GPII 1987 Insegnamenti - Ai vescovi piemontesi in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Ai vescovi piemontesi in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Camminare al fianco dell'uomo singolo e della società di oggi per illuminare e guidare nella prospettiva del giusto progresso

Testo:

Signor cardinale, carissimi fratelli nell'episcopato! 1. Con grande gioia vi accolgo in questo incontro collettivo della vostra visita "ad limina apostolorum", che conclude il ciclo delle conferenze episcopali regionali dell'Italia. Porgo il mio saluto più cordiale a voi e nelle vostre persone intendo abbracciare tutti i fedeli delle diocesi, che voi reggete con tanto amore e generosità.

Il primo sentimento che sgorga spontaneo dal mio animo è quello del compiacimento per quanto avete compiuto nelle comunità ecclesiali a voi affidate.

E' un sentimento doveroso, che raggiunge anche tutti i vostri collaboratori, sacerdoti, religiosi e laici. Ringraziamo insieme il Signore per l'abbondanza dei doni elargiti: ho appreso con particolare gioia che alcuni seminari minori e maggiori registrano una chiara ripresa; c'è un incremento anche nelle vocazioni religiose, un numero crescente di laici si inserisce con convinzione nell'apostolato, il popolo di Dio sente la responsabilità di una coerente testimonianza cristiana. Questo mi spinge a esortarvi a perseverare con instancabile sollecitudine in questo vostro compito di pastori, di maestri e di guide.


2. Nelle vostre diocesi, note anche per i loro santuari mariani, in quel Piemonte che ha dato molte figure di santi sacerdoti, la fede cristiana si esprime con una spiritualità profondamente eucaristica e mariana, formativa e caritativa. Di tale spiritualità sono manifestazione la vita e le opere di quella fioritura di santi che ha caratterizzato soprattutto il secolo scorso, fra i quali vorrei menzionare san Giovanni Bosco, che oggi ricordiamo nella liturgia e che la diocesi di Torino, insieme con la Società Salesiana, si accinge a celebrare con particolare solennità in occasione del centenario della morte.

Sull'esempio di tante luminose figure, non stancatevi di approfondire fra le vostre popolazioni questa spiritualità intensa e robusta. Oggi, certamente, l'azione pastorale incontra molte difficoltà. Paolo VI, nell'ultimo incontro avuto con voi, un anno prima della sua morte, individuava la maggiore delle difficoltà, quella che in qualche modo riassume tutte le altre, nell'evoluzione materialistica della società. Io stesso nell'ultima enciclica "Dominum et Vivificantem" ho affermato che la resistenza allo Spirito Santo "trova la sua massima espressione nel materialismo, sia nella sua forma teorica, come sistema di pensiero, sia nella forma pratica, come metodo di lettura e di valutazione dei fatti e come programma altresi di condotta corrispondente" (DEV 56).

Bisogna perciò con costante sollecitudine annunziare e vivere la fede cristiana, offrendo profonde convinzioni personali nella formazione delle singole coscienze.


3. Voi stessi avete segnalato quattro ambiti della vita odierna, che esigono un impegno pastorale sempre più attento e intenso: il fenomeno dell'emarginazione, causato dalla società della tecnica e del benessere; il pericolo della scristianizzazione, che mette in evidenza una rottura sempre più profonda tra fede cristiana e vita quotidiana, particolarmente minacciosa nelle grandi aree urbane o suburbane; la nuova cultura tecnologica, che esige un annuncio del messaggio evangelico più sensibile alla mentalità critica dei nostri tempi, e infine il problema della famiglia, che implica l'educazione e la formazione all'amore autentico nell'ambito del matrimonio inteso come "sacramento".

Questa segnalazione è di fondamentale importanza, tanto più che non riguarda solo le diocesi del Piemonte, ma tutta la Chiesa in generale. Da parte mia desidero suggerirvi prima di tutto alcune indicazioni di ordine pratico: - Curate la catechesi di tutte le categorie di persone, mediante incontri di cultura religiosa, corsi metodici di insegnamento dottrinale, scuole di teologia per laici, giornate di studio. Per l'efficacia formativa di tale catechesi è necessaria l'unità di fede, basata sulla rivelazione e sul magistero autentico della Chiesa, e l'aggiornamento culturale.

- Sensibilizzate sempre più lo spirito caritativo. Oggi specialmente è tempo di carità, di bontà, di comprensione, di compassione, di dedizione, di amore. Il fenomeno del volontariato indica che gli uomini di oggi, e specialmente i giovani, sono più sensibili verso le necessità umane.

- Responsabilizzate ogni fedele del "popolo di Dio", in modo che ogni cristiano nella famiglia, nella parrocchia, nella diocesi, come pure negli ambiti della vita civile si senta impegnato a partecipare in modo costruttivo al disegno salvifico di Dio.

- Per quanto riguarda l'attività pastorale a favore della gioventù, rivolgendo un cordiale saluto all'ordinario militare, qui presente, vorrei ricordare l'importanza dell'apostolato tra coloro che compiono il servizio militare.

Oltre ad essere un ministero a favore di quanti, in adempimento di un dovere civile, garantiscono la sicurezza della patria nel contesto di un impegno per la pace e la solidarietà tra i popoli - evitando forme di un pacifismo unilaterale, non sufficientemente attento alle complessive esigenze della vita associativa - costituisce anche la preziosa occasione di completare l'educazione morale e cristiana per tanta parte della gioventù in un momento cruciale della vita, illuminandola con la luce del Vangelo.


