GPII 1987 Insegnamenti - Alla Giunta provinciale di Roma - Roma

Alla Giunta provinciale di Roma - Roma

Titolo: Lavoriamo tutti insieme al comune servizio dell'uomo

Testo:

Signor presidente, egregi assessori della Giunta provinciale, signore e signori.


1. Sono lieto di accogliervi per questo incontro che una bella consuetudine ha reso ormai tradizionale, e vi assicuro che la vostra presenza suscita nel mio animo sensi di sincero compiacimento. Rivolgo il benvenuto in questa sede a tutti, salutando ciascuno in particolare, a cominciare dal signor presidente, che ringrazio per i sentimenti espressi a nome della Giunta e delle popolazioni della provincia di Roma. Ricambio con cordialità gli auguri che la fase iniziale dell'anno ancora giustifica e li estendo ai vostri familiari, auspicando che il 1987 porti alle vostre famiglie e a tutti i residenti nel territorio da voi amministrato frutti di serenità, di pace e di prosperità.


2. I vostri compiti istituzionali, volti alla soddisfazione di molte necessità delle popolazioni della provincia, assumono specifica rilevanza in considerazione della preminenza di finalità assistenziali ed educative, che sono tipiche del vostro ruolo: scuole, orfanotrofi, colonie, corsi; tutta una gamma notevole di lavoro a voi affidato in vista dello sviluppo culturale e umano. Nel quadro dei vostri programmi, accanto all'obiettivo, pur esso di non piccolo rilievo, della difesa del suolo e dell'ambiente, c'è la diffusione delle attività sportive e del turismo, la cura della salute, la sicurezza del lavoro, il potenziamento della scuola e delle sue strutture, la sensibilizzazione della gioventù ai grandi valori della libertà e della convivenza.

Sono progetti di non breve respiro che, come esigono, per la loro soluzione, la partecipazione attiva di tutti i cittadini, così non possono non coinvolgere, per la sua parte, con ruoli e a livelli diversi, l'interessamento della Chiesa. Lavoriamo tutti al comune servizio dell'uomo, perché ogni persona umana possa "essere" di più.

E' proprio dell'amministrazione di una provincia l'impegno di concorrere ad armonizzare la vita di un capoluogo con quella delle città, dei piccoli centri abitati e della campagna, dove ancora alti sono i valori della vita, più umano il rapporto sociale, più diretto il contatto con il mondo della natura e, per ciò stesso, più facile l'incontro con colui che ne è l'Autore.

Per tali ragioni la Chiesa, sempre sensibile a quanto contribuisce alla promozione umana e allo sviluppo civile, nutre alto apprezzamento e volontà di collaborazione con chi, come voi, è impegnato in un così nobile compito. E' poi da sottolineare che il servizio svolto dagli organi di un'amministrazione assume una valenza di particolare peso quando la provincia amministrata ha quale capoluogo una città come Roma.


3. Già la realtà del territorio preso in considerazione potrebbe essere fonte di molteplici considerazioni. Sotto il profilo numerico e statistico, quella di Roma è una delle prime province dell'intera nazione. La popolazione residente, infatti, continua a mantenere ritmi di crescita, non solo perché la capitale è il comune più popolato d'Italia, ma anche perché la provincia di Roma è una di quelle che vantano un maggior numero di comuni.

Di qui i grandi e difficili compiti di chi ha il dovere di armonizzare le esigenze crescenti e complesse di una metropoli moderna con le fasce del territorio circostante. Una grande città non vive chiusa entro l'ambito dei suoi confini comunali, ma si espande all'intorno, in maniera da divenire insieme il cuore e il polmone di un organismo abitativo, e il retroterra ne fa da supporto.

In un certo senso è così pure sul piano dell'organizzazione religiosa.

Entro i confini della provincia di Roma, che è anche la capitale del mondo cattolico, è sparso un buon numero di piccolissimi centri, di città piccole e medie, che non vivono solo di riflesso, alla luce del centro, ma hanno una loro propria storia, civile e religiosa, grandi ricchezze di arte, di cultura, di paesaggio, e sono perciò meta di visite turistiche e di pellegrinaggi da ogni angolo del mondo.

