GPII 1987 Insegnamenti - Omelia S. Messa nella festa del Battesimo di Gesù - Roma

Omelia S. Messa nella festa del Battesimo di Gesù - Roma

Titolo: L'acqua battesimale ci libera dal peccato

Testo:

Carissimi! Siamo qui riuniti per celebrare oggi la festa liturgica del Battesimo di Gesù: l'avvenimento che, rivelando il mistero della manifestazione piena del Signore come Figlio di Dio davanti a tutto il popolo, inauguro la vita pubblica del Redentore. "Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto" (Mt 3,17).

Desidero porgere a tutti voi il mio cordiale saluto ed esprimervi la mia profonda gioia per la possibilità che mi è data di conferire a questi bambini il sacramento del battesimo. Saluto voi, genitori, e mi compiaccio perché avete voluto rendere partecipi i vostri figli, fin dai primi giorni della loro vita, del dono della grazia, della vita divina e della vostra fede. Saluto voi, padrini e madrine, che avete accettato con spirito cristiano di rendervi collaboratori della formazione cristiana e dell'itinerario spirituale di questi bambini, impegnandovi a divenire per loro testimoni della verità rivelata e della morale evangelica.

Saluto voi, come nuovi fratelli e figli, tutti questi piccoli, ai quali auguro di cuore una vita e un futuro pieni di felicità, con il vivo desiderio che la grazia battesimale non venga mai meno alla loro vita e che questa loro prima chiamata alla fede trovi un giorno il suo felice sviluppo nella piena sequela della voce del Signore.

Il battesimo offerto da Giovanni era un segno di penitenza, una attestazione di conversione unita al desiderio di tornare a Dio, purificati nello spirito, per accogliere il compimento delle promesse messianiche. A questo battesimo, con gesto che rivela grande umiltà, il Figlio di Dio fattosi carne si assoggetta a nome di tutto il genere umano. Egli entra, così, in un battesimo di penitenza che è la remissione dei peccati di tutti gli uomini, perché, come vero uomo, egli si è fatto solidale con noi. Ma Gesù preannuncia con questo gesto il suo futuro: come "servo eletto" di Dio (cfr. Is 42,1) egli porterà su di sé il peso dei peccati di tutti e si offrirà un giorno in sacrificio per ottenere con il lavacro del suo sangue il perdono di ogni colpa.

Il battesimo che verrà conferito oggi a questi bambini evoca il gesto di Cristo nel Giordano, perché il sacramento che la Chiesa conferisce ai suoi nuovi figli trova il suo fondamento proprio nell'offerta che Gesù allora ha fatto di se stesso. Mediante il battesimo ricevuto da Giovanni il nostro Salvatore ha voluto prefigurare il sacramento che un giorno, sulla croce, sarebbe sgorgato dal suo sacrificio quale fonte di rigenerazione e di rinnovamento di vita: il battesimo, mediante il quale noi siamo sepolti insieme con lui nella morte, perché, come Cristo fu resuscitato, anche noi possiamo camminare in una vita nuova (cfr. Rm 6,4).

L'acqua del battesimo libererà oggi questi piccoli dal peccato originale, li introdurrà nella misteriosa vita nascosta in Dio dall'eternità e rivelata nel Cristo e nella Chiesa, li farà nostri fratelli, membra vive dello stesso corpo del Signore. Cristo, immergendoli nel suo mistero di morte e risurrezione opererà per loro una nuova nascita e darà loro la sua vita divina.

Per questo, anche ai vostri bambini oggi Dio Padre potrà dire "tu sei mio Figlio", poiché è la vita del Cristo Figlio di Dio che verrà loro conferita come dono di grazia, una vita non originata in loro da volontà di carne, né da volere di uomo, ma solo da Dio (cfr. Jn 1,13).

Disponiamoci tutti con fede a celebrare tale mistero con animo riconoscente verso il Signore, e chiediamogli di rinnovare in noi la grazia battesimale, pregando per la nuova vita cristiana di questi piccoli.

1987-01-11 Data estesa: Domenica 11 Gennaio 1987




Recita dell'Angelus - Piazza san Pietro (Roma)

Titolo: Il battesimo di Gesù Cristo è il culmine dell'Epifania

Testo:

1. "Ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù" (Lc 1,31).

