GPII 1986 Insegnamenti - Ai lavoratori nella "Transfield Limited" - Sydney (Australia)

Ai lavoratori nella "Transfield Limited" - Sydney (Australia)

L'uomo è sempre più importante del profitto e delle macchine


Cari amici.


1. Vi ringrazio per il modo con cui avete confermato le gentili parole di benvenuto che mi avete rivolto, e io credo che vi rendiate conto che sono molto contento di essere qui con voi. Voi sapete che anche io sono stato un operaio per alcuni anni in una cava e in una fabbrica. E nella mia vita sono stati anni importanti e fruttuosi. E rendo grazie per il fatto di aver avuto questa opportunità di poter riflettere profondamente sul senso e la dignità del lavoro umano nel suo rapporto con l'individuo, la famiglia, la nazione e l'intero ordine sociale. Quegli anni mi hanno permesso di condividere in modo specifico l'opera creatrice di Dio e sperimentare il lavoro alla luce della croce e risurrezione di Cristo. Una delle ragioni che mi hanno spinto a venire qui è quella di dire a voi, e a tutti i lavoratori dell'Australia, quanto io ammiri la lealtà e la dedizione al lavoro quotidiano. L'Australia è un grande paese perché i lavoratori come voi che svolgono i loro compiti giorno dopo giorno in letizia e allo stesso tempo con serietà, guadagnandosi il pane con il sudore della fronte, producendo merci e servizi per i propri compatrioti, portano così, gradualmente, verso la perfezione un mondo che è stato creato da un Dio buono e amorevole.


2. Senza dubbio molti fra voi hanno meditato di tanto in tanto sul fatto che Gesù Cristo stesso, anche se Figlio di Dio, ha scelto di essere un operaio comune per buona parte della sua vita terrena, lavorando duramente come carpentiere a Nazaret. Sono molte perciò le lezioni che si possono imparare dalla vita di Gesù lavoratore. Ed è giusto, quindi, che la Chiesa porti il suo messaggio nel mondo del lavoro e ai lavoratori. Nel passato la Chiesa ha sempre contrastato con forza correnti di pensiero che avrebbero voluto ridurre i lavoratori a semplici "cose" che potevano essere pilotate in disoccupazione e benessere a seconda che lo sviluppo industriale ed economico lo richiedesse. Gli studiosi che sono fra di voi possono consultare gli scritti dei miei predecessori, risalendo fino a Leone XIII, circa cento anni fa, che tratto a lungo argomenti come i diritti dei lavoratori, proprietà, diritto di proprietà, ore di lavoro, giusti salari e associazioni dei lavoratori. Forse sapete che cinque anni fa anch'io ho scritto un'enciclica sul lavoro dell'uomo. Il mio scopo era di gettare una nuova luce su tutti gli aspetti del lavoro dell'uomo, un argomento importante dominato da nuove speranze ma anche da nuove paure e pericoli.


3. Tra i molti nuovi elementi che interessano il lavoro umano desidero menzionare oggi il rapido sviluppo della tecnologia. C'è in questa un aspetto che posso ammirare: nella tecnologia, più che mai, possiamo vedere noi uomini "soggiogare la terra" (Gn 1,28) e dominarla. La tecnologia stessa è opera delle mani dell'uomo e delle menti umane e ci permette di produrre altre cose meravigliose e utili. Ciò è ammirevole se la persona umana è chiaramente il padrone. Ma nelle grandi fabbriche o nelle industrie il numero, la misura e la complessità dei macchinari usati fanno del lavoratore semplicemente una parte della macchina, solo un altro ingranaggio nel processo di produzione. Molti macchinari oggi richiedono operatori specializzati. Ma dopo essere stato formato a un lavoro altamente specializzato, il lavoratore può improvvisamente scoprire che una nuova invenzione ha reso la sua macchina obsoleta e antieconomica. Potrebbe essere troppo vecchio per essere istruito una seconda volta, o forse la sua azienda potrebbe chiudere. Di conseguenza intere industrie possono trovarsi spiazzate, e individui e famiglie ridotti alla povertà, alla sofferenza e alla disperazione. Malgrado la complessità del problema non possiamo arrenderci. Ogni risorsa della creatività umana e della buona volontà deve contribuire a risolvere i problemi sociali del nostro tempo collegati al lavoro. E' importante avere idee chiare sui principi e sulle priorità da seguire. In questo contesto desidero riaffermare la mia profonda convinzione: "che il lavoro umano è una chiave, e probabilmente la chiave essenziale, di tutta la questione sociale, se cerchiamo di vederla veramente dal punto di vista del bene dell'uomo" (LE 3).


4. La gente ha bisogno di lavorare, non solo per guadagnare denaro per le necessità della vita, ma anche per adempiere alla chiamata di prendere parte all'opera creatrice di Dio. La soddisfazione umana che viene da un lavoro ben fatto mostra quanto profondamente il Creatore ha scolpito la legge del lavoro nel cuore dell'uomo. I beni del mondo appartengono all'intera famiglia umana. Normalmente una persona desidera lavorare per avere la giusta parte di queste buone cose. Nella prima comunità cristiana, san Paolo insisteva sul fatto che la volontà di lavorare era una condizione per poter mangiare: "Chi non vuol lavorare, neppure mangi" (2Th 3,10). In situazioni particolari la società può e deve assistere chi è nell'indigenza e non può lavorare. Eppure, anche in queste particolari circostanze, le persone hanno sempre un desiderio di realizzazione personale, e questa può essere raggiunta solo attraverso le varie forme di una nobile attività umana. così quelli che sono costretti a ritirarsi anzitempo, così come quelli che sono ancora giovani e forti ma non riescono a trovare un lavoro, possono provare uno scoraggiamento profondo e sentirsi inutili. Questi pensieri possono indurre alcuni a cercare consolazione nell'alcool, droghe e altre forme di comportamenti dannosi per se stessi e per la società. Tutti noi abbiamo bisogno di sentirci membri veramente produttivi e utili della nostra comunità. E' nostro diritto. E poiché la rapidità del progresso tecnologico sembra aumentare, è vitale per noi affrontare tutti i gravi problemi che riguardano il benessere del lavoratore.


5. Nessuno possiede una semplice e facile soluzione per tutti i problemi relativi al lavoro umano. Ma io offro due principi di base alla vostra considerazione.

