GPII 1986 Insegnamenti - Ai disoccupati - Hobart (Australia)

Ai disoccupati - Hobart (Australia)

L'essere disoccupato incide sulla dignità della persona


Cari, amici, cari abitanti della Tasmania.


1. La mia visita in Australia è una costante scoperta e riscoperta di un Paese unico e affascinante. E oggi ho il piacere di essere in Tasmania, una parte particolarmente bella e storica della nazione. A tutti gli abitanti di questo Stato porgo il mio cordiale saluto. E rendo grazie al nostro Padre celeste che ha dato la possibilità a me, ultimo nella linea dei successori di Pietro, di fare questa visita al popolo di Dio dell'arcidiocesi di Hobart. Sono molto felice di essere con voi, giovani del Centro di Addestramento di Willson. Voi siete qui per migliorare le vostre capacità, in modo da essere meglio preparati nella ricerca di un lavoro. Vi incoraggio con tutto il cuore. Saluto il personale del Centacare, che da oltre un quarto di secolo offre servizi per bisogni familiari e sociali e particolarmente, negli ultimi anni, in relazione al problema della disoccupazione. Sono consapevole dell'importante assistenza data dal Governo e da tutta la comunità per il funzionamento di questo Centro. Spero sinceramente che i vostri sforzi siano ricompensati e le vostre speranze realizzate.


2. La natura di questo Centro mi porta direttamente al tema del nostro incontro odierno: il gravissimo problema della disoccupazione, o piuttosto la situazione degli uomini e delle donne che subiscono gli effetti della disoccupazione.

La Chiesa affronta il problema della disoccupazione come un problema umano, un problema che influisce sulla vita e sulla dignità dell'uomo, un problema con un carattere decisamente etico e morale. La Chiesa ha una missione di servizio verso tutta la famiglia umana. E' prima di tutto una missione religiosa e morale, legata alla redenzione della razza umana attraverso la croce e la risurrezione di Gesù Cristo. La Chiesa sa che la chiamata alla redenzione giunge agli uomini attraverso le reali circostanze della vita di tutti i giorni. E il destino eterno dell'uomo è strettamente connesso a tutti gli elementi che influiscono sulla libertà umana, sui diritti umani e sul progresso umano. Il lavoro - o la mancanza di lavoro - è uno di questi elementi, un elemento molto importante.


3. La disoccupazione è la privazione di tutti i valori che il lavoro rappresenta poiché esso contribuisce al sostentamento degli individui, delle famiglie e della società. Il lavoro è un diritto e un dovere. Altrove ho detto che "l'uomo deve lavorare sia per il fatto che il Creatore glielo ha ordinato, sia per il fatto della sua stessa umanità, il cui mantenimento e sviluppo esigono il lavoro. L'uomo deve lavorare per riguardo al prossimo, specialmente per riguardo alla propria famiglia, ma anche alla società, alla quale appartiene, alla nazione, della quale è figlio o figlia, all'intera famiglia umana, di cui è membro, essendo erede del lavoro di generazioni e insieme coartefice del futuro di coloro che verranno dopo di lui nel succedersi della storia. Tutto ciò costituisce l'obbligo morale del lavoro" (LE 16). Quando si parla di obbligo morale del lavoro si intende che tutti hanno il diritto di contribuire in modo reale al grande compito di "umanizzare" l'universo, di far cioè del mondo un luogo più ospitale e uno strumento migliore di sviluppo personale e sociale. E' anche vero che "il lavoro è un bene dell'uomo - è un bene della sua unità -, perché mediante il lavoro l'uomo non solo trasforma la natura adattandola alle proprie necessità, ma realizza anche se stesso come uomo e anzi, in un certo senso, "diventa più uomo"" (LE 9).

Il sudore e la fatica, che il lavoro necessariamente comporta nell'attuale situazione della razza umana, significano che il cristiano può partecipare all'opera che Cristo venne a realizzare. Cristo ha salvato il mondo soffrendo e morendo sulla croce. Sopportando la fatica del lavoro in unione con Cristo, Figlio di Dio, l'uomo collabora con lui alla redenzione dell'umanità.

Mostra di essere un vero discepolo di Cristo portando la croce del lavoro ogni giorno nell'attività che è chiamato ad esercitare (cfr LE 27).


