GPII 1986 Insegnamenti - Dopo la recita del Rosario nel Seminario - Lione (Francia)

Dopo la recita del Rosario nel Seminario - Lione (Francia)

Paolina Jaricot fece amare il Rosario dalla gente


Ringrazio coloro, uomini e donne, che hanno voluto unirsi a questa preghiera del Rosario, alla quale si associano, ogni primo sabato del mese, migliaia di romani e di fedeli d'Europa attraverso la radio. Il Rosario rimane la preghiera semplice ed efficace per divenire discepolo di Gesù Cristo, con Maria. Conoscere Gesù Cristo, meditare e rinnovare nella nostra vita ciascuno dei suoi misteri, era il leitmotiv di padre Chevrier. In questa preghiera che la Chiesa non cessa di raccomandare, come fa la stessa Vergine nelle sue apparizioni, come quelle di Lourdes, si seguono i misteri di Gesù con gli occhi e il cuore di Maria. Del resto padre Chevrier, da buon apostolo dei poveri, proponeva loro innanzitutto questa preghiera. E come dimenticare che a Lione c'è Paolina Jaricot che ha avuto l'intuizione di lanciare le quindicine del "Rosario vivente", così come aveva lanciato l'opera della Propagazione della fede? In pochi anni essa ha saputo unire milioni di persone in Francia e in molti altri Paesi in un'ampia catena di solidarietà, per meditare volta per volta i misteri gaudiosi, dolorosi e gloriosi, e pregare secondo le grandi intenzioni della Chiesa: salvezza dei peccatori e missioni. Era riuscita, secondo la sua espressione, "a fare piacere il Rosario alla massa". Oggi abbiamo lo stesso bisogno di lodare Maria, di pregarla, per essere disponibili, come lei, allo Spirito Santo e realizzare l'opera di suo Figlio. Si tratta di educare a questo i fedeli, le famiglie, i bambini.

Saluto con riconoscenza il superiore, i professori, gli studenti, il personale di questo grande seminario Saint-Irénée, che ci ospita. Sono commosso al pensiero di tutti coloro che si sono preparati al sacerdozio in questa casa. Spero che questa grazia continui, per la qualità dei seminaristi e anche per il loro numero. E ora prego Dio di accordarci un buon riposo, per meglio servirlo domani, che è il giorno del Signore.

Data: 1986-10-04 Sabato 4 Ottobre 1986




Alla comunità di Taizé - Taizé (Francia)

Operatori di riconciliazione per rinnovare il mondo


Carissimi fratelli, carissime sorelle, carissimi amici.


1. Grazie, fratello Roger, per le parole piene di fiducia e d'affetto che ha voluto rivolgermi. Vi saluto tutti nella gioia di Cristo: saluto voi, fratelli di questa comunità, e voi, suore di sant'Andrea che li aiutate; voi abitanti di Taizé, di Ameugny e dei villaggi circostanti; voi particolarmente, giovani, e tutti voi che siete venuti a trascorrere qualche giorno o qualche ora sulla collina di Taizé. Sono felice di trovarmi tra voi e di pregare con voi.

Come voi, pellegrini e amici della comunità, il Papa è solo di passaggio. Ma si passa per Taizé come si passa davanti ad una sorgente. Il viaggiatore si ferma, si disseta, poi riprende il suo cammino. I fratelli della comunità, come sapete, non vogliono trattenervi. Vogliono invece, nella preghiera e nel silenzio, consentirvi di bere l'acqua viva promessa da Cristo, di conoscere la sua gioia, di riconoscere la sua presenza, di rispondere alla sua chiamata, e poi di ripartire per testimoniare il suo amore e servire i fratelli nelle vostre parrocchie, nelle vostre città e nei vostri villaggi, nelle vostre scuole, nelle vostre università e in tutti i vostri posti di lavoro. Sia benedetto Cristo, che qui a Taizé come in molti altri luoghi nella sua Chiesa, fa scaturire sorgenti per quei viandanti assetati di lui che siamo tutti noi.


2. Oggi la comunità di Taizé è conosciuta in tutte le Chiese e comunità cristiane e perfino tra i massimi uomini politici del mondo, per la fiducia sempre piena di speranza che ripone nei giovani. E' soprattutto perché condivido questa fiducia e questa speranza che sono qui questa mattina. Carissimi giovani, per portare al mondo la lieta novella del Vangelo la Chiesa ha bisogno del vostro entusiasmo e della vostra generosità. Sapete bene, perché succede a chi è più anziano di voi, che dopo una marcia difficile e dopo essere passati attraverso molte prove, ci si sente presi dalla paura o dalla stanchezza e si lascia affievolire lo slancio proprio di ogni vocazione cristiana.

