GPII 1986 Insegnamenti - Messa per un gruppo di polacchi - Castel Gandolfo (Roma)

Messa per un gruppo di polacchi - Castel Gandolfo (Roma)

Ricordato l'anniversario della seconda guerra mondiale


Cari fratelli e sorelle. Preghiamo insieme in questo giorno tanto eloquente per la storia della nostra Patria: il 1° settembre. Ricordiamo l'inizio della guerra, dell'aggressione alla nostra Patria, ricordiamo l'inizio della seconda guerra mondiale. Ricordiamo tutte le vittime che essa ha causato tra i nostri connazionali, tra le genti degli altri popoli, le vittime del popolo ebraico, che fu provato in modo particolare durante la seconda guerra mondiale. Portiamo tutte queste vittime della guerra per offrirle in sacrificio, uniamole al sacrificio di Cristo. E preghiamo per la pace, per la pace giusta. Una delle prime conseguenze della seconda guerra mondiale fu la Carta dei diritti dell'uomo. Alla luce delle terribili esperienze di questa guerra si giunse a capire che il problema fondamentale è l'uomo, la sua dignità, i suoi diritti. La condizione fondamentale di qualsiasi pace, interna e internazionale, è il rispetto di questi diritti dell'uomo e, dunque, il rispetto dei diritti di una nazione, poiché i diritti della nazione sono radicati in quelli dell'uomo e, viceversa, i diritti dell'uomo sono radicati in quelli della nazione.

Sappiamo che la seconda guerra mondiale, iniziata il 1° settembre 1939, ci ha portato la sconfitta. Ci siamo piegati dinanzi a forze superiori, che ci hanno attaccato da Occidente e, successivamente, anche da Oriente. Siamo stati vinti, ma nello stesso tempo da questa sconfitta abbiamo ricavato la coscienza di una vittoria morale, perché in un periodo di così grande minaccia all'ordine internazionale, all'ordine morale, siamo stati capaci per primi di dire no, di opporci fino a pagare il tributo della sconfitta; siamo stati capaci di opporci alla totale distruzione dell'ordine internazionale. Ed è doveroso tener presente anche questo. La ricorrenza del 1° settembre parla di questa particolare testimonianza data dalla nazione polacca alle nazioni dell'Europa e del mondo in difesa della giustizia, iniziando la legittima guerra di difesa poiché era stata ingiustamente aggredita. Ha reso testimonianza alle esigenze di verità e di giustizia nella vita internazionale. E questa è una vittoria morale. A quanti sono stati vittime, soldati, prigionieri di questa seconda guerra mondiale, a tutti costoro pensiamo oggi come protagonisti non della sconfitta, ma della vittoria, della vittoria morale. Desideriamo costantemente rivivere questa vittoria costruendo ed esigendo la costruzione del mondo, e, prima di tutto, della vita della nostra patria basata sui diritti della nazione che sono i diritti dell'uomo e sui diritti dell'uomo che diventano i diritti della nazione.

E lo abbiamo chiesto nel modo più fervente, nella preghiera comune di questo santo sacrificio. Ora reciteremo l'ultima orazione alla patrona del giorno (beata Bronislava) e poi riceverete la benedizione che impartiro a voi qui riuniti e che estendero a tutti i connazionali in Patria, a quelli che vivono fuori dalla Polonia e a tutti gli uomini. In particolare ricevano la mia benedizione tutti quelli che, oggi, iniziano il nuovo anno scolastico.

Data: 1986-09-01 Lunedi 1 Settembre 1986









Alla popolazione Valdostana - piazza Chanoux (Aosta)

Le montagne v'ispirino a far salire le aspirazioni dell'anima


Signor Ministro, Signor Sindaco, fratelli e sorelle di Aosta,


1. A tutti ed a ciascuno il mio saluto cordiale. A voi cari abitanti della città, ed a quanti sono qui convenuti dalle loro varie località della Valle, voglio dire la mia gioia per questo incontro che mi consente di prendere contatto con una popolazione dalle antiche e nobili tradizioni. Vi sono grato per la vostra accoglienza, assicurandovi che vi sento tutti vicini al mio cuore ed alla mia sollecitudine pastorale.

