GPII 1986 Insegnamenti - Omelia alla concelebrazione - Brisbane (Australia)

Omelia alla concelebrazione - Brisbane (Australia)

La Chiesa che vive la comunione è segno di unità tra i popoli


""Che vuoi che io faccia?"... "Rabbuni, che io riabbia la vista!"... "Va', la tua fede ti ha salvato"" (Mc 10,51-52). Cari fratelli e sorelle.


1. Nello spirito del Vangelo della liturgia di oggi desideriamo riflettere sulla risposta che Gesù di Nazaret diede al cieco: "La tua fede ti ha salvato" (Mc 10,52). Cos'è la nostra fede? Cos'è la fede del cieco che ridà la salute? Cos'è la fede che porta alla salvezza? E allo stesso tempo, cosa significa dire: io credo? Cosa significa credere in Cristo? Cosa significa essere cristiano, essere cattolico. Ispirato dalla parola di Dio, desidero meditare, insieme a tutti voi, sul quesito fondamentale della fede. Questo ci unisce ai catecumeni - coloro che si stanno preparando al Battesimo - e agli altri candidati all'ammissione in piena comunione con la Chiesa cattolica. Allo stesso tempo, la fede è un elemento di base per tutti coloro che attraverso il Battesimo sono già entrati nella Chiesa e sono diventati cristiani e cattolici.


2. Lasciatemi dire, innanzitutto, che è una grande gioia essere con voi nella città di Brisbane nel Queensland. Saluto tutti voi nella pace di Cristo: i fedeli della Chiesa cattolica del Queensland e della parte settentrionale del New South Wales, insieme all'arcivescovo Rush di Brisbane e a tutti i miei confratelli vescovi. Mi rallegro della comunione di fede e carità che abbiamo avuto il privilegio di ricevere dal Signore e che trova espressione visibile in questa liturgia. E' stata una gioia particolare incontrare e benedire gli ammalati e gli handicappati, che hanno un posto speciale nel cuore di Cristo e che hanno una parte importante nella missione della Chiesa. Porgo calorosi ringraziamenti anche ai membri delle altre comunioni cristiane che sono presenti. Fratelli e sorelle in Cristo, continuiamo a impegnarci verso quella piena unità per la quale prego lo stesso nostro Signore e che è così vitale per l'opera di evangelizzazione della Chiesa. Inoltre rivolgo un fraterno saluto a tutti i cittadini di questa parte dell'Australia. Sono felice di essere con tutti voi. E' un particolare piacere per me celebrare questa Eucaristia nella quale la Chiesa sta ufficialmente dando il benvenuto a un certo numero di voi tra le fila dei catecumeni o quali candidati all'ammissione nella piena comunione con la Chiesa cattolica. Il ripristino del catecumenato o il rito di iniziazione cristiana degli adulti, è certamente uno dei più grandi frutti del Concilio Vaticano II. Mi rallegro nell'apprendere quanto successo abbia avuto il catecumenato in Australia, e in particolare in questa arcidiocesi. Questa è una grazia meravigliosa, e un chiaro segno della rinnovata presenza dello Spirito Santo nella Chiesa. In tutti i tempi e in ogni luogo la Chiesa è mandata a proclamare la buona novella della salvezza e a chiamare gli uomini alla conversione del cuore.


3. Le domande che ho citato all'inizio possono essere collegate a quelle che pone san Paolo nella sua Lettera ai Romani e che sono nella seconda lettura della liturgia di oggi: "Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi?... Chi accuserà gli eletti di Dio? Dio giustifica. Chi condannerà?". Al centro delle domande di san Paolo vi è l'affermazione fondamentale: "Chi ci separerà dunque dall'amore di Cristo?". Egli fa queste domande e questa affermazione perché scrive a uomini che stanno cercando di rimanere fedelmente devoti a Cristo in mezzo alle persecuzioni e alle tribolazioni, e forse ad altri che si stanno preparando a impegnarsi per Cristo nelle medesime circostanze. Il grande apostolo prosegue facendo la fiduciosa affermazione di fede: "Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha amati" (Rm 8,31-37). Avere fede, credere in Cristo significa riconoscere la sua identità, accettarlo nella sua natura divina e nella sua natura umana, accogliere il suo messaggio, rispondere al suo amore, e decidere di appartenere totalmente a lui. E appartenere a Cristo significa partecipare al "trionfo" che egli riporto sulla morte e sul peccato attraverso la sua morte e risurrezione. Il suo trionfo è un trionfo mediante l'amore; è la vittoria dell'amore. Iniziamo a partecipare alla morte e risurrezione di Cristo quando riceviamo il sacramento del Battesimo. E' in questo modo che iniziamo a partecipare alla vittoria dell'amore. E questo sacramento iniziale di fede è il fondamento di tutta la vita della persona battezzata: il fondamento dell'"essere cristiano".