Accade anche che le istituzioni, per routine o per carenze dei loro membri, non siano più sufficientemente al servizio del messaggio evangelico. La Chiesa ha bisogno allora della testimonianza della vostra speranza e del vostro ardore per adempiere meglio alla sua missione. Non limitatevi a criticare passivamente o ad aspettare che le persone o le istituzioni migliorino. Andate nelle parrocchie, nei rettorati, nei vari movimenti e nelle comunità; e portatevi con pazienza la forza della vostra giovinezza e i talenti che avete ricevuti. Portate il vostro contributo fiducioso ai ministri della Chiesa; sono vostri servitori in nome di Gesù, e sotto questo aspetto avete bisogno di loro. La Chiesa ha bisogno della vostra presenza e della vostra partecipazione. Stando nella Chiesa sarete talvolta offesi da divisioni, da tensioni interne e dalle miserie dei suoi membri, ma riceverete da Cristo, che è il suo capo, la sua Parola di verità, la sua propria vita, il soffio dell'amore che vi permetterà di amarla con fedeltà e di realizzare la vostra vita compromettendola in un dono gioioso per gli altri.


3. Carissimi giovani, carissimi fratelli e sorelle, che li accogliete qui o che siete con essi e per essi pellegrini di riconciliazione in tutto il mondo, mi manca il tempo per parlare più a lungo questa mattina come invece faro questa sera a Lione davanti alla grande assemblea dei giovani della regione. Lasciate soltanto che vi ricordi la Lettera apostolica che ho indirizzato a tutti i giovani lo scorso anno in occasione dell'Anno internazionale della gioventù. Sviluppai allora la mia riflessione, nelle sue parti essenziali, intorno al ben noto testo evangelico che riporta il dialogo di Cristo con un giovane (cfr Mc 10,17-22).

Possiate approfondire maggiormente il vostro personale dialogo con Cristo e prendere coscienza con lui della vostra grande vocazione cristiana.


4. Ricordatevi anche di questa parola di Gesù: "Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro" (cfr Mt 18,20). Quando una famiglia, un piccolo gruppo, una comunità più vasta o una parrocchia si riunisce nel nome di Gesù, per accogliersi e servirsi vicendevolmente come fratelli, per pregare Dio insieme, per meditare la sua Parola, e se sono in piena comunione con la Chiesa, per partecipare all'Eucaristia celebrata da un sacerdote; ecco che allora l'opera di riconciliazione e di riunione del Salvatore si dilata nel mondo. Qui uomini e donne, giovani, bambini, ascoltano l'invito a servire i loro fratelli, qui ricevono il cibo per la loro missione. Possiedono la pace e la forza interiore, ma vedono più lucidamente lo scandalo delle Chiese e delle comunità cristiane che non sono ancora pienamente riconciliate nella verità della fede e nell'amore, dei popoli che sono ancora in guerra, delle popolazioni che hanno ancora fame, delle ingiustizie che trionfano ancora. Diventati operatori di riconciliazione e di pace, sanno che Cristo cammina al loro fianco e che lui stesso dà loro la carità e la speranza necessarie per intraprendere con audacia e coraggio il cammino che potrà portare a un rinnovamento del mondo. Fratelli e sorelle carissimi, amici carissimi: "Il Dio della speranza vi riempia di ogni gioia e pace nella fede, perché abbondiate nella speranza per la virtù dello Spirito Santo" (Rm 15,13).

Data: 1986-10-05 Domenica 5 Ottobre 1986




Ai fratelli della Comunità ecumenica - Taizé (Francia)

Il Signore vi conservi piccoli nella gioia evangelica


Carissimi fratelli, nella familiare intimità di questo breve incontro, lasciate che vi esprima il mio affetto e la mia fiducia con le semplici parole con cui Papa Giovanni XXIII, che vi amava tanto, saluto un giorno fratello Roger: "Ah, Taizé, questa piccola primavera". Il mio augurio è che il Signore vi conservi come una primavera che sboccia e che vi conservi piccoli, nella gioia evangelica e nella trasparenza dell'amore fraterno. Ciascuno di voi è venuto qui per vivere nella misericordia di Dio e nella comunità dei suoi fratelli. Nel consacrarvi a Cristo con tutto il vostro essere per amor suo, vi siete trovati l'un l'altro. Ma oltre a ciò, senza che lo abbiate cercato, avete visto venire a voi, a migliaia, giovani da ogni paese, attratti dalla vostra preghiera, dalla vostra vita comunitaria.

Come non pensare che questi giovani sono il regalo e il mezzo che il Signore vi dà per stimolarvi a rimanere insieme, nella gioia e nella freschezza della vostra donazione, come una primavera per tutti coloro che sono alla ricerca della vera vita? Durante le vostre giornate, il lavoro, il riposo, la preghiera, tutto viene vivificato dalla parola di Dio che s'impadronisce di voi, che vi conserva piccoli, vale a dire figli del Padre celeste, fratelli e servitori di tutti nella gioia delle Beatitudini. Lo so bene: nella sua vocazione caratteristica, originale e perfino in un certo senso provvisoria, la vostra comunità può suscitare sorpresa e destare incomprensione e sospetto. Ma a causa della vostra passione per la riconciliazione di tutti i cristiani in una comunione piena, a causa del vostro amore per la Chiesa, saprete continuare - ne sono sicuro - ad essere disponibili alla volontà del Signore. Ascoltando le critiche o i suggerimenti dei cristiani delle diverse Chiese e comunità cristiane per cogliervi ciò che vi è di buono, rimanendo in dialogo con tutti, ma senza esitare ad esprimere le vostre attese e i vostri progetti, voi non deluderete i giovani, contribuirete a che non venga mai meno l'impegno voluto da Cristo per riuscire a ritrovare l'unità visibile del suo corpo, nella piena comunione di una stessa fede. Sapete bene quanto, da parte mia, io consideri l'ecumenismo una necessità che mi sta a cuore, una priorità pastorale del mio ministero per il quale chiedo la vostra preghiera. Cercando di essere voi stessi una "parabola di comunità", aiuterete tutti quelli che incontrate ad essere fedeli alla loro appartenenza ecclesiale che è frutto della loro educazione e della loro scelta di coscienza, ma anche ad entrare sempre più profondamente nel mistero di comunione che è la Chiesa nel progetto di Dio. Con il dono che fa alla sua Chiesa, Cristo libera realmente in ciascun cristiano le forze dell'amore e gli dona un cuore universale di operatore di giustizia e di pace, capace di unire alla contemplazione una lotta evangelica per la liberazione integrale dell'uomo, di ogni uomo e di tutto l'uomo.