Riuniti per la recita dell'"Angelus Domini" ricordiamo sempre queste parole, dette a Maria all'annunciazione. Queste parole si sono compiute nella notte di Betlemme. Maria ha dato alla luce il Figlio di Dio, e l'ottavo giorno gli è stato dato nome Gesù, che vuol dire "Salvatore".

La Chiesa vive tutto ciò nel tempo del Natale del Signore, durante il quale l'anno precedente lascia il posto a quello successivo. E questo trapassare degli anni ci permette di pensare alla "pienezza del tempo" in cui viviamo, da quando, per amore del Padre eterno, il Figlio eternamente generato si fece uomo per opera dello Spirito Santo.


2. A questo mistero ineffabile - a questa epifania divina - si avvicina poi la Chiesa nel giorno della venuta dei Magi da Oriente. Il mistero, che si è svelato agli occhi della loro fede, è stato in seguito quasi nascosto: primo con la fuga in Egitto per evitare le atrocità di Erode; e poi col periodo di trent'anni trascorsi nel silenzio della casa di Nazaret.


3. Oggi, la santa Epifania ritorna ancora una volta nella liturgia della Chiesa.

Gesù è già uscito dal nascondimento di Nazaret e ha intrapreso la missione messianica, conforme alle predizioni dei profeti.

Gesù il Nazareno si dirige al Giordano, dove Giovanni amministra il battesimo di penitenza, preannunciando il Messia. E vi è nell'Epifania dell'odierna domenica un'inaudita abbondanza del contenuto salvifico.

Vedendo Gesù, Giovanni pronuncia le parole: "Ecco l'agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo" (Jn 1,29)! Queste parole contengono quanto leggiamo in Isaia sul servo di Jahvè sofferente e immolato. Queste parole - già al Giordano - preparano il mistero pasquale della croce. E in pari tempo le parole del messaggero sono accompagnate dalla testimonianza del Padre: "Questi è il Figlio mio prediletto nel quale mi sono compiaciuto, ascoltatelo!" (Mt 3,17).


4. Ci troviamo, al culmine dell'Epifania.

Ti preghiamo, o Maria, che il mistero del tuo Figlio si apra sempre più profondamente agli occhi della nostra fede. Infatti tu per prima hai creduto: beata colei che ha creduto! Guidaci su questa strada, che conduce, attraverso l'epifania terrena del tuo Figlio, alla pienezza della luce che è nel Padre, nel Verbo e nello Spirito Santo.

La giornata per i seminari nella diocesi di Roma Oggi si celebra nella diocesi di Roma la giornata per i seminari. Come è noto, nella Chiesa diocesana di Roma il seminario si articola in tre particolari istituzioni: il Seminario Maggiore del Laterano e l'Almo Collegio Capranica per gli studi filosofici e teologici; il Seminario Minore al Viale Vaticano per gli studi medi e liceali. La giornata per il seminario si propone di suscitare un fattivo interessamento della comunità cristiana verso la formazione dei futuri ministri mediante la preghiera e, se possibile, con aiuti concreti. Si propone, inoltre, di far conoscere meglio la vita e l'attività dei seminari, ricordando quanto sia urgente un maggiore incremento delle vocazioni sacerdotali nella nostra diocesi.

Vi esorto, quindi, ad elevare oggi speciali preghiere a Dio perché cresca il numero dei nostri seminaristi e chierici, mentre invito tutti coloro che hanno responsabilità formative tra i giovani a suggerire loro una generosa attenzione alla chiamata, che Cristo continuamente suscita nella sua Chiesa. Il dono della vocazione richiede magnanimità, coraggio, desiderio di dedicarsi con slancio e convinzione verso impegnative qualità di vita; ma è anche gioioso invito a sperimentare la bellezza del servizio al regno di Dio e ai fratelli. Il seminario sia in cima alle vostre comuni sollecitudini ecclesiali. Per questo vi invito a pregare Maria, Madre dell'eterno Sacerdote.

1987-01-11 Data estesa: Domenica 11 Gennaio 1987




All'Azione cattolica di Roma - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: "Date alla vostra testimonianza l'impronta della coerenza evangelica"

Testo:

Carissimi fratelli e sorelle dell'Azione cattolica romana.


1. Mi procura viva gioia ricevere oggi voi tutti, appartenenti alla grande famiglia dell'Azione cattolica della diocesi di Roma. Ci riunisce il vostro annuale appuntamento per la "festa dell'adesione". Mi fa piacere vedervi così numerosi e così pieni di entusiasmo.