4. Perché sono cristiano? Perché ho dedicato tutta la mia vita a Cristo? Queste sono domande che toccano le convinzioni stesse e i valori fondamentali sui quali abbiamo voluto basare i nostri pensieri e le nostre azioni. La nostra vita si forma sulle scelte che compiamo in risposta alle iniziative di Dio. Ma le iniziative di Dio sono ancor più importanti della nostra risposta. Dio chiama, Dio agisce, e noi rispondiamo. E' per questo che siamo cristiani. In Cristo, Dio è con noi, e questo è il significato della parola "Emmanuele". In realtà, il Padre desidero tanto essere col suo popolo che ci diede il suo unico Figlio, il suo Figlio prediletto. Nessun dono più grande poteva mai essere fatto. Ed ecco perché san Paolo dice: "Egli che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi, come non ci donerà ogni cosa insieme con lui?" (Rm 8,32). In Cristo, il Padre ci ha scelto e ci ha giustificato mediante la sua grazia, dimenticando tutti i nostri peccati e offrendoci la salvezza eterna. "Chi ci separerà dunque dall'amore di Cristo?" (Rm 8,35). E l'amore di Cristo giunge a noi attraverso la Chiesa. E' per questo amore che ci dedichiamo a nostra volta a Cristo.


5. Vi sono alcune persone che erroneamente suppongono che Cristo possa essere separato dalla Chiesa, che sia possibile dedicare tutta la propria vita a Cristo senza riferimento alla Chiesa. così facendo esse dimenticano la verità proclamata da san Paolo: "Nessuno mai infatti ha preso in odio la propria carne; al contrario la nutre e la cura, come fa Cristo con la Chiesa, poiché siamo membra del suo corpo" (Ep 5,29-30). Come ho affermato nella mia recente lettera apostolica su sant'Agostino: "Poiché unico mediatore e redentore degli uomini Cristo è capo della Chiesa, Cristo e la Chiesa sono una sola persona mistica, il Cristo totale" ("Augustinum Hipponensem", II, 3). Amare Cristo, dunque, significa amare la Chiesa. La Chiesa esiste per Cristo, al fine di continuare la sua presenza e missione nel mondo. Cristo è lo sposo e il salvatore della Chiesa. Egli ne è il fondatore e il capo. Più arriviamo a conoscere e ad amare la Chiesa, più vicini saremo a Cristo. Voi che siete catecumeni vi renderete conto di questo sempre più chiaramente nelle settimane e nei mesi che verranno. Nel frattempo, oggi vorrei presentare alcune riflessioni sulla natura della Chiesa, perché anche voi ben presto sarete suoi membri.

La Chiesa è veramente un mistero, una realtà umana e divina che merita il nostro studio e la nostra contemplazione, e che tuttavia va molto al di là della comprensione della mente umana. Alcuni simboli ci aiutano a penetrare e comprendere questo mistero della natura intrinseca della Chiesa. Per esempio, san Paolo parla della Chiesa come di "un campo" che è coltivato e reso fertile da Dio (cfr 1Co 3,9). Egli chiama i fedeli "il tempio" di Dio in cui abita lo Spirito Santo (cfr 1Co 3,16-17). Parla della Chiesa come della "sposa di Cristo" che il Signore ama teneramente e per la quale ha dato la propria vita (cfr Ep 5,21-23).

In realtà san Paolo spesso identifica la Chiesa con Cristo stesso, chiamandola il corpo di Cristo (cfr Rm 12,12ss). La chiama anche "la nostra madre" (cfr Ga 4,26) poiché grazie all'amore di Cristo e all'acqua del Battesimo essa dà vita a molti figli nel corso della storia. Tramite questi e molti altri simboli, arriviamo a vedere, in modo limitato ma reale, la grande ricchezza del mistero della Chiesa.