Carissimi fratelli, vi ringrazio di avermi invitato dandomi così l'occasione di tornare a Taizé. Il Signore vi benedica e vi conservi nella sua pace e nel suo amore.

Data: 1986-10-05 Domenica 5 Ottobre 1986




Messaggio ai carcerati via Radio - Lione (Francia)

Vi auguro l'accoglienza della grazia di Dio


Cari fratelli e sorelle carcerati, Attraverso Radio-Fourvière mi è dato rivolgervi una parola di amicizia e di speranza. La rivolgo a voi, che scontate una pena nelle carceri di Lione mentre penso anche a tutti gli altri, uomini e donne detenuti in Francia. La mia missione non è quella di esercitare la giustizia umana, sostituendomi alle istanze legali che vi hanno giudicato nel vostro paese. Ignoro peraltro le cause diversissime della vostra detenzione, e non spetta a me neppure valutare quella che è stata la vostra responsabilità né i danni che avete potuto causare ad altri e che forse sono per voi motivo di un segreto tormento. La mia missione è evangelica, come quella dei cappellani che sono al vostro servizio e di tutti coloro che vi accompagnano fedelmente nella vostra prova, per offrirvi il loro sostegno umano e spirituale. Voglio innanzitutto invitarvi a riacquistare fiducia in voi stessi. Vi è nel più profondo di ciascuno di voi, credenti e non-credenti, una dignità umana che non è andata distrutta, un bisogno di essere amati e un desiderio di amare, una coscienza ancora capace del bene e del vero. Coloro che hanno fede in Dio, coloro che credono in Gesù Cristo Salvatore - e la prova della prigione può essere un momento propizio per rivolgersi a lui, per una conversione - sanno che Dio è ricco di misericordia. Non ha mai cessato di guardarvi con amore, come al figlio prodigo, e di avere fiducia in voi. E chiede a noi, a noi cristiani, di visitarvi come se visitassimo Cristo.

Egli ci giudicherà lassù: "Ero prigioniero e siete venuti a farmi visita".

Io che medito spesso sull'apostolo Pietro, il primo Papa che dopo averlo rinnegato è tornato al Signore per confermare i suoi fratelli, dico a tutti i carcerati che vogliono liberamente ascoltare il messaggio della fede: guardate il Crocifisso che è stato condannato per la nostra salvezza benché non avesse commesso alcun male. Guardate al suo amore e alla sua pazienza che sono stati trasfigurati nella sua risurrezione. Offrite a lui la vostra prova, che sarebbe troppo pesante per voi soli. Offritela per voi e per gli altri: voi siete associati alla redenzione. Apritevi a lui e all'amore del prossimo. La peggiore delle prigioni sarebbe il cuore chiuso e indurito, e il peggior dei mali la disperazione. Io vi auguro la speranza. Vi auguro innanzitutto la gioia di trovare fin d'ora la pace del cuore nel pentimento, il perdono di Dio, l'accoglienza della sua grazia. Vi auguro la soddisfazione di beneficiare qui di migliori condizioni di vita, nella misura della fiducia che vi sarete meritati. Vi auguro di riprendere al più presto il vostro normale posto nella società, nella vostra famiglia. E vi auguro di vivere fin da ora degnamente, nella pace, sforzandovi di instaurare tra di voi un maggior spirito fraterno e sostegno amichevole. Non potendovi visitare ad uno ad uno, come ho fatto nella mia diocesi di Roma, vi assicuro che vi porto tutti nel mio cuore e nella mia preghiera e penso anche alle vostre famiglie. Vi benedico, nel nome di Cristo Salvatore, insieme ai vostri vescovi e ai vostri sacerdoti.

Data: 1986-10-05 Domenica 5 Ottobre 1986




Omelia alla concelebrazione - Paray-le-Monial (Francia)

Dal cuore aperto di Cristo l'amore necessario alle famiglie


"Vi daro un cuore nuovo..." (Ez 36,26).