4. Desidero, inoltre, amati confratelli della regione piemontese, che esercitate la vostra attività pastorale in una delle zone più industrializzate d'Italia, toccare alcuni aspetti della pastorale del lavoro nell'attuale società tecnologica. La Chiesa sente il dovere e il bisogno di camminare al fianco dell'uomo singolo e della società, per illuminare e guidare, nella prospettiva del giusto progresso e dell'autentico benessere.

Mi limito a qualche rilievo, su questo argomento che ho già avuto occasione di affrontare anche recentemente nel convegno promosso dalla Commissione della CEI per il mondo del lavoro.

a) Una prima considerazione riguarda la situazione di fatto della società attuale. Come è noto in due secoli si è passati dalla "società agricola" a quella "industriale", ma in poco meno di un mezzo secolo si sta passando a una nuova forma di società tecnologicamente più avanzata. Sta avvenendo sotto i nostri occhi una svolta che non sappiamo dove porterà e quando si concluderà.

La tecnica si è inserita in modo spettacolare tra la natura, per manipolarla e asservirla, e la società, per svilupparla e soddisfarla. La tecnica incide ormai potentemente sull'economia e l'economia, diventata una scienza anch'essa, rivendica l'autonomia dalla politica e dall'etica. La certezza di base diventa la massima efficienza della produzione con minimo sforzo. Mediante i ritrovati della tecnica, telematica, informatica, robotica, il ruolo della persona sembra diventare in gran parte superfluo, secondario: nello stesso tempo pero si valuta più l'intelligenza che la forza fisica.

Emerge così il problema della "disoccupazione tecnologica": è la disoccupazione di coloro che, soppiantati dalle macchine, sono senza lavoro e si sentono emarginati e senza scopo, ma anche il problema di quanti si trovano a lavorare di meno, hanno maggior tempo a disposizione e devono in qualche modo impiegarlo e riempirlo.

In tale contesto, il lavoro rimane senza dubbio un valore, ma accanto ad altri valori, come lo sviluppo dell'intelligenza, la promozione della cultura, l'impegno del tempo libero nel servizio umanitario, nel volontariato, nella ricerca religiosa, nella contemplazione, nello spettacolo, nella lettura, nel turismo.

Bastano questi cenni per rendersi conto come la società moderna è densa di problemi e di difficoltà sia nel campo strettamente economico sia soprattutto nel campo pastorale.


b) La seconda considerazione riguarda perciò l'atteggiamento che si deve assumere di fronte alla società di oggi. L'attuale sviluppo tecnologico ha certamente un significato e un ruolo positivo nella progressiva vicenda della storia umana e perciò della "storia della salvezza". Ci convincono e ci confortano le parole di san Paolo: "Tutto è vostro... il mondo, la vita, la morte, il presente, il futuro: tutto è vostro! Ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio!" (1Co 3,21-22). Bisogna portare l'umanità verso la giusta pienezza del suo sviluppo; bisogna capire la nostra epoca, accettarla, orientarla. Nell'enciclica "Laborem Exercens" ho voluto sottolineare questa visione positiva e costruttiva della società moderna quando ho detto che "lo sviluppo dell'industria e dei diversi settori con essa connessi fino alle più moderne tecnologie dell'elettronica, specialmente nel campo della miniaturizzazione, dell'informatica, della telematica e altri, indica quale immenso ruolo assume, nell'interazione tra il soggetto e l'oggetto del lavoro proprio questa alleata del lavoro, generata dal pensiero umano, che è la tecnica. Intesa in questo caso non come una capacità o un'attitudine al lavoro, ma come un insieme di strumenti dei quali l'uomo si serve nel proprio lavoro, la tecnica è indubbiamente un'alleata dell'uomo. Essa gli facilita il lavoro, lo perfeziona, lo accelera e lo moltiplica. Essa favorisce l'aumento dei prodotti del lavoro e di molti perfeziona anche la qualità" (LE 5).


c) Infine, un'ultima considerazione riguarda in particolare le direttive che passiamo e dobbiamo dare nella svolta in corso. Bisogna educare, prima di tutto, ad accettare di vivere in questa società complessa e difficile, per diventarne l'anima con vigile allenamento all'ascetica, e con prontezza di spirito di sacrificio.

Bisogna educare al senso della solidarietà, che è la carità cristiana com'è voluta dal Vangelo. E' necessaria questa mentalità di solidarietà fraterna, perché pur tra tante conquiste tecniche, non mancano gravi traumi: insicurezza del posto di lavoro, individualismo, egoismo, solitudine, emarginazione. Occorre favorire e stimolare un comportamento più solidale, umano, cristiano. Bisogna formare persone coraggiosamente aperte alle novità tecnologiche e sociali, sensibili alla voce della propria coscienza cristiana, disposte alla condivisione e all'impegno sociale, e quindi necessariamente umili e prudenti, convinte della necessità della grazia e dell'aiuto divino. Per quanto è possibile, tenuto conto del contesto particolare, è necessario anche stimolare i responsabili della vita sociale e politica, in modo che tutti si sentano unicamente a servizio dell'uomo, della famiglia, della società.