C'è il complesso delle sedi suburbicarie, che fanno dei capoluoghi di diocesi attorno a Roma una continuità operativa, un tipo di osmosi religiosa che non manca di riflessi sul piano umano e civile. Molti centri di istituti ecclesiali, collocati entro il perimetro delle sedi suburbicarie, e cioè nel territorio della provincia di Roma, costituiscono con la capacità un polo unico di vitalità.


4. Questa realtà complessa, che già di per sé impone notevole impegno a chi ha il dovere istituzionale di amministrarla, esige uno spirito più alto di sacrificio in circostanze straordinarie, come può essere il 1987, in cui avrà inizio la celebrazione dell'Anno Mariano, in preparazione al Giubileo che segnerà l'inizio del terzo millennio dell'èra cristiana.

Mi auguro che lo spirito di reciproco rispetto e di intesa, già così vivo nella provincia di Roma tra autorità civili e religiose, si intensifichi sempre di più a servizio dell'elevazione umana e spirituale dei residenti e dei pellegrini.

Con tali prospettive, mentre rinnovo il mio ringraziamento per la vostra visita, formulo cordiali auguri per il vostro lavoro perché nell'anno da poco iniziato possiate soddisfare nel migliore dei modi alle attese delle popolazioni di questa a me tanto cara provincia, alle quali invio il mio saluto e la mia benedizione.

1987-02-12 Data estesa: Giovedi 12 Febbraio 1987




Ai vescovi francesi in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Nell'annuncio integrale della verità la risposta ai grandi interrogativi dell'uomo

Testo:

Cari fratelli nell'episcopato.


1. Il vostro rapporto dall'analisi molto sviscerata, come l'indirizzo del vostro presidente di regione e le conversazioni che abbiamo avuto personalmente, manifestano uno sguardo realista sulle difficoltà umane e spirituali che si sono aggravate nelle vostre diocesi, ma anche una volontà di sviluppare incessantemente gli sforzi promettenti che sono stati intrapresi e che incoraggio: il rafforzamento delle istituzioni di accordo, come i consigli pastorali e presbiterali; la partecipazione più attiva dei laici, la collaborazione più serena tra sacerdoti e laici, tra movimenti; la coscienza di Chiesa ravvivata dai raduni diocesani, le cure apportate alla preparazione della liturgia, alla formazione dei catechisti l'approfondimento della fede degli adulti; volontà di essere presentate in modo apostolico ovunque si esercitano delle influenze decisive sulla popolazione (economia, turismo, media), ad accompagnare in modo catecumenale coloro che devono riscoprire la fede; carità e senso missionario elargiti; importanza sempre più riconosciuta del rinnovamento della preghiera, dell'accoglienza della grazia; legame meglio percepito tra la formazione religiosa, la preghiera e la missione. Siete molto più coscienti delle ombre e delle sfide: anche nelle popolazioni di tradizione cristiana, la disaffezione si è accentuata in rapporto alla pratica religiosa e all'impegno cristiano, con una tentazione di fatalismo o di ripiego individualista di ricerca del benessere immediato, del relativismo morale che approda a scelte soggettive. Voi volete affrontare queste sfide, nella pazienza e nella speranza. Con voi vorrei soprattutto considerare numerosi aspetti che ritornano con insistenza nella vostra analisi: la pastorale nei riguardi di tutti i giovani, l'educazione nelle scuole cattoliche, le vocazioni al sacerdozio.


2. La pastorale dei giovani, voi dite, è una delle preoccupazioni maggiori nelle vostre diocesi dell'Ovest. I minori di 25 anni sono numerosi e visto il protrarsi del tempo dell'adolescenza e degli studi, la maggior parte di essi non è ancora integrata nei gruppi degli adulti. Questo tema è stato l'argomento della vostra sessione regionale del 1984. Vi incoraggio nei vostri sforzi di contatto e di formazione che spiegate per loro; io stesso vi consacro una parte notevole del mio ministero, a Roma e nei viaggi pastorali.

Si constata tra i giovani un grande smarrimento e una inquietudine davanti al loro avvenire, poiché essi più di altri sono colpiti dalla disoccupazione. Ma il loro malessere ha anche una dimensione spirituale e morale: essi distinguono male i punti di riferimento etico, i fondamenti della fede, le ragioni per fare affidamento alla Chiesa; si sono fatti rari all'Eucaristia domenicale. Dite giustamente: "Essi sono in modo massiccio lontani dalla Chiesa".

