GPII 1987 Insegnamenti - Discorso durante l'incontro con il mondo del lavoro - Bottrop (Repubblica Federale di Germania)

Discorso durante l'incontro con il mondo del lavoro - Bottrop (Repubblica Federale di Germania)

Titolo: La domenica va salvaguardata per il bene dei lavoratori, delle famiglie e del livello culturale di tutto il popolo

Testo:

Fratelli e sorelle, signore e signori e voi tutti che avete posti di responsabilità nella società, nel mondo dell'economia e nello Stato, cari lavoratori! 1. Qui, sul suolo di una miniera di carbone proprio davanti alla torre di estrazione, mi rivolgo a voi dal profondo del cuore con l'antico saluto dei minatori "Gluckauf" (buona fortuna).

La familiarità con il mondo del lavoro risale agli anni della mia giovinezza. Io stesso, lavoratore tra i lavoratori, ho sperimentato non solo la solidarietà e la affidabilità delle persone che lavorano ma anche il peso e la fatica del lavoro fisico. perciò ben volentieri ho accettato l'invito di incontrarvi proprio sul posto di lavoro durante la mia visita pastorale nella diocesi di Essen. La Chiesa opera nel mondo e non può perciò trascurare la realtà della vita di coloro che lavorano. Poiché Cristo, nostro Signore, si è fatto uomo la Chiesa deve sempre rimanere a fianco dell'uomo e sempre e in modo nuovo averne cura.

La Chiesa del territorio della Ruhr è sempre stata consapevole di questo dovere. Con il sorgere della più grande regione industriale europea si è vista la costruzione e lo sviluppo di una intensa vita ecclesiale. Ne è segno eloquente la fondazione di numerose parrocchie, la nascita di un gran numero di istituzioni sociali e caritative, ma soprattutto il fiorire sempre maggiore di associazioni e organizzazioni, espressione di un movimento di cattolici attivo sia in campo politico che in quello sociale. Infine, non ultima, anche l'erezione, della diocesi di Essen voluta dal mio predecessore Pio XII, quale espressione di un naturale rapporto tra Chiesa e realtà sociale nel territorio della Ruhr.


2. Ma quale sarà il domani? Il compito della Chiesa non cambia.

In fedeltà a Cristo, la Chiesa annuncia il suo messaggio di vita vera fino alla fine dei tempi. In Gesù Cristo si è manifestata la pienezza della vita umana. Il Signore stesso dice: "Io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza" (Jn 10,10). Una vita come questa è patrimonio di ogni uomo. Prima di poter vivere con Dio nella comunità celeste, è nostro dovere sperimentare e dare forma alla nostra vita terrena nelle sue molteplici possibilità. Questo messaggio vivo di liberazione si innalza contro ogni rassegnazione, ogni rifiuto e limitazione, abuso e minaccia alla vita.

Cristo ci esorta; siate padroni della vita, scegliete la vita! Abbiate cura della vita all'interno della famiglia! Siate felici dei vostri bambini! Mettete gioia nel lavoro! Amate e rispettate le opere della creazione! Aprite il vostro cuore e offrite le vostre mani a coloro che soffrono e sono soli, agli ammalati e agli oppressi! Affrontate le sfide del nostro tempo! Date alla vostra vita spirituale un buon nutrimento, siate uomini religiosi! Abbiate come modello e guida Cristo, nostro redentore e nostro fratello! Questo Cristo annuncia la Chiesa, questo Cristo è il sicuro difensore della persona umana.


3. Conosco i problemi sociali ed economici del territorio della Ruhr, conosco le sfide di un mondo che sempre di più si va uniformando ad una visione materialistica della vita. così va presentato il problema centrale: esiste ancora un primato della persona umana nel mondo delle macchine e della moderna comunicazione, nel mondo del commercio e della pubblicità, nel mondo della politica e della cultura? A chi giovano in realtà gli sforzi del progresso umano e della ricerca? In un luogo di duro lavoro e ricco di significati come questo si impone la necessità di considerare anche il lavoro dell'uomo alla luce della promessa di Dio di una pienezza di vita. Dio ha chiamato l'uomo alla pienezza della vita, e come dice il salmo, "gli hai dato potere sulle opere delle tue mani" ma anche "tutto hai posto sotto i suoi piedi" (cfr. salmo 8,7). Dio, che sin dai tempi antichi viene rappresentato anche come costruttore, come una persona che lavora, ha donato la sua opera in eredità all'uomo affinché questi la custodisca e se ne serva per poter vivere e svilupparsi. Nel rapporto creativo dell'uomo con le opere della creazione il lavoro assume tutte le sue espressioni: è lavoro fisico e spirituale, manuale, agricolo e industriale, un servizio e un modo di fare cultura. Il lavoro appartiene all'uomo. E' espressione del suo essere fatto ad immagine di Dio e irrinunciabile patrimonio della dignità umana. Lo stesso Figlio di Dio divenne uomo nella famiglia di un lavoratore imparo un mestiere e chiamo dei lavoratori come suoi discepoli.

