GPII 1987 Insegnamenti - Alla plenaria della Pontificia Commissione per le Comunicazioni Sociali - Sala dei Papi (Roma)

Alla plenaria della Pontificia Commissione per le Comunicazioni Sociali - Sala dei Papi (Roma)

Titolo: Aiutare le famiglie all'uso fruttuoso dei mezzi della comunicazione sociale

Testo:

Amati Cardinali, Venerabili fratelli, Fratelli e sorelle in Cristo.


1. E' un piacere salutarvi nel momento in cui concludete l'annuale incontro plenario della Pontificia Commissione per le Comunicazioni Sociali.

Il vostro lavoro è immensamente importante per la Chiesa e per il mondo.

Nostro Signore chiede ai suoi discepoli di insegnare a tutte le nazioni, oggi i media sono in grado di raggiungere tutte le nazioni così che una parola pronunciata una volta può essere una parola che raggiunge e istruisce tutto il mondo. La parola pronunciata una volta e che raggiunge l'intera famiglia umana è Gesù Cristo, la Parola fatta carne. La sua verità è la buona novella di cui il mondo ha bisogno. Il suo amore è la sorgente di acqua viva che il mondo implora.


2. La parola di Dio è in grado di raggiungere un mondo che attende quando la celebrazione della Messa è trasmessa a molte nazioni. La liturgia della Parola introduce o rende noto più profondamente il messaggio di salvezza di Cristo; la liturgia dell'Eucaristia proclama veramente il mistero della nostra fede; Gesù Cristo morto e risorto che continua ad offrire se stesso a coloro che credono, come nutrimento spirituale, nel nostro pellegrinaggio verso l'eterna unione con lui.

Non posso sottolineare abbastanza l'importanza della trasmissione internazionale della liturgia di Natale e Pasqua preparate dalla commissione.

Queste trasmissioni danno la possibilità a milioni di fedeli di pregare in unione con il Papa e con tutti i cattolici sparsi nel mondo, e permettono ad altrettanti milioni di persone di sperimentare ciò che noi crediamo e di pregare con noi. Le trasmissioni televisive e della radio portano tutti i popoli del mondo a seguire con la preghiera, il Venerdi Santo, la via della croce. Inoltre, lo scorso ottobre, molti capi religiosi vennero insieme ad Assisi a pregare per la pace.

La radio e la televisione permisero a molti altri di unirsi a quella preghiera, i rapporti della stampa e dei nuovi media permisero ad altri di rinnovare questa preghiera e di ricercare quella conversione del cuore senza la quale la vera pace è impossibile.

Il prossimo giugno, alla vigilia di Pentecoste, il giorno in cui la Madre di Dio raggiunge i discepoli di suo Figlio per aspettare la venuta dello Spirito Santo, la televisione e la radio non solo faranno tutto il possibile per unire milioni di persone alla preghiera del Papa a Roma, ma trasmetteranno anche le loro preghiere e risposte così che faremo esperienza di una comunità mondiale di preghiera a Gesù attraverso sua madre Maria.

Come alla prima Pentecoste, quando ognuno sentiva il messaggio predicato dagli apostoli nella propria lingua, così in questa Pentecoste molti sentiranno il messaggio di Cristo nella loro lingua e noi sentiremo la loro preghiera da tutto il mondo in una sinfonia di lode a Dio: creatore, salvatore e santificatore.


3. I mezzi di comunicazione che rendono possibili tali esperienze sono, la "mirifica", la "cosa magnifica" di cui parlava il Concilio Vaticano II nella sua dichiarazione "Inter Mirifica".

So che la vostra commissione sta considerando dei modi per riconoscere gli sforzi di coloro che utilizzano questi strumenti di comunicazione con il miglior vantaggio possibile. So anche che state preparando un documento di guida e di supporto per le famiglie, per dar loro la possibilità di fare un buon uso dei media, per astenersi dall'usarli come immagini e messaggi che distruggono il tessuto morale della famiglia e della società.

Tutte queste iniziative sono necessarie e significative perché i media possano servire ad "insegnare a tutte le nazioni" il buon annuncio della dignità e del destino di coloro che sono veramente figli di Dio ed eredi del cielo.

Possa il Signore, attraverso l'intercessione di sua Madre continuare a guidare il vostro lavoro. Imparto di cuore a voi, ai vostri cari e ai vostri collaboratori in questo importantissimo lavoro di comunicazione la mia apostolica benedizione.

