GPII 1986 Insegnamenti - A Suore Francescane dei Sacri Cuori - Città del Vaticano (Roma)


1. Vi saluto cordialmente, rivolgendo un affettuoso pensiero all'intera Congregazione e a quanti vi accompagnano: rappresentanti delle opere da voi dirette, alunni e genitori; uno speciale saluto va all'arcivescovo di Capua, mons.

Luigi Diligenza. Si conclude il primo centenario della vostra Congregazione, nata dall'impulso generoso del padre Simpliciano della Natività, sacerdote francescano, esperto direttore di anime e instancabile educatore di giovani, provenienti in particolare dalle classi più umili. Cent'anni or sono egli avvio la sua attività in modo dimesso, istituendo in Roma una comunità di religiose dedite all'assistenza delle giovani desiderose di riabilitarsi. In seguito l'opera si sviluppo, allargando i suoi interessi alle molteplici necessità della gioventù e affrontando anche iniziative più vaste di carità e di evangelizzazione. Ora la vostra Congregazione possiede scuole di ogni ordine e grado, istituti educativi e assistenziali, case di riposo e di spiritualità, oratori e centri di apostolato in molte parrocchie. La piccola pianta originaria dell'Istituto "Santa Margherita" per l'istruzione delle giovani è divenuta un albero ben grande, i cui rami si espandono anche oltre i confini d'Italia.


2. Voi avete voluto elevare a Dio, in questo anno di celebrazioni, un inno di ringraziamento e di lode, ben riconoscendo i grandi doni soprannaturali da lui concessi alla vostra Famiglia religiosa. E avete voluto, altresi, rendere filiale omaggio al successore di Pietro, sollecitando uno speciale incontro con lui, allo scopo di rinnovare il vostro atto di fedeltà a Cristo e alla Chiesa. Vi ringrazio di questo gesto, che attesta la vostra fede ed è insieme affermazione di cattolicità per il desiderio, che manifesta, di unità con tutta la Chiesa. Auspico ben volentieri che questa vostra sosta di riflessione e di preghiera presso la tomba di Pietro costituisca un valido spunto per generosi propositi.


3. Vi esorto anzitutto a vivere secondo lo Spirito, a consolidare cioè la vostra vita spirituale, affinché ogni vostra iniziativa corrisponda all'interiore impulso della grazia di Dio, diventandone testimonianza trasparente davanti ai fratelli.

Tenete sempre viva la speranza che i giovani, in forza della vostra opera educativa, possano avvicinarsi a Cristo. Contribuite a far si che le istanze di elevazione e di bontà, presenti nell'animo delle persone da voi assistite, trovino l'opportunità di esprimersi alla luce dei valori cristiani: sarà gioia per loro e sarà vantaggio per tutta la Chiesa. A voi in particolare, docenti e discepoli delle scuole e delle istituzioni cattoliche, eredi di una tradizione tanto nobile e degna, il mio fervido incoraggiamento a proseguire con fervore il cammino intrapreso. Sia la vostra una comunità che crede, che prega, che non teme di cantare la propria speranza in un mondo non di rado scettico e a volte persino disperato. A quanti vi avvicinano col cuore turbato dal dubbio portate, con le parole e con la vita, l'annuncio liberatore del Vangelo di Cristo. Con tali sentimenti e auguri imparto a tutti voi, all'intera Congregazione e alle persone che vi sono care, la mia benedizione.

Data: 1986-11-12 Mercoledi 12 Novembre 1986









Ai vescovi del Nicaragua - Città del Vaticano (Roma)

Il Congresso eucaristico occasione di vera riconciliazione


Carissimi fratelli e sorelle del Nicaragua.


