GPII 1987 Insegnamenti - Alle suore e novizie - Cattedrale di Augsburg (Repubblica Federale di Germania)

Alle suore e novizie - Cattedrale di Augsburg (Repubblica Federale di Germania)

Titolo: Con la vostra vita donata a Cristo accendete una luce per gli uomini del nostro tempo

Testo:

Care sorelle in Cristo! 1. Dal profondo del cuore saluto voi quali rappresentanti dei vari ordini religiosi e degli istituti della diocesi di Augusta.

Insieme a voi porgo il mio saluto anche a tutte le vostre consorelle che oggi non hanno potuto essere qui presenti, perché stanno prestando il loro servizio nelle vostre case o perché impedite a motivo della età o di una malattia.

Mi rallegro in modo particolare di vedere qui delle giovani cristiane appartenenti alla comunità giovanile "Der neue Weg". Insieme a voi porgo il mio saluto a tutti i giovani della diocesi di Augusta, che consapevolmente e inconsapevolmente sono alla ricerca di Gesù Cristo e di una vita che in lui raggiunga ogni pienezza.

Scrive san Paolo nella sua prima lettera ai Corinzi: "Noi non abbiamo ricevuto lo spirito del mondo ma lo Spirito di Dio per conoscere tutto ciò che Dio ci ha donato" (1Co 2,12). Che cosa dunque Dio ci ha donato, quali possibilità ha aperto alla nostra vita? Care sorelle! La possibilità che voi avete imparato a conoscere e ad amare la libera unione interiore con Gesù Cristo nella quale voi volete vivere così come lui ha vissuto: la sua vita è il vostro modello, il suo agire il vostro parametro, il suo spirito, la vostra forza. Mediante il vostro legame con lui voi partecipate della sua missione e annunciate la buona novella del regno di Dio. La forza e la libertà per portare questo elevato messaggio la attingete da una vita di castità per amore del regno dei cieli, in povertà di fronte a Dio e agli uomini, in obbedienza davanti a Dio all'interno della realtà della vostra comunità.


2. Voi avete donato al Signore il vostro amore verginale e in questo avete scoperto il senso della vostra vita. La sua vita che proviene dalla pienezza del Padre è in grado di colmare anche la vita personale di ognuna di voi. L'incontro con lui, desiderato e meditato, la religiosa certezza della sua fedeltà vi donano la libertà. Siete così in grado di donarvi nel servizio verso gli altri e le une verso le altre nelle vostre comunità. Non abbiate paura di perdervi o di procedere a piccoli passi: l'amore di Dio vi circonda e vi sostiene. Sarete così in grado, per amore del regno di Dio, di rinunciare al grande bene della vita coniugale e della maternità. Vogliate piacere a Dio soltanto e solo delle sue cose preoccuparvi (1Co 7,32).

Questo atteggiamento verginale si realizza compiutamente in Maria. Si preoccupo delle cose del Signore come nessun altro, dall'annuncio dell'angelo fino ai piedi della croce di suo Figlio. Per questo è diventata la Madre della Chiesa.

Molte di voi portano il suo nome. Abbiate nei vostri cuori anche il suo esempio e imitate la sua fedeltà. Accendete una luce per gli uomini del nostro tempo quando dimostrate che una vita morigerata, per amore del regno di Dio, conduce alla gioia e alla pienezza, ancor di più se la si vive in libertà e dedizione. Nelle tenebre rimane soltanto chi vive con cuore lacerato; nelle tenebre rimane soltanto chi ama a metà.

Voi ragazze guardate attentamente questi esempi di verginità cristiana.

Non fatevi trarre in inganno da coloro che vogliono legarvi unicamente ai vostri desideri. Diventa veramente libero colui che attraverso il legame con Cristo ha trovato la sua giusta dimensione e ha donato se stesso a Dio nell'amore e alla sua misericordia nei confronti del mondo e dell'umanità.


3. Care sorelle voi vivete in un paese dove molti dicono che tutto si può comprare: proprietà e potere, plauso e fortuna. La vostra povertà liberamente scelta può essere per alcuni uno scandalo e una stoltezza. Ma l'uomo è più di quello che possiede. Con il vostro cammino di povertà e di semplicità di vita siete più di quello che producete, più di quello che ottenete, più di quello che sapete e conoscete.