1987-03-20 Data estesa: Venerdi 20 Marzo 1987




A personalità austriache - Sala del Trono (Roma)

Titolo: La musica sacra a gloria di Dio ed edificazione dei fedeli

Testo:

Gentili Signore e Signori.

Con particolare gioia vi do il benvenuto quali rappresentanti delle regioni austriache a questa udienza in Vaticano e vi saluto calorosamente. La vostra presenza mi fa ricordare ancora di più la mia memorabile visita pastorale nel settembre del 1983 alla vostra terra in occasione della giornata austriaca dei cattolici.

Il motivo della vostra visita di oggi a Roma è l'inaugurazione di alcune sale nell'Istituto Papale per la Musica Sacra, messe a disposizione gentilmente dalle nove regioni austriache e dalla Repubblica Austriaca stessa. E' un gesto magnanimo di grande aiuto del quale io ringrazio sinceramente voi e le vostre rispettive regioni.

Il fatto che queste sale vengono chiamate secondo nomi di compositori e musicisti austriaci, vuole certamente sottolineare la grossa importanza che ha l'Austria nella cultura musicale mondiale e in particolare nella musica sacra che le ha portato un prestigio che va al di là dei confini. Se lo scopo della musica sacra, come ha nuovamente sottolineato il Concilio Vaticano II, è di contribuire alla lode di Dio e alla formazione spirituale dei credenti, allora i compositori e i musicisti austriaci hanno dato per questo un notevole contributo attraverso opere di profonda religiosità e di alto valore artistico. Mi riferisco ad esempio all'Oratorio della Passione delle sette ultime parole del Redentore di Joseph Haydh, all'Ave-Verum di Wolfgang Amadeus Mozart, alla Messa Tedesca di Franz Schubert o al Te-Deum di Anton Bruckner.

Questi ed altri compositori austriaci espressero attraverso l'arte la fede, le loro composizioni divennero una lode a Dio. Tra gli importanti compiti della musica sacra sono gli studi e i lavori scientifici e pratici dell'Istituto Papale per la Musica Sacra fondata dal mio predecessore Papa Pio X, che ora ha la sua nuova sede nella Abbazia di S. Girolamo. Vi ringrazio ancora una volta di tutto cuore di partecipare così generosamente alla continuazione della costruzione di questo importante edificio della cultura e di sostenerla con la vostra nobile iniziativa.

Vi auguro un soggiorno a Roma piacevole ma anche ricco spiritualmente, che vi rafforzi personalmente nella vostra azione carica di responsabilità e vi doni nuova forza e fiducia. Con questo augurio imparto di cuore a voi, alle vostre famiglie così come a tutti coloro che hanno contribuito a questa iniziativa, la mia particolare benedizione apostolica.

1987-03-21 Data estesa: Sabato 21 Marzo 1987




Al pellegrinaggio dell'OFTAL - Aula Paolo VI (Roma)

Titolo: Il "dolore salvifico" illumina il dramma della storia umana

Testo:

Carissimi! 1. Con profonda intensità di sentimenti vi accolgo in questa udienza, e porgo il mio affettuoso saluto a voi, malati e sofferenti, ai Vescovi e ai dirigenti dell'OFTAL che hanno organizzato l'incontro, ai medici, alle dame, ai barellieri che vi accompagnano.

La commozione è il primo sentimento che sorge spontaneo, perché incontrare coloro che soffrono è sempre un momento che colpisce; turba, rende consci della propria impotenza nel ridare, come pur si vorrebbe, salute e prosperità! Ma a questo si aggiunge il sentimento della riconoscenza, perché voi accettate con fede e con amore, con rassegnazione e con coraggio, la vostra condizione di malattia, pur lottando contro il male con l'aiuto dei medici e della scienza e pur invocando la guarigione, ma sempre fiduciosi nella bontà del Signore che non abbandona, gli offrite le vostre sofferenze per la Chiesa, per il Papa, e ora in modo particolare per il buon esito dell'Anno Mariano e per il prossimo Sinodo dei Vescovi.

Vi ringrazio perciò non solo per la vostra visita, indice della vostra fede cristiana e del vostro affetto per me, ma proprio per questa vostra spiritualità, che trasforma la vostra vita in mistica unione con Dio e in autentico ed efficace apostolato. Siate certi che sempre vi accompagno con la mia preghiera, nonché nel ricordo della santa Messa.


