GPII 1986 Insegnamenti - Agli agricoltori nel "Festival Centre" - Adelaide (Australia)

Agli agricoltori nel "Festival Centre" - Adelaide (Australia)

E' uno scandalo che il cibo non giunga a tutti gli affamati


Carissimi amici.


1. E' una grande gioia per me incontrarmi nella preghiera con rappresentanti dell'Australia rurale. Le persone occupate nell'agricoltura e nella pastorizia, nella pesca, nella silvicoltura e in tutte le forme di coltivazione costituiscono una parte importante della vita australiana. Si può ben dire infatti che tutti i vostri connazionali dipendono da voi per il loro cibo e per molti altri prodotti dell'acqua, del sole e della terra. Anzi, molti popoli che non fanno parte di questo continente fanno affidamento sui vostri sforzi generosi per le necessità primordiali della vita. E' per questo motivo che la mia visita al vostro paese non sarebbe stata completa senza un incontro con voi, uomini e donne che con la vostra fatica quotidiana rendete fertile e produttiva questa terra. Il mio cordiale saluto va a voi che siete presenti e a tutti i vostri amici e vicini nell'Australia rurale. E' buona cosa che ci riuniamo nella preghiera. La vita rurale vi mette in contatto con la natura, che è creazione di Dio. Nella vostra quotidiana fatica voi toccate le opere del Creatore. Sperimentate la sua provvidenza. Ammirate la sua grandezza. E col trascorrere delle stagioni e degli anni vi rendete sempre più conto che la creazione è un mistero che va ben oltre l'umana comprensione.

Per voi che vivete vicino alla terra e al mare, appare quindi così naturale e così giusto pregare Dio, chiedere il suo aiuto nei tempi di necessità, lodarlo e ringraziarlo. La vostra speciale vocazione vi aiuta ad accogliere con gratitudine la parola di Dio e la sua provvidenza che ci guida.

Appare chiaro dal Vangelo che anche Gesù visse a stretto contatto con la natura. Il suo insegnamento è pieno di riferimenti alla natura e alla vita umana.

Ha parlato del pastore e del suo gregge, della rete gettata in mare, del seme di senape, dei gigli dei campi, e così via. Ha perfino descritto la sua missione nel mondo come quella del "buon pastore" (Jn 10,14), e ha paragonato il suo insegnamento al lavoro del seminatore che ando a seminare. La Chiesa tiene quindi in alta considerazione la vita rurale per molte ragioni. Ecco perché ho atteso con impazienza d'incontrarvi e pregare con voi. La mia preoccupazione pastorale include tutta la popolazione d'Australia, e ho già visitato alcuni dei vostri maggiori centri industriali e residenziali. Sono lieto di essere con voi oggi.


2. L'Australia è diventata negli ultimi decenni una grande nazione commerciale. Al centro di questo sviluppo si colloca l'agricoltura. Quella che quasi duecento anni fa non era altro che una modesta impresa che forniva cibo e vestiario a forzati, a soldati, ad amministratori e altri, si è sviluppata fino a diventare una grande industria. Negli ultimi due secoli avete non solo soddisfatto le vostre necessità di base, ma avete anche vestito e nutrito milioni di persone in tutto il mondo. La vostra industria agricola è bene diversificata oggi. Benché siate meglio conosciuti per le vostre produzioni di cereali, lana e carne, potete a buon diritto vantare la silvicoltura e la pesca, oltre all'orticoltura e alle primizie.

Ma so che vi incontro oggi in un momento di gravi, serie difficoltà.

Infatti queste difficoltà hanno già cominciato a ripercuotersi su di voi e sulle vostre famiglie. Come molti coltivatori di altri paesi e continenti, voi che siete occupati nel settore dell'agricoltura dovete spesso affrontare gravi difficoltà finanziarie e problemi sociali, che talvolta sfuggono interamente al vostro controllo. Vi è il problema dell'inflazione; vi sono i problemi ancora più complessi creati dalle politiche di altre nazioni, dalle tariffe imposte dai governi, dai contingenti d'impostazione e dalle sovvenzioni alle produzioni agricole. Tutti questi problemi, avvertiti a livello mondiale, esigono il ricorso paziente e costante a trattative multilaterali e ad accordi internazionali. In tutte queste iniziative voglio assicurarvi del profondo interesse e coinvolgimento della Chiesa.


3. Questi problemi e queste incertezze nei mercati mondiali non sono i primi che i coltivatori australiani hanno dovuto affrontare. Gran parte del vostro paese è soggetta a un clima spesso duro e imprevedibile. Avete dovuto adattarvi, sperimentare sin dall'inizio; avete spesso conosciuto difficoltà e sostenuto sacrifici; ma con la perseveranza e la preghiera siete andati avanti. Gli ostacoli e le sfide non vi hanno scoraggiati. Al contrario, tra tanti altri successi, questi hanno condotto alla messa a punto di nuove tecnologie agricole da cui traggono benefici popolazioni di paesi molto lontani dalle vostre sponde. Oggi siete tra i più efficienti coltivatori di terra nel mondo. Cosa ancora più importante, avete imparato il valore essenziale di una vita familiare stabile e della solidarietà tra vicini. La vostra letteratura e la vostra poesia parlano dello spirito di fraterna cooperazione e di creatività che regna in voi. E' stato giustamente detto che nessuna avversità o siccità o inondazione ha mai messo a lungo un "Aussie" al tappeto! Nelle piccole città e nei villaggi sperimentate la vita comunitaria in una maniera raramente riscontrabile nei grandi centri metropolitani. Il vostro solido senso della vita in comune rende consapevoli voi e i vostri figli del vostro valore unico e irripetibile come persone, e questo vi coinvolge nello stesso tempo a traguardi e a scopi comuni. Le vostre preziose tradizioni rurali meritano di essere conservate e protette. Sono motivo di gratitudine a Dio e di generosa apertura verso gli altri.