1. Ci troviamo in un luogo in cui queste parole del profeta Ezechiele risuonano con forza. Esse sono state confermate qui da una serva povera e nascosta del cuore divino di Nostro Signore: santa Marguerite-Marie. Molte volte, nel corso della storia, la verità di questa promessa è stata confermata dalla rivelazione, nella Chiesa, attraverso l'esperienza dei santi, dei mistici, delle anime consacrate a Dio. Tutta la storia della spiritualità cristiana lo testimonia: la vita dell'uomo che crede in Dio proteso verso l'avvenire mediante la speranza, chiamato alla comunione dell'amore, questa vita è quella del cuore, quella dell'uomo "interiore". Essa è illuminata dalla mirabile verità del cuore di Gesù che offre se stesso per il mondo. Perché la verità sul cuore di Gesù ci è stata confermata in modo singolare qui, nel diciassettesimo secolo, quasi agli albori dei tempi moderni? Son lieto di meditare su questo messaggio in terra di Borgogna, terra di santità, contraddistinta da Citeaux e Cluny, dove il Vangelo ha modellato la vita e l'opera degli uomini. Sono felice di ripetere il messaggio di Dio ricco di misericordia nella diocesi di Autun che mi accoglie. Saluto cordialmente mons.

Armand le Bourgeois, pastore di questa Chiesa, e il suo ausiliare mons. Maurice Gaidon. Saluto i rappresentanti delle autorità civili, locali e regionali. Saluto tutto il popolo di Dio qui riunito, i lavoratori della terra e quelli dell'industria, le famiglie, in particolare le associazioni che animano la loro vita cristiana, i seminaristi che iniziano il loro cammino verso il sacerdozio, i pellegrini del Sacro Cuore, in special modo la Comunità dell'Emmanuel molto legata a questo luogo, e tutti coloro che vengono qui a rafforzare la propria fede, il loro spirito di preghiera e il loro senso di Chiesa, nelle sessioni estive o in altre iniziative comunitarie. E vorrei essere vicino anche a tutte le persone che, grazie alla televisione, seguono a casa loro questa celebrazione.


2. "Vi daro un cuore": Dio ce lo dice attraverso il profeta. E il senso si chiarisce grazie al contesto. "Vi aspergero con acqua pura e sarete purificati" (Ez 36,25). Si, Dio purifica il cuore umano. Il cuore, creato per essere il focolare dell'amore, è divenuto il "focolare" del rifiuto di Dio, del peccato dell'uomo che si allontanava da Dio per aggrapparsi a ogni sorta di "idoli". In questo caso il cuore è "impuro". Ma quando questo "focolare" interiore dell'uomo si apre a Dio, esso ritrova la purezza dell'immagine e della somiglianza impresse in lui dal Creatore sin dagli inizi. Il cuore è anche il focolare centrale della conversione che Dio desidera dall'uomo e per l'uomo, per entrare nel suo intimo, nel suo amore. Dio ha creato l'uomo perché non sia né indifferente né freddo, ma aperto a Dio. Come sono belle le parole del profeta: "Togliero da voi il cuore di pietra e vi daro un cuore di carne" (Ez 36,26)! Un cuore di carne, un cuore che ha una sensibilità umana e un cuore capace di lasciarsi conquistare dal soffio dello Spirito. E' questo che dice Ezechiele: "Vi daro un cuore nuovo, mettero dentro di voi uno spirito nuovo... porro il mio spirito dentro di voi" (Ez 36,26-27). Fratelli e sorelle, che ciascuno di noi si lasci purificare e convertire dallo Spirito del Signore! Che ciascuno di noi trovi in lui ispirazione per la propria vita, luce per il proprio avvenire, e per purificare i propri desideri! Oggi, vorrei annunciare in modo particolare alle famiglie la buona novella di un mirabile dono: Dio dà la purezza del cuore, Dio permette di vivere un vero amore:


3. Le parole del profeta prefiguravano la profondità dell'esperienza evangelica.

La salvezza futura è già presente. Ma come verrà lo Spirito nel cuore degli uomini? Quale sarà la trasformazione tanto desiderata dal Dio di Israele? Sarà l'opera di Gesù Cristo: il Figlio eterno che Dio non ha risparmiato, ma che ha dato per tutti noi per donarci ogni grazia con lui (cfr Rm 8,32), per offrirci tutto con lui! Sarà l'opera meravigliosa di Gesù. Perché essa sia rivelata, bisognerà aspettare sino alla fine, fino alla sua morte in croce. E quando Cristo "ha consegnato" il suo spirito nelle mani del Padre (cfr Lc 23,46), allora si verifico questo avvenimento: "Vennero dunque i soldati... Venuti pero da Gesù e vedendo che era già morto... uno dei soldati gli colpi il costato con la lancia e subito ne usci sangue e acqua" (Jn 19,32-34). L'avvenimento sembra "ordinario". Sul Golgota avviene l'ultimo gesto di un'esecuzione romana: la verifica della morte del condannato. Si, è morto, è veramente morto! E nella sua morte, ha rivelato se stesso fino alla fine... Il cuore trapassato è la sua ultima testimonianza. L'apostolo Giovanni, che era ai piedi della croce, l'ha capito; nel corso dei secoli i discepoli di Cristo e i maestri della fede l'hanno capito. Nel XVII secolo una religiosa della Visitazione ha ricevuto di nuovo questa testimonianza a Paray-le-Monial; Marguerite-Marie la trasmette a tutta la Chiesa agli albori dei tempi moderni. Attraverso il cuore di suo Figlio, trapassato sulla croce, il Padre ci ha dato tutto, gratuitamente.