2. In realtà dando uno sguardo panoramico alla società attuale ed alla vita della Chiesa, si vede facilmente quanto grandi siano i bisogni spirituali degli uomini d'oggi, e si sente sempre più la necessità di confidare nella potenza e nella misericordia di Dio. Si sente il bisogno di pregare e di soffrire, con fede e con amore, affinché il Signore, che è Padre e Provvidenza, illumini l'umanità e la guidi verso quella verità e quella salvezza eterna, per cui unicamente siamo stati creati.

Voi, che soffrite, e voi pure, che siete così vicini al dolore, potete maggiormente comprendere come, in realtà tutta la storia umana faccia perno sul Calvario, dove muore crocifisso Gesù Cristo, il Figlio di Dio, per la redenzione del mondo.

Tutta la scienza umana, con le sue scoperte e la sua tecnica, e tutta l'intelligenza, con le sue capacità organizzative e le sue risorse inventive, fanno certamente progredire la società, ma non eliminano mai il Calvario, perché il pellegrinaggio terreno dell'uomo è una ricerca dell'Assoluto, in un perenne anelito di ciò che lo trascende.

E' perciò necessario pregare affinché la luce divina si irradi sulle intelligenze e scuota gli animi, per elevarli alla prospettiva delle verità eterne e delle ricchezze della grazia. Il messaggio di Lourdes, che voi raggiungete sovente con i vostri pellegrinaggi mariani, è proprio il messaggio del "dolore salvifico", come ho cercato di esporre nella mia enciclica "Salvifici Doloris". Lo comprese perfettamente la veggente Bernadette, e da allora l'hanno compreso folle incalcolabili di sofferenti, che si sono recati alla Grotta di Massabielle per ottenere luce, conforto, sostegno, serenità nel dolore, accanto a Maria, con Cristo crocifisso.

Meditando sul dramma della storia umana e sul mistero della croce, si comprendde che il Calvario è insopprimibile nel disegno della creazione e della redenzione: Dio vuole il nostro amore, e la dimostrazione dell'amore sta nella fede; ma non si dà amore senza dolore! Guardate perciò a Cristo crocifisso, insieme com Maria santissima, per sentire nei vostri cuori l'importanza e la grandezza della vostra sofferenza! E così pure tutti coloro che negli ospedali, nelle cliniche, nei gerontocomi, sono vicini ai malati ed agli anziani, usino sempre bontà, pazienza, comprensione, generosità, sollecitudine verso i fratelli sofferenti, perché un misterioso e sublime disegno divino si sta compiendo nella storia, e tutti ne siamo protagonisti e responsabili.


3. Carissimi! Siamo nel mese di marzo, consacrato a san Giuseppe, il custode di Gesù e di Maria, il patrono della Chiesa universale, il protettore della nostra buona morte; colui che il Vangelo definisce "uomo giusto" (Mt 1,19). Egli, di fronte agli avvenimenti straordinari che succedevano in Maria, sua sposa, e poi nella vita di Gesù, si mantenne sempre in umile silenzio e in attesa fiduciosa: il silenzio di fronte al mistero! San Giuseppe ispiri anche voi a rimanere sempre in un abbandono umile, devoto, confidente davanti alla realtà della sofferenza e al mistero della croce! Pregatelo sempre con grande fervore, insieme a Maria santissima, la Vergine di Lourdes! Imitate i suoi esempi! E vi sia di aiuto e conforto anche la mia benedizione, che ora di gran cuore vi imparto.

1987-03-21 Data estesa: Sabato 21 Marzo 1987




Alla parrocchia di san Giuseppe da Copertino - Roma

Titolo: Parrocchia di san Giuseppe da Copertino

Testo:

Il saluto a tutti gli abitanti, anche a chi non si sente parrocchiano Saluto cordialmente tutti i parrocchiani di questa comunità di san Giuseppe da Copertino. San Giuseppe da Copertino portava il nome di quel san Giuseppe che era padre, soprattutto protettore di Gesù Cristo. Allora nel nome di questo primo san Giuseppe di cui abbiamo celebrato la festa da poco e nel nome di san Giuseppe da Copertino saluto tutti i parrocchiani.

Il parroco ha detto che è contento della mia presenza, ma io sono contento della vostra presenza. E' questa presenza che ci fa Chiesa.

Un'istituzione astratta, senza persone, senza la presenza di persone vive non sarebbe Chiesa. La Chiesa, la parrocchia, è sempre costituita dalla presenza di persone vive, soprattutto dalla presenza di Gesù Cristo tra noi. Certamente c'è una presenza magnifica, maestosa di Dio in tutto l'universo. La contempliamo durante l'estate, durante la primavera, durante l'inverno, nelle forze della natura. Ma c'è una presenza specifica, salvifica di Gesù Cristo tra noi e questa sua presenza attira le nostre presenze.