1. Con vivi sentimenti di gioia e con profonda gratitudine al Signore, mi unisco spiritualmente a voi nella celebrazione del Congresso eucaristico nazionale che, con il tema "L'Eucaristia, fonte di unità e riconciliazione" avete preparato con tanto amore durante quest'anno "Anno dell'Eucaristia" e ora voi vi preparate a culminare l'ultima settimana dell'anno liturgico. In questa solenne occasione, desidero farmi presente in modo particolare nella persona del mio inviato speciale, card. Opilio Rossi, presidente del Comitato per i congressi eucaristici internazionali e tramite lui faccio pervenire il mio saluto paterno e affettuoso a tutti gli amati figli della Chiesa del Nicaragua. L'Eucaristia è il sacramento per eccellenza della nostra fede perché è la presenza stessa di Cristo e del suo sacrificio redentore; alimento spirituale e vincolo di comunione per tutti i cristiani, fonte di carità per la missione evangelizzatrice e garanzia per la vita futura verso la quale camminiamo come pellegrini. La circostanza provvidenziale di questo Congresso eucaristico sarà senza dubbio un momento di grazia per tutti. Avete messo al centro della fede e della vita della vostra Chiesa il ministero dell'Eucaristia, cioè Cristo stesso, il Signore crocifisso e risorto come fonte di unità e riconciliazione. Egli soltanto è il Salvatore degli uomini e il principio della nuova umanità. In lui si concentrano oggi le gioie e le speranze della comunità ecclesiale, che vuole essere fermento di unità e di riconciliazione al servizio di un popolo che si sente affratellato nella fede cristiana, tesoro inestimabile della vostra storia ed energia creatrice per il vostro futuro.


2. Il tema che avete scelto per questo Congresso eucaristico mette già in rilievo alcuni aspetti del mistero eucaristico che sono al centro stesso della rivelazione. Ce lo ricorda san Paolo: "Il calice della benedizione che noi benediciamo, non è forse comunione con il sangue di Cristo? E il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo? Poiché c'è un solo pane, noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo: tutti infatti partecipiamo dell'unico pane" (1Co 10,16-17). Gesù Cristo, presente nell'Eucaristia, con il dono del suo corpo e del suo sangue comunica a tutti la stessa vita, diffonde nei nostri cuori il suo Spirito, ci fa membra del suo unico corpo, la Chiesa, e ci invita a vivere nella comunione dell'amore, segno efficace della nostra unione con la sua persona e il suo Vangelo. Ogni volta che celebriamo l'Eucaristia si rinnova questo mistero di unità per mezzo del quale vive e cresce la Chiesa e si presenta al mondo come il sacramento universale di salvezza. Di fatto: "L'opera della nostra redenzione si realizza ogni volta che si celebra sull'altare il sacrificio della croce, per mezzo del quale Cristo, che è la nostra Pasqua, è stato immolato. E allo stesso tempo, l'unità dei fedeli che costituiscono un solo corpo in Cristo, è rappresentata e si realizza attraverso il sacramento del pane eucaristico (LG 3). Tutti sappiamo che questa unità che l'Eucaristia realizza mediante il sacrificio e la comunione con il corpo e il sangue del Signore, ha esigenze inderogabili. Sono le esigenze previe di comunione nella stessa fede e nella stessa vita della Chiesa, della necessaria riconciliazione sacramentale con Dio e con i fratelli. Tutto ciò suppone inoltre la perfetta comunione ecclesiale, secondo un principio dell'antichità cristiana: "Sforzatevi di servirvi di una sola Eucaristia - dice sant'Ignazio di Antiochia -, dunque una sola è la carne del nostro Signore Gesù Cristo e uno solo è il calice che ci unisce col suo sangue, un solo altare e un solo vescovo unito al presbiterio e ai diaconi" ("Ad Filad.", 4).


3. E' dunque condizione indispensabile per la legittima celebrazione dell'Eucaristia, come ricorda il Concilio Vaticano II (cfr LG 26), la comunione dei Pastori della Chiesa. Una comunione che esige la proclamazione della stessa fede, l'obbedienza sincera al Magistero, l'affetto della carità e nella stessa preghiera eucaristica si esprime, pregando per il Papa e per il vescovo della Chiesa locale. Tutto ciò manifestato anche mediante il rispetto dovuto alle norme liturgiche nella celebrazione dei sacri misteri, come segno di unità nella fede e nella vita sacramentale. Con queste condizioni si realizza questo mistero di unità che il Concilio Vaticano II ha espresso con tanta profondità in un testo che manifesta la centralità del mistero dell'Eucaristia per ciascuna delle comunità ecclesiali: "In tutta la comunità riunita intorno all'altare sotto il sacro ministero del vescovo, si manifesta il simbolo di quella carità e unità del corpo di Cristo, senza la quale non si può avere la salvezza. In queste comunità, nonostante siano frequentemente piccole e povere e vivano nella dispersione, è presente Cristo, per le cui virtù si congrega la Chiesa, una, santa, cattolica e apostolica" (LG 26). Il mistero eucaristico, presenza di Cristo e attualizzazione del suo sacrificio redentore, per essere mistero di unità ecclesiale, deve essere al di sopra di ogni strumentalizzazione che possa mettere in pericolo o togliere la virtù al suo contenuto cristologico ed ecclesiale.