6. La Chiesa è essenzialmente un mistero di comunione. E' un segno o sacramento di quell'unità in Cristo della quale parla san Paolo nella seconda lettura di oggi quando dice: "Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun'altra creatura potrà mai separarci dall'amore di Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore" (Rm 8,38-39). La comunione a cui partecipiamo nella Chiesa è sia verticale che orizzontale: è una comunione con le Tre Persone della santissima Trinità e gli uni con gli altri nel Corpo di Cristo. Essere in comunione implica un profondo rapporto personale di conoscenza e di amore. E' questo il tipo di rapporto che il catecumenato mira a promuovere, e dunque comporta molto di più del semplice imparare alcune cose su Dio. Il catecumeno inizia un viaggio verso l'amicizia intima con Cristo, un viaggio che richiede apertura di mente e di cuore alla parola di Dio che dà la vita, un viaggio che richiede una continua conversione del cuore. Questo viaggio non termina quando il catecumenato è completato. In realtà, il catecumenato non fa che preparare la strada al sacramento del Battesimo, che è il fondamento della comunione nella Chiesa. Nel Battesimo rinasciamo quali figli del Padre; siamo resi amici intimi di Cristo e riceviamo il dono dello Spirito Santo. Questa comunione col Padre, il Figlio e lo Spirito Santo è accresciuta e rinnovata nella celebrazione dell'Eucaristia, fonte e culmine della vita cristiana. E anche gli altri sacramenti approfondiranno questa comunione. In particolare il sacramento della Penitenza la accresce la rafforza e ristabilisce l'unione con Dio quando essa è stata infranta dal peccato.


7. La Chiesa che vive come comunione è un segno di unità tra tutti i popoli. La parola stessa "cattolica" significa universale. Per questa ragione la Chiesa cattolica non conosce alcun confine nazionale o culturale. Non può limitare se stessa a una qualsiasi sola razza o lingua. Invece è chiamata a essere veramente universale, una comunità di fede in Cristo che abbraccia i popoli di ogni nazione e cultura sulla terra, e tuttavia rimane sempre una. così descrive san Paolo l'universalità della Chiesa: "Poiché quando siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo. Non c'è più Giudeo né Greco, non c'è più schiavo né libero; non c'è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù" (Ga 3,27-28). Questa comunione organica della Chiesa cattolica è così profonda da rimanere sempre una benché essa sia presente in situazioni molto diverse, in molte diverse Chiese particolari. Ciascuna Chiesa particolare è un'autentica espressione della Chiesa universale e arricchisce l'intero corpo di Cristo attraverso i doni speciali che ciascuna possiede e generosamente mette in comune. così la Chiesa cattolica che è una è tanto asiatica quanto europea, tanto slava quanto australiana, tanto africana quanto americana, tanto bizantina quanto latina.

Una tale unità e universalità sono doni che richiedono uno sforzo comune e una continua vigilanza. Non solo ci rallegriamo di questi doni, ma dobbiamo anche difenderli e accrescerli. Le Chiese particolari devono dare testimonianza di perfetta unità nella fede e nella comunione ecclesiale. Esse devono lavorare insieme a mantenere inalterato il contenuto della fede cattolica, e allo stesso tempo tradurre questa fede in una legittima varietà di espressioni, in accordo con le diverse culture (cfr EN 63-65). Di particolare importanza è il servizio dell'autorità, e in modo peculiare il ministero del Papa. Poiché il successore di Pietro è incaricato della speciale responsabilità di presiedere a tutto il gregge nella carità, e di proteggere la legittima varietà garantendo allo stesso tempo che una tale varietà non pregiudichi l'unità. Questa è una delle ragioni per le quali io visito costantemente le Chiese particolari, quali quelle dell'Australia, al fine di proclamare la nostra unità in Cristo.


8. Il dono della comunione di cui la Chiesa cattolica si rallegra porta con sé importanti responsabilità nei confronti del mondo, poiché la Chiesa vuole essere per tutti i popoli uno strumento di unita, e riconciliazione. Le parole del profeta Isaia, nella prima lettura di questa liturgia, definiscono questa missione della Chiesa. Il Signore dice: "Ecco, l'ho costituito testimonio fra i popoli, principe e sovrano sulle nazioni" (Is 55,4). La Chiesa prende sul serio la sua missione nel mondo. E' per questo che il Concilio Vaticano II ha affermato: "Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d'oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo... perciò la Chiesa, che è insieme "società visibile e comunità spirituale", cammina insieme con l'umanità tutta e sperimenta assieme al mondo la medesima sorte terrena ed è come il fermento e quasi l'anima della società umana, destinata a rinnovarsi in Cristo e a trasformarsi in famiglia di Dio" (GS 40).

Mentre promuove unità e riconciliazione nel mondo, la Chiesa cattolica prega anche e lavora per la completa unità tra i cristiani. così il dialogo ecumenico e la collaborazione sono una priorità importante nella Chiesa, e una parte essenziale dei suoi sforzi di costruire la famiglia umana nell'unità e nella carità. Poiché la mancanza di piena unità tra i cristiani è di impedimento alla Chiesa nella sua chiamata a essere per tutti i popoli un sacramento di riconciliazione e comunione. Noi possiamo dare un valido contributo al dialogo ecumenico solo se portiamo in esso la ricchezza della tradizione cattolica. Il nostro dialogo sarà autentico e fruttuoso solo se diciamo la verità nell'amore e con fedeltà alla nostra identità. Qualsiasi mancanza di chiarezza in quelle cose che tuttora ci separano non può servire alla causa di Cristo e del Vangelo.