Noi siamo presenti intorno a lui e lui è presente tra noi. Questa è la festa, la realtà che oggi celebriamo, che sono venuto a celebrare con voi, con la vostra comunità. La povera e umile presenza del vostro Vescovo sia soprattutto portatrice della consapevolezza della presenza di Cristo che è con noi, è il nostro Emmanuele, Dio con noi. Questa sua presenza con noi fa la Chiesa, la Chiesa universale. Tra poco dovro andare in America Latina, ai confini dell'America del Sud: in Argentina e in Cile. Li ci sono cristiani come noi, grazie a Dio. La presenza di Gesù fa questa Chiesa - molto lontana geograficamente, ma molto vicina spiritualmente - ed anche la nostra presenza qui a Roma, da cui tanti aspettano, guardando forse anche alla vostra parrocchia e domandandosi come questa parrocchia di san Giuseppe da Copertino si comporta, come i suoi fedeli si comportano da cristiani, come si riunisce intorno a Cristo, come fa Cristo presente, come vive la sua presenza.

Allora, carissimi fratelli e sorelle, vi auguro di vivere intensamente questa presenza di Gesù, specialmente nel periodo della Quaresima. E' un periodo in cui tutta la Chiesa, anche la sua liturgia, vive la presenza di Gesù con grande intensità perché la presenza quaresimale è la presenza pasquale, quella in cui noi tutti siamo costituiti, liberati dal peccato, redenti nella passione e nella risurrezione di Cristo.

Saluto tutti i presenti, tutti coloro che ho incontrato lungo la strada, tutti coloro presenti qui attorno all'altare preparato per la celebrazione eucaristica. Saluto tutti i parrocchiani senza eccezione, anche coloro che forse non si sentono parrocchiani, che non sentono la presenza di Gesù tra loro. Ma Gesù è presente dappertutto. Non c'è luogo che potrebbe sfuggire alla sua presenza, perché lui è redentore del mondo. Tutti noi siamo presenti, tutta l'umanità, Gesù ha sofferto la croce per tutti noi. Allora vi invito a vivere universalmente questo mistero pasquale, questa Settimana Santa che si avvicina, questa Pasqua che si avvicina, perché Gesù è universale. E' in Cile, è in Argentina, dappertutto, dove devo andare e dove non posso andare. E' qui e dappertutto. E' Emmanuele, Dio con noi. Vi invito a vivere più intensamente la presenza di Dio, di Cristo, Emmanuele, tramite l'umile e povera visita del vostro Vescovo.

Ai bambini che si preparano alla prima comunione e alla cresima Noi ci avviciniamo a celebrare una festa che corrisponde spiritualmente e misticamente alla primavera: la Pasqua. Il periodo che ci porta alla Pasqua, passo dopo passo, si chiama Quaresima. Oggi è la terza domenica di quaresima e tutti noi la celebriamo in questa parrocchia di san Giuseppe da Copertino.

Dobbiamo prepararci alla festività pasquale. La Pasqua ci parla della rinascita spirituale: Cristo è morto per mostrare a noi tutti, a tutte le generazioni dell'umanità, che la morte non è il destino ultimo dell'uomo. L'uomo è amato da Dio, e lui è il Signore della vita. L'uomo è destinato alla vita. Cristo è risorto dalla morte, dal suo sepolcro.

Questo ci dice la Pasqua. La rinascita definitiva, escatologica, verso la quale noi tutti siamo indirizzati, tramite la grazia del Signore, deve compiersi in ciascuno di noi attraverso i passi della Quaresima, della conversione, della vittoria sul peccato; i passi della vittoria spirituale in cui l'uomo passa dalla morte dello spirito, dal peccato, alla vita della grazia. Questo è il vero significato della Quaresima.

Voi tutti fate la catechesi: è una preparazione che si radica nei più antichi periodi della vita della Chiesa. I nostri padri nella fede, quelli della prima comunità cristiana e poi tutti gli altri, facevano la catechesi per prepararsi alla Pasqua, cioè alla rinascita: si preparavano al battesimo. Noi siamo già tutti battezzati, ma dobbiamo prepararci a vivere il nostro battesimo con la consapevolezza cristiana, con la grazia; dobbiamo prepararci a vivere con i sacramenti, con la comunione, naturalmente anche con la confessione, a vivere sempre più pienamente questa vita che ci è stata offerta da Dio in Gesù Cristo.