Ringrazio per la loro gentilezza anzitutto le Autorità che sono venute a ricevermi: il Signor Ministro, che ha parlato a nome del Governo; il Presidente della Regione, che mi ha presentato il saluto della Valle; il Signor Sindaco, che mi ha rivolto parole così vibranti a nome dell'intera cittadinanza. Sono lieto di trovarmi qui, oggi, tra voi, in questi luoghi stupendi cantati dai poeti, in mezzo a una popolazione forte e coraggiosa che, con l'influsso dell'ambiente, si è costruita un carattere dalla spiccata personalità fatta di amore alla bellezza della natura, di rispetto e di spontanea solidarietà per l'uomo e soprattutto di attaccamento alla fede del Vangelo.


2. Nel metter piede in questi luoghi, colpisce subito la costatazione di trovarsi in un posto privilegiato, che in breve spazio di terra raccoglie scenari di così grande bellezza: catene di monti, nevi, ghiacciai, fiumi, prati, fondovalli. Dal punto di vista delle dimensioni geografiche, la Val d'Aosta risulta la più piccola Regione d'Italia, ma in essa si affacciano le cime più alte d'Europa.

E' un palcoscenico naturale, il più adatto ad elevare irresistibilmente l'anima in alto, per portarla alla contemplazione dell'Invisibile, che è lo stesso Autore delle bellezze della natura. Si comprende come i vostri antenati, il popolo che sta alla origine della vostra antica storia, e sul loro esempio anche voi abbiate difeso la vostra autonomia tenacemente, e a lungo, nel timore che venisse intaccata nella sua integrale autenticità. Ed oggi, quando si avverte in maniera più acuta il problema ecologico, per salvare la natura dai pericoli crescenti dell'inquinamento, questo lembo di terra costituisce insieme un modello a cui guardare e un'oasi in cui ritemprare lo spirito. Gli uomini del mondo contemporaneo, minacciati dall'invasione del rumore, dello smog, dalle distrazioni della società industrializzata e secolarizzante, corrono qui a rigenerare le loro forze fisiche, a cimentarsi in un modo o nell'altro con la montagna per salire ancora più in alto con le aspirazioni dell'anima.


3. Ma la vostra Valle, lanciata in verticale per la realtà della natura alpestre, non ha dimenticato la dimensione orizzontale delle relazioni umane. Se sotto il profilo geografico appare una conca chiusa, per volontà degli uomini essa è divenuta socialmente aperta, anzi luogo di raccordo e passaggio obbligato di paesi che si trovano nel cuore del continente. così l'autonomia non è stata occasione di cedimenti alla tentazione dell'isolamento. Già gli antichi romani avevano costruito qui non solo un fortilizio di difesa, ma anche una strada di grande collegamento. Ed i Valdostani del profondo Medio Evo, avendo capito l'importanza dei valichi alpini, li hanno protetti, per garantire il libero passaggio dei pellegrini e difenderli dalle minacce della montagna, degli animali e degli uomini. La tecnica moderna, infine, ha potuto realizzare di più, ed ecco le autostrade, i viadotti ed i trafori. Oggi voi formate una sola comunità nella quale vivono in armonia popolazioni di lingua francese e di lingua italiana; lo statuto speciale della Regione favorisce la loro intesa. La valle divenuta una zona di turismo molto attiva nella quale uomini e donne di tutte le età si trovano a proprio agio.

Persone molto differenti per educazione, lingua, storia e costumi vivono insieme per un certo tempo, avvicinati gli uni gli altri dal sentimento che i beni della natura appartengono a tutti. Il fatto di goderne liberamente in un clima disteso favorisce l'espansione interiore dell'individuo e nello stesso tempo la comprensione ed il rispetto reciproci. così le vostre valli, piacevoli luoghi di soggiorno, costituiscono un crogiolo in cui uomini venuti da orizzonti lontani imparano a sentirsi vicini gli uni agli altri. Cari fratelli e sorelle i valori che ho appena menzionato non sono solo valori umani, sociali, civili; sono anche profondamente religiosi: possiamo anche dire che sono specificatamente cristiani, poiché l'azione costante della Chiesa ha confermato loro un carattere evangelico.