4. L'Eucaristia è anche fonte di riconciliazione. così lo esprimiamo in una delle preghiere eucaristiche (III): "Ti chiediamo, Signore, che questa vittima della riconciliazione, porti la pace e la salvezza al mondo intero". Nel sacrificio della Messa si rinnova il mistero della pietà che è la riconciliazione che Cristo fece con la croce e il suo sangue. Egli continua ad essere la nostra pace, lui che ha demolito il muro della divisione che ci separava, lui che annuncia la pace ai lontani e ai vicini, lui che ci ha riconciliato col Padre e tra di noi: "per lui tutti abbiamo diritto di unirci in un solo Spirito con il Padre" (Ep 2,14-18). Per questo la comunità ecclesiale che celebra l'Eucaristia riceve da Cristo la missione di essere una comunità riconciliata e riconciliatrice. Innanzitutto una comunità riconciliata. Per questa ragione, come ho già ricordato nell'esortazione postsinodale "Reconciliatio et Paenitentia" (RP 9), "Tutti ci dobbiamo sforzare di pacificare gli animi, moderare le tensioni, superare le divisioni, sanare le ferite che si siano potute aprire tra i fratelli". So che i pastori della Chiesa in Nicaragua stanno facendo sforzi generosi in favore di questa riconciliazione, tanto necessaria perché tutti i cristiani offrano un esempio di comprensione, aiuto, di sincera e visibile unione nella verità e nell'amore. Il Congresso eucaristico nazionale deve sigillare definitivamente questa testimonianza di riconciliazione e di unità da parte di tutti: sacerdoti, religiosi e religiose, ministri della Parola, catechisti, laici impegnati, padri e madri di famiglia, giovani e bambini. Che la fede in Gesù Cristo, l'amore per la Chiesa e la comunione con i pastori siano al di sopra di ogni frattura o divisione! Rinvigorita nella sua unità, la Chiesa sarà ogni volta un segno più grande di riconciliazione tra tutti i figli della patria nicaraguense. "Seguendo questa strada la Chiesa potrà agire efficacemente. Possa sorgere quello che il mio predecessore Paolo VI chiamo la civilizzazione dell'amore "in un popolo riconciliato, dove l'odio, la violenza o l'ingiustizia non abbiano mai luogo; una società in cui siano sempre rispettati i diritti inalienabili della persona umana e le legittime libertà dell'individuo e della famiglia. Solo mediante un'autentica e profonda riconciliazione di ognuno con Dio e di tutti tra loro si potrà raggiungere la desiderata concordia, che permetta a tutti di vivere una vita giusta in un ambiente familiare sereno, in una Patria solidale e accogliente, una patria nicaraguense di pace e prosperità. Il mistero dell'Eucaristia in nessun modo è estraneo alla costruzione di un mondo nuovo, ma ne è il suo principio e la sua fonte di ispirazione, perché il Signore Gesù è il fondamento della nuova umanità fraterna e riconciliata.


5. Miei cari fratelli e sorelle, la celebrazione del Congresso eucaristico nazionale deve essere un punto fermo nella vostra storia ed essere un momento decisivo per il futuro. Una Chiesa, un'unica Chiesa che è il Corpo di Cristo, riconciliata e riconciliatrice, unita nella stessa fede e nello stesso impegno della fede cristiana, sotto la guida dei pastori. Una Chiesa che sia testimonianza viva dell'amore di Gesù Cristo fino a donare addirittura la vita per i fratelli.

