GPII 1987 Insegnamenti


GIOVANNI PAULO II


INSEGNAMENTI 1987







Omelia - Basilica di san Pietro (Roma)

Titolo: Dalla Pentecoste 1987 alla solennità dell'Assunta 1988 - Un Anno Mariano nel cammino verso il terzo millennio

Testo:

Siamo figli, non schiavi; siamo eredi per volontà di Dio. All'inizio dell'anno nuovo desideriamo riconfermare quest'eredità universale di tutti i figli e le figlie di questa terra, tutti sono chiamati alla libertà. Nel contesto dei tempi nei quali viviamo, la Chiesa ha confermato la verità sulla libertà cristiana come fondamento della giustizia e della pace.


1. "Quando venne la pienezza del tempo, Dio mando il suo Figlio..." (Ga 4,4).

Ti salutiamo pienezza del tempo, che l'eterno Figlio di Dio porto e realizzo nella storia della creazione, divenendo uomo. Ti salutiamo, pienezza del tempo, dalla quale emerge oggi, secondo la misura dell'umano trascorrere, l'anno nuovo. Ti salutiamo, anno del Signore 1987, alla soglia dei tuoi giorni, settimane e mesi. Ti saluta la Chiesa del Verbo incarnato in mezzo alla grande famiglia delle nazioni e dei popoli. Ti saluta la Chiesa, pronunziando su di te la benedizione del Dio dell'alleanza: "Ti benedica il Signore / e ti protegga. / Il Signore faccia brillare il suo volto su di te / e ti sia propizio. / Il Signore rivolga su di te il suo volto / e ti conceda pace" (Nb 6,24-26).


2. "Quando venne la pienezza del tempo, Dio mando il suo Figlio...".

Ti salutiamo, anno nuovo, nel cuore stesso del mistero dell'Incarnazione, in cui adoriamo il Figlio di Dio fattosi carne per noi.

Ti salutiamo, Figlio della stessa sostanza dell'eterno Padre, che sei venuto a noi nella pienezza del tempo, perché ricevessimo l'adozione a figli (Ga 4,5). Ti salutiamo nella tua umanità, Figlio di Dio, nato da donna, così come ciascuno di noi, figli umani, è nato da donna.

Ti salutiamo nell'umanità di ogni uomo in tutta la ricchezza e varietà delle tribù, nazioni e razze, lingue, culture e religioni.

In te, Figlio di Maria, in te Figlio dell'uomo, noi siamo figli di Dio.

Questo primo giorno dell'anno nuovo desideriamo celebrarlo, insieme con l'ottava di Natale, come solennità universale degli uomini nella pienezza della loro dignità umana. Desideriamo celebrare questo giorno, grazie alla tua opera, come "figli nel Figlio". Sei venuto "per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi" (Jn 11,52). Sei nostro fratello e nostra pace.


3. "Quando venne la pienezza del tempo, Dio mando nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbà, Padre!" (Ga 4,6).

Sei stato tu a gridare così. Tu, Figlio. Hai detto così nei momenti di fervore e nei momenti di spogliamento. E tu, Figlio della stessa sostanza del Padre, ci hai insegnato a dire così; ci hai incoraggiati a dire insieme con te: "Padre nostro". E anche se nella nostra umanità non ne troviamo la giustificazione, tu ci hai dato, nell'unità col Padre, il tuo Spirito "che è Signore e dà la vita" ("Dominum et Vivificantem"), affinché possiamo dire "Abbà, Padre" con tutta la verità interiore dei nostri cuori. Infatti lo Spirito del Figlio è stato mandato nei nostri cuori. Lo Spirito del Figlio ci ha plasmati di nuovo, dalla radice stessa della nostra umanità, della nostra natura umana, come "figli nel Figlio".


4. Siamo quindi figli, non schiavi. Siamo eredi per volontà di Dio. Oggi, all'inizio dell'anno nuovo desideriamo riconfermare quest'eredità universale di tutti i figli e le figlie di questa terra.

Tutti sono chiamati alla libertà. Nel contesto dei tempi nei quali viviamo, la Chiesa ha confermato, ancora una volta, la verità sulla "libertà cristiana e la liberazione", come fondamento della giustizia e della pace (cfr. Istruzione della Congregazione per la Dottrina della Fede "La coscienza della libertà", 22 marzo 1986). Lo Spirito del Figlio che il Padre manda incessantemente nei nostri cuori, grida costantemente: "Non sei più schiavo, ma figlio; e se figlio, sei anche erede per volontà di Dio" (Ga 4,7).


