Dio, come riflesso dell'immagine divina e segno della crescita progressiva nella comunità di vita: "così che non sono più due, ma una carne sola" (Mt 19,6). In occasione di quel giorno, il più splendido della creazione, il sacro autore annota a mo' di conclusione: "Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona" (Gn 1,31). In rapida sequenza abbiamo contemplato tre momenti della creazione, tanto ricchi di insegnamento per noi. Innanzitutto l'uomo è immagine di Dio; uomo e donna, comunità di dialogo e di vita, sono somiglianza dello stesso Dio; nella benedizione divina il possesso e il dominio sulle altre creature non prevalgono, ma cedono il primato alla comunità di vita, all'amore. Sarebbe bene rimeditare spesso su questo primo passaggio biblico finché esso si imprima profondamente nelle nostre menti e rimanga scolpito nei cuori. Giacché, se ci guardiamo intorno, osserviamo che purtroppo questa scala di valori stabilita da Dio è sovvertita con molta frequenza nel nostro mondo di oggi. Il Signore ci ricorda in questo giorno: tutti siamo simili a lui; il suo amore all'uomo ci rende simili a lui; le altre creature sono state destinate al nostro servizio; pertanto, anteporre le cose materiali al bene dei nostri simili costituisce una vera offesa a Dio creatore.


3. La lettura del Vangelo di san Giovanni che abbiamo ascoltato è come un'eco lontana di quegli "inizi" del libro della Genesi. L'evangelista ci narra che si celebrava un matrimonio a Cana di Galilea: "E c'era la madre di Gesù; fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli" (Jn 2,1-2). Con il cuore pieno di fede avete ascoltato, famiglie di Colombia, questo significativo brano del Vangelo. Fu proprio in quell'occasione che Gesù "diede inizio" ai suoi segni, vale a dire ai grandi prodigi con cui inaugurava i tempi messianici. "Il maestro di tavola... assaggio l'acqua diventata vino, che non sapeva di dove venisse; allora chiamo lo sposo e gli disse: "Hai conservato fino ad ora il vino buono"" Jn 2,9-10). Non è il giovane di Cana che offre il vino, ma Gesù. San Giovanni, che nel suo Vangelo ci parla attraverso simboli, ci sta dicendo che le nozze di Cana sono innanzitutto un segno, il primo segno della nuova alleanza, della nuova comunione di vita tra Dio e gli uomini. Gesù è lo sposo che comincia a manifestare la sua gloria mediante il segno del vino. La madre di Gesù era li, e rappresenta la comunità chiamata all'alleanza con Cristo sposo; rappresenta tutto il popolo di Dio, sui cui membri eserciterà, quando sarà giunta l'ora, le funzioni di madre.

Gesù dunque, presente a Cana con sua madre, dà ai nuovi sposi la stessa benedizione che al principio fu data da Dio all'uomo e alla donna. Il matrimonio, la famiglia, come il buon vino, devono essere segno dell'alleanza unica con Dio, della comunione feconda e indissolubile nell'amore.