4. Nel Vangelo che abbiamo ascoltato stamattina, gli apostoli propongono a Gesù di congedare la folla perché possa trovare cibo e alloggio. Ma Gesù non segue il loro consiglio; e dice invece: "Dategli voi stessi da mangiare" (Lc 9,13). Questa risposta sorprende gli apostoli, i quali si sentono nell'assoluta impossibilità di nutrire tante persone. Ma ascoltano le sue parole ed eseguono immediatamente le sue istruzioni. Nel nostro mondo di oggi dove la fame resta ancora una realtà di ogni giorno per milioni di persone, queste parole del Signore conservano il loro impatto. Sappiamo infatti per fede che egli ripete oggi l'incarico che diede agli apostoli: "Dategli voi stessi da mangiare". Come popolo chiamato a svolgere un ruolo così importante nella produzione di cibo, sono sicuro che siete commossi da queste parole. Ma è anche chiaro che il problema di nutrire il mondo oggi non può quasi mai essere affidato ai soli coltivatori. Anzi, questi producono già abbastanza cibo per soddisfare alle necessità di tutta la popolazione del mondo. E si sa anche che è possibile produrre molto di più. Eppure milioni di fratelli e di sorelle nel mondo intero soffrono ancora la fame. Perché? E' un problema complesso da risolvere. Nel racconto evangelico Gesù prese i pani e i pesci, li benedisse e "li diede ai discepoli perché li distribuissero alla folla" (Lc 9,16). Il compito dei discepoli era di distribuirli. Al giorno d'oggi i coltivatori che collaborano con il Creatore possono produrre abbastanza cibo per tutti gli uomini su questa terra.

Il fatto che il cibo già disponibile non arrivi ancora ai milioni di affamati è uno dei più grandi scandali della nostra epoca. Uno squilibrio come questo esige serie revisioni dell'ordine economico internazionale e una maggior cooperazione a livello mondiale nella produzione e nella distribuzione del cibo. Come dicevo nel mio messaggio alla Terza Giornata della Nutrizione nel Terzo Mondo (12 ottobre 1983): "L'urgenza di questa solidarietà internazionale riguarda innanzitutto tutti i paesi più progrediti nel loro sviluppo e i loro governi. Il popolo cristiano, da parte sua, sarebbe infedele all'esempio e all'insegnamento del suo fondatore se non adempisse ai suoi compiti di solidarietà con coloro che soffrono per denutrizione". I problemi relativi alla fame nel mondo di oggi sono di tale statura da dover essere affrontati insieme. Riaffermiano nello stesso tempo il ruolo essenziale dell'agricoltura oggi. Come ebbi a dire nella mia enciclica sul lavoro dell'uomo: "Il mondo agricolo, che offre alla società i beni necessari per il suo quotidiano sostentamento, riveste un'importanza fondamentale" (LE 21). E' per questo motivo che voglio che sappiate che il Papa vi è vicino nel vostro lavoro, come nelle vostre preoccupazioni e speranze. Voglio darvi assicurazione della considerazione in cui tengo la vita rurale e i valori che avete cari. La Chiesa intera si rivolge infatti al mondo agricolo con preoccupazione pastorale e con incoraggiamento nella preghiera, ed è suo speciale desiderio aiutarvi a conservare le sane tradizioni familiari che sono sempre state la grande benedizione della vita rurale. Fratelli e sorelle carissimi: la Chiesa rende grazie a Dio per voi, per quello che offrite al resto della società, per la priorità che date alla famiglia e alla vita comunitaria, per la testimonianza che date alla sacralità della vita, per la fiducia che manifestate nella provvidenza amorosa di Dio, nostro Creatore e nostro Padre. Australia rurale! Dovete restare sempre saldi in questi valori fondamentali. Facendo questo le vostre stesse vite echeggeranno il messaggio dell'inno di questa mattina: "Benedicano il Creatore tutte le cose, / lo adorino in umiltà, / gli rendano lode, alleluia"!

Data: 1986-11-30 Domenica 30 Novembre 1986




Omelia nel Parco Victoria - Adelaide (Australia)

Rinconciliazione nell'incontro delle diverse culture


"Quale gioia, quando mi dissero: "Andremo alla casa del Signore"" (Ps 121,1).

Cari fratelli e sorelle in Cristo.


1. Con queste parole la Chiesa intera proclama la gioia dell'Avvento. Oggi è la prima domenica d'Avvento. Ci stiamo avvicinando alla notte nella quale i pastori, nei campi attorno a Betlemme, provarono la gioia di essere chiamati dagli angeli per andare a vedere il Signore: "Andiamo fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere" (Lc 2,15). Si, oggi ancora, qui ad Adelaide, la Chiesa ci ricorda che il Signore è vicino (cfr Ph 4,5). E come i pastori in quella splendida notte a Betlemme, anche noi diciamo: "Andremo alla casa del Signore". L'Avvento è il tempo di preparazione al Natale, alla venuta del Salvatore. Ci chiama ad "andare con gioia alla casa del Signore... e là lodare il nome del Signore" (Ps 121,4). Lodare il nome dell'Altissimo, Padre, Figlio e Spirito Santo: ecco la prima intenzione di questa nostra celebrazione eucaristica.


2. "Quale gioia, quando mi dissero: "Andremo alla casa del Signore"". Con la stessa gioia della liturgia dell'Avvento io saluto tutti voi riuniti qui ad Adelaide. Nel nome di Gesù Cristo io vi saluto, popolo dell'Australia meridionale.