4. Il lavoro ha altre implicazioni. Esso è una condizione importante della vita familiare, poiché la famiglia ha bisogno di mezzi di sussistenza, di denaro che viene di solito guadagnato attraverso il lavoro di uno o più membri della famiglia stessa. Infatti la famiglia è una comunità resa possibile dal lavoro, e allo stesso tempo è la prima scuola di lavoro, all'interno della casa, per ogni persona (cfr LE 10). Oggi, la presenza di donne e madri in quasi tutti i settori del mondo del lavoro è un fatto da prendere in considerazione. Esse dovrebbero essere in grado di esercitare le loro doti e le loro capacità in varie forme di attività, ma si dovrebbero al tempo stesso rispettare i loro obblighi e le loro aspirazioni. Il lavoro dovrebbe essere strutturato in modo che le donne non debbano mercanteggiare il loro avanzamento a spese della propria dignità o a spese del loro ruolo vitale all'interno della famiglia. E' necessario che il ruolo della madre sia socialmente rivalutato. I compiti della madre in casa richiedono grande impegno, richiedono molto tempo e amore. I bambini hanno bisogno di cure, di amore, di affetto. Sono attenzioni da dare se i bambini devono diventare persone sicure e responsabili, dotate di maturità morale, religiosa e psicologica. Se la responsabilità dello sviluppo della famiglia appartiene sia alla madre che al padre, moltissimo ancora dipende dalla relazione particolare madre-figlio (cfr LE 19 FC 23). Una società può ben vantarsi se permette alle madri di dedicare tempo ai figli e se permette loro di crescerli secondo le loro necessità. La libertà della donna come madre deve essere chiaramente protetta, perché la donna sia libera da ogni discriminazione psicologica o da ogni altra forma di discriminazione, specialmente rispetto alle donne senza obblighi familiari. Le madri non devono essere penalizzate finanziariamente dalla stessa società che esse servono in un modo molto utile ed elevato.


5. Un altro punto che desidero toccare riguarda gli invalidi. Essi sono cittadini con pieni diritti e dovrebbero essere aiutati a partecipare in modo concreto alla vita della società. Sarebbe profondamente indegno dell'uomo, e sarebbe una negazione della vostra comune umanità, negare alle persone invalide l'accesso alla piena vita della comunità, secondo le loro possibilità e capacità. Con un tale comportamento si praticherebbe una grave forma di discriminazione. Si tratta qui di un chiaro caso in cui il lavoro, in senso oggettivo, dovrebbe essere subordinato alla dignità dell'uomo, alla persona che lavora e non al vantaggio economico (cfr LE 22).


6. Già dalla seconda guerra mondiale l'Australia ha dimostrato grande generosità nell'aprire le porte agli immigranti provenienti da altri paesi e ai rifugiati in cerca di una nuova patria. In cambio, questi nuovi australiani hanno dato la propria cultura e le proprie capacità di lavoro per lo sviluppo e l'arricchimento del loro nuovo Paese. E' importante che, in materia di diritti di lavoro, coloro che hanno iniziato la loro vita lavorativa in altri paesi, non si trovino svantaggiati nei confronti degli altri lavoratori. Anche questa questione richiede generosità da parte della società australiana. Il valore del lavoro non deve essere misurato in base a differenze di nazionalità, di sesso, di religione o di razza.


7. In un certo senso la disoccupazione è un fenomeno moderno. Mutamenti demografici e tecnologici sono causa di una situazione in cui non c'è lavoro sufficiente per tutti coloro che sono in grado di lavorare. E' un fenomeno di portata mondiale. E' particolarmente grave nei Paesi del Terzo Mondo, che non hanno ancora raggiunto un adeguato livello di sviluppo economico e dove esiste un gran numero di giovani in cerca di lavoro. Ma la situazione è quasi altrettanto grave in molte nazioni industrializzate, per ragioni molto complesse che non è possibile analizzare qui. Anche in Australia molti di voi e di vostri concittadini soffrono delle conseguenze dolorose della disoccupazione, e non solo i giovani, ma anche uomini e donne che sono il sostegno delle loro famiglie. Anche quando i servizi sociali contribuiscono a provvedere alle necessità elementari della vita, l'essere disoccupato incide sulla dignità della persona e riduce seriamente le possibilità e le occasioni della vita. La disoccupazione arreca molti danni alla comunità e alla nazione. Essa provoca disuguaglianza economica e sociale. può causare una tale tensione nella famiglia e nella società, che porta a un vero e proprio collasso di quelle istituzioni che dovrebbero assicurare il progresso umano. Coloro che hanno un lavoro, potrebbero dimenticarsi di quelli che non lo hanno. Il problema richiede la collaborazione di tutti gli organismi per un'azione efficace di programmazione. Dipartimenti governativi, grandi società e piccole aziende, federazioni di impiegati, sindacati e simili, tutti hanno un ruolo cruciale da svolgere nella ricerca di soluzioni. Anche i mezzi di comunicazione possono offrire informazioni e aiuti validi, promuovendo programmi per i disoccupati. La giustizia richiede uno sforzo comune da parte di tutti. Il comandamento di amore di Cristo esorta tutti i cristiani a un'azione comune a favore dei disoccupati.


