GPII 1986 Insegnamenti - Congedo all'aeroporto - Nadi (Figi)

Congedo all'aeroporto - Nadi (Figi)

Affido a Maria questa nazione e il destino dei suoi popoli


Cari giovani amici.


1. Sono molto lieto di avere l'occasione, prima di lasciare il vostro amato Paese, di incontrare la gioventù di Figi. E' per me un grande piacere essere con voi. Vi saluto tutti nella gioia e nella pace del nostro Signore Gesù Cristo.

A volte, la gente mi chiede: "Cosa le piace di più nei giovani? Perché li incontra così spesso? Perché ha rivolto una lettera apostolica ai giovani, e perché ha istituito la Giornata mondiale dei giovani, celebrata ogni anno la domenica delle Palme?". La mia risposta è molto semplice. Io ho fiducia nei giovani. Vedo in loro il futuro del mondo, il futuro della Chiesa. Credo che i giovani di oggi vogliano costruire un mondo di giustizia, verità e amore; e con l'aiuto di Dio potranno farlo. Si, io credo in voi, giovani di Figi.


2. Gesù Cristo nutre un amore speciale per i giovani. Lo vediamo anche quando leggiamo il Vangelo. Per esempio, ricordate quando Gesù riprese i suoi discepoli per non aver lasciato avvicinare dei bambini, dicendo: "a chi è come loro appartiene il regno di Dio" (Lc 18,16). E ancora più esplicito è l'esempio del suo amore per il giovane ricco. Evidentemente questo giovane era attratto da Gesù e si trovava bene con lui. Aveva sufficiente fiducia in Gesù da porgli una domanda fondamentale: "Che cosa devo fare per avere la vita eterna?". Gesù prese seriamente la domanda, e la risposta fu altrettanto seria. E ancora più importante fu che "Gesù, fissatolo, lo amo" (Mc 10,17-21). Sappiamo anche, dal resto del Vangelo, che l'amore di Gesù non era riservato solo ai giovani. Il suo sguardo amorevole abbraccia tutti, giovani e vecchi, sani e malati. Gesù guarda fisso negli occhi ciascuno di noi, e ci ama. Questo amore di Gesù, infatti, è il centro del Vangelo. Perché le sue parole e le sue azioni, in particolare la sua morte in croce, possono spiegarsi solo con l'amore. San Giovanni l'ha espresso così: "Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna" (Jn 3,16). Questo è il messaggio di salvezza che la Chiesa annuncia al mondo. E questo è il messaggio che oggi io ripeto a voi: "Dio vi ama tanto da dare il suo Figlio unigenito, e se voi credete nel suo Figlio, avrete la vita eterna".


3. Credere in Gesù è molto più che una semplice questione di parole. E' molto di più che essere attratti da Cristo, come il giovane ricco. La fede richiede una risposta generosa. Essa richiede l'impegno della vostra intera esistenza per la persona e il messaggio di Cristo. Ma ciò deve avvenire liberamente e deliberatamente, perché voi siete liberi di accettare o rifiutare il dono che Cristo vi offre. Il giovane ricco, purtroppo, non era pronto a compiere il sacrificio che la fede richiede: "Gesù, fissatolo, lo amo e gli disse: "Una cosa sola ti manca: va', vendi quello che hai e dallo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi". Ma egli, rattristatosi per quelle parole, se ne ando afflitto, poiché aveva molti beni" (Mc 10,21-22). Il giovane se ne ando rattristato, ma la sua tristezza non ha necessariamente l'ultima parola. Infatti, la chiave del messaggio evangelico è la gioia. La gioia è il comune denominatore dei santi. La gioia è il risultato della fede e del sacrificio. Possiamo vederlo nel messaggio dell'angelo che, al momento della nascita di Gesù, disse ai pastori: "Ecco, vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo" (Lc 2,10). Questa stessa gioia pervade ogni cuore che viva in unione fedele con Gesù. Ma ricordate questo: l'amore richiede anche sacrificio. Non sottovalutate il prezzo della vostra fedeltà a Gesù. Troppo facilmente, oggi, il senso dell'amore viene malinteso. Esso viene ridotto a sensazioni sentimentali o identificato con desideri egoistici. Ma il vero amore è sempre legato alla verità, e si esprime in un generoso servizio agli altri. Il vero amore fa si che ci interroghiamo continuamente e che osserviamo i comandamenti. Per questo Gesù ha detto: "Se mi amate, osserverete i miei comandamenti" (Jn 14,15). Tre volte Gesù ha domandato a Pietro: "Mi ami tu?". E ogni volta Pietro ha risposto: "Certo, Signore, tu sai che ti amo". Pietro era pronto ad affermare il suo amore per Cristo, e ogni volta egli gli ricordava come mettere in pratica questo amore. Gesù gli disse: "Pasci i miei agnelli, pasci le mie pecorelle" (cfr Jn 21,15-17). Pietro non dimentico mai quella conversazione, e anche il successore di Pietro non può dimenticarla. Le parole di Gesù sono rivolte in modo particolare a me, ma si adattano anche a voi. Pietro è stato invitato a dimostrare il suo amore per il Signore ponendosi al servizio delle necessità dei suoi fratelli e delle sue sorelle nell'esercizio del suo ministero nella Chiesa. Lo stesso Signore che parlo a Pietro, oggi parla a voi. E vi chiede il vostro amore. Io spero e prego, cari giovani di Figi, che mai vi allontanerete da Cristo come fece il giovane ricco, che mai ve ne andrete rattristati. Se voi credete in Cristo, se accettate le sue parole, e accettate anche i sacrifici che egli vi chiede, sarete colmati di gioia, una gioia che non è di questo mondo.