5. "Quando venne la pienezza del tempo, Dio mando il suo Figlio, nato da donna".

Durante tutta l'ottava di Natale, e particolarmente oggi, il cuore della Chiesa batte in modo singolare per lei, per la Madre del Figlio di Dio. Per la Madre di Dio. Oggi si celebra la sua solennità principale. Lei, la Donna, rende la prima testimonianza materna alla dignità umana del Figlio di Dio. Egli è nato da lei. Lei è la sua Madre. Oggi la vediamo a Betlemme, mentre accoglie i pastori.

Il giorno ottavo dopo la nascita, compiendosi il rito vetero-testamentario della circoncisione, ella dà il nome al Bambino. E questo è il nome: Gesù, un nome che parla della salvezza compiuta da Dio. Questa salvezza è portata dal Figlio suo. Gesù vuol dire "Salvatore". così è stato chiamato il Figlio di Maria nel momento dell'annunciazione, nel giorno in cui è stato concepito nel suo seno. E così viene ora chiamato da lei dinanzi agli uomini.

La dignità umana del Figlio di Dio si esprime in questo nome. Come uomo lui è Salvatore del mondo. La Madre sua è Madre del Salvatore.


6. "Ti saluto, o piena di grazia il Signore è con te..." (Lc 1,28).

Sei beata tu che hai creduto... (cfr. Lc 1,45). Hai creduto nel momento dell'annunciazione. Hai creduto nella notte di Betlemme. Hai creduto sul Calvario.

Tu hai avanzato nella peregrinazione della fede e hai serbato fedelmente la tua unione col Figlio, Redentore del mondo (cfr. LG 58). così ti hanno visto le generazioni del popolo di Dio su tutta la terra. così ti ha mostrato, o beata Vergine, il Concilio del nostro secolo.

La Chiesa fissa i suoi occhi su di te come sul proprio modello. Li fissa in particolare in questo periodo in cui si dispone a celebrare l'avvento del terzo millennio dell'èra cristiana. Per meglio prepararsi a quella scadenza, la Chiesa volge i suoi occhi a te, che fosti lo strumento provvidenziale di cui il Figlio di Dio si servi per divenire Figlio dell'uomo e dare inizio ai tempi nuovi. Con questo intento essa vuole celebrare uno speciale anno dedicato a te, un Anno Mariano, che, iniziando dalla prossima Pentecoste, si concluderà, l'anno successivo, con la grande festa della tua assunzione al cielo. Un anno che ogni diocesi celebrerà con particolari iniziative, volte ad approfondire il tuo mistero e a favorire la devozione verso di te in un rinnovato impegno di adesione alla volontà di Dio, sull'esempio da te offerto, ancella del Signore.

Tali iniziative potranno fruttuosamente inquadrarsi nel tessuto dell'anno liturgico e nella "geografia" dei santuari, che la pietà dei fedeli ha elevato a te, o Vergine Maria, in ogni parte della terra.

Noi desideriamo, o Maria, che tu risplenda sull'orizzonte dell'avvento dei nostri tempi, mentre ci avviciniamo alla tappa del terzo millennio dopo Cristo. Desideriamo approfondire la coscienza della tua presenza nel mistero di Cristo e della Chiesa, così come ci ha insegnato il Concilio. A questo fine il presente successore di Pietro, che affida a te il suo ministero, intende prossimamente rivolgersi ai suoi fratelli nella fede con una lettera enciclica, dedicata a te, Vergine Maria, inestimabile dono di Dio all'umanità.


7. Beata te che hai creduto! L'evangelista dice di te: "Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore" (Lc 2,19).

Tu sei memoria della Chiesa! La Chiesa impara da te, Maria, che essere madre vuol dire essere una viva memoria, vuol dire "serbare e meditare nel cuore" le vicende degli uomini e dei popoli; le vicende gioiose e quelle dolorose.

Tra tante vicende nell'anno 1987 desideriamo richiamare alla memoria della Chiesa il 600° anniversario del "battesimo della Lituania", rendendoci vicini con la preghiera ai nostri fratelli e sorelle, che da tanti secoli perseverano uniti a Cristo nella fede della Chiesa.

E quante altre vicende ancora, quante speranze, ma anche quante minacce, quante gioie ma anche quante sofferenze... a volte quanto grandi sofferenze! Dobbiamo tutti, come Chiesa, serbare e meditare nel cuore queste vicende. così come la Madre. Dobbiamo imparare sempre di più da te, Maria, come essere Chiesa in questo trapasso di millenni.


