GPII 1986 Insegnamenti - All'"Inter Agengy Consultative Group" - Città del Vaticano (Roma)

All'"Inter Agengy Consultative Group" - Città del Vaticano (Roma)

Scienziati e tecnologi siate sempre operatori di pace


Distinti scienziati e scienziate, signore e signori.


1. E' con grande piacere che estendo a tutti voi un cordiale benvenuto, questa mattina. Sono onorato prima di tutto dalla vostra presenza di delegati dell'Inter Agency Consultative Group che si incontrano a Roma su invito del presidente del Centro Internazionale per l'astrofisica relativistica. Sono lieto di salutare gli esperti impegnati nello studio di questa impresa scientifica. I miei rispettosi saluti vanno anche ai cardinali qui presenti e ai membri del Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede ci hanno raggiunto e che conferiscono una speciale solennità a questa occasione. Desidero lodare questa splendida iniziativa che vi riunisce e che cerca di favorire sempre più l'effettiva collaborazione nelle scienze spaziali. Si tratta proprio di una celebrazione della collaborazione scientifica, una celebrazione che può offrire speranza agli scienziati e alle scienziate, così come alla gente di buona volontà dal momento che essi cercano di identificare quelle aree di conoscenza e di interesse che uniscono e non dividono la famiglia umana. La partecipazione dell'Osservatorio Vaticano serve a illustrare il desiderio della Chiesa di incoraggiare questi degni sforzi e di contribuire per quanto possibile alla realizzazione di questo nobile scopo di armoniosa coesistenza umana, nel raggiungimento della quale la scienza può giocare un ruolo attivo e di vitale importanza.


2. Sono stati impiegati molti mezzi nel tentativo di una pace durevole nel nostro mondo. Questi comprendono i negoziati, i compromessi politici e le contrattazioni economiche. Recentemente ad Assisi ho proposto al mondo che la pace deve essere ricercata attraverso altri mezzi, cioè attraverso la preghiera, "che nella diversità di religioni esprime una relazione con un supremo potere che sorpassa le nostre capacità umane". C'è anche un'altra strada, una che noi commemoriamo oggi, quella della collaborazione in uno sforzo scientifico che trascende tutte le frontiere nazionali e richiede conoscenza e dedizione alla scienza e alla tecnologia da parte di scienziati e scienziate di molte nazioni, razze e credo. La scorsa settimana, nel commemorare il 50° anniversario della Pontificia Accademia delle scienze, parlai della grande stima che la Chiesa ha per gli scienziati, non solo per la loro prodezza intellettuale ma anche per il loro carattere morale, la loro onestà e oggettività intellettuale, la loro ricerca auto-disciplinata della verità, il loro desiderio di servire l'umanità, e il loro rispetto per i misteri dell'universo che essi esplorano. Come esempio di questo genere di scienziato vorrei ricordare oggi il defunto Giuseppe Colombo stimato membro della Pontificia Accademia delle scienze, che incoraggio un'unica strada nell'esplorazione della materia che forma il nostro sistema solare: una missione spaziale alla Cometa di Halley, durante il suo avvicinamento alla Terra quest'anno. Egli propose questo progetto da una delle più antiche università del mondo, sita nella città di Padova, dove ebbe inizio l'èra moderna attraverso la ricerca e l'insegnamento di grandi scienziati come Galileo Galilei e Giovan Battista Morgagni. Nella Cappella degli Scrovegni Giotto, dalla viva memoria di un recente passaggio della cometa, la dipinse come la stella di Betlemme nel suo dipinto dell'Adorazione dei Magi, fu in questo ambiente che il vostro Inter Agency Consultative Group si formo nel 1981 e inizio la progettazione della famosa missione spaziale per la Cometa di Halley.

Questo "Gruppo Padova" ha trasformato in realtà il sogno di Giuseppe Colombo. Mi congratulo con voi non solo per il progresso compiuto nella comprensione degli aspetti fisici, chimici e astrofisici di questa cometa, ma anche per l'esempio che avete dato con la vostra dedita collaborazione. E' un'impresa lodevole che numerosi scienziati e mezzi siano stati impiegati in collaborazione sull'intera superficie della Terra per ottenere risultati scientifici dallo spazio.