A motivo di questo fondamentale significato il lavoro non può essere privilegio soltanto di una parte dell'umanità. Dio ha affidato la creazione come dovere per ogni uomo.

Di conseguenza ogni situazione che esclude l'uomo dal lavoro e dal profitto è da considerarsi indegna; poiché - come dice l'apostolo Paolo "sia colui che ara così come il trebbiatore" - dunque tutti "devono compiere il loro lavoro nella speranza di avere la propria parte" (1Co 9,10). La disoccupazione: immeritata diventa uno scandalo sociale allorché il lavoro a disposizione non viene equamente diviso e i profitti non vengono utilizzati per creare nuovo lavoro possibilmente per tutti. E' qui che si richiede la solidarietà di tutti coloro che dispongono di capitali e mezzi di produzione, come pure di tutti coloro che hanno già un lavoro. Le parole della Bibbia: "chi ha due tuniche ne dia una a chi non ne ha" (Lc 3,11) valgono anche per il lavoro. Senza sacrificio e compromesso difficilmente si potrà combattere con efficacia la disoccupazione.


4. Diventa perciò chiara per una corretta divisione del lavoro umano la grande responsabilità di coloro che sono preposti alle decisioni sia nello Stato che nel mondo dell'economia. Non possono costoro accettare con leggerezza la disoccupazione e riporre ogni loro fiducia soltanto nei meccanismi del mercato.

Bensi hanno una responsabilità particolare nel cercare soluzioni future al problema della disoccupazione giovanile. E' infatti un fardello insopportabile per i giovani, al termine della scuola, non avere alcuna possibilità di formazione professionale. Questo può condurli ad una grave crisi esistenziale dalla quale non riescono a uscire senza un concreto ed immediato aiuto e senza la solidarietà della società. Formazione professionale sufficiente e che assicuri il futuro: è questo l'imperativo del momento. Vorrei perciò ringraziare il vostro Vescovo e i laici responsabili della diocesi di Essen per le loro esemplari iniziative, in particolare per la ben nota azione dei consigli diocesani e delle organizzazioni cattoliche a favore dei giovani in cerca di una formazione professionale. Coloro che detengono posizioni di potere all'interno dello Stato e della società civile dovrebbero affrontare ancor più alla radice questo grave problema con i mezzi economici e politici a loro disposizione.

Tra i giovani disoccupati sono particolarmente gravi le condizioni degli stranieri. I lavoratori stranieri, mediante la loro forza lavoro, hanno dato un notevole contributo allo sviluppo economico del vostro paese e inoltre offrono ancora oggi un servizio irrinunciabile. I Tedeschi vivono porta a porta con i cittadini stranieri. Aprite queste porte e scoprite quale ricchezza umana e culturale queste persone hanno portato dalla loro patria. In realtà per la Chiesa non esistono stranieri: "gli abitanti della casa di Dio", vivono tutti sotto lo stesso tetto.

Questa naturale comprensione da parte della Chiesa è la più solida radice della forza di integrazione, che qui, nei territori della Ruhr - un crogiolo di popoli diversi - si è dimostrata straordinaria durante le varie fasi dell'industrializzazione. La forza vitale dei territori della Ruhr è la solidarietà.

Questa forza verrà alla luce - di questo sono convinto - anche nella grave situazione attuale. Lo sviluppo nel settore del carbone e dell'acciaio è anche per me fonte di gravi preoccupazioni. Esiste in parte la forte minaccia di un pericolo di disoccupazione di massa e ci sono da temere scosse per la pace sociale. La crisi strutturale già da lungo tempo prevedibile si è pesantemente aggravata nelle città già colpite. Una crisi di tali dimensioni obbliga senza più indugi coloro che hanno la responsabilità dell'economia e della politica a trovare insieme ai sindacati soluzioni giuste, costruttive e socialmente efficaci ed a metterle in pratica. Nella mia predica a Magonza nel 1980 avevo già accennato al problema dei mutamenti strutturali e alle ripercussioni che ne derivano per i lavoratori. Dissi in quell'occasione: "al centro di ogni riflessione sul mondo del lavoro e dell'economia deve sempre esserci l'uomo. A fianco di ogni reale richiesta di giustizia deve essere sempre determinante la considerazione per l'inviolabile dignità della persona umana, non soltanto quella dei singoli lavoratori ma anche delle loro famiglie, non soltanto quella degli uomini di oggi, ma anche delle generazioni future... A seguito di esami più accurati potranno dimostrarsi necessari nuovi cambiamenti strutturali, e più l'analisi sarà accurata migliore sarà il risultato. Tuttavia i lavoratori che per molti anni hanno dato il meglio di se stessi, non possono essere i soli ad essere danneggiati! Siate solidali l'uno con l'altro e aiutatevi per ritrovare un'attività che abbia un pieno significato".