Infine, occorre educare alla fiducia e alla speranza, specialmente i giovani. L'azione pastorale deve infondere fiducia e promuovere la comune corresponsabilità, poiché tutti facciamo parte di un disegno di amore e abbiamo una missione da compiere.

Concludendo questi accenni, vorrei rinnovare l'auspicio di una ripresa delle "Settimane sociali", in cui, attraverso lo studio della dottrina della Chiesa e la testimonianza di persone qualificate e responsabili, sia possibile individuare soluzioni concrete ai difficili problemi dell'epoca moderna, in modo che siano sempre - in nome di Cristo - salvaguardate la dignità della persona e la giustizia sociale.


5. Carissimi confratelli! Proprio verso il termine della sua vita, il santo di Torino, don Giuseppe Benedetto Cottolengo, così diceva: "Ricordatevi di non dubitare nemmeno per un istante della divina Provvidenza, sia nello spirituale che nel temporale, fareste un gran torto a Dio... Nelle necessità, dubbi e malinconie non state a gemere e sospirare, ma portatevi avanti al Santissimo Sacramento...

Sfogate il vostro cuore ivi".

E' un programma di vita che vale per tutti, e che vi lascio come ricordo, stimolo e conforto.

La Vergine santissima, Maria Ausiliatrice e Consolatrice, invocata e venerata con tanto amore in celebri santuari come a Torino, a Oropa, a Vicoforte Mondovi e sul Sacro Monte di Crea e di Varallo Sesia, ispiri e sostenga sempre il vostro ministero episcopale, a gloria di Dio e per la salvezza delle anime! Con la mia benedizione.

1987-01-31 Data estesa: Sabato 31 Gennaio 1987




Recita dell'Angelus - Piazza san Pietro (Roma)

Titolo: Una tappa decisiva per accogliere la grazia del Vaticano II

Testo:

1. Come è stato annunciato da tempo, durante il prossimo mese di ottobre si svolgerà la VII Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi, per studiare il tema "Vocazione e missione dei laici nella Chiesa e nel mondo a vent'anni dal Concilio Vaticano II".

Ogni assemblea sinodale riveste grande importanza per la Chiesa; ma il prossimo Sinodo assume una portata speciale perché ha al centro della propria attenzione la componente più vasta del "popolo di Dio", i fedeli laici, uomini e donne di ogni età e condizione, chiamati a contribuire, quasi dall'interno a modo di fermento, alla santificazione del mondo.


2. Aspetti notevoli circa la fisionomia e i compiti del laicato sono emersi, e in misura non secondaria, già nelle precedenti assemblee sinodali. così il ruolo specifico del laici fu trattato in rapporto alla giustizia nel mondo, all'evangelizzazione e alla catechesi; in seguito il ruolo dei laici si impose nel contesto dei grandi temi della famiglia e della riconciliazione e penitenza. Varie riflessioni vi ha dedicato il Sinodo straordinario del 1985, nella vigorosa riaffermazione dell'attualità del Concilio e dell'urgenza di una sua sempre più generosa applicazione. E nel loro messaggio conclusivo i padri hanno proiettato gli sguardi di tutta la Chiesa sul Sinodo del 1987, notando che esso "deve segnare una tappa decisiva perché tutti i cattolici accolgano la grazia del Vaticano II".


3. Nell'assemblea del prossimo ottobre l'ampia tematica del laicato sarà analizzata espressamente nella sua globalità e nella molteplicità delle sue dimensioni. Pietra miliare: l'insegnamento e le direttive conciliari. Ma sarà un punto di riferimento anche l'esperienza accumulata in questi due decenni.

I vescovi infatti, da buoni e sapienti padri della loro spirituale famiglia, porteranno alla considerazione sinodale le acquisizioni, le esperienze, le attese, i problemi della compagine laicale, quali risultano dai loro diretti contatti e da appropriate consultazioni e incontri che sono già in atto nelle varie Chiese particolari in vista del prossimo Sinodo.


4. Per contribuire a far si che la Chiesa si senta profondamente partecipe dell'avvenimento che la riguarda tanto ampiamente, conto di tornare su questo tema nel corso dei prossimi incontri domenicali per la preghiera mariana. Sarà un itinerario che, senza entrare nella dinamica del Sinodo, consentirà di seguirne da lontano la preparazione mediante riflessioni di cui i documenti conciliari e post-conciliari offrono copiosi e lucidi spunti.

Invochiamo con fiducia Maria santissima, affidando fin d'ora al suo cuore materno questa nuova tappa del cammino ecclesiale.

La "Giornata per la Vita" Oggi si celebra in tutte le diocesi italiane la "Giornata per la Vita".

Mi unisco ai vescovi d'Italia per ricordavi il loro appello, che suona come un interrogativo pungente: "Quale pace, se non salviamo ogni vita?".

La pace, tanto desiderata da tutti gli uomini, può trovare la sua realizzazione solo a partire dalla stima, dall'accoglienza, dall'amore e dall'aiuto verso ogni creatura umana. Ogni atto contro la vita umana in qualsiasi momento, dal grembo materno fino all'ultimo istante, è un gesto contrario alla pace.

Mi rivolgo specialmente ai giovani perché si impegnino a cooperare per una civiltà rinnovata, solidale verso la vita, capace di testimoniare il valore, la bellezza, la dignità, e di accettare le scelte generose e impegnative che solo l'amore può dettare.