Vi accolgo con grande affetto e profonda simpatia. Saluto in particolare il card. Ugo Poletti, che vi segue e vi incoraggia nel vostro impegno ecclesiale.

Desidero rivolgere uno speciale saluto a mons. Fiorino Tagliaferri, assistente generale dell'Azione cattolica italiana, all'avv. Raffaele Cananzi, presidente nazionale, e a tutti i componenti della benemerita associazione. Un cordiale saluto anche al vostro presidente Piergiorgio Liverani, che ringrazio per le parole ora pronunziate e per il lavoro di animazione che compie in seno all'Azione cattolica di Roma. A tutti esprimo il mio compiacimento, augurandovi di crescere ognor più in numero di aderenti e in personale maturità, così da assicurare alla vostra associazione le energie necessarie per la sua azione specifica e per la sua attiva presenza nella comunità diocesana di Roma.


2. Il fatto di aver scelto per la vostra riunione questo giorno, in cui la Chiesa celebra il Battesimo del Signore, dice che in voi è ben sentita la grande realtà di questo sacramento della iniziazione cristiana, che è destinato a far rinascere ogni singola persona alla vita nuova della grazia, ma anche a inserirla in una comunità nuova, a cui Cristo ha dato inizio, divenendone il mistico capo. Come ogni nascita, il battesimo è un germe di vita nuova e un punto di partenza; contiene una misteriosa carica di promesse e di potenzialità, che debbono essere attuate gradualmente, come del resto debbono essere realizzate le potenzialità che ci sono state date nella nascita naturale. Ciò significa che la grazia battesimale non è un dono statico, ma dinamico. E di qui prende luce e significato l'azione apostolica, a cui ogni battezzato è chiamato come componente di una umanità continuamente bisognosa di essere redenta. Ogni battezzato infatti vive nella situazione del "già" e del "non ancora", che caratterizza la Chiesa e la storia della salvezza.


3. Una delle tesi approvate nella vostra recente assemblea diocesana ha per

Titolo: "Laicalità e ministerialità". La ministerialità della Chiesa nell'opera della salvezza, in dipendenza e in continuità con l'opera di Cristo, è un dato che la tradizione ha sempre posto in grande evidenza.

Tutti gli appartenenti alla Chiesa partecipano, secondo la missione specifica, cui sono chiamati, all'unico servizio salvifico. In essa vi sono pero, per divina istituzione, ministeri ordinati, destinati costituzionalmente alla sua esistenza e al suo sviluppo in quanto assicurano l'annuncio della Parola, la celebrazione dei sacramenti e il governo pastorale. Accanto ad essi ci sono altri ministeri, suscitati dallo Spirito a seconda delle esigenze dei tempi e delle diverse circostanze pastorali. Essi sono preziosi in quanto favoriscono funzioni importanti per la vita e la crescita della Chiesa. In essa tutti sono corresponsabili della missione di animazione cristiana. Il Concilio Vaticano II offre una vasta riflessione su questo campo, quando esige che i pastori promuovano la dignità dei laici e fa presente che questi secondo la scienza, la competenza e il prestigio di cui godono, devono responsabilmente cooperare al bene della Chiesa. Il Sinodo dei vescovi, nella sua prossima assemblea, non mancherà di portare luce su questo argomento.


4. L'apporto specifico che voi, laici di Azione cattolica, siete chiamati ad offrire alla Chiesa si deve distinguere per uno spiccato spirito di unità, che vi porti a operare nell'armonia dei cuori radicata nella carità di Cristo e nella collaborazione stretta col vostro vescovo.

Il 1987 vedrà la diocesi di Roma impegnata nella preparazione del Sinodo pastorale, annunciato nella vigilia della Pentecoste dell'anno scorso. Sarà un "tempo forte" della vita della nostra comunità diocesana, la quale dovrà consolidare la sua comunione per poter svolgere nel modo più efficace possibile la sua missione.

L'Azione cattolica romana si impegnerà con tutte le sue energie nella preparazione e nello svolgimento di quest'evento di Chiesa, sforzandosi anzitutto di consolidare la comunione con tutte le realtà ecclesiali e con gli altri movimenti cristiani, in piena e cordiale collaborazione, e in atteggiamento di rispetto e di accettazione.