5. Da questo spirito di solidarietà proprio qui nel territorio della Ruhr si è cercato, con esiti fruttuosi di dare un ordine generale al rapporto tra capitale e lavoro. Pietra miliare dello sviluppo di collaborazione sociale tra imprenditori e lavoratori, fu la richiesta fatta in occasione del 73° "Katholikentage" tedesco del 1949 a Boshum per una partecipazione "ai problemi personali sociali ed economici quale diritto naturale nell'ordine voluto da Dio". Tali sforzi erano diretti anche verso la partecipazione al di fuori dei momenti aziendali. La partecipazione sociale significa che datori di lavoro e lavoratori devono riconoscere di volta in volta la sfera di competenza e il margine decisionale della controparte e dare un comune contributo al raggiungimento di un corretto equilibrio della situazione nella sua globalità, anche mediante la disponibilità al compromesso. Voi avete già ottenuto molto in questa direzione. Vale la pena dunque ridare stabilità a quanto è stato raggiunto. Poiché a questo punto va riconosciuto il principio della priorità del lavoro sul capitale, vale a dire la priorità dei lavoratori rispetto ai mezzi di produzione, è d'obbligo ancora una volta approfondire il problema della partecipazione dei lavoratori alla proprietà dei mezzi di produzione (cfr. "Laborem Exercens").

La dottrina sociale della Chiesa deve essere il fondamento e la guida di questi sforzi. La storia del movimento cattolico nel vostro paese dimostra come questo insegnamento ha dato nel passato un notevole contributo alle riforme sociali. Nel frattempo siete di fronte a nuove sfide che si possono giudicare mediante i principi già esistenti della dottrina sociale della Chiesa e alla luce delle esperienze attuali per poi poter giungere ad una corretta soluzione.

Ma le strutture, da sole, non garantiscono alcuna giustizia e alcuna cooperazione. Dipende dalla disponibilità personale ad assumersi responsabilità che oltrepassano gli interessi particolari di gruppo. Il nostro più profondo rispetto va a quelle donne e quegli uomini che spesso, con sacrificio personale, sono stati a fianco sia dei lavoratori che degli imprenditori per offrire il loro servizio gratuito ad una giusta costruzione della vita economica e sociale. Anche nel futuro sarà da un servizio come questo, che dipenderanno una organizzazione a misura d'uomo del mondo del lavoro, la regolamentazione di una giusta retribuzione, la sicurezza del posto di lavoro, l'efficienza dell'imprenditore.

La collaborazione attiva è una conseguenza diretta della responsabilità universale dei cristiani che si fonda su un credo cristiano inequivocabile. I sindacati e le organizzazioni imprenditoriali agiscono correttamente quando concedono uno spazio definito alla specifica collaborazione dei cristiani e rispettano le loro convinzioni. E infine è un bene per tutti i lavoratori che le varie organizzazioni lascino cadere quanto non rientra negli orizzonti di un cristiano che non può venire a patti con la propria coscienza.


6. Vorrei ancora tornare su un punto che la vita di una regione industriale come la Ruhr ha già messo in evidenza: l'apertura nei confronti della cultura e della scienza. Negli ultimi decenni sono nate in questa zona quattro nuove università.

Anche la Chiesa ha risposto adeguatamente a questa variegata offerta culturale: con le accademie cattoliche, luoghi di formazione culturale, i centri di formazione culturale per la famiglia, con il lavoro di istruzione e formazione delle organizzazioni cattoliche, le scuole cattoliche e altre istituzioni per la formazione di giovani. Quando noi come cristiani prendiamo sul serio l'individuo nella sua totalità allora l'uomo, influenzato dalla società tecnologica ha bisogno di tutelare i valori culturali, che non sono determinati dalle necessità economiche e dal miglioramento delle condizioni materiali di vita. Una società maggiormente fondata sulla cultura sarà in grado di sviluppare pienamente le sue capacità umane soltanto riconoscendo l'ordine voluto da Dio quale base e pienezza della propria vita, e fondamento della propria cultura. Ogni capacità creativa dell'uomo è una compartecipazione all'opera e alla creazione di Dio. Senza il contrappeso di un fondamento e di valori spirituali, il lavoro diviene affanno privo di senso, la tensione verso il progresso diviene cieca, la corsa alla produzione è portata all'eccesso.