La Chiesa e il mondo ricevono il Consolatore: lo Spirito Santo. Gesù aveva detto: "Ma quando me ne saro andato, ve lo mandero" (Jn 16,7). Il suo cuore trapassato testimonia del fatto che "se n'è andato". Egli manda finalmente lo Spirito di verità. L'acqua che esce dal suo costato trafitto è il segno dello Spirito Santo: Gesù aveva annunciato a Nicodemo la nuova nascita "da acqua e da Spirito" (Jn 3,5). Le parole del profeta si adempiono: "Vi daro un cuore nuovo, mettero dentro di voi uno spirito nuovo".


4. Santa Marguerite-Marie ha conosciuto questo mistero ammirevole, il mistero sconvolgente dell'amore divino. Essa ha conosciuto tutta la profondità delle parole di Ezechiele: "Vi daro un cuore". Durante la sua vita nascosta in Cristo, essa fu segnata dal dono di questo cuore che si offre senza limiti a tutti i cuori umani. Era completamente presa da questo mistero divino, come lo esprime l'ammirevole preghiera del salmo di oggi: "Benedici il Signore, anima mia, quando è in me benedico il suo santo nome" (Ps 102,1). "Quanto è in me" significa "tutto il mio cuore"! Benedici Il Signore!... non dimenticare nessuno dei suoi benefici! Egli perdona. Egli "guarisce". Egli "salva dalla fossa la tua vita". Egli "ti corona di grazia e di misericordia".

Egli è buono e pieno d'amore. E' lento all'ira. E' pieno d'amore: di amore misericordioso, lui che "sa di che siamo plasmati" (cfr Ps 102,2-4 Ps 102,8 Ps 102,14). Lui, veramente lui, il Cristo.


5. Per tutta la sua vita, santa Marguerite-Marie brucio della viva fiamma di questo amore che Cristo è venuto ad accendere nella storia dell'uomo. Qui, in questo luogo di Paray-Le-Monial, come una volta fece l'apostolo Paolo, l'umile serva di Dio sembrava gridare al mondo intero: "Chi ci separerà dunque dall'amore di Cristo?" (Rm 8,35). Paolo si rivolgeva alla prima generazione dei cristiani. Essi sapevano cosa sono "la tribolazione, l'angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità" (nelle arene, sotto i denti delle belve), sapevano cosa sono il pericolo e la spada! Nel XVII secolo la stessa domanda posta da Marguerite-Marie ai cristiani di allora, risuona a Paray-le-Monial. Nel nostro tempo risuona la stessa domanda rivolta a ciascuno di noi. A ciascuno in particolare, quando esamina la propria esperienza di vita familiare. Chi spezza i legami dell'amore? Chi spegne l'amore che fa ardere i focolari?


6. Lo sappiamo, le famiglie di questo tempo conoscono troppo spesso la prova e la rottura. Troppe coppie si preparano male al matrimonio. Troppe coppie si dividono e non sanno conservare la fedeltà promessa, accettare l'altro quale è, amarlo malgrado i suoi limiti e la sua debolezza. Troppi figli sono allora privati del sostegno equilibrato che dovrebbero trovare nell'armonia complementare dei loro genitori. E inoltre, quale contraddizione alla verità umana dell'amore, quando ci si rifiuta di dare la vita in modo responsabile, e quando si arriva a far morire il bambino già concepito! Sono questi i segni di una vera e propria malattia che colpisce le persone, le coppie, i figli, la società stessa! Le condizioni economiche, gli influssi della società. Le incertezze del futuro, sono chiamate in causa per spiegare le crisi dell'istituzione familiare. Esse hanno un peso, certo, e bisogna porvi rimedio. Ma questo non può giustificare che si rinunci a un bene fondamentale, quello dell'unità stabile della famiglia nella libera e bella responsabilità di coloro che impegnano il loro amore col sostegno della fedeltà incessante del Creatore e del Salvatore. Non è forse vero che troppo spesso si è ridotto l'amore ai deliri del desiderio individuale o alla precarietà dei sentimenti? così facendo, non ci si è forse allontanati dalla vera felicità che si trova nel dono di sé senza riserve e in quello che il Concilio chiama "Il nobile mistero della vita" (cfr GS 51)? Non occorre forse dire chiaramente che ricercare se stessi per egoismo invece che cercare il bene dell'altro, è peccato? E significa offendere il Creatore, fonte di ogni amore, e Cristo Salvatore che ha offerto il suo cuore ferito affinché i suoi fratelli ritrovino la propria vocazione di esseri che impegnano liberamente il loro amore. Si, la domanda essenziale è sempre la stessa. La realtà è sempre la stessa. Il pericolo è sempre lo stesso: che l'uomo sia separato dall'amore! L'uomo sradicato dal terreno più profondo della propria esistenza spirituale. L'uomo condannato ad avere nuovamente un "cuore di pietra". Privato del "cuore di carne" che sia capace di reagire in modo giusto al bene e al male. Un cuore sensibile alla verità dell'uomo e alla verità di Dio. Un cuore capace di accogliere il soffio dello Spirito Santo. Un cuore fortificato dalla potenza di Dio.

I problemi essenziali dell'uomo - ieri, oggi e domani - sono a questo livello. Colui che dice: "Vi daro un cuore", intende mettere in questa parola tutto ciò con cui l'uomo "diviene di più".