A questo proposito, le linee maestre a cui devono ispirarsi le vostre attività restano sempre le indicazioni date ai partecipanti al Convegno di Loreto, allorché esortavo "ad una rinnovata coscienza di Chiesa grazie alla quale, nella collaborazione all'unica missione, tutti imparino a comprendersi, ad aspettarsi e a prevenirsi reciprocamente, a stimarsi fraternamente, ad ascoltarsi e ad istruirsi instancabilmente, affinché la casa di Dio, cioè la Chiesa, sia edificata dall'apporto di ciascuno e perché il mondo veda e creda" ("Insegnamenti di Giovanni Paolo II", VIII, 1 [1985] 993).

La vostra opera di evangelizzazione sia sempre confortata dalla testimonianza della vostra vita. Esiste un nesso inscindibile tra evangelizzazione e testimonianza, perché la prima non è solo trasmissione di idee, ma comunicazione, rivelazione di un evento salvifico. In un tempo come il nostro, caratterizzato da una sorta di allergia a credere alle parole non sostenute dai fatti, la testimonianza della vita resta il segno più importante di credibilità, perché accredita la sincerità dell'apostolo e la presenza della forza divina operante in lui. Ecco perché il Concilio ribadisce che "tutti i cristiani sono tenuti a manifestare con l'esempio della loro vita e la testimonianza della loro parola l'uomo nuovo, di cui sono stati rivestiti nel battesimo... sicché gli altri, vedendone le buone opere, glorifichino Dio Padre" (AGD 11).

Sull'esempio di Cristo "il testimone fedele" (Ap 1,5), date alla vostra testimonianza questa impronta, fatta di coerenza evangelica e di eroismo cristiano.


5. Un altro punto a cui ha fatto riferimento il vostro presidente è la formazione.

A questo proposito desidero ricordare quanto ebbi a dire nell'ultima assemblea nazionale: "Le vostre associazioni sono chiamate a diventare autentiche scuole di formazione dottrinale, oltre che spirituale, e non solo per le verità da credere, ma anche per il comportamento da tenere" ("Allocuzione a coloro che parteciparono all'adunanza plenaria dell'Azione cattolica italiana al cospetto dei membri", 5, 25 aprile 1986).

Per essere sempre più consapevoli della collaborazione così alta che vi associa alla vocazione apostolica e missionaria della Chiesa è necessaria una solida preparazione interiore. Secondo lo spirito del vostro Statuto che esorta a contribuire alla realizzazione delle finalità della vostra associazione "con la preghiera e con il sacrificio, con lo studio e con l'azione", sono certo che voi saprete fare di questi quattro punti i capisaldi del vostro impegno.

Anzitutto la preghiera: essa è come la spina dorsale della vostra spiritualità e del vostro apostolato. Alimentatela con una solida vita liturgica e sacramentale incentrata sull'assidua frequenza alla santa Messa e sulla pietà eucaristica e sulla devozione alla Madonna. Non trascurate poi quelle forme tradizionali di pietà che hanno formato innumerevoli schiere di soci dell'Azione cattolica.

A nessuno di voi poi sfugge l'importanza dello studio in un momento in cui l'apostolato si fa sempre più difficile ed è per alcuni versi contrastato.

Occorrono convinzioni profonde e ferme. Le convinzioni non si possono improvvisare, ma esigono un'adeguata preparazione. Occorre avere dimestichezza con la parola di Dio nell'Antico e nel Nuovo Testamento, con i documenti del Concilio, con gli atti del magistero ordinario della Chiesa. Occorre studiare per essere all'altezza dei tempi e per essere sempre pronti a render ragione della propria fede a chiunque ponga domande (cfr. 1P 3,15).

C'è inoltre il sempre necessario spirito di sacrificio, che non cessa di essere di attualità. Non bisogna mai perdere di vista il valore formativo del sacrificio. L'Azione cattolica è fiera di essere stata nel passato una prestigiosa scuola di forti volontà, formate al senso della abnegazione e del dominio di sé; essa non ha avuto paura di insegnare l'amore al sacrificio, visto alla luce della croce, del Cristo crocifisso, che ci ha redenti a costo del suo sangue.