Vi invito tutti a vivere questa primavera della Chiesa, ad essere voi questa primavera della Chiesa. Spero che voi, che siete la parte più giovane di questa parrocchia, possiate, oggi e in futuro, essere anche la primavera della vostra comunità parrocchiale.

All'umanità in cammino Gesù porta lo Spirito di verità sorgente di vita eterna 1. "Da dove hai... quest'acqua viva?" (Jn 4,11). La Quaresima della Chiesa fa riferimento anche al cammino di quarant'anni di Israele verso la terra promessa dopo la liberazione dalla schiavitù d'Egitto. Questo fu il cammino attraverso il deserto. Quando venne a mancare l'acqua, i figli di Israele mormorarono contro Mosè: "Perché ci hai fatti uscire dall'Egitto per far morire di sete noi, i nostri figli e il nostro bestiame?" (Ex 17,3).

Leggiamo nel Libro dell'Esodo che allora, per ordine del Signore, Mosè fece uscire l'acqua dalla roccia, battendola con lo stesso bastone con cui, una volta, in Egitto aveva percosso il Nilo (cfr. Ex 17,5-6).

A motivo di tutto ciò quel luogo rimase nella memoria di Mosè come il luogo, in cui Israele aveva mancato di fedeltà al suo Dio. "Misero alla prova il Signore, dicendo: ''Il Signore è in mezzo a noi, si o no?''" (Ex 17,7). "Si chiamo quel luogo Massa e Meriba" (Ex 17,7).

Anche il salmo dell'odierna liturgia fa riferimento a questo avvenimento.


2. Il Vangelo secondo san Giovanni ci conduce in un altro luogo. Gesù "giunse... ad una città della Samaria chiamata Sicàr... qui c'era il pozzo di Giacobbe" (Jn 4,5-6).

Gesù ha sete, così come una volta ebbe sete Israele durante il cammino nel deserto, e si rivolge a una donna venuta da Samaria per attingere acqua. Dice ad essa: "Dammi da bere".

La Samaritana si stupisce che egli chieda a lei l'acqua, dato che "i Giudei... non mantengono buone relazioni con i Samaritani" (cfr. Jn 4,5-9).


3. Da quel momento, in un certo senso, si invertono i ruoli.

Gesù, che aveva chiesto l'acqua del pozzo di Giacobbe per togliersi la sete, incomincia a palare alla Samaritana, come colui che possiede l'acqua viva, capace di togliere la sete più profonda dell'uomo.

La Samaritana si meraviglia. Non capisce. Continua a pensare a quest'acqua, che è venuta ad attingere al pozzo. Questo pozzo risale ai tempi del patriarca Giacobbe, "ne bevve lui con i suoi figli e il suo gregge" (cfr. Jn 4,10-12). Ritorniamo quindi a tempi ancora più lontani di quelli di cui parla il Libro dell'Esodo. Durante tutte le generazioni l'acqua è servita a togliere la sete del corpo. Di quale acqua parla l'Interlocutore sconosciuto? Dell'acqua viva! Gesù dunque spiega alla Samaritana: "Chiunque beve di questa acqua (l'acqua di questo pozzo) avrà di nuovo sete; ma chi beve dell'acqua che io gli daro, non avrà mai più sete, anzi, l'acqua che io gli daro diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna" (Jn 4,13-14).


4. così ci troviamo in un punto fondamentale ed essenziale per il nostro pellegrinaggio sulla via della Quaresima. Infatti questo periodo deve indirizzarci in modo particolare verso la vita eterna. Questa è la definitiva terra promessa all'uomo da Dio.

perciò ascoltiamo con la massima attenzione le parole di Gesù sulla "sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna".

Sappiamo già che si tratta di una metafora, di un grande simbolo.

Sappiamo che l'acqua serve a togliere la sete fisica dell'uomo, particolarmente durante il caldo.

E l'acqua della vita eterna? Che cosa è quest'acqua? 5. Dall'ulteriore corso degli avvenimenti di cui parla l'odierno Vangelo ricaviamo la conclusione che quest'"acqua" significa la verità. In primo luogo la verità della coscienza. E nello stesso tempo la verità dell'essere in intimità con Dio.

Ecco, infatti, Gesù parlando con la Samaritana ridesta la sua coscienza.

Come è significativo questo scambio di parole: "Va' a chiamare tuo marito". "Non ho marito". "Hai detto bene ''non ho marito"; infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo ha detto il vero" (Jn 4,16-18).