4. E ora è giunto il momento in cui debbo salutarvi. La mia visita in questo Paese è stata fin troppo breve, e devo continuare il mio viaggio pastorale presso altri popoli in altre terre. Ma prima di lasciarvi, desidero esprimere la mia ammirazione e anche la mia gratitudine. L'ammirazione che provo per il popolo di Figi esisteva già prima che io venissi qui. Ammiro i molti valori e le particolari qualità che avete incoraggiato e curato nel corso degli anni. Soprattutto, ammiro il modo in cui genti di culture e di tradizioni tanto diverse vivono insieme, qui, in pace e armonia. Siete molto diversi tra di voi, eppure siete una nazione unita.

Mediante una volontà comune e uno sforzo reciproco, avete imparato a sostenervi l'un l'altro nella vostra diversità, a rispettare le abitudini del vostro prossimo e a sottolineare quanto avete in comune. In maniera molto visibile, siete un simbolo di speranza per il mondo. Avete molto da insegnare al mondo per quanto riguarda la solidarietà e l'amorevole rispetto per ciascuna persona.

Sono profondamente grato per l'ospitalità offertami in questo vostro Paese. Mi avete ricevuto come un fratello e un amico. Mi avete fatto sentire a casa mia. Non dimentichero la vostra bontà e la vostra gentilezza, e vi prometto di ricordarvi nelle mie preghiere. Desidero dirvi anche quanto io condivida il dolore di Figi per la morte dei tre soldati che sono stati uccisi in Libano nel corso della loro missione di pace. Nel loro sforzo di servire la causa della pace essi sono stati chiamati a offrire le proprie vite, e ora voi, diletti giovani, siete chiamati a vivere e a lavorare ancora più intensamente affinché la pace trionfi sulla terra. Desidero offrire la mia commossa partecipazione alle famiglie delle vittime, e prego il Signore che dia loro forza e sostegno. E ora desidero affidarvi a Maria, Madre di Gesù e Madre della sua Chiesa. Affido a Maria il futuro di questa nazione e il destino di tutti i suoi popoli. Prego che aiuti i giovani a rimanere saldi nella fede e a compiere la loro missione di servizio al mondo. Prego che conforti coloro che soffrono e che ottenga per l'intera Chiesa di Figi la grazia della fedeltà a Gesù e al suo Vangelo d'amore, di salvezza e di elevazione. E su tutti gli abitanti di queste isole invoco la gioia e la pace del Signore.

Data: 1986-11-22 Sabato 22 Novembre 1986




Omelia alla Messa nel Domain Park - Auckland (Nuova Zelanda)

Lasciate che il Vangelo penetri e permei la vostra cultura


"Quale gioia quando mi dissero: Andremo alla casa del Signore" (Ps 121,1).

Cari fratelli e sorelle in Gesù Cristo.