4. Nella circostanza nella quale ci troviamo, non posso dimenticare la figura di un santo canonico ed arcidiacono d'Aosta, San Bernardo di Mentone: verso l'anno mille, ha fomdato le chiese e gli ospizi che portano ora il suo nome e che sono conosciuti nel mondo intero. Non diciamo nel linguaggio corrente un vero "san Bernardo" quando vogliamo parlare di qualcuno che porta soccorso con coraggio a dei fratelli in pericolo? E noi sappiamo che l'opera di questo santo fondatore è continuata dai canonaci regolari della Congregazione del Gran San Bernardo. Sono felice di poterli salutare in questo luogo. San Bernardo di Mentone è stato anche proclamato nel 1923 santo patrono degli alpinisti e degli abitanti della montagna, dal mio predecessore Papa Pio XI, anch'egli familiare con la montagna e con l'alpinismo. Mi è gradito salutare qui coloro che si dedicano a questo sport accettando le esigenze che esso richiede, qualità molto aprezzabili come tenacia, padronanza di sè, solidarietà nelle cordate e gusto della scoperta delle cime.


5. La vostra identità umana e sociale non si può scindere dall'adesione alla fede rivelata da Dio, offerta agli uomini come il dono più grande. A voi, in questa Valle, il Vangelo è giunto fin dalle prime generazioni cristiane, facilitato dalla grande strada di scorrimento, che collegava i centri di vive comunità cattoliche, come Milano e Lione. Quando Aosta fu eretta diocesi, vi troviamo già grandi figure di Santi e di uomini della Chiesa, nati tra voi, espressione della vostra cultura, che vi hanno aiutato a crescere in umanità. Da san Eustasio, vostro primo Vescovo, a san Grato, patrono della Diocesi, di cui ricorre domani la festa, fino al più illustre dei personaggi Valdostani, sant'Anselmo, uno dei luminari della teologia, al cui nome resta legato quello di Aosta, sua città natale, anche se fu Arcivescovo di Canterbury, centro religioso d'Inghilterra. Ma le personalità insigni sono molte altre ancora. Sono uomini che voi avete donato alla Chiesa, ma che anche la Chiesa ha donato a voi, perché non sia mai dimenticato il principio che quanto si dona con generosità a Dio non lo si perde ma lo si ritrova centuplicato.


6. Il pensiero del passato, delle sue ricchezze spirituali e culturali, delle sue vicende storiche non mi fa certo dimenticare i problemi del presente. In particolare, so che un certo numero di lavoratori della Regione stanno vivendo momenti di ansia per la precarietà della loro occupazione. Cari lavoratori, mentre vi esorto a confidare nella divina Provvidenza, confido che i responsabili sappiano trovare le soluzioni adatte per ovviare ad una situazione che tanto vi preoccupa. Sappiate che vi sono vicino con l'affetto e con la preghiera, come segno della presenza consolatrice di Cristo e dell'attenzione della Chiesa, la quale è sempre accanto a chi è nell'angustia, per incoraggiare nel presente e sostenere la speranza in un futuro sereno.


7. So che la vostra Valle, è rimasta sempre legata alla Chiesa cattolica. Nel 1536, in un momento di grande turbamento religioso, l'Assemblea generale della Valle prese all'unanimità la decisione di rimanere fedele alla religione dei padri. Ebbene questo è il mio augurio per voi. Rimanere voi stessi, crescendo nella verità di Dio. Come nel passato, la vostra fede è stata uno stimolo ad aprirvi alla dimensione sociale, così oggi fate in modo che la dimensione orizzontale non sia per voi una tentazione per chiudervi alla dimensione dello spirito. Guardando le cime dei vostri monti, spingetevi con cuore ancor più su.

Vi benedico tutti di cuore.

Data: 1986-09-06 Sabato 6 Settembre 1986




All'incontro con gli ammalati dopo il rosario (Aosta)

"Nulla va perso del vostro dolore"


Carissimi ammalati!


1. All'inizio della mia visita pastorale alla città e alla diocesi di Aosta, ho desiderato recitare con voi il santo Rosario in questo primo sabato di settembre.