3. E' motivo di orgoglio per tutti noi, realizzare ciò in quattro decenni: in collaborazione con capi politici e capi di governo, gli scienziati hanno indirizzato di nuovo le tecnologie spaziali, che videro i loro primi passi rudimentali negli orrori della seconda guerra mondiale verso l'esplorazione dell'universo di Dio. Attraverso i vostri sforzi, basati su alti livelli morali, avete portato la scienza spaziale dai sistemi che veicolano la morte ai sistemi designati per il pacifico conseguimento della conoscenza: sugli esiti che comprendono le strutture a larga scala dell'universo, fino alla vita e alla morte delle stelle, e all'analisi nel nostro pianeta Terra. Come parte della vostra collaborazione, a Kagoshima, in Giappone, a una breve distanza da Nagasaki, il mondo testimonio il bellissimo lancio nello spazio dei due satelliti "Sakigake" e "Suisei". Attraverso gli sforzi della gente dell'Unione Sovietica che è pure stata provata dolorosamente dagli orrori della seconda guerra mondiale, sono stati sviluppati e lanciati il "Vega 1" e "Vega 2" satelliti prima diretti a Venere e poi impiegati nella vostra missione per la cometa. In una reale notevole collaborazione delle vostre agenzie, il Canale Deep Space degli Stati Uniti d'America ha potuto usare questi quattro satelliti per dirigere accuratamente il corso della sonda spaziale europea "Giotto" all'incontro con la cometa. Questo è uno dei molti esempi nei quali voi e i vostri colleghi, attraverso il vostro talento e coraggio, avete mostrato la strada per l'esplorazione collaborativa delle meraviglie dell'universo. Spero e prego affinché tutti gli scienziati e ingegneri nelle vostre agenzie spaziali continuino a lavorare insieme nelle esplorazioni e meritino di essere chiamati costruttori di pace in aggiunta agli altri titoli. Dal momento che celebriamo oggi la lodevole impresa, ricordiamo gli uomini e le donne che hanno dato coraggiosamente la loro vita per la conquista dello spazio.


4. Colgo l'opportunità di questa solenne occasione, nella quale siete tutti riuniti insieme, per chiedervi di continuare nella direzione della pace e dell'armonia che ha caratterizzato il progresso della missione spaziale che noi commemoriamo oggi, di rinnovare i vostri sforzi per impedire che la tecnologia spaziale possa diventare un impegno ostile. Le immagini che le missioni spaziali hanno trasmesso alla Terra, alcune delle quali sono state viste oggi, ci mostrano quanto sia piccolo e delicato il pianeta Terra, e quanto sia minuscolo lo stesso sistema planetario, paragonandolo con la nostra galassia e con l'immensità dell'universo. Tuttavia viviamo in un momento molto speciale. Usando i talenti dati da Dio gli uomini di scienza hanno potuto sviluppare mezzi nuovi per ottenere la conoscenza. Straordinari mezzi di trasporto e di comunicazione sono stati sviluppati. I computers hanno raggiunto capacità e velocità previamente inimmaginabili. Ora si possono fare seri progetti per le stazioni spaziali, per le colonie spaziali e per missioni ai pianeti lontani come Marte. Gli scienziati e i tecnologi stanno sviluppando le possibilità di rendere l'intero sistema planetario una casa per la famiglia umana. Ma tutti questi sviluppi condurranno a risultati significativi solo se essi saranno portati avanti nella struttura di un nuovo umanesimo dove i valori spirituali, morali, filosofici, estetici e scientifici siano sviluppati in armonia, e dove ci sia un profondo rispetto per la libertà e i diritti della persona umana. Possa il vostro lavoro continuare ad essere un'ispirazione per tutta l'umanità e possano i governi dedicare il loro potere politico per garantire che la nuova èra del "sistema planetario come casa dell'uomo" sia per il benessere spirituale e materiale dell'umanità.