1. Sono felice di essere in mezzo a voi. E davvero mi rallegro di aver avuto la possibilità di venire alla casa del Signore qui, vale a dire dal popolo di Dio, la Chiesa di Auckland, la Chiesa della Nuova Zelanda. Qui la Chiesa è giovane. La buona novella di Gesù è stata predicata per la prima volta in queste isole meno di due secoli fa. Eppure la fede cattolica ha fatto presto a mettere le sue radici e a fiorire, arricchita come è da una molteplicità di culture da varie parti del mondo. Ognuna di queste tradizioni ha portato i suoi doni peculiari; nessuna è venuta a mani vuote. Prima che la Chiesa o i molti immigranti vi giungessero, esisteva già nel vostro paese una ricca cultura: la cultura del popolo Maori. Questa cultura a sua volta si è rafforzata e arricchita grazie al potere del Vangelo che eleva e purifica. Desidero estendere un saluto particolare a voi, la popolazione Maori di Aotearoa, e ringraziarvi per la vostra cordiale cerimonia di benvenuto. Il vigore della cultura Maori racchiude quei valori autentici che la società moderna rischia di perdere: il riconoscimento della dimensione spirituale in ogni aspetto della vita; un profondo rispetto per la natura e per l'ambiente; un senso della comunità, che dà sicurezza a ogni individuo, uomo o donna, che ne fa parte; fedeltà alla famiglia e una grande disponibilità alla condivisione; l'accettazione della morte come parte della vita e la capacità di addolorarsi e portare il lutto per i morti in modo umano. Poiché voi, a buon diritto, custodite gelosamente la vostra cultura, lasciate che il Vangelo di Cristo continui a penetrarla e a permearla, confermando così il vostro senso di identità come parte unica della famiglia di Dio. Il Signore vi chiama in quanto Maori; è come Maori che voi fate parte della Chiesa, l'unico Corpo di Cristo. Desidero inoltre porgere i saluti più cordiali ai nostri fratelli e alle nostre sorelle in Cristo che appartengono ad altre comunioni cristiane. Io spero che questa visita pastorale alla Chiesa della Nuova Zelanda promuova la causa dell'ecumenismo e ci porti tutti sempre più vicino al nostro unico Signore e Salvatore.


2. "E ora i nostri piedi si fermano alle tue porte, Gerusalemme... secondo la legge di Israele, per lodare il nome del Signore" (Ps 121,2 Ps 121,4). Quale vescovo di Roma e successore di san Pietro, desidero lodare il nome del Signore con tutta la Chiesa che vive in queste isole del Pacifico. Il salmo di lode che abbiamo cantato nella liturgia di oggi è un canto di pellegrini. E tutti noi - come Chiesa del Dio vivente - siamo un popolo pellegrino in cammino verso "la Gerusalemme celeste".

Come tutti i pellegrini, siamo un popolo di speranza, ben consapevoli dei mali e delle sofferenze del mondo, provati dalle tentazioni eppure fermamente convinti che "le sofferenze del momento presente non sono paragonabili alla gloria futura che dovrà essere rivelata in noi" (Rm 8,18). Sant'Agostino descriveva la Chiesa "come uno straniero in un paese straniero", "che avanza fra le persecuzioni del mondo e le consolazioni di Dio" ("De Civitate Dei", XVIII, 51,2). Mentre avanza, cercando sempre di restare fedele a Cristo e al Vangelo, essa si rallegra di fare l'esperienza della grazia di Dio, che le dà la forza di abbracciare la croce quale via verso il trionfo della risurrezione. Ed essa trova sempre nuovi motivi per rendere grazie e lode a Dio: Padre, Figlio e Spirito Santo. Quali pellegrini pieni di speranza, uniamo quindi i nostri cuori e le nostre voci per lodare la santissima Trinità.


3. In effetti, abbiamo un grande motivo per rallegrarci continuamente, perché noi siamo il popolo a cui il Padre ha inviato il suo amato Figlio. E oggi noi ascoltiamo le parole che il Figlio ci ha rivolto nel Vangelo, così come le hanno udite un tempo i suoi contemporanei, quando egli passava attraverso la Galilea, la Giudea e la Samaria. Gesù ci insegna che Dio è nostro Padre amorevole e ci istruisce sulla divina Provvidenza. Egli ci fa guardare con attenzione alla bellezza della creazione e alla cura di Dio per essa. In tal modo egli dà a chi lo ascolta una maggiore consapevolezza della bontà di Dio: "Guardate i gigli come crescono: non filano, non tessono; eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro". Allo stesso tempo, Gesù sottolinea la natura corruttibile e transitoria della creazione dicendo: "Se dunque Dio veste così l'erba del campo che oggi c'è e domani si getta nel forno quanto più voi, gente di poca fede?" (Lc 12,27-28). In tal modo incita i suoi ascoltatori a guardare al di là delle cose create, per quanto possano essere buone o belle, e di concentrarsi su ciò che non passa, sull'eternità. Cristo invita quindi i suoi ascoltatori a riporre la propria fiducia nella cura amorevole del Padre: "Non cercate perciò che cosa mangerete e berrete, e non state con l'animo in ansia... Il Padre vostro sa che ne avete bisogno.

