GPII 1986 Insegnamenti - Agli insegnanti - Sydney (Australia)

Agli insegnanti - Sydney (Australia)

Per sua natura la scienza è in ultima analisi teocentrica


Sir Herman, rettore di questa Università, insigni professori e rappresentanti di tutti gli Istituti di istruzione superiore, cari studenti e amici.


1. E' un grande piacere per me essere con voi oggi, ed è con grande rispetto e stima che mi rivolgo a voi. In questa occasione voglio lodare questa Università di Sydney e tutte le altre Università di questo Paese, che hanno un grande ruolo nella storia culturale dell'Australia. Voglio lodare tutti questi istituti di istruzione superiore proprio per il ruolo che ricoprono nei confronti della verità al servizio dell'uomo. Voglio anche lodare tutto il personale e gli studenti di questi istituti: tutti voi che vi dedicate all'attività intellettuale, alla riflessione e all'insegnamento. Voi riconoscete e testimoniate la necessità umana di sapere per essere, per essere una persona che agisce pienamente. Voi riconoscete il bisogno di usare la conoscenza e di trasmetterla. Dedicandovi all'apprendimento umano, voi mostrate la vostra volontà di trovarvi faccia a faccia con la verità: la verità sull'uomo in relazione al mondo intero e a tutto il creato. Facendo ciò voi rivelate al mondo l'Autore del creato. In verità il mondo accademico è per sua natura un riconoscimento della relazione che esiste tra l'uomo - il solo essere terreno dotato di intelligenza - e l'Autore della verità. Cercare e insegnare veramente la verità è davvero una grande missione.

Per raggiungerla è necessario guardare oltre i propri poteri verso lo Spirito di verità. Questo, cari amici, è il vostro esaltante compito in questa vostra grande terra, che non è solo vostra ma è la Terra australe dello Spirito Santo.


2. Al centro di tutte le ricerche e di tutti gli studi c'è il mistero dell'uomo, uomo a immagine e somiglianza di Dio. E così al centro di tutta la conoscenza, insieme all'uomo, c'è Dio. Il ruolo dello studioso, del pensatore, del ricercatore e dello studente è il ruolo umano per eccellenza di rispettare l'Autore della verità manifestando la propria imperfezione e riconoscendo un bisogno che non può soddisfare da solo. Questa tensione della persona umana alla ricerca della verità è già un atto di lode all'autore della verità, il solo che può soddisfare pienamente l'intelletto umano. Tutti gli istituti che rappresentate oggi esistono nel contesto di questa vocazione alla verità: perseguire la verità, cercarla - proprio perché è la verità - al fine di accettarla e vivere in accordo. Questo compito, questa ricerca della verità, che è arduo in se stesso, è anche entusiasmante nel suo obiettivo.

Ciò che si cerca è la grande verità sull'uomo, che include l'individuo - sempre comunque definito "anzitutto per la sua responsabilità verso i suoi fratelli e verso la storia" (GS 55) - e la società tutta. La verità dell'uomo si scopre insieme alla verità sul mondo in cui l'uomo vive. Ciò che si cerca è anche la verità di Dio che spiega la verità dell'uomo. Lo studioso è chiamato non solo a scoprire questa verità ma anche a riflettervi, a meditare sulle sue diverse e innumerevoli espressioni. Tutti questi diversi modi di esprimersi non afferrano tutta la bellezza della verità sull'uomo e ancora meno la piena e incomparabile bellezza della verità su Dio.


3. Andare alla ricerca della verità significa anche riflettere sui grandi problemi morali e scientifici della vita. Per tutti voi, cari amici, rappresenta anche un modo di riflettere sui problemi che la verità pone nel contesto dell'Australia, delle sue necessità e sfide. Come studiosi e come allievi, il vostro compito è molto più che teorico.