Con questo primo segno, il Signore invita anche noi a gustare questo vino, ovvero la verità sulla vocazione dell'uomo e il seme divino che in essa è nascosto; la verità sugli sposi, alleanza di amore come donazione reciproca tra due persone, "che esige piena fedeltà coniugale e reclama la sua indissolubile unità" (cfr FC 20). Dove troveremo questo vino buono, offerto dal Signore a quanti si sono inseriti nella sua famiglia? A questa domanda possiamo rispondere con sant'Agostino: "Cristo ha conservato fino ad ora il suo vino, cioè il suo vangelo" ("In Jo. Ev." 9, 2: PL 35, 1459). La nostra benedizione sarà, pertanto, l'accettazione della verità di Cristo e la nostra adesione personale a lui, capace di operare nei nostri cuori il grande prodigio di "diventare figli di Dio a quelli che credono nel suo nome" (Jn 1,12). In conclusione, potremmo considerare questa pagina di Cana come una grammatica indispensabile, in cui troviamo sintetizzato in poche righe il vangelo degli sposi; Cristo vi ha benedetto e desidera che siate felici. Cristo e sua Madre sperano di ogni matrimonio che sia manifestazione di quella gloria divina che accompagna i nati da Dio. così è, amatissimi sposi colombiani. Con la benedizione di Cristo, nelle vostre famiglie, fin dal "principio" siete chiamati ad estendere la dimora dello stesso Dio. Questo è il vostro Vangelo; questa è la vostra nobilitante missione che, responsabilmente assunta e santificata per mezzo del sacramento, vi fa assomigliare all'unione di Cristo e della sua Chiesa. così afferma usando felici espressioni san Paolo: "Per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà alla sua donna e i due formeranno una carne sola. Questo mistero è grande; lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa" (Ep 5,21). "Fate quello che vi dirà". Questa soave prova di attenzione di Maria sia motivo di incoraggiamento per i matrimoni colombiani. La nuova Eva, madre dei credenti, vuole persuadervi ad aprire senza esitazione le porte della vostra mente e del vostro cuore al soffio definitivo di Cristo e del suo Vangelo. La benedizione divina iniziale, recuperata per sempre dallo sposo, Gesù, "fatto simile a noi" e obbediente fino alla morte (cfr Ph 2,7ss), sarà verità feconda se voi, simili a lui, avvalorate l'alleanza della vostra unione sacramentale con un servizio autentico, per tutta la vita alla comunione con Dio.


4. Sotto l'impulso del soffio salvifico di questa benedizione, gli uomini sono chiamati a fare della loro vita sulla terra un servizio alla civiltà dell'amore, come ci ha detto oggi san Paolo: "Rivestitevi di carità, che è il vincolo della perfezione" (Col 3,14). La funzione della famiglia è precisamente questa: consacrarsi al servizio dell'amore e della vita e conseguentemente agire a favore della vita e dell'amore. Infatti il matrimonio, in quanto comunità voluta da Dio stesso non si esaurisce in un semplice scambio di un assenso con valore umano e giuridico. Tanto il matrimonio quanto la famiglia che da esso nasce, sono una realtà che affonda le sue radici nei disegni di Dio, espressione del suo amore e del suo potere creatore. Per cui l'uomo e la donna, nell'unire per sempre le loro vite, concretizzazione del loro "essere a immagine di Dio", non possono tollerare ingerenze estranee alla loro fede, che diminuiscono le esigenze del patto di amore coniugale che anche pubblicamente deve essere unico ed esclusivo, se davvero si vuol vivere con piena fedeltà il disegno del Creatore (cfr FC 11). Come Dio si realizza nell'amore reciproco delle tre Persone della santissima Trinità, così pure il matrimonio e la famiglia debbono essere comunità di amore tra i coniugi e i figli. Da un matrimonio, da una famiglia forte e unita, in cui è presente l'amore cristiano in tutta la sua ricchezza (cfr Col 3,16), è lecito sperare un contributo efficace alla civiltà dell'amore: di un amore che ha la sua prima espressione nella famiglia, dove si vive come un solo cuore e una sola anima (cfr Ac 2,44); di un amore che è come il vino nuovo per la vocazione degli sposi: se tutti sono coinvolti nell'amore, alimentato nella conversazione con Dio e rivestito di misericordia, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di pazienza (cfr Col 3,12) esisterà anche una gioia serena, profonda e matura.