Cercate piuttosto il regno di Dio" (Lc 12,29-31). La pace giunge quando impariamo ad affidarci all'amorevole provvidenza di Dio, consapevoli che questo mondo passerà e che soltanto il suo regno durerà in eterno. Volgere i nostri cuori alle cose che dureranno sempre vuol dire avere la pace in noi stessi.


4. Siamo seguaci di Cristo così come lo erano quegli uomini e quelle donne che per primi udirono queste parole. Noi siamo la generazione moderna di quel popolo che egli ha redento col suo sangue. Anche noi abbiamo creduto che il Padre vuole darci il suo regno. E desideriamo rispondere a questo dono. Cristo dice: "Non temere, piccolo gregge" (Lc 12,32). Dobbiamo quindi farci coraggio e cercare di "superare i nostri timori tramite il potere interiore della fede, volgendo i nostri cuori innanzitutto al regno di Dio (cfr Lc 12,31).

E' proprio in questo modo che noi mostriamo di essere la Chiesa. Poiché la Chiesa è la comunità dei popoli che ripongono la loro fiducia nelle promesse di Dio, promesse come quelle che abbiamo udito oggi nella prima lettura tratta dal profeta Ezechiele.


5. Ezechiele parla a un popolo in esilio, allontanato dal proprio paese e dalle proprie radici. Essi sanno di aver abbandonato la retta via; essi sono diventati estranei a Dio e fra di loro. Ma adesso Dio promette loro di portarli in patria.

Egli darà loro un nuovo cuore e un nuovo spirito. Essi impareranno a osservare la sua legge, non per costrizione esteriore, ma per convinzione intima. Essi scopriranno la vera pace, perché lo Spirito del Signore sarà in loro: "Voi sarete il mio popolo e io saro il vostro Dio" (Ez 36,28). Come suonano attuali le parole del Vecchio Testamento! Queste parole si adattano a tante persone oggi, che sono lontane da Dio ed estranee le une alle altre. Possiamo vedere cosa accade attorno a noi quando le parole del profeta sono neglette: se lo Spirito del Signore non soffia nei nostri cuori, essi diventano presto duri come pietre. Ma la Chiesa è il luogo in cui alita lo Spirito Santo, quella comunità di persone che sono state lavate dei loro peccati nel Battesimo e che, anche se disperse su tutta la terra, sperimentano con gioia l'autentica comunione fra di loro. Che meraviglioso mistero è la Chiesa! Mentre i suoi membri appartengono a tutte le nazioni della terra, essa resta indivisa, sempre una. La Chiesa è sia universale che particolare, in quanto i suoi membri, anche se appartengono a diverse culture e popolazioni, hanno ricevuto lo stesso Battesimo e condividono dello stesso Spirito Santo. Siamo come quel gruppo di primi credenti descritto negli Atti degli apostoli: cerchiamo di rimanere "fedeli nell'insegnamento degli apostoli e nell'unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere" (Ac 2,42).


6. In questi ultimi quattro giorni, ho celebrato l'Eucaristia con la Chiesa del Bangladesh, la Chiesa di Singapore, la Chiesa delle Figi e ora la Chiesa della Nuova Zelanda. In ognuno di questi Paesi la Chiesa ha usi e costumi differenti, diverse necessità e diversi carismi. La fede cristiana non distrugge la cultura ma la purifica e la eleva. Non toglie nulla del valore genuino di una società o di una nazione, ma rafforza tutto ciò che è buono per il miglioramento di tutti.

Nessuna Chiesa particolare è uguale all'altra, eppure la Chiesa una, santa, cattolica e apostolica è presente e attiva in ciascuna. Il popolo di Dio non è una società internazionale liberamente associata e neppure una federazione di Chiese particolari. No, è lo Spirito Santo stesso a unire le Chiese particolari l'una con l'altra in una comunione di vita sotto la guida di Cristo, nostro Redentore. Per questa ragione esse son chiamate a vivere insieme in pace e unità. E, secondo il disegno di Cristo, il successore di Pietro è chiamato a servire tutte le Chiese locali mediante un ministero di fede e carità.