In questa solenne circostanza invito tutti a rivolgervi con me alla Vergine Maria, la Purissima, come voi amate invocarla. Confidando nella sua intercessione materna elevo la mia fervente preghiera a Dio perché assista con la sua grazia gli amati figli del Nicaragua. Mi sento vicino in modo particolare ai più bisognosi: ai malati, agli anziani, agli emarginati, a tutti quelli che soffrono. Che Cristo nell'Eucaristia sia per tutti i nicaraguensi vincolo di unità e fonte di riconciliazione! Con affetto imparto a tutti la mia benedizione apostolica.

Data: 1986-11-12 Mercoledi 12 Novembre 1986




Alla Congregazione per l'Educazione - Città del Vaticano (Roma)

Offrire ai giovani l'insegnamento evangelico nella sua interezza


Venerati e cari fratelli.


1. L'incontro odierno con voi, membri della Congregazione per l'Educazione Cattolica, è per me motivo di particolare gioia, non solo per il ricordo di avere un tempo partecipato numerose volte alle vostre riunioni, quale membro del Dicastero, ma soprattutto per l'importanza dei problemi che avete trattato, come amabilmente ha esposto or ora il signor card. Baum, cui va il mio grazie per le cortesi parole rivoltemi. Quando, come in questa Plenaria, si affrontano temi quali "Vocazione, seminari, università ecclesiastiche e cattoliche, scuole cattoliche", si prendono in considerazione problemi che toccano intimamente la realtà presente e futura della Chiesa, in quanto essa ha di più delicato e di più fondamentale.

Sono perciò lieto di potervi incontrare per confermarvi l'interesse con cui seguo il vostro lavoro, che tanto rilievo ha per la vita della Chiesa. A tutti voi, membri cardinali e vescovi, superiori e officiali della Congregazione, desidero manifestare la mia riconoscenza per l'attività svolta e rivolgere un vivo incoraggiamento per i futuri compiti che attendono il Dicastero.


2. Ho scorso con attenzione i quattro tradizionali fascicoli che la Congregazione è solita sottoporre allo studio dei suoi membri in ogni sua Plenaria. Esaminando tali documenti mi sono reso personalmente conto delle problematiche affrontate nei quattro settori, a cui si estende la competenza del vostro Dicastero. Il mio sguardo è andato subito al fascicolo riguardante le vocazioni, nel quale sono riportate alcune statistiche, che fanno aprire il cuore alla speranza. Ne sia ringraziato il Signore! Quasi dappertutto infatti si nota una ripresa vocazionale, a volte timida, più spesso decisa e chiara. Ciò è dovuto certamente all'intensificata preghiera che viene elevata al Padrone della messe perché mandi operai nella sua vigna (cfr Mt 9,38). La ripresa, tuttavia, è certamente anche il frutto di un rinnovato e crescente impegno da parte dei sacerdoti nella pastorale giovanile.

Non posso non associarmi al vostro voto che si continui con generoso slancio in quest'opera apostolica, perché i giovani, che il Signore certo non manca di chiamare a sé anche oggi, possano essere educati e preparati ad aprire il loro cuore all'invito celeste, così da essere pronti a seguirlo con slancio e generosità.


3. Per quanto riguarda la formazione del clero ho rilevato che è in preparazione un documento sullo "Studio dell'insegnamento sociale della Chiesa nei seminari".

Me ne compiaccio vivamente, perché, seguendo le orme dei miei venerati predecessori, non mi stanco di ricordare spesso, soprattutto ai sacerdoti, la necessità di far ricorso al ricco, complesso patrimonio della dottrina sociale della Chiesa. Sono infatti convinto che la concorde adesione dei cattolici all'insegnamento della Chiesa in materia sociale e il loro fattivo impegno nel dare attuazione alle indicazioni offerte a tale proposito dal magistero specialmente nell'ultimo secolo, possano aprire all'uomo moderno, pur angustiato da molteplici problemi economici e politici, la strada di una maggiore giustizia sociale e di una più sentita solidarietà nei vari campi della civile convivenza.