Gesù Cristo è la vostra ricchezza. In questo modo proprietà, potere e prestigio possono passare in secondo piano: questo vi rende liberi. Potete allora metterli da parte ed essere disponibili, divenire solidali con i "poveri" del nostro tempo. Mediante la vostra povertà siete legati in modo particolare ai deboli, ai diseredati, agli sfruttati e ai bisognosi. Siate al loro fianco, impegnatevi per loro con coraggio e lealtà. Vale dunque anche per voi la parola di san Paolo: "poveri, ma facciamo ricchi molti; gente che non ha nulla e invece possediamo tutto" (cfr. 2Co 6,10).

Accettate dunque volentieri e consapevolmente la povertà ad imitazione di Cristo, come Maria stessa l'ha condivisa con Gesù a Betlemme e a Nazaret.

Darete in questo modo un segno profetico per una ricca e definitiva vita nel Signore.

Care giovani, voi che siete alla ricerca del vero significato e della ricchezza della vostra vita. Guardate Gesù Cristo: egli si è fatto povero per amore vostro ed è venuto come uomo in questo mondo. Attraverso di lui si è compiuta la salvezza della vostra vita nel Signore. In lui si acquietano i timori per la vostra vita e l'insicurezza. Questo rappresenta la vostra ricchezza. Si tratta di donare tutto al Signore e in lui troverete ogni cosa.


4. Care sorelle, si parla molto oggi di liberazione ed emancipazione, si attribuisce a queste in sé legittime aspirazioni un significato particolare. Ma l'uomo che unicamente mira a liberarsi di norme e legami diviene poi veramente libero? Si trova veramente fuori dalla prigione dell'egoismo e dell'odio quando guarda con diffidenza ogni tipo di autorità? Vivete l'obbedienza! Siete nella libertà che viene dall'amore poiché avete fiducia in Dio e siete certe del suo amore. Vostro parametro è l'obbedienza di Gesù Cristo: "Umilio se stesso facendosi obbediente fino alla morte, e alla morte di croce" (Ph 2,8). Con questo atteggiamento di base riuscirete anche a raggiungere un atteggiamento adulto di obbedienza nei confronti dei vostri superiori e dell'autorità della Chiesa.

La vostra obbedienza è innanzi tutto obbedienza a Dio; deve pero essere dimostrata e incarnata nella comunità reale e nel vostro ordine religioso. Siate disponibili come strumenti dell'amore.

Anche in questo caso è Maria, la Madre di Dio, il vostro modello. Ella pronuncio il suo "fiat" e così accetto la volontà del Signore. Il suo amore obbediente la porto ai piedi della croce ma anche alla gioia della resurrezione.

Vi prego, care giovani; non vi fate condurre su strade di libertà false e miopi. Non siete ancora libere se potete fare unicamente ciò che volete, ciò che vi piace, ciò che il denaro vi permette di fare. Non siete in alcun modo libere quando vi imponete a spese degli altri. Indirizzate il vostro giovane entusiasmo verso la volontà di Dio che risveglia la vita. Associate la vostra buona volontà ad una forte vita comunitaria con coloro che condividono le vostre opinioni.

Cercate insieme ciò che per voi e per gli altri ha valore nel tempo.

Così sarete libere.

Care sorelle e care giovani cristiane! Quanto è prezioso il vostro compito di essere luce nel mondo e segno del Vangelo! Non siate timorose, abbiate coraggio! Vivete con Cristo, vivete della sua forza; poiché il Signore prende su di sé la nostra debolezza (cfr. Rm 8,26).

Siate segno in questo mondo dell'amicizia di Dio per l'uomo. Tutto questo vi auguro e prego perché in questo siate sempre più perfette. Dio, "colui che ha iniziato in voi quest'opera buona, la porterà compimento" (cfr. Ph 1,6).

E impartisco a voi e a tutte le vostre consorelle e alle vostre comunità la mia affettuosa e particolare benedizione apostolica. Amen.