7. Questa unità e cattolicità nell'unico corpo di Cristo non deve mai essere data per scontata; è un dono che deve essere accolto con gratitudine e un dono che esige una risposta. Come afferma il Concilio Vaticano II: "In virtù di questa cattolicità, le singole parti portano i propri doni alle altre parti e a tutta la chiesa, di maniera che il tutto e le singole parti si accrescano con l'apporto di tutte, che sono in comunione le une con le altre, e coi loro sforzi verso la pienezza dell'unità" (LG 13). In considerazione del dono della cattolicità, non sembra che le parole di san Pietro si applichino non solo ai singoli individui ma anche alle Chiese particolari? "Ciascuno - egli scrive - viva secondo la grazia ricevuta, mettendola al servizio degli altri, come buoni amministratori di una multiforme grazia di Dio" (1P 4,10). E' sempre stato necessario che le Chiese locali si assistano e si aiutino vicendevolmente, e soprattutto assistano quelle vicine e quelle che sono maggiormente nella necessità. Questi compiti promuovono la comunione fra queste Chiese e mostrano la fertile natura della cattolicità della Chiesa. I doni di unità e universalità ci spingono inoltre a un maggiore progresso nel campo dell'ecumenismo. Il desiderio della comunione completa fra tutti i cristiani è cresciuto notevolmente in tutta la Chiesa cattolica del tempo del Concilio Vaticano II. Per questo ci rallegriamo e rendiamo grazie a Dio. Ma le nostre preghiere per la piena unità devono intensificarsi ancor più. Il dialogo spirituale e teologico deve proseguire a tutti i livelli. E noi, in tutti i modi opportuni, dobbiamo collaborare negli sforzi di servizio e di testimonianza comune a Cristo, affinché la Chiesa possa essere vista da tutti come il sacramento di unità e riconciliazione, e affinché essa possa promuovere più efficacemente la causa della pace.


8. Il Vangelo della Messa di oggi ricorda le parole di san Paolo: "E la pace di Cristo regni nei vostri cuori, perché ad essa siete stati chiamati in un solo corpo" (Col 3,15). La preghiera dell'Apostolo diviene oggi la nostra preghiera, perché anche noi desideriamo ardentemente che la pace di Cristo regni in ogni cuore. La Chiesa è ben consapevole dell'ardente desiderio di pace dei popoli e ha intrapreso numerose iniziative per promuoverla. Ogni anno, a partire dal 1968, essa ha invitato tutti gli uomini di buona volontà a unirsi a lei nella celebrazione della Giornata mondiale della pace che si tiene il primo giorno dell'anno. Inoltre i cristiani di ogni paese, sia individualmente che collettivamente, pregano e operano per la pace. Gesù ha detto: "Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi" (Jn 14,27). E a tutti voi oggi dico: "La pace sia con voi" [Omissis: frase ripetuta in otto lingue].


9. Insieme in pace, quali membri di una Chiesa pellegrina, desideriamo ancora una volta sostare in ispirito alle porte di Gerusalemme, ripetendo le parole del Salmo: "Domandate pace per Gerusalemme: / sia pace a coloro che ti amano, / sia pace sulle tue mura, / sicurezza nei tuoi baluardi. / Per i miei fratelli e i miei amici / io diro: "su di te sia pace"! / Per la casa del Signore nostro Dio, / chiedero per te il bene" (Ps 121,6-9). Pace per Gerusalemme! Pace per la comunità della Chiesa! Pace per il mondo. La pace che è frutto dell'amore. E l'amore fiorisce laddove i fedeli sono uniti con i pastori della Chiesa, dove i sacerdoti lavorano in armonia con i vescovi, dove i vescovi sono uniti in comunione collegiale fra di loro e con il vescovo di Roma. Esiste un legame essenziale e dinamico fra l'unità e la pace. Come ci dice san Paolo: "In Cristo Gesù, voi che un tempo eravate i lontani siete diventati i vicini grazie al sangue di Cristo. Egli infatti è la nostra pace (Ep 2,13-14). L'amore di Cristo abbatte l'inimicizia e le barriere che tengono i popoli divisi l'uno dall'altro. E attraverso il suo Spirito, egli pianta nei nostri cuori i semi della comunione ecclesiale. Da questo operare internamente dello Spirito Santo, tutto il corpo di Cristo viene costruito "per essere tempio santo nel Signore", "dimora di Dio per mezzo dello Spirito" (Ep 2,21-22), in una comunione di amore e di pace. Come fratelli e sorelle in Cristo, come coloro che Gesù chiama suoi amici, proclamiamo al mondo che Gesù "è venuto ad annunziare la pace" (Ep 2,17).