Per questo il lavoro giornaliero deve essere svolto anche in vista della domenica, il giorno del Signore. Un'interpretazione corretta della domenica, libera gli uomini dai loro molteplici obblighi. La domenica, giorno di festa e di riposo, regala tempo per la riflessione, per l'incontro con Dio e con gli altri.

Per i cristiani la domenica è da sempre la festa più importante, nella quale ci raduniamo per la santa Messa, per ascoltare la parola di Dio e partecipare all'Eucaristia. La domenica ha dunque un alto valore religioso e culturale. E' importante non solo per la comunità cristiana, ma anche per la società intera. E' per questo che anche nel futuro la domenica va salvaguardata.

Non può essere sostituita da nessun'altro giorno. Per questo c'è bisogno della solidarietà dei sindacati e degli imprenditori, per il bene dei lavoratori e delle loro famiglie e per il bene del livello culturale di tutto il popolo.


7. Quando la Chiesa sottolinea l'alto significato della cultura per la vita dell'uomo e in questo contesto scende in campo per la promozione della scienza, dimostra di riconoscere l'influenza che i diversi rami del sapere, tra cui le scienze naturali, hanno nella costruzione di una vita sana e a misura d'uomo su questa terra. La Chiesa non diffida della ragione umana che è in grado di scoprire nella natura creata da Dio i suoi segni e interpretarli. La Chiesa incoraggia ogni scienziato ad intraprendere una ricerca onesta e corretta. Ma ha anche l'obbligo per l'uomo stesso di mostrare i pericoli che derivano da una ricerca e ad una applicazione scientifica cosiddetta neutrale ed ignara di valori etici.

Di fronte al pericolosissimo potenziale di armamenti presente oggi nel mondo, allo sviluppo sempre più terrificante di armi di distruzione e delle loro crescenti esportazioni, ma anche di fronte al deterioramento della terra e dell'aria, dei fiumi e dei mari, delle piante e degli animali a causa dei prodotti dalla civiltà moderna; di fronte alle possibili manipolazioni che sono legate alla tecnologia genetica, un numero sempre maggiore di persone si interroga e avanza seri dubbi di fronte al senso e agli obiettivi della ricerca moderna. E' necessario giungere ad un nuovo equilibrio tra scienza e coscienza.

La scienza stessa deve orientarsi verso gli inalienabili diritti fondamentali dell'uomo che sono doni di Dio e verso il vero bene della persona umana: nello stesso tempo deve favorire la tutela delle bellezze naturali e il ripristino di quelle danneggiate.

Tale responsabilità, non può essere demandata ad altri. La scienza dovrebbe considerarsi parte di una cultura globale e al di là dei confini del sapere specialistico e dei rispettivi luoghi geografici, interrogarsi sempre sul senso e la condizione dell'esistenza umana nella pienezza della realtà. Con coscienza e intelligenza dobbiamo diventare uomini di solidarietà universale.


8. Solidarietà - Questa non è certo una parola estranea alla popolazione dei territori della Ruhr! La responsabilità gli uni verso gli altri e quella di fronte a Dio, rappresenta in questi luoghi la realtà amata e ben custodita. Ne è segno, tra i tanti altri, Gottfried Könzgen di Duisburg, segretario sindacale morto nel campo di concentramento di Mathausen, e Nikolaus Gross, minatore, dirigente del sindacato e redattore giustiziato a Berlin-Plötzensee. Vissero nella certezza di fede che Cristo, luce del mondo è più forte di ogni oscurità che cerca di minacciare sempre e nuovamente la vita dell'uomo.

Dice un vecchio canto di minatori che è molto popolare tra voi: "ed egli nella notte ha la sua luce chiara".

Tenete alta la luce della vita, la luce della vostra fede nei vostri cuori e nelle vostre mani. Allora non dovrete preoccuparvi del domani. Dio vi benedica! Glückauf!