Si può dire pertanto che "fin dal principio" e più ancora in conformità con il messaggio di Cristo, la famiglia è stata voluta da Dio per essere radicalmente una comunità al servizio dell'amore e della vita. Questo e non un altro, è bene ripeterlo, è il piano di Dio, che la Chiesa rispetta e obbedisce, cercando con tutti i mezzi di rafforzare l'amore e l'unità della famiglia al servizio della vita, della società e soprattutto della dignità degli sposi e dei loro figli. Come ho già detto nella mia esortazione apostolica sulla missione della famiglia cristiana nel mondo, la famiglia è inserita in modo tale nel mistero della Chiesa che partecipa alla sua maniera, come comunità intima di vita e di amore, alla missione di salvezza che è propria della Chiesa (FC 49-50). A loro volta il matrimonio e la famiglia cristiana adempiono meravigliosamente al disegno di Dio, quando si adoperano essi stessi a seminare e a coltivare i valori del Vangelo. Il focolare domestico, la famiglia - Chiesa domestica - deve essere altresi evangelizzatrice. Infatti, gli sposi cristiani, col battesimo, la cresima e per mezzo della forza sacramentale del matrimonio, devono trasmettere la fede e dare alla società i valori che la trasformano secondo il piano di Dio. Convinti che Cristo è presente nella famiglia, debbono essere i più idonei evangelizzatori dei propri figli, ai quali trasmetteranno la propria esperienza di fede con la parola, ma soprattutto con la testimonianza quotidiana della loro vita di sposi, di membri della Chiesa e della società.

Padri di famiglia, voi dovete essere anche i primi catechisti ed educatori dei vostri figli nell'amore. Se non si insegna ad amare e a pregare in famiglia, difficilmente poi si potrà colmare questo vuoto. La vita e la fede dei vostri figli sono tesori incalcolabili che il Signore ha messo nelle vostre mani responsabili. Mostrate loro il cammino del bene, e accompagnateli perché nei momenti di difficoltà o di crisi la vostra fermezza nella fede, la vostra testimonianza cristiana sia per loro il riferimento obbligato che ravvivi la fiamma della loro fede e l'amore che avete seminato nei loro cuori. L'evangelizzazione e la catechesi che gli sposi svolgono in seno alla famiglia devono diventare comunione ecclesiale. I padri di famiglia hanno diritto e attendono a giusto titolo retti orientamenti dei loro pastori nelle loro parrocchie e comunità mediante la predicazione ed un'autentica catechesi cristiana.


5. Quanto abbiamo appena detto a proposito dell'ambito familiare dobbiamo riferirlo pure, di conseguenza a tutte le altre forme di coesistenza e di convivenza tra gli uomini. Quando l'apostolo dice: "la pace di Cristo regni nei vostri cuori", queste parole dobbiamo applicarle con non minor vigore dottrinale al cuore, al nucleo di ogni associazione, movimento o istituzione, e in definitiva alla società in quanto tale. Ma non dimentichiamo che tutte queste cerchie di persone si nutrono della comunità familiare da cui scaturisce, si irrobustisce e si consolida la civiltà dell'amore. Quando l'istituzione familiare vacilla o viene meno, i vincoli della solidarietà si allentano, si alimenta la disgregazione, laddove l'armonia e la pace sono il clima più propizio per il bene comune, e in ultimo le cellule basilari della società estenderanno il loro stato patologico a tutto l'organismo sociale. Se la pace di Cristo non regna nel cuore stesso della famiglia e della società, i popoli non solo perderanno forza e vigore, ma si perderà anche il rispetto per la vita e per la dignità umana. Ho voluto ricordarlo nella mia recente enciclica "Dominum et Vivificantem" (DEV 57): "Si è rivelata sempre più a tutti la grave situazione di vaste regioni del nostro pianeta... Si tratta di problemi che non sono solo economici, ma anche e prima di tutto etici. Sennonché, sull'orizzonte della nostra epoca si addensano "segni di morte" anche più cupi; si è diffuso il costume... di togliere la vita agli esseri umani prima ancora della loro nascita o anche prima che siano arrivati al naturale traguardo della morte".

Madri colombiane! Sposi responsabili! Difendete sempre la vita.

Ricordate come Gesù volle essere riconosciuto da Giovanni Battista quando era ancora nel ventre materno, si rallegro e sussulto di gioia dinanzi alla sua presenza nel seno verginale di Maria. Sposi e padri di famiglia, difendere la dignità dell'amore è difendere la società. Minacciano la famiglia le ideologie e le istituzioni che a livello psicologico o con qualsiasi altra forma di coazione spingono la coppia e inducono le persone a distruggere le fonti della vita e a negare di accogliere con amore una nuova esistenza. La paternità e la maternità responsabili sono prova di amore e di servizio alla pace e alla vita.