1987-05-04 Data estesa: Lunedi 4 Maggio 1987




Discorso ai seminaristi per l'inaugurazione del seminario di san Giordano - Augsburg (Repubblica Federale di Germania

Titolo: Dal seminario Cristo nella persona del Vescovo continua a inviare i suoi apostoli nel mondo

Testo:

Venerabili confratelli nell'episcopato e nel sacerdozio, Cari seminaristi, Cari fratelli e sorelle! Un altro momento culminante della mia breve visita pastorale nelle vostre diocesi è l'inaugurazione nel nuovo seminario. E' questa per voi, una gioia particolare, ma lo è anche per me che per la prima volta durante una visita pastorale mi trovo ad avere una simile occasione.


1. Il Concilio Vaticano II definisce il seminario "il cuore della diocesi" (cfr. OT 5). Le sue pulsazioni scandiscono in tempi lunghi, la vita ecclesiale e religiosa nelle comunità parrocchiali. Proprio dal seminario, Cristo, nella persona del Vescovo, continua ad inviare i suoi apostoli mediante i quali egli stesso continua la sua missione di salvezza all'interno del Popolo di Dio.

E più i sacerdoti sono vivificati dal suo spirito, più copiosi diventano i frutti spirituali di religiosità e spiritualità nella comunità dei credenti. A buon diritto il Concilio auspica che il desiderato rinnovamento della Chiesa, provenga in buona parte dal servizio sacerdotale. Da qui discende anche il decisivo significato dei seminari, in cui, sin dall'epoca del Concilio di Trento, i sacerdoti ricevono la loro formazione religiosa e teologica e si preparano alla loro futura missione.

Quanto l'introduzione dei seminari sia stata preziosa per la storia recente della Chiesa, emerge dal giudizio del famoso esperto tedesco di storia della Chiesa Hubert Jedin, che nota: "Fu un grande passo in avanti, tale, da poter affermare che questo decreto, da solo, legittima la convocazione del Concilio di Trento". Possa il nuovo seminario di Augusta sul quale invochiamo la benedizione di Dio, diventare nella stessa misura un prezioso vivaio per la Chiesa di queste regioni.

I sacerdoti in sintonia con lo spirito di Cristo, sono la migliore garanzia dell'aiuto divino perché il Popolo di Dio pellegrino avanzi con sicurezza sulla strada della sequela del Signore.

Il seminario vanta una lunga tradizione nella diocesi di Augusta. Un ricordo particolare merita la lungimiranza del Cardinale Otto Truchsess di Waldburg, che già nell'anno 1549 volle rimediare alla carenza di buoni sacerdoti, fondando a Dilingen un istituto per la formazione e l'istruzione in cui soprattutto dovevano essere preparati al loro ministero i futuri sacerdoti dando loro, in modo adeguato, ricchezze spirituali e religiose. Questo Vescovo di Augusta anticipo in tal modo le idee espresse poi dal Concilio di Trento. Il seminario, negli anni successivi, venne altresi annesso all'università, appena fondata. Gli studenti di teologia hanno sempre trovato una premurosa accoglienza presso la casa madre delle Suore della Carità; ora è la stessa città vescovile che ha un nuovo seminario per il quale mi congratulo vivamente con la diocesi di Augusta. Ho anche appreso che singole persone, tra cui parrocchiani, o comunità religiose, si sono assunti l'onere dell'arredamento di molte stanze. Nello stesso tempo la diocesi di Augusta ha sensibilmente aiutato tre diocesi povere ad arredare il loro proprio seminario. Possa il Signore ricompensare generosamente voi tutti, soprattutto facendo uscire da questa casa ottimi sacerdoti per la vostra diocesi.


2. La giornata di oggi deve riportare alla nostra memoria un'affermazione del Concilio Vaticano II, secondo la quale il "contributo più importante" per la promozione della missione sacerdotale va dato in seno alla famiglia che viene definita addirittura "il primo seminario" (cfr. OT 2). Per questo la Chiesa si rivolge con particolare energia, ai genitori: create nella vostra famiglia una atmosfera in cui la fede e un'eventuale vocazione spirituale possano avere un giusto sviluppo. Pregate insieme e, quanto più vi è possibile, partecipate con i vostri figli alla Messa e alla vita della parrocchia. Apritevi alle necessità degli ammalati e dei vostri fratelli più anziani con cristiana solidarietà.