8. In questo Paese sono già in corso programmi di riaddestramento. Ne va dato merito ai governi e alle organizzazioni private che li promuovono. Questi programmi sono di particolare importanza, poiché riconoscono le necessità dei giovani dai quali dipenderà la vita futura, sociale, economica e familiare della nazione. Ma non devono essere trascurate le necessità delle persone disoccupate più anziane. Ci sono dati che indicano che negli ultimi anni sono aumentati sia il numero dei disoccupati, che la durata media della disoccupazione. Questo significa che molte persone possono essere escluse dal mercato del lavoro per quasi tutta la durata della vita lavorativa, con poche speranze di riavere un impiego fisso.

Alcune statistiche presentano un triste quadro di migliaia di persone che sarebbero ben felici di poter lavorare. Sono necessari grandi sforzi al fine di trovare nuovi mezzi per risolvere questa situazione, così che i lavoratori anziani vengano riutilizzati o riqualificati. Essi hanno soprattutto bisogno dell'aiuto concreto che riaccenda in loro l'entusiasmo e che restituisca loro motivi di speranza per un impegno nel lavoro creativo. Nei programmi di addestramento e di riaddestramento è importante seguire il principio dell'impegno personale. In questo modo si salvaguarda la dignità dell'individuo. Ognuno è incoraggiato a utilizzare al massimo le proprie doti e a rendersi conto che la condizione di disoccupato non è un problema di incapacità personale.


9. Innanzitutto è necessario sforzarsi di creare nuovi posti di lavoro. Si tratta di un punto molto difficile. Tutti riconosciamo che la creazione di nuovo lavoro nella società moderna è diventato un problema molto complesso. Molto spesso non si tratta più semplicemente di una questione di volontà e di capacità locale o anche nazionale. E' necessario riorganizzare e modificare le strutture e le priorità economiche a livello globale. La Chiesa non ha soluzioni tecniche da offrire, né mezzi per risolvere questi problemi. Ma nel suo servizio all'umanità la Chiesa ha un compito importante: ricordare a tutti coloro che sono impegnati a ogni livello dell'attività economica, che la disoccupazione non può essere trattata unicamente come un'istanza di ordine economico. La disoccupazione è un problema umano di vaste dimensioni. La Chiesa può offrire e offre un insegnamento sociale. Esso è basato sulla dignità inviolabile di ogni persona umana. Il lavoro è visto come collaborazione col Creatore e come condizione per lo sviluppo personale, diritto di ogni individuo. La Chiesa cerca di spiegare e di educare in modo che cristiani qualificati e ispirati alla fede, contribuiscano a trovare soluzioni per questo urgente problema della disoccupazione. Talvolta le chiese locali sono in grado di avviare o di collaborare a concreti programmi di servizio per i disoccupati. Centacare, l'associazione della chiesa cattolica per la famiglia dell'arcidiocesi di Hobart, che ha fondato e amministra il Willson Training Centre, è un lodevole esempio in questo campo.

Anche altre degne forme di servizio in altri posti meritano il massimo appoggio.


10. Giovani di questo Centro, amici della Tasmania e di tutta l'Australia: nei vostri sforzi per combattere la disoccupazione e per trovare lavoro, sappiate che la Chiesa è con voi. Essa comprende le vostre aspirazioni e per conto vostro e di tutte le persone disoccupate si appella alla coscienza del mondo. La Chiesa esorta a una nuova visione del lavoro centrata sul valore e sulla dignità della persona umana. Fa appello per una riorganizzazione dell'ordinamento economico che serva veramente al bene integrale della famiglia umana. A voi tutti - personale del Centacare e del Willson Training Centre, e a voi giovani che vi state preparando per il lavoro -, ai disoccupati, a tutti quelli che cercano soluzioni al problema della disoccupazione in Australia, a tutti coloro che provvedono alle necessità degli individui e delle famiglie che soffrono a causa della disoccupazione - a tutti voi offro il mio incoraggiamento.

Non perdetevi d'animo! La Chiesa lavorerà con voi e per voi. E continuerà a chiedere la solidarietà di tutti in questo problema che vi tocca così da vicino.