Uniamo la nostra preghiera perché la pace, dono di Dio, si compia anche in virtù del nostro impegno per salvare ogni vita, in ogni momento e in qualsiasi circostanza.

La "Giornata diocesana di preghiera e di offerte per le nuove chiese" Desidero ricordare che domenica prossima si celebrerà nella diocesi di Roma la "Giornata diocesana di preghiera e di offerte per le nuove chiese". E' un problema importante per l'assistenza religiosa della periferia e dei nuovi quartieri che l'espansione della città ha reso urgente. Raccomando perciò a tutti, fin da questo momento, la preghiera e la generosità per questa iniziativa.

1987-02-01 Data estesa: Domenica 1 Febbraio 1987




Visita pastorale alla parrocchia Santa Maria Madre della Provvidenza - Roma

Titolo: La parrocchia è se stessa quando serve la realizzazione della vocazione cristiana di ciascuno e di tutti

Testo:

[Ai bambini della comunità di "Donna Olimpia":] Vi saluto molto, molto cordialmente, in questa parrocchia dedicata alla Madre della Provvidenza. Vi saluto tutti: genitori, maestri e insegnanti. Naturalmente anche il parroco e i vostri sacerdoti, ma saluto in questa assemblea specialmente voi ragazzi e ragazze, che avete accolto il Papa così bene, con tanto entusiasmo, con le belle parole introduttive della vostra collega e poi con tante lettere che mi avete offerto riunite in un libro non piccolo. Vi ringrazio di cuore per tutte le parole dette e per tutte le parole scritte, soprattutto per tutte le parole del cuore, per tutto quello che avete portato nei vostri cuori per l'odierno incontro.

Ho visto qui molte scritte sui muri, ma soprattutto mi colpisce questa: "Risplenda la vostra luce davanti agli uomini". Queste parole sono tratte dalla sacra Scrittura e sono indirizzate ai cristiani di una volta, nei primi secoli, nei tempi apostolici, dopo Gesù Cristo, ma sono sempre attuali queste parole: "la nostra luce deve risplendere davanti a tutti gli uomini". Queste parole sono di Gesù, che diceva ai suoi discepoli: "Voi siete la luce del mondo". Avete trovato molto bene queste parole per dare un'impronta veramente apostolica ed evangelica alla visita del Papa e al nostro incontro. Non so se potrei trovare parole più appropriate da indirizzare ai parrocchiani di questa parrocchia della Madre della divina Provvidenza. Voi veramente avete bene indovinato le parole-chiave per me, per la mia missione, per la mia visita alla parrocchia. Voglio per il momento rivolgere le stesse parole a voi, ai giovani e ai ragazzi che si preparano ai primi sacramenti, soprattutto all'Eucaristia, o a quelli che l'hanno già ricevuta, e sono già introdotti in questo grande mistero di Dio che si è fatto uomo e che è diventato per noi cibo, pane. così egli vive in noi, giorno per giorno, nutrendoci con il suo amore, con il suo Spirito, educandoci, facendoci uomini sempre più maturi, sempre più pronti a dare testimonianza della verità di queste parole: "Risplende la vostra luce davanti agli uomini".

E' una cosa bellissima, carissimi ragazzi e ragazze, essere cristiani, essere portatori di Cristo. così nei primi secoli le prime generazioni di cristiani pensavano di sé e anche gli altri pensavano così di loro: portatori di Cristo, portatori di Dio, "christoforoi", nella lingua greca, "theoforoi". Ecco: Cristo è la luce per noi, Cristo è la luce per tutta l'umanità. Se voi siete portatori di Cristo, siete anche portatori della luce. Questo è il nostro compito.

Per questo dovete prepararvi bene; a questo tende tutta la vita della parrocchia, specialmente la catechesi, la preparazione ai sacramenti, faticosa certamente ma fruttuosa. E io per questa preparazione ringrazio tutti quelli che faticano insieme con il vostro parroco, i sacerdoti, le suore, le catechiste, a tutti coloro che prendono parte a questa opera per far crescere in voi Gesù Cristo, perché lui è la luce del mondo.

Se voi dovete risplendere come la luce del mondo, dovete avere Cristo in voi, la sua verità, questa verità che ci viene sempre predicata, sempre ricordata nel Vangelo, questa verità che si testimonia soprattutto con la vita. Questa è la mia breve risposta alla vostra bella presenza. Qui in questa parrocchia, così come in tutte le altre parrocchie, incontro per primi i ragazzi, i più giovani parrocchiani. E' una bella introduzione all'incontro con gli altri, con gli anziani, con i malati. Voi per primi, perché voi in un certo senso siete i primi nella prospettiva della vita di questa parrocchia, come anche nella prospettiva della vita della vostra famiglia, di tutta la nazione italiana, di tutto il mondo.

Vi saluto per primi e vi auguro tutto il bene nell'anno che è appena cominciato.

Che esso segni un nuovo passo nel progresso della vostra educazione, della vostra maturazione, come ragazzi, ragazze, uomini e donne, come cristiani.

Con questi auguri vi impartisco con il cardinale e con il vescovo qui presenti una benedizione che ci dice tutto l'amore della Santissima Trinità; tutto quello che Dio vuole donarci in ogni passo della nostra vita e nella prospettiva della vita eterna a cui siamo chiamati in Cristo Gesù.