Primo, è sempre la persona umana lo scopo del lavoro. Deve essere detto e ripetuto che il lavoro è per l'uomo, e non l'uomo per il lavoro. L'uomo è realmente vero scopo di tutto il processo produttivo. Ogni considerazione sul valore del lavoro deve cominciare dall'uomo e ogni soluzione proposta ai problemi di ordine sociale deve riconoscere il primato della persona umana sulle cose. In secondo luogo, la ricerca di soluzioni non può essere affidata a un singolo gruppo nella società: la gente non può guardare unicamente ai governanti come se solo loro potessero trovare soluzioni: né alle grosse aziende o alle piccole imprese, né ai sindacati né alle forze lavoro individuali. Tutti gli individui e tutti i gruppi devono essere coinvolti nei problemi e nelle loro soluzioni.


6. La Chiesa è profondamente convinta che "I diritti della persona umana costituiscono l'elemento chiave di tutto l'ordine morale sociale" (LE 17). Essa ha riconosciuto da tempo il diritto dei lavoratori a riunirsi in associazioni. Scopo di tali associazioni è promuovere la giustizia sociale salvaguardando gli interessi vitali dei lavoratori e contribuendo al bene comune.

E' importante che i membri svolgano un ruolo attivo e responsabile in queste associazioni. perciò potete esser certi che i capi delle vostre associazioni di lavoratori hanno realmente a cuore tutti i bisogni materiali e umani dei membri.

Essi devono anche ricordare che la soluzione di qualsiasi controversia deve essere leale da entrambe le parti, deve servire il bene comune della società e deve tener conto della situazione economica e sociale del Paese. Soltanto se l'economia nel suo complesso dimostra di essere in buona salute sarà possibile creare lavoro sufficiente da offrire ai lavoratori, specialmente ai giovani.


7. La gente comprende sempre più chiaramente che ciò che accade in una parte del mondo ha effetti ovunque. I problemi a livello mondiale richiedono soluzioni a livello mondiale attraverso la solidarietà di tutti. Nessun paese può isolarsi dalla sfida comune. I capi delle società e i leaders dei sindacati, così come le agenzie governative, hanno bisogno di lavorare insieme per affrontare le molteplici sfide. Ogni partner in questo sforzo comune dovrebbe agire con la convinzione che ognuno ha il diritto fondamentale di lavorare per avere la giusta partecipazione ai beni del mondo. Bisogna anche sottolineare che tutte le parti hanno il dovere di lavorare per cercare soluzioni che rispettino la dignità dell'individuo e il bene comune della società. I problemi economici non possono essere separati dagli aspetti etici e sociali della vita nella società.


8. A livello nazionale e locale le relazioni industriali richiedono uno spirito di comprensione e cooperazione piuttosto che uno spirito di opposizione e di conflitto. In qualsiasi controversia, una soluzione giusta e pacifica è possibile solo se le parti sono, e rimangono, pronte al dialogo. Mantenete sempre vivi i contatti, e ricordate che se le controversie non sono risolte rapidamente, chi ne soffre maggiormente è il debole e il povero. Fortunatamente per l'Australia, le vostre tradizioni più care attribuiscono un grande valore all'uguaglianza e all'aiuto reciproco, specialmente in tempi difficili. La parola "mate" (compagno) possiede una connotazione ricca e positiva nella vostra lingua. Prego affinché questa tradizione di solidarietà possa essere sempre viva tra di voi e che non sia mai ritenuta superata. L'Australia possiede anche una lunga e orgogliosa tradizione nell'appianare controversie industriali e nel promuovere la cooperazione per mezzo del suo sistema di arbitraggio e conciliazione praticamente unico. Nel corso degli anni questo sistema ha contribuito a tutelare i diritti dei lavoratori e a promuovere il loro benessere, tenendo conto, allo stesso tempo, dei bisogni e del futuro dell'intera comunità.


9. Rivolgo un appello speciale a voi lavoratori affinché siate sempre onesti nel vostro lavoro e generosi nella collaborazione con gli altri. Vi esorto ad essere particolarmente attenti nei confronti di tutti i bisognosi, per dare loro il vostro aiuto concreto e offrire loro la vostra solidarietà. Mi è stato detto che avete un'organizzazione per la promozione dello sviluppo nei paesi più poveri. Mi congratulo con voi di questo e vi ringrazio. Ma dovete essere altrettanto attivi nell'aiutare i bisognosi che sono in mezzo a voi, compresi i disoccupati, molti giovani, gli aborigeni, i malati, gli invalidi, i rifugiati e i nuovi immigrati.


10. Ho iniziato facendo riferimento alle nuove istanze e problemi, paure e pericoli che ci circondano a causa dello sviluppo e del rapido impiego delle nuove tecnologie. Queste tecnologie fanno parte della ricchezza accumulata dalla famiglia umana e una parte di questa è anche nostra. Deve essere valutata in base all'aiuto che vi offre nel vostro lavoro e nella vostra vita. Non dimenticate mai che il lavoratore è sempre più importante sia dei profitti che delle macchine.

Cari amici, lavoratori dell'Australia: sta a voi impiegare le nuove tecnologie e portare avanti il compito di costruire una società di giustizia e amore fraterno, una società che estenda il bene oltre i confini dell'Australia. E' Dio stesso che dà forza alle vostre braccia, che illumina le vostre menti e purifica i vostri cuori per questa grande opera. Quelli tra di voi che credono in Gesù Cristo e accettano il suo Vangelo come programma della loro vita sanno che il lavoro ha anche un più profondo significato se viene visto nel suo rapporto con la croce del Signore e la sua risurrezione. Uniti con Cristo nel Battesimo, siete chiamati a partecipare attraverso il vostro lavoro alla missione di salvezza di Cristo e al servizio dell'umanità. Quando viene offerto a Dio, in unione con il lavoro di Cristo, il vostro lavoro assume un valore ancora più grande e una più alta dignità. Gesù Cristo, il Figlio di Dio, che durante la sua vita terrena ha vissuto così pienamente nel "mondo del lavoro", guarda da sempre con amore al lavoro dell'uomo.