Potete esser certi delle mie preghiere e del mio appoggio. Nel nome di Gesù Cristo invoco su di voi forza e coraggio.

Data: 1986-11-27 Giovedi 27 Novembre 1986




Omelia all'ippodromo "Elwick" - Hobart (Australia)

Il mondo ha un bisogno di sale e di luce: di noi cristiani


"Voi siete il sale della terra. Voi siete la luce del mondo" (Mt 5,13-14).

Cari fratelli e sorelle.


1. Gesù rivolse queste parole ai suoi discepoli: a quelli che erano i suoi discepoli al tempo della sua missione messianica sulla terra, e anche a tutte le persone di ogni tempo e luogo che sono state o saranno suoi discepoli. E, di conseguenza, lui le ha rivolte a noi. A me e a ognuno di voi Gesù dice: "Voi siete il sale della terra... Voi siete la luce del mondo"! Queste parole contengono il riconoscimento di una realtà e allo stesso tempo una chiamata.

Meditiamo sul significato di queste parole, al fine di comprendere più pienamente il rapporto fra la Chiesa e il mondo: il mondo moderno che è sottoposto a tanti rapidi cambiamenti. Meditiamo sul significato di queste parole, in modo da adempiere più efficacemente ai compiti comuni alla Chiesa e al mondo, e nei quali esse collaborano.


2. E' difficile trovare migliori parole di saluto alla Chiesa di Tasmania - a lei, arcivescovo Young, e a voi tutti miei fratelli e sorelle in Cristo - di quelle contenute nel Vangelo di oggi. Voglio che sappiate quale gioia sia per me essere con voi a questa celebrazione eucaristica. Insieme a voi e alla Chiesa di tutto il mondo, rendo grazie per il dono della fede che ci ha portato il sale e la luce del Vangelo. Uniamo i nostri cuori e le nostre voci nel pregare Cristo, che, in primo luogo e soprattutto, è la luce del mondo. So che la Chiesa in Tasmania ha una storia molto interessante, che mostra l'opera della divina Provvidenza fra di voi. All'inizio del XIX secolo la fede cattolica è stata seminata qui fra molte difficoltà. I vostri antenati giunsero con speranza e preoccupazione in una terra che forse sembrava allora tutt'altro che promettente. Alcuni arrivarono come colonizzatori liberi; molti non erano liberi. E questa terra era molto lontana dal mondo che conoscevano. Dopo la prima colonizzazione, dovettero passare quasi vent'anni prima che al primo sacerdote, padre Philip Conolly, fosse permesso di entrare nella Terra di Van Dieman, come era in quei tempi conosciuta la vostra isola. Da poveri inizi quali ricchezze scaturirono! Genitori coraggiosi formarono ed educarono le loro famiglie nella conoscenza e nell'amore di Cristo. Nei seguenti 150 anni un grande numero di suore, insieme a sacerdoti e fratelli religiosi, suscitarono le speranze di questa giovane Chiesa e operarono qui con grande generosità. Voi ricordate con orgoglio e affetto il vescovo Robert William Willson, il vostro primo vescovo, che lavoro con successo per porre fine alla deportazione dei condannati, e che fondo la Chiesa locale su più solide basi. I vostri antenati nella fede lasciarono una grande testimonianza di servizio evangelico, esemplificata dal fatto che dalla Tasmania veniva padre Daniel Connel, il primo sacerdote di origine australiana; suor Teresa Robertson, la prima suora di origine australiana; e fra Patrick Kinnear, il primo frate di origine australiana.

La fede che si è sviluppata così bene sin dagli inizi continua a vivere oggi in tutti voi. E come successore di Pietro sono venuto per unirmi a voi nel rendere grazie per la vostra ricca eredità e incoraggiarvi a trasmettere questo prezioso tesoro alle generazioni future.


3. Quando Gesù Cristo chiamo i suoi discepoli "il sale della terra" e "la luce del mondo", egli indicava anche le loro speciali responsabilità. Dopo tutto, cosa significa essere "sale" e "luce"? Il sale è un conservante che si unisce al cibo per evitarne il deterioramento. Essere come il sale, quindi, significa che una persona ha uno speciale tipo di presenza, un modo di essere con gli altri che li consolida nella fede e li aiuta ad affrontare tentazioni e ad evitare il peccato, a perseverare nella preghiera e nel servizio di amore a Dio e al prossimo. Il sale inoltre dà sapore. Senza di esso, il cibo è insipido e insapore. Di conseguenza, i discepoli di Cristo danno sapore alla vita; portano uno spirito di gioia, entusiasmo e speranza; portano lo Spirito di Cristo. Tutti noi apprezziamo il valore della luce che ci guida nel buio e ci rende capaci di vedere il mondo creato. Quando Gesù disse ai suoi discepoli che erano la luce del mondo, egli diceva loro che dovevano essere un suo riflesso e che dovevano portare avanti la sua stessa missione di salvezza. Perché egli dice in un altro passo: "Finché sono nel mondo, io sono la luce del mondo" (Jn 9,5).