Alcuni di voi notano come quelli che vogliono rimanere fedeli si vedono imporre delle scelte difficili, di fronte a una organizzazione della vita in società che non tiene conto del religioso; talvolta subiscono anche l'intolleranza, lo scherno dei loro compagni.

E tuttavia come ho già constatato a Lione, voi siete i felici testimoni, nelle assemblee o nei pellegrinaggi, della generosità di un certo numero di giovani. Essi vogliono qualificarsi per il loro avvenire. Essi hanno sete di vivere in Cristo, con la Chiesa. Cercano di migliorare la vita del loro ambiente e del loro mondo (cfr. "Tutte le domande poste a Gerland"). Sono allora audaci ed esigenti. Essi si aspettano molto da noi e da tutti gli adulti.


3. Come sostenere questi giovani che desiderano seguire Cristo e impegnarsi nella Chiesa? Come raggiungere gli altri, essere ascoltati, proporre loro un'evangelizzazione nuova? La pastorale dei giovani ha una lunga tradizione in Francia: i cristiani hanno fatto sforzi considerevoli per la scuola cattolica, per i patronati, per i movimenti di giovani, per le cappellanie dei collegi e dei licei, per la stampa dei giovani. E' necessario proseguire e rinnovare tali sforzi, ripensando ad alcuni punti di applicazione. La pastorale della gioventù deve restare una priorità. Ha bisogno di mezzi accresciuti in uomini e donne, in locali, in possibilità di formazione; deve permettere di assicurare una preparazione a coloro che vogliono mettersi a servizio dei giovani, per capire le loro esigenze e aprire il Vangelo alla pagina che tocca loro il cuore.

E' giusto riconoscere qui un posto primordiale alla famiglia. Ho parlato ai vostri confratelli del Sud-Ovest delle gravi minacce che pesano su di essa e della pastorale da seguire in questo campo. Davanti alla mentalità e alla legge favorevole all'aborto, la Chiesa non deve smettere di difendere la vita di ogni essere umano dal suo concepimento, suscitando un movimento per la vita. Le diverse associazioni e iniziative che vi contribuiscono in modo persuasivo e pedagogico meritano di essere fortemente sostenute e coordinate dalle vostre cure. Un popolo generoso nel trasmettere la vita ama maggiormente la propria gioventù. La pastorale familiare si inscrive in tutta un'educazione sull'amore umano e la procreazione secondo il disegno di Dio con un insegnamento forte e liberatore sull'affettività, la sessualità e la famiglia, che riguarda gli adulti e i giovani. Le famiglie hanno bisogno di essere aiutate a educare i propri figli in modo equilibrato; ad affrontare i problemi difficili degli adolescenti, e a indirizzarli attraverso la testimonianza della loro vita. I bambini e i giovani, feriti da drammi familiari, privati da un vero modello di famiglia cristiana, richiedono un accompagnamento speciale. Sono felice di ridirvi tutto ciò davanti al presidente della commissione della pastorale familiare, per incoraggiare la sua missione e gli sforzi di tutti quelli che vi partecipano coraggiosamente con competenza e fedeltà alla Chiesa.


4. La pastorale dei giovani presuppone, da parte dei loro accompagnatori, una prossimità e una fiducia, con la preoccupazione di dire la verità. Da un lato i giovani aspirano a essere riconosciuti come compagni in un clima di fraternità che non impedisce l'autorità necessaria. I recenti movimenti di studenti e dei liceali hanno mostrato, tra l'altro, che essi rifiutano le limitazioni delle loro scelte quando esse sembrano imposte dall'esterno, senza necessità né accordo.

Bisogna che la Chiesa continui ad avere ampia fiducia nei giovani e affidare loro le responsabilità corrispondenti alle loro capacità. Battezzati e cresimati, essi sono già la Chiesa di oggi. Ne hanno dato testimonianza alla stadio Gerland. Ma se i giovani apprezzano la fiducia che viene loro data, essi non hanno meno bisogno di un linguaggio forte, di una presentazione chiara e dinamica della buona novella. In un clima di verità essi approvano le esigenze che fanno appello alla loro coscienza. La giovinezza è l'età dell'incontro cosciente e voluto con Cristo. Gli educatori devono credere alla potenza della parola di Dio e credere al lavoro dello Spirito Santo che supera ogni pedagogia.