7. La testimonianza di molte famiglie dimostra che le virtù della fedeltà rendono felici, che la generosità dei coniugi l'uno per l'altro e insieme nei confronti dei loro figli è una vera fonte di felicità. Lo sforzo di padronanza di sé, il superamento dei limiti di ciascuno, la perseveranza nei diversi momenti dell'esistenza, conducono a una pienezza di cui si può rendere grazie. E' allora possibile sopportare la prova che sopraggiunge, saper perdonare un'offesa, accogliere un bambino che soffre, illuminare la vita dell'altro, anche debole o minorato, con la bellezza dell'amore. Vorrei quindi chiedere ai pastori e agli animatori che aiutano le famiglie a orientarsi di presentar loro chiaramente il sostegno positivo che essi possono trovare nell'insegnamento morale della Chiesa. Nella situazione confusa e contraddittoria di oggi, è necessario riprendere l'analisi e le regole dell'esortazione apostolica "Familiaris Consortio", dopo il Sinodo dei vescovi, che ha espresso l'insieme della dottrina del Concilio e del magistero Pontificio.

Il Concilio Vaticano II ricordava: "La legge divina manifesta il significato pieno dell'amore coniugale, lo salvaguarda e lo sospinge verso la sua perfezione veramente umana" (GS 50). Si, o famiglia, grazie al sacramento del matrimonio, nell'alleanza con la saggezza divina, nell'amore infinito del cuore di Cristo, vi è dato di sviluppare in ciascuno dei vostri membri la ricchezza della persona umana, la sua vocazione all'amore di Dio e degli uomini.


8. Sappiate accogliere la presenza del cuore di Cristo affidandogli il vostro focolare. Che esso ispiri la vostra generosità, la vostra fedeltà al sacramento in cui la vostra alleanza è stata suggellata dinanzi a Dio! E che la carità di Cristo vi aiuti ad accogliere e ad aiutare i vostri fratelli e sorelle feriti dalle separazioni, abbandonati; la vostra testimonianza fraterna farà loro meglio scoprire che il Signore non cessa d'amare coloro che soffrono.

Animati dalla fede che vi è stata trasmessa, sappiate rendere sensibili i vostri figli al messaggio del Vangelo e al loro ruolo di artefici di giustizia e di pace. Fateli entrare attivamente nella vita della Chiesa. Non scaricate le vostre responsabilità su altri, cooperate con i pastori e gli altri educatori nella formazione alla fede, nelle opere di solidarietà fraterna, nell'animazione della comunità. Nella vostra vita di famiglia, date lealmente al Signore il posto che gli spetta, pregate insieme. Siate fedeli all'ascolto della parola di Dio, ai sacramenti e innanzitutto alla comunione col corpo di Cristo dato per noi.

Partecipate regolarmente alla Messa domenicale, è l'incontro necessario dei cristiani nella Chiesa: li, rendete grazie per il vostro amore coniugale legato "alla carità stessa di Cristo che si dona sulla croce"; offrite anche le vostre pene insieme al suo sacrificio salvifico; ciascuno, consapevole di essere peccatore, interceda anche per quei suoi fratelli che, in molti modi, si allontanano dalla loro vocazione e rifiutano di compiere la volontà d'amore del Padre; ricevete dalla sua misericordia la purificazione e la forza di perdonare l'un l'altro, rafforzate la vostra speranza; rendete evidente la vostra comunione fraterna fondandola sulla comunione eucaristica.


9. Con Paolo di Tarso, con Marguerite-Marie, noi proclamiamo la stessa certezza: né la morte né la vita, né il presente né l'avvenire, né alcuna forza, né alcuna altra creatura, niente potrà separarci dall'amore di Dio che è in Gesù Cristo. Ne ho la certezza... niente potrà mai...! Oggi, ci troviamo in questo luogo di Paray-le-Monial per rinnovare in noi stessi questa certezza: "Vi daro un cuore...". Dinanzi al cuore aperto di Cristo, cerchiamo di attingere da esso l'amore vero di cui hanno bisogno le nostre famiglie. La cellula familiare è fondamentale per costruire la civiltà dell'amore.

Dappertutto, nella società, nei nostri villaggi, nei nostri quartieri, nelle nostre fabbriche e nei nostri uffici, nei nostri incontri tra popoli e razze, il "cuore di pietra", il cuore disseccato, deve trasformarsi in "cuore di carne", aperto ai fratelli, aperto a Dio. Lo esige la pace. Lo esige la sopravvivenza dell'umanità. Questo oltrepassa la nostra forza. E' un dono di Dio.

Un dono del suo amore. Noi abbiamo la certezza del suo Amore!

Data: 1986-10-05 Domenica 5 Ottobre 1986




Angelus - Paray-le-Monial (Francia)

Milioni di famiglie attendono una casa


Al termine di questa celebrazione, ecco giunto il momento dell'Angelus. Invochiamo la santa Vergine Maria, lei che rispose all'annuncio dell'angelo nella piena disponibilità della fede. Maria, figlia d'Israele, tu hai proclamato la misericordia; offerta agli uomini, di epoca in epoca, mediante l'amore benevolo del Padre.