Voi siete chiamati a mettere il grande patrimonio della verità al servizio dell'uomo. La verità stessa diventa servizio d'amore e unità. Nell'accettazione della verità si aprono possibilità di amore. San Pietro ci dice: "Nell'obbedire alla verità voi avete purificato le anime vostre per amarvi con un sincero amore fraterno" (1P 1,22). Il ruolo degli studiosi comprende anche essere testimoni dei modelli di verità, aiutare il prossimo a vivere secondo la verità, quando la si raggiunge. La ricerca della verità esige una grande dignità e responsabilità sotto molti aspetti. Lo studioso contribuisce a trasmettere la conoscenza dell'umanità ottenuta attraverso una ricerca attenta, gratificante e a volte frustrante. Egli insegna e trasmette la verità e così facendo aiuta a consolidare i valori della società. Al fine di aiutare ad avvicinare la verità al comportamento umano, la vostra scienza e i vostri studi devono contribuire alla costruzione di una società che difende i diritti umani; una società che protegge i suoi membri più deboli, specialmente gli anziani, gli handicappati e i nascituri; una società che incoraggia la famiglia, riconosce la giusta dignità del matrimonio, rispetta i figli; una società che considera i doveri verso la giustizia anche in termini di solidarietà umana a livello internazionale, oltre i confini. In altre parole lo studioso deve contribuire con il suo sapere, al di là delle mura del suo istituto, alla costruzione di una società più umana. Questo è in verità lo scopo di tutta l'attività umana. Certamente ogni disciplina ha la sua autonomia ma tutte le discipline convergono verso la parte buona dell'uomo in accordo con la verità della sua natura.


4. L'ammissione agli istituti di istruzione superiore è un privilegio, che avete ricevuto e di cui beneficiate. Esso è sempre più disponibile per i membri di questa generazione. Ma non è stato sempre così a causa di circostanze particolari e di discriminazioni. Il primo vescovo cattolico australiano, l'arcivescovo Polding, in una lettera pastorale del 21 giugno 1857 accennava ai tempi in cui ai cattolici era negata la presenza in centri di istruzione superiore: "Per molti tristi anni nel passato - egli scriveva - la nostra cultura intellettuale è stata difficile e precaria per motivi ben noti. Ma ora siamo invitati a una libera carriera secondo un'uguaglianza riconosciuta". Questo privilegio di accesso agli istituti di istruzione superiore è davvero grande e tutti devono conservarlo. Allo stesso tempo, gli istituti stessi devono riconoscere il diritto alla libertà di studio e di ricerca in modo che si possa raggiungere la verità. La verità richiede un'assoluta accettazione da parte nostra. In presenza della verità l'uomo è completato perché è un essere fatto per conoscere. E in presenza della Suprema ed Eterna Verità l'uomo è completamente realizzato. La Chiesa cattolica in Australia ha mostrato da molto tempo la sua stima nei confronti dell'educazione in genere e di quella terziaria in particolare. Ha compiuto sacrifici per fondare scuole e per stabilire legami con l'Università di Sydney. La fondazione del College di San Giovanni nel 1857 testimonia questo apprezzamento nei confronti dell'Università. Più recentemente l'istituzione di una Facoltà ecclesiastica australiana di teologia, l'Istituto cattolico di Sydney, dimostra ancor più come la Chiesa si senta a suo agio nel mondo universitario.


5. E' proprio a causa del rapporto fra università e verità che la Chiesa cattolica si è messa sulla loro stessa linea fin dagli inizi. La storia della sua nascita è strettamente legata alla vita della Chiesa. Questa ricorda con orgoglio il nome di tante università - esempi eminenti di sforzi intellettuali e di progresso umano - che sono sue filiazioni: Parigi, Bologna, Padova, Praga, Alcala, Salamanca, Cracovia, Oxford e Cambridge. Non soltanto la Chiesa ritiene suo dovere fondare centri di istruzione, ma non ha neppure mai smesso di lavorare per conservarli.