9. Voi che siete catecumeni avete reso pubblico il vostro desiderio di cambiare la vostra vita e di arrivare a conoscere e amare Dio in seno alla comunità cattolica.

Voi chiedete alla Chiesa cattolica il dono della fede ed esprimete la vostra disponibilità ad accettare gli insegnamenti del Vangelo quale fondamento della vostra vita quotidiana. Questo è un giorno di gioia e di speranza per tutti noi nella Chiesa.

Siamo desiderosi di aiutarvi a crescere nella fede cristiana. Insieme a voi guardiamo al giorno del vostro Battesimo, Cresima e prima Comunione, al giorno in cui sarete ricevuti in piena comunione nella Chiesa cattolica. Vi consideriamo già parte della casa di Cristo, col diritto a essere nutriti con la parola di Dio e a prendere parte a riti liturgici particolari. Via via che cammineremo insieme a voi, cercheremo di aiutarvi nei vostri sforzi di pregare, di praticare la carità, di avere fiducia in Dio in mezzo alla difficoltà. Cercheremo di aiutarvi ad avvicinarvi a nostro Signore Gesù Cristo e a Maria, che è sua Madre e che riconosciamo quale Madre della sua Chiesa. I vostri padrini avranno un ruolo primario da assolvere in questo processo, ma tutta la Chiesa vi accompagna.

La liturgia della parola di oggi contiene un invito al Battesimo. "O voi tutti assetati venite all'acqua" (Is 55,1). E il salmo responsoriale riprende lo stesso tema: "Attingete acqua con gioia alle sorgenti della salvezza" (Is 12,3).

Per mezzo del profeta Isaia, il Signore ci parla degli effetti del Battesimo quando dice: "Io stabiliro per voi un'alleanza eterna" (Is 55,3). Questa alleanza è stata saldamente fondata da nostro Signore Gesù Cristo mediante la sua morte salvifica e la sua gloriosa risurrezione. E nel Battesimo essa si rinnova per ciascuno di noi individualmente. A seguito di questa alleanza del Battesimo, nulla "potrà mai separarci dall'amore di Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore" (Rm 8,39). Nulla! Per mezzo della fede e del battesimo apparteniamo alla Chiesa di Cristo. E nella sua Chiesa apparteniamo per sempre a Cristo! Per sempre! Amen.[Ai fedeli presenti:] Carissimi fratelli e sorelle di Brisbane, ho già visitato la vostra città tredici anni fa, nel 1973. Non speravo proprio di tornare a Brisbane come Vescovo di Roma. Dico questo per esprimere la mia profonda umiltà dinanzi alla volontà e al disegno di Nostro Signore. Voglio poi ringraziarvi per la vostra entusiastica, totale e devota partecipazione alla celebrazione eucaristica di oggi. Grazie a tutti voi, al coro, ai sacerdoti, ai miei fratelli vescovi e una parola speciale ai nostri fratelli e alle nostre sorelle che si preparano a ricevere il sacramento del Battesimo, ai catecumeni. Sia benedetta la Chiesa, attraverso questi candidati al Battesimo e alla piena Comunione nella Chiesa di Gesù Cristo.

Data: 1986-11-25 Martedi 25 Novembre 1986




Ai giovani al Sydney Cricket Ground - Sydney (Australia)

Non sarete soli nel costruire la pace nella varietà culturale


Cari giovani dell'Australia.


1. Vi sono grato per il vostro benvenuto e sono molto lieto di essere qui con voi questa sera. Mentre siamo insieme, sappiamo che il Signore Gesù è con noi.

Nel canto avete levato le vostre voci e i vostri cuori a lui dicendo: "Ci siamo incontrati per celebrare la tua parola, o Signore". In effetti, voi siete venuti qui insieme per celebrare la sua parola, la sua parola di pace.