Il nuovo documento si aggiunge agli altri che, dopo il Concilio, la Congregazione ha preparato circa la formazione sacerdotale, nell'intento di far si che le prescrizioni conciliari, richiamate anche dal recente Sinodo dei vescovi, vengano debitamente attuate, e la Chiesa possa disporre di sacerdoti che siano autentici pastori e sagge guide spirituali del popolo di Dio. Questo è un lavoro che deve coinvolgere pienamente quanti hanno l'alta missione di essere i formatori dei futuri sacerdoti. In modo particolare esso chiama in causa i vescovi, che devono considerare loro primario dovere l'assicurare alla Chiesa numerosi e santi sacerdoti. E' per questo motivo che più volte ha espresso al signor card. prefetto della Congregazione il desiderio che i vescovi stessi, e le Conferenze episcopali, siano direttamente interessate ogni qual volta la Congregazione intende compiere uno studio approfondito sulla situazione dei seminari di una nazione. E' necessario infatti che i pastori delle diocesi abbiano la possibilità di recare il loro contributo all'elaborazione delle concrete direttive che appaiono opportune per la migliore attuazione in una determinata regione delle prescrizioni conciliari circa la preparazione del clero.


4. Ho poi rilevato con piacere il proseguimento dello studio del progettato documento sulle università cattoliche, apprezzando l'impegno in esso posto per meglio sottolineare il significato ecclesiale di tali centri accademici. Non mi nascondo le difficoltà che in questo cammino, spesso faticoso, si possono incontrare, soprattutto a causa di peculiari situazioni locali. Tuttavia le sfide che vengono dalla promozione culturale odierna, che raggiunge ambiti sempre più vasti della popolazione, non possono non trovare nella Chiesa risposte tempestive e pertinenti. Se essa, per espresso mandato di Gesù Cristo, deve annunziare il Vangelo al mondo intero, ciò non potrà effettuare adeguatamente, soprattutto oggi, senza la presenza coraggiosa di università cattoliche veramente qualificate dal punto di vista sia accademico-scientifico che ecclesiale. Mi auguro pertanto che questo lavoro di grande importanza per la Chiesa sia continuato con lena, così da giungere alla redazione di un documento che esprima un ideale, nel medesimo tempo alto e concreto, di università cattolica, nelle sue strutture, nelle sue componenti accademiche, nelle sue finalità e nei suoi compiti specifici. Ogni università cattolica infatti deve presentarsi davanti a tutti non solo come una fucina di lavoro scientifico, ma anche come una solida roccia di principi cristiani, ai quali la stessa attività scientifica possa essere ancorata, traendone orientamento e stimolo. E' quanto mi sforzo di dire anche nelle visite pastorali, quando incontro coloro che operano nel campo della cultura e dell'educazione superiore, ben sapendo che su di essi pesa in modo particolare il futuro della società e della Chiesa.


5. Un altro argomento, infine, che ha attirato la mia attenzione, è stato quello della scuola cattolica. Voi tutti sapete quanto mi stiano a cuore la promozione e il retto funzionamento di queste istituzioni formative, per le quali, anche di recente, in due diverse circostanze, ho manifestato il mio grande interesse.