Quindi - la verità della coscienza. La coscienza è nell'uomo la "sorgente dell'acqua", e indica la via verso la vita eterna. Indica infatti Dio, al cui sguardo sono palesi tutte le vicende dell'uomo, nascoste nella sua coscienza.


6. Egli è infatti il Dio che deve essere adorato "in spirito e verità". "Il Padre cerca tali adoratori. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità" (Jn 4,23-24).

Così, ecco - sulla via lungo la quale da molte generazioni, attraverso Giacobbe e Mosè, pellegrina il Popolo di Dio, ha messo piede il Messia.

La Samaritana replica: "So che deve venire il Messia (cioè il Cristo): quando egli verrà ci annunzierà ogni cosa". Le dice Gesù: "Sono io, che ti parlo" (Jn 4,25-26).

Sulla via lungo la quale attraverso i secoli pellegrina l'umanità, ha messo piede Cristo. Egli rivela nella sua persona la "sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna". Egli dà quest'acqua. Lui stesso è questa sorgente.

Poiché porta all'umanità lo Spirito di verità, che il Padre "manderà nel suo nome" (cfr. Jn 14,26). Lui stesso lo "dà" ai suoi apostoli nel giorno della risurrezione e poi nel giorno della Pentecoste.


7. Siamo una comunità della Chiesa che è a Roma. Oggi, in occasione della visita del suo Vescovo, questa comunità -così come tutta la Chiesa - si riunisce attorno a Cristo. Questo avviene nell'attuale fase del pellegrinaggio del Popolo di Dio.

La liturgia ricorda le fasi anteriori, in cui Dio dissetava Israele durante il suo cammino nel deserto. E questa e una figura e un pregustamento di quanto è contenuto nel colloquio di Gesù con la Samaritana.

Dio, che il Figlio ci ha fatto conoscere come Padre, vuole trovare in noi tali adoratori, che lo adorino in spirito e verità.

Lo siamo? Viviamo in conformità con la verità interiore delle nostre coscienze? Cooperiamo con il pensiero, il cuore e la volontà con lo Spirito di verità, che ci è stato dato come sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna? Viviamo e operiamo nella prospettiva della vita eterna, mostrataci da Cristo? 8. Quando rispondiamo affermativamente a tali domande diveniamo testimoni che l'esistenza redenta va verso la felicità piena, la quale sgorga dalla sorgente senza principio della vita, in un pellegrinaggio di carità e di obbedienza.

L'esistenza del Popolo di Dio è, in effetti, una risposta di amore, di carità, alla verità del Vangelo; ed è un cammino di obbedienza, seguendo Gesù sulla via della povertà e dell'offerta di sé, perché l'umanità intera sia salvata e tutto il mondo venga rinnovato.

Nella consapevole realtà di questo comune percorso, saluto il signor Cardinale Vicario e Monsignor Clemente Riva, Vescovo Ausiliare del Settore, nonché il parroco, padre Lorenzo Gottardello, OFM Conv. Mi è gradito rivolgere la mia parola anche ai vice parroci ed alle religiose dei due istituti, presenti nell'ambito del territorio di questa comunità ecclesiale di san Giuseppe da Copertino: le Figlie della Divina Provvidenza e le Suore Gerardine. Ringrazio ciascuno e ciascuna di voi per la condivisione delle gioie e delle fatiche, delle ansie e delle aspirazioni di quanti vi sono affidati.

Desidero salutare pure voi, laici impegnati nel consiglio pastorale e nei molteplici gruppi, nei quali partecipate in modo responsabile alla vita della parrocchia. Sono a conoscenza che molti fra voi si dedicano a varie forme di volontariato tra i malati, i disabili, gli anziani ed i poveri, oppure prestate la vostra collaborazione nella catechesi, svolta secondo le diverse età: dai piccoli agli adulti. Carissimi, perseverate nella disponibilità a contribuire all'edificazione della parrocchia come comunità di amore e di servizio: segno di Cristo nel quartiere.

So che in questa parrocchia abitano ben seicento famiglie di ufficiali, sottufficiali e soldati che lavorano nella vicina città militare. Le saluto molto cordialmente. In questo momento desidero anche ricordare la terribile uccisione del compianto Generale Licio Giorgieri. Preghiamo per il suo suffragio. Benedico i suoi familiari immersi nel dolore.