La Chiesa continua l'opera di Cristo nel mondo, rallegrandosi nelle sue benedizioni soprattutto nella benedizione della pace. "Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio" (Mt 5,9). Amen. [Ai pellegrini, in francese:] Cari fratelli e sorelle di Tahiti, delle isole Marquises, di Vanuatu, di Wallis e Futuna, della Nuova Caledonia, siate i benvenuti. Voi soffrite talvolta per la vostra dispersione e per molte altre prove che io porto con voi nella mia preghiera. Ma voi restate attaccati alla fede cattolica, alla vostra Patria, alla comunione attorno al vostro vescovo e attorno al vescovo di Roma. Penso in particolar modo al folto gruppo di Tahiti la cui diocesi ha celebrato il 150° anniversario dell'evangelizzazione. Approfondite la fede che vi è stata trasmessa da parte di coraggiosi missionari; esprimetela nella preghiera che è per voi così spontanea e in tutte le azioni di carità, giustizia e di pace, affinché essa impregni i vostri costumi, antichi o nuovi che siano.

Diffondetela nel rispetto delle persone e delle culture. Che ciascuno, sacerdote, religioso, laico, giovane o adulto, assuma il suo ruolo nella vita della Chiesa e nella sua testimonianza! E che le vostre famiglie brillino per fedeltà e generosità. La Chiesa universale, ben lungi dal dimenticarvi, vi ama, vi sostiene, conta su di voi perché Dio sia glorificato nelle vostre isole e perché tutti voi fratelli perveniate alla pienezza della fede e della salvezza che è in Gesù Cristo. Di tutto cuore vi benedico e benedico tutti coloro che vi sono cari o che sono nella prova. Che il Signore vi conservi nella sua pace.

Data: 1986-11-22 Sabato 22 Novembre 1986




Ai giovani nel Domain Park - Auckland (Nuova Zelanda)

Oggi può avvenire la vostra svolta


Carissimi giovani.


1. Grazie per il vostro caloroso benvenuto. Dopo la grande gioia di aver celebrato l'Eucaristia per la prima volta nella Nuova Zelanda, sono grato di questa occasione di essere con voi, giovani di Aotearoa. Questo periodo della vostra vita, quello della gioventù, è un periodo di particolare importanza. Le decisioni che prendete adesso, le amicizie che fate, i valori secondo i quali decidete di vivere, i traguardi che vi ponete, tutte queste cose daranno forma al vostro personale avvenire e avranno ripercussioni sul futuro della società. Sono sempre lieto di trovarmi con i giovani perché mi rallegrano il loro entusiasmo e la loro speranza. Mentre vi trovate a far fronte alle sfide della gioventù, desidero assicurarvi dell'amore di Cristo e ricordarvi del Vangelo che predico, la buona novella di verità, di libertà e di salvezza.


2. Il passo del Vangelo che abbiamo ascoltato descrive una svolta nella vita di san Pietro. Il fatto accadde poco prima della morte di Gesù. Pietro e gli altri discepoli erano ancora storditi dall'esperienza della croce. Come erano consapevoli delle loro manchevolezze! Nell'ora della passione del Maestro, quando aveva più bisogno di loro, Giuda lo tradiva, Pietro lo rinnegava, gli altri fuggivano impauriti. Confusi e rattristati, sembrava ai discepoli che il futuro fosse senza speranza; erano incerti sul da farsi. Per questo erano tornati alle cose che erano loro familiari. Pietro disse spontaneamente: "Io vado a pescare". E gli altri: "Veniamo anche noi con te". Ma anche questo loro progetto sembra destinato a fallire; Il Vangelo ci dice infatti: "Allora uscirono e salirono sulla barca; ma in quella notte non presero nulla" (Jn 21,3). Ma proprio allora, in questo difficile momento della loro vita, nello scoraggiamento e nello sconforto, incomincia a sorgere l'alba della speranza. "Già era l'alba - dice il Vangelo - e Gesù si presento sulla riva" (Jn 21,4). Proprio nel momento in cui Pietro e gli altri si sarebbero sentiti a disagio davanti a Gesù che si avvicinava - a causa del loro comportamento -, egli si avvicina a loro con un semplice gesto di amicizia. "Gesù disse loro "Figlioli, non avete nulla da mangiare?" E quando risposero: "No", disse: "Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete"" (Jn 21,5-6). E infatti "trovarono", e fu molto più che una pesca abbondante. Trovarono una speranza e una gioia rinnovate nella presenza del Signore risorto.