6. Amatissimi colombiani, se non ci decidiamo a estirpare dai nostri cuori queste spine pungenti, che soffocano nel suo germe il dinamismo della vita, della cultura e della civiltà, la nostra società, l'umanità intera, arriverà a una progressiva atrofizzazione della coscienza di tutti i suoi membri e delle sue istituzioni, abbagliati da ingannevoli modernismi a falsi progressi che negano la verità sull'uomo e tendono a vedere in Dio un ostacolo e non la fonte della liberazione, la pienezza del bene. Ecco la falsa libertà che invece di costruire la pace e la civiltà dell'amore genera solo amarezza e desolazione (cfr DEV 37-38).


7. La pace nei cuori fa parte del regno di Cristo, che è anche supremazia della verità e della giustizia; pace nei cuori che è anche amore sociale, quando consegue efficacemente la concordia tra le persone, le famiglie e le istituzioni.

Uomini e donne che mi ascoltate: tutti insieme componete la grande famiglia colombiana, desiderosa di conseguire e usufruire di questo bene insostituibile, condizione indispensabile per difendere e promuovere la vita a tutti i livelli. Questa cara comunità ama - lo so bene - dal più profondo del suo cuore la pace, immagine ed effetto della pace di Cristo, e si sacrifica per lei.

E' questa un'aspirazione e una missione che non deve affievolirsi nel vostro animo, neppure in momenti di inquietudine, di turbamento o di minaccia per l'ordine sociale, internazionale o mondiale. Si possono affidare giudiziosamente - mi chiedo - il bene degli uomini e dei popoli, il progresso della civiltà, a iniziative di individui o di gruppi organizzati che, ad esempio, pretendano di instaurare sistemi o ideologie che tollerano la violenza, perturbano sistematicamente l'equilibrio sociale con mezzi sovversivi, o anche pretendano di risolvere le situazioni critiche attraverso le vie sbrigative del terrorismo o della guerriglia? Mi risulta, miei diletti, che il vostro cuore non e stato, non è totalmente estraneo a queste inquietudini; ma altrettanto certo è che, grazie alla guida sapiente dei vostri pastori e all'azione paziente e costante dei responsabili dell'amministrazione pubblica - gli uni e gli altri, nel proprio rispettivo campo - sono andati svolgendo sempre più i loro urgenti compiti, orientati rispettivamente a estendere il regno di Cristo e a "creare un ordine politico, sociale ed economico che serva meglio l'uomo e aiuti le persone e i gruppi ad affermare e a sviluppare la propria dignità" (GS 9).

"La parola di Cristo dimori tra voi abbondantemente" (Col 3,16). Si. La parola di Cristo è ricca. Serve alla costruzione e non alla distruzione. Serve alla giustizia, all'amore, alla pace e non all'odio. Instaura e rafforza i vincoli tra gli uomini e non scava abissi tra di loro. Promuove l'unione e non la discordia. Preghiamo affinché questa parola di salvezza "dimori" in voi abbondantemente: nelle vostre famiglie, nelle vostre comunità, in tutte le genti che popolano la Patria colombiana, in tutta l'umanità. Possa dimorare in voi questa parola di salvezza! Che sia viva e operante! Che costruisca la civiltà dell'amore! Amati fratelli e sorelle: "Tutto quello che fate in parole e opere, tutto si compia nel nome del Signore Gesù, rendendo per mezzo di lui grazie a Dio Padre" (Col 3,17). Amen.