All'Assemblea generale della Federazione degli istituti di attività educativa (FIDAE), al termine dello scorso anno, e al Consiglio generale dell'Unione mondiale degli insegnanti cattolici, nell'aprile scorso, ho posto in evidenza, rispettivamente, la funzione della scuola cattolica come integrazione di quella statale e il servizio che essa rende alla vera libertà di insegnamento mediante l'elaborazione di un proprio progetto educativo. Ora ho avuto la soddisfazione di vedere preparato dalla vostra Congregazione un nuovo documento programmatico, dal titolo "Dimensione religiosa dell'educazione nella scuola cattolica". Il mio fervido auspicio è che la dimensione religiosa dell'insegnamento nella scuola cattolica risulti sempre più evidente, sia per il legame con la Chiesa, sia per lo stile di vita degli insegnanti, sia per la proposta di una visione dell'uomo e della storia ispirata al Vangelo e capace, come tale, di riconoscere e assumere ogni autentico valore umano. La Chiesa infatti sa che "solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell'uomo" (GS 22) ed è appunto nel desiderio di partecipare a quanti più possibili la ricchezza di tale verità piena, che promuove istituzioni scolastiche, nel cui progetto educativo si riflettono le linee di fondo del messaggio cristiano. Sarà importante perciò che non si privino gli alunni della possibilità di avvicinare nella sua interezza l'insegnamento evangelico sull'uomo e sul suo trascendente destino. Sarà importante inoltre che li si aiuti, pur evitando qualsiasi violenza alle loro coscienze, a scoprire in esso la soluzione appagante al problema del senso della vita, traendone poi le logiche conseguenze per quell'animazione cristiana delle realtà temporali, in cui sta la missione propria del laico nel mondo. Compito, come si vede, complesso e articolato, per la cui attuazione occorrerà tutto l'impegno del vostro Dicastero in stretta collaborazione con i vescovi e con gli organismi preposti a tale settore della pastorale nelle Chiese locali. In questa prospettiva si rivela molto utile l'ampia indagine svolta in oltre cento Paesi, al fine di accertare le condizioni politico-sociali, in cui la scuola cattolica deve operare. E' stato per me un panorama di grande interesse, dal quale il vostro Dicastero potrà trarre orientamenti per la sua futura attività nel campo educativo.


6. Ho voluto soffermarmi sui singoli punti e sugli specifici problemi che in questi giorni avete avuto allo studio, per dirvi ancora una volta la costante sollecitudine con cui seguo il lavoro che la vostra Congregazione va svolgendo in campi di vitale importanza per la Chiesa. Vi esorto a non risparmiare sforzi e fatiche perché i nobili ideali che vi siete proposti - guardando alla tradizione della Chiesa e agli insegnamenti conciliari - siano pienamente realizzati. Il campo delle vocazioni, dei seminari, delle università ecclesiastiche e cattoliche, delle scuole cattoliche è un campo sconfinato, che richiede cura, attenzione, impegno. Nessuno si carichi della responsabilità di non aver fatto quanto era in suo potere in un lavoro tanto fondamentale per il futuro della Chiesa e per il bene delle anime. Vi accompagni perciò la mia benedizione che di cuore imparto a tutti e a ciascuno, assicurandovi della mia preghiera al Signore, perché voglia confortare e fecondare la vostra quotidiana dedizione.

Data: 1986-11-13 Giovedi 13 Novembre 1986




A vescovi spagnoli in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Dal glorioso passato uno slancio per la rievangelizzazione



1. Vi saluto con affetto nel Signore, cari arcivescovi e vescovi delle province ecclesiastiche di Sevilla e Granada, che comprendono tutte le diocesi Andaluse e in più quelle di Cartagena-Murcia, Bajadoz e le isole Canarie. Vi saluto e vi manifesto la mia sincera stima, in quanto "Servitori di Dio che annunciate la strada della salvezza" (Ac 16,17) in comunità diocesane, il cui agglomerato assume particolare rilevanza nella Chiesa in Spagna, non solo per estensione geografica, ma per l'aumento del numero dei fedeli affidati alla vostra cura pastorale.

Dopo aver ascoltato dalle vostre labbra la relazione dettagliata sulla situazione delle vostre rispettive diocesi, completata con l'esame delle relazioni quinquennali, mi è molto gradito rivolgermi a voi, pastori di antiche e benemerite diocesi nel Sud della Spagna, e nelle vostre persone, a tutti i vostri diocesani, sacerdoti, religiose, religiosi e secolari. Con il nostro incontro di oggi si completa quel legame di carità e unità tra i successori di Pietro e di Chiese particolari che presiedete. La fedeltà a Roma, da una parte, e la premura del Papa, dall'altra, brillano molto alte in questa reciproca comunicazione che diviene più palese e si fortifica con la visita "ad limina Apostolorum". Quattro anni fa, nel novembre 1982, il Signore mi concesse la grazia di vivere nella vostra terra una giornata indimenticabile, li ho potuto accertare personalmente le tante qualità che distinguono e adornano la vostra gente, come il suo carattere aperto e allegro, la sua naturale bontà, l'entusiasmo straripante delle sue manifestazioni religiose e, soprattutto, degno di ammirazione, l'amore per la Chiesa e i suoi pastori. La beatificazione di suor Angela de la Cruz in Sevilla e l'incontro in Granada con gli educatori cristiani furono i due momenti culminanti di quel giorno; due prospettive di fede e di speranza, capaci di abbracciare in un orizzonte di grazia le immense prospettive di vitalità cristiana per le vostre rispettive Chiese particolari. Fu proprio in quell'occasione che mi deste un accurato volume, con numerose e ben elaborate informazioni, per rendermi partecipe delle vostre speranze, difficoltà e progetti comuni. Tutto quello che si potrebbe definire come il quadro della situazione generale, si è andato completando in questi giorni durante i colloqui con ognuno di voi, fino ad acquisire - così mi sembra - un profilo abbastanza dettagliato, che infonde speranza per un futuro promettente.