5. Desidero esprimere la mia gratitudine a voi per il libro "Encounter '86" che mi avete presentato e per la spiegazione che avete dato delle fotografie che esso contiene. Mi congratulo con voi per questo risultato e vi ringrazio per averlo condiviso con me. Vorrei che conosceste quanto apprezzi il vostro campo di studio e quanto ammiri il contributo che state offrendo ad esso. La vostra scienza apre all'uomo tante meraviglie dell'universo e lo conduce in una nuova e profonda strada verso la consapevolezza della sua grandezza. Le vostre ricerche e scoperte scientifiche possono diventare efficaci strumenti per una più profonda comprensione dell'uomo, per il benessere del quale è condotta l'avventura della scienza. Penetrando le profondità dell'universo con le sue leggi e i suoi meravigliosi segreti, la scienza porta l'uomo a comprendere l'incomparabile livello della sua grandezza.

Ed è precisamente a questo punto che l'uomo può percepire sempre più chiaramente la sua dipendenza dal Creatore e la centralità del proprio ruolo in relazione con l'universo. La più grande gloria dell'universo è di condurre l'uomo alla vera percezione di se stesso quando afferra la riflessione del Creatore nella natura. E in questa percezione di se sesso è guidato verso una conoscenza e ad adorare la gloria e la maestà di Dio. La maestà di Dio, la dignità dell'uomo e la bellezza e l'ordine dell'universo sono legati nelle scoperte della scienza. Il Signore del cielo e della terra vi benedica e vi sostenga in tutto il vostro lavoro per il bene dell'uomo, che è fatto a sua immagine e somiglianza.

Data: 1986-11-07 Venerdi 7 Novembre 1986




A vescovi spagnoli in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

I gravi problemi della società interpellano la vostra coscienza


Amati fratelli nell'episcopato.


1. Il Signore ci concede la grazia di questo incontro con cui culmina la vostra visita "ad limina", pastori di Barcellona e delle province ecclesiastiche di Tarragona e Valenza. La mia gioia è grande e desidero esprimerlo con le parole dell'apostolo san Paolo: "Ringrazio continuamente per voi il mio Dio, a motivo della sua grazia che vi è stata concessa in Gesù Cristo, perché in lui voi siete stati ricolmi di ogni ricchezza..." (1Co 1,4-5). Ringrazio di cuore per le gentili parole che, in nome di tutti i presenti, mi ha diretto il signor card.

Narciso Jubany, facendosi fra l'altro portavoce dei vostri collaboratori diocesani e dei vostri fedeli. Durante le udienze che ho tenuto con ciascuno di voi, non ho potuto fare a meno di ricordare quella peregrinazione apostolica di così grata memoria, che nell'autunno 1982, quattro anni fa, mi permise di avvicinarmi alle radici della vostra fede e della vostra storia, e inoltre di essere testimone della vitalità del vostro cattolicesimo, che mi sforzai di stimolare verso un futuro di speranza e missione. Le immagini e i ricordi delle vostre città e della vostra gente, dei paesaggi e delle vostre chiese, mi fanno spesso rivivere quei giorni di grande intensità spirituale, durante i quali i cattolici spagnoli dimostrarono la loro incondizionata adesione alla Sede apostolica. So bene che da quelle giornate, con l'aiuto di Dio, sorse un rinnovato impulso apostolico, che tutti i vescovi spagnoli hanno saputo rendere concreti in un programma pastorale "al servizio della fede del vostro popolo". All'interno di questo programma evangelizzatore si inseriscono alcuni degli ultimi testi del vostro magistero collettivo. Voglio menzionare in questa occasione il documento "Testimoni del Dio vivo", con cui avete esortato i fedeli a penetrare, amare e vivere il mistero della Chiesa, e a dare testimonianza di fede cristiana in ogni ambiente. Proseguite instancabili in questo proposito di rendere più vivo il senso della Chiesa nel vostro popolo; così darete rinnovato vigore all'adesione in Gesù Cristo, salvatore e speranza degli uomini, luce delle genti. Cercate, con un giusto insegnamento su Gesù Cristo, di condurre tutti all'amore del Cristo che si diffonde attraverso il suo Spirito, nella Chiesa.