Ciò è avvenuto nonostante enormi ostacoli e a volte contro regimi ostili. Attraverso i secoli le università sono infatti divenute per la società centri di sapere, di ricerca e di verità. Il compito dell'università non è stato solo quello di scoprire la verità, ma di metterla al servizio della società e di procurarsi collaborazione nella ricerca di maggiori verità. Questo ruolo fa parte della struttura stessa dell'istituto. In altro luogo ho affermato: "Nessuna università può meritarsi la giusta stima del mondo dell'istruzione se non ricorre ai più validi modelli di ricerca scientifica, aggiornando costantemente i suoi metodi e i suoi strumenti di lavoro, e se non primeggia in serietà e, di conseguenza, in libertà di ricerca. La verità e la scienza non sono conquiste gratuite, ma il risultato di una resa all'oggettività e dell'investigazione di tutti gli aspetti della natura e dell'uomo" (AAS 71 [1979] 1262). Mettendo la verità al servizio della società, le università forniscono basi per il dialogo, offrendo inoltre alla società i risultati dei loro studi e delle loro discussioni, e il ragionamento basato su profonde convinzioni. Questo è veramente un posto di responsabilità che le università devono meritare, difendere e non abbandonare con leggerezza nelle mani di coloro che non possono avere pretese di sapere.


6. Per sua propria natura, la scienza è in ultima analisi teocentrica, e come tale rende un grandissimo servizio all'umanità. Aiuta le persone nella loro ricerca del significato della vita. Le sostiene nei loro tentativi di trovare la luce della verità. La scienza, insieme alla verità che porta in sé, non abbandona le persone che subiscono il disprezzo della vita umana, che subiscono la violenza, che sono avide e che tollerano l'ingiustizia! No, anche se una parte dell'umanità è colpevole di tutto ciò ed è perciò trascinata verso la distruzione, la verità offre ugualmente il suo aiuto. Non si allontanerà. Si farà sempre sentire. Essa fa appello ai più alti istinti dell'uomo. Li confronta con la sua coscienza. Difenderà la sua causa e la vincerà! Poiché la scienza scopre con i propri metodi l'esistenza di Dio e riesce a vedere a fondo il suo essere, essa aiuta l'uomo a comprendere la sua essenza, a conoscere se stesso. La grande nobiltà della mente umana si basa soprattutto sulla sua capacità di conoscere Dio e di indagare sempre più profondamente nel mistero della vita di Dio e li scoprire anche l'uomo. Non meraviglia quindi il fatto che, come centri di sapere, le università del passato e del presente abbiano accolto nel loro interno scuole di teologia, che si occupano della scienza di Dio. La verità di Dio ci conduce alla verità dell'uomo e la verità dell'uomo ci conduce alla verità di Dio.


7. C'è anche un altro aspetto comune a molti istituti di istruzione superiore ed è l'applicazione della visione giudeo-cristiana dell'uomo. In questa duplice tradizione è presente il comune denominatore della rivelazione divina: l'uomo è visto alla luce della rivelazione di Dio al mondo. La completa verità sull'uomo è più grande di quanto la ragione umana possa scoprire, ma nessun elemento della verità rivelata potrà mai contraddire la più piccola parte della verità. Il mondo della conoscenza e dello studio ha un fascino particolare per quelle persone che posseggono una visione dell'uomo specificamente cristiana: per tutti coloro che credono che Gesù Cristo è "la via, la verità e la vita" (Jn 14,6). Il ruolo dello studioso cristiano è quello di ritenere che Gesù Cristo quale Verbo eterno di Dio è la completa incarnazione di tutta la verità, senza minimizzare qualsiasi accesso alla verità. Da qui la vocazione dello studioso cristiano a ricercare, perseguire, analizzare e spiegare tutta la verità finita alla luce di Cristo. Quando questo studio cristiano è accompagnato dalla preghiera, l'uomo trova le condizioni per il massimo trionfo della verità. Ma c'è ancora qualcos'altro da notare: quando la verità è totalmente libera nel mondo, essa porta con sé la libertà. Tutto ciò è esattamente quanto ha affermato Gesù Cristo.

Egli disse ai suoi apostoli: "Conoscerete la verità, e la verità vi farà liberi" (Jn 8,32). Queste parole di Gesù Cristo sono risuonate attraverso i secoli, come queste: "Se dunque il Figlio vi libera, sarete veramente liberi" (Jn 8,36).

A questo punto raggiungiamo il momento finale della verità. Questo momento finale coincide con la liberazione operata da Gesù Cristo. Come risultato di questo processo di salvezza l'umanità è libera di seguire il suo destino: libera non per rifiutare la verità ma per seguirla. Questa quindi è lo stadio finale temporale di tutta la ricerca umana: l'umanità libera di vivere la verità della sua creazione per opera di Dio e della sua redenzione per opera di Cristo.