Sono perciò molto lieto di incontrare, prima di tutti, voi e di rivolgervi il mio affettuoso saluto. Il mese appena iniziato è caratterizzato in modo particolare da alcune solenni festività della Vergine santissima: la Natività di Maria, il suo Nome glorioso e l'Addolorata. Inoltre, ogni sabato è una giornata "mariana", specialmente il primo sabato di ogni mese, che è dedicato al Cuore Immacolato di Maria, per la salvezza delle anime e per la vera pace nel mondo. Secondo il desiderio della nostra Madre celeste, noi esprimiamo il nostro amore e la nostra confidenza verso di lei mediante il Rosario. E perciò tutti esorto a continuare nella recita quotidiana di questa meravigliosa preghiera, che è di grande aiuto nella nostra vita spirituale. Infatti il Rosario, con la meditazione dei "misteri" e con la fiduciosa invocazione della sua materna protezione in vita e in morte, ci conforta nell'impegno di esemplare la nostra vita di cristiani su quella di Gesù e di Maria, ci invita a imitarli con l'aiuto della grazia di Dio e ci stimola all'esercizio di tutte le virtù, specialmente della carità fraterna. Immenso davvero è il beneficio del Rosario nella spiritualità di ogni persona, nell'ambito della famiglia e anche dell'ambiente sociale ed ecclesiale di ogni parrocchia. Cari ammalati e cari fedeli! Il Rosario vi accompagni ogni giorno per corrispondere così al desiderio della Madonna, come hanno fatto i santi!


2. Insieme con i vostri amici e parenti, che si curano di voi con amorevole dedizione, chiedo per voi alla Vergine santissima il grande dono della guarigione e la forza della rassegnazione alla volontà di Dio. Gesù, che dice "Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorero" (Mt 11,28) sia per voi sempre sorgente di consolazione e di sostegno: abbandonatevi a lui con totale fiducia, convinti che nulla va perso del vostro dolore. Profondamente radicati nella fede in Cristo e nella realtà della sua presenza in chi soffre, non venga mai meno il vostro coraggio! Comprenderemo in cielo il valore della sofferenza umana nel disegno della Provvidenza per la realizzazione della "storia della salvezza".


3. Desidero infine raccomandare alla vostra preghiera e alle vostre intenzioni tutte le necessità della Chiesa. Il vostro apostolato di preghiera e di sofferenza è certamente indispensabile per il bene della Chiesa: anche voi siete in prima linea nel sostenere la sua opera di evangelizzazione, di conversione e di santificazione del mondo. Cari ammalati! Vi affido pertanto il compito di pregare per la Chiesa, per il Papa, per le vocazioni sacerdotali e religiose, e anche per l'iniziativa spirituale per la pace nel mondo, che avrà luogo ad Assisi il 27 ottobre prossimo.

E vi sia di conforto la mia benedizione, che imparto di gran cuore a voi e a quanti vi amano e vi aiutano.

Data: 1986-09-06 Sabato 6 Settembre 1986




Con gli allievi della Scuola Militare Alpina - Aosta

Pace e solidarietà umana, impegni della condizione militare


Illustri signori, carissimi giovani allievi della Scuola Militare Alpina. Sono lieto d'incontrarvi e di manifestarvi la mia sincera simpatia e gratitudine per la vostra cortese accoglienza. Rivolgo il mio saluto anzitutto al signor ministro della Difesa, l'onorevole senatore Giovanni Spadolini, al capo di Stato Maggiore, generale Poli, al generale comandante della Scuola, a tutti i signori ufficiali, sottufficiali, istruttori. Un saluto particolare va poi all'ordinario militare mons. Bonicelli e al cappellano addetto alla vostra assistenza religiosa.


1. Nel mio viaggio pastorale in Val d'Aosta, ho accolto volentieri l'invito per una visita a questa scuola, una delle istituzioni più caratteristiche della città.

Mi compiaccio, anzitutto, perché essa vanta in Europa e nel mondo come scuola specializzata circa le attività alpinistiche, per la modernità degli insegnamenti impartiti, per le affermazioni nel campo dello sci alpinistico e agonistico, per la fama conquistata in complesse iniziative tecniche di strategia d'alta montagna, e inoltre in ardimentose e generose imprese di soccorso spesso realizzate. Voi siete, dunque, o volete divenire degli esperti della montagna, sotto ogni punto di vista. Il mio predecessore Pio XI affermo, proprio nel messaggio inviato alla vostra scuola nel 1933, che "Grande maestra è la nostra montagna: insegna il prudente coraggio, sorregge l'intelligente sforzo al raggiungimento di altissime mete, avvicina a Dio e ne rivela come poche altre creature la maestà, la bellezza, la provvida potenza". Anch'io vi invito, dunque, a raccogliere la grande lezione della montagna e applicarla alla vita, per affrontare, con le leggi dell'impegno che sono rigorosamente richieste nell'ambiente alpino, le responsabilità che vi attendono.