E per tutti voi che appartenete a questa vasta terra, qualsiasi sia la vostra fede religiosa o la natura del vostro lavoro, prego affinché possiate sperimentare la sublime ed esaltante consapevolezza di lavorare con il Creatore perfezionando il suo disegno e progetto per il mondo. Tutto ciò fa parte della dignità del lavoro dell'uomo, la dignità dell'uomo, e la dignità di ognuno e tutti i lavoratori in Australia! E con il passare dei giorni possa Dio concedervi una consapevolezza sempre più grande di questa dignità, e possa colmare le vostre vite e le vostre case con la sua pace e la sua gioia.

Data: 1986-11-26 Mercoledi 26 Novembre 1986




Ai religiosi all'"Opera House" - Sydney (Australia)

La vostra dignità: testimoni di una vita nuova ed eterna


"Ringrazio continuamente il mio Dio per voi, a motivo della grazia di Dio che vi è stata data in Cristo Gesù..." (1Co 1,4). Cari fratelli e sorelle, religiosi e religiose dell'Australia.


1. Ho atteso molto vivamente questo incontro. E ora con la gioia nel cuore vi vedo qui a rappresentare tutta la vita religiosa in questo Paese. Mentre vi parlo in questa magnifica sala della Sydney Opera House, sono molto consapevole di essere con uomini e donne pieni di dedizione che vivono la loro vita consacrata in ogni parte dell'Australia. Saluto ciascuno di voi in Cristo, nel quale non vi manca alcun dono spirituale (cfr 1Co 1,7). A nome di tutta la Chiesa, desidero onorare la tradizione della vita religiosa che voi rappresentate. Sin dall'inizio, uomini e donne consacrati sono stati parte vitale del tessuto stesso della vita della Chiesa in questo Paese, e hanno dato un contributo incalcolabile allo sviluppo cristiano e umano dell'Australia.


2. La prima amministrazione ecclesiastica di questa regione venne affidata ai Benedettini inglesi. Nel 1834, John Bede Polding venne nominato vicario apostolico del New Holland e nel 1842 venne nominato primo arcivescovo di questa città. Nel 1838 le Suore irlandesi della Carità vennero qui a iniziare un apostolato tra le donne detenute, gli orfani, gli ammalati e le altre persone bisognose. Seguendo le orme di questi pionieri uomini e donne, altri troppo numerosi da citare qui hanno vissuto la loro consacrazione religiosa e si sono offerti totalmente e incessantemente. Hanno servito una società in crescita con le sue molte necessità.

Particolare menzione va fatta del ruolo dei religiosi nell'attuazione dell'ispirata decisione dei vescovi nell'ultima parte del XIX secolo di fondare un sistema scolastico completo di educazione cattolica. Nelle città come nelle comunità più piccole, religiosi e religiose sono stati il sostegno non solo di questo sistema educativo ma anche di opere di assistenza sanitaria e sociale, che sono parte integrante dello sviluppo dell'Australia. La presenza di zelanti religiosi al servizio dei bisogni della popolazione cattolica sia nella città che nelle campagne ha portato a una notevole vicinanza tra i religiosi e il laicato cattolico. Vi è un rapporto di profonda fiducia, amore e reciproco rispetto tra voi e le persone che servite, un rapporto che spero manterrete e continuerete a meritare. Desidero rendere omaggio a tutti i religiosi che hanno vissuto e servito in questo paese nel corso dell'ultimo secolo e mezzo. Ringrazio Dio per il suo dono di tali eccezionali testimoni della bellezza e forza del Vangelo. Rendo grazie per tante vite vissute secondo la grazia di Dio data in Cristo Gesù.

Un'eminente testimone a me ben nota, poiché è stata introdotta la sua causa, è Mary MacKillop, madre Maria della Croce, fondatrice delle Suore di san Giuseppe del Sacro Cuore. Con voi condivido la speranza che tra non molto siano esaudite tutte le pratiche necessarie per la sua beatificazione, dando così un particolare riconoscimento alla vita religiosa in Australia.


3. Oggi vi sono approssimativamente 11.000 religiose, 1600 fratelli e 2000 sacerdoti in Australia. Vi è tanto di cui ringraziare il Signore, ivi compresa la grande varietà di carismi nella vita religiosa che egli ha suscitato in Australia.

Desidero indirizzare una parola speciale ai contemplativi che sono in mezzo a voi. Cari religiosi: voi avrete sempre un ruolo importante da svolgere nel costruire il corpo mistico di Cristo. I suoi membri non hanno tutti la stessa funzione. Voi offrite a Dio un eccellente sacrificio di lode; allietate la comunità del popolo di Dio con la vostra testimonianza di santità, e la accrescete attraverso una nascosta fruttuosità apostolica (cfr PC 7).

Affido alle vostre preghiere e sacrifici i bisogni della Chiesa in Australia e in tutto il mondo, e vi assicuro la gratitudine della Chiesa per il dono delle vostre vite. Alle sorelle e fratelli e sacerdoti impegnati nelle molte forme dell'apostolato attivo offro il mio incoraggiamento ed esprimo la mia stima. Vi ringrazio per il vostro amore per la Chiesa e per la vostra partecipazione alla sua missione di salvezza. E' indubbiamente difficile immaginare che la Chiesa in Australia sarebbe quello che è oggi senza il contributo delle vostre Congregazioni in ciascun campo della sua attività. Sono compiaciuto di sapere che negli anni più recenti vi è stata un'accresciuta presenza di religiosi nelle comunità etniche. Vi è anche un importante movimento missionario dei religiosi australiani in Papua, Nuova Guinea, nel Pacifico, in Asia, in Africa e in Sud America. Non possiamo che rallegrarci della potenza dell'amore di Dio all'opera in Australia attraverso la testimonianza delle vostre consacrazioni religiose e, al di là delle vostre frontiere, attraverso i vostri missionari. Desidero aggiungere che sono molto compiaciuto che siano oggi qui anche i religiosi della comunione anglicana. Vi ringrazio per l'amore dimostrato dalla vostra presenza, ed esprimo la speranza che per mezzo della grazia di Dio data in Gesù Cristo possiamo essere condotti lungo il cammino della santità e del discepolato a una piena fratellanza in lui e nella sua Chiesa.