Mi permetto di attirare la vostra attenzione su un punto delicato. I cristiani devono essere vigilati nei confronti di una parte della stampa di alcuni fumetti, film, programmi che alimentano i vizi, esaltano alla violenza, la rivolta, la disperazione; non esitano anche a ridicolizzare i valori morali e i segni sacri, a deformare le parole della Bibbia, a scalzare i fondamenti della fede e la credibilità della Chiesa. Nonostante i pretesti di comicità, di fantascienza, di rispetto dei non-credenti e di altre culture, questi metodi non sono innocenti: essi trasmettono dei microbi di morte dai quali i nostri giovani usciranno anemizzati, disillusi o scoraggiati. Il Consiglio d'Europa si preoccupa giustamente di elaborare una convenzione europea sulla protezione dei giovani di fronte a simili media. Da parte nostra proteggere i giovani consisterà nel rivendicare per essi il rispetto della fede e della cultura cristiana, nel mostrare loro le manipolazioni di cui sono oggetto, ma soprattutto nel proporre loro, in modo diretto integrale e accessibile, la verità del Vangelo e le risposte pertinenti della Chiesa alle grandi domande dell'uomo.

Per questo è auspicabile che i cristiani imparino a investire nei media, per esporre ciò che riguarda la religione, la fede, la vita, il bello, il bene. In una società dai rapidi mutamenti e dalle molteplici tentazioni, i giovani devono essere preparati a fare le scelte che corrispondono alla loro fede.


5. Posso solo elencare tutti gli altri luoghi di formazione che voi promuovete e dei quali riparlero: la catechesi, la preparazione ai sacramenti, con un'impronta spesso "catecumenale"; penso al battesimo, alla riconciliazione, all'Eucaristia, alla confermazione che appaiono frequentemente come i tempi forti della loro adolescenza; sono pure importanti i movimenti di apostolato, di educazione, di spiritualità, di carità, la pratica di un'azione solidale a favore dei poveri, di coloro che soffrono, delle missioni e delle grandi cause del mondo. Poiché i giovani si formano agendo per gli altri e con gli altri.

Prima di tutto bisogna creare un clima di preghiera. Osiamo invitare i giovani a pregare. Ne sono capaci. E' l'inizio di una trasformazione della loro vita, che tutti i discorsi e gli impegni non sono in grado da soli di far scattare. Lo testimoniano i vostri numerosi gruppi di preghiera.


6. Pastori, avete la responsabilità spirituale di tutti i giovani delle vostre diocesi. E' bene che abbiate sviluppato le cappellanie dei licei e dei collegi. Un vasto numero di bambini e di giovani beneficia da voi dell'educazione in una scuola o in collegio cattolico. Voi avete difeso il principio e l'esistenza concreta degli istituti cattolici d'insegnamento e questo chiede sempre vigilanza.

Avete delle ragioni fondate per agire così, non è necessario che io le riprenda.

E' importante migliorare sempre questo "potente strumento apostolico" realizzare delle vere comunità educative, adatte, per la loro competenza a rispondere ai nuovi bisogni dei giovani e della società.

La scuola cristiana deve sforzarsi di mantenere il suo specifico carattere. Senza essere riservata ai soli cattolici, essa accoglie con rispetto coloro che accettano, con buona volontà, che i principi del Vangelo sulla dignità della persona umana, ispirino l'educazione. Per quanto riguarda la proposta di fede, essa deve essere allo stesso tempo chiaramente manifestata, rispettosa delle coscienze e adeguata alle età dei giovani. La natura di un istituto cattolico, dipende dalle persone che condividono la fede. La catechesi trova una base solida (cfr. "Discorso al Congresso dell'Ufficio internazionale dell'insegnamento cattolico", 5 novembre 1985). La cultura religiosa e morale, perlomeno, deve sempre avere il suo posto, specialmente in un momento in cui la società francese sembra più sensibile alle sue radici cristiane nella storia o nella letteratura.

Spero che i vostri sforzi per la formazione cristiana dei maestri e per la partecipazione più attiva dei genitori cristiani, porteranno tutti i loro frutti.

Possano i cattolici - alunni, genitori, professori, educatori - dare in ogni istituto il segno visibile di una comunità di Chiesa! E al suo servizio, gli animatori della pastorale scolastica potranno avere un ruolo decisivo.