8. Illustri amici, cari studenti: è stato un grande piacere per me riflettere insieme a voi sulla vostra missione di verità al servizio dell'umanità. Sappiamo tutti che potremmo fare molte altre considerazioni. Ma ho cercato di porre l'accento sulla dignità della vostra missione e sulla grandezza della vostra vocazione, qualunque sia il rapporto della vostra vita con il mondo del pensiero, del sapere e della ricerca. Sia nel campo dello studio che in quello dell'insegnamento voi dovete confrontarvi con la verità e con il potere della verità che eleva e trasforma. Tutti voi - ricercatori, insegnanti, studiosi e amministratori - potete essere orgogliosi di contribuire a qualcosa di veramente grande e nobile per il mondo e per il vostro prossimo. Ricordate le parole del profeta Daniele: "I saggi brilleranno allora come lo splendore del firmamento e quelli che avranno insegnato a molti la giustizia splenderanno come le stelle per tutta l'eternità" (Da 12,3). A livello personale, permettetemi ora di dirvi quanti ricordi mi tornano in mente trovandomi qui con voi oggi. Mi sento a mio agio, fra amici, fra miei simili. La mia partecipazione al mondo universitario a Cracovia e a Lublino è ancora viva nella mia memoria, ma anche tutti i rapporti che ho instaurato con accademie di tutto il mondo. E l'elemento comune in tutto ciò è la verità: verità al servizio dell'umanità, dell'umanità realizzata nella verità e che esprime la verità nell'amore. Cari amici: possa Dio sostenervi nel vostro impegno alla ricerca della sua verità e alle sue conseguenze nella vostra vita. E in questa verità possiate tutti sperimentare il suo amore.

Data: 1986-11-26 Mercoledi 26 Novembre 1986




Alla Messa per le diocesi del Nuovo Galles - Sydney (Australia)

Frattura fra Vangelo e cultura richiede una rievangelizzazione


"Come tu mi hai mandato nel mondo, anch'io li ho mandati nel mondo" (Jn 17,18).

Miei cari in Cristo.


1. Gesù ha pronunciato queste parole il giorno prima della sua passione e morte.

Esse sono parte della sua "preghiera sacerdotale" all'ultima cena. Sono parole chiave. Esse parlano del Padre che invia il Figlio. Ed esse parlano della missione trasmessa poi dal Figlio alla sua Chiesa. Gesù Cristo invia gli apostoli nel mondo. Egli invia la Chiesa. Di generazione in generazione la Chiesa è inviata da Cristo per continuare, con la potenza dello Spirito Santo, la missione che Cristo ha ricevuto dal Padre. La Chiesa di Sydney e di tutto il New South Wales - e di tutta l'Australia - svolge il suo servizio apostolico nel contesto di questa missione divina. Voglio esprimere la mia gioia per essere qui, con voi, oggi, come Vescovo di Roma e successore di Pietro. Ringrazio Dio per trovarmi "al centro" di questo, del servizio alla Chiesa, che trova le sue origini nell'ultima cena nel cenacolo, e ha preso forma nella preghiera sacerdotale di Gesù. L'efficacia di questo servizio viene dalla sua croce e dalla sua risurrezione. Nella stessa preghiera, Gesù aggiunge: "Per loro io consacro me stesso, perché siano anch'essi consacrati nella verità" (Jn 17,19). In tutte le epoche e ancora oggi l'intera vita della comunità cristiana è legata alla presenza viva di Gesù Cristo, il Figlio di Dio, il Redentore della famiglia umana, Colui che è stato inviato dal Padre per la vita del mondo.