Notiamo inoltre che Gesù non dice semplicemente: "Voi siete la luce della vostra casa" o "Voi siete la luce della vostra comunità cristiana locale".

Egli indirizza i suoi discepoli verso la più vasta società, oltre i confini del familiare e del conosciuto, oltre i confini della Chiesa. Egli afferma che essi sono "la luce del mondo".


4. La prima lettura della Messa odierna mostra che i discepoli di Gesù diventano "il sale della terra" e "la luce del mondo" quando chiedono umilmente a Dio "lo spirito della Sapienza" (Sg 7,7). Solo nello "spirito della Sapienza" noi possiamo intraprendere i compiti che Cristo affido ai suoi primi discepoli, le responsabilità che la Chiesa ci ha ribadito così chiaramente nel Concilio Vaticano II. Il Concilio infatti ha dedicato un intero documento al ruolo della Chiesa nel mondo moderno. Per esempio, ha detto: "La Chiesa, che è insieme "società visibile e comunità spirituale", cammina insieme con l'umanità tutta e sperimenta assieme al mondo la medesima sorte terrena, ed è come il fermento e quasi l'anima della società umana, destinata a rinnovarsi in Cristo e a trasformarsi in famiglia di Dio... Perseguendo il suo proprio fine di salvezza, non solo comunica all'uomo la vita divina, ma anche diffonde la sua luce con ripercussione, in qualche modo, su tutto il mondo, soprattutto per il fatto che risana ed eleva la dignità della persona umana, consolida la compagine dell'umana società, e immette nel lavoro quotidiano degli uomini un più profondo senso e significato" (GS 40).


5. La Chiesa non ha paura di vivere nel mondo, anche se in esso riscontra una diffusa condizione di frattura e di peccato. Quando, alla luce di Cristo, vede la violenza e l'oppressione, quando si trova davanti a ingiustizie di ogni tipo, non si ritira in se stessa cercando di nascondersi dietro la sicurezza delle mura di una chiesa; non abbandona la sua missione di evangelizzazione e di servizio. La Chiesa si prodiga con compassione per i senza-tetto e i rifugiati; ascolta il grido dei poveri e degli oppressi. La Chiesa sa bene di essere una comunità pellegrina di fede chiamata a servire la famiglia umana con apertura evangelica e amore autentico. Alcune persone affermano erroneamente che, poiché i cristiani aspirano a una città celeste, non hanno un vero interesse per le necessità terrene del prossimo. Ciò non è affatto vero. Perché seguire Cristo significa essere anche più strettamente obbligati ad essere cittadini responsabili e membri attivi all'interno della comunità umana. Non ci può essere contraddizione tra la nostra preghiera e devozione personale da una parte e le nostre responsabilità sociali dall'altra. Perché il Cristo che noi cerchiamo nella preghiera è lo stesso Cristo che vive nel più piccolo dei nostri fratelli e sorelle.


6. La Chiesa riconosce con gratitudine l'aiuto che essa riceve dal mondo. Il progresso scientifico e tecnologico ha aperto nuove e vaste possibilità di aiuto per i poveri e i bisognosi, e di fare del bene all'intera famiglia umana. Noi siamo grati soprattutto ai progressi nel campo della medicina che hanno portato alla radicale sconfitta di alcune malattie e recato sollievo e conforto a innumerevoli persone. I perfezionamenti dei mezzi di comunicazione hanno offerto alla Chiesa modi più efficaci per proclamare il Vangelo e per realizzare la sua missione di catechesi. Le realizzazioni di artisti, poeti studiosi sono vivamente apprezzate dalla Chiesa, perché quando rispettano le dimensioni morali e spirituali della persona umana, sono in armonia con i suoi sforzi di favorire la verità e la bellezza e di creare un mondo migliore. In tanti modi la Chiesa è stata arricchita dal progresso dell'umanità.