9. Siano, infine, le mie parole di saluto per tutti voi, fratelli e sorelle, qui convenuti per l'odierna celebrazione eucaristica. Mi è caro assicurare che prego il Signore per voi e per le vostre famiglie, perché siano comunità sempre aperte e scuole di autentica umanità. Raccomando all'Onnipotente le vostre intenzioni e, in particolare, le sofferenze, affinché cambi l'afflizione attuale nella gioia che nessuno può togliere.

Attingete dalla familiarità con Cristo la certezza che il Padre benedice i suoi figli, ai quali manda lo Spirito per guidarli al destino eterno, da sempre scelto per loro. Trattenete in voi la sua parola di verità, che libera da ogni menzogna e fa giungere alla sapienza del cuore.

Questo tempo quaresimale sia, poi, un'energica ripresa della conversione a Cristo, fondata sulla riflessione e la preghiera, per conoscere la volontà divina, sulle opere di penitenza e sui sacramenti, per purificarsi ed incorporarsi sempre più al Redentore. Uniti a lui, formerete un'ostia gradita da presentare al Padre quale offerta di lode, di intercessione e di riconciliazione, che unisce tutte le creature nell'inno in cui il Figlio manifesta la gloria del Padre.


10. Scrive san Paolo, e la Chiesa, nella terza domenica di Quaresima, indirizza le sue parole a noi tutti: "Dio dimostra il suo amore verso di noi perché, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi" (Rm 5,8).

Questa è la sorgente della nostra speranza.

L'Apostolo scrive: "La speranza... non delude, perché l'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato" (Rm 5,5).

Il nostro odierno incontro quaresimale vivifichi questa speranza.

Non permettiamo che nei nostri cuori venga meno la sorgente dell'acqua viva - la sorgente che zampilla per la vita eterna.

Non rattristiamo lo Spirito Santo (cfr. Ep 4,30).

Alle religiose Grazie a tutte le suore per la loro presenza, per la loro accoglienza.

In questo tempo quaresimale voi religiose, noi tutti, dobbiamo vivere più intensamente il mistero dell'obbedienza del Signore. Sappiamo bene che egli si è fatto obbediente fino alla morte. Dobbiamo vivere più intensamente quel mistero che è anche uno dei nostri voti, almeno dei vostri voti: la castità, la povertà, l'obbedienza, i voti con cui voi cercate di imitare Gesù, di portare davanti a tutto il popolo, a tutta la Chiesa la testimonianza di Gesù crocifisso e risorto.

Vi ringrazio per la vostra accoglienza, vi ringrazio per la vostra presenza per la vostra opera in questa parrocchia. Da parte mia salutate anche tutti gli anziani, i malati, tutti coloro a cui si indirizza il vostro ministero ed apostolato che proviene da quella obbedienza religiosa, dall'imitazione di nostro Signore. Quando vi sarà un po' difficile esercitare questa obbedienza pensate anche al Papa. Pregate per me.

Ai membri del consiglio pastorale e dei gruppi di apostolato In questa parrocchia si nota specialmente la presenza dei carismi francescani: è, infatti, una parrocchia guidata dai figli di san Francesco.

Vi ringrazio tutti per il vostro impegno, per la vostra partecipazione.

La vostra vocazione cristiana è tutta iscritta nel mistero della fede; dobbiamo leggere profondamente quel mistero: nel battesimo scopriamo la nostra vocazione cristiana, che è anche vocazione all'apostolato.

Saluto in voi l'apostolato dei laici di questa parrocchia. Apostolato vuol dire missione, vuol dire anche responsabilità, consapevolezza della responsabilità per opera di Cristo, responsabilità di se stessi, del proprio ambiente, della propria famiglia, del lavoro, della professione, ma anche di tutti gli altri, del mondo. I laici hanno una speciale responsabilità per la presenza di Dio nel mondo. Vi auguro di trovare anche la vostra autorealizzazione: perché questo è anche il mistero della natura umana. L'uomo realizza se stesso e realizza la grazia, vivendo la vocazione divina, vivendo il regno di Dio. Vi auguro tutto quello che appartiene alla nostra vocazione cristiana. Auguro ogni bene alle vostre famiglie, ai vostri figli e vi auguro anche di continuare la vostra collaborazione con questa parrocchia.

La risposta agli interrogativi posti dai giovani Tutte le vostre domande sono sulla pace. Voglio sorprendervi. Cristo ha detto: "Sono venuto sulla terra per portare la guerra". Perché Cristo certamente non ha portato su questa terra un pacifismo. Ha portato la pace: "Io vi do la pace", ripetiamo sempre nella celebrazione eucaristica - che è una guerra perché è una pace che si ottiene tramite la guerra con se stessi, con le proprie debolezze, con i propri vizi, con i propri peccati. Ecco questa pace costa: la pace è dono dello Spirito Santo, ma deve essere partecipata da parte nostra con uno sforzo, con l'ascesi, con uno sforzo spirituale.