2. Vorrei rivolgermi a ciascuno di voi radunati qui per questa celebrazione eucaristica. In voi io abbraccio l'intera comunità ecclesiale del New South Wales, di cui ogni diocesi è rappresentata in questa liturgia. Saluto il card. Freeman, l'arcivescovo Clancy e gli altri vescovi, i sacerdoti, i religiosi e le religiose, i fedeli, i giovani e gli anziani di ogni condizione, razza e provenienza. Che Cristo elargisca abbondantemente la pace ai vostri cuori! Ringrazio gli illustri rappresentanti del Governo e della vita pubblica del New South Wales per la cortesia della loro presenza. Desidero esprimere la mia cordiale gratitudine per la presenza in questo luogo di membri delle altre Chiese e comunioni cristiane. Nel nostro comune amore per nostro Signore Gesù Cristo troveremo ispirazione e sostegno per perseverare sulle vie dell'ecumenismo, fino al giorno in cui esisterà la piena comunione di fede e di vita tra di noi.


3. Fratelli e sorelle: le parole di Cristo al Padre, nel corso dell'ultima cena sono oggi rivolte a noi, qui, in Australia. "Come tu mi hai mandato nel mondo, anch'io li ho mandati nel mondo" (Jn 17,18). In questo modo egli invia gli apostoli e i loro successori. "Per tutta la terra è corsa la loro voce, e fino ai confini del mondo le loro parole" (Rm 10,18). Di generazione in generazione, la Chiesa cerca le vie che guidano l'uomo attraverso le mutevoli condizioni della sua esistenza, della sua cultura e della sua civiltà. Ciò che, nel suo cammino, essa porta con sé è il Vangelo. Offrendo il Vangelo all'uomo, la Chiesa offre la parola del Dio vivente e la verità che dà la vita. "Quanto son belli i piedi di coloro che recano un lieto annunzio di bene!" (Rm 10,15). La risposta a noi richiesta è di professare che Gesù è il Signore e di credere nel nostro cuore che Dio lo ha fatto risorgere dai morti. Mediante questa professione di verità noi raggiungiamo la salvezza (cfr Rm 10,9-10).

E così è anche per l'Australia. Il Vangelo deve essere pienamente calato in questa cultura australiana, con tutte le sue diversità. In una storia relativamente breve, questa terra è stata testimone di esperienze umane, grandi e piccole, che formano l'Australia di oggi. In molti modi il Vangelo è ormai saldamente radicato nella vita della società, anche se è altrettanto vero che la frattura tra il messaggio del Vangelo e la cultura richiede una nuova evangelizzazione, una seconda evangelizzazione.


4. Sedici anni fa il mio predecessore Paolo VI si trovava in questo stesso luogo e parlava della tentazione "di ridurre ogni cosa a un umanesimo terreno, di dimenticare la dimensione morale e spirituale della vita, e di non avere più cura del necessario rapporto con il Creatore di tutti questi beni, e supremo Legislatore del loro uso" (1 dicembre 1970). Questa tentazione è antica come la stessa vita dell'uomo. Ma nei giorni nostri richiede una risposta nuova da parte della Chiesa e di ciascuno dei suoi membri. In molte parti del mondo moderno ormai non si tratta più tanto di proclamare il Vangelo a coloro che non ne hanno mai sentito parlare, come era stato invece per gli apostoli e per molti missionari dopo di loro. Oggi si tratta di rivolgersi a coloro che lo conoscono, ma che non rispondono più. Mi riferisco ai battezzati nella fede e che non sono più attivamente presenti nella Chiesa.

Queste persone appartengono a molte diverse categorie, e altrettanto diverse sono le ragioni della loro assenza dalla comunità dei seguaci di Cristo. Vi sono alcuni che, nonostante siano battezzati, non hanno mai avuto realmente la possibilità di conoscere bene il Vangelo. Come ha detto Gesù stesso: "Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada e vennero gli uccelli e la divorarono" (Mc 4,4). Queste persone non sono mai state pienamente evangelizzate.

Ve ne sono altri le cui energie spirituali sono state esaurite dalle situazioni temporali: pressioni economiche, scetticismo moderno, l'indifferenza di tante persone nei confronti di una fede religiosa. In questo caso vediamo come "alcuni semi caddero tra le spine; le spine crebbero, li soffocarono e non diedero frutto". Ve ne sono altri ancora che forse sono stati feriti proprio nella Chiesa: per essere stati fraintesi o per l'atteggiamento brusco dei suoi stessi ministri, dallo scandalo provocato da altri cristiani, dalla rapidità di cambiamenti inattesi, dalla mancanza di spiegazioni di alcune leggi che essi non hanno compreso, dalla freddezza di alcune comunità di fedeli apparentemente poco zelanti e disponibili. A tutte queste ragioni deve essere naturalmente aggiunta quella componente che è l'orgoglio umano, l'egoismo e l'indolenza.