7. Un problema di grande importanza oggi è la relazione tra Vangelo e cultura. Ciò è particolarmente vero qui in Australia dove voi avete una ricca varietà di culture: quella aborigena e quelle introdotte dagli europei, le culture asiatiche portate dai recenti immigrati e quelle delle regioni del Pacifico. Tutto ciò che c'è di veramente buono in una particolare cultura è difeso e consolidato dal Vangelo. Ma gli elementi imperfetti devono essere purificati e perfezionati, in modo che possa emergere una cultura più autentica. Certamente questo processo di trasformazione culturale non avviene a un semplice livello teorico. Richiede piuttosto sforzi seri e scrupolosi da parte dei cristiani nella vita quotidiana di una particolare società. Con l'aiuto dello Spirito Santo, i seguaci di Cristo cercano di identificare, affermare e favorire valori che hanno una vera importanza culturale.

Allo stesso tempo, quanto è importante che essi abbiano il coraggio di opporsi a tutto ciò che è contrario al Vangelo e a tutto ciò che viola la dignità della persona umana! Il servizio alla società e alla cultura è un servizio che protegge e nobilita la persona umana. I cristiani, dunque, non possono restare in silenzio di fronte agli indicibili crimini che vengono perpetrati contro la vita umana. E neanche possono ignorare la violazione dei diritti umani, il crescente abuso di droga e alcool, lo sgretolamento della vita familiare, l'indifferenza nei confronti dei poveri.

Questi e altri mali sociali non solo sono contrari alla legge scritta nel cuore umano; sono anche contrari al comandamento dell'amore dato da Cristo. Essi devono essere affrontati con coraggio profetico e con una solidarietà cristiana che abbraccia il mondo intero. Il Vangelo esigerà sempre l'azione a favore della giustizia e nell'interesse di ogni singola persona, che sono richieste dall'amore cristiano.


8. Poiché riflettiamo sul ruolo della Chiesa nel nostro mondo che cambia, ascoltiamo ancora una volta ciò che san Paolo ci dice nella sua Lettera agli Efesini: "Pertanto io, che sono prigioniero per il Signore, vi scongiuro a tenere una condotta degna della vocazione a cui siete chiamati, con ogni umiltà, dolcezza e pazienza, sopportando gli uni gli altri con amore" (Ep 4,1-2). Queste parole sono molto importanti per capire il rapporto fra Chiesa e mondo moderno. Per adempiere al suo ruolo nel mondo, la Chiesa deve avere quella maturità interiore di cui parla l'Apostolo e che si riflette nell'"umiltà, dolcezza e pazienza". Ancora più importante è il passo che segue: "Fate il possibile per conservare l'unità di Spirito nel vincolo della Pace" (Ep 4,3).

Questa unità di spirito è un'unità che coinvolge tutti: apostoli, profeti, evangelisti, pastori, insegnanti, famiglie, ognuno nella Chiesa. Significa unità all'interno di ogni singola parrocchia e tra comunità parrocchiali locali, unità tra il pastore e il suo gregge e unità con la Chiesa in tutto il mondo, "un'unità nell'opera del ministero, per l'edificazione del corpo di Cristo" (Ep 4,12). Operare per l'unità è particolarmente impegnativo in un Paese come l'Australia dove avete tradizioni culturali così varie, con tante attitudini e usanze diverse da tenere in considerazione. L'unità è qualcosa che deve essere continuamente costruita attraverso il potere dello Spirito Santo. E solo quando saremo veramente uniti nella mente e nel cuore potremo essere "pienamente maturi nella misura che conviene alla piena maturità di Cristo" (Ep 4,13).


9. Tutti infatti, uomini e donne, sono chiamati a compiere la propria opera "nell'edificazione del corpo di Cristo" (Ep 4,12). In questo lavoro di costruzione della Chiesa, noi dimostriamo - e davvero dobbiamo dimostrare - che siamo veramente "il sale della terra", che siamo "la luce del mondo". Il mondo ha un grande bisogno di questo "sale" e di questa "luce" secondo il disegno eterno di Dio. Questo disegno eterno ci conduce verso "l'uomo spirituale", la persona umana al livello della maturità di Cristo. Questo piano è la misura della grandezza per l'intero creato, per ogni persona e per tutta l'umanità, in accordo con "la piena maturità Cristo". Camminiamo, dunque, verso questa pienezza di Dio - la pienezza di Dio in Gesù Cristo nostro Signore! Amen.