Infine vi ricordo la formazione all'azione, da cui voi prendete il nome e il programma. Il vostro Statuto, ispirandosi al Concilio, vi ha dischiuso tutto il campo delle realtà temporali, in cui potete, anzi dovete essere presenti. Esso ha sottolineato la collaborazione allo sviluppo della famiglia, che, come chiesa domestica, deve essere uno spazio in cui il Vangelo è trasmesso e da cui il Vangelo si irradia. E così si dica di tutti gli altri settori della vita moderna: dalla professione alla scuola, al lavoro, al tempo libero e ai mezzi di comunicazione sociale. Non lasciate inoperosi i talenti che il Signore vi ha affidati, ma trafficateli nello spirito della parabola evangelica. L'Azione cattolica ha bisogno oggi di persone generose che sappiano agire decisamente e gioiosamente per il regno di Dio.


6. E' questo il mio augurio, carissimi soci dell'Azione cattolica di Roma. Vi ho tracciato con semplicità e con effusione di affetto alcuni punti di riflessione e di lavoro, all'inizio del nuovo anno sociale, che avete voluto solennizzare con la festa dell'adesione. La Vergine santissima vi sia di ispirazione e di sostegno con la sua vita caratterizzata dall'attività, dalla riflessione e dalla preghiera.

L'Anno mariano, che avrà inizio nel prossimo giugno, rafforzi la vostra devozione alla Vergine Maria e vi conduca a vivere in pienezza gli impegni del battesimo.

Scenda la benedizione di Dio su di voi e su tutti i soci dell'Azione cattolica Romana.

[Al termine dell'incontro, il Santo Padre ha rivolto all'assemblea le seguenti parole:] Prima di concludere, prima di invitare i fratelli nell'episcopato a impartire la benedizione a tutti i presenti, voglio ancora ringraziare per questo incontro e per tutto il programma preparato per questa sera e per tutte le parole pronunciate, tutti i canti eseguiti e anche per il ballo che abbiamo potuto ammirare. Voglio poi ringraziare per la commemorazione di una grande figura, quella del professore Bachelet, che io ho avuto l'onore e il privilegio di conoscere personalmente prima di venire a Roma come uno dei membri del primo periodo del Consiglio per i laici. Ho avuto la sua compagnia in questo consiglio e anche la sua amicizia, come anche l'amicizia della sua famiglia.

Queste sono le parole che volevo aggiungere.

Ma voglio anche dire che se abbiamo oggi questo incontro con l'Azione cattolica di Roma, io incontro l'Azione cattolica di Roma tante volte nell'anno nelle diverse parrocchie di Roma. Durante le visite pastorali ci incontriamo e vedo la vostra presenza, e vedo il vostro impegno, la vostra generosità per portare avanti l'opera di apostolato dei laici tanto necessaria, tanto preziosa per la Chiesa dappertutto, in ogni dimensione, cominciando da quella dimensione più locale che è la parrocchia.

Ringrazio ancora una volta i miei fratelli nell'episcopato di Roma, ringrazio naturalmente il card. vicario e tutti i vostri sacerdoti impegnati nell'opera dell'Azione cattolica di Roma, quelli presenti e quelli che non sono qui. Beneaugurando a ogni persona, a ogni famiglia, faccio gli auguri anche a quella grande famiglia che è l'Azione cattolica di Roma: una famiglia in cui Cristo vuole essere presente per continuare e compiere la sua missione tramite questa comunità e questa famiglia che si chiama Azione cattolica di Roma. Buon anno.

1987-01-11 Data estesa: Domenica 11 Gennaio 1987




All'Associazione santi Pietro e Paolo - Palazzo Apostolico

Titolo: Testimonianza di vita cristiana, di apostolato e di fedeltà alla sede apostolica

Testo:

Carissimi! Porgo anzitutto il mio vivo ringraziamento al vostro presidente, avvocato Gianluigi Marrone, per le nobili parole, con cui si è reso interprete dei sentimenti, che vi animano in questo nostro incontro, e desidero anche manifestare a tutti voi la gioia di trovarmi, ancora una volta, in mezzo a voi, nella sede della vostra associazione, che è l'Associazione "della Casa del Papa"! Vengo ancora una volta qui per contemplare, ammirare e anche per pregare dinanzi al presepio, che con tanta cura avete approntato sulla scia dell'intuizione religiosa e artistica di san Francesco d'Assisi; ma vengo soprattutto per dirvi pubblicamente la mia viva riconoscenza per l'opera che da quindici anni voi svolgete con costanza e con entusiasmo per realizzare le finalità istituzionali del vostro sodalizio.