8. Alla soglia dell'anno nuovo, il Vescovo di Roma, abbracciando in questo sacrificio eucaristico tutte le Chiese nel mondo, riunite nell'universale comunione cattolica, e tutti gli amati fratelli cristiani che cercano insieme con noi le vie dell'unità, e tutti i seguaci delle religioni non cristiane, e, senza eccezione, tutti gli uomini di buona volontà in tutta la terra, grida dalla tomba di san Pietro con le parole della liturgia: "Ci benedica il Signore e ci protegga.

Il Signore faccia brillare il suo volto su di noi e ci sia propizio!... ci conceda pace!" (Nb 6,24-26).

Il 1987 sia un anno in cui l'umanità metta finalmente da parte le divisioni del passato; un anno in cui, nella solidarietà e nello sviluppo, ogni cuore cerchi la pace.

1987-01-01 Data estesa: Giovedi 1 Gennaio 1987




Recita dell'Angelus - Piazza san Pietro (Roma)

Titolo: Preghiamo il Salvatore: non permettere che il male superi il bene

Testo:

L'intercessione della Madonna testimone dell'Amore infinito, faccia dimorare Gesù Cristo nei nostri cuori. Tale autentico principio di vita apra l'animo di ciascun uomo alla concordia per un solidale cammino di pace.


1. "Salvum fac populum tuum, Domine, et benedic haereditati tuae".

Ieri, terminando l'anno vecchio nella chiesa del "Gesù", abbiamo cantato a Dio questo inno di gloria e di ringraziamento: "Te Deum laudamus... / Te aeternum Patrem... / Venerandum tuum verum et unicum Filium... / Sanctum quoque Paraclitum Spiritum...".

Oggi ripetiamo con gioia questo inno, per dire a Dio, Creatore e Signore di tutto ciò che esiste: tu sei il nostro Padre, noi siamo la tua eredità.


2. L'angelo del Signore porto l'annuncio a Maria. Ed ella concepi per opera dello Spirito Santo.

Siamo la tua eredità mediante il Figlio. Nel mistero del Natale del Signore si è presentato in mezzo a noi colui che è in Dio "generato prima di ogni creatura" (Col 1,15). Il Padre lo ha costituito eternamente "erede di tutte le cose e per mezzo di lui ha fatto anche il mondo" (He 1,2).

Nel mistero della sua nascita terrena questo Figlio che è il Verbo del Padre, che è l'eterna "impronta della sua sostanza" (He 1,3), si è presentato in mezzo a noi come uomo. Per lui, in lui e con lui siamo diventati figli adottivi.

Per lui, in lui e con lui partecipiamo all'eredità di Dio eterno.


3. Oggi, alla soglia del nuovo anno, il Figlio di Maria riceve un nome. Questo nome è stato dato all'annunciazione. E' il nome di "Gesù" - cioè "il Salvatore".

Alla soglia dell'anno del Signore 1987 preghiamo insieme con la Vergine Madre: "Salvum fac populum tuum". Abbraccia con la potenza del Salvatore questo tempo che è dinanzi a noi. Non permettere che dissipiamo la tua eredità, che è in noi e nel mondo. Non permettere che il male superi il bene. Fa' si che moltiplichiamo il bene nel mondo, che hai creato per noi. "Benedic haereditati tuae!".


4. Affido questa invocazione a Maria, oggi solennemente onorata quale Madre di Dio. L'intercessione della Madonna, soave testimone dell'Amore infinito, che in lei è germogliato per portare al mondo la giustizia di Dio, faccia dimorare Cristo nei nostri cuori col dono della carità.

Tale autentico principio di vita, il quale illumina e sostiene rapporti di convivenza rispettosa, apra l'animo di ciascun uomo a sentimenti di concordia per un solidale cammino di pace, in questo nuovo anno, che auguro per tutti felice e ricco di consolazioni.

La benedizione dell'Onnipotente trasformi questo auspicio e questa preghiera nella ricchezza dei suoi doni.