[Alla parrocchia:] Sono molto lieto di essere oggi, nella prima domenica del mese di febbraio, tra voi, in questa vostra parrocchia, specialmente in una ricorrenza così importante come quella ricordata dal vostro carissimo parroco: cinquanta anni di esistenza, di vita, di missione di questa parrocchia. Mi congratulo con voi, con tutti, con tutte le generazioni che hanno visto l'inizio di questa comunità e di questa chiesa e quelle che sono venute dopo, che sono cresciute qui, nate qui, battezzate qui. Le generazioni infatti si susseguono e ne vengono sempre di nuove: così corre la vita e nella vita umana corre anche un'altra vita, nascosta, misteriosa, soprannaturale, divina, che ci viene dallo Spirito Santo, che ci viene tramite la Chiesa e i sacramenti, che si intensifica mediante la preghiera e le buone opere. In tutta la nostra vita, tutto questo costituisce l'insieme della nostra vita cristiana, della nostra vita in Cristo, perché cristiano vuol dire "in Cristo". Noi tutti viviamo in Cristo. Questa parrocchia ci ha reso possibile la vita in Cristo, vivere in Cristo, cominciando dal momento del battesimo e incorporandoci in Cristo, per gli altri canali, soprattutto mediante l'Eucaristia con la quale Cristo ci alimenta, ci porta il nutrimento del suo corpo e del suo sangue, della sua passione, croce, morte e risurrezione: tutto il suo mistero umano e divino. Mistero di salvezza, mistero di vita eterna. In Cristo noi camminiamo verso questa realtà soprannaturale, trascendente che si chiama vita eterna in Dio, perché la vita inaugurata in Dio con il mistero di Cristo, porta a Dio.

Mi congratulo con voi a causa di tutta questa ricchezza che si esprime con la data di cinquant'anni di esistenza, di vita, di missione della vostra parrocchia dedicata alla Madre della divina Provvidenza. Vorrei affidarvi alla Madre della divina Provvidenza, ciascuno e tutti quelli che sono qui presenti e anche coloro che si trovano nelle case, i vicini e i lontani, tutti, senza eccezione, perché la parrocchia è una comunità umana dove entrano tutti, tutti i battezzati e in un certo senso anche i non battezzati che vivono in questo ambiente. Vi auguro tutto il bene, a tutti e a ciascuno, alle vostre famiglie e ai vostri sofferenti, ai vostri neonati, ai vostri bambini, ai vostri giovani, a tutti senza eccezione alcuna, e vi affido a questa Madre della divina Provvidenza perché, come ha camminato con voi durante cinquant'anni, così cammini anche in futuro, di generazione in generazione. E la Madre della divina Provvidenza, Madre benevola, sia sempre vicina a voi.

[Omelia:] "Considerate la vostra vocazione, fratelli" (1Co 1,26).


1. L'apostolo Paolo rivolgeva queste parole alla comunità cristiana di Corinto: una comunità formata da gente umile e povera, probabilmente da schiavi, liberti, lavoratori del porto; gente considerata con poca stima secondo la mentalità del tempo, tant'è vero che lo stesso Apostolo aggiungeva: "Non ci sono tra voi molti sapienti secondo la carne, non molti potenti, non molti nobili". Tuttavia a costoro la parola di Dio è rivolta con grande considerazione e amore; è per loro il messaggio: "Considerate la vostra vocazione", cioè pensate bene alla scelta che di voi ha fatto il Signore. Egli vi ha eletti, proprio voi siete stati oggetto della sua particolare attenzione. Dio non si è rivolto a coloro che hanno un'orgogliosa consapevolezza del proprio valore, ma a coloro che il mondo considera deboli, a coloro che sono disprezzati. Questi sono i destinatari di una singolare vocazione, sono invitati a una risposta consapevole e generosa, riconoscendo che in loro il Signore si è compiaciuto. Essi seguiranno Cristo, sapienza vera che introduce nei disegni di Dio e li svela, Cristo giustizia e santificazione, che libera dalla schiavitù del peccato e mediante la comunicazione dello Spirito santifica e rende giusti, riscatta e libera. La vocazione del cristiano, infatti, si attua "in Gesù Cristo il quale per opera di Dio è diventato per noi sapienza, giustizia, santificazione e redenzione" (1Co 1,30). Oggi l'impegnativo e consolante monito di Paolo è rivolto anche a noi raccolti per questa celebrazione: considerate la vostra vocazione.


2. La vocazione cristiana - la vocazione in Gesù Cristo - trova la sua particolare espressione nell'insegnamento delle otto beatitudini, che abbiamo ascoltate nel Vangelo. Con queste parole Gesù Cristo ci indica che cosa Dio "sceglie", che cosa egli "apprezza", dove egli trova il suo "compiacimento", chi sono coloro che egli chiama "beati". Egli, infatti, li chiama così perché in questa elezione divina si apre per loro un nuovo orizzonte dell'esistenza. Le beatitudini segnano un confronto e un confine, tra il mondo che poggia sul suo egoismo, sulla sua vanagloria, sulla sua prospettiva terrena, e il regno di Dio, nel quale il credente è chiamato a un'esistenza che Dio ha tratto a sé e ha arricchito della sua vita e della sua grazia. Beati saranno coloro che in quanto poveri, afflitti, affamati di giustizia, misericordiosi, puri di cuore, operatori di pace e perseguitati a causa della giustizia sono stati invitati a seguire Gesù Cristo, a essere suoi imitatori, raccogliendo con fede la testimonianza della croce per la sofferenza che viene loro addossata dal mondo. Essi hanno dimostrato di avere accolto la vocazione, sul modello di Cristo, hanno testimoniato di voler donare a Dio con animo generoso e grato la loro esistenza sofferta; e Dio dice loro di avere gradito il loro dono: "Beati".