3. Questa svolta nella vita di Pietro si verifico per iniziativa di Gesù, e non per iniziativa di Pietro. Il tentativo di Pietro si conclude con un fallimento; ma quando pesca su ordine di Gesù, le reti sono riempite fino quasi a rompersi. Lo stesso avviene nella vita di ciascuno di noi. Pur essendo vero che siamo noi a decidere quali vie seguire, le nostre decisioni ci condurranno alla vera gioia e alla realizzazione solo se sono conformi alla volontà di Dio. Come dice san Paolo: "E' Dio infatti che suscita in voi il volere e l'operare secondo i suoi benevoli disegni" (Ph 2,13). Il segreto della pesca miracolosa è nell'obbedienza di Pietro e dei suoi compagni. Appena Gesù ebbe parlato - e anche se avevano pescato durante l'intera notte senza trovare niente - gettarono le reti e tentarono di nuovo. La loro obbedienza produsse una pesca sorprendente. Ma, fatto più importante, apri loro gli occhi; permise loro di riconoscere Gesù per mezzo della fede. "Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: "E' il Signore!"" (Jn 21,7). E Pietro risponde immediatamente nella gioia; si getta in mare e torna alla riva, impaziente di essere con Gesù.


4. Ma il desiderio di Gesù di essere con Pietro è ancora maggiore del desiderio di Pietro di essere con Gesù. Non solo Gesù riconosce Pietro; lo invita anche a partecipare insieme ai suoi amici al pasto che ha preparato. "Venite a mangiare" dice (Jn 21,12). Il calore dell'amicizia di Gesù ha superato le paure degli apostoli. Il peso della colpa e della tristezza ha ceduto alla luce e alla pace del Signore risorto. A questo punto Gesù guarda direttamente Pietro e gli chiede: "Simone di Giovanni, mi vuoi bene tu più di costoro?" e Pietro gli risponde: "Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene" (Jn 21,15). Chiaramente Gesù vuole che Pietro lo ami; e vuole che Pietro esprima il suo amore con parole, che lo dimostri con le azioni. Gesù lo desidera a tal punto che ripete ancora due volte la sua domanda. E ogni volta dice a Pietro di pascere i suoi agnelli e le sue pecorelle, di prendersi carico della Chiesa che viene lasciata alle cure di Pietro. Come sappiamo, Pietro dedico il resto della sua vita a procurare cibo per il popolo di Dio, cibo per l'anima, il cibo di vita eterna, quel cibo che è nello stesso tempo parola di Dio - la buona novella di salvezza - e corpo e sangue di Cristo.


5. Carissimi amici: anche voi vi trovate a una svolta nella vostra vita, e per la grazia e per l'amore di Cristo essa può avvenire oggi. Alcuni di voi hanno forse conosciuto il dubbio e la confusione; avete forse sperimentato la tristezza e il fallimento e il peccato grave. Ma per voi tutti questo è un momento importante nella vostra vita. E' un tempo di decisione. E' un tempo per accogliere Cristo; accogliere la sua amicizia e il suo amore, accogliere la verità della sua parola e credere alle sue promesse; riconoscere che il suo insegnamento vi condurrà alla felicità e finalmente alla vita eterna. E' tempo di accettare Cristo come Colui che vive nel suo corpo, la Chiesa. Siete già stati uniti a Cristo nel Battesimo e nell'Eucaristia, e ora egli vi cerca in maniera particolare in questi anni della vostra gioventù. Per quanto grande possa essere il vostro amore per Gesù, il suo amore per voi è di gran lunga maggiore. Egli conosce ognuno di voi per nome. Sa quando è che avete bisogno di essere perdonati e conosce il vostro desiderio di perdonare. Vi conosce meglio di quanto voi conosciate voi stessi. Gesù vi ama immensamente, perché ha dato la sua vita per voi (cfr Jn 15,13). Tutti possiamo sentirci talvolta smarriti, smarriti dentro di noi o nel mondo che ci circonda. Lasciate che Cristo vi trovi, vi parli, vi chieda qualunque cosa voglia da voi. Siatene certi: l'ubbidienza alla volontà di Dio è la via a una vita fruttuosa, la via a un'unione amorosa con Cristo.