Procuratevi informazioni equilibrate e precise sull'odierna vita della Chiesa in modo da poter giudicare con giustizia e benevolenza le decisioni del Vescovo o eventuali problemi sorti nella Chiesa durante le discussioni in famiglia. Quando poi verranno i giorni in cui voi, padri e madri, vedrete i vostri figli subire il fascino delle aspettative e delle promesse terrene, non dubitate: essi cercheranno, ancora una volta di capire se voi considerate Gesù Cristo una limitazione o l'incontro fondamentale della vostra vita, la gioia e la fonte della vostra vita quotidiana. Soprattutto non smettete di pregare. Pensate a santa Monica, che moltiplicava le sue preghiere e le sue attenzioni allorché suo figlio Agostino, futuro Vescovo e santo, si allontanava da Cristo credendo così di aver trovato la sua libertà. Quante donne come santa Monica esistono oggi! Quante madri hanno operato e operano nel silenzio per la Chiesa e per il regno di Dio con la preghiera e il sacrificio e nessuno sarà in grado di ringraziarle quanto si dovrebbe. Che Dio gliene renda merito! Se il desiderato rinnovamento della Chiesa dipende soprattutto dai sacerdoti e dalla loro missione, non secondario rimane il contributo delle famiglie e in particolare delle donne e delle madri.

Vorrei anche rivolgere una pressante preghiera alla grande famiglia della parrocchia: mantenete il triduo mensile: il giovedi ai sacerdoti, il venerdi per il sacro cuore di Gesù e il sabato per il sacro cuore di Maria! Pregate con costanza secondo l'esortazione di Cristo che "Dio mandi operai nella sua messe" (cfr. Mt 9,38). Pregate per le vocazioni nel clero, nelle missioni e negli ordini religiosi! Insegnate ai giovani che non soltanto il Vescovo ma anche tutta la comunità parrocchiale è piena di riconoscenza verso colui che, nonostante le difficoltà, risponde generosamente alla chiamata che viene dal Signore.

Mi rivolgo in modo particolare agli ammalati. Voi sperimentate nella vostra infermità, che la nostra speranza non nasce in questo mondo. Voi avvertite la necessità di interpretare la vostra vita alla luce del Cristo crocifisso e risorto e di avere conforto mediante la sua parola e la forza dei sacramenti.

La vostra vita e il vostro dolore non sono privi di significato, ma possono diventare abbondante benedizione per la Chiesa, se li offrite a Cristo.

Non dimenticate nella vostra malattia di pregare per le vocazioni sacerdotali, nel clero secolare e negli ordini religiosi. Quando si riesce a creare, nella comunità parrocchiale come nella famiglia un'atmosfera di fede, anche nei nostri tempi un numero sufficiente di giovani verrà chiamato al sacerdozio e avrà come dono la generosità del cuore per seguire la chiamata di Dio. Di questo la Chiesa ha la più profonda convinzione, nonostante le difficoltà e gli ostacoli crescenti e nonostante il mantenimento del celibato ecclesiastico.


3. La famiglia è il primo vero e proprio seminario. Eppure c'è anche bisogno di un luogo proprio nel quale il giovane teologo venga spiritualmente e religiosamente formato per la sua futura missione. In conformità con il significato del seminario la Chiesa ripone grandi speranze in coloro che lo guidano, nei professori universitari e nei seminaristi.