1987-01-01 Data estesa: Giovedi 1 Gennaio 1987




Appello all'Angelus per la liberazione dei sequestrati - Piazza san Pietro (Roma)

Titolo: Porre fine alla sopraffazione ridonando serenità a famiglie è il vero modo di introdursi in un anno che si desidera migliore

Testo:

In questo giorno di letizia, nel quale l'animo è naturalmente portato a pensieri di ottimismo e di speranza, non possiamo dimenticare le persone che soffrono e attendono un aiuto. Il mio pensiero va, in questo momento, con affetto partecipe alle famiglie delle persone sequestrate.

I nomi purtroppo sono numerosi. Ne vorrei ricordare alcuni: la giovane Angela Mittiga di Oppido Mamertina; la signora Paola Brais, il signor Gonario Serra e il dottor Ninnino Sanna, tutti e tre della diocesi di Nuoro; il signor Bruno Adami di Volta Mantovana.

Rivolgo un appello accorato ai rapitori di queste come di tutte le altre persone perché non restino insensibili alle implorazioni delle vittime e dei loro familiari, ma vogliano iniziare l'anno nuovo con un gesto di bontà. Lascino prevalere nel loro cuore il naturale sentimento dell'umanità, restituendo ai loro cari le persone che detengono con la violenza. Porre fine alla sopraffazione ridonando serenità a famiglie tanto provate è il vero modo di introdursi in un anno che si desidera migliore.

1987-01-01 Data estesa: Giovedi 1 Gennaio 1987




Ai ragazzi e ragazze del "Treno della pace" - Sala Clementina (Roma)

Titolo: "Dovete collaborare allo sviluppo della pace"

Testo:

Collaborare allo sviluppo della pace. La pace è un dono da conquistare giorno per giorno. Occorre promuovere la solidarietà sociale delle famiglie umane.

Signor Sindaco, reverendo direttore generale, cari ragazzi e ragazze.

Sono lieto di incontrarmi con voi, venuti da Palermo a Roma, in coincidenza con la Giornata mondiale dedicata alla pace il primo giorno di ogni anno civile. Sono lieto soprattutto di ricevere i promotori di questa iniziativa e i ragazzi del capoluogo di una regione così bella e pure così provata, vincitori d'un concorso che per molti mesi ha impegnato tutte le scuole della città.

Voi sapete che il tema offerto alla riflessione del mondo per questa giornata 1987 è "Sviluppo e solidarietà". Non si può parlare di pace senza sviluppo e solidarietà, così come non si può parlare di sviluppo e solidarietà senza un particolare riferimento alla gioventù.

Nel messaggio della giornata ho voluto quest'anno richiamare l'attenzione sul triste spettacolo dei bambini abbandonati o costretti a cercare lavoro; dei ragazzi che vivono in baraccopoli e nelle grandi città spersonalizzanti, nelle quali trovano magro sostentamento o nessuna speranza per il futuro, col pericolo di compromettere lo sviluppo della persona, che va promosso mediante la solidarietà sociale della famiglia umana.

Cari ragazzi e ragazze, mi rivolgo specialmente a voi per dire, attraverso di voi, a tutti i ragazzi della Sicilia e del mondo, che come la pace va assicurata anche per voi, per la vostra serenità, il vostro sviluppo, il vostro avvenire, così pure voi dovete collaborare allo sviluppo della pace. Innanzitutto con la preghiera, perché il mondo conosca e accolga quella pace, che Gesù è venuto a portare sulla terra. Pace basata sul principio che tutti gli uomini sono fratelli perché figli dello stesso Padre celeste.

Voi inoltre potete fare molto con il vostro aiuto e il vostro affetto verso gli altri, specialmente verso i fratelli e le sorelle che possono aver bisogno di voi.

La pace è un dono da conquistare e costruire giorno per giorno. Voi avete dato un contributo alla costruzione della pace, anche solo col significato della vostra presenza a Roma, dopo un viaggio non breve, in questo inverno particolarmente rigido. La vostra presenza mi parla del desiderio dei ragazzi e delle ragazze di tutta la Sicilia di sentirsi vicini a tutti i piccoli sofferenti del mondo.

E allora, mentre auguro che il vostro esempio sia largamente imitato dai vari gruppi dei vostri coetanei, v'imparto di cuore la mia benedizione che porterete alle vostre famiglie.

1987-01-02 Data estesa: Venerdi 2 Gennaio 1987




Al primo ambasciatore della Repubblica di San Marino - Santa Sede (Roma)

Titolo: Conservare e trasmettere alle nuove generazioni il patrimonio della libertà e i valori dello spirito

Testo:

Signor ambasciatore.