Data: 1986-07-04 Venerdi 4 Luglio 1986




Ai bambini colombiani - Seminario di Cali (Colombia)

Siate piccoli-grandi collaboratori nel diffondere il Vangelo


Carissimi bambini della Colombia. Amate il Signore? Amate la santissima Vergine, nostra Madre? Amate la Chiesa cattolica? Amate il vostro prossimo? Sono molto contento di avere questo incontro con voi, che rappresentate tante migliaia di bambini colombiani e, in modo particolare, quelli che appartengono all'Infanzia Missionaria. La gioia che avete manifestato nell'accogliermi dimostra chiaramente con quanto entusiasmo e quanta gioia avete atteso questo momento. Non è così? Anch'io ho atteso e desiderato questo momento per stare con voi. A Roma, dove vivo abitualmente, l'incontro con i bambini nelle mie visite alle parrocchie è sempre un momento di intima gioia per me.

Bambini di Colombia, la vostra presenza nella Chiesa è importante. Come sarebbe triste una Chiesa fatta soltanto di persone adulte! Quanto vuoto si sentirebbe nelle parrocchie e nelle comunità ecclesiali senza i bambini che frequentano la catechesi, che cantano nelle celebrazioni e fanno sentire che la Chiesa è una vera famiglia, nella quale tutti - piccoli e grandi - sono figli di Dio! perciò il Signore, come sappiamo dai racconti del Vangelo, volle avere vicino a sé i bambini: "Lasciate che i bambini vengano a me, perché di questi è il regno dei cieli" (cfr Mt 19,14). Si, certamente, voi siete gli amici di Gesù, quindi siete pure gli amici di Papa Giovanni Paolo II. Cari bambini di Colombia, voi rappresentate tutti i milioni di bambini della vostra età, e specialmente quelli che appartengono all'Infanzia Missionaria.

E' una gioia per il Papa sapere che collaborate con lui a questa opera missionaria che Gesù gli ha affidato per portare il Vangelo a tutto il mondo. Si, siete i miei collaboratori, i miei piccoli-grandi collaboratori nella diffusione del Vangelo.

Collaborate con me perché vi unite alle intenzioni missionarie del Papa; prima di tutto con la preghiera; poi con il buon comportamento nelle vostre case e coi vostri compagni; e anche con le offerte per le missioni, che sono frutto di privazioni e di sacrifici. Dove voi non potete giungere con la vostra parola, giungete con la vostra preghiera e coi vostri sacrifici. Si. Questo è ciò che io attendo da voi e da tutti i bambini di Colombia.

Voi mi accompagnerete con la vostra preghiera e io da parte mia portero il vostro saluto, i vostri desideri di pace e di fraternità a tutti i bambini che continuamente incontro nei miei viaggi apostolici. Siete d'accordo? così formeremo una catena di amore e di fraternità che unisce tutte le persone e lavoreremo per la pace, quella pace alla quale tutti aspirano. Voi sapete che, disgraziatamente, tanti bambini come voi vivono il dolore della guerra, l'oppressione della fame, la solitudine dell'essere orfani...

E molti, soprattutto, non conoscono Gesù, non sanno che hanno nella Vergine Maria una Madre che veglia per noi come veglio per suo figlio Gesù quando era bambino.

Anche per essi c'è la parola del Vangelo e la famiglia universale della Chiesa, nella quale voi vi sentite come nella vostra propria casa. Cari bambini, avete detto che amate Gesù, vostro amico. Amatelo quindi sempre di più. Crescete come lui in età, in sapienza e in grazia (cfr Lc 2,40).

Dite con le vostre parole, coi vostri canti, con la vostra vita che egli è vivo, che è presente nella Chiesa. Avete detto che amate la Vergine Maria. Invocatela quindi sempre con amore recitandole il santo Rosario. Avete detto che amate la Chiesa. Amatela pertanto ogni giorno di più e restate sempre uniti ad essa; chiedete al Signore l'aumento delle vocazioni sacerdotali e religiose. Pregate tutti i giorni per i missionari e le missionarie. Il Papa vi ama tanto, cari bambini colombiani, che non vorrebbe andarsene più, vorrebbe restare sempre con voi. Ma voi già sapete che tutti siamo uniti in Gesù e nella Chiesa, che nessuna distanza ci può separare. Pregate per me e io preghero per voi. Ricevete la mia benedizione apostolica, che di cuore estendo alle vostre famiglie, all'Infanzia Missionaria e a tutti i bambini della Colombia.