2. Durante la mia prima visita pastorale in Spagna, ricordavo a voi tutti, fratelli vescovi della Conferenza episcopale, che il "servizio umile e perseverante alla comunione è senza dubbio il più esigente e delicato, ma anche il più prezioso e indispensabile, perché significa servire una dimensione essenziale della Chiesa e la sua missione nel mondo" (6 ottobre 1982). La comunione nella Chiesa ha proprie esigenze interne, la prima delle quali è la stretta unione con Dio. I cristiani sono in comunione gli uni con gli altri, perché per prima cosa sono uniti al Padre mediante suo Figlio Gesù Cristo, nello Spirito Santo. Rinnovare la vita interiore della Chiesa fomentando lo spirito di comunione fra cristiani è un compito pressante, a cui dovrete dedicare le vostre più attente cure. Sono convinto che tutto ciò che voi fate per realizzare la missione della Chiesa, deve avere come base e punto di partenza la necessità di risvegliare nel popolo cristiano l'incontro con il Dio vivo e vero.

State pur sicuri che, nella misura in cui i vostri cristiani vivono più disponibili alla presenza e alla grazia di Dio, nel profondo dei loro cuori, saranno più capaci di offrire ai fratelli la testimonianza di una vita rinnovata, troveranno la parola più opportuna e appropriata per condurli alla conoscenza e al riconoscimento di Dio e di Gesù Cristo, possiederanno la libertà e la forza di spirito necessarie per la trasformazione delle relazioni sociali e della società stessa, secondo i disegni di Dio, che vuole che tutti gli uomini vivano come fratelli, in pace e giustizia, mentre aspettano la venuta gloriosa e glorificante di Nostro Signore Gesù Cristo.


3. Le comunità da voi presiedute e rette, vivono in molti casi immerse in società popolose e attive, in cui non mancano purtroppo i problemi e i conflitti caratteristici delle società moderne e sviluppate. La disoccupazione, la droga, la crescita della delinquenza e del terrorismo, insieme alla falsa euforia che produce il consumismo, sono per voi realtà presenti. Sono di certo problemi che interpellano la Chiesa e la vostra coscienza pastorale, e vi spingono a cercare con sollecitudine una risposta pastorale adeguata, che possa mitigare tali necessità e urgenze. Nella realizzazione di tale incarico è incoraggiante comprovare lo spirito di collaborazione che anima voi all'interno della Conferenza episcopale spagnola; la vostra unità ecclesiale con i fratelli nell'episcopato, alimentata da motivazioni profonde e soprannaturali, sarà per voi anche di grande aiuto e arricchimento, per portare avanti i vostri importanti progetti di evangelizzazione.


4. L'evangelizzazione è, in effetti, il grande dovere del nostro tempo. In questa occasione vorrei dirvi, come pastore della Chiesa universale, che l'annuncio del messaggio cristiano nella società spagnola significa anche attivare e vitalizzare un passato ricco e importante, attribuendogli il compito di elevare e stimolare l'uomo d'oggi; comporta l'aggiornamento della vostra tradizione cristiana. Da qui parte l'ondata evangelizzatrice che le comunità del vostro Paese devono seguire.

In conclusione, l'utilizzazione delle vostre personali riserve al servizio della fede del vostro popolo, attualmente, è un incarico che esige uno sforzo missionario unito e solidale. Voi come pastori siete i primi responsabili di questa chiamata. A voi spetta suscitare energie apostoliche e sottolineare gli indirizzi pastorali; ma nessuno, nessuno che si consideri membro della Chiesa, potrà sentirsi dispensato dal partecipare a questo compito tanto importante.

Evangelizzare una società come la vostra, in cui incidono in modo preoccupante concezioni secolariste e atteggiamenti permissivi, comporta un congiungimento di forze e impegni che sia al di sopra di qualsiasi programma particolare. Se si tratta di evangelizzare, occorre dimenticare le mire di gruppo e le tendenze, mettendo tutti i mezzi possibili a disposizione di ciò che è sostanziale: il vigore e l'autenticità della fede in Dio e in Gesù Cristo Nostro Signore, unico Salvatore degli uomini e del mondo. Ho approfittato del nostro incontro per dirigere una chiamata a tutti e a ciascun cattolico, affinché assecondino con decisione e generosità le vostre direttive pastorali. Come evangelizzare a partire dalla dispersione o dalla disunione? Insieme a voi e senza spegnere il giusto pluririformismo che arricchisce la vita della Chiesa devono esserci i teologi, i pedagoghi della comunità cristiana; i religiosi e le religiose, particolari testimoni del Vangelo; i militanti dei diversi movimenti apostolici, modelli per tutti di una fedele appartenenza alla Chiesa e di un'impegnata presenza nella società. In una parola, tutti: sacerdoti e fedeli.