Questa sera, attraverso il suo Vangelo, Gesù si è rivelato a voi. Come i discepoli gioite della sua presenza; vi rallegrate quando lo sentite dire: "La pace sia con voi" (Jn 20,21). E' la pace della sua risurrezione che Gesù Cristo comunica a voi e porta nelle vostre vite. E' la pace della vittoria: la vittoria sul peccato. E' la pace della rassicurazione: la rassicurazione della vita eterna. E' la pace della fede in Gesù, la pace che viene dall'accettarlo come Parola di vita, come l'eterno Figlio di Dio che nel mistero dell'incarnazione, diventando il Figlio di Maria, è divenuto il fratello di tutti noi. E' la pace dell'umanità rinnovata e resa forte dal contatto e dalla comunione col Cristo vivente, il Cristo che è "il primogenito di coloro che risuscitano dai morti" (Col 1,18); il Cristo che continua a vivere nella sua Chiesa; il Cristo che vuole liberare nel mondo il potere della sua pace e che vuole farlo per mezzo di voi giovani. così Gesù vi ripete questa sera le sue parole eterne: "La pace sia con voi". Con tutto il suo amore, Gesù vuole che la sua pace divenga la vostra pace.

Nello stesso tempo egli continua a parlarvi come parlo ai suoi apostoli: "Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi" (Jn 20,21). Questa sera, infatti, siete stati mandati da Gesù nel mondo come operatori di pace; siete stati incaricati di comunicare la sua pace e la sua potenza ovunque andate.


2. Ma ciò significa che voi stessi dovete essere pieni di questa pace di Gesù; dovete riceverlo nei vostri cuori. Ma poiché il vostro incarico, la vostra chiamata e il vostro compito non sono statici ma dinamici, dovete cercare continuamente questa pace. Dovete coglierla nella parola di Gesù, che è la rivelazione di Dio. Si, cari giovani, dovete essere pienamente convinti che per avere quella pace piena e perfetta che Cristo ci offre, dovete trovarla in Cristo.

Per questo motivo la Chiesa oggi vi dice: "Se volete la pace, aprite i vostri cuori a Cristo. Se volete la pace, accettate Cristo; accettatelo come il Figlio di Dio; accettatelo anche nel mistero della sua umanità; accettatelo nel prossimo".

Cercate Cristo in tutti coloro che condividono con voi la dignità della natura umana. Protendetevi a lui e scopritelo nel povero e nel solo, nel malato e nell'afflitto, nell'handicappato, nell'anziano, nell'emarginato, in tutti coloro che attendono da voi un sorriso, che hanno bisogno del vostro aiuto e che implorano la vostra comprensione, la vostra compassione e il vostro amore. E quando avrete riconosciuto e trovato Gesù in tutte queste persone allora - e solo allora - parteciperete profondamente alla pace del suo sacro cuore. Più scoprirete il fascino della pace di Cristo e cercherete di conquistarla con l'aiuto di Dio e attraverso la disciplina e lo sforzo che essa richiede, meglio sarete in grado di essere apostoli nei confronti degli altri giovani in Australia e altrove. La vostra opera di pace sarà tanto più efficace quanto più accoglierete la pace di Cristo nei vostri cuori.


3. La pace ha le sue dimensioni umane e le sue umane esigenze. Che cosa significa questo in pratica? Come può la pace diventare la realtà della nostra vita, la realtà del nostro mondo? Ho parlato molte volte delle dimensioni pratiche della pace, di cosa dobbiamo fare per proteggere e promuovere il dono divino della pace: la pace che Gesù desidera tanto condividere con noi. Si è ripetuto spesso: "Se volete la pace, operate per la giustizia. Se volete la pace, difendete la vita. Se volete la pace, proclamate la verità. Se volete la pace, "tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro"" (Mt 7,12).

In una parola: Se volete la pace, dovete amare: "Amerai dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza... Amerai il prossimo tuo come te stesso" (Mc 12,30). Tutto questo comporta impegno personale e disciplina. Comporta l'accettare noi stessi e gli altri come creature di Dio, come figli di Dio, come esseri umani la cui felicità dipende dalla legge di Dio, che è il suo progetto per la nostra vita.


4. Nell'unione fra voi troverete forza, e nell'unità conseguirete la pace, la pace di Cristo. Questa unità è una realtà qui, questa sera, una grande realtà. E' unità nella diversità. E questa diversità è autenticamente australiana; è autenticamente cattolica. Voi rappresentate molti gruppi diversi con finalità specifiche, ma siete uno nel nome di Gesù, uno nella pace di Gesù. Siete uno nell'ideale del servizio cristiano, uno nel perseguire la giustizia, uno nel proclamare la verità dell'eguale dignità di tutti gli esseri umani. Provenite da diversi gruppi etnici, e il fatto stesso che vi siete riuniti qui dimostra che intendete rifiutare ogni forma di pregiudizio e di discriminazione in base alla razza, all'origine, al colore, alla cultura, al sesso o alla religione. Voi siete aperti - e dovete esserlo - alla grande varietà culturale che rafforza la vostra unità di australiani e manifesta la vostra cattolicità. La vostra appartenenza a diversi gruppi e movimenti della Chiesa dimostra anche che avete compreso l'importante principio della diversità applicato all'unico apostolato della Chiesa. In seno alla sacra unità della Chiesa, ci sono molti modi diversi di servire il Signore. Vi è "un unico e un medesimo Spirito che distribuisce diversi doni a ciascuno come vuole" (cfr 1Co 12,11), uno Spirito che ispira tutti a operare all'unisono per l'unica meta dell'edificazione del corpo di Cristo e della diffusione della sua pace.