4. I religiosi hanno di fronte grandi sfide in questo particolare momento nella storia della Chiesa e di questo Paese. L'assistenza sanitaria, l'assistenza sociale e l'educazione dei giovani, campi tradizionali di apostolato dei religiosi di Australia, hanno cominciato ad essere riconosciuti come campi di responsabilità dei vostri Governi e rivestono oggi un grande ruolo nella loro politica. Già di per sé questo è un fattore di progresso nello sviluppo della società. Ma per voi, e per la Chiesa, esso rappresenta una grave sfida a riaffermare il carattere specifico dell'assistenza sanitaria cattolica, dell'assistenza sociale cattolica e dell'educazione cattolica. Il vostro contributo in questi campi è infatti divenuto più importante che mai alla luce della rapida secolarizzazione che sta avendo luogo nella società australiana come in altre parti del mondo. In questi campi siete in modo particolare testimoni del messaggio evangelico della salvezza in Gesù Cristo. Un'altra sfida è rappresentata dalla enorme immigrazione post-bellica di persone dall'Europa e dall'Asia. Qui avete scoperto nuovi campi di responsabilità cristiana e pastorale. Vi è una chiamata al servizio del popolo aborigeno e alla difesa della sua inalienabile dignità. Vi è la sfida derivante da tante vecchie e nuove forme di povertà nella società di oggi. I giovani spesso si sentono persi e frustrati. Hanno bisogno di guide sicure. Hanno bisogno dell'esempio del vostro impegno religioso. Hanno bisogno che voi facciate loro conoscere Cristo in un modo che soddisfi le aspirazioni più profonde dei loro cuori. Vi è anche bisogno che le comunità religiose stesse rispecchino la varietà etnica della nazione nel suo complesso.


5. Tra tutti i compiti che avete di fronte non ve n'è sicuramente nessuno altrettanto urgente quanto quello di portare autentica testimonianza del vostro amore personale a Gesù Cristo al di sopra di ogni altra cosa. Questo è al cuore stesso della vostra identità religiosa. Le promesse evangeliche che professate attraverso i voti costituiscono la caratteristica peculiare della vostra vita, e non possono essere compresi se non nel contesto di una risposta totale all'amore di Dio rivelato in Cristo. E' Cristo il Signore e Padrone delle vostre vite, che vi ha chiamato a essere religiosi, nella Chiesa e attraverso la Chiesa, nelle vostre comunità e attraverso di esse. E' a lui che avete risposto con un amore che rinuncia a tutto il resto per il suo regno. E in quella rinuncia avete guadagnato tutto, e siete divenuti tutto per tutti al fine di guadagnarli a Cristo. Fratelli e sorelle, religiosi dell'Australia: la vostra dignità cristiana dipende principalmente non da ciò che fate nel servizio alla Chiesa e al mondo, ma da ciò che siete: seguaci consacrati di Cristo, testimoni di una nuova ed eterna vita ottenuta per mezzo della redenzione di Cristo, imitatori del tipo di vita che il Figlio di Dio segui nel venire in questo mondo (cfr LG 44). Dato il vostro particolare rapporto con Cristo, voi appartenete inseparabilmente alla vita e alla santità del suo corpo, la Chiesa. Attraverso le vostre vite la Chiesa ha bisogno di poter trasmettere il messaggio di Cristo nella verità e nel potere dello Spirito Santo. Questo è il significato più profondo di quello che è giustamente chiamato il vostro ruolo profetico. Le parole del profeta devono essere autenticate dalla testimonianza di obbedienza al Signore e alla sua Chiesa. E dato che quello stesso Spirito Santo che alberga nei vostri cuori ha sempre assistito gli apostoli e i loro successori nel loro insegnamento, sappiamo che la vostra fedeltà al Magistero sarà sempre garanzia di una corretta lettura dei "segni dei tempi". Nella vostra vita di consacrazione e testimonianza profetica avvertite un profondo bisogno personale di preghiera: preghiera individuale, comunitaria e liturgica. La preghiera è l'espressione stessa della vostra identità di uomini e donne consacrati a Gesù Cristo, ed è un dovere primario di tutti i religiosi. E' anche il segreto della vostra gioia interiore. A distanza di quindici anni siamo tuttora colpiti dalle parole profetiche di Paolo VI, che disse: "Non dimenticate la testimonianza della storia: la fedeltà alla preghiera o il suo abbandono sono il paradigma della vitalità o della decadenza della vita religiosa" ("Evangelica Testificatio", 42).


6. L'amore totale di Cristo e la libertà di spirito per il servizio del popolo di Dio sono espressi in modo chiaro nella castità praticata per il regno dei cieli (cfr Mt 19,12). La castità è soprattutto un dono di amore da Cristo a voi, e attraverso voi alla Chiesa. Vivere profondamente l'amore di Cristo e poi renderlo in un dono di sé gioioso è una sfida giornaliera. Accettare questa sfida significa trascendere voi stessi e lasciare qualsiasi preoccupazione di sé. Allora vi sarà posto nei vostri cuori per tutti gli esseri umani, specialmente i più bisognosi, ma dovete amarli tutti nel Cuore di Cristo. L'Australia ha bisogno di testimoni dell'amore sacrificale. L'Australia ha bisogno che voi mostriate che l'amore di Cristo e della sua Chiesa arde per tutti, soddisfa tutti, abbraccia tutti.

In una società benedetta dal benessere materiale, la testimonianza di povertà, volontariamente abbracciata a imitazione di Cristo, intercede con forza e convinzione a favore dei deboli, dei bisognosi e di chi ha sete di giustizia. Ma per essere davvero dalla parte dei poveri, la povertà religiosa deve essere un'autentica condivisione della povertà di Cristo, che si mise nelle mani del Padre e si rese accessibile a tutti senza discriminazione. Il suo potere di innalzare il povero e l'oppresso risiede nella verità stessa che egli ha personificato. Nella vostra obbedienza arrivate particolarmente vicini a Gesù, il servo di Dio, il cui cibo era fare la volontà di colui che lo aveva mandato a compiere la sua opera (cfr Jn 4,34). L'obbedienza non era semplicemente un fatto di vita nell'esistenza terrena di Gesù. Essa costituiva l'essenza stessa della sua missione messianica. Era la sua risposta alla ribellione originaria che aveva contaminato tutto il corso della storia umana. Come scrive san Paolo: "E in realtà tutte le promesse di Dio in lui sono divenute "si". Per questo sempre attraverso lui sale a Dio il nostro "amen" per la sua gloria" (2Co 1,20). L'obbedienza evangelica, che conduce direttamente alla piena maturità di Cristo (cfr Ep 4,13), trova espressione nella volontaria partecipazione alla vita comunitaria, dove tutti devono avere un cuore solo e un'anima sola (cfr Ac 4,32). Unità di spirito e comunione di vita sono, infatti, segni della presenza di Cristo che dà la vita.