Oggi vorrei fare insieme a voi alcune riflessioni sulla missione pastorale che vi è stata affidata e, nello stesso tempo incoraggiarvi a continuare nel vostro servizio per il popolo di Dio ricordando le parole, piene di emozione, dell'apostolo san Paolo ai responsabili della comunità di Mileto: "Vegliate su voi stessi e su tutto il gregge, in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha stabilito vescovi, per pascere la Chiesa di Dio, che egli acquisto col suo sangue" (Ac 20,28).


2. E' vero che, come avete sottolineato voi stessi in parole e per iscritto, non possiamo pensare una vitalità della Chiesa ogni volta più vigorosa, se nello stesso tempo non intensifichiamo la nuova evangelizzazione, un compito la cui urgenza e necessità si sente oggi più che nei tempi relativamente recenti. Senza di essa, il popolo di Dio andrebbe impercettibilmente cadendo in letargo, mancando l'energia dello Spirito che, attraverso la parola e la frequenza dei sacramenti lo mantiene sano e unito e gli dà vigore e fecondità. Da quella specie di tumefazione delle cose spirituali, voi avete fatto eco in alcune delle vostre manifestate preoccupazioni, in connessione non solo con i cambiamenti ampi e profondi, sperimentati dall'attuale società, ma anche mettendo in relazione con i mali endemici o le deficienze storiche di cui soffrono buona parte delle vostre terre. Si potrebbe dire che si nota un contrasto tra la ricca tradizione culturale e cristiana dei vostri popoli e gli angoscianti problemi ancora pendenti e di non facile soluzione: come la disoccupazione, l'emigrazione, il regresso culturale, la mancanza di attenzione sufficiente alla gente delle campagne, ecc. Una parte considerevole della popolazione delle vostre diocesi vive in zone prevalentemente agricole. Con la loro fatica, i lavoratori del campo, oggi come ieri, offrono alla società dei beni che sono imprescindibili per il suo sostentamento. Per la loro dignità di persone e per l'opera che essi svolgono, i contadini meritano che i loro diritti siano tutelati e che si forniscano i mezzi adeguati per accedere a migliori condizioni di vita e a una maggiore integrazione culturale e sociale nella vita del Paese.

Nel vostro documento "Esigenze sociali della vostra fede cristiana" mettevate voi stessi in evidenza la grave situazione nella quale si trova buona parte della gente del campo del Sud della Spagna. La Chiesa, nel suo ambito, deve contribuire anche allo sviluppo e al benessere del popolo. A questo proposito, la fedele applicazione della dottrina sociale della Chiesa potrà prestare un grande servizio in favore di una maggiore equità nella distribuzione e sfruttamento dei beni.


3. Anche in questo compito dovrete dare un'enfasi speciale alla partecipazione e corresponsabilità ecclesiale dei secolari. Anche se si è avanzato molto su questo terreno, è ancora lunga la strada da percorrere. E' necessario, quindi, avanzare verso una presenza nuova della Chiesa e dei cattolici nella nuova società. Gli apostoli secolari devono essere fermento del Vangelo per l'animazione e la trasformazione delle realtà temporali con il dinamismo della speranza e la forza dell'amore cristiano. Nella linea del documento della Conferenza episcopale spagnola "I cattolici nella vita pubblica", dovrete incoraggiare senza riposo il compromesso delle comunità e dei fedeli delle vostre diocesi in favore dell'uomo, della sua dignità inviolabile, dei suoi diritti inalienabili, della difesa della vita, della causa della giustizia e della pace nel mondo. In una società pluralista come la vostra, diviene necessaria una maggiore e più incisiva presenza cattolica, individuale e associata, nei diversi campi della vita pubblica.