5. A tutti coloro che si sono allontanati dalla loro casa spirituale, desidero dire: Ritorna! La Chiesa ti apre le braccia, la Chiesa ti ama! Nella mia enciclica "Dives in Misericordia" (DM 7) ho scritto come "occorre che la Chiesa del nostro tempo prenda più profonda e particolare coscienza della necessità di render testimonianza alla misericordia di Dio"). Nel sacramento di Penitenza o di Riconciliazione vi sarà possibile sperimentare in modo meraviglioso l'incondizionata misericordia di Dio in Cristo. Per questo dico: Non abbiate paura! Tornate a casa! La comunità di fede in cui siete rinati, e fino ad un certo punto cresciuti, vi chiede insistentemente di accogliere la misericordia di Dio.

Vi prega di riprendere il vostro posto tra il popolo di Dio, il posto che voi soli potete occupare. Questo invito viene da Cristo. Dire si significa aprire i vostri cuori al suo amore.


6. Nella prima lettura di questa Messa, il profeta Isaia ci parla del "monte del tempio del Signore" al quale "affluiranno tutte le genti... e molti popoli verranno". E' una visione del tempio ricostruito in cui il popolo di Dio si riunisce per riconoscere che lui è il Signore dei cieli e della terra: "Venite, saliamo sul monte del Signore... perché ci indichi le sue vie e possiamo camminare per i suoi sentieri" (Is 2,2-3). Questa è una visione di persone che si innalzano, salendo il monte di Dio. E' una visione di persone che rifiutano di essere egocentriche, che si protendono ad afferrare la verità di Dio e per cercare il volto del Dio vivente. E se voi cercherete Dio, scoprirete la sua immagine in ogni altra creatura umana. Il messaggio del Vangelo è sempre una chiamata a superare se stessi. L'esperienza ha mostrato che l'uomo non può essere veramente se stesso finché non supera se stesso, finché non si pone delle domande su se stesso. Una delle tentazioni peculiari dei nostri tempi è quella di divenire così sicuri e auto-sufficienti, che le nostre menti e i nostri cuori non sono più aperti alla parola di Dio. Eppure "la parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio" (He 4,12). La "porta stretta" e la "via angusta" nel Vangelo sono infatti le strade "che conducono alla vita" (Mt 7,14).

Paolo VI, in questo stesso luogo, disse che "l'egocentrismo, l'edonismo, l'erotismo e molte altre mistificazioni portano, alla fine, al disprezzo dell'uomo, e nonostante tutto, non riescono a soddisfare la sua profonda inquietudine". Questa è la triste esperienza del nostro mondo. Da un lato le conseguenze disumane della povertà e dell'oppressione privano milioni di nostri fratelli e sorelle del loro diritto di nascere, della loro dignità di esseri umani. Dall'altro il materialismo di una società prospera troppo spesso conduce a un'uguale disumanizzazione sotto forma di vuoto e di frustrazione.


7. Una vita autenticamente umana è per noi possibile solo alla condizione che siamo aperti alle necessità di altre persone, comprese quelle di nazioni diverse dalla nostra. La persona umana è il soggetto e l'obiettivo di tutte le istituzioni sociali, comprese le realtà culturali, sociali, politiche, nazionali e internazionali che rappresentano il contesto di ogni vita umana. Dire che ciascuno ha dei generici e specifici diritti e doveri in rapporto al bene comune, sarebbe ripetere quanto è ovvio. Ma non sempre, nelle vicissitudini umane, questo principio è valido. Mi rendo conto che in Australia esiste una sensibilità crescente nei riguardi di discriminazioni e ingiustizie. In quanto cristiani, siete chiamati a giudicare la realtà alla luce del Vangelo. E il Vangelo vi chiede di operare per una società fondata sulla verità, costruita sulla giustizia e animata dell'amore, una società che, nella libertà, possa diventare ogni giorno più umana. Nello stesso tempo, il bene comune "oggi vieppiù diventa universale, investendo diritti e doveri, che riguardano l'intero genere umano" (GS 26). Finché ciascun individuo e gruppo non diventano servitori di questo bene comune, l'armonia sociale e la pace tra le nazioni continueranno ad essere precarie. Gran parte della tensione che esiste nel nostro mondo è dovuta ai limiti naturali delle strutture economiche, politiche e sociali, ma a livelli più profondi vediamo che molto male deriva dall'egoismo personale e dall'orgoglio che operano proprio attraverso queste strutture della società. La visione di Isaia, di un tempo in cui i popoli della terra "forgeranno le loro spade in vomeri, le loro lance in falci", quando "un popolo non alzerà più la spada contro un altro popolo" (Is 2,4), rimarrà per sempre un sogno irrealizzabile se non vi sarà un'autentica conversione verso le vie della pace e della giustizia, una conversione del cuore.