Una scuola è detta cattolica quando è riconosciuta come tale dalle autorità competenti. Essa deve quindi manifestare il suo rapporto con la Chiesa sul piano della fede e della morale e nel suo progetto educativo. Gli orientamenti del vescovo diocesano sono ugualmente necessari per aiutare i vari istituti cattolici a elaborare una carta sulle loro complementarietà. In ogni modo una scuola cattolica dovrà avere delle relazioni efficaci con altri istituti cristiani che contribuiscono all'educazione.


7. In margine al problema dell'educazione cristiana, abbordo ora quello delle vocazioni sacerdotali dei giovani. E' per voi una preoccupazione maggiore, poiché il numero dei vostri seminaristi e delle ordinazioni, nelle vostre diocesi un tempo feconde di vocazioni, rimane debole. Voi dite tuttavia che i sacerdoti sono meno esitanti nel chiamare. E avete organizzato dei servizi di vocazione molto attivi, che comprendono delle iniziative diverse come la "festa delle vocazioni" o anche un anno dedicato a questo tema. Non c'è facile soluzione per una messe a breve scadenza. E' il momento di seminare con coraggio e vi invito a mobilitare tutto il popolo cristiano per questo obiettivo. La prima condizione è senza dubbio il clima di preghiera da tenere. Le vocazioni sono un dono di Dio. L'idea del servizio esclusivo al Signore può germogliare solo in un cuore che prega.

E il primo ambiente da promuovere nel risveglio delle vocazioni è evidentemente la famiglia. La partenza per una vita consacrata alla Chiesa è grandemente facilitata là dove la famiglia testimone di una fede vivente è stata abbastanza generosa per trasmettere la vita a più bambini. Perché una vocazione sia accolta da un giovane bisogna che l'immagine che si dà della Chiesa e, più particolarmente, del ministro sacerdotale sia positiva. Quest'immagine dipende, da parte nostra, dalla santità di vita dei ministri della Chiesa e del loro ascendente apostolico. E' a partire dalle comunità che hanno una grande vitalità apostolica e missionaria che dei giovani cristiani, specialmente i più dinamici, possono considerare il sacerdozio.


8. Concretamente, dobbiamo senza dubbio noi vescovi e sacerdoti, esprimere ancora più direttamente ai giovani la chiamata al sacerdozio. E' necessario che a nessun costo i pastori diano l'impressione di rassegnarsi per il numero ristretto delle vocazioni. Forse si è confusa troppo la necessità di fare fronte a una situazione di penuria con l'accettazione della penuria come regime normale; ma so che voi vegliate affinché i laici che partecipano sempre più alla vita della Chiesa riscoprano l'identità specifica e il ruolo indispensabile del sacerdote.

Nella misura in cui le prime domande sulla vocazione risalgono dall'infanzia e dal catechismo, la qualità dell'educazione cristiana dei bambini e la densità della loro esperienza spirituale ecclesiale sono anche delle strade privilegiate per estendere la chiamata. Il periodo dell'adolescenza, affrontato in un ambiente spesso poco cristiano, necessita di gruppi di sostegno, e i movimenti apostolici permettono ai giovani di vivere meglio la loro condizione di testimoni di Cristo, nel servizio e della carità. Avete notato tra i giovani che lo scoutismo e il movimento eucaristico dei giovani hanno favorito molto le vocazioni.

I giovani che si interrogano sulla loro vocazione e che lo esprimono devono essere il più possibile accompagnati riunendosi attorno a dei sacerdoti che li aiutino, in un clima di discrezione, a formulare il loro desiderio e a condurre una vita spirituale più intensa.


9. Le condizioni di primo discernimento e di decisione devono offrire sufficienti garanzie al giovane candidato che vuole impegnare la sua vita in un seminario.

Spetta a voi, quando accogliete questa vocazione, mettere a loro disposizione gli elementi fondamentali della vita spirituale come in un anno propedeutico.

E' utile avvicinare il più possibile alle realtà diocesane la formazione dei futuri sacerdoti diocesani. Troppi giovani che vogliono il sacerdozio hanno un'esperienza e una coscienza ecclesiale relativamente deboli. La vicinanza della diocesi almeno durante il primo ciclo, permette di strutturare la relazione essenziale con il vescovo, che sarà un elemento determinante per il discernimento e la chiamata agli ordini. E la presenza dei seminaristi nella Chiesa locale dà una visibilità alla formazione al sacerdozio che permette ad altri giovani di optare più facilmente per la vocazione.