2. La prima vostra responsabilità si chiama impegno di pace. La condizione militare ha il suo fondamento morale nell'esigenza di difendere i beni spirituali e materiali della comunità nazionale, della Patria. Questa difesa, garante del bene comune di un popolo, è un presupposto della pace e della concordia tra le nazioni. Certamente occorrerà, come ricordava il mio predecessore Giovanni XXIII, vedere i problemi dei rapporti tra le nazioni e quelli della difesa con mentalità rinnovata, a motivo dell'evoluzione tecnologica che obbliga a esaminare le questioni con aggiornata prudenza; ma rimane il fatto che c'è bisogno di garantirsi da quelle tentazioni di aggressione, di ingiustizia e di violenza che spesso allettano e alterano lo spirito dell'uomo. Esiste, infatti, una situazione di peccato nell'umanità, che si annida nel cuore delle persone e tenta di incidersi a fondo nei vari strati della società. In questo contesto la difesa è prudenza, è diritto, è dovere che impegna gli uomini a una continua vigilanza, interiore ed esterna, per prevenire lo scatenarsi dell'odio e della guerra.

Occorre saper gettare ponti di comprensione, di amore, di intensa umanità dovunque vi sia possibilità di accoglienza; e la vita militare può servire anche a questo se il cristiano, con realismo attento alle condizioni in cui vive, sa esaminare ogni giorno l'ideale della beatitudine della pace, annuncio del regno di Dio.

Siate dunque convinti, cari alpini, di svolgere un compito di pace.

Incominciate da voi stessi, impegnandovi ad essere onesti, giusti, premurosi servitori dei più deboli, all'interno e all'esterno delle vostre caserme. Potrete così introdurre, nel tessuto della vita sociale, i germi di un nuovo ordine, fondato sulla giustizia, sul rispetto, sulla bontà. La pace non è un'utopia quando ci sono uomini che operano con responsabilità e con sincera testimonianza, pagando di persona per il suo raggiungimento.


3. In questo dialogo ideale, consentite che vi rivolga una esortazione ancor più diretta. Voi siete giovani alpini e domani sarete giovani ufficiali. Provenite da regioni dove le montagne non sono soltanto uno sfondo panoramico ineguagliabile, ma un riferimento a una vita spesse volte dura, che esige costanza e sacrificio.

Quando si sale sulla montagna, per bella che essa sia, la fatica non manca, occorre accontentarsi dell'essenziale, ci si sottomette a una disciplina che dà un carattere incomparabile alla personalità. Siate consapevoli di queste possibilità che sia la vostra provenienza che l'addestramento del servizio vi offrono. In una società permissiva come la nostra bisogna recuperare un po' di queste virtù che potremmo chiamare alpine.

Senza di esse il rischio del futuro è maggiore. La vostra testimonianza di lealtà, di solidarietà, di costanza, può diventare un messaggio per tutti i giovani.

Domani, cari alpini, voi sarete ufficiali. A voi sarà affidata una responsabilità di mezzi, di strutture, ma più ancora di uomini. Giovani come voi, ma spesse volte, come sappiamo, incerti e fragili, essi devono trovare in voi non solo il responsabile capace di imporre una disciplina, ma un esempio vissuto di coerenza, di comprensione, di disponibilità. Molti drammi che sconvolgono i giovani si giocano li. Nessuno più di voi li può comprendere, perché siete giovani come loro; nessuno più di voi li può prevenire, perché insieme al ruolo gerarchico, voi potrete e dovrete disporre di un'autorità morale che genera fiducia ed emulazione.


4. La vostra strada deve passare per Cristo. Le leggi rigorose dell'ambiente d'alta quota vi insegnano quanto sia importante tra i monti conoscere un sentiero, scoprire un passaggio, raggiungere un appiglio o un punto di appoggio per un'ascensione in roccia. Lo stesso avviene nella vita. Cristo è il punto certo e sicuro, la luce dell'orientamento, la forza per un costante impegno e per la riuscita. Considerate i desideri più profondi del vostro cuore: troverete in essi sincera esigenza di chiarezza, di giustizia, di miglioramento.