Data: 1986-07-04 Venerdi 4 Luglio 1986




Per le vittime del vulcano Nevado del Ruiz (14 novembre 1985) - Chinchina (Columbia)

O Signore, il tuo amore sia più forte della morte



1. Padre misericordioso, signore della vita e della morte. Il nostro destino è nelle tue mani. Guardaci con bontà e guida la nostra esistenza con la tua Provvidenza, piena di sapienza e di amore. Dinanzi alle forze della natura che qui sono scatenate ci siamo sentiti abbandonati. perciò, Padre, ci rivolgiamo a te.


2. Ravviva in noi, o Signore, la luce della fede affinché accettiamo il mistero di questo intenso dolore, e crediamo che il tuo amore è più forte della morte. Guarda, o Signore, con bontà l'afflizione di coloro che piangono la morte di persone care: figli, padri, fratelli, parenti, amici. Sentano essi la presenza di Cristo che consolo la vedova di Nain e le sorelle di Lazzaro, perché egli è la risurrezione e la vita. Trovino il conforto dello Spirito, la ricchezza del tuo amore, la speranza della tua provvidenza che apre sentieri di rinnovamento spirituale e assicura a quelli che lo amano un futuro migliore.


3. Aiutaci a imparare da questo mistero di dolore che siamo pellegrini sulla terra, che dobbiamo essere sempre preparati, perché la morte può giungere all'improvviso. Ricordaci che dobbiamo seminare sulla terra ciò che raccoglieremo moltiplicato nella gloria, affinché viviamo guardando sempre a te, Padre e Giudice dei vivi e dei morti, che alla fine ci giudicherai nell'amore.


4. Ti ringraziamo, Padre, perché nella fede il dolore ci avvicina di più a te, e in esso cresce la fratellanza e la solidarietà di tutti coloro che aprono il cuore al prossimo bisognoso. Da questo luogo che conserva i resti mortali di tanti nostri fratelli ascolta la nostra preghiera: "Da' loro, o Signore, il riposo eterno e risplenda per essi la luce perpetua. Riposino in pace". E a noi che continuiamo a vivere, pellegrini in questa valle di lacrime, dà la speranza di riunirci a te, casa paterna, dove tuo Figlio Gesù ci ha preparato un posto e la Vergine Maria ci guida verso la comunione dei Santi. Amen.

Data: 1986-07-05 Sabato 5 Luglio 1986




Incontro con i terremotati - Chinchina (Columbia)

La Chiesa tutta è presente con me in mezzo a voi


Miei amati figli in Cristo Signore.


1. Questo incontro coni disastrati della tragedia provocata dal vulcano Nevado del Ruiz, è per me particolarmente commovente. Come il samaritano del Vangelo mi avvicino al mondo della sofferenza, dove Gesù è presente in modo particolare; perciò la Chiesa tutta vuole anche rendersi presente con me in mezzo a voi con la sua parola di conforto e di speranza, con la sua materna carità e anche, nell'ambito delle sue possibilità, col suo generoso aiuto. Qui, nella vostra terra, segnata dalla croce di Cristo, voglio salutare e manifestare la mia solidarietà, la solidarietà di tutto il popolo di Dio, verso le persone e le famiglie che hanno sofferto la tragica morte dei loro cari, così come ai sopravvissuti che sopportano la solitudine, l'abbandono, la povertà. Nel condividere, come padre e pastore, la vostra pena, vi invito a trasformare così grandi sofferenze in un atto redentore, associandovi alla passione del Signore, con chiara coscienza del senso cristiano e del valore salvifico del dolore.