Saluto l'arcivescovo Faulkner, l'arcivescovo Gleeson, il vescovo De Campo e tutti i miei fratelli vescovi, assieme ai sacerdoti, religiosi e laici di Adelaide e di Port Pirie. Saluto i membri delle altre chiese e comunità cristiane. Saluto i rappresentanti della vita pubblica. Abbraccio nell'amore del Salvatore tutti i bambini, i giovani, i vecchi, gli ammalati. Allo stesso tempo saluto tutti gli abitanti di questo continente d'Australia, camminando insieme a voi verso la casa del Signore, lungo i sentieri di quell'Avvento che è la storia umana: l'Avvento nel quale l'intera famiglia umana e tutto il creato attendono la seconda venuta del nostro salvatore Gesù Cristo! Solo pochi anni ci separano dalla fine del secondo millennio e dall'inizio del terzo millennio dell'èra cristiana. Questo è un tempo di grazia per la Chiesa. E' un tempo in cui noi, seguaci di Gesù Cristo, in mezzo alle profonde trasformazioni che mutano la cultura e la società, dobbiamo riconsacrarci alla vita cristiana. E' un tempo in cui il messaggio del Vangelo deve essere proclamato agli uomini e alle donne di quest'epoca con la forza di una nuova Pentecoste. E' un tempo in cui lo stesso Spirito di verità parla con chiare parole di vita alla famiglia umana.


3. Nella celebrazione eucaristica di questa prima domenica d'Avvento, preghiamo per la realizzazione del progetto del Padre per la famiglia umana: "In quel nuovo mondo dove vi sarà rivelata la pienezza della pace, radunatevi gente di ogni razza, lingua e modo di vita, per partecipare all'unico banchetto eterno con il Signore Gesù Cristo" (II Preghiera eucaristica di riconciliazione). In altre parole, preghiamo perché si realizzi la visione del profeta Isaia, come diceva la prima lettura: "Tutte le genti affluiranno al monte del Signore... perché ci indichi le sue vie e possiamo camminare per i suoi sentieri" (Is 2,2-3). Il desiderio di quel tempo di grazia e di pace è profondamente radicato nei nostri cuori. Chi non desidera ardentemente che arrivi quel tempo-finale quando "un popolo non alzerà più la spada contro un altro popolo, non si eserciteranno più nell'arte della guerra?" (Is 2,4). C'è davvero una stagione d'Avvento che è universale e che dura quanto dura la storia umana. Oggi meditiamo sulla visione di Isaia di un numero incalcolabile di gente in marcia verso il monte del Signore: il popolo di Dio di ogni epoca e di ogni luogo che si raccoglie nell'unione con lui e nell'unità di se stesso nella Chiesa. E dovremmo riflettere su come questa visione si realizzi nella realtà concreta della vita australiana, nella storia e nella cultura del vostro continente e dell'Australia Meridionale in particolare. Questa stessa assemblea eucaristica è un simbolo della visione del profeta. Siete gente, qui radunata, di "ogni razza, lingua e modo di vita", resa una in Gesù Cristo e nella sua Chiesa. Australia: terra di molte culture. Australia: terra di diversi gruppi etnici, creati dalle tradizioni, dalle azioni e dalle speranze di tanti popoli, la cui fede li sostenne nel difficile compito di farsi una nuova patria in questo continente!


4. Molto prima dell'èra cristiana, molto prima che Mosè conducesse il popolo di Dio verso la libertà, molto prima che Abramo partisse alla ricerca di un nuovo paese per fondare una nuova nazione, ondate migratorie di popoli aborigeni giunsero in questa grande terra australe. Qui si stabilirono e instaurarono uno stretto rapporto con la terra che era divenuta la loro patria.

In tempi più recenti, negli ultimi 200 anni, nuove migrazioni hanno portato in Australia gente di ogni continente. Prima arrivarono coloni dalla Gran Bretagna e dall'Irlanda. Ma si è andata evolvendo, durante i decenni, una comunità multiculturale con i nuovi arrivi dall'Europa e dall'Asia. Già verso il 1860, qui a Clare Valley nell'Australia Meridionale, gente proveniente dall'Inghilterra, dall'Irlanda, dalla Polonia, dall'Austria e dalla Germania, viveva fianco a fianco con gli abitanti aborigeni. In tempi più recenti l'Australia ha accolto persone provenienti dall'Asia, dal Medio Oriente, dall'America Latina e da altre parti dell'Australasia. Spesso le vittime della povertà o delle devastazioni della guerra o delle persecuzioni religiose vennero qui a iniziare una nuova vita, affrontando stenti e privazioni. Da una grande miseria e sofferenza umana, sta ora emergendo una nazione piena di speranze e di promesse. Questa è la vostra storia. Questo è il modo in cui si è formata la vostra cultura di popolo australiano. In questi avvenimenti c'è molto di cui essere orgogliosi. E sono anche avvenimenti in cui si riconosce la necessità di quella riconciliazione che avviene attraverso Gesù Cristo. Tutte le persone hanno il diritto di amare e di apprezzare ciò che è buono nel proprio retaggio. Tutte le persone hanno il diritto al rispetto di se stesse e alla propria dignità. Le tensioni che sorgono talvolta, quando popoli di storia, tradizione, cultura e fede diverse cercano di vivere fianco a fianco, devono essere superate in uno spirito di vera disponibilità e fratellanza. Bisogna infine essere aperti a quella provvidenza divina e trascendente che guida le nazioni verso un più pieno riconoscimento di unità: l'unità di tutti coloro che sono l'immagine di Colui che "tiene insieme tutto l'universo": Gesù Cristo, "immagine del Dio invisibile, generato prima di ogni creatura" (Col 1,17 Col 1,15).


5. La parola di Dio ci ha chiamato a essere attenti e vigili, rivestiti delle armi di Gesù Cristo: "E' ormai tempo di svegliarvi dal sonno... La notte è avanzata, il giorno è vicino. Comportiamoci onestamente, come in pieno giorno... non in contese e gelosie. Rivestitevi invece del Signore Gesù Cristo" (Rm 13,11-14).