5. Cari giovani: non siete soli! Attraverso i gruppi cui appartenete e con l'aiuto degli amici, dovete continuare a tessere la grande tela dell'unità cristiana, collaborando con altri fratelli e sorelle cristiani, e restando aperti alla fratellanza e anche all'amore per tutti gli uomini e le donne di buona volontà.

No, giovani dell'Australia, come Gesù voi non sarete mai soli! Parlando di suo Padre, Gesù dichiarava: "Colui che mi ha mandato è con me, e non mi ha lasciato solo" (Jn 8,29). Egli vuole trovare i suoi compagni e i compagni di suo Padre e dello Spirito Santo nella Chiesa. Ed è precisamente quel che state facendo. Solo nella comune amicizia con il Signore potrete trasmettere la pace al mondo. Tenete conto, inoltre che la parrocchia, malgrado tutte le sue umane limitazioni, è, dopo la vostra famiglia, la vostra base nella ricerca e nella diffusione della pace. Il vostro viaggio vi porterà spesso altrove, ma la parrocchia vuol essere, come ho affermato in un'altra occasione, "una casa di famiglia, fraterna e accogliente, dove i battezzati e i cresimati prendono coscienza di essere popolo di Dio. Il pane della buona dottrina e il pane dell'Eucaristia sono ad essi spezzati in abbondanza nel contesto di un medesimo atto di culto" (CTR 68).


6. Come giovani che seguono l'esempio di Cristo e cercano di vivere la vocazione di essere operatori di pace, ogni giorno della vostra vita vi trovate di fronte a grandi sfide. Tali sfide fanno parte della vostra vita di tutti i giorni: a casa, a scuola, al lavoro, nella Chiesa, nelle molte e svariate attività che costituiscono la vostra vita; nella salute e nella malattia; nel buono e nel cattivo tempo, quando i problemi vi affliggono; nei momenti di inquietudine, preoccupazione e speranza. In ogni fase della vostra vita, vi viene chiesto di superare ogni tendenza all'egoismo, di protendervi verso gli altri col cuore e le menti aperte, nel dialogo, non nella rivalità, con rispetto e amore sincero per tutti i fratelli e le sorelle. Questa apertura agli altri nella comprensione, nella pazienza, nella compassione e nel desiderio di contribuire a promuovere il loro bene, è un'espressione di amore fraterno. E' un bellissimo esempio di opera di pace.

Nello stesso tempo apertura agli altri non significa che ogni opinione ha un eguale valore; non importa quanto essa sia forte, la sincerità della convinzione non può trasformare l'ingiustizia in giustizia o la falsità in verità.

La verità non è sempre la via più facile e comoda. Non sempre la verità corrisponde all'opinione della maggioranza, specialmente se questa opinione è stata prodotta artificialmente da abili e potenti forze di manipolazione. Ma la verità sarà sempre la via verso la vera libertà. Gesù stesso ci dice: "conoscerete la verità e la verità vi farà liberi" (Jn 8,32). La verità e la libertà, cari giovani, assieme alla giustizia e all'amore, sono il fondamento della vostra pace, la pace di Cristo ricevuta nei vostri cuori e nel mondo.


7. C'è ancora un altro pensiero che vorrei lasciarvi. Vorrei parlarvi dell'importanza della preghiera, perché la preghiera è strettamente legata alla pace e la pace dipende largamente dalla preghiera. Consentitemi di ripetervi quanto dissi ai giovani di Inghilterra e del Galles qualche anno fa: "Nella preghiera, uniti a Gesù - vostro fratello, vostro amico, vostro Salvatore, vostro Dio - cominciate a respirare una nuova atmosfera. Formulate nuovi obiettivi e nuovi ideali... In Gesù, che nella preghiera arrivate a conoscere, i vostri sogni di giustizia e di pace si fanno più definiti e cercano applicazioni pratiche...