7. Dire tutto questo non toglie nulla al fatto che la vostra consacrazione religiosa è un'autentica partecipazione alla croce di Cristo. Non tutte le domande ricevono risposta; non tutti i problemi sono risolti. Ma non può esservi alcun autentico rinnovamento delle comunità religiose, come richiesto nei nostri tempi dal Concilio Vaticano II e come chiaramente ispirato dallo Spirito Santo che guida la Chiesa, senza un ritorno al punto di partenza essenziale: la chiamata di Gesù e la vostra risposta d'amore. L'efficacia di tutta la vostra missione nella Chiesa è intimamente legata all'intensità della vostra risposta di amore. La vostra pratica delle promesse evangeliche parla all'Australia contemporanea del Dio che vi ha chiamato. Attira l'attenzione su Gesù - la via, la verità e la vita - perché egli è il vostro modello. Quali religiosi sarete spesso silenziosamente di fronte alla pressante richiesta che venne indirizzata all'apostolo Filippo: "Vogliamo vedere Gesù" (Jn 12,21). Vi sono innumerevoli persone in Australia che chiedono di vedere Gesù e di vederlo in voi. Esse saranno soddisfatte solo se possono scoprire Gesù in voi. Ma ancor più: giudicheranno Gesù attraverso l'immagine di lui che rispecchiate nella vostra vita. Forse lo accetteranno; forse lo rifiuteranno. Ma molti saranno influenzati dall'immagine di Gesù che voi presentate.


8. Sono profondamente consapevole che siete preoccupati del numero di vocazioni alla vita religiosa. Questo è indubbiamente un grave problema per molte Chiese e comunità locali. Riguardo a questo le parole di Cristo sono una sfida per noi; esse ci mostrano che la preghiera deve essere la nostra prima risposta alla carenza di vocazioni. Dobbiamo chiedere allo Spirito Santo di parlare al cuore dei giovani. E dobbiamo essere sicuri che ciò che offriamo loro è effettivamente la parola e la sfida e la promessa di Gesù. Coloro che Cristo chiama alle vostre case di formazione hanno il diritto di ricevere l'autentica dottrina della Chiesa e la sua giusta comprensione della vita religiosa. Solo in questo modo il loro amore consacrato entrerà pienamente a far parte della Chiesa e il loro apostolato diverrà un fruttuoso veicolo della grazia di Cristo per se stessi e per gli altri. Gli attuali problemi sono il modo del Signore di chiamarci a una più grande fede in lui, a una più grande testimonianza delle meraviglie delle sue vie, e a una più profonda fiducia in Colui che solo è padrone del nostro futuro.

Abbiamo sentito le parole della lettura di oggi; "Fedele è Dio, dal quale siete stati chiamati alla comunione del Figlio suo Gesù Cristo, Signore nostro!" (1Col 1,9). Dio che è fedele vi sosterrà. Egli vi esorta ad avere fiducia in lui.


9. Cari religiosi, sorelle, fratelli e sacerdoti dell'Australia: qual è la speranza che il successore di Pietro esprime nei vostri riguardi? Cosa posso dirvi per mostrarvi tutta la mia solidarietà e unione con ciascuno di voi nel seguire Cristo? Esprimo la speranza e la preghiera che camminiate sempre "in una vita nuova" (Rm 6,4), poiché una nuova vita in Cristo è ciò che vi è stato dato nel Battesimo e confermato in voi attraverso la Cresima. Attraverso la vostra consacrazione nella Chiesa siete chiamati a dare una testimonianza particolare di questa vita. Siete chiamati ad abbracciare la parola di Dio che dà la vita in modo radicale. Siete chiamati a esemplificare, con profetica anticipazione, l'amore sacrificale che tutta la Chiesa vuole trarre dal mistero pasquale del Signore.

La vita religiosa in Australia non è una cosa del passato. E' una delle risorse più preziose del nostro tempo, poiché è una chiara indicazione dei valori del Vangelo che soli possono trarre la società dal deserto spirituale nel quale vivono tanti nostri contemporanei. La sfida è enorme proprio perché richiede tanto impegno individuale e comunitario. In ultima analisi, essa richiede da voi un grande amore in Cristo per i fratelli e le sorelle che hanno bisogno del vostro servizio. Essa richiede un sacrificio totale: noi siamo pronti a dare in proporzione a quanto amiamo, e quando l'amore è perfetto il sacrificio è totale.

La vostra compagna lungo la strada è Maria, Madre di Gesù e Madre della Chiesa. Possiate voi essere sempre capaci di ripetere le sue parole: "L'anima mia magnifica il Signore... / Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente" (Lc 1,47-49).

Si, cari sorelle e fratelli, il Signore ha fatto grandi cose per voi e attraverso di voi per l'Australia. Sia lodato il nome del Signore! Sia lodato Gesù Cristo!

Data: 1986-11-26 Mercoledi 26 Novembre 1986




L'allocuzione ai vescovi durante l'incontro nella Cattedrale di Santa Maria di Sidney - Australia

Nuova applicazione del Concilio


Carissimi confratelli nell'Episcopato,


1. E' arrivato finalmente il momento di questo incontro, al quale guardavo con un senso di gioia e d'impazienza. "lnfatti - per usare un'espressione di San Paolo - Dio mi è testimonio del profondo affetto che ho per tutti voi nell'amore di Cristo Gesù" (Ph 1,8). Esiste tra di noi un legame che esprime in modo personale e collegiale la comunione - la koinonia - che caratterizza l'intera vita della Chiesa. In questo legame di grazia e d'amore saluto ognuno di voi, e in voi saluto ciascuna Chiesa particolare di questo paese. Giunto a questo punto del mio pellegrinaggio voglio ringraziarvi sinceramente per il vostro invito e per tutto il lavoro che avete fatto per la preparazione di questa visita, specialmente per la preparazione spirituale che è stata fatta in ciascuna diocesi. Prego affinché, per mezzo della grazia di Dio, maturino frvtti abbondanti nella vita cristiana.