Ogni espressione di ostilità verso gli altri innalza un muro di tensione fra le persone e rivela un cuore di pietra. Ogni atto di discriminazione è un atto di ingiustizia e una violazione della dignità personale. Ogni volta che siamo intolleranti, chiudiamo gli occhi davanti all'immagine di Dio che è nell'altra persona. Oggi volta che non riconosciamo le esigenze di giustizia del mondo, non afferriamo il senso della solidarietà universale. Ma quando parliamo con parole gentili, quando rispettiamo e onoriamo l'altro, quando dimostriamo vera amicizia, quando offriamo ospitalità, quando ci sforziamo di capire le differenze fra i popoli, allora diventiamo il segno vivente che la visione di Isaia si è realizzata, che il regno di Dio è venuto fra noi, che l'Avvento universale della storia procede verso il suo compimento.


6. La Chiesa invita oggi tutti e ciascuno di noi a intraprendere volentieri e con gioia il sentiero che Dio ha preparato per tutta la razza umana. Il profeta Isaia parla del sentiero che sale al monte del Signore, al tempio del Dio di Giacobbe (cfr Is 2,3). E' parte di questo "salire" la vocazione dell'uomo di cercare un'umanità piena e autentica, di affinare e di sviluppare le proprie qualità spirituali e fisiche nella lotta al dominio del mondo, attraverso il progresso della conoscenza e attraverso la propria fatica. Questo fa la famiglia umana attraverso il progresso culturale (cfr GS 53).

Gli uomini e le donne di oggi sanno chiaramente che, oggi più che mai, essi sono chiamati a costruirsi il proprio destino in questo mondo. I mezzi a loro disposizione sono sempre maggiori: una miglior conoscenza della terra e dei suoi segreti, una miglior conoscenza della persona umana e dell'attività umana; una miglior comprensione del corso della storia e dell'organizzazione sociale; e il mondo delle comunicazioni, che dà ad un numero sempre maggiore di persone la possibilità di partecipare al progresso moderno. Un mondo più umano sta lottando per nascere. E tuttavia ogni volta le più grandi speranze sono accompagnate da contraddizioni inquietanti. Per quanto riguarda il rispetto per i diritti fondamentali dell'uomo, gli ultimi decenni sono stati testimoni di un grande progresso e di una crescente consapevolezza della giustezza di questa causa. Non possiamo comunque trascurare il fatto che il nostro mondo offre ancora troppi esempi di grande ingiustizia e di oppressione. Dove c'è un gran bene da raggiungere, là sono necessari una grande maturità morale e un gran senso della giustizia. Senza la visione della dignità sublime della persona umana - dignità fondata sulla relazione unica, personale col Creatore e Redentore, dignità vincolata alla natura trascendente, all'origine e al destino dell'uomo - il progresso non avrà una direzione sicura. Gesù Cristo, la via, la verità e la vita, ci rivela il significato reale della storia. Ci rivela il progetto di Dio per l'umanità. Gesù parla alla nostra libertà e ci chiama a promuovere un vero progresso umano, dandoci la sua legge di amore e di servizio; "Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amato" (Jn 15,12). Il Vangelo purifica e rafforza ogni cultura, perché possa aiutare l'uomo a "salire al monte del Signore... perché ci indichi le sue vie e possiamo camminare per i suoi sentieri" (Is 2,3).


7. La chiamata di Gesù è chiara. Egli dice: "Vegliate". E ancora: "State pronti, perché nell'ora che non immaginate, il figlio dell'uomo verrà" (Mt 24,42 Mt 24,44). così esorta tutti i suoi seguaci a lavorare per il fine che il Padre ha stabilito: il regno di giustizia, di verità e di pace. così incita i fedeli d'Australia a trovare un rimedio ogni volta che le ingiustizie possono danneggiare la vita della loro nazione, e ad assicurare che un nuovo Spirito di riconciliazione animi l'intera vita nazionale. Gesù ci dice che saremo giudicati dal modo in cui risponderemo alla sua presenza nell'affamato, nel nudo, nell'ammalato e nel carcerato (cfr Mt 25,35-36). Cari fratelli e sorelle: voi siete chiamati a partecipare con Dio alla costruzione del suo regno nei cuori di tutti gli australiani, cuori di carne e non di pietra. La nostra riflessione di oggi sull'Australia come terra di molte culture ci ha aiutato a vedere la vostra storia nel contesto dell'amore eterno di Dio per tutta la famiglia umana, che si manifesta nella missione salvifica di Gesù Cristo. E' una storia che si sta ancora evolvendo. E presenta molte sfide a voi come nazione, alla Chiesa di questo paese e a ogni singolo cittadino. Anche questo è l'Avvento, pieno di aspettativa, che la Chiesa celebra in questo periodo. Noi, il popolo pellegrino di Dio, camminiamo seguendo Gesù che è la via verso il Padre.

Camminiamo nella certezza che la sua verità ci renderà liberi e che la nostra forza proviene dalle sue parole e dai suoi sacramenti.


8. Con lo sguardo rivolto a Colui che deve venire, guardiamo dunque a questo intero continente e a tutti i gruppi etnici e a tutte le tradizioni culturali che gli sono propri. E su tutta l'Australia invochiamo la benedizione del Salmo: "Sia pace sulle tue mura, sicurezza nei tuoi baluardi... Per i miei fratelli e i miei amici io diro; "Su di te sia pace!". Per la casa del Signore nostro Dio, chiedero per te il bene" (Ps 121,7-9). Per te: Adelaide! Per te: Australia! Per te: mondo intero! E continuiamo a guardare a lui, Colui che deve venire, il "Principe della pace" (cfr Is 9,6). Di lui il profeta dice: "Egli sarà giudice fra le genti / e sarà arbitro fra molti popoli. / Forgeranno le loro spade in vomeri, / le loro lance in falci. Un popolo non alzerà più la spada contro un altro popolo, / non si eserciteranno più nell'arte della guerra. / Casa di Giacobbe, vieni, / camminiamo nella luce del Signore" (Is 2,4-5). Questa è la luce dell'Avvento. E' la luce dell'Avvento che si dispiega davanti alla famiglia umana, finché il Signore verrà di nuovo nella gloria: l'Avvento della responsabilità dell'uomo per la vita e per il mondo che il Creatore ha posto nelle sue mani. La luce è la luce di Colui che verrà, il principe della pace E' la luce di Cristo. Che la luce di Cristo splenda sull'Australia: terra di molte culture! Che la luce di Cristo splenda su ognuno di voi. Amen.