Fratelli e sorelle: le richieste che Gesù fa ai suoi seguaci non sono puramente retoriche, ed esse non cambieranno con il passare degli anni. Egli li chiama alla conversione, alla riconciliazione con Dio e con il nostro prossimo.

Gesù desidera che noi ascoltiamo le "parole dure" allo stesso modo delle parole di fiducia e di incoraggiamento. Il messaggio cristiano è forse per questo meno umano?. Solo quando veramente usciamo da noi stessi per affrontare le vere sfide del nostro destino umano, scopriamo la piena verità su noi stessi. Questo è quanto Gesù, la via, la verità e la vita, ci ha insegnato e quanto ha chiesto nella preghiera dell'ultima cena: "Consacrali nella verità. La tua parola è verità" (Jn 17,17).


8. Nella lettura del Vangelo di oggi Gesù prega il Padre: "Padre santo, custodisci nel tuo nome coloro che mi hai dato perché siano una cosa sola, come noi" (Jn 17,11). L'Australia ha avuto, nel corso degli anni, la grazia di un aumento del rispetto reciproco e dell'amicizia cristiana tra le varie Chiese e comunioni.

L'ecumenismo è un compito per tutti i cristiani. E' importante che gli sforzi che si compiono da parte di diverse comunioni per raggiungere un accordo su questioni di fede e dottrina, siano sostenuti in ciascuna comunità locale da una maggiore penitenza e preghiera. Iniziative locali di preghiere comuni per l'unità dei cristiani, uno studio approfondito della parola di Dio, la collaborazione nell'uso dei mass-media, nonché varie iniziative di servizio devono essere incoraggiate. Ho appreso con immenso piacere di una di queste iniziative in Australia, "Preghiera sulle ruote", che ha portato grande conforto ai malati e altre persone costrette a casa, impossibilitate a partecipare a celebrazioni in chiesa. Con tutte queste iniziative vi sollecito ad andare avanti verso quella unità che Gesù aveva desiderato per i suoi seguaci, "affinché il mondo creda" (Jn 17,21). Affinché l'Australia creda!


9. Ricordiamo sempre le parole che Gesù ha rivolto al Padre: "perché il mondo sappia... che li hai amati come hai amato me" (Jn 17,23). Ogni cosa che Gesù ha fatto per la nostra salvezza, dimostra quanto siamo amati dal Padre - Padre suo e nostro - dal quale viene ogni bene (cfr Jc 1,17). Questo è il messaggio della Bibbia, questo il significato del Vangelo: Dio ci ama come ama suo Figlio, con un amore eterno. Le vie dell'amore di Dio sono le vie della vita. Purtroppo la fuga da Dio, che caratterizza alcuni aspetti della società contemporanea, è una fuga nel buio e nella morte. Fin troppe risorse della terra vengono utilizzate per produrre armi di distruzione. Troppo spesso il progresso della scienza e della tecnologia viene messo al servizio di una comprensione falsa o incompleta della nostra natura e del nostro destino umani. Al contrario, invece, difendere la vita, tenere alta la sua inalienabile dignità dal momento del concepimento fino alla morte naturale, operare per l'abolizione della discriminazione di ogni persona a causa della sua razza, provenienza, colore, cultura, sesso o religione: tutto ciò significa amare la vita, il grande dono dell'amore del Padre. Nella prospettiva cristiana c'è ancora di più. Gesù Cristo è colui che ci ha rivelato una nuova vita: la vita nello Spirito. San Paolo proclama: "Colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi" (Rm 8,11). Nelle parole del Concilio Vaticano II, Gesù Cristo "non solo ci ha dato l'esempio perché seguiamo le sue orme, ma ci ha anche aperta la strada; mentre noi la percorriamo, la vita e la morte vengono santificate e acquistano nuovo significato" (GS 22).