1987-05-02 Data estesa: Sabato 2 Maggio 1987




Omelia - "Parkstadion" di Gelsenkirchen (Repubblica Federale di Germania)

Titolo: "Fedeli della Ruhr: non lasciate spegnere il fuoco della fede perché non resti tra voi soltanto la cenere di quella fiamma"

Testo:

Venerabili fratelli nel ministero episcopale e sacerdotale, Cari fratelli e sorelle! 1. La pace del Signore risorto sia con tutti voi! E' per me una grande gioia ora, nel loro paese poter ricambiare la visita annuale dei numerosi pellegrini romani della diocesi di Essen.

Dall'elicottero ho visto nel vostro paese una forte concentrazione di abitazioni e fabbriche, di vie di comunicazione e grattacieli, di impianti sportivi e centri ricreativi. Fra questi ho visto anche molte chiese, quale testimonianza del vostro passato cristiano e della vostra fede attuale. Il territorio della Ruhr, la regione più densamente popolata d'Europa, offre inoltre anche ospitalità e nuove possibilità di vita a numerosi cittadini di altri paesi. Possano essi trovare soprattutto nella vostra Chiesa locale, nelle vostre parrocchie e comunità cristiane la sicurezza di una nuova patria e fraterna solidarietà.

Nella sincera gratitudine per la cordiale accoglienza che voi oggi avete riservato a me e al mio seguito, vi saluto tutti nell'amore di Gesù Cristo in questa Messa solenne alla vigilia della terza domenica di Pasqua: innanzitutto i vostri venerabili pastori, il Vescovo Hengsbach, insieme con gli altri Vescovi presenti, i sacerdoti, i religiosi e le religiose, le famiglie ed ogni singolo fedele in modo speciale. Rivolgo un particolare saluto fraterno a tutti i confratelli stranieri, che celebrano con noi l'Eucaristia e danno con ciò alla nostra preghiera e ai nostri canti una dimensione cattolica al di là di tutti i confini linguistici. Nella Chiesa di Gesù Cristo tutti gli uomini sono fratelli e sorelle e costruiscono intorno all'altare la grande famiglia dei "familiari di Dio". Uniti nella fede comune, ci prepariamo come popolo pellegrino di Dio ad un nuovo incontro comune con Cristo, nostro Signore risorto e Salvatore, nell'Eucaristia.


2. Cari fratelli e sorelle! Ci troviamo nel mezzo del periodo pasquale, in cui la Chiesa anno dopo anno ricorda nella liturgia quegli eventi che hanno determinato la sua origine: la morte di Gesù Cristo sulla croce e la sua gloriosa risurrezione. Agli apostoli fu concesso di incontrare il Risorto. Proprio quest'incontro li porta ad essere i suoi primi testimoni. Il compito fondamentale dell'apostolo è testimoniare la resurrezione di Cristo. Dal primo momento della loro chiamata Cristo li ha preparata a questa missione.

L'evento pasquale di Gerusalemme conduce, attraverso questa preparazione all'inizio di un nuovo e determinante periodo. Gli apostoli e i discepoli incontrano Gesù, che è stato crocifisso, che è veramente morto ed è stato sepolto come qualunque altro; ma vedi: egli vive! Vive e si incontra da amico con loro.

Lui è diverso, ma tuttavia è lo stesso. Non osarono chiedergli neppure una volta: "Chi sei?". Perché sapevano bene che era il Signore (Jn 21,12). Questo primo passo dell'esperienza pasquale ha un significato fondamentale.

Dall'incontro col Signore risorto gli apostoli ricordano in modo nuovo, loro che vivono ancora nel mondo del Vecchio Testamento, diverse importanti affermazioni delle sacre Scritture. Le odono e le comprendono ora alla luce di Gesù Cristo. Il loro vero significato era rimasto "nascosto" ad essi - ora il loro significato diventa evidente e comprensibile per loro. così accade anche con le parole del salmo 16, uno dei cosiddetti "salmi messianici".

"Io pongo sempre innanzi a me il Signore, / sta alla mia destra, non posso vacillare. / Di questo gioisce il mio cuore, / esulta la mia anima; / anche il mio corpo riposa al sicuro, / perché non abbandonerai la mia vita nel sepolcro, / né lascerai che il tuo santo veda la corruzione". (Ps 16,8-10).

Di chi parla il salmista, il re e profeta Davide, in questo salmo? Forse di se stesso? Giammai! E' vero che Pietro dice di Davide negli Atti degli Apostoli: "Egli mori e fu sepolto, e la sua tomba è ancora oggi tra noi" (Ac 2,29). Alla luce degli avvenimenti pasquali diventa evidente agli apostoli, che il salmista qui parla di Cristo. "Previde e annunzio la risurrezione di Cristo" e ne parlo (Ac 2,31). Ciò che era celato sotto il velo della parola ispirata del Vecchio Testamento, ha trovato ora in Cristo il suo vero significato.