5. Non bisogna pero dimenticare che la missione evangelizzatrice non viene realizzata solo con il rendere più dinamiche le energie del passato, né con la sola unione delle forze. Occorre proporsi degli obiettivi prioritari. Occorre dare risposte attuali alle richieste e alle esigenze dell'uomo del nostro tempo.

Occorre canalizzare e distribuire adeguatamente le risorse della tradizione e del presente su cui conta la nostra vita cristiana. Lasciate che come pastore vi esorti a uno sforzo apostolico maturo, coerente, esigente e sostenuto, coscienti che una missione pastorale di tale dimensione esige disciplina e cooperazione, docilità nei confronti dello Spirito e grande fiducia in Dio nostro padre, che non cessa mai di assistere la propria Chiesa, primo testimone del Signore risorto. In verità, il presente del vostro Paese e delle vostre diocesi esige, fra l'altro, che l'azione di evangelizzazione si orienti in modo particolare verso alcuni settori della vita civile e cristiana, che comportano una particolare attenzione pastorale. Desidero fare particolare riferimento alfa famiglia e alla scuola, dato che entrambe sono le vere radici dell'educazione e, di conseguenza, la fonte più profonda dell'identità delle persone. La famiglia è oggi un baluardo attaccato da forze e ideologie diverse. Di fronte a questa offensiva è necessario presentare, con autenticità e gagliardia, l'ideale della famiglia cristiana basato sull'unità e la fedeltà del matrimonio, aperto alla fecondità e organizzato sul rispetto della diversità delle funzioni e dei ruoli che trovano armonia nella convivenza dominata dall'amore. Come non esaminare con voi e davanti a voi la difesa della vita che ha nella famiglia il suo primo e principale santuario? Conosco le vostre reiterate accuse sull'illegittimità dell'aborto, e vi esorto, insieme a tutti i fedeli che vi sono affidati, a non desistere dalla difesa della vita di fronte a tutte le forze che pretendono di seminare desolazione e morte.


6. La scuola e le particolari difficoltà che fra voi incontra tanto l'insegnamento religioso a carico di istituzioni ecclesiali, quanto l'insegnamento della religione cattolica nei centri pubblici o statali, so bene che costituiscono una delle preoccupazioni primordiali dell'episcopato spagnolo. Come è possibile accettare una separazione tra la fede vissuta e l'educazione a quella stessa fede, tanto radicata nella storia e nella cultura del vostro popolo? La presenza dei cattolici nella scuola deve essere, necessariamente, intelligente e coordinata affinché sia efficace. Li sono in gioco i grandi valori della fede cristiana e della coscienza che reclamano il superamento dei particolarismi per raggiungere una maggior efficacia.


7. Desidero concludere questo colloquio fraterno con voi, cari fratelli, pregandovi di portare il mio saluto affettuoso a tutti i membri delle vostre Chiese particolari: ai sacerdoti, religiosi e religiose; ai cristiani impegnati nell'apostolato; ai giovani e ai genitori; agli anziani, ai malati e a coloro che soffrono. Dite loro che mi ha fatto gioire nello Spirito ciò che di loro mi avete comunicato in questa visita "ad limina". Riferite loro che lodo il Signore perché realizza grandi opere fra noi, e che prego per tutti il Padre della misericordia e la fonte di ogni bene. Comunicate loro, e in modo speciale ai vostri sacerdoti e seminaristi, alle anime consacrate con un titolo speciale a Dio, e ai fratelli impegnati negli incarichi ecclesiali, che il Papa li ringrazia per la loro opera per il Signore e per la causa del Vangelo, e inoltre spera e ha fiducia nella loro fedeltà.