Data: 1986-11-30 Domenica 30 Novembre 1986




Angelus al termine della Messa - Adelaide (Australia)

Maria, madre della gioia, ti affido la Chiesa dell'Australia



1. Al termine di questa celebrazione eucaristica, vi invito a unirvi a me nel recitare l'Angelus. Questa preghiera prende il proprio nome dal messaggio dell'angelo a Maria: "Ti saluto... il Signore è con te" (Lc 1,28). Ben presto, nella liturgia di Natale udrete le altre parole di gioia che annunciarono la nascita di Gesù: "Non temete, ecco, vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo" (Lc 2,10). Ho affermato precedentemente in un'altra



"Nel vero senso della parola, la gioia è la nota fondamentale del messaggio cristiano" (ad Harlem, 2 ottobre 1979). Come dissi allora, il mio augurio è che il messaggio cristiano possa portare gioia a tutti coloro che aprono a esso il loro cuore: "Gioia ai bambini, gioia ai genitori, gioia alle famiglie e agli amici, gioia a chi lavora e chi studia, gioia agli ammalati e agli anziani, gioia a tutta l'umanità". Aggiungo ora: "Gioia - gioia profonda e duratura - al popolo dell'Australia".


2. La fede è la nostra fonte di gioia. Noi crediamo in un Dio che ci ha creati in modo da poter godere della felicità umana - in una certa misura sulla terra -, nella sua pienezza in cielo. Siamo stati creati per vivere la gioia umana; la gioia di vivere, la gioia dell'amore dell'amicizia, la gioia del lavoro ben fatto.

Noi che siamo cristiani abbiamo un ulteriore motivo di gioia: come Gesù, sappiamo di essere amati da Dio nostro Padre. Questo amore trasforma le nostre vite e ci riempie di gioia. Ci fa vedere che Gesù non è venuto per caricarci di fardelli. E' venuto a insegnarci cosa significa essere pienamente felice e pienamente umano.

Pertanto, scopriamo la gioia quando scopriamo la verità su Dio nostro Padre, la verità su Gesù nostro Salvatore, la verità sullo Spirito Santo che dimora nei nostri cuori.


3. Non pretendiamo che la vita sia tutta bellezza. Siamo consapevoli dell'oscurità e del peccato, della povertà e del dolore. Ma sappiamo che Gesù ha vinto il peccato ed è passato attraverso la propria sofferenza alla gloria della risurrezione. E viviamo nella luce del suo mistero pasquale - il mistero della sua morte e risurrezione. "Siamo un popolo pasquale e Alleluia è il nostro canto!".

Non cerchiamo una gioia superficiale quanto invece una gioia che proviene dalla fede, che cresce attraverso l'amore disinteressato, che rispetta il "dovere primordiale dell'amore del prossimo, senza il quale sarebbe sconveniente parlare di gioia" (Paolo VI, "Gaudete in Domino", 1). Ci rendiamo conto che la gioia è esigente: richiede disinteresse; richiede una disponibilità a dire con Maria: "Avvenga di me quello che hai detto" (Lc 1,38).


4. Maria, nostra Madre: mi rivolgo a te e insieme alla Chiesa ti invoco quale Madre della gioia ("Mater plena sanctae laetitiae"). Io, Giovanni Paolo II, ti affido la Chiesa dell'Australia, e ti chiedo di effondere su tutti i suoi membri quella santa gioia umana che fu il dono che Dio ti fece. Aiuta tutti i tuoi figli a vedere che le buone cose nella loro vita vengono loro da Dio Padre per mezzo del tuo Figlio Gesù Cristo. Aiutali a vivere nello Spirito Santo la gioia che colmo il tuo cuore immacolato. E in mezzo alle sofferenze e alle prove della vita possano essi trovare la pienezza di gioia, che appartiene alla vittoria del tuo Figlio crocifisso, e proviene dal suo sacro cuore. [Dopo la preghiera:] Oggi è la festa di sant'Andrea, il patrono della Chiesa di Costantinopoli. Ogni anno la Chiesa di Roma invia una delegazione a partecipare a questa festa, così come fa la Chiesa di Costantinopoli per la festa di san Pietro e Paolo. Ancora una volta desidero inviare il mio saluto alla nostra diletta Chiesa sorella.

Data: 1986-11-30 Domenica 30 Novembre 1986




Omelia alla Messa all'ippodromo "Belmont" - Perth (Australia)

Il vero amore nella famiglia è per sempre


"E' ormai tempo di svegliarvi dal sonno, perché la nostra salvezza è più vicina ora..." (Rm 13,11). Cari fratelli e sorelle in Cristo.


1. Con queste solenni parole la liturgia di questa prima domenica di Avvento guida la Chiesa tutta a un tempo di attesa e preparazione. E' il tempo in cui ogni comunità cristiana rivive il senso dell'attesa che i profeti hanno suscitato nel popolo d'Israele, poiché essi attendevano con ansia il compimento della promessa: "La Vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele" (Is 7,14), che significa "Dio con noi" (cfr Mt 1,23). E' il tempo della preparazione per la venuta del bambino, il "Principe della pace": l'infante di Betlemme, che è allo stesso tempo il Figlio di Dio, e la seconda Persona della santissima Trinità.