Voi miei cari seminaristi vi dedicate qui, in questo luogo, ad uno studio della teologia che dura parecchi anni. Approfittate di questi anni per la vostra futura missione sacerdotale. Dice la Prima Lettera di san Pietro: "Pronti siate sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi" (1P 3,15). Rendere conto della ragione della nostra speranza e rivelare con convinzione la nostra fede perché gli uomini sono disorientati dal vortice delle varie visioni del mondo ed ideologie. Questo non significa che, per la cura delle anime, sia sufficiente l'onestà del sacerdote. Non soltanto il cuore ma anche l'intelligenza, deve poter credere e testimoniare la fede. Il Cardinale Otto Truchsess Waldburg ha voluto giustamente innalzare la formazione dei sacerdoti per la cura pastorale delle anime con la fondazione del seminario di Dillinger: ha cercato in seguito il collegamento con l'università. Siate riconoscenti per questa possibilità di compiere un intenso studio teologico e individuate in ciò un'opportunità per la vostra futura azione sacerdotale. Già nel periodo dei Padri della Chiesa, grandi teologi come Clemente di Alessandria e Basilio, Agostino e Girolamo, compresero la necessità della compenetrazione intellettuale e della esposizione della fede, promuovendo altresi con determinazione la riflessione teologica.

La vera teologia non è tuttavia prerogativa del solo intelletto ma di tutta la persona umana con tutte le sue forze intellettuali, comprese quelle della volontà e dell'amore. perciò, san Bonaventura, uno dei grandi teologi della Chiesa, invitava il lettore dei suoi scritti in primo luogo a pregare. Scrive san Bonaventura: "Non creda, per esempio, il lettore che possa servirgli una lettura superficiale, un acume intellettuale senza raccoglimento, una ricerca senza ammirazione, una riflessione prudente senza esultanza, uno zelo senza devozione, un sapere senza amore, un giudizio senza umiltà, uno studio senza grazia divina, una visione del mondo senza la saggezza donata da Dio" ("Itinerarium mentis in Deum", Prologus 4).


4. A questo punto voglio ricordare il teologo e Vescovo Johann Michael Sailer, nato nella diocesi di Augsburg. Come tutti i grandi teologi egli era a conoscenza della teologia spirituale o sapienziale, che trascende il procedimento logico delle argomentazioni scientifiche e del sapere individuale e considera il rapporto con Dio il fondamento e il significato di ogni sapere.

Un simile approccio, più intuitivo, può trovare una collocazione nel tutto anche per il sapere individuale, per quanto frammentario questo possa essere; essa presuppone una armonia anche se non è in grado di esprimerla. Non riusciremo a raggiungere questa visione d'insieme senza la preghiera e l'illuminazione. Il seminario della diocesi di Augusta porta, fin dai tempi della sua fondazione a Dillingen, il nome di san Girolamo, il più grande interprete della sacra Scrittura. Non dimenticate che Girolamo ha sempre pregato il Signore perché lo illuminasse. "Colui che ha le chiavi di Davide, colui che apre e giammai chiude... ci ha svelato i segreti del Vangelo (Mc 1,13-21).


5. Miei cari seminaristi! Servitevi dunque del vostro prezioso periodo trascorso in seminario per dedicarvi non solo allo studio nel migliore dei modi ma anche alla preghiera, all'approfondimento del mistero dell'Eucaristia, che voi onorate ogni giorno; e all'esperienza personale della pace che Dio vi dona nel sacramento della penitenza. Il periodo del seminario è anche un vero e proprio viaggio alla scoperta della vostra vita interiore. E' là che scoprite le vostre capacità e i vostri talenti, gli alti ideali e le decisioni più nobili. Senza dubbio nel vostro cuore trovate anche diverse debolezze, errori e cattive inclinazioni: egoismo, sensualità, orgoglio. Tutte le buone inclinazioni della nostra natura di uomini devono essere sviluppate e rafforzate anche nel cammino sacerdotale: rimane pero anche il fatto che le inclinazioni negative vanno studiate, superate, modificate.

Certo è che un compito come questo impegna tutta una vita. E' tuttavia negli anni della vostra giovinezza, cari amici, che si trova il crocevia del vostro futuro cammino e che si gettano le basi per la costruzione della vostra vita.

Si tratta dunque di trarre profitto dagli anni di relativa tranquillità del vostro periodo in seminario per dare alla vostra personalità interiore una formazione paziente e continua.

Cooperate dunque, ognuno in maniera personale, con Gesù Cristo, nostro Signore, che aveva già iniziato una formazione spirituale con i suoi discepoli, dopo averli chiamati a sé: "Venite in disparte in un luogo solitario" (Mc 6,31).