1. Nell'anno appena trascorso, la Santa Sede e la Repubblica di San Marino hanno deciso che la Legazione della Repubblica sia elevata al rango di Ambasciata e che la Santa Sede accrediti, per la prima volta, un nunzio apostolico presso la Repubblica. Nel consegnarmi oggi le Lettere che la accreditano come ambasciatore straordinario e plenipotenziario, vostra eccellenza inaugura così una fase nuova e ricca di speranze nei rapporti tra le due parti.

Se nuovo è il titolo, con cui ella oggi si presenta, non nuovo è l'ambiente nel quale è chiamato a svolgere la sua alta missione, avendo ella qui rappresentato San Marino, come inviato straordinario e ministro plenipotenziario, in questi ultimi anni. Tale ricca esperienza delle questioni attinenti alla vita della Chiesa costituisce una riserva di indicazioni per lo svolgimento di un servizio sempre più vantaggioso per la Repubblica, per la Chiesa che è a San Marino, come vostra eccellenza ha voluto significativamente sottolineare, per il progresso e la pacifica convivenza dei popoli.


2. La ringrazio vivamente per le cortesi parole che ella mi ha indirizzato e per i nobili propositi, posti a base della sua futura attività di ambasciatore.

E' per me motivo di soddisfazione ascoltare dalle sue labbra la conferma che San Marino intende proseguire nella scia della gloriosa tradizione di ordinato sviluppo civile e di saldi valori morali e religiosi, che ne ha contrassegnato la storia secolare.

La Repubblica del Titano è uno degli stati più antichi del mondo, universalmente nota e stimata per nobiltà di tradizioni, ricchezza di patrimonio civile, convinta adesione alla fede cattolica. La Repubblica è da secoli una comunità di cittadini liberi operosi e pacifici.

Come ho rilevato nel recente messaggio per la celebrazione della Giornata mondiale della pace, vi è pace giusta e autentica solo quando uomini, donne e bambini possono vivere la loro piena dignità umana, quando lo Stato tutela la legittima libertà di ogni persona e promuove valori che recano veramente beneficio agli individui e alla società ("Annuncio volto a rinsaldare la pace per il XX secolo", 8 dicembre 1986). Confido che il mio appello ai capi di Stato e di Governo perché mettano in opera ogni sforzo inteso alla promozione dello sviluppo integrale dei singoli e delle nazioni, con particolare cura per l'accoglimento dei valori superiori dello spirito, trovi ascolto e piena adesione da parte dei massimi moderatori della Repubblica sanmarinese.


3. Per il conseguimento di tali scopi, che costituiscono l'aspirazione costante delle persone e dei popoli del mondo, è necessario conservare e trasmettere fedelmente alle nuove generazioni non soltanto il patrimonio vivo della libertà, ma anche i valori dello spirito e, in primo luogo, quello della fede.

Vostra Eccellenza ha avuto l'amabilità di ricordare la mia visita a San Marino, il 29 agosto 1982. In quell'occasione - di cui serbo una memoria molto cara e grata - ebbi modo di "richiamare e pubblicamente esaltare" i valori della libertà di cui la Chiesa del Titano costituisce una così viva e singolare testimonianza, invitando a considerarne gli "aspetti morali" e "l'intima sua radice spirituale". La libera professione della fede cristiana è, al contempo, garanzia dell'armonioso sviluppo personale e comunitario, fermento delle fondamentali libertà che sono connaturali a ogni uomo e fattore di rilevante incidenza per la promozione della pace, sia all'interno, tra i cittadini, sia nei rapporti esterni con gli altri stati.

Ho fiducia che su tali convincimenti si svilupperanno anche le relazioni istituzionali tra la Chiesa e la Repubblica, verso nuovi traguardi di collaborazione per il bene comune, secondo gli insegnamenti del Concilio Vaticano II e in armonia con la plurisecolare tradizione sanmarinese.


4. La comunità del Titano non ha mai rinunciato alla propria libertà e alla propria identità nazionale e religiosa. Tutta la sua storia costituisce una riprova del nesso indissociabile tra il valore della libertà e il valore della fede.

La Repubblica - ricordavo nell'omelia allo stadio di Serravalle - riconosce le sue origini nella comunità sorta attorno a un "esimio seguace di Cristo che, giunto alla luce della verità e alla vita di grazia, ha offerto, anche nella vita pubblica, una testimonianza evangelica di "laico" coerente con la propria fede e intrepido nella difesa della umana dignità". Da quel primitivo nucleo di "figli liberi" - secondo la celebre espressione attribuita a san Marino in punto di morte - sorse la Repubblica che, nei secoli, si distinse per la sua indipendenza, la sua capacità di difendere le proprie prerogative, l'ospitalità offerta agli esuli e ai rifugiati: testimonianza ammirata di valori civili, giuridici e politici, che il popolo del Titano eredità dal suo fondatore e protettore, significativamente invocato - sin dal secolo XI - come "autore della libertà".