Continuamente Gesù Cristo offre la vera Vita all'uomo: a ciascun uomo, donna e bambino; a ciascun individuo, a ciascuna famiglia e all'intera umanità.

Questa terra - così antica eppure così moderna, così benedetta eppure così bisognosa - questa terra ha sete di vita. Essa ha sete della vera vita rivelata in Gesù Cristo, il Figlio di Dio e il Figlio dell'uomo. Essa ha sete di vivere questa vita con dignità e felicità in questo mondo, e di possederne la pienezza in cielo. La Croce del Sud, che orna questi cieli e che compare sulla vostra bandiera nazionale, sia vista come segno della vocazione dell'Australia. E' il Vangelo della croce di Gesù Cristo - la via, la verità e la vita - che vi guida nella speranza verso la pienezza della vita eterna. Accettare Cristo e vivere il suo Vangelo significa scegliere la vita. Sia lodato Gesù Cristo! Amen. [Al termine della Messa:] Miei cari fratelli e sorelle, in questo momento vedo dinanzi a me una meravigliosa rappresentanza della Chiesa e delle diocesi dell'Australia. Quest'assemblea è composta da molte generazioni di nativi australiani, da molte generazioni di cittadini di questa grande e famosa città di Sydney. Ma, nello stesso tempo questa assemblea è composta anche da molte persone di diversi gruppi etnici. E tutti voi siete "uno" nell'unità della Chiesa di Cristo. Nel salutare voi, io saluto tutti gli abitanti della città di Sydney.

Saluto gli australiani, sia vecchi che nuovi. Nel salutare i nuovi cittadini di questa città e i cristiani di questa comunità cattolica, intendo salutare coloro che provengono da diverse nazioni, in particolar modo coloro che sono per qualche verso privati dei loro diritti umani e in particolare della libertà di culto. So che molti hanno lasciato le loro famiglie nella terra d'origine e, spesso, le hanno lasciate in situazioni molto difficili. Il mio pensiero è rivolto a diversi luoghi del mondo e, in modo particolare, al Libano dove oggi forse soffrono maggiormente. Durante la Messa io prego con voi, per tutti voi, e chiedo a Dio onnipotente di darvi la pace e tutti quei diritti umani che sono condizione necessaria per la pace nelle vostre terre e in tutto il mondo.

Cari fratelli e sorelle, vi ringrazio per aver partecipato a questa celebrazione eucaristica. Grazie di essere venuti qui. Ringrazio innanzitutto l'arcidiocesi di Sydney e poi le altre diocesi appartenenti alla provincia ecclesiastica di Sydney, qui rappresentata nella nostra assemblea di oggi.

Ringrazio tutti i miei confratelli vescovi e tutti i miei fratelli sacerdoti che hanno con me concelebrato questa santa Eucaristia. Ringrazio i cori: due cori splendidi. Ringrazio tutte le persone e le istituzioni che hanno collaborato alla preparazione della celebrazione di questa sera. Siamo tutti grati alla Provvidenza per questa giornata splendida, per il bel tempo e per il vento. Sappiamo che nel giorno di Pentecoste soffio il vento su Gerusalemme: era la discesa dello Spirito Santo, era l'inizio della Chiesa. perciò ringrazio tutti voi per la vostra fedeltà a nostro Signore Gesù Cristo, alla sua Chiesa, alla sua Chiesa apostolica nata a Gerusalemme il giorno di Pentecoste. Possa nostro Signore Gesù Cristo dare a tutti voi pace e gioia, ora e sempre. Vi ringrazio tutti.

Data: 1986-11-26 Mercoledi 26 Novembre 1986





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