Sull'esempio di Cristo, il buon Pastore, anche voi, miei cari seminaristi, dovete come sacerdoti in primo luogo essere al servizio degli uomini.

Molti di voi sono privi di orientamento, senza obiettivi né speranze: come pecore senza pastore. E' anche per questo che il Concilio auspica che "si coltivino negli alunni quelle particolari attitudini che contribuiscono moltissimo a stabilire un dialogo con gli uomini, quali sono la capacità di ascoltare gli altri e di aprire l'animo in spirito di carità ai vari aspetti della umana convivenza" (OT 19). Questo presuppone da parte vostra la capacità e la disponibilità, in tutta sincerità ed amicizia, di avvicinarsi con affetto e bontà agli altri uomini.

E' una cosa che già ora potete sperimentare in seminario tra di voi se costruirete come gli apostoli un piccolo gruppo intorno a Gesù, una comunità. In quanto sacerdoti sarete in una posizione privilegiata per collaborare prontamente e con spirito di solidarietà insieme agli altri confratelli: anche il collegio presbiteriale di un episcopato deve costruire una comunità autenticamente fraterna.

Permettete ora, egregi professori, che io mi rivolga brevemente a voi.

La fede di generazioni di giovani seminaristi e di teologi laici è stata in gran parte formata per merito della vostra ricerca e del vostro insegnamento. I vostri studenti devono poter orientarsi verso la chiarezza, la fermezza e la profondità delle vostre convinzioni di fede. Mi preme esprimere un doveroso ringraziamento a voi cui la Chiesa affida i suoi aspiranti al sacerdozio durante il periodo formativo: grazie per il vostro servizio nella ricerca e nell'insegnamento, nel consigliare i giovani e nel guidarli spiritualmente. Vi prego inoltre di impegnare tutte le vostre forze in ognuno di questi settori per il bene di questi ragazzi chiamati dal Signore alla vocazione sacerdotale e di assolvere il vostro incarico sempre alla luce della fede con la guida dell'insegnamento della Chiesa.

Possano tutti coloro che occupano posti di responsabilità e i loro collaboratori nel seminario e nell'università, nei loro rispettivi ruoli, dare l'importante contributo che da loro ci si attende, perché questo seminario diventi per la Chiesa locale di Augusta un vigoroso e pulsante "cuore della diocesi", dai cui flussi vitali non soltanto i sacerdoti traggano nuova vita per le comunità parrocchiali ma anche la realtà religiosa dei credenti venga vigorosamente rinnovata e porti frutti abbondanti.

Questo Dio vi conceda insieme alla sua perenne protezione e benedizione.

1987-05-04 Data estesa: Lunedi 4 Maggio 1987




Incontro ecumenico nella Basilica di sant'Ulrich e di santa Afra - Augsburg (Repubblica Federale di Germania)

Titolo: La stessa unanime testimonianza, elemento decisivo in tutti i processi del mondo

Testo:

Cari fratelli e sorelle nel Signore! Il nostro Signore Gesù Cristo dice: "Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro" (Mt 18,20). In questo momento noi siamo riuniti nel nome del Signore; la sua grazia ci ha condotti qui, il suo Spirito ci unisce. Noi cerchiamo il suo aiuto e vogliamo ascoltare la sua parola; siamo pronti a fare ciò che egli ci chiede. così noi siamo sicuri di questo: egli è in mezzo a noi; parla a noi, proprio come fece al momento del suo commiato, di cui si parla negli Atti degli Apostoli.

Come i suoi discepoli di allora anche noi ci chiediamo: "Cosa sarà di noi? Cosa sarà di questo mondo? Che cosa deve accadere affinché tra tanti pericoli, abbia inizio il regno di Dio, il regno della giustizia, dell'amore e della pace?". "così venutisi a trovare insieme gli domandarono: "Signore è questo il tempo in cui ricostruirai il regno di Israele?"" (Mt 18,6). Fondamentalmente i discepoli sono convinti del fatto che la persona e l'operato di Cristo sono decisivi per l'inizio del regno di Dio. Ma la loro domanda dimostra anche che essi con le loro aspettative, sono ancora lontani dal comprendere ciò che il Signore ha riservato loro.