Vedo in voi soprattutto i giovani che prendono sul serio il Vangelo e vogliono fare proprio lo sforzo necessario contro tutto ciò che non si deve tollerare in noi. La guerra è caratteristica del periodo quaresimale; per arrivare alla pace della Pasqua si deve fare questa guerra e la faremo. E' la guerra che crea la pace nei nostri cuori.

Non si può portare la pace agli altri se non c'è pace dentro di noi. Non può il Papa parlare ai politici, per esempio, se non con il programma, con lo spirito della pace che la Chiesa ha. La Chiesa di oggi ha questo programma, questa preoccupazione della pace, perché vede quali sono i mali della guerra, quali sono i pericoli, quali disastri, quali distruzioni può portare la guerra.

Diceva il vostro collega che parlare ai politici è un insuccesso. La Chiesa è consapevole che non è possibile riportare facili successi; ma nonostante tutto deve parlare di pace sempre e ovunque. Alla fine qualche cosa rimane. Per fare la pace si deve anche essere pronti a fare la "guerra" per la pace. Bisogna battersi per la pace con i politici naturalmente, ed anche con tutti gli altri.

La pace era il principale problema delle vostre domande e insieme c'era il riferimento alla figura di san Francesco, quest'uomo che noi celebriamo tanto come simbolo della pace. Siamo andati ad Assisi e tutti erano d'accordo, cristiani e non cristiani, che dovevamo incontrarci in quella città, perché Francesco era uomo di pace, certamente. Ma Francesco ha dovuto lottare, fare una grande guerra con se stesso ed anche con il suo ambiente: non era la sua una strada facile. La pace è un impegno importantissimo, ma anche un impegno difficile ed esigente.

Il secondo problema che il vostro collega ha proposto è quello di imparare a fare una scelta che sia valida per la nostra vita quotidiana. Ripeto gli stessi concetti: dobbiamo saper lottare con noi stessi per fare di noi stessi una personalità matura e disponibile a Cristo. Questo è stato l'impegno di Cristo verso gli apostoli: fare di loro uomini disponibili. Tutti dobbiamo diventare così. Essere cristiani vuol dire essere disponibili alla grazia di Dio, al messaggio evangelico, a questa grande missione che è la missione di Cristo. Tutti siamo il popolo messianico, tutti partecipiamo della missione del Messia. Questo ci insegna il Vaticano II.

Fra una settimana circa andro in America Latina per una visita pastorale in Cile ed Argentina; per ringraziare questi due popoli per la pace: perché si è potuta evitare la guerra, che minacciava già alla fine dell'anno 1979, con una mediazione intrapresa della Santa Sede. Vado là per ringraziare questi due popoli, anche i loro governanti, per la pace che si è potuta mantenere, che si è potuta salvare.

C'è ancora un compito speciale: devo celebrare a Buenos Aires, Domenica delle Palme, la Giornata della Gioventù, che di solito si celebra a Roma. Si prevede la presenza di molti giovani specialmente da tutta l'America Latina.

Alcuni dicono un milione. So che c'è anche una delegazione di giovani della diocesi di Roma, ma io chiedo la partecipazione della vostra preghiera. Bisogna unirsi. Penso che la parola che più corrisponde alla pace è la parola "solidarietà". Bisogna essere solidali, sentirci solidali. Insieme, l'uno con l'altro, l'uno per l'altro, così possiamo portare la pace nei diversi ambienti, cominciando dalla nostra famiglia, dalla scuola, dal lavoro, dalla parrocchia, dalla città, da un paese per arrivare fino alle relazioni internazionali.

Auguro a tutti voi di approfittare bene della vostra giovinezza, per farvi più maturi spiritualmente. Avete il privilegio di avere la fede, di trovarvi vicino a Cristo; approfittate di questo per realizzare una personalità più matura, più cristiani, più umana. Il mondo ha tanto bisogno di questa personalità, cominciando dai giovani. I giovani non mi deludono mai, perché i giovani portano veramente al mondo, dappertutto, una grande speranza. Per tutto questo ringrazio il Signore.

1987-03-22 Data estesa: Domenica 22 Marzo 1987





GPII 1987 Insegnamenti - Alla plenaria della Pontificia Commissione per le Comunicazioni Sociali - Sala dei Papi (Roma)