Auspico che voi, tutti e singoli i membri dell'Associazione santi Pietro e Paolo, sappiate vivere, giorno dopo giorno, gli impegni specifici che avete assunto, quali sono quelli della particolare testimonianza di vita cristiana, di apostolato e di fedeltà alla sede apostolica. Vi esprimo e vi rinnovo oggi il mio compiacimento per il fatto che nel Palazzo apostolico si riunisca una numerosa schiera di laici - ragazzi, giovani, uomini maturi -, che intendono approfondire con serietà e con metodo la conoscenza del messaggio di Gesù e realizzarlo, con la grazia di Dio, in tutta la sua pienezza, dando prova, in maniera particolare, di una speciale adesione alla persona e al magistero del romano Pontefice.

Continuate, con sempre maggiore impegno, in questo itinerario spirituale, profittando e servendovi degli aiuti che il sodalizio vi mette a disposizione mediante le sue varie iniziative che fanno capo alle sezioni, in cui esso è strutturato. In questa privilegiata circostanza mi piace ricordare, con sensi di apprezzamento, i servizi di ordine e di vigilanza che i membri della sezione liturgica, con tanto decoro e signorilità, svolgono regolarmente nella Basilica di san Pietro e, in modo speciale, durante le funzioni a cui partecipa il Papa.

Mentre vi porgo i miei sentiti auguri per un sereno nuovo anno, affido i vostri ideali e i vostri propositi al cuore materno di Maria santissima "Virgo Fidelis" e vi imparto la benedizione apostolica, che estendo alle vostre famiglie e a tutte le persone, che vi sono care.

1987-01-11 Data estesa: Domenica 11 Gennaio 1987




Ai vescovi francesi in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Accettate la povertà nell'attesa della pienezza; sappiate proporre delle risposte di vera speranza

Testo:

Cari fratelli nell'episcopato.


1. Eccovi al termine del vostro pellegrinaggio alle tombe di Pietro e Paolo. Con questo passo i vescovi del mondo intero vengono successivamente a manifestare la loro unione con la Chiesa di Roma intrattenendosi con il successore di Pietro e i suoi collaboratori. così si esprimono i legami collegiali che ci uniscono al di là della dispersione geografica e la diversità delle situazioni pastorali che vivete.

La vostra regione apostolica inaugura le visite "ad limina" dei vescovi francesi. Sono felice di accogliervi qui dopo poco tempo che voi mi avete accolto ad Ars e a Lione, nel corso di un viaggio apostolico il cui ricordo resta molto presente in me e del quale avete detto che ha costituito un'esperienza significativa per i cristiani del vostro paese.

Venuti a Roma presso Pietro, capo del collegio apostolico, e presso il suo successore oggi, avete preteso questa prospettiva storica benefica del pellegrinaggio: permette di non lasciare la Chiesa particolare, ma di fare con serenità il bilancio della sua situazione. Senza riprendere i punti diversi e numerosi che ricorda il vostro rapporto regionale e di cui abbiamo potuto parlare in particolare, vorrei approfittare di questo primo colloquio collettivo per proporvi alcune riflessioni d'insieme. Con i vostri confratelli che incontro con un ritmo sostenuto nel corso delle prossime settimane e dei prossimi mesi, ho intenzione di ritornare sui diversi elementi della pastorale.

Sono cinque anni e voi l'avete notato, senza che siano intervenuti dei cambiamenti maggiori, avete steso un quadro senza compiacenza; avete sottolineato i temi d'inquietudine, e avete rilevato i segni positivi che motivano la vostra fiducia nell'avvenire e la vostra azione di grazia.


2. così voi traducete la condizione della Chiesa, in pellegrinaggio, in esodo costante. Un popolo è costituito dalla chiamata e dal dono di Dio; ma deve mettersi in cammino, seguire una strada di prove, fare l'esperienza di una forma appagata dalla sola liberalità della grazia, modellare il proprio modo di vita sulle parole dell'alleanza che Dio stabilisce con lui.

E' necessario insistere per chiarire questa analogia? Voi avete rilevato le difficoltà della realtà umana della vostra regione nel contesto presente, avete mostrato che il popolo di Dio conosce la prova di vedere diminuire il numero di coloro che vi si riconoscono pienamente, che la vitalità della fede e la fedeltà alle esigenze etiche s'indeboliscono. Tuttavia, quando ricordate i preti, i religiosi, i laici nei differenti quadri nei quali si radunano, notate dinamismi reali, convinzioni ferme, devozioni straordinarie.