Signor ambasciatore, sono certo che non si spezzerà mai questa trama ideale della vita sanmarinese e che la Repubblica, che ella degnamente qui rappresenta, continuerà il suo cammino nel solco tracciato dai padri. E' l'augurio che formulo per San Marino, per i suoi supremi magistrati e, in particolar modo, per vostra eccellenza, sulla soglia al contempo della sua missione e del nuovo anno, invocando l'abbondanza delle benedizioni di Dio.

1987-01-03 Data estesa: Sabato 3 Gennaio 1987




Durante la visita alla casa generalizia della Congregazione della Risurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo (Roma)

Titolo: "Nel ricordo e nell'imitazione della fede dei fondatori annunciate la presenza del Salvatore all'umanità di oggi"

Testo:

"Benedetto sia Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli, in Cristo" (Ep 1,3).


1. Carissimi padri risurrezionisti! Sono molto lieto di essere oggi tra di voi per commemorare alcune date storiche, molto significative nella vita della Chiesa e della vostra congregazione e per elevare a Dio insieme con voi un sincero ringraziamento per i tanti favori elargiti al vostro ordine. A tutti porgo il mio saluto più cordiale e con grande gioia offro per voi il sacrificio eucaristico.

In questa seconda domenica dopo Natale la liturgia ricorda nuovamente e celebra la benedizione di Dio, nostro Padre, che si è manifestata nel Verbo fatto carne. Il Verbo di Dio, e cioè la "sapienza dell'Altissimo", per usare le parole del testo del Siracide, nella prima lettura della Messa, venne ad abitare in mezzo a noi. Gesù, il Bambino nato a Betlemme, è la luce della divina sapienza, che splende nelle tenebre del nostro mondo e illumina ogni uomo. In lui solo troviamo la luce per il cammino nel tempo verso l'eternità; da lui solo abbiamo la vita soprannaturale, che ci fa figli di Dio. Gesù ci ha rivelato il Padre; da lui provengono a noi la verità e la grazia: "Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto grazia su grazia" (Jn 1,16).

Con profonda commozione oggi, riuniti in questa chiesa della Risurrezione, noi riflettiamo sul grande dono che Dio ha fatto alla Chiesa mediante la fondazione della vostra congregazione 150 anni fa. Come non vedere in ciò una benedizione del Padre, che per mezzo dei membri della congregazione ha operato tanto bene a vantaggio della Chiesa e della società? E tanto bene la vostra congregazione continua a realizzare anche oggi con i suoi sacerdoti e fratelli, i suoi scolastici e novizi, e le sue 55 case religiose sparse in dodici nazioni.

Nell'atmosfera natalizia che ancora respiriamo è bello riandare col pensiero alle vicende del vostro passato e meditare in particolare sull'esempio e sul messaggio dei vostri fondatori, così da trarne opportuni elementi di raffronto col presente e stimolanti direttive per l'avvenire.


2. Durante i 150 anni di esistenza, la congregazione si è sviluppata sia nell'esercizio dell'apostolato sia nella coscienza della sua identità di comunità religiosa. Nell'apostolato la congregazione si è dedicata principalmente alla cura pastorale dei fedeli nelle parrocchie e all'educazione dei giovani. Come comunità religiosa la congregazione, pur nella consapevolezza delle sue radici polacche, ha sviluppato sempre più la propria dimensione internazionale, sentendosi chiamata a condividere il proprio carisma con la Chiesa universale. così, mentre la congregazione viveva a fondo il suo ruolo nella grande emigrazione polacca del XIX secolo e si dedicava alla Chiesa nella Polonia e alle comunità degli emigrati polacchi in molti luoghi del mondo, sperimentava con frutto anche il suo inserimento in altre culture per mezzo del suo servizio nelle chiese locali d'Italia, Austria, Bulgaria, Germania Federale, Australia, Canada, USA, Bermuda, Bolivia e Brasile. Un esempio importante di questa inculturazione avvenne nel 1863, quando il mio predecessore Pio IX chiese alla congregazione di andare in Bulgaria, dove essa divento una comunità bi-rituale, al servizio della Chiesa nel rito sia latino che bizantino. Nell'attirare l'attenzione su questo sforzo missionario, voglio onorare i tre risurrezionisti rimasti nella Bulgaria, tutti anziani bulgari, che servono la Chiesa in circostanze difficili.