La mia visita qui in Australia occidentale coincide così con la preparazione del Natale, che è un giorno speciale per le famiglie in Australia e in molte altre parti del mondo. La famiglia nel disegno di Dio per l'umanità e per la Chiesa è il tema di questa celebrazione eucaristica. Il Figlio di Dio, facendosi uomo, dà inizio a quella famiglia speciale che la Chiesa venera come la Sacra Famiglia di Nazaret: Gesù, Maria e Giuseppe.


2. Vi saluto, famiglie di Perth e dell'Australia Occidentale. Saluto voi mariti e mogli, padri e madri, figli e figlie, nonni e tutti voi che avete a cuore il benessere della famiglia. Saluto voi, arcivescovo Foley e arcivescovo Goody, gli altri vescovi, i sacerdoti, Religiosi e laici: ogni persona presente qui ma anche tutti coloro che sono uniti a noi spiritualmente nell'offerta del corpo e sangue di Cristo nel sacrificio della Messa. Saluto i rappresentanti del Governo, i pubblici ufficiali, i rappresentanti di ogni ente pubblico e di ogni gruppo etnico. Saluto i membri delle altre Chiese e Comunioni cristiane con l'amore e la speranza che condividiamo nel Signore Gesù Cristo.


3. "La famiglia è la Chiesa domestica". Il significato di questa tradizionale idea cristiana è che la casa è la Chiesa in miniatura. La Chiesa è il sacramento dell'amore di Dio. E' una comunione di fede e vita. E' madre e maestra. E' al servizio dell'intera famiglia umana nel camminare verso il suo destino finale.

Nello stesso tempo la famiglia è una comunità di vita e di amore. Educa e guida i suoi membri verso la loro piena maturità umana ed è al servizio per il bene di tutti lungo la strada della vita. La famiglia è la "prima e vitale cellula della società" ("Apostolicam Actuositatem"). Il futuro del mondo e della Chiesa passa dunque attraverso la famiglia. Non sorprende quindi il fatto che la Chiesa negli ultimi tempi abbia prestato molta cura e attenzione ai problemi che riguardano la vita familiare e il matrimonio. E non sorprende neanche il fatto che i governi e le pubbliche organizzazioni siano costantemente coinvolti in problemi che direttamente o indirettamente riguardano il benessere istituzionale del matrimonio e della famiglia. E tutti hanno potuto constatare che sani rapporti nel matrimonio e nella famiglia sono di grandissima importanza per la crescita e il benessere della persona umana.


4. Le trasformazioni economiche, sociali e culturali che avvengono nel mondo hanno un grande effetto su come la gente considera il matrimonio e la famiglia. Di conseguenza molte coppie sono insicure sul senso del loro rapporto, e ciò provoca in loro inquietudine e sofferenza. D'altro canto, molte altre coppie sono più forti perché, avendo superato le tensioni del mondo moderno, vivono in modo molto più completo quell'amore speciale e la responsabilità del matrimonio che fa loro vedere i bambini come un dono speciale di Dio a loro e alla società. A seconda di come va la famiglia, così va la nazione, e così va il mondo intero nel quale viviamo. Per quanto riguarda la famiglia, la società ha urgente bisogno di "ricuperare da parte di tutti la coscienza del primato dei valori morali, che sono i valori della persona umana come tale", e anche della "ricomprensione del senso ultimo della vita e dei suoi valori fondamentali" (FC 8).

L'Australia, nazione di così grandi possibilità e speranze, ha bisogno di sapere come salvaguardare la famiglia e la stabilità dell'amore coniugale, se vogliamo che sulla terra regnino pace e giustizia.


5. La Chiesa in Australia e dovunque ha un compito specifico: spiegare e promuovere il disegno di Dio per il matrimonio e la famiglia e aiutare le coppie e le famiglie a vivere in accordo con questo piano. La Chiesa si rivolge a tutte le famiglie: in primo luogo a quelle famiglie cristiane che si sforzano di essere sempre più fedeli al piano di Dio. Essa cerca di rafforzarle e accompagnarle nel loro sviluppo. Ma essa si rivolge anche, con la compassione del cuore di Gesù, a quelle famiglie che sono in difficoltà o in situazioni irregolari. La Chiesa non può dire che ciò che è cattivo è buono, né può dire che è valido ciò che non lo è. Essa non può cessare di proclamare l'insegnamento di Cristo, anche quando questo insegnamento è difficile da accettare. Essa sa anche che è stata inviata per guarire, riconciliare, richiamare alla conversione, trovare ciò che era perduto (cfr Lc 15,6). Pertanto è con immenso amore e pazienza che la Chiesa cerca di aiutare coloro che provano difficoltà nel rispondere alle esigenze dell'amore coniugale cristiano e della vita familiare.

La carità di Cristo può essere realizzata solo nella verità: nella verità riguardo alla vita, all'amore e alla responsabilità. La Chiesa deve proclamare Cristo: la via, la verità, la vita; e così facendo essa deve insegnare i valori e i principi che corrispondono alla chiamata dell'uomo, alla "novità" della vita in Cristo. A volte la Chiesa viene fraintesa e considerata priva di compassione perché sostiene il piano creativo di Dio per il matrimonio e la famiglia: il suo piano per l'amore umano e la trasmissione della vita. La Chiesa è sempre l'amico vero e fedele della persona umana nel pellegrinaggio della vita.

Essa sa che sostenendo la legge morale, contribuisce a stabilire una civiltà umana vera, e costantemente sfida le persone a non abbandonare la loro responsabilità personale nei confronti degli imperativi etici e morali (cfr HV 18).