Ringrazio voi, nel nome del Signore, per la vostra sollecitudine pastorale per la Chiesa e per la vostra dedizione come Pastori del gregge che vi ha affidato. Nel vostro giornaliero servizio al Vangelo fate affidamento sulla benedizione e intercessione di Maria, Madre di Dio e Madre della Chiesa, che ha fra voi luoghi insigni per la devozione e il culto, come i santuari di Montserrat e della "Virgen de los Desamparados", per citare solo i più importanti. Fate sempre affidamento sull'esempio e l'intercessione di molti grandi santi che annunciarono la parola di Dio con coraggio e buoni frutti nelle vostre terre, in tutte le regioni della Spagna e nel mondo intero. Fate sempre affidamento sulla forza dello Spirito Santo che è presente e agisce nei cuori degli uomini più di quanto si possa immaginare. In questo grato incarico voglio accompagnarvi ogni giorno con la preghiera e la mia sollecitudine apostolica, in nome di Nostro Signore Gesù Cristo.

Data: 1986-11-07 Venerdi 7 Novembre 1986




A pellegrini di Milano - Città del Vaticano (Roma)

Sulle orme di san Carlo, vivete la fede e la carità


Signori cardinali, amati confratelli nell'episcopato e nel sacerdozio, carissimi fedeli di Milano.


1. Grazie della vostra visita! Siete venuti in pellegrinaggio a Roma, per ricambiare la mia visita pastorale a Milano nel novembre 1984 in occasione del IV centenario della morte di san Carlo Borromeo. E' per me motivo di grande gioia il rivedere voi, che rappresentate la grande diocesi ambrosiana e la dinamica metropoli lombarda! A tutti porgo il mio cordiale saluto. La vostra presenza richiama alla mia memoria il ricordo commosso dell'itinerario di fede e di preghiera compiuto in quei giorni; rivedo con gli occhi del cuore i luoghi toccati in quel cammino denso di spiritualità e di riflessione sulle orme incancellabili del santo arcivescovo. Sono passati quattro secoli dal tempo in cui san Carlo svolse la sua straordinaria missione; ma gli effetti di quell'opera permangono vivi ancor oggi e sono per voi un motivo di gloria e insieme un costante richiamo al senso di responsabilità: nella società di oggi voi dovete continuare a rendere testimonianza al messaggio che egli in nome di Cristo e della Chiesa vi ha lasciato, vivendo con coraggio la fede e la carità, in piena coerenza con i principi del Vangelo. San Carlo vi assista sempre, vi aiuti, vi ispiri in questa prospettiva ardua, ma esaltante!


2. Il vostro pellegrinaggio assume anche il valore di una proposta pastorale e formativa per l'avvenire: infatti sono rappresentate tutte le forze vive della diocesi: col card. Carlo Maria Martini, che ringrazio per le nobili parole con cui ha interpretato i vostri sentimenti, e col card. Giovanni Colombo, che sempre porta in cuore la sua amatissima comunità, vi sono i vicari generali, i pro-vicari e i vicari episcopali di zona; sono presenti sacerdoti, religiose e laici operanti "in loco"; vi è pure un gruppo di malati trasportati dalle organizzazioni ad hoc, come anche una rappresentanza di Giovani di Azione Cattolica e di diverse Associazioni e Movimenti ecclesiali. Siete davvero una schiera eletta di persone profondamente sensibili all'ideale cristiano, venute a Roma per sentire la parola del Papa e ritornare poi in diocesi a lavorare con rinnovato fervore e con fiduciosa speranza nei rispettivi campi di apostolato. Voi celebrate quest'anno il giubileo del Duomo, nel ricordo del sesto centenario della sua fondazione. Per la circostanza ho voluto che poteste beneficiare delle stesse indulgenze e facoltà degli anni santi.