3. Nella chiesa della casa generalizia della Congregazione della Risurrezione è posta la tomba dei fondatori: Bogdan Janski, Pietro Semenenko e Girolamo Kajsiewicz. Vengono in mente le parole dell'Epistola agli Ebrei: "Ricordatevi dei vostri capi, i quali vi hanno annunziato la parola di Dio; considerando attentamente l'esito del loro tenore di vita, imitatene la fede" (13,7). La Chiesa richiama l'attenzione di tutti i religiosi sulla necessità di "ricordare i loro capi", di conoscere i loro fondatori e di valutarne gli intendimenti a riguardo della natura, del fine, del carattere dell'istituto (cfr. "Codice del diritto canonico", CIC 578). Questo impegno di "ricordare" può essere considerato come un mezzo per appropriarsi del carisma dei fondatori e partecipare all'esperienza dello spirito che essi hanno trasmesso ai discepoli perché sia "...vissuta, salvaguardata, approfondita e sviluppata continuamente in armonia con il corpo di Cristo che si trova in processo di continua crescita" ("Mutuae Relationes", 11). I fondatori della congregazione sono uomini degni d'essere "ricordati", la cui fede dev'essere sempre imitata, e la cui vita deve servire di modello ad ogni autentico risurrezionista.

Nella chiesa della casa generalizia, in posizione di rilievo, si trova anche l'immagine della Madonna della Mentorella, Madre delle Grazie. Tale collocazione riflette l'importanza del santuario della Mentorella come prima missione affidata alla congregazione. Riflette altresi l'importanza della Madre di Dio nella vita e nella tradizione spirituale dei risurrezionisti. Le Costituzioni dichiarano: "Crediamo che Maria è il nostro modello in tutto ciò che siamo chiamati ad essere e a fare come risurrezionisti".


4. Bogdan Janski (1507-1840), professore di economia politica, penitente pubblico e apostolo laico dell'emigrazione polacca a Parigi, è noto ai membri della comunità come il "Fratello maggiore" e come il Padre fondatore della congregazione. Deluso dai movimenti socio-politici del suo tempo, egli si rese conto che la vera "risurrezione" della società poteva attuarsi solo mediante la conversione profonda al Signore e una vita di fede testimoniata nel servizio agli altri. Il processo della sua conversione duro quasi tre anni. Poco dopo aver fatto la confessione generale della sua vita, invito i suoi discepoli, fra cui si trovavano Pietro Semenenko e Girolamo Kajsiewicz, a cominciare una vita religiosa in comune a Parigi. Scriveva Bogdan Janski: "E' piaciuto a Dio usarmi come strumento e mezzo della nostra unione fraterna... Dio ci conduce ai suoi fini per mezzi curiosi" (CRR 8585, Lettera a J. Hube). Benché restassero insieme per poco tempo, Bogdan incise profondamente su Pietro e Girolamo con la visione del rinnovamento della società, che seppe loro comunicare. Bogdan Janski era destinato a vivere solo pochi anni ancora. Gli ultimi 5 anni della sua vita si possono descrivere come un impegno di conversione profonda, e un servizio senza riserve ai suoi connazionali a Parigi. Quando mori a Roma nel 1840, era considerato un uomo santo non soltanto dai membri della Congregazione, ma anche da tutti quelli che avevano usufruito del suo ministero fuori della Comunità.


5. Recentemente, la Congregazione ha commemorato il centenario della morte di padre Pietro Semenenko (18 novembre 1886). Discepolo di Bogdan Janski, padre Pietro è considerato con-fondatore della congregazione. Fu aiutato direttamente nella sua conversione al Signore da Bogdan Janski, che venero sempre come suo maestro spirituale. Padre Pietro era un uomo di straordinaria versatilità intellettuale e un pensatore di grande creatività. Fu l'autore di tutte le regole più importanti della congregazione. Con i suoi scritti nel campo della vita spirituale, padre Semenenko sviluppo una sorta di tradizione spirituale nella congregazione, analizzando con finezza gli ostacoli alla grazia e all'unione con Dio, che provengono dalla natura umana e dal nostro "ego". Padre Pietro fu direttore spirituale di molte suore, fra cui alcune fondatrici di comunità religiose. La sua direzione di Celina Borzecka e di sua figlia Edwige Borzecka, per esempio, porto alla fondazione delle Suore della Risurrezione, considerate le sorelle spirituali dei Padri Risurrezionisti; padre Semenenko fu un uomo veramente dedicato alla Chiesa, sia come fondatore e "primo" "rettore del Collegio Polacco a Roma", sia come consultore delle Congregazioni dell'Indice e del Sant'Uffizio. Si dice che il Papa Leone XIII, appresa la morte del padre Semenenko, abbia osservato: "Avete patito una grande perdita. Lui era l'anima della vostra congregazione".