2. Saluto il signor presidente della Repubblica, la cui presenza in questa circostanza testimonia ancora una volta del suo interesse per i disastrati. Saluto anche il signor governatore e le altre autorità civili e militari; essi, come molti altri generosi cittadini, si sono tutti prodigati nel soccorrere le vittime, superando grandi difficoltà. Saluto fraternamente il pastore di questa Chiesa locale, il signor arcivescovo di Manizales, il suo presbiterio, i religiosi, le religiose e gli apostoli laici che con grande senso evangelico sono sempre disposti a soccorrere, amare e esercitare la carità, seminando la bontà e facendo il bene. Il Signore premi tutte le vostre pene, particolarmente quelle più segrete, quelle meno conosciute, che sono a volte le più meritorie ed efficaci.

Nell'ora della tragedia ho voluto inviare il mio contributo a favore dei disastrati e per il lavoro di ricupero. Profitto oggi di questa occasione per manifestare la mia soddisfazione per la ammirevole solidarietà universalmente dimostrata da tante persone e istituzioni. Benedico di tutto cuore le opere che si stanno realizzando per riparare le conseguenze di così dolorosa calamità.


3. So, d'altra parte, che vi è preoccupazione, inquietudine e perfino angoscia dinanzi al pericolo che sopravvengano nuove catastrofi. Alla desiderabile e opportuna previsione, alla necessaria prudenza dinanzi al rischio e alle efficaci precauzioni, bisogna unire una grande fiducia in Dio, nostro Padre. Come discepoli di Cristo, dobbiamo saper cogliere e leggere il senso che hanno per noi tutti gli avvenimenti, anche quelli più tristi, nei quali è sempre presente una chiamata del Signore in relazione al rinnovamento e alla conversione.


4. Guardando verso la città di Manizales, posta sulla montagna, penso alla sua origine cristiana e alla sua tradizione culturale, che le conferiscono una vocazione e un'altezza morale e spirituale per irradiare agli altri la luce che promana dalla sua vigorosa eredità di fede. Bisogna guardare al passato non solamente per vivere delle sue glorie, ma anche per trovare nelle proprie radici le risposte adeguate alle sfide della storia, per affrontare e superare con buona preparazione religiosa e morale, con maturità e coraggio, le lusinghe del materialismo e dell'edonismo, i pericoli del secolarismo e delle ideologie che seminano la divisione e l'odio e che fanno perdere all'uomo di oggi il senso di Dio e il senso del peccato. Difendete la famiglia dalla dissoluzione e dalle contaminazioni che la minacciano; difendete la gioventù affinché si mantenga sana, generosa e aperta a Cristo, in modo da essere veramente sangue nuovo per forgiare le nuove generazioni e dar vita a un avvenire migliore, nel quale domini la civiltà della pace, della solidarietà e dell'amore. Queste terre, grazie a Dio, hanno nella coltivazione del caffè una delle grandi risorse dell'economia nazionale, un elemento fondamentale dell'agricoltura.

Mettete quindi il maggior impegno nel difendere, organizzare e promuovere questo settore, affinché sia fonte di benessere collettivo e di progresso umano; e perché, al di fuori di qualsiasi sfruttamento di persone o egemonia di gruppi, risulti a beneficio di tutti, secondo i postulati della desiderata giustizia sociale, che la Chiesa propone e propugna alla luce del Vangelo.

Amati figli di Chinchina e Villamaria: Coraggio e fiducia! Cari abitanti di Caldas e di Manizales: Sempre avanti! Continuate a far grande la patria con i più genuini valori umani e cristiani, secondo l'esempio dei vostri padri, per rendere credibile il presente e illuminare il futuro. In questo Anno mariano nazionale, come pegno del mio cordiale affetto e come segno di speranza per il futuro, vi lascio l'immagine incoronata di Nostra Madre del Rosario, perché ella ottenga dal suo divin Figlio per tutta questa bella regione e per questo nobile popolo di Caldas che la onora e venera con amore, pace piena, crescente benessere, fede incrollabile e coerente vita cristiana.

E ora, come figli che ripongono tutta la fiducia nel loro Padre, rivolgiamo a Dio la nostra fervente preghiera.

Data: 1986-07-05 Sabato 5 Luglio 1986





GPII 1986 Insegnamenti - Omelia alla concelebrazione per le famiglie - Cali (Columbia)