6. "Venite, saliamo al monte del Signore... perché ci indichi le sue vie e possiamo camminare per i suoi sentieri" (Is 2,3). Con questo invito il profeta Isaia ci dice come dobbiamo rispondere a Dio, e come questa risposta può essere anche applicata al piano di Dio per il matrimonio e la famiglia. Alle coppie vengono offerte la grazia e la forza del sacramento del matrimonio in modo che esse possano camminare nei sentieri del Signore e seguire le sue vie, osservando il disegno che Cristo ha confermato e stabilito per la famiglia. Questo piano testimonia ciò che era all'"inizio" (cfr Mt 19,8), come Dio volle al principio per il benessere e la felicità della famiglia. Nel disegno di Dio, il matrimonio richiede: l'amore fedele e duraturo tra marito e moglie; una comunione indissolubile che "affonda le sue radici nella naturale complementarietà che esiste tra l'uomo e la donna, e si alimenta mediante la volontà personale degli sposi di condividere l'intero progetto di vita, ciò che hanno e ciò che sono" (FC 19); una comunità di persone in cui l'amore tra marito e moglie sia pienamente umano, esclusivo e aperto alla nuova vita (cfr FC 29). L'amore coniugale viene rafforzato dal sacramento del matrimonio in modo che esso possa essere un'immagine sempre più reale ed efficace dell'unità che esiste tra Cristo e la Chiesa (cfr Ep 5,32).


7. Voi sapete di quanto coraggio cristiano avete bisogno per mettere in pratica i comandamenti di Dio nella vostra vita e nelle vostre famiglie. E' il coraggio di essere pronti ogni giorno per costruire amore, il tipo di amore del quale san Paolo dice: "La carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell'ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto copre... tutto sopporta. La carità non avrà mai fine" (1Co 13,4-8). può quindi il Papa venire in Australia e non chiedere alle coppie australiane e alle famiglie di riflettere nei loro cuori se stanno vivendo bene il loro amore cristiano? Quanto sono seriamente impegnate a sostenere i valori della famiglia? Quanto sono adeguate le politiche per la difesa di questi valori, e quindi per la promozione del bene comune dell'intera nazione? In un mondo che sta diventando sempre più sensibile ai diritti delle donne, cosa si può dire dei diritti delle donne che vogliono essere, o hanno bisogno di essere a tempo pieno mogli e madri? Devono essere gravate da un sistema di tassazione che le discrimina rispetto a quelle che scelgono di non rimanere a casa per avere un proprio reddito? Senza violare la libertà di chiunque cerchi la realizzazione nell'impiego e attività fuori di casa, il lavoro della casalinga non dovrebbe essere giustamente apprezzato e adeguatamente sostenuto? (cfr FC 23). Questo è possibile quando le donne e gli uomini sono trattati con il pieno rispetto della loro personale dignità, per ciò che sono più che per ciò che fanno.


8. Comprendendo l'essenziale importanza della vita familiare per una società giusta e sana, la Santa Sede ha presentato una Carta dei diritti della famiglia basata sui diritti naturali e sui valori comuni di tutta l'umanità. Essa è indirizzata principalmente ai Governi e alle organizzazioni internazionali, come un "modello e un punto di riferimento per l'elaborazione di una legislazione e di una politica della famiglia, e una guida per i programmi di azione" (Carta dei diritti della famiglia, 22 ottobre 1983, Introduzione). Tra i vari principi che la Chiesa sostiene con forza in ogni circostanza ci sono i seguenti, che io richiamo alla vostra attenzione: l'inalienabile diritto degli sposi "di costituire una famiglia e di decidere circa l'intervallo fra le nascite e il numero dei figli da procreare, tenendo pienamente in considerazione i loro doveri verso se stessi, verso i figli già nati, la famiglia e la società, in una giusta gerarchia di valori e in conformità all'ordine morale oggettivo..."; tutte le pressioni che limitano "la libertà delle coppie nel decidere dei loro figli, costituiscono una grave offesa contro la dignità umana e contro la giustizia"; "le famiglie hanno il diritto di poter fare assegnamento su un'adeguata politica familiare da parte delle pubbliche autorità nell'ambito giuridico, economico, sociale e fiscale, senza discriminazione di sorta" (Carta dei diritti della famiglia, articoli 3 e 9).


9. L'ordine morale esige che la regola stabilita per i processi di vita dal Creatore nell'atto della creazione debba essere sempre e ovunque rispettata. La ben nota opposizione della Chiesa alla contraccezione e sterilizzazione non è una posizione arbitrariamente presa, né si basa su di una prospettiva parziale della persona umana. Essa esprime piuttosto la sua visione integrale della persona umana, alla quale è stata donata una vocazione che non è solo naturale e terrena, ma anche soprannaturale ed eterna (cfr HV 7). Inoltre, la comprensione della Chiesa per l'intrinseco valore della vita umana come un irrevocabile dono di Dio spiega perché il Concilio Vaticano II parla di "altissima missione di proteggere la vita" e considera l'aborto come un "abominevole delitto" (GS 27 GS 51).

10. Il posto dei bambini nella cultura e nella società australiana merita considerazione. Io so che voi amate e rispettate i vostri bambini. So che in molti modi le vostre leggi mirano alla salvaguardia del loro benessere e alla loro protezione. Una società che ama i propri bambini è una società sana e dinamica. A nome loro lancio un appello a voi genitori. I bambini hanno bisogno di genitori che possano dare loro un ambiente familiare stabile. Che sappiano di che amore vero essi hanno bisogno per sentirsi uniti nel vostro amore per gli altri e per loro stessi. Da voi essi cercano amicizia e guida. Da voi innanzitutto, essi devono imparare a distinguere il giusto dall'ingiusto e a saper discernere il bene dal male. Faccio appello a voi: non private i vostri bambini del loro patrimonio veramente umano e spirituale. Parlate loro di Dio, di Gesù, del suo amore e del suo Vangelo. Insegnate loro ad amare Dio e a rispettare i suoi comandamenti con la sicura certezza che essi sono innanzitutto suoi figli. Insegnate loro a pregare.