6. Padre Girolamo Kajsiewicz (1812-1873), uno dei primi discepoli di Bogdan Janski, è anche egli considerato con-fondatore della congregazione. Soldato ferito durante l'insurrezione di novembre del 1830, anche lui beneficio dell'esempio personale e della guida spirituale di Bogdan Janski a Parigi nel processo della sua conversione. Padre Girolamo, amante della poesia, era amico del poeta nazionale Adamo Mickiewicz. Con un senso pratico che accompagnava i suoi doni poetici, padre Girolamo si impose come predicatore di grande fama. Come superiore generale della congregazione dal 1855 fino alla sua morte nel 1873, servi di guida pratica e spirituale alla comunità. Padre Kajsiewicz fu anche un fervido patriota.

Allo stesso tempo, fu un vero promotore dell'idea dello sviluppo internazionale della comunità. Come superiore generale, per primo accetto in congregazione membri non-polacchi e mando i risurrezionisti a servire la Chiesa in Italia, Bulgaria, Canada e negli Stati Uniti. Viaggio molto per visitare i fratelli e incoraggiarli.

Padre Girolamo è un modello per tutti i risurrezionisti nel cercare la volontà di Dio in tutto. Cominciava ogni lettera con il motto: "Wola Boza", la volontà di Dio.


7. La vita dei fondatori - Bogdan, Pietro e Girolamo - insegna a voi, loro figli spirituali, a impegnarvi nella conversione continua. Nelle Costituzioni della congregazione, approvate il 2 luglio 1982, dopo i capitoli di rinnovamento, questo processo dinamico di conversione, che dura tutta la vita, è presentato come una forma privilegiata di partecipazione al mistero pasquale della salvezza in Gesù Cristo: "Dobbiamo morire costantemente a noi stessi (alla nostra volontà, alla nostra indipendenza nell'agire, all'amore di noi stessi) per risorgere, in virtù dello Spirito Santo, ad una vita nuova d'amore in Cristo" (Costituzioni, n. 1).


8. Ho voluto ricordare questi esempi - a voi peraltro ben noti - perché dal vostro glorioso passato potete ricavare luce, conforto e direttive per essere sempre e veramente "religiosi nella Chiesa e per la Chiesa" (Costituzioni, n. 11). Il capitolo generale, che si terrà nel prossimo mese di luglio, si occuperà della missione della comunità, e cioè dell'identità della congregazione e del suo carisma, meditando sul tema: "La missione e i misteri della Congregazione della Risurrezione". E' un argomento vasto e importante e io auspico di cuore che la riflessione e la discussione durante il capitolo siano guidate e illuminate dalle parole di Cristo: "Sono venuto a portare il fuoco sulla terra!" (Lc 12,49): il fuoco della verità e della carità, che sa opporsi con chiarezza all'errore, ma che tuttavia sempre ama l'errante, con piena disponibilità e sensibilità verso i fratelli e con fiducia nella suprema bontà del Padre.

Come membri di una congregazione dedicata al rinnovamento della società per mezzo di una vita caratterizzata dal mistero pasquale, cogliete l'occasione di quest'anno giubilare e dell'imminente capitolo generale per rispondere alle necessità della Chiesa e del mondo attuale. Annunciate con grande fervore la presenza del Salvatore nell'umanità di oggi e di sempre. Il mondo ha bisogno anche della vostra testimonianza e del vostro zelo apostolico.

Vi incoraggio nel vostro impegno e vi assicuro un ricordo nella preghiera, affinché - come scriveva san Paolo agli Efesini - "il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una più profonda conoscenza di lui... per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità tra i santi" (Ep 1,15-18).

1987-01-04 Data estesa: Domenica 4 Gennaio 1987





GPII 1987 Insegnamenti