E' stato svelato grazie alla nuova comprensione degli apostoli e dei discepoli.


3. Ai cittadini di Gerusalemme e ai visitatori di molti altri paesi raccolti insieme si dimostra nella Pentecoste che lo Spirito divino ha fatto di questa nuova consapevolezza dei compagni di Gesù una certezza definitiva: Cristo è davvero risorto! La prima predicazione pubblica di Pietro è una prova meravigliosa di questa ferma convinzione di fede, maturata in lui e negli altri apostoli dall'incontro con Cristo risorto.

Pietro si riferisce espressamente al salmo messianico di Davide; poiché parla a degli uomini, che come lui sono cresciuti nelle sacre Scritture. Su questo comune retaggio egli basa la sua testimonianza su Cristo, che rappresenta l'inizio di tutta l'evangelizzazione e la catechesi nella Chiesa apostolica. Pietro dice: "Gesù di Nazaret, uomo accreditato da Dio presso di voi per mezzo dei miracoli, prodigi e segni, che Dio stesso opero fra di voi per opera sua, come voi ben sapete dopo che, secondo il prestabilito disegno e la prescienza di Dio, fu consegnato a voi, voi, lo avete inchiodato sulla croce per mano di empi e l'avete ucciso. Ma Dio lo ha risuscitato, sciogliendolo dalle angosce della morte, perché non era possibile che questa lo tenesse in suo potere" (Ac 2,22-24).

Con questa testimonianza degli apostoli su Cristo, crocifisso e risorto, ha inizio la via del Vangelo in tutto il mondo. E' giunto infine anche nel vostro paese, superando tutti i confini e gli ostacoli. I vostri avi si sono uniti al pellegrinaggio mondiale della fede cristiana. Hanno accolto la testimonianza degli apostoli e dei loro successori e sono entrati nella comunità dei fedeli. Come già in Gerusalemme anche qui è nata la Chiesa dalla medesima radice dell'evento pasquale.


4. L'inizio della Chiesa nel vostro paese risale ai primi secoli del cristianesimo. Le più antiche tombe dei martiri, che voi custodite in alcune chiese della vostra grande patria, risalgono perfino all'epoca romana. La fede cristiana ha messo ben presto profonde radici anche nel vostro popolo e ha prodotto ricchi frutti di una viva vita religiosa e di santità. I vostri santi Vescovi Altfrido e Ludgero ne sono esempi luminosi. Potete essere fieri di poter venerare le loro tombe in questa diocesi. In tutti i secoli si sono distinti in mezzo a voi uomini e donne che hanno risposto alla chiamata di Cristo e hanno fatto proprio il detto: "Mi sarete testimoni... fino agli estremi confini della terra" (Ac 1,8) e questo fino ai nostri tempi. In nome della Chiesa posso onorare in questi giorni dei testimoni del vostro paese, che vi indicano la via per essere autentici discepoli di Cristo nel nostro tempo.

Ieri: la carmelitana Edith Stein a Colonia; domani: il padre gesuita Rupert Mayer a Monaco di Baviera. Ho visitato anche la tomba del coraggioso Vescovo confessore Clemens-August Graf von Galen a Münster. Ma anche in questa regione possiamo citare nomi di uomini del mondo del lavoro che si sono distinti per la loro eroica testimonianza di fede: il minatore, giornalista e combattente della resistenza Nicola Gross, il segretario del lavoro Gottfried Könzgen di Duisburg, il sindacalista e redattore Bernardo Letterhaus. Essi hanno dato la loro vita per la loro fede e la loro Chiesa. Numerosi sacerdoti e laici sono stati testimoni incrollabili contro lo spirito maligno di una dittatura atea e piena di disprezzo per l'uomo. Questi testimoni incoraggiano ciascuno di noi, a dare una coraggiosa testimonianza nella famiglia, nel quartiere, nella professione, nella scuola, nel lavoro e nel tempo libero. La parola del Signore: "Mi sarete testimoni" deve essere nuovamente la preoccupazione e lo stimolo di ogni generazione di cristiani.


5. Cari fratelli e sorelle! La chiamata ad essere testimoni di Cristo, ci viene dalle labbra del Signore risorto. Prima della sua ascensione ci fa ancora una sicura promessa: "Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alle fine del mondo" (Mt 28,20). Quali uomini della Pasqua, oggi siamo inviati dal Signore, presente in mezzo a noi, nel nostro mondo e nel nostro tempo, per dare testimonianza a lui e alla sua verità redentrice dinanzi agli altri uomini. Secondo il Vangelo di oggi Gesù sta anche sulla riva del nostro tempo, sulla riva della vita di ognuno di noi. Egli ha già acceso il fuoco. Molti pero non lo hanno ancora riconosciuto.