6. In un passo del Vangelo un giovane ricco si avvicino a Gesù e gli chiese: "Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?" (Mc 10,17). Gesù gli disse di osservare i comandamenti, perché non può esservi amore autentico di Dio o del prossimo senza ubbidienza alla volontà di Dio. E' per questo che Gesù dice: "Se mi amate, osserverete i miei comandamenti" (Jn 14,15). E ancora: "Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando" (Jn 15,14). Se volete conseguire la pienezza della gioia, la vostra obbedienza deve essere la perfetta obbedienza di amore. Infatti, pur avendo il giovane ricco del Vangelo osservato tutti i comandamenti, "Gesù, fissatolo, lo amo e gli disse, "Una cosa sola ti manca: va', vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi"" (Mc 10,21). Carissimi giovani della Nuova Zelanda: forse Gesù ripete oggi a qualcuno di voi: "Una cosa sola ti manca"? Vi chiede forse ancora più amore, più generosità, più sacrificio? Si, l'amore di Cristo comporta generosità e sacrificio. Occorre una personale disciplina per obbedire ai comandamenti di Dio; occorre sforzo per volgersi in un servizio amoroso a un fratello o a una sorella bisognosi. Seguire Cristo e servire il mondo in suo nome richiede coraggio e forza. Non vi è posto per egoismi, come non vi è posto per paure. Ho prestato attenzione alle vostre domande relative ai vari mali che affliggono il nostro mondo. E' positivo che voi abbiate questa preoccupazione, ma le risposte alle vostre domande le troverete nel Vangelo. Il Vangelo, l'intero Vangelo, vi attende. Dovete rendervi conto che è vostro dovere rendere vivo il Vangelo di Gesù Cristo. Soltanto in questo modo è possibile cambiare il mondo. Voi sperate che il mondo cambi, io vi dico: dovete essere voi a cambiarlo! Forse alcuni di voi saranno chiamati a seguire Cristo nella castità, nella povertà e nell'obbedienza della vita religiosa, o a servire nel sacerdozio.

Queste vocazioni speciali sono un dono del Signore alla sua Chiesa. Sono anche un dono di Cristo alla persona da lui chiamata. Se Cristo vi parla in questo modo, siate pronti al servizio, pronti al sacrificio, pronti all'amore. E a quelli di voi che Cristo chiama alla vocazione della vita matrimoniale dico questo: state certi dell'amore della Chiesa per voi e per il vostro ruolo essenziale nella Chiesa. La vita familiare cristiana e la fedeltà nel matrimonio per tutta la vita sono tanto necessarie nel mondo d'oggi, in cui la sacralità della vita umana è spesso ignorata e perfino contestata, in cui il mistero della sessualità umana viene facilmente distorto e confuso, in cui la bellezza dell'amore umano è dimenticata in una cieca corsa alla soddisfazione dei desideri egoistici. Non lasciatevi fuorviare o scoraggiare. In Cristo e nella Chiesa troverete la luce e la grazia di cui avete bisogno per vivere nella fedeltà e nella gioia.


7. Carissimi giovani della Nuova Zelanda: Gesù guarda con amore ognuno di voi, come guardo Pietro, i fedeli apostoli, e il giovane ricco. Solo uno di questi se ne ando afflitto: quello che aveva paura del sacrificio, quello che disse no.

Poiché la croce di Cristo è il segno d'amore e di salvezza, non deve sorprenderci che ogni amore autentico richiede sacrificio. Non abbiate paura allora quando l'amore è esigente. Non abbiate paura quando l'amore richiede sacrificio. Non abbiate paura della croce di Cristo. La croce è l'Albero della Vita. E' sorgente di ogni gioia e di ogni pace. Era l'unico modo per Gesù di arrivare alla risurrezione e al trionfo. E' l'unico modo per noi di partecipare alla sua vita, ora e sempre. Giovani della Nuova Zelanda: Gesù è con voi. Non abbiate paura!

Data: 1986-11-22 Sabato 22 Novembre 1986





GPII 1986 Insegnamenti - Congedo all'aeroporto - Nadi (Figi)