Maria, Vergine santa, serva del Signore, tu hai portato nel tuo seno il frutto prezioso della misericordia divina. Maria, tu che hai custodito nel tuo cuore le Parole della salvezza, testimoni dinanzi al mondo l'assoluta fedeltà di Dio al suo amore. Maria, tu che hai seguito tuo Figlio Gesù fino ai piedi della croce, nel "fiat" del tuo cuore di madre, hai aderito senza riserve al sacrificio redentore.

Maria, Madre di misericordia, mostra ai tuoi figli il cuore di Gesù, che hai visto aperto, per essere per sempre fonte di vita. Maria, presente in mezzo ai discepoli, tu ci avvicini all'amore vivificante di tuo Figlio risorto. Maria, Madre attenta ai pericoli e alle prove dei fratelli di tuo Figlio, non cessi di condurli sul cammino della salvezza. Maria, tu che in questo luogo hai mostrato a Marguerite-Marie il cuore di tuo Figlio, donaci di seguire il tuo esempio di umile fedeltà al suo amore.

Questa preghiera dell'Angelus, che recito tutte le domeniche coi pellegrini riuniti in piazza San Pietro, offre anche l'occasione di aprire il nostro cuore ai bisogni del mondo. Oggi vi invito a unirvi alla prima giornata mondiale dell'ambiente organizzata domani 6 ottobre dal Centro delle Nazioni Unite per gli insediamenti umani a favore di milioni di persone nel mondo che sono senza tetto, e che aspettano una casa dignitosa per le loro famiglie. Questa giornata prepara l'anno internazionale dei senza tetto, che corrisponde a un bisogno umano primordiale.

Data: 1986-10-05 Domenica 5 Ottobre 1986




Al monastero della Visitazione - Paray-le-Monial (Francia)

Ringraziamo per il messaggio di santa Marguerite-Marie


"Ecco questo cuore che ha tanto amato gli uomini da non risparmiare nulla sino a esaurirsi e consumarsi per testimoniare loro il suo Amore". Con emozione, vorrei rendere grazie per questo messaggio ricevuto e trasmesso qui da santa Marguerite-Marie Alacoque. Presso la sua tomba, le domando di aiutare incessantemente gli uomini a scoprire l'amore del Salvatore e a lasciarsi permeare da esso. Rendiamo grazie per lo sviluppo di questo monastero, ricordando ciò che già diceva san Francesco di Sales a proposito delle figlie della Visitazione: "Esse avranno il cuore di Gesù, loro sposo crocifisso, per dimora e soggiorno in questo mondo...". So che tutta una pleiade di suore sono state qui, anime donate al cuore di Gesù. Rendiamo grazie per l'esperienza mistica di santa Marguerite-Marie. A lei è stato dato, con una luce particolare ma in un'esistenza nascosta, di conoscere la potenza e la bellezza dell'amore di Cristo. Nell'adorazione eucaristica, essa ha contemplato il cuore trafitto per la salvezza del mondo, ferito dal peccato degli uomini, ma anche "fonte di vita" come testimonia la luce che irradia dalle piaghe del suo corpo risorto. Rendiamo grazie per l'intimità dell'umile religiosa col Salvatore. La sofferenza, che l'ha colpita sotto molte forme, essa l'ha generosamente offerta in unione alla passione di Cristo, in riparazione per il peccato del mondo. Essa si è riconosciuta allo stesso tempo testimone della salvezza operata dal Figlio di Dio, e chiamata a unirsi attraverso l'offerta di se stessa all'opera della sua misericordia. Rendiamo grazie per l'incontro privilegiato della santa religiosa col beato Claude La Colombière. Il sostegno di questo fedele discepolo di sant'Ignazio ha permesso a Marguerite-Marie di superare i suoi dubbi e di discernere l'autentica ispirazione della sua straordinaria esperienza. I loro colloqui sono un modello di equilibrio nel consiglio spirituale. Il padre La Colombière, nelle grandi prove, ha egli stesso ricevuto gli illuminati consigli di colei di cui era consigliere. Rendiamo grazie per il grande sviluppo dell'adorazione e della comunione eucaristica che hanno preso qui nuovo impulso, grazie al culto del Sacro Cuore favorito in particolare dalla Visitazione e dai padri Gesuiti, approvato poi dai Papi. La devozione particolare dei primi venerdi del mese ha portato molti frutti, grazie ai pressanti messaggi ricevuti da Marguerite-Marie. E non posso dimenticare che i vescovi di Polonia avevano ottenuto da Clemente XIII l'ufficio e la messa del Sacro Cuore quasi un secolo (1765) prima che la festa fosse estesa alla Chiesa universale (1856). Rendiamo grazie per tante iniziative pastorali e fondazioni religiose che hanno trovato qui una decisiva fonte d'ispirazione. Con voi che mi accogliete in questa cappella delle apparizioni, le Suore della Visitazione unite alle altre religiose contemplative della diocesi, con mons. Gaidon e i cappellani dei santuari, invochiamo per tutta l'umanità, consacrata al Sacro Cuore dal mio predecessore Leone XIII, la grazia inesauribile dell'amore redentore che sgorga dal cuore di Gesù.