Data: 1986-11-27 Giovedi 27 Novembre 1986




La celebrazione ecumenica al "Cricket Ground" di Melbourne - Australia

Conversione personale della mente e del cuore



1. "Pace a voi tutti che siete in Cristo" (1P 5,14). E' per me una gioia trovarmi con voi, fratelli e sorelle della Chiesa Cattolica e di altre Chiese e Comunità Ecclesiali, per pregare insieme e per riflettere sui doni di Dio dell'unità e della pace. Ringrazio tutti voi che siete venuti qui oggi a rendere lode a Dio per lo sviluppo del movimento ecumenico che si sta verificando tra i cristiani in Australia. E' questa anche una occasione per pregare con fervore affinché le divisioni ancora esistenti tra i cristiani possano essere superate, di modo che possiamo diventare testimoni più efficaci del Vangelo di nostro Signore Gesù Cristo.


2. Quali cristiani crediamo nella natura trascendente della pace e della riconciliazione, del fatto che sono progetto e dono di Dio. Il regno di Dio ebbe inizio nella persona di Gesù Cristo che "è la nostra pace... ed ha abbattuto il muro di separazione che era frammezzo, cioè l'inimicizia" (Ep 2,14). Con la sua Morte e Resurrezione egli ha portato la riconciliazione tra cielo e terra (cfr Col 1,20), vincendo la confusione dell'umanità provocata dal peccato, e ristabilendo l'immagine di Dio nell'uomo. Per questo san Paolo può dire con convinzione: "Un solo corpo, un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione; un solo Signore. una sola fede, un solo battesimo. Un solo Dio Padre di tutti, che è al disopra di tutti, agisce per mezzo di tutti ed è presente in tutti" (Ep 4,4-6).


3. La Chiesa è chiamata ad essere strumento di salvezza nel mondo, segno e mezzo efficace di unità e di riconciliazione. Porta in sé quella forza di riconciliazione che è condizione della vita del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Questa è la fonte della sua unità, la potenza che le consente di promuovere la pace e la riconciliazione nel mondo. La Chiesa è quella parte della famiglia umana che, nel Battesimo, accetta di vivere in un modo nuovo, perché salvata dalla divisione e dal peccato.

E' la moltitudine riunita e unificata in e attraverso la unicità di Dio. I suoi membri, pur conservando la loro legittima varietà, sono condotti ad una comunione unica nella Santissima Trinità. così san Paolo esorta le diverse persone che sono membri della Chiesa a sopportarsi reciprocamente nell'amore, "cercando di mantenere l'unità dello Spirito per mezzo del vincolo della pace" (Ep 4,3). Lega la sopportazione all'amore. la speranza di unità alla pace. Questo è un modello dell'impegno della Chiesa per la salvezza del mondo, per la sua pace e riconciliazione; l'unità stessa della Chiesa è speranza per il mondo.


4. Ecco perché il fatto di riunirci qui oggi è segno di una rinnovata speranza per il mondo intero. La nostra volontà di superare le divisioni che tengono ancora i cristiani separati gli uni dagli altri è conseguenza della volontà di Cristo che vi sia pace nella famiglia umana e salvezza per tutti. In Gesù Cristo unità, riconciliazione e pace sono rese possibili: anzi, non solo sono possibili, ma sono anche nostro compito. E' essenziale che coloro che seguono Cristo vivano uniti nella fede e nell'amore, e si trattino gli uni gli altri come fratelli e sorelle. Per questo motivo il primo passo fondamentale sulla via dell'ecumenismo è la conversione personale della mente e del cuore. Come diceva il Concilio Vaticano II: "Ecumenismo vero non c'è senza interiore conversione: poiché il desiderio dall'unità nasce e matura dal rinnovamento della mente, dall'abnegazione di se stesso e dalla liberissima effusione della carità" (UR 7).


5. Fratelli e sorelle carissimi: vorrei incoraggiarvi tutti ad affrontare l'impegno ecumenico in tutta la sua pienezza, ad essere più saldi nella fede e nella speranza, a pregare e lavorare instancabilmente per quella unità che è volontà di Dio ed è suo dono. Una alleanza sarebbe per l'impegno comune, per quanto degna di lode, sarebbe ancora lontana da quella comunione viva ed organica di credenti che è progetto e volontà di Dio. Il nostro obiettivo è una unità completa nella fede e nella carità. Una unità così completa è essenziale per la manifestazione della comunione ecclesiale. E' necessaria perché i cristiani possano dare una testimonianza comune e piena di Cristo attraverso la loro missione e il loro servizio al mondo. Comunione viva e organica significa unità nella vita sacramentale.