Grato del servizio che rendete con generosità e dedizione al popolo di Dio in Australia, e per la vostra sollecitudine per l'intero Corpo della Chiesa in tutto il mondo, condivido le vostre gioie e le vostre preoccupazioni del compito affidato dal Signore a ciascuno di voi. In voi abbraccio i sacerdoti, i religiosi e le religiose, i laici cattolici, i giovani, gli anziani, i malati, i poveri e tutti quelli che si rivolgono alla Chiesa per quella parola di vita e quella legge d'amore che conducono alla salvezza in Gesù Cristo.


2. E' infatti alla Chiesa che anche noi, successori degli Apostoli - con la missione di perpetuare l'opera di Cristo (cfr CD 2), dobbiamo rivolgerci se vogliamo comprendere il reale significato del nostro ministero episcopale. La nostra è una missione di servizio alla comunità ecclesiale e al mondo, in cui la Chiesa come un pellegrino in terra straniera proclama la Morte e Risurrezione del Signore finché non verrà. La forma e il contenuto del servizio sono determinati dalla natura immutabile e dalla missione affidata alla Chiesa dal suo divino fondatore, il Figlio benedetto di Dio che nel momento dell'Ascensione, rivolse agli Apostoli e di conseguenza a tutti noi queste parole: "Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole... e insegnando loro... ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo" (Mt 28,19-20). La Nuova Alleanza tra Dio e l'uomo, suggellata nel sangue di Cristo (cfr Mt 26,28 Lc 22,30) viene proclamata e resa presente nella comunità costruita sulla roccia che è Pietro (cfr Mt 16,18) e sulla fondazione degli Apostoli (cfr. Ep 2,20). Insieme, nel Collegio Episcopale, condividiamo il ministero di promuovere l'unità del popolo di Dio nella fede e nella carità.

Insieme dobbiamo rendere conto a Cristo di questa nostra responsabilità. Nella comunione della Chiesa il ruolo dei Vescovi, come quello specifico del Successore di Pietro, è definito dal comando e dal potere conferiti da Cristo agli Apostoli e ai loro successori per ammaestrare tutte le nazioni, santificarle nella verità e offrire loro la cura di un pastore (cfr CD 2 LG 17,7).


3. Oggi ho l'opportunità di parlare a voi tutti delle nostre comuni speranze e preoccupazioni. Voglio prima di tutto unirmi a voi nel ringraziare il nostro Padre celeste per la Chiesa dell'Australia. A Dio prima di ogni altro è dovuta la vitalità delle vostre Chiese locali e la fedeltà del vostro popolo. "Noi ti rendiamo grazie, o Dio, ti rendiamo grazie: invocando il tuo nome, raccontiamo le tue meraviglie" (Ps 75,1). Siete stati chiamati ad essere Vescovi della Chiesa d'Australia in un momento molto particolare per la comunità ecclesiale. Il Concilio Vaticano II è stato una grazia straordinaria per la Chiesa in Australia e in tutto il mondo: Voi siete testimoni delle forze di rinnovamento che lo Spirito Santo ha suscitato nel vostro popolo attraverso il magistero e attraverso l'esperienza stessa del Concilio. Siete testimoni della più approfondita consapevolezza dei fedeli di appartenere ad una comunità viva di fede e di carità che esige una partecipazione attiva e responsabile di tutti i battezzati alla sua vita e alla sua missione. Ad un rinnovamento delle strutture ecclesiali si accompagna una più profonda comprensione spirituale e teologica del mistero della Chiesa, che è un mistero di grazie e di redenzione per l'umanità. Gli errori che hanno sempre accompagnato il periodo di sviluppo post-conciliare nella Chiesa universale sono del resto noti a tutti noi. Nella misura in cui esiste una qualche colpevolezza in questi errori, questa deve essere riconosciuta ed essere motivo di pentimento. Questi errori devono comunque chiamarci all'umiltà e ad una vigilanza ancora maggiore; possono servire a proteggerci dal compiacimento e da ogni tentazione di neo-trionfalismo. Eppure niente può annullare la grazia del nostro Signore Gesù Cristo che è stata profusa sulla sua Chiesa diletta attraverso il Concilio Vaticano II. Il recente Sinodo straordinario dei Vescovi ha giustamente sottolineato la necessità di una nuova applicazione del Concilio alle urgenti necessità spirituali dei nostri tempi.


4. La vostra esperienza pastorale mostra con quanta facilità l'incredulità e l'indifferenza morale possono intaccare una società costruita su tradizioni cristiane. Mentre si rileva da un lato un fermento nuovo di energie e d'impegno da parte di molti gruppi e persone nelle vostre Chiese locali, siete anche riusciti a individuare i segni di un appiattimento della vita cattolica da parte di alcuni, a tal punto che accettano una mentalità completamente secolare come norma di giudizio e di comportamento. Mi riferisco tra l'altro all'incidenza del divorzio e dell'aborto nonché alla flessione documentata della pratica religiosa. Voi stessi mi avete riferito queste cose. Tra le priorità di un rinnovato impegno di evangelizzazione si è potuto notare un ritorno al senso del sacro, ad una consapevolezza della centralità di Dio nella globalità dell'esperienza umana. L'avvicinarsi del secondo centenario della presenza della Chiesa in questo continente rappresenta una sfida e un'occasione che ci offre la grazia per un autentico rinnovamento all'interno della Chiesa e per un nuovo approccio al numero crescente di persone che non appartengono ad alcuna confessione religiosa. In quest'ultimo contesto, iniziative come l'Ufficio Cattolico di Informazioni meritano caldo appoggio e incoraggiamento. Quali Vescovi vi rendete conto che "se il Signore non costruisce la sua casa, invano vi faticano i costruttori; se il Signore non custodisce la città, invano veglia il custode" (Ps 127,1).