3. Anche la lettura dell'Antico Testamento ci conduce su questa direzione. I poveri della terra che eseguono gli ordini di Dio potranno nutrirsi dei suoi doni (cfr. So 3,13). Il popolo "umile e povero" può confidare nel Signore, perché la bontà misericordiosa di Dio si chinerà su di lui. Dio scriverà per questo popolo una nuova storia, quella della fedeltà, della santificazione. La buona novella, la promessa che troverà in Gesù il suo compimento, presenta una esigenza rigorosa di fedeltà, suscita un impegno esclusivo, "non commetteranno più iniquità"; ma impegna altresi Dio verso di noi: è solo Dio che ci rende felici e con la sua giustizia misericordiosa promuove in noi una vita santificata e rinnovata.


4. Anche il salmo responsoriale, a modo suo, annuncia la stessa beatitudine. Il Signore "ama i giusti", "protegge lo straniero... sostiene l'orfano e la vedova" e "sconvolge la via degli empi" (Ps 145,9). La nostra esistenza nel tempo è soggetta all'impeto di poteri fisici e spirituali, che tendono a sopraffare l'uomo e lo inducono a non riconoscere la sua verità di creatura, a espandersi in un contesto egoistico che sfocia nel rifiuto di Dio. Immerso in questa situazione terrena e negativa l'uomo sarebbe perduto, avulso dalla pace interiore e dalla speranza. Ma "il Signore rialza chi è caduto" (Ps 145,8), e si china con sentimenti di misericordia verso colui che è rimasto vittima dell'iniquità; egli ha compassione dell'uomo quando questi sa di non poter presumere di se stesso perché si sente peccatore, quando vive nell'afflizione della sua umiliazione interiore, e lo rialza. Solo chi non vuole sentirsi debitore di Dio rimane invischiato nell'inquieta inclinazione verso se stesso, mentre al cuore del credente veramente umile il Signore, che "sconvolge le vie degli empi", rivela la sua presenza, la sua sovranità nella potenza salvatrice, la sua giustizia nell'infinita grandezza della misericordia.


5. Questo programma del compiacimento di Dio, questa vera e propria scala di valori secondo Dio trova la sua espressione concreta proprio nel discorso della montagna, e mediante le otto beatitudini. E ad esso il cristiano è chiamato a uniformarsi fin dal battesimo, cioè fin dalla sua origine, come ad una regola di vita, in maniera tale da testimoniare al mondo la miracolosa trasformazione operata in lui dalla grazia e dalla fede. Il programma delle beatitudini ha realizzato nel credente un dono che si compie "nello spirito", cioè là dove si opera un rapporto con Dio. Scoprendosi figlio amato dal Padre celeste, il cristiano è messo in grado di rispondere alla chiamata di Cristo che suscita in lui un impegno morale sempre più alto, fino alla beatitudine somma, quella che illumina ogni discepolo di Cristo a comprendere come si possa vivere nella propria carne il destino del Maestro, "perseguitato a causa della giustizia".


6. L'ideale delle beatitudini, infatti, trova la sua più perfetta incarnazione nella vita di Gesù Cristo. Egli è il modello di ogni beatitudine, perché si è presentato a noi come povero, mite, sofferente, assetato e affamato di giustizia, puro di cuore, operatore di pace, perseguitato e crocifisso. Egli è il testimone concreto delle beatitudini, il modello perfetto di ciascuna di esse. Sulla figura di Gesù ogni cristiano dovrà considerare la propria vocazione impegnandosi a seguire l'esempio del Figlio di Dio. "Considerate la vostra vocazione" vuol dire, perciò: guardate il Cristo mediante il prisma delle otto beatitudini. Compie la vocazione cristiana colui che cerca di avvicinarsi a questo "esempio" vivo, a colui che si è fatto modello per noi. Le beatitudini svelano così il loro vero significato solo nella luce di Cristo: "Egli è divenuto per noi sapienza" (1Co 1,30).


7. Ciascuno, poi, si impegni a incarnare il messaggio nel modo corrispondente allo stato di vita che gli è proprio. Varie sono le strade per le quali il Signore ci ha chiamati. C'è chi si è dedicato a Dio mediante una consacrazione totale nel sacerdozio o nella vita religiosa; c'è chi è stato chiamato a vivere nello stato laicale, nel sacramento del matrimonio, nell'attività professionale, nel servizio ai fratelli. Diverse sono le vie, molteplice il modo di percorrerle, ma unico e comune è l'orientamento fondamentale della vocazione cristiana: Gesù, Figlio di Dio, fondamento delle beatitudini, donatore della speranza, colui che ispira e sorregge la nostra vita fino al pieno realizzarsi dell'opera della grazia.