L'essenza interiore della Chiesa è compartecipazione nella vita di Dio Uno e Trino. Questa compartecipazione è espressa e intensificata negli atti sacramentali. Operando attraverso questi atti e con il potere dello Spirito Santo, Cristo tocca le menti e i cuori degli uomini e ci aiuta a rivere realmente in "un solo corpo e un solo Spirito" (Ep 4,4). E' anche una unità nella struttura visibile della Chiesa, che è espressione inevitabile della sua comunione interiore e che comprende il ministero continuato degli Apostoli, sotto la guida di Pietro, al servizio dell'unità.


6. Il mondo ha un bisogno disperato della piena comunione di una unica Chiesa, segno e strumento dell'opera di Dio Uno e Trino per unire la famiglia umana. E nonostante i gravi problemi che ancora ci dividono, il nostro attuale livello di unità in Cristo è già un segno che Gesù Cristo è presente tra di noi, che è lui la sorgente della nostra riconciliazione. La nostra preghiera comune esprime e manifesta la pace che regna nei nostri cuori, quel dono "di Dio, che attraverso Cristo ci ha riconciliati con sé e ci ha affidato il ministero della riconciliazione" (2Co 5,18). Da qui l'importanza del nuovo atteggiamento di dialogo con cui siamo capaci di riunirci.

Le numerose iniziative ecumeniche esistenti qui in Australia e in altre parti del mondo, come la discussione teologica, la preghiera in comune, la collaborazione in molti campi - tutte parlano della visione cristiana della riconciliazione, che dobbiamo proclamare al mondo e manifestare con il nostro modo di vivere. Parlano del nostro desiderio di abbandonarci allo Spirito Santo.


7. Vorrei rivolgere ora una parola particolare ai vescovi della Chiesa Cattolica d'Australia e ai capi delle altre Chiese e comunità cristiane. Dopo la giornata di preghiera per la pace ad Assisi del 27 ottobre scorso, nel corso di uno scambio di opinioni tra leaders cristiani, le Comunioni Cristiane Mondiali e il Consigllo Mondiale delle Chiese hanno fatto presente alla Santa Sede quanto sarebbe importante portare un po' di quello slancio e di quello spirito che animarono la giornata di Assisi ai cristiani a livello locale. Hanno parlato del valore della preghiera come mezzo fondamentale per garantire la pace e assicurare quel rinnovamento delle persone e della società che la pace richiede. Hanno affermato l'importanza che i cristiani lavorino insieme con iniziative di pace a livello locale e regionale, dovunque sia possibile e opportuno. Questa può essere una testimonianza della speranza data da Cristo, in un tempo come quello attuale in cui le persone affrontano tensioni mondiali. L'evento di Assisi era legato ad un movimento di preghiera per la pace a livello mondiale tra i cristiani, preghiera intesa anche ad aiutare le persona a trovare i mezzi adeguati per operare per la pace. Vi incoraggio a promuovere questa preghiera per la pace qui in Australia. Sarà una risposta ad una grande sfida della nostra epoca; sarà un altro passo in quello sforzo comune dei cristiani di essere al servizio dell'umanità, di essere un segno di speranza.


8. Soprattutto vi incito a fare dell'ecumenismo spirituale il centro di tutte le vostre iniziative ecumeniche. Infatti, come dice il Concilio Vaticano II, "Si ricordino tutti i fedeli che tanto meglio promuoveranno, anzi vivranno in pratica l'unione dei cristiani, quanto più si studieranno di condurre una vita più conforme al Vangelo. Pertanto con quanta più stretta comunione saranno uniti col Padre, col Verbo e con lo Spirito Santo, con tanta più intima e facile azione potranno accrescere la mutua fraternità. Questa conversione del cuore e questa santità della vita, insieme con le preghiere private e pubbliche per l'unità dei cristiani, si devono ritenere come l'anima di tutto il Movimento ecumenico e si possono giustamente chiamare ecumenismo spirituale" (UR 7-8).

Voglio ringraziare tutti voi che siete venuti qui oggi a pregare con me, ad ascoltare la parola di Dio ed a riflettere sul suo significato per i nostri tempi. Mentre vi sforzate di camminare insieme sulle vie della riconciliazione e dell'unità, prego affinché possiate "avere gli stessi sentimenti, vivere in pace, e il Dio dell'amore e della pace sarà con voi" (2Co 13,11).

Data: 1986-11-27 Giovedi 27 Novembre 1986





GPII 1986 Insegnamenti - Ai disoccupati - Hobart (Australia)