Attraverso il contatto con Gesù in preghiera, voi date un senso di missione che nulla può affievolire... In unione con Gesù in preghiera, scoprirete più pienamente le esigenze dei vostri fratelli e sorelle. Apprezzerete più intensamente il dolore e la sofferenza che affliggono i cuori di innumerevoli persone. Attraverso la preghiera, specialmente a Gesù nella Comunione, capirete tante cose sul mondo e sulle sue relazioni con lui, e sarete in grado di individuare i cosiddetti "segni dei tempi". Innanzitutto avrete qualcosa da offrire a quanti si rivolgono a voi nel bisogno. Attraverso la preghiera possiederete Cristo e potrete comunicarlo agli altri. E questo è il più grande contributo che potete dare nella vostra vita: comunicare Cristo al mondo" (Cardiff, 2 giugno 1982). E mentre comunicate Cristo al mondo, comunicherete il dono della sua pace. Un evento dinamico sta per avere luogo nella vostra vita. Cristo vi rivolge continuamente queste parole: "La pace sia con voi". Ed egli vi manda in missione come ha mandato gli apostoli: "Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi".


8. Cari giovani: il Cristo risorto offre la sua pace al mondo intero e vuole farvi suoi strumenti di pace. Voi siete chiamati a combattere il caos e la confusione con l'ordine: l'ordine delle vostre vite rivolte a Dio e in stretta relazione con i vostri simili. Vostro è il compito di preservare la bellezza della natura e la dignità di tutta la creazione divina così che essa tutta possa servire all'umanità e glorificare il Creatore in conformità col suo disegno. Il trionfo della giustizia nel mondo dipende in gran parte da voi, e ciò significa che l'eliminazione dell'ingiustizia deve cominciare con la purificazione dei vostri cuori. Siete chiamati ad affrontare gli errori del mondo e ogni traccia di inganno con il potere della verità. Per tutti noi cristiani, come san Paolo, si tratta di vivere la verità nell'amore e di crescere nella maturità di Cristo (cfr Ep 4,15). Di fronte alla rivalità dovete offrire al mondo l'immagine del dialogo rispettoso. La vostra risposta all'insulto e all'ingiuria è il perdono. La sola posizione accettabile di fronte all'alienazione è quella di promuovere la riconciliazione e di offrire la solidarietà fraterna. Il vostro compito è quello immenso di superare tutto il male con il bene, cercando sempre in mezzo ai problemi della vita, di riporre la vostra fiducia in Dio, consapevoli che la sua grazia sostituisce la forza all'umana debolezza. Dovete opporvi ad ogni forma di odio con l'invincibile potere dell'amore di Cristo. Questo significa essere giovani operatori di pace, contribuire a costruire la pace, la pace del regno di Cristo. Questo è quanto siete chiamati a fare e in questa vostra missione sarete sostenuti dall'intercessione di Maria, Madre di Dio, e da tutti gli angeli e i santi. Ma per essere efficaci dovete accettare questa missione e le sue condizioni liberamente, e dovete dire personalmente si a Cristo nella preghiera. Con Cristo dovete stare tutti insieme.

Cari giovani dell'Australia; con Cristo e tra di voi non siete mai soli!

Data: 1986-11-25 Martedi 25 Novembre 1986




Alla Comunità ebraica - Sydney (Australia)

Nessuna giustificazione per le persecuzioni contro gli ebrei


Signor presidente, cari amici.


1. Quest'anno ho avuto il piacere e il privilegio di visitare la Sinagoga a Roma e di parlare con i Rabbini e la congregazione riunita. In quell'occasione ho reso grazie e lode al Signore che "distese i cieli e stabili la terra" (Is 51,16) e che scelse Abramo per fare di lui il padre di una moltitudine di figli, innumerevoli "come le stelle del cielo e la rena che è sul lido del male" (Gn 22,17 cfr. Is 15,5). Ho reso grazie e lode a lui poiché è stato per la sua bontà, nel mistero della sua provvidenza, che l'incontro ha avuto luogo. Oggi, ancora una volta, lo lodo e lo ringrazio per avermi dato la possibilità di incontrare in questa grande terra australe, un altro gruppo dei discendenti di Abramo, gruppo che rappresenta molti ebrei residenti in Australia. Che Dio vi benedica e vi dia la forza di servirlo!