8. Col cardinale vicario e il vescovo preposto a questo settore della città, saluto il vostro parroco, mons. Pietro China. Voi celebrate il 50° anniversario della fondazione della parrocchia, ed egli è qui da ben 27 anni e lavora in mezzo a voi come guida spirituale, amata e apprezzata da tutti senza distinzione, un amico delle vostre anime e delle vostre famiglie. Egli ha visto quasi tutto lo sviluppo della vostra comunità, dai primi caseggiati - che voi continuate a chiamare "i grattacieli" - fino all'attuale assetto. Saluto i viceparroci e gli altri sacerdoti, che generosamente e con spirito di fraterna solidarietà sostengono l'opera del parroco, lavorando tra i giovani, i catechisti, gli anziani, i gruppi della "Caritas", la "Legio Mariae", impegnati a formare delle comunità valide e vive in se stesse, ma aperte altresi al dialogo con tutti coloro per i quali sono chiamate a farsi testimoni del Vangelo e della Chiesa. Il mio saluto va quindi a tutti i giovani, ma in particolare ai numerosi componenti della comunità scout, attiva in questo territorio da ben 60 anni. In modo speciale desidero ricordare i molti laici, uomini e donne, che si dedicano alla catechesi e mi compiaccio per l'assidua e intensa partecipazione dei ragazzi al catechismo.

Faccio voti, poi, che i diversi gruppi giovanili trovino sempre maggiore slancio per un rinnovamento della vita del quartiere, nel quale si denota un singolare sviluppo di complessi scolastici e di istituti educativi, e per una solida formazione umana e spirituale. Voi potete trovare delle felici occasioni d'incontro nelle strutture della parrocchia di recente restaurate con la generosa collaborazione di tutti. Un particolare pensiero va agli anziani, che sono numerosi e amano trovarsi in gruppo nella parrocchia. Vorrei, infine, ricordare gli animatori delle celebrazioni liturgiche, dai quali dipende in gran parte la possibilità di dare ad ogni Messa la caratteristica di un vero momento di preghiera, che fonde in un unico spirito di partecipazione tutti coloro che, seguendo l'imperativo della coscienza cristiana, pongono l'Eucaristia al centro della giornata festiva. Saluto, ancora, le suore francescane angeline, che collaborano per la catechesi; le suore di nostra Signora della compassione, con le giovani studenti del loro pensionato universitario; le suore di carità di santa Giovanna Antida Thouret dell'Istituto Provinciale per l'Assistenza dell'Infanzia; le domenicane della carità e le francescane dell'Immacolata Concezione.

La parrocchia è una grande famiglia, voi lo sapete e lo sperimentate; è una comunità nell'ambito della quale tutti sono aiutati a considerare la vita cristiana come una vocazione, a cercare la personale vocazione divina, e a intraprendere la strada per realizzarla. Dalla parrocchia continuamente trova eco l'invito dell'apostolo Paolo: "Considerate la vostra vocazione, fratelli". Il senso della parrocchia è proprio qui: una famiglia nella quale si cerca, si conosce, si realizza la vocazione che il Signore ha donato ad ogni uomo. Si può dire che la parrocchia è se stessa quando serve la vocazione e la realizzazione della vocazione cristiana di ciascuno e di tutti.


9. La vostra parrocchia è dedicata a Maria santissima "Madre della Provvidenza".

La Madre di Dio, che più perfettamente di tutti ha realizzato la vocazione cristiana sul modello del Figlio suo, aiuti maternamente tutti e ciascuno a camminare per la stessa strada e a seguire Cristo. Maria santissima vigili su di voi, quale prima serva della Provvidenza di Dio e insegni a voi come si conosce e come si comprende tutto quello in cui Dio trova "compiacimento". Maria vi insegni a vivere nello spirito delle otto beatitudini e vi aiuti a cercare il regno di Dio e la sua giustizia.

[Alle religiose di diverse congregazioni:] Vi saluto tutte, vi ringrazio per la testimonianza della vostra vita. E' una testimonianza la vostra nella quale si riconosce il regno dei cieli. Siete con la vostra vita tra gli uomini affinché divengano più consapevoli del destino soprannaturale, splendido destino, che viene da Dio stesso, che Gesù ci ha annunziato nel suo Vangelo, che ci ha augurato con la sua morte e risurrezione, con tutta la sua venuta, e che poi ci ha lasciato nella Chiesa, nei suoi sacramenti, nei suoi ministeri, nei diversi carismi. Questi carismi sono i carismi propri delle vostre famiglie religiose. Ecco, io vi auguro di vivere sempre con coerenza questi carismi, questa splendida vocazione che è la vostra e poi di portare aiuto alla vita spirituale di questa parrocchia che è sotto la protezione della Madre della divina Provvidenza. Sono i miei voti per voi; vi ringrazio e mi raccomando alle vostre preghiere.

[Al Consiglio pastorale:] In questo incontro si esprime la consapevolezza di essere parrocchia, di essere Chiesa in parrocchia, la Chiesa di Cristo. Questa consapevolezza è tanto preziosa perché proviene da un legame profondo fra il vostro parroco e voi che siete i suoi collaboratori. Dal battesimo, carissimi fratelli e sorelle, portate nella vostra personalità cristiana il sacerdozio universale dei credenti. Questo legame mutuo, reciproco, tra sacerdote e laici, tra laici e sacerdote, diventa un apostolato della Chiesa, della parrocchia: vuol dire l'opera di Cristo portata avanti dalla vostra comunità. Per questo la comunità deve essere anche ben strutturata, deve distribuire i diversi carismi o piuttosto, secondo i diversi carismi, i vari compiti.