Infine molti giovani sembrano inquieti circa le condizioni del ministero e della vita spirituale che li attendono. La disparità di età con dei ragazzi di età maggiore che essi conoscono poco o comprendono male non li rassicura.

Possano le comunità di sacerdoti mostrarsi accoglienti nei loro riguardi, vivere il ministero pastorale in tutte le sue dimensioni apostoliche e sacramentali e praticare con i più giovani la condizione spirituale alla quale essi aspirano! Ad Ars ho ricordato sufficientemente le condizioni della formazione nei seminari. La scelta dell'équipe educativa, degli educatori che vivono con i seminaristi, è evidentemente fondamentale. Non dubito che i vostri seminari, così strutturati e rinnovati, non siano capaci di attirare, di soddisfare e di formare bene l'insieme di coloro che, nelle vostre diocesi, si orientano verso il ministero dei sacerdoti secolari, con l'accettazione del vostro insegnamento.

Questo incontro non mi permette oggi di parlare della preparazione alla vita consacrata per i giovani, uomini e donne. Anch'essa riveste un'importanza capitale e le vostre diocesi dell'Ovest ne hanno un'esperienza considerevole. Con voi benedico con affetto i vostri preti, i vostri religiosi e religiose e quelli che si preparano a questi servizi; benedico i vostri diaconi, gli educatori e tutti i laici che collaborano con voi.

1987-02-13 Data estesa: Venerdi 13 Febbraio 1987




Agli agenti dell'Ispettorato di Pubblica Sicurezza presso il Vaticano - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Impegno, preparazione, devozione, consapevolezza, spirito di servizio

Testo:

Signor ispettore capo, illustri dirigenti, signori agenti, 1. Sono lieto di questo incontro, che ogni anno si rinnova offrendoci l'occasione di un colloquio fuori del quadro del servizio quotidiano. Voglio esprimervi cordialmente il mio apprezzamento per le prestazioni da voi rese, con vigile impegno, nel corso dell'anno passato. La mia riconoscenza è indirizzata al corpo in quanto tale, e personalmente a ciascuno di voi, dirigenti, funzionari, dipendenti, uomini tutti dell'Ispettorato di Polizia operanti in piazza san Pietro.

Intendo riferirmi non soltanto al lavoro di vigilanza in se stesso, già di per sé impegnativo e carico di responsabilità, ma anche, e, vorrei aggiungere, soprattutto allo spirito con il quale voi assolvete a questo vostro compito. Esso è indispensabile per offrire a tutti un senso di sicurezza e di garanzia già con la vostra stessa presenza fisica, sempre così discreta, che si fa sentire senza per nulla pesare. Mi auguro che le circostanze siano sempre tali da consentirvi di lavorare così.

Qui a Roma arrivano, in ogni stagione, gruppi di pellegrini provenienti da ogni regione d'Italia e da ogni angolo del mondo. Sono uomini, donne, giovani, anziani, bambini, lavoratori, professionisti, persone di ogni ceto e condizione sociale. Vengono a vedere una città dai monumenti ineguagliabili, ma anche a visitare da vicino il centro della fede in Cristo Gesù, diffusa in ogni continente. Il loro scopo è prevalentemente religioso e spirituale. La vostra presenza è un fattore di tranquillità, un contributo valido a facilitare il raggiungimento di quelle finalità.


2. La mia parola, mentre si rivolge ai dirigenti e agli agenti che nell'anno scorso mi hanno accompagnato nelle visite pastorali nelle diocesi italiane e in quelle domenicali alle diverse parrocchie della città di Roma, vuole essere nello stesso tempo un'esortazione in vista del lavoro che vi attende nei prossimi mesi.

Con la novità della celebrazione dell'Anno Mariano, vi toccherà di svolgere un'attività più intensa.

Sono sicuro che voi affronterete i nuovi compiti con l'impegno, la preparazione, la devozione di sempre, nella consapevolezza che il vostro servizio viene reso non soltanto in vista di un bene di ordine puramente civile, ma anche di un bene superiore che tocca la dimensione dell'anima e diventa in certo modo collaborazione alla missione pastorale della Chiesa. E' per questo che io poc'anzi accennavo allo spirito di servizio.