Succede loro come ai discepoli, che dapprima "non sapevano che lui era Gesù". Ma la testimonianza e il riconoscimento della sua presenza redentrice non si possono più ignorare: senza di lui non c'è nessun sostegno e nessuna speranza. Senza di lui tutti gli sforzi dell'uomo sono vani e non può essere soddisfatta la fame degli uomini. Senza di lui non si apre alcuna porta dopo la morte. Cristo è venuto nel mondo ed è presente in mezzo a noi come il Signore risorto, "perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza" (Jn 10,10).

Per poter dare una efficace testimonianza a Cristo e alla sua nuova vita, dapprima noi stessi dobbiamo lasciarci innanzitutto prendere completamente da lui. Pero, come i discepoli al lago di Tiberiade anche noi siamo continuamente tentati dallo scetticismo e dalla rinuncia. Sebbene essi avessero già udito il messaggio della resurrezione di Gesù da Maria Maddalena, sebbene lo avessero incontrato diverse volte fisicamente, tornano alle loro barche come se nulla fosse accaduto. Ha il sapore della rassegnazione: "Vado a pescare... veniamo anche noi". La partenza verso nuovi lidi seguendo Cristo sembra annullata. E perfino nel loro piccolo mondo di pescatori sul lago, non hanno successo: "Quella notte non pescano niente". Sebbene i discepoli avessero faticato tutta la notte, la loro rete rimase vuota. Questa esperienza di insuccesso che porta facilmente allo scoraggiamento, è condivisa oggi da molti uomini: nella società, nel mondo del lavoro, ma anche nella Chiesa.

Malgrado i grandi sforzi per mantenere posti di lavoro nelle miniere di carbone, i pozzi vengono chiusi uno dopo l'altro. Quante domande d'impiego devono scrivere i giovani in cerca di lavoro, senza ricevere altro che risposte negative! E nella Chiesa? E' stato deliberato e fatto molto di più negli ultimi anni che negli anni precedenti per il rinnovamento della vita religiosa, ma le chiese vanno vuotandosi. Vengono meno l'interesse religioso e la testimonianza di fede cristiana.

La Via Crucis e la morte non vengono risparmiati a chi deve imparare a riporre tutta la propria speranza nella resurrezione ad opera di Dio. Sembra che il Signore debba toglierci i nostri beni perché il nostro sguardo diventi libero per lui. Perché egli cerca la nostra compagnia. Come si legge nella buona novella del Vangelo di oggi: "Quando già era l'alba Gesù si presento sulla riva" (Jn 21,4). Egli ha bisogno prima della risposta onesta dei discepoli, la confessione della loro mancanza di una via d'uscita e della loro impotenza: "Non avete nulla da mangiare? Gli risposero: No" (Jn 21,5). A questo segue l'aiuto divino: "Gettate la rete dalla parte destra della barca, e troverete. La gettarono e non potevano più tirarla per la gran quantità di pesci" (Jn 21,6). Improvvisamente venne il Signore risorto come una realtà vivente nelle loro vite e le trasformo dando a tutto un significato nuovo e riempiendole di una soddisfazione spesso inattesa e più profonda.


6. Lasciate, cari confratelli in Cristo della Ruhr, che Cristo, il Risorto, entri di nuovo con potenza anche nelle vostre vite. Aprite di nuovo le porte della vostra società, delle vostre comunità e famiglie, della vostra vita personale.

Coraggio nei confronti del domani, fiducia, superamento della rassegnazione ed azione solidale sono virtù che noi possiamo imparare dai pescatori e dal loro incontro col Signore sul lago di Tiberiade. Queste sono inoltre buone premesse per un futuro degno dell'uomo nel territorio della Ruhr. Pero lasciamoci entusiasmare e trascinare prima di tutto dall'esempio di Pietro. Si tuffo nel lago per essere subito accanto al Signore. Vorrei dirvi: non esitate anche voi a raggiungere Cristo, il Signore. In troppi stanno fermi e intravvedono già qualcosa della nuova forza vitale dell'Uomo sulla riva, capace di trasformare il mondo, ma esitano.