Il grandioso tempio è diventato così, in questo periodo, centro di profonda spiritualità e luogo di pellegrinaggi anche dall'estero. Indubbiamente il Duomo, gigantesco monumento di fede e di arte, in cui la grandezza del genio architettonico si unisce alla potenza dell'elevazione mistica, costituisce il cuore di Milano e quasi il simbolo della città. Da quel lontano giorno del maggio 1386, quando il duca Gian Galeazzo Visconti pose la prima pietra e il vescovo Antonio di Saluzzo la benedi, il Duomo è stato il centro intorno al quale si è svolta la vita di Milano, in esso convergendo la sollecitudine della Chiesa, la liberalità dei ricchi, il sacrificio del popolo, il lavoro dei cittadini. Di anno in anno, di secolo in secolo la costruzione si è sviluppata fino a diventare quello stupendo ricamo di marmo, che tutti ammiriamo, con le sue 135 guglie, i 96 doccioni, le oltre tremila statue e all'interno le maestose colonne e quell'atmosfera di intimo raccoglimento, a cui non piccolo contributo arrecano anche le artistiche vetrate multicolori. L'impegno dei milanesi per il loro Duomo si è espresso anche negli anni recenti con un notevole complesso di lavori, culminati nella ristrutturazione dell'intero presbiterio, secondo le indicazioni del Concilio Vaticano II. Ma, come voi ben comprendete, il Duomo non è e non deve essere soltanto un meraviglioso monumento artistico; esso è soprattutto un simbolo di vita e un segno di fede cristiana. Di fatto, intorno al Duomo ha gravitato in questi sei secoli un po' tutta la storia di Milano. In ogni avvenimento gioioso e triste i milanesi sono accorsi nel loro Duomo, attorno al loro vescovo, dando così alla cattedrale un significato fondamentale e insostituibile per le vicende sia civili che religiose della città. Continuate a fare in modo che il vostro monumentale Duomo sia veramente - come ogni cattedrale - simbolo del corpo mistico della Chiesa, a cui convergono tutte le altre chiese e parrocchie; come sede della cattedra del vescovo, sia il centro al quale fanno riferimento i fedeli dell'intera comunità diocesana per riceverne l'irraggiamento dei perenni valori della fede; sia luogo di preghiera e di culto, a cui possono attingere luce, serenità, conforto quanti nell'odierna società secolarizzata sono, come un tempo Agostino, alla ricerca della Verità.


3. Un secondo motivo ha suggerito il vostro pellegrinaggio, ed è la commemorazione della conversione di sant'Agostino, che avvenne appunto sedici secoli fa, nell'estate del 386, e si concluse con il battesimo ricevuto da sant'Ambrogio nella Pasqua dell'anno successivo. Come è noto, ho voluto sottolineare lo storico avvenimento con una speciale lettera apostolica, nella quale ho messo in evidenza il significato di quella conversione e la sua importanza per la Chiesa di tutti i tempi. Nella vicenda del grande Ipponense possono trovare conforto e orientamento anche quanti oggi brancolano nel buio e cercano una risposta appagante agli interrogativi che assillano il loro cuore. Agostino, dopo drammatiche e tormentate esperienze esistenziali e filosofiche, giunse finalmente alla Verità cattolica grazie all'esempio e alla parola del vescovo Ambrogio e del prete Simpliciano, ma grazie anche alle preghiere e alle lacrime della madre Monica. Nell'odierna società, percorsa da correnti di pensiero fra loro contrastanti, molte sono le persone che cercano con ansia sincera, come Agostino, il senso vero della vita e della morte. Si potrebbe persino affermare che la storia umana, vista in profondità, è un grandioso intreccio di conversioni riuscite o di conversioni mancate. In tale intreccio ognuno è personalmente implicato, giacché resta sempre vero che il nostro cuore può riposare soltanto in Dio, essendo per lui creato (cfr "Confessioni", 1, 1). Agostino continua pero a ricordare a ciascuno che "se la verità non si brama con tutte le forze dell'animo, non la si può assolutamente trovare" ("De dono perseverantiae", 20, 53). Carissimi fedeli della terra in cui Agostino fu definitivamente conquistato dalla grazia, siate voi, con la vostra fede irradiante e la vostra carità concreta, incentivo e stimolo alla conversione di tanti che, tormentati dal dubbio, cercano la verità e la grazia. "Abbiate la fede con l'amore - vi dico con sant'Agostino -. Non potete aver l'amore senza la fede" ("Sermo 90", 8). "Se non credi, non ami... Perché è la carità accompagnata dalla fede che ti conduce alla pace" ("Sermo 168", 1).