Pertanto, mentre vi ringrazio ancora tutti e ciascuno per la vostra presenza a quest'incontro, v'imparto di cuore la mia benedizione, che volentieri estendo alle vostre mogli, ai vostri figli, a tutti i vostri familiari.

1987-02-14 Data estesa: Sabato 14 Febbraio 1987




Recita dell'Angelus - Piazza san Pietro (Roma)

Titolo: Interpretazioni frammentarie sulla vocazione dei laici hanno mortificato la vitalità ecclesiale

Testo:

1. L'applicazione concreta delle direttive del Concilio circa il laicato cattolico ha reso - come ho sottolineato domenica scorsa - più incisiva la presenza ecclesiale nel nostro tempo. Ho rilevato allora gli aspetti positivi e incoraggianti del fenomeno.

Oggi vorrei, tuttavia, accennare alle ombre, che non sono mancate accanto alle luci. Un esame obiettivo della situazione nel suo insieme attesta che le difficoltà maggiori e certe polarizzazioni riguardanti sia la dottrina che l'applicazione dei documenti conciliari sono derivate da visioni parziali, da interpretazioni frammentarie ed equivoche, spesso contrarie allo spirito del Concilio e disattente alle precisazioni che il magistero ecclesiale è andato puntualmente offrendo.


2. La conseguenza è stata che, insieme con intuizioni e proposte interessanti e valide, sono emerse anche interpretazioni discutibili, che hanno creato confusione circa l'autentica natura della vocazione laicale. Sono stati accentuati alcuni aspetti a danno di altri: ciò ha ingenerato estremismi di segno opposto, o situando la funzione laicale esclusivamente all'interno delle strutture gerarchiche o disancorando l'impegno culturale-sociale del laico dalla fede religiosa, e finendo così per mortificare la vitalità dell'intero organismo della Chiesa.

Ma bisogna riconoscere che in ciò ha influito anche la novità stessa dell'indirizzo pastorale scaturito dal Concilio. L'impatto con formule di lunga tradizione non è andato esente da complicazioni. S'è parlato talvolta perfino di "crisi d'identità". Ripercussioni particolarmente acute si sono manifestate nel modo di intendere il rapporto della Chiesa col mondo, con dolorose concessioni a quello spirito del mondo su cui grava la condanna del Signore, che Paolo ha tradotto nel severo ammonimento: "Non conformatevi alla mentalità di questo mondo" (Rm 12,2).


3. I fermenti positivi, tuttavia, prevalgono ampiamente sulle spinte negative.

L'assemblea sinodale che si riunirà in ottobre costituirà un "luogo" particolarmente qualificato per esaminare la situazione quale si è andata evolvendo. Alla luce del Concilio e sulla scorta delle esperienze successive, i vescovi potranno affrontare una valutazione globale della questione, prendendo atto delle realizzazioni veramente riuscite, senza tuttavia chiudere gli occhi dinanzi alle situazioni ambigue o errate, alla ricerca della giusta risposta ai vari problemi e nell'intento di stimolare il mondo cattolico a una rinnovata fecondità. Anche in tale prospettiva la prossima celebrazione sinodale assume un valore di grande attualità.

Maria santissima, che invochiamo col dolce titolo di "Aiuto dei cristiani", sia a tutti di sostegno nell'urgente compito.

1987-02-15 Data estesa: Domenica 15 Febbraio 1987




Preghiera e deplorazione per un atto terroristico a Roma - Piazza san Pietro (Roma)

Titolo: Il veleno della violenza non inquini le coscienze

Testo:

Un nuovo atto di terrorismo, perpetrato con spietata freddezza, ha insanguinato ieri Roma, suscitando costernazione e riprovazione. Ancora una volta la violenza ha travolto vite innocenti.

Nell'esprimere la più profonda deplorazione per questo fatto criminoso, che ferisce la coscienza di ogni persona civile, desidero manifestare la mia partecipazione al dolore dei familiari, unendomi alle preghiere di suffragio per le vittime. All'agente ferito porgo l'augurio di pronta guarigione.

Tutti invito alla preghiera e all'impegno perché il veleno della violenza non inquini le coscienze, e perché si rafforzi la solidarietà per un cammino di ordinata concordia e di pace sociale.