Ho potuto sentire come i compiti principali vengono distribuiti: la catechesi, la liturgia, l'opera caritativa e tutto è in un certo senso coordinato da questo organismo previsto dal Concilio Vaticano II che si chiama consiglio pastorale. Dai vostri rapporti ho potuto conoscere come cammina spiritualmente la parrocchia e vi sono molto grato per queste relazioni ma soprattutto vi sono grato per il vostro impegno, per questo apostolato così bene concepito, organizzato e portato avanti da ogni persona, da ogni gruppo, in ogni ambiente per il bene di tutti. Vorrei ringraziare ancora per le preghiere con cui seguite il ministero petrino, come Vescovo di Roma e anche come responsabile della Chiesa universale, da qui da Roma e dalle diverse Chiese particolari nei diversi paesi del mondo. Mi raccomando anche alla preghiera vostra, come vorrei raccomandare voi tutti, la vostra comunità, i vostri sacerdoti, le religiose e tutte le vostre famiglie e le vostre opere alla Madre della divina Provvidenza.

[Ai giovani impegnati nel cammino di fede:] Prima di rispondere alle vostre domande vorrei ringraziarvi tutti per la vostra presenza a questo incontro pieno di gruppi giovanili, animato dai canti, carico di testimonianze e di contenuti. Vorrei ringraziare soprattutto per le relazioni fatte sul lavoro dei diversi gruppi. Un lavoro su cui si costruisce la vita di questa chiesa, di questa parrocchia, o meglio il cammino come si preferisce dire, e giustamente, perché la vita cristiana è un cammino: siamo tutti pellegrini, la nostra stessa vita è vita pellegrina. Ringrazio i gruppi che mi hanno lasciato una documentazione scritta e anche fotografica della loro attività, come quello dei campi scuola, e ringrazio anche il gruppo degli scouts con i quali in questa e in altre parrocchie ho avuto tanti incontri. Ringrazio inoltre i giovani catechisti, il gruppo "Cantare insieme" che svolge attività in questa e in altre parrocchie; ringrazio infine il gruppo dei giovani universitari che opera in questa realtà parrocchiale che nell'illustrare la sua attività dentro e fuori la parrocchia ha voluto rivolgermi alcune domande.

Vorrei dare delle risposte molto brevi. La prima domanda era su Assisi.

Io penso che Assisi è per noi tutti, e soprattutto per i giovani che hanno vissuto il dopo Concilio, un invito ad approfondire il magistero conciliare, i documenti: per esempio, non si può capire bene l'iniziativa se non si entra nel contenuto della "Lumen Gentium" e poi anche di altri documenti, più brevi affiancabili a questo documento centrale del Concilio Vaticano II.

Circa il modo di fare apostolato tra gli altri giovani, che qualche volta non condividono le nostre convinzioni e i nostri impegni, mi viene in mente la parola di san Paolo che dice: "Io vorrei essere debole con i deboli e voglio farmi tutto per tutti". Penso che il cristiano debba essere un po' uomo universale e universalmente aperto. Si parla molto del dialogo, è parola nuova, anche se molto vecchia perché viene dal greco, ed esprime quello che vuol dire san Paolo: vuol dire infatti essere uomini di contatto, ci invita a saper essere con tutti, a incontrare tutti, ad essere autentici, cioè se stessi con tutti. Non possiamo sperare che tutti si convertano, ma noi dobbiamo essere tutto con tutti.

Per riassumere, infine, tutta la vostra partecipazione alla vita di questa parrocchia vorrei citare una parola, anch'essa presa da una lettera di san Paolo, dove si dice del tesoro nascosto in un vaso di creta. Questo tesoro siete voi stessi. E' la nostra umanità, perché l'umanità stessa è una cosa grande, è somiglianza di Dio; essere uomo, essere donna è già essere somiglianza di Dio.

Questo tesoro significa anche un'altra cosa: esso indica la presenza e l'opera di Dio in noi. Tutta la storia dell'umanità, secondo la nostra visione della liberazione cristiana, è la storia dell'alleanza di Dio con l'uomo, tramite la Chiesa, con ogni uomo, non solamente i battezzati. Cristo come ci ha creato a sua somiglianza così anche ci ha redento e con questa redenzione ha creato un tesoro, nascosto, inestimabile, che portiamo in noi.

Allora cosa posso augurare a voi giovani di questa parrocchia se non di portare questo tesoro, che pur è in un vaso di creta, di non lasciarlo diminuire né distruggere, perché è frutto d'amore e deve essere sempre portato e guadagnato con amore. Questo è il mio augurio. La vostra parrocchia porta il bel titolo di "Madre della Provvidenza", allora io raccomando questo tesoro che siete voi alla Madre della divina Provvidenza, affinché sia Madre della Provvidenza per ciascuno di voi per il tesoro che è in ciascuno di voi.

1987-02-01 Data estesa: Domenica 1 Febbraio 1987





GPII 1987 Insegnamenti - Ai vescovi piemontesi in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)