4. Carissimi fratelli e sorelle, voi siete venuti a ritemprare la vostra fedeltà a Cristo e alla Chiesa sulla tomba di Pietro, per meglio prepararvi al convegno diocesano sulla carità, che si articola intorno al tema "Farsi prossimo". Sarà quella la tappa conclusiva di un ampio progetto pastorale, iniziato nel 1980, e che dovrà in seguito coinvolgere a fondo l'intera comunità. Apprezzo sinceramente questo grande sforzo di organizzazione e di sensibilizzazione, e auspico di cuore che veramente si possano formare le coscienze sul valore della carità, in cui ogni altro valore trova la sua fondazione e il suo coronamento. Carissimi! La Chiesa milanese si appresta a celebrare un'altra grande festa, attesa da molti anni e auspicata da tante illustri personalità e dal buon popolo fedele: la beatificazione del card. arcivescovo Andrea Carlo Ferrari. "Dopo san Carlo - così disse il card. Schuster - fu colui che nella diocesi ha lasciato una più luminosa scia di santità nel governo pastorale, in tempi assai burrascosi e in un'atmosfera non sempre favorevole... Ille erat lucerna ardens et lucens".

Devotissimo della Madonna, volle come motto del suo stemma vescovile le parole "Tu, fortitudo mea" e in Maria cerco sempre luce e sostegno negli anni del suo ministero, fino agli ultimi giorni, quando affronto la terribile malattia aggrappandosi alla corona del Rosario. La Vergine santissima, che domina dalla più alta guglia del Duomo sulla vostra città e su tutta la diocesi, sia anche per voi sorgente di "fortezza" spirituale così che possiate realizzare con fervorosa perseveranza i propositi del vostro pellegrinaggio romano, per il bene della Chiesa e dell'intera società.

E vi sia propizia anche la mia benedizione, che ora vi imparto di gran cuore e che volentieri estendo a tutti i fedeli della cara terra di sant'Ambrogio e di san Carlo!

Data: 1986-11-08 Sabato 8 Novembre 1986




Al concerto offerto dalla RAI - Città del Vaticano (Roma)

Dall'emozione alla riflessione sui temi della rivelazione


Desidero manifestare il mio vivo ringraziamento alla Radio Televisione Italiana, rappresentata dal presidente signor Enrico Manca e dal direttore generale signor Biagio Agnes, per quest'ora di intenso godimento estetico e spirituale, che ci è stata offerta con la splendida esecuzione della "Messe du sacre" di Luigi Cherubini, composta - come è noto - per l'incoronazione di Carlo X di Francia ed eseguita il 29 aprile 1825 nella cattedrale di Reims. Un particolare sentimento di fervido plauso va al maestro Riccardo Muti, la cui capacità artistica ebbi già modo di ammirare quattro anni fa nel prestigioso concerto che egli diresse al Teatro della Scala di Milano, in occasione della mia visita a quella città. Il maestra Muti ha oggi dato un'ulteriore, eccellente prova della sua profonda sensibilità e della sua abilità nell'interpretare il complesso mondo musicale dell'Autore, riuscendo a comunicarlo, con viva immediatezza, come un autentico dono dell'arte stessa.

Desidero anche ringraziare i membri dell'Orchestra della Radio Televisione Italiana e quelli del Coro della Rai di Roma e di Torino, che ci hanno fatto vivere questi momenti di alta poesia e di sincera religiosità.

Ai doverosi sentimenti di gratitudine si unisce l'apprezzamento per la scelta della composizione: abbiamo ascoltato l'opera di un grande musicista, il quale - come tanti altri nella storia - si è cimentato nel rivestire di note e nell'esprimere in suoni le "verità" contenute nei testi venerandi della liturgia cattolica, quelli della Messa, che è il cuore e il centro della vita della Chiesa.

E la musica del Cherubini, in questa imponente composizione, ci ha veramente tutti coinvolti nella solenne professione di fede, elevando i nostri cuori a Dio sulle ali d'una melodia ora semplice, ora severa, ora giubilante, sempre appassionata e altamente suggestiva. Mentre auguro di cuore che le emozioni suscitate nel nostro animo dall'odierna esecuzione possano germogliare in una meditata riflessione sui grandi temi della rivelazione divina, mirabilmente esaltati dal capolavoro del Cherubini, porgo il mio saluto a tutti i presenti, in special modo alle autorità sia religiose che civili, con un particolare pensiero per quanti, mediante il collegamento radiotelevisivo, hanno potuto unirsi con noi.

Data: 1986-11-08 Sabato 8 Novembre 1986




Recita dell'Angelus - Città del Vaticano (Roma)

Fondamentale nel cristiano il sentimento della gratitudine



GPII 1986 Insegnamenti - All'"Inter Agengy Consultative Group" - Città del Vaticano (Roma)