1987-02-15 Data estesa: Domenica 15 Febbraio 1987




Visita pastorale nella parrocchia di santa Maria della Consolazione - Roma

Titolo: Cristo non è venuto per abolire, ma per dare compimento

Testo:

[Ai bambini del catechismo:] Vi saluto cordialmente in questa parrocchia di santa Maria della Consolazione e, con voi, i vostri genitori e insegnanti. E' per me motivo di gioia pensare che mi trovo qui e che ognuno di voi, parte viva della Chiesa, è un battezzato. Avete infatti ricevuto il battesimo e siete diventati con questo sacramento figli di Dio, rassomigliando a Cristo che è primogenito e unigenito, eterno Figlio del Padre. In lui siete diventati figli di Dio, come anche, prima di voi, i vostri genitori e tutti noi più anziani. Questa è la nostra gioia comune: gioisco perciò con voi perché anch'io sono stato battezzato come voi e ritengo che questo rappresenti la mia più grande dignità. Vorrei che questa dignità fosse condivisa da tutti e gioisco che siate qui, dopo il vostro battesimo, giacché siete diventati discepoli di Cristo Gesù.

Naturalmente essendo molto piccoli non potevate ancora ricevere uno speciale insegnamento, ma già dai primi anni di vita i vostri genitori e educatori vi hanno insegnato a fare il segno di croce e a pregare perché la preghiera è una conversazione con Dio, che è il nostro Padre celeste, come diciamo nella preghiera lasciataci da Gesù: il "Padre nostro". Siete dunque diventati sempre più discepoli di Cristo. E siete cresciuti andando a scuola e, in seguito, cominciando a frequentare la parrocchia. Gioisco poi pensando che la maggior parte di voi ha ricevuto la prima comunione divenendo partecipi di questo sacramento grande e straordinario che è l'Eucaristia. Non si può esprimere pienamente che cosa sia l'Eucaristia, ma noi tutti la celebriamo, noi tutti partecipiamo di questo sacramento.

Sono venuto soprattutto per celebrare l'Eucaristia nella vostra parrocchia e voi tutti siete partecipi di questo sacramento nel quale Cristo ci fa partecipi del suo sacrificio sulla croce, ma anche sacrificio della sua gloria, perché è stato glorificato in questo sacrificio e la sua glorificazione è stata confermata dalla risurrezione. Con lui siamo dunque partecipi di questo grande mistero. Sento poi una gioia profonda pensando che vi preparate alla cresima: tramite la catechesi voi siete sempre di più discepoli di Gesù Cristo: siete consapevoli di quello che ci dice la parola di Dio, il Vangelo, la buona novella e, sempre più, diventate voi stessi non solamente evangelizzati, ma anche evangelizzatori. Ciò avviene tramite la vostra catechesi, il vostro comportamento, i sacramenti e il vostro impegno in questa parrocchia. Ecco, questa è la mia gioia. La esprimo subito facendo così l'introduzione alla mia visita, salutando ognuno di voi e anche gli altri ragazzi e ragazze che non sono qui presenti. Dite loro che il Papa ha parlato di queste cose, esprimendo le verità più semplici e più fondamentali della nostra vita cristiana e che vi ha trasmesso queste verità perché voi siate capaci di esserne portatori nei vostri ambienti, nelle vostre famiglie e nelle vostre scuole. Con questo saluto che vi rivolgo, desidero implorare con voi la discesa della grazia. Vi imparto così la mia benedizione.

[Agli abitanti della zona:] Mi congratulo con voi e auguro a tutti i componenti di questa comunità parrocchiale, a tutte le famiglie, che Maria sia sempre la vostra consolazione. Vi auguro anche di saper cercare questa consolazione in lei, di avere quel contatto filiale con colei che, essendo Madre di Dio, è diventata Madre nostra. Il Padre celeste ci ha dato un grande tesoro: dandoci suo Figlio come nostro fratello, come uno di noi, ci ha dato con lui anche questa sua Madre come nostra Madre.

Saluto cordialmente tutti i presenti, come anche tutti gli abitanti della vostra parrocchia. Vi saluto, vi ringrazio per la vostra presenza, per la vostra accoglienza e vi invito anche a partecipare a questo nostro incontro. Il Papa è Vescovo di Roma e gioisce di poter essere tra voi e compiere il suo ministero nella vostra parrocchia.


GPII 1987 Insegnamenti - Alla Giunta provinciale di Roma - Roma