E' la condizione contrastata della Chiesa, come la descrive il rapporto finale del Sinodo straordinario del 1985: "nel suo pellegrinaggio sulla terra, la Chiesa è popolo messianico e già anticipa in essa la nuova creatura. Tuttavia essa resta la Chiesa che rinchiude nel suo seno i peccatori, santa e sempre da purificare, che tra le persecuzioni del mondo e le consolazioni di Dio, è sempre in cammino verso il regno.

In questo senso, sono sempre presenti nella Chiesa il mistero della croce e il mistero della risurrezione" (Sinodo straordinario dei vescovi 1985, "Relazione finale", II, B, 3).


3. Si, a quest'epoca di una storia nella quale si sono incontrate incessantemente le prove che i discepoli portano al seguito di Cristo e gli elementi positivi che sono i punti fondamentali sulla vita del regno, voi considerate oggi la ricchezza e la povertà delle vostre diocesi. Nel corso della mia visita in Francia nel mese di ottobre, mi è sembrato che i cristiani riconoscessero volentieri la ricchezza della loro eredità. Non si tratta di ritornare al passato con più o meno nostalgia. Si tratta piuttosto di ravvivare la memoria di tutti coloro che hanno ispirato il popolo cristiano e che l'ispirano ancora. Sia sufficiente ricordare qui il dinamismo apostolico di san Martino o l'umile fedeltà di santa Bernardetta, tra molte altre pietre viventi riunite nel corso delle generazioni intorno a Cristo, la pietra angolare: numerosi sono i costruttori dell'edificio cristiano che continua ad abitare un gran numero di vostri compatrioti.

Al seguito dei grandi pionieri e dei grandi testimoni, al seguito di innumerevoli credenti, la Chiesa è oggi presente nella società. Essa è attiva attraverso le parrocchie, le comunità molto differenti, i movimenti, i servizi.

Essa annuncia il Vangelo, celebra i sacramenti dell'alleanza, serve i poveri e accoglie lo straniero. Preti, religiosi e laici cooperano e scoprono nuovi modi di condivisione delle responsabilità, di concentrazione seguita nei consigli recentemente istituiti e che bisogna consolidare e diffondere.


4. Tuttavia il campo è vasto, le opere poco numerose, la messe sembra povera.

Nello stabilire il bilancio per la vostra visita "ad limina" avete ripreso delle cifre inquietanti. Il clero invecchia e le vocazioni restano in piccolo numero. I battesimi e i matrimoni sacramentali diminuiscono. I giovani catechizzati rappresentano una percentuale molto bassa, nonostante lo sforzo considerevole compiuto da numerosi catechisti devoti.

E' l'espressione di una reale povertà. Evocando questa situazione dolorosa per voi, si pensa all'emozione di Gesù davanti alle folle senza pastore (cfr. Mt 9,36) e alla sua chiamata di Gerusalemme che non voleva riunirsi attorno a lui (cfr. Mt 23,37). Ma il Signore ha fondato la Chiesa e ha assicurato la sua presenza per sempre (cfr. Mt 28,20). "Egli ci ha salvati non in virtù di opere di giustizia da noi compiute, ma per sua misericordia mediante un lavacro di rigenerazione e di rinnovamento nello Spirito Santo" (Tt 3,5).


5. La Chiesa ha in sé delle risorse profonde, i doni di Dio, che una valutazione di tipo sociologico non può bastare a delineare. Essa è "in Cristo, in qualche modo il sacramento, il segno e il mezzo di unione intima con Dio e di unità con tutto il genere umano" seguendo l'importante formula del Concilio Vaticano II (LG 1).

Per essere segno, essa deve accettare oggi la sua povertà e rimettersi più che mai alla grazia di Cristo morto e risorto, nell'attesa di una pienezza che sarà il dono gratuito della salvezza senza paragone con le nostre sconfitte.

Pastori di un gregge che tutti vorrebbero più numeroso, più fedele, più unito, non scoraggiatevi. Riportate alla luce le ricchezze nascoste nei cuori. Si è più volte rilevato il gran numero di vostri concittadini che dicono la loro appartenenza alla Chiesa e che hanno ricevuto il battesimo. Non cessate di chiamarli a diffondere i doni nascosti nel più profondo di se stessi e a scoprire il pieno senso della loro vita attraverso la verità e la presenza del Cristo.