5. Ciò significa che nel suo servizio alla società la Chiesa d'Australia non deve trascurare l'importanza fondamentale della chiamata universale alla santità che, come ci rammenta il Concilio, "il Signore Gesù, Maestro e Modello divino di ogni perfezione, ...a tutti e ai singoli suoi discepoli di qualsiasi condizione ha predicato" (LG 40). Questa santità di vita esige l'ascolto della parola di Dio, una risposta nella preghiera da un cuore convertito, una partecipazione gioiosa alla vita della comunità ecclesiale, ubbidienza ai comandamenti di Cristo e un servizio volenteroso a coloro che sono nell'indigenza spirituale e materiale. Gli elementi di una spiritualità cattolica che meritano riconoscimento sono l'apprezzamento della vita di grazia, la meditazione delle Scritture nella preghiera, una devozione di fede centrata sull'Eucarestia, e la giusta pratica della Penitenza. Vi invito a fare tutto il possibile per mettere in pratica nelle vostre Chiese locali l'Esortazione Apostolica Post-Sinodale "Reconciliatio et Paenitentia". Sappiamo quanto il sacramento della Penitenza è indispensabile nella Chiesa oggi, e come la sua pratica deve essere ripristinata.

Sappiamo anche che questa ripresa è legata soprattutto, oltre alla grazia di Dio, allo zelo e alla fedeltà dei Vescovi della Chiesa.


6. In modo speciale i Vescovi sono servitori della fede attraverso il loro magistero. In comunione con il Successore di Pietro, il loro compito è di rendere chiaro il contenuto della fede quali "dottori autentici, cioè rivestiti della autorità di Cristo, che predicano al popolo loro affidato la fede da credere e da applicare" (LG 25). E' un sacro dovere che esige vigilanza e coraggio evangelici. E' estremamente importante che il Deposito della Fede venga trasmesso nella sua purezza e interezza alle future generazioni. Non ci si può aspettare che i giovani, in particolare, diano una adesione incondizionota al messaggio del Vangelo a meno che questo venga presentato in maniera chiara e sicura. Riconoscono che la fede della Chiesa non è una questione pura e semplice di atteggiamenti generali nei confronti della vita. E' questione della parola divina di Dio rivelata. Il sistema della scuola cattolica, del quale la Chiesa in Australia è a buon diritto fiera, è stato ed è una risposta al diritto e al dovere della Chiesa di dare un insegnamento umano, religioso e morale totale. I sacrifici che la gerarchia, i membri delle congregazioni religiose ed i genitori cattolici australiani sono stati pronti a sostenere per questa causa stanno chiaramente ad indicare la convinzione del valore di una simile istruzione per la trasmissione della fede, e per l'applicazione del messaggio cristiano alla realtà della vita nella società. Il mio encomio va a tutti quelli di voi in Australia che si impegnano a continuare questa tradizione di fronte a crescenti difficoltà. Prendo atto con piacere dell'eccellente opera svolta dai College d'Insegnanti cattolici e del profondo impegno di religiosi e religiose e di laici australiani per l'istruzione cattolica e per i vasti programmi della Confraternita della Dottrina Cristiana. Il primo posto che occupate in questo campo sia a livello individuale sia tramite gli organi della Conferenza Episcopale è un prezioso servizio alla vitalità della Chiesa.


7. La complessa questione della catechesi ha fatto sorgere gravi preoccupazioni in questi ultimi decenni, ed è motivo di preoccupazione anche per molti genitori cattolici in Australia. E' un problema che coinvolge vasti settori della Chiesa, come ne è prova l'attenzione rivolta ad esso nel recente Sinodo straordinario dei Vescovi. Come educatori della fede in questo periodo postconciliare dobbiamo fare tutto il possibile per garantire che la nostra catechesi presenti efficacemente, sia nel contenuto che nel metodo, la parola di Dio che dà la vita. Questo punto fu chiaramente espresso da Papa Giovanni XXIII nel giorno di inaugurazione del Concilio Vaticano II quando disse: "Questo massimamente riguarda il Concilio Ecumenico: che il sacro deposito della dottrina cristiana sia custodito e insegnato in forma più efficace" (Discorso dell'11 ottobre 1962). Molte cose positive sono state acquisite in questi anni nel campo dei metodi catechetici. Il recente Sinodo ha sentito tuttavia la necessità di invocare direttive certe, specialmente riguardo ai contenuti. Sono stati fatti i primi passi per preparare un "catechismo o compendio di tutta la dottrina cattolica per quanto nguarda sia la fede che la morale", che serva da "punto di riferimento per i catechismi o compendi che vengono preparati nelle diverse regioni" (Relazione finale del Sinodo, II B-a-4). Vi ringrazio fin d'ora per l'interesse e per la collaborazione che darete a questo importante impegno ecclesiale, ed esprimo la speranza che, insieme a tutta la Chiesa, riconoscerete il suo valore nel preservare l'autenticità del messaggio cristiano in tutti i tempi fino alla venuta del Signore.


8. Nel vostro servizio alla fede e santità di quella parte del popolo di Dio che vi è stata affidata, voi riconoscete pienamente l'importanza di dedicare una speciale attenzione ai bisogni spirituali ed umani dei vostri sacerdoti e dei religiosi che collaborano con voi così strettamente e così generosamente nell'apostolato. Come veri padri spirituali - e nello stesso tempo con fraterna preoccupazione per tutti - siete sempre pronti ad ascoltare, a capire, ad incoraggiare, a perdonare, a correggere, ad ispirare. Conoscete le gioie e le difficoltà di un compito come questo, e sapete quanto è importante per il bene della Chiesa nel vostro paese! Programmi adeguati per la formazione permanente di sacerdoti e religiosi soddisferanno autentiche necessità della Chiesa.

Un altro aspetto che desidero affidare alla vostra particolare sollecitudine è quello di promuovere le condizioni adeguate nelle quali possono svilupparsi vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa. Molto dipende dalla formazione cristiana ricevuta in casa e in parrocchia. Molto dipende anche dalla testimonianza di sacerdoti e di religiosi i quali manifestano dalla gioia che hanno nel cuore che la chiamata a seguire Cristo in una speciale vocazione è un ideale che consente una piena realizzazione. Ma soprattutto, molto dipende dalla preghiera dell'intera comunità cristiana, perché abbiamo il comando esplicito di Cristo: "Pregate dunque il padrone della messe che mandi operai nella sua messe" (Mt 9,38). Quanto detto, insieme ad una adeguata formazione dei candidati al sacerdozio e alla vita religiosa secondo le direttive del Concilio e gli orientamenti dati dalla Santa Sede durante gli anni successivi, garantirà quelle condizioni necessarie per cooperare con i doni che lo Spirito Santo effonde abbondantemente sulle vostre Chiese locali.