Hanno dato alla loro vita un diverso indirizzo, e temono lo sguardo scrutatore di Gesù Cristo. Troppi stanno fermi: sanno già qualcosa di più del Signore e del suo fuoco misterioso, ma non si tuffano. Certamente molti giovani hanno sentito la vocazione al sacerdozio, ad essere pescatori di uomini, ma sono indecisi, perché non si fidano di se stessi o della rete della Chiesa o della apparizione del Signore alla riva. Troppi giovani vagano sul lago della loro vita, e mentre la rete degli ordini religiosi diventa sempre più lenta lasciano che il Signore resti solo sulla riva. Voi, genitori, professate Cristo attraverso una vita coniugale e famigliare vissuta cristianamente. La Chiesa vi mostra nei suoi insegnamenti la via voluta da Dio. Siete voi stessi apostoli per i vostri figli trasmettendo loro coscienziosamente la fede che avete ereditato.

Voi responsabili e lavoratori, esercitate, mostrate rispetto e solidarietà cristiana nel duro mondo del lavoro, in particolare ai disoccupati.

Impegnatevi ad aiutare attivamente gli infermi e gli anziani, i diseredati e gli emarginati della vostra società. E' Cristo, il Signore, che vi vuole al suo servizio come suoi testimoni del messaggio dell'amore e della riconciliazione.

Quanto ho detto sulle virtù che possono dare alla vostra patria un futuro pieno di promesse, è valido soprattutto per il coraggio della fede. Con un tale impegno di fede la popolazione cattolica del territorio della Ruhr ha costruito con grandi sacrifici un gran numero di chiese, di ospedali e di istituti caritativi. Non permettete che questi diventino monumenti di un tempo passato o istituzioni nelle quali non si colga più l'origine cristiana. Riempiteli piuttosto di amore e di vita. Lasciateli diventare nodi di una rete, che non si spezza, luoghi in cui si manifesta la forza vitale della Pasqua che anche oggi riesce a cambiare il mondo. Sappiate innanzitutto che prima di ogni capacità e di ogni fedeltà, nel regno di Dio vige anche una nuova legge: il successo non è dovuto alla virtù e all'impegno, ma è un dono. La ricca pesca dei discepoli non è un primato, ma piuttosto un simbolo. Nel numero misterioso diventa evidente la realtà pasquale. Abbondanza invece di mancanza, pienezza invece di inutilità e tutto nella forza del Signore risorto.


7. Cari fratelli e sorelle! Il nostro sguardo agli eventi pasquali del lago di Tiberiade ci fa comprendere più profondamente il nostro essere cristiani. Cristo, crocefisso e morto, che vive, è per noi oggi il Risorto così importante come lo fu allora per i suoi discepoli, anche qui nel mondo della estrazione della materia prima e della energia, della produzione e del commercio del Reno, della Ruhr e dell'Emscher. Si tratta ora soltanto di dargli nuovamente tra noi il pieno diritto di cittadinanza e di chiamarlo nuovamente "benvenuto" in mezzo a noi.

Allo stesso modo, ciò che è riportato nel Vangelo non appartiene a un lontano passato, ma è un presente vivo. "Gesù disse loro: venite e mangiate!...

Gesù si avvicino, prese il pane e lo diede loro (e anche il pesce)". Questo accade qui e adesso. Imponenti come i fuochi di carbone del territorio della Ruhr, continuano ad ardere i misteriosi fuochi di carbone del Vangelo in tutti i continenti e in tutti i tempi. Esso fa si che il mondo non si raffreddi, perché l'amore stesso si spezza nell'umile forma del pane. Non gelate nell'egoismo e nella lotta per la concorrenza, nel girare a vuoto dell'attività e della caccia al piacere, ma venite al fuoco pasquale della santa Messa, lasciate che la domenica, il giorno del Signore, non si svuoti di significato, lasciate che il caloroso e luminoso fuoco di carbone sulla riva della vostra vita non si estingua. Non lasciate Cristo solo sulla riva. Preoccupatevi che i nastri trasportatori corrano e i fuochi non si estinguano nelle acciaierie, perché vi angustia la preoccupazione per il posto di lavoro. Condivido le vostre preoccupazioni.

Condividete anche voi la mia preoccupazione perché i fuochi della fede non si estinguano, perché non resti la cenere al posto della fiamma.

Il Signore affido a Pietro il mandato: "Conferma i tuoi fratelli" (Lc 22,32). Ascoltate oggi la voce di Pietro tra voi: credete nel futuro della vostra patria! Credete nel futuro della Chiesa! Credete nel Signore risorto e Salvatore Gesù Cristo, che ci ha assicurato di essere sempre accanto a noi, tutti i giorni fino alla fine del mondo. Amen.

1987-05-02 Data estesa: Sabato 2 Maggio 1987





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