Confusamente forse, ma realmente, la società attende che la Chiesa inviti l'uomo a superare la sua debolezza e il suo peccato per recuperare la sua piena dignità, che essa sappia proporre delle risposte di speranza alle angosce di questo tempo.


6. Voi animate e condividete quest'opera di evangelizzazione con i preti, i diaconi, i religiosi, le religiose, i laici che assumono dei compiti essenziali.

Alcuni provano duramente il peso della responsabilità. So che la vostra attività personale di vescovi è primordiale. Avete capito che è necessario essere il più possibile sul terreno: voi predicate, incoraggiate, orientate, riunite.

Celebrate con il popolo di Dio il sacrificio di Cristo nell'azione di grazia e per la comunione nel suo amore. Confermate nello Spirito, mandate in missione. così andate in missione e comunione, seguendo la risoluzione della vostra conferenza episcopale. Voi stessi nel corso delle vostre visite pastorali, dei vostri numerosi incontri, delle celebrazioni siete nella vostra diocesi il primo evangelizzatore. Rispondete alla chiamata di Paolo e Timoteo: "Annuncia la parola, insisti in ogni occasione opportuna e non opportuna, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e dottrina. Tu pero vigila attentamente, sappi sopportare le sofferenze compi la tua opera di annunziatore del Vangelo, adempi il tuo ministero" (2Tm 4,2 2Tm 4,5). In questa azione, sostenete quella di tutti coloro che partecipano alla missione ecclesiale da voi fondata sugli essenziali legami di collaborazione con il presbiterio e con i laici, vi avvicinate a coloro che rimangono emarginati.

Attraverso il vostro ministero missionario, voi moltiplicate gli appelli di seguire il Cristo, particolarmente nel sacerdozio, nella vita consacrata, nel diaconato.

So che voi stessi e i vostri collaboratori prendete numerose iniziative per assicurare la vitalità della comunità cristiana: la preparazione e il sostegno delle famiglie cristiane per la loro vita di coppia e il loro ruolo di genitori, l'ispirazione e il coordinamento dei movimenti, la qualità dell'educazione negli istituti cattolici, la riorganizzazione delle strutture territoriali, la formazione intellettuale e spirituale per i sacerdoti e i laici anche in vista della catechesi e dell'animazione liturgica, un aiuto a coloro che pregiudicano nell'esperienza della preghiera, la riflessione sugli interrogativi fondamentali della vita così come si presentano attualmente, la solidarietà con i più poveri vicini o lontani in una vera carità, i legami con le altre Chiese.

Alcune diocesi si preparano a tenere un Sinodo per riflettere sulla missione e a stimolarla accogliendo le chiamate del Signore. Non posso dilungarmi oggi su queste azioni molteplici, ma vorrei incoraggiarle chiedendo allo Spirito d'amore e di verità di renderle feconde.


7. Seminate ampiamente. Spesso bisogna accettare di non vedere maturare la raccolta e lasciare ad altri la cura della messe (cfr. Jn 4,37). Ma è una convinzione fondamentale: è Dio che fa germogliare; al di là dei risultati constatabili, le semine non possono essere vane, la Parola feconda la terra (cfr. Is 55,11), e colui che ha voluto dare la sua vita per la salvezza del mondo ci assicura che il grano che muore porta molto frutto (cfr. Jn 12,24).

Portate nelle vostre diocesi a tutti coloro che operano con voi nel campo, come incoraggiamento e come saluto del Vescovo di Roma, il messaggio della speranza fondata da Cristo. Ridite ai preti, vostri primi collaboratori e a tutto il popolo di Dio la preghiera di Paolo "Perché il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una più profonda conoscenza di lui. Possa egli davvero illuminare gli occhi della vostra mente per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati" (Ep 1,17-18).

Nell'avvicinarsi all'Anno mariano che ci preparerà al grande Giubileo dell'anno 2000, invoco con voi Maria, l'ancella del Signore totalmente fedele, la Vergine Madre che dona al mondo il Salvatore. E prego Dio di colmare voi e i vostri diocesani di ogni benedizione.

1987-01-12 Data estesa: Lunedi 12 Gennaio 1987





GPII 1987 Insegnamenti - Omelia S. Messa nella festa del Battesimo di Gesù - Roma