9. Ho incontrato poco fa rappresentanti dei religiosi e delle religiose di questo paese. Sono stato lieto di poter dare pubblico riconoscimento allo straordinario contributo dei religiosi alla vita della Chiesa in Australia in passato e anche oggi. Sono stati collaboratori attivi e stretti della gerarchia, particolarmente nei settori dell'istruzione e della salute, come anche nei servizi pastorali e sociali e nell'impegno per la costruzione di un ordine sociale fondato su giustizia, amore e pace. A nome loro parlo a voi, vescovi, dell'incoraggiamento e dello speciale servizio pastorale che siete in grado di dare loro, con il principale obiettivo di rinforzare in loro il particolare carisma della loro consacrazione religiosa. I vostri rapporti con loro esigono apprezzamento e rispetto per la vita e per lo spirito di ciascun istituto, e una disponibilità da parte vostra ad essere personalmente vicini a ciascuna comunità. Mi rendo conto che in Australia i rapporti tra vescovi e religiosi sono particolarmente cordiali e produttivi. Desidero incoraggiarvi a perseguire questa politica. Tutti sono chiamati a lavorare insieme per costruire la Chiesa locale nell'unione e nell'armonia, ciascuno secondo il dono che ha ricevuto. 10. Un punto che è oggetto della nostra sollecitudine per il popolo di Dio e che ci preoccupa profondamente come pastori è quello che riguarda la vita di famiglia, e i problemi della vita umana. Non occorre ripetere in questa sede ciò che sapete bene come esperti pastori del vostro popolo: che la famiglia come istituzione ha bisogno della cura pastorale, amorevole e concertata della Chiesa. Mi sono sentito incoraggiato nell'apprendere quanto grande è il vostro interesse in questo settore e nel venire a conoscenza dei numerosi programmi pastorali pratici ed efficaci che vengono applicati in Australia. La concezione cristiana del matrimonio e della famiglia viene contestata da una nuova visione secolare, pragmatica e individualistica che ha conquistato terreno nel campo legislativo ed ha ottenuto una certa "approvazione" nell'opinione pubblica. Il punto di vista della Chiesa sul matrimonio, sulla vita di famiglia e sulle questioni della vita in genere, lungi dall'essere una dottrina creata dall'uomo o un atteggiamento di parte, è latore di una verità salvifica per la società e per gli individui. E' necessario far conoscere la posizione della Chiesa in tutta la sua verità e con tutto il suo valore, in un dialogo onesto con le forze presenti nel vostro mondo culturale. Nel dialogo tra fede e cultura il giusto ruolo di membri competenti del laicato deve essere incoraggiato e rispettato, e questi stessi membri devono sentirsi guidati e appoggiati dai loro pastori. Nella difesa della vita e nella promozione della pianificazione naturale della famiglia saprete suscitare la collaborazione cordiale e reciproca dei vari gruppi e delle varie organizzazioni coinvolte in questi settori. Nel pieno rispetto della leggittima pluralità degli approcci e metodi naturali, è vostro compito promuovere una collaborazione che contribuisca ad eliminare ogni confusione o esitazione riguardo alle sfide da raccogliere. Nel particolare settore dei progressi della biogenetica, sapete che la Santa Sede sta preparando un documento ufficiale dopo ampie consultazioni, innanzi tutto con le Conferenze Episcopali di tutto il mondo. Mi auguro che questo documento sarà disponibile tra breve e che costituirà un sicuro punto di riferimento per l'intera comunità ecclesiale, anzi per tutti coloro che in Australia e altrove si occupano di questo delicato settore della scienza e delle sue implicazioni etiche. Anche questo è un campo nel quale è importante che i vescovi non trascurino l'autorità magisteriale specifica che è loro propria in base alla loro consacrazione e missione, sempre nei vincoli dell'unità, della carità e della pace con il Vescovo di Roma (cfr LG 22).


11. Vi sono tanti altri temi sui quali potrei parlare per rallegrarmi con voi contemplando la crescita del regno di Dio in mezzo a voi. Ma più di ogni altra cosa il mio scopo qui è stato di incoraggiarvi nella nostra comune fede apostolica e nella comunione che ci unisce, nell'adempimento del ministero affidato da Cristo a Pietro (cfr Lc 22,32). Il compito di un vescovo non è certamente leggero. Egli è stato investito di una grave responsabilità: Ma la nostra fiducia è nel "Pastore Supremo" (cfr 1P 5,4) della Chiesa. In lui abbiamo la forza e il coraggio di restare fedeli fino al giorno del giudizio. Nel vostro ministero episcopale non siete mai soli. Uniti tra di voi e con il Romano Pontefice in un'unione e un amore collegiale, condividete una vocazione comune. Il senso di armonia e di collaborazione che avete conseguito nella vostra Conferenza Episcopale costituisce una "santa unione di energie al servizio del bene comune delle Chiese" (CD 37). So che potrete sempre contare sulle preghiere e sul sostegno fraterno gli uni degli altri, e vi assicuro del mio desiderio di essere sempre al vostro servizio. Conformemente alla volontà di Cristo per il bene della sua Chiesa, chiedo a tutto il vostro popolo di restare unito ai suoi pastori "cercando di conservare l'unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace" (Ep 4,3). Da parte mia vi sono grato della vostra fedeltà alla Santa Sede e di quella del vostro popolo, e prego affinché anche questa visita possa rafforzare i vincoli tra di noi nella Chiesa una, santa, cattolica e apostolica. Nella mia preghiera vi affido alla protezione amorevole di Maria, Madre della Chiesa. Possa essa intercedere per voi e per le necessità delle Chiese che voi guidate e servite. E ci sia concesso, con il suo aiuto, di rimanere saldi nella santità e nella verità del suo Figlio, nostro Signore Gesù Cristo, che è il Pastore e il Vescovo delle nostre anime (cfr 1P 2,25).

Data: 1986-11-26 Mercoledi 26 Novembre 1986





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