Non si tratta di concetti vaghi e fantastici o di semplici impressioni, ma di un concreto programma. Orbene, Cristo vi propone un progetto ben alto, un punto d'arrivo che le ideologie terrene appena possono immaginare, fondato sulla sublime legge dell'amore che si dona e si sacrifica. Il progetto di Cristo è puro perché non contiene riduzioni né consente ritorni nell'egoismo e nell'egocentrismo; non comporta metodi disonesti, procedimenti indegni dell'uomo; ma esige, con severa intransigenza, come indica il Vangelo, le regole della carità e della giustizia. La strada che passa per Cristo è generosa, domanda a voi un personale impegno per il bene, il bene degli altri, che è possibile solo nella proporzione in cui ci si sa proiettare fuori di se stessi, superando ogni umano egoismo. Di queste virtù Cristo si è fatto modello: la nostra strada passa quindi, per lui. E' con questi sentimenti, pieni di fiducia e di affetto, che vi auguro di vivere ogni giorno del vostro servizio militare nella consapevolezza dei vostri doveri, ma anche dell'esaltante missione di aiutare tanti altri giovani a diventare uomini maturi, capaci cioè, da militari e da civili, di prendere in mano la propria vita.


5. Prima di chiudere il mio saluto desidero rivolgere un pensiero riverente e commosso ai caduti della montagna: alle guide, agli istruttori, agli allievi e a tutti coloro che hanno perso la vita nel compimento del faticoso lavoro dell'addestramento, nel recare soccorso ad altri fratelli o nel rischio della montagna. Di tutti voi conservate riconoscente e religiosa memoria nella cappella di questo castello. Nella preghiera li affido alla bontà di Dio per l'eterna pace del cielo. Su tutti voi invoco la protezione della Vergine Maria. Essa vi assista nelle vostre rischiose esercitazioni, vi conforti nei momenti del pericolo e della prova, vi sostenga in ogni difficile impresa. A lei affido la vostra incolumità, il vostro avvenire, i vostri migliori propositi, e ben volentieri benedico voi tutti, la vostra Scuola Alpina, le vostre famiglie, le persone che vi stanno maggiormente a cuore.

Data: 1986-09-06 Sabato 6 Settembre 1986




Alla cittadinanza - Courmayeur (Aosta)

Nuove forme di turismo per educare all'accoglienza


Carissimi fratelli e sorelle.


1. Nel ringraziare il signor sindaco per le sue cortesi parole, rivolgo il mio cordiale saluto a tutti i presenti a questo nostro incontro a Courmayeur: alle autorità e ai cittadini di questo centro alpinistico e turistico di fama internazionale per il suo diretto rapporto con il Monte Bianco, che ne è il simbolo; per gli splendidi villaggi che l'attorniano; per le straordinarie bellezze naturali che attirano folle di appassionati della montagna.

Il mio pensiero si rivolge pertanto agli abitanti di questa città, come pure a quanti qui convengono per praticare gli sport alpini. Com'è noto, queste attività non solo accrescono le capacità fisiche, ma contribuiscono alla formazione integrale dell'uomo, aprendolo alle bellezze del Creato e ai valori dell'amicizia, e sviluppando un forte spirito di collaborazione, come è richiesto specialmente nelle ascese in cordata. Saluto, in particolare, le forti e famose guide alpine del Monte Bianco. Mi rivolgo poi a tutti i turisti chi trovano in questi luoghi un ambiente che rinvigorisce il corpo e ristora l'anima, favorendo la crescita della dimensione spirituale dell'uomo. Courmayeur rappresenta ormai indubbiamente uno dei centri più importanti e più celebrati del turismo internazionale, di questo fenomeno che negli ultimi anni ha assunto un crescendo impressionante.