Per farsi presente nel mezzo del mondo come testimoni di Dio e messaggeri del Vangelo della salvezza, i cristiani hanno bisogno di essere fermamente radicati nell'amore di Dio e nella fedeltà a Cristo come si trasmettono e si vivono nella Chiesa. Voglio per questo esortarvi a insistere nello sviluppo della catechesi occupandovi soprattutto dell'esattezza e della forza religiosa dei suoi contenuti, in modo che la catechesi sia veramente per tutti i fedeli una reale introduzione alla vita cristiana, dai suoi aspetti più intimi di conversione personale a Dio fino allo spiegamento della vita comunitaria, sacramentale e apostolica. In quest'opera di educazione alla fede vi esorto affinché prestiate particolare attenzione ai giovani, i quali, frequentemente, trovano difficoltà nel vivere la loro fede cristiana con intensità e coerenza in mezzo a una società nella quale si manifesta con forza la tentazione del secolarismo. Non pochi di loro giungono a perdere la sicurezza delle loro convinzioni religiose e si rifugiano in una pericolosa passività, lasciando in sospeso la loro partecipazione attiva alla vita sacramentale, attiva e comunitaria. Di fronte a una simile situazione deve risuonare con forza il grido dell'apostolo Paolo: "Guai a me se non predico il Vangelo!" (1Co 9,16).


4. Conosco e vedo pieni di speranza l'inquietudine evangelizzatrice e il protagonismo missionario della Chiesa in Spagna e come state lavorando in questo senso nelle vostre comunità. Questo è un segno dell'assimilazione tra voi del Concilio Vaticano II e del suo dinamismo evangelizzatore. La vitalità della Chiesa si prova nella sua capacità missionaria. A questo proposito, la prossimità del quinto centenario dell'inizio dell'evangelizzazione dell'America dovrà rappresentare un ulteriore incoraggiamento nelle vostre diocesi, le quali contribuirono in forma tanto eminente alla diffusione del Vangelo nel Nuovo Continente. Il vostro glorioso passato religioso deve essere uno stimolo per la rivitalizzazione del presente. Non posso cessare di animarvi perché manteniate e rinforziate i vincoli di cooperazione pastorale con altre Chiese d'America, unite da tanti particolari alla diocesi della Spagna. Nei miei viaggi apostolici in America Latina ho avuto molte occasioni per apprezzare il valore del vostro aiuto ad altre attese segnate dalla scarsezza di braccia sacerdotali e dalla vastità dei suoi territori. Pregate, anche per questi, che le vocazioni sacerdotali e missionarie sorgano numerose tra voi. La fede è grande quando si diffonde e il cristianesimo è autentico solo quando diviene decisamente cattolico, universale.

Di là la mia esortazione si fa urgente nel raccomandarvi una pastorale molto scrupolosa e molto tenace per le vocazioni; in modo che siano testimonianza di vitalità della fede del vostro popolo e prova della carità tra le Chiese.


5. Prima di concludere il nostro incontro voglio invocare su ciascuno di voi, sulle vostre Chiese particolari, con i loro sacerdoti, i religiosi, le religiose e i fedeli, la protezione della Vergine, tanto venerata nella terra che voi chiamate "di Maria santissima". Che ella, la Madre dei discepoli di Gesù, la Vergine del cenacolo e la Regina degli apostoli, vi raggiunga con la pienezza dello Spirito affinché renda fecondo il vostro ministero episcopale. Con questi auguri vi accompagna la mia preghiera e la mia benedizione apostolica.

Data: 1986-11-14 Venerdi 14 Novembre 1986





GPII 1986 Insegnamenti - A Suore Francescane dei Sacri Cuori - Città del Vaticano (Roma)