Insegnate loro a diventare esseri umani maturi e responsabili, e onesti cittadini del loro paese. Questo è un privilegio stupendo, un importante dovere e un meraviglioso compito che voi avete ricevuto da Dio. Attraverso la testimonianza della vostra vita cristiana, guidate i vostri bambini a prendere il loro giusto posto nella Chiesa di Cristo.


11. E cosa dire a voi, bambini e giovani, presenti qui in così grande numero? Amate i vostri genitori; pregate per loro; ringraziate Dio ogni giorno per loro.

Se a volte ci sono incomprensioni tra di voi, se ogni tanto è difficile per voi obbedire loro, ricordate queste parole di san Paolo: "Fate tutto senza mormorazioni e senza critiche, perché siate irreprensibili e semplici, figli di Dio immacolati... che dovete splendere come astri nel mondo" (Ph 2,14-15).

Pregate anche per i vostri fratelli e sorelle e per tutti i bambini del mondo, specialmente per quelli che sono poveri e affamati. Pregate per quelli che non conoscono Gesù, per quelli che sono soli e tristi. A tutti i giovani cattolici dell'Australia è affidato il futuro della Chiesa in questa terra. La Chiesa ha bisogno di voi. C'è molto da fare per voi nelle vostre parrocchie e nelle comunità locali, nel servizio ai poveri e ai bisognosi, ai malati e agli anziani, attraverso le molteplici forme di volontariato. Prima di tutto voi dovete portare Cristo ai vostri amici. La vostra generazione è il campo, ricco per il raccolto, nel quale Cristo vi manda. Cristo è la via, la verità e la vita per la vostra generazione e per le generazioni che verranno. Voi siete la speranza della Chiesa per una nuova èra di evangelizzazione e di servizio. Siate generosi con gli altri, siate generosi con Cristo!

12. Cari genitori e bambini, care famiglie dell'Australia Occidentale: il Vangelo di questa prima domenica di Avvento ci chiama a "vegliare", perché "se il padrone di casa sapesse... veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa" (Mt 42,43).

Questa è l'esortazione che io ripeto a voi. Vegliate! on lasciate che i preziosi valori del fedele amore coniugale e della vita familiare vi siano portati via. Non rifiutateli, o non pensate che vi sia qualche proposta migliore per la felicità o la realizzazione umana. La chiamata del Vangelo a "vegliare" significa anche costruire la famiglia sul senso della responsabilità. L'amore autentico è sempre amore responsabile. I mariti e le mogli si amano veramente l'un l'altro quando essi sono responsabili davanti a Dio e realizzano il suo piano per l'amore umano e la vita umana; quando essi rispondono e sono responsabili l'uno dell'altro. Una paternità responsabile implica non solo far venire bambini al mondo, ma anche prendere parte personalmente e responsabilmente alla loro crescita ed educazione. Il vero amore nella famiglia è per sempre! Infine, lottando per essere perfetti nell'amore, ricordiamo le parole di san Paolo: "Gettiamo via perciò le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce... rivestitevi invece del Signore Gesù Cristo" (Rm 13,12 Rm 13,14). Care famiglie dell'Australia: questa è la vostra vocazione e la vostra felicità oggi e per sempre: rivestirsi del Signore Gesù Cristo e camminare nella sua luce. Amen.


[Al termine della Messa:] Voglio esprimere ancora una volta il mio apprezzamento per questa visita, per la vostra preparazione a questa visita, dappertutto, e specialmente qui a Perth, nell'Australia Occidentale. In questa celebrazione c'è stato un momento speciale che voi avete preparato, dato il tema speciale della nostra celebrazione e comunione. E' stato il momento detto della processione offertoriale, la presentazione dei doni. Cosa significa portare le offerte all'altare? Cosa significa portare se stessi come dono? Cosa significa portare il matrimonio, la vita familiare, tutto ciò che compone questa vita, all'altare? Tra i tanti doni che la famiglia può portare all'altare, invito a portare un dono speciale che ha in sé un valore speciale; il dono della vocazione sacerdotale o religiosa. E' un dono speciale. E' un dono della famiglia. E' un dono alla famiglia. E' un dono della Chiesa e, allo stesso tempo, è un dono alla Chiesa. E' un dono di nostro Signore, dello Spirito Santo. Ed è un dono in particolar modo a lui, perché lui è sacerdote, il grande sacerdote, il supremo pontefice della nuova ed eterna alleanza. Lui, Gesù Cristo, ha bisogno di noi, i sacerdoti. Egli ha bisogno anche della persona consacrata, uomo e donna. Tutto ciò che viene dalla famiglia è un dono della famiglia. E perciò, alla fine di questa ultima liturgia eucaristica, di questa celebrazione eucaristica insieme con voi in Australia vi confesso che, durante questa visita, e specialmente oggi, ho pregato, e prego con voi, per le vocazioni: vocazioni sacerdotali, vocazioni religiose.

E queste sono le ultime parole che voglio dire oggi, al termine di questa ultima celebrazione eucaristica, a voi, famiglie; a voi, la Chiesa di Perth, nell'Australia Occidentale e in tutta l'Australia. E' molto importante per il futuro della vostra Chiesa, per il futuro dell'evangelizzazione in Australia e dovunque nel mondo intero. Il Signore chiama uomini e donne a obbedirgli con il dono di tutta la loro vita, la completa consegna al suo servizio, per amore del regno dei cieli sulla terra, del regno di Dio in Australia e ovunque. E' importante per la Chiesa, così importante per la famiglia aiutare questa maturazione. Le vocazioni sono un segno della maturità della Chiesa, della parrocchia, della diocesi, della famiglia, del popolo di Dio in un Paese, in un continente, nell'intera Chiesa. perciò prego insieme con voi per questo segno speciale, per i molti segni della maturità della vostra Chiesa in Australia, e della famiglia in Australia. Grazie".

Data: 1986-11-30 Domenica 30 Novembre 1986





GPII 1986 Insegnamenti - Agli agricoltori nel "Festival Centre" - Adelaide (Australia)