2. Tale fenomeno, che coinvolge l'uomo nelle sue varie dimensioni, ha trovato nella Chiesa una particolare considerazione per i suoi risvolti spirituali, morali e culturali; esso è collegato con la grande trasformazione sociale portata dalla moltiplicazione, dalla diffusione e dalla rapidità dei mezzi di trasporto: "Sono folle che si muovono, oltre che per interessi economici e motivi di necessità, a scopo di svago o per il desiderio di vedere luoghi e uomini di paesi diversi. Da qui derivano grandi vantaggi per la cultura, per i rapporti tra i popoli e, di conseguenza, per la pace, per la promozione della civiltà e per la diffusione di un più ampio benessere. Tutto questo non può lasciare indifferente la Chiesa, la quale è attenta a tutto ciò che è autenticamente umano" (Discorso ai Rappresentanti di Enti del Turismo, 7 maggio 1983, n. 2). La Chiesa si sente realmente solidale con l'uomo e con la sua storia e vuole servire l'uomo quale oggi di fatto si presenta nel contesto delle realtà che sono proprie della civiltà odierna (cfr GS 2-3). Il turismo è, si, un fenomeno generale, che è anche portatore e ricercatore di valori: l'industrializzazione, l'automazione, il progresso possono e debbono dare agli uomini una maggiore disponibilità di tempo per il riposo, la ricreazione, la cultura, il dialogo, lo svago, la meditazione, la preghiera. Si avverte e si scopre l'importanza del tempo libero come valore, capace di far crescere interiormente; esso infatti rappresenta una delle più concrete ed efficaci affermazioni di libertà dell'individuo, perché gli consente di staccarsi dal ritmo di lavoro, talvolta oppressivo, e di realizzare meglio la propria personalità mediante attività e iniziative autonomamente scelte e programmate. Si nota inoltre una crescente esigenza di turismo "culturale" specie tra le giovani generazioni. La Chiesa sente e segue queste nuove esigenze dello spirito e invita tutti ad esprimere nuove forme di turismo, capaci di soddisfare esigenze interiori - al di là delle semplici fruizioni consumistiche - al contatto con la natura nella sua primigenia bellezza o con culture diverse.


3. Il fine ultimo dello sviluppo turistico non può pertanto consistere in un vantaggio puramente ed esclusivamente economico, bensi nel servizio proteso al bene della persona integralmente considerata: "Se è giusto infatti che l'"homo faber" abbia la possibilità di divenire - in determinati momenti - "homo ludens", non va dimenticato che l'uno e l'altro si completano nell'"homo sapiens". Solo mediante una valida formazione personale, che metterà in guardia da manipolazioni deteriori, il turismo si tradurrà in un "otium" veramente creativo e non conoscerà il pericolo di dissipare il tempo, né di tradurre lo svago in intemperanza, il desiderio culturale in curiosità malsana, il bisogno di socialità in incontri privi di idealità; il tutto in un'assenza squallida, talora ostentata, di preoccupazione religiosa e morale" (Discorso ai Rappresentanti di Enti del Turismo, 7 maggio 1983, n. 4). Ho appreso con viva soddisfazione che l'8 giugno scorso è stata celebrata con particolare impegno in questa diocesi la "Giornata di pastorale del turismo" e si è insistito, in modo speciale, sul compito e le responsabilità dei laici in tale nuovo tipo di pastorale. Mentre esprimo il mio apprezzamento per i temi dibattuti e per le conclusioni operative che ne avete tratto, desidero incoraggiarvi a lavorare con entusiasmo e alacrità in questo ambito ormai tanto importante e delicato della presenza della Chiesa nel mondo contemporaneo.

E' necessaria anzitutto una concezione del turismo alla luce dei valori cristiani. Occorre perciò una vera e propria educazione all'accoglienza, alla gentilezza, alla reciproca comprensione, alla bontà, al rispetto del prossimo; occorre anche un'educazione ecologica, per il sano e sobrio godimento delle bellezze naturali; ma occorre soprattutto "un'educazione religiosa affinché il turismo non turbi mai le coscienze e non abbassi mai lo spirito, ma anzi lo elevi, lo purifichi, lo innalzi al dialogo con l'Assoluto e alla contemplazione del mistero immenso che ci avvolge e ci attira" (Omelia a Nettuno, 1 settembre 1979).