2. So che sebbene l'esperienza degli ebrei in Australia, esperienza che ha origine all'inizio dell'insediamento dei bianchi nel 1788, non sia stata senza dolore, pregiudizio e discriminazione, essa ha conosciuto più libertà civile e religiosa di quanta non se ne trovasse in molti paesi del Vecchio Mondo. Inoltre, questo è ancora il secolo dello "Shoah", il disumano e spietato tentativo di sterminare gli ebrei europei; e io so che l'Australia ha dato asilo e una nuova casa a migliaia di profughi e superstiti di questa spaventosa serie di eventi. A loro, in particolare, io dico come già dissi ai vostri fratelli e sorelle ebrei di Roma: "la Chiesa, con le parole pronunciate nella ben nota dichiarazione "Nostra Aetate", condanna l'odio, le persecuzioni e le manifestazioni di antisemitismo dirette contro gli ebrei in ogni tempo e da chiunque".


3. E' mia speranza che questo incontro aiuti a rafforzare e ad approfondire i rapporti già esistenti tra voi e i componenti della comunità cattolica di questo Paese. So che ci sono uomini e donne in tutta l'Australia, ebrei e cattolici, che si prodigano, come ho affermato alla sinagoga di Roma "perché siano superati i vecchi pregiudizi e si faccia spazio al riconoscimento sempre più pieno di quel vincolo e di quel "comune patrimonio spirituale" che esistono tra ebrei e cristiani". Rendo grazie a Dio per questo.


4. Ovunque i cattolici saranno impegnati, compito esplicito ed essenziale della mia missione, sarà quello di ripetere e sottolineare che il nostro atteggiamento nei confronti della religione ebraica deve essere del più grande rispetto, poiché la fede cattolica è radicata nelle verità eterne contenute nelle Scritture ebraiche e nel patto irrevocabile fatto con Abramo. Anche noi pieni di gratitudine custodiamo queste stesse verità derivanti dal patrimonio ebraico e guardiamo a voi come ai nostri fratelli e sorelle nel Signore. Per il popolo ebraico i cattolici non solo dovrebbero avere rispetto, ma anche grande amore fraterno; poiché sia le Scritture ebraiche che quelle cristiane, insegnano che gli ebrei sono amati da Dio che li ha designati con un mandato irrevocabile. Non è possibile trovare alcuna valida giustificazione teologica per atti di discriminazione o persecuzione contro gli ebrei. Senza dubbio questi atti debbono essere considerati peccaminosi.


5. Per essere leali e sinceri dobbiamo riconoscere che ancora esistono evidenti differenze tra di noi nel credo e nella pratica religiosa. La differenza principale è nei nostri rispettivi punti di vista sulla figura e l'opera di Gesù di Nazaret. Niente tuttavia ci impedisce di collaborare sinceramente in spirito fraterno a valide iniziative come studi biblici e numerose opere di giustizia e di carità. Tali impegni congiunti possono avvicinarci sempre più nell'amicizia e nella fiducia. La Legge e i Profeti hanno insegnato a noi come a voi ad attribuire un alto valore alla vita umana e ai fondamentali e inalienabili diritti umani. Oggi la vita umana, che dovrebbe essere considerata sacra fin dal momento del concepimento, è minacciata in molti modi diversi. Assai diffuse sono le violazioni dei diritti umani. Questo rende sempre più necessario che tutti gli uomini di buona volontà collaborino per difendere la vita, per difendere la libertà del credo e della pratica religiosa e per difendere tutte le altre fondamentali libertà umane.


6. Infine, certamente noi tutti conveniamo che in una società secolarizzata vengono ampiamente riconosciuti molti valori che non possiamo accettare. In particolare il consumismo e il materialismo sono spesso presentati specialmente ai giovani come la risposta ai problemi umani. Esprimo la mia ammirazione per i molti sacrifici che voi avete fatto per sostenere le scuole religiose dei vostri bambini, per aiutarli a guardare al mondo intorno a loro nella prospettiva della fede in Dio. Come sapete, i cattolici australiani stanno facendo lo stesso. Nella società secolarizzata tali istituzioni sono spesso oggetto di critica per un motivo o per un altro. Poiché cattolici ed ebrei le valorizzano per gli stessi motivi, lavoriamo insieme quanto prima per proteggere e promuovere l'istruzione religiosa dei nostri bambini. In questo modo dimostreremo al Signore il nostro impegno comune.


7. Signor residente e membri del Consiglio esecutivo degli ebrei australiani, vi ringrazio ancora una volta per questo incontro e rendo grazie e lode a Dio con le parole del Salmo: "Lodate Iddio, voi popoli tutti! Date gloria a lui, voi tutte o genti! Poiché grande è su di noi la sua clemenza; e in eterno sta la sua parola.

Lodate Iddio".

Data: 1986-11-26 Mercoledi 26 Novembre 1986





GPII 1986 Insegnamenti - Omelia alla concelebrazione - Brisbane (Australia)