Data: 1986-10-05 Domenica 5 Ottobre 1986




Lettera ai Gesuiti - Paray-le-Monial (Francia)

Cristo vi ha affidato la diffusione del culto al suo cuore


Al reverendo padre Peter-Hans Kolvenbach, Preposito generale della Compagnia di Gesù. Nel corso del mio pellegrinaggio a Paray-le-Monial, ho voluto venire a pregare nella cappella dove si venera la tomba del beato Claude La Colombière.

Egli fu "il servitore fedele" che, nel suo amore provvidenziale, il Signore ha dato a santa Marguerite-Marie Alacoque come direttore spirituale. Fu così che egli fu indotto, per primo, a diffondere il suo messaggio. In pochi anni di vita religiosa e di intenso ministero, egli si rivelo un "figlio esemplare" della Compagnia di Gesù alla quale, secondo la testimonianza della stessa santa Marguerite-Marie, Cristo aveva affidato l'incarico di diffondere il culto del suo cuore divino. So con quale generosità la Compagnia di Gesù ha accolto questa mirabile missione e con quale ardore essa ha cercato di adempierla nel miglior modo possibile nel corso degli ultimi tre secoli: ma desidero, in questa occasione solenne, esortare tutti i membri della Compagnia a promuovere con maggior zelo ancora tale devozione che risponde più che mai alle attese dei nostri tempi.

Infatti, se il Signore ha voluto nella sua Provvidenza che agli albori dei tempi moderni, nel XVII secolo, partisse da Paray-le-Monial un potente impulso a favore della devozione al cuore di Cristo, nelle forme indicate nelle rivelazioni ricevute da santa Marguerite-Marie, gli elementi essenziali di tale devozione appartengono dunque in modo permanente alla spiritualità della Chiesa nel corso della sua storia, poiché fin dal principio la Chiesa ha rivolto il suo sguardo al cuore di Cristo trafitto sulla croce da cui sgorgano sangue e acqua, simboli dei sacramenti che costituiscono la Chiesa; e, nel cuore del Verbo incarnato, i Padri dell'Oriente e dell'Occidente cristiano hanno visto il principio dell'intera opera della nostra salvezza, frutto dell'amore del divino Redentore il cui cuore trafitto è un simbolo particolarmente espressivo. Il desiderio di "conoscere intimamente il Signore" e di "intrattenere un colloquio" con lui, cuore a cuore, è caratteristica - grazie agli esercizi spirituali - del dinamismo spirituale e apostolico ignaziano, totalmente al servizio dell'amore al cuore di Dio. Il Concilio Vaticano II, mentre ci ricorda che Cristo, Verbo incarnato, ci "ha amati con un cuore d'uomo", ci assicura che "il suo messaggio lontano dallo sminuire l'uomo, serve al suo progresso infondendo luce, vita e libertà e, all'infuori di esso, niente può soddisfare il cuore dell'uomo" (GS 22). Dal cuore di Cristo, il cuore dell'uomo impara a conoscere il senso vero e unico della sua vita e del suo destino, a comprendere il valore di una vita autenticamente cristiana, a guardarsi da certe perversioni del cuore umano, a unire all'amore filiale verso Dio, l'amore del prossimo. così - ed è questa la vera riparazione chiesta dal cuore del Salvatore - sulle rovine accumulate dall'odio e dalla violenza, potrà essere costruita la civiltà dell'amore tanto desiderato, il regno del cuore di Cristo. Per questi motivi, desidero vivamente che proseguiate con una azione perseverante la diffusione del vero culto del cuore di Cristo, e che siate sempre pronti a offrire un contributo efficace ai miei fratelli nell'episcopato al fine di promuovere ovunque questo culto preoccupandovi di trovare i mezzi più adeguati per presentarlo e per praticarlo, affinché l'uomo di oggi, con la propria mentalità e sensibilità, vi scopra la vera risposta ai suoi interrogativi e alle sue attese. Come l'anno scorso, in occasione del congresso dell'Apostolato della preghiera, vi avevo affidato particolarmente quest'Opera strettamente legata alla devozione al Sacro Cuore, anche oggi nel corso del mio pellegrinaggio a Paray-le-Monial, vi chiedo di compiere tutti gli sforzi possibili per adempiere sempre meglio alla missione che Cristo stesso vi ha affidato; la diffusione del culto del suo cuore divino. Gli abbondanti frutti spirituali che ha prodotto la devozione al cuore di Gesù sono ampiamente riconosciuti. Esprimendosi soprattutto con la pratica dell'ora santa, della confessione e della comunione nei primi venerdi del mese, essa ha contribuito a spronare generazioni di cristiani a pregare di più e a partecipare più di frequente ai sacramenti della Penitenza e dell'Eucaristia. Sono vie che è auspicabile proporre ancora oggi ai fedeli. Che la protezione materna della Beata Vergine Maria vi assista: fu in occasione della festa della Visitazione che tale missione vi fu affidata nel 1688 e nella vostra opera apostolica, sia per voi di sostegno e conforto la benedizione apostolica che impartisco di cuore a tutta la Compagnia di Gesù, da Paray-le-Monial!

Data: 1986-10-05 Domenica 5 Ottobre 1986




Agli ammalati nella cattedrale - Lione (Francia)

Davanti a voi si scopre il senso della vita e il dono di sé


Cari fratelli e sorelle.


GPII 1986 Insegnamenti - Dopo la recita del Rosario nel Seminario - Lione (Francia)