4. A livello diocesano bisognerà pertanto impegnarsi alla formazione e alla qualificazione degli operatori del turismo, proprio sul piano degli ideali cristiani, perché sono costoro i promotori e i produttori del fenomeno turistico: "La comunità locale... deve farsi carico della loro evangelizzazione se vuole che lo spirito cristiano entri nei gangli vitali delle decisioni che programmano lo sviluppo e la tipologia del turismo stesso" "Orientamenti per la pastorale del tempo libero e del turismo in Italia", 21). Bisognerà impegnarsi a preparare laici che sappiano andare fraternamente verso gli ospiti delle vacanze per introdurli nella vita della comunità ecclesiale, per farli sentire membra vive di una Chiesa particolare che li accoglie con premura, con affetto, cercando di facilitarli in tutti gli aspetti, da quelli sacramentali e culturali, a quelli ricreativi. Occorrerà studiare e predisporre con lucidità la preparazione di sacerdoti e di religiosi capaci di infondere nei turisti il senso religioso ed etico della vita. Per tal fine sarà necessario orientare tale formazione e preparazione alla programmazione attenta e responsabile delle varie attività organizzative, assistenziali, culturali connesse con il turismo e alla qualificazione di adeguate iniziative per soddisfare le esigenze spirituali dei singoli e dei gruppi. Sarà quanto mai opportuno impostare e svolgere una continua e articolata catechesi secondo le prospettive e le esigenze delle persone che vengono nei luoghi turistici; predisporre attentamente una sufficiente e adeguata presenza di sacerdoti e di religiosi che si dedichino all'assistenza spirituale, al colloquio individuale, alla predicazione e specialmente all'amministrazione del sacramento della Riconciliazione. Occorrerà che anche gli ospiti turisti si sentano coinvolti nella collaborazione all'attività pastorale della comunità di accoglienza, con piena apertura di spirito, diventando apostoli fra gli amici e i conoscenti, partecipando con impegno ed entusiasmo alle varie iniziative religiose della comunità ospitante. Mi piace qui riportare le parole che il Concilio Vaticano II rivolge ai fedeli che viaggiano per ragioni di affari o di sollievo: "si ricordino che essi sono dappertutto anche degli araldi itineranti di Cristo e come tali si comportino" (AA 14). E' veramente una magnifica descrizione del turista cristiano!


5. Ho voluto ribadire queste idee e questi inviti circa i problemi pastorali del turismo mentre compio oggi il mio pellegrinaggio alla Chiesa di Dio che è in Aosta, qui a Courmayeur, dove l'Amore creativo di Dio ha lasciato per la nostra gioia e per la nostra elevazione un'orma stupenda della sua onnipotenza nella solenne maestà di queste montagne, che testimoniano la sua gloria e la sua bellezza infinita! Non deve recare meraviglia, carissimi fratelli e sorelle, il grande interesse che la Chiesa ripone nel fenomeno del turismo. Essa infatti - come ho detto a Madrid nel mio incontro con i membri dell'Organizzazione mondiale del turismo - "non è una società chiusa... si muove giorno dopo giorno verso la parusia, nel "regime nuovo dello Spirito" (Rm 7,6). Per questo essa cerca di servire l'uomo quale si presenta nel contesto delle realtà della civiltà attuale.

Per accompagnarlo nei suoi rapidi mutamenti; con amore e speranza in un domani migliore, nel quale i popoli si riconoscano sempre più fratelli, grazie alla pace, che presuppone e favorisce un turismo ben vissuto" (2 novembre 1982).

E' questo l'augurio cordiale e affettuoso, che rivolgo a tutti voi, e che accompagno con la mia benedizione apostolica. Avendo parlato di sport alpino e della pastorale del turismo internazionale, voglio salutare anche in francese tutti gi abitanti di questa Valle d'Aosta che sono familiari con questa lingua e si dedicano ad accogliere gli stranieri. Estendo i miei cordiali saluti ai rappresentanti delle altre nazionalità, in particolare ai francesi, che hanno più facile accesso a questo luogo attraverso le audaci teleferiche della Valle Bianca, e soprattutto attraverso il traforo stradale del Monte Bianco, progettato dal genio umano per stabilire la comunicazione sotto il più alto massiccio montuoso d'Europa. Auguro parallelamente il benvenuto agli svizzeri che possono approfittare del passo o traforo del Gran San Bernardo per venire qui. Che il Signore vi aiuti a vivere sempre di più la fraternità al di sopra delle frontiere e colmi voi e i vostri cari delle sue benedizioni!

Data: 1986-09-07 Domenica 7 Settembre 1986





GPII 1986 Insegnamenti - Messa per un gruppo di polacchi - Castel Gandolfo (Roma)