Per tre volte, egli abbatte le barriere che limitano la loro vita e il loro pensiero. Essi parlano di Israele come il luogo designato per il Regno. Ma egli superando le restrizioni geografiche dice: il Regno, non sarà soltanto qui "a Gerusalemme e nell'intera Giudea", ma anche nella lontana Samaria e si estenderà "fino agli estremi confini della terra " (Mt 18,8).

I discepoli parlano di "questo tempo" (Mt 18,6). Essi vorrebbero vedere subito realizzati i loro desideri. Egli risponde loro: "Non spetta a voi conoscere i tempi e i momenti che il Padre ha riservato alla sua scelta" (Mt 18,7).

Essi vogliono fatti e certezze, prove concrete tangibili. Egli rimette loro al Padre e alla sua imperscrutabile volontà. Il suo amore non è umanamente misurabile. Esso non si limita a donarci semplicemente una salvezza momentanea; inaugura piuttosto un tempo di salvezza che non avrà fine fin quando esisterà la Terra. Per sempre i discepoli riceveranno un sacro ed eterno dono, il suo Spirito Santo.

"Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni" (Mt 18,8). D'ora in avanti e in ogni momento, lo Spirito di Dio vivrà nei discepoli ed opererà nel mondo per mezzo loro. In questo modo, tutte le possibilità e le limitazioni umane verranno completamente superate. Il regno di Dio deve iniziare nel più profondo dell'essere e, da li, estendersi. Esso non avverrà come evento naturale; i discepoli dovranno adoperarsi in prima persona per questo evento; i credenti, attraverso una consapevole testimonianza, debbono individualmente ed insieme nello stesso tempo, impegnarsi per realizzare i disegni della Santissima Trinità.

Con immensa gratitudine noi riconosciamo che queste parole del Signore si sono compiute nella prima festa di Pentecoste e da allora si compiono sempre e nuovamente. Nella forza dello Spirito Santo la catena dei testimoni di Cristo non si è spezzata. Noi tutti viviamo grazie ad essa. Secondo la Lettera agli Ebrei (12,1), noi siamo debitori della nostra fede "ad un così gran numero di testimoni". Tra i numerosi testimoni di Cristo, risaltano ai nostri occhi i due patroni di questa Chiesa: i santi Afra e Ulrich, una donna che ad Augusta, durante le persecuzioni di Diocleziano, sacrifico la sua vita per il Signore, ed un Vescovo, la cui vita è legata alla salvezza dell'Europa centrale da un grande pericolo e la cui immagine è per sempre unita alla croce vittoriosa. Non dimentichiamoci di questo: noi viviamo delle numerose testimonianze di grande valore spirituale del passato e del presente.

Ma pensiamo inoltre: noi viviamo anche per questa testimonianza. Per noi tutti è valida la promessa di Cristo: "Avrete forza dallo Spirito Santo". La missione da lui affidataci implica un impegno da parte nostra: "Mi sarete testimoni" (Mt 18,8). Chi accoglie la fede, deve anche impegnarsi a diffonderla.

La luce del Signore che risplende nelle tenebre, è luce per il mondo. Ne siamo debitori a tutti i nostri simili. Dobbiamo vivere secondo la parola dell'Apostolo delle genti: "Guai a me se non predicassi il Vangelo" (1Co 9,16). Ognuno è chiamato ad una testimonianza del tutto personale. Ma al tempo stesso, ognuno ha il dovere di impegnarsi per una testimonianza comune.

Gesù Cristo promette lo Spirito Santo alla comunità dei discepoli: Voi "Avrete forza dallo Spirito Santo". Allo stesso modo egli affida a tutti una missione di testimonianza: voi "mi sarete testimoni" (Mt 18,8). Se di fronte alla giustizia si deve provare un fatto importante, c'è bisogno di molti testimoni.

Solo se le loro dichiarazioni concordano, si fa luce nelle tenebre. Per quanto concerne i fatti più importanti nel contesto mondiale assume importanza decisiva la stessa unanime testimonianza. Per questo il Signore in vista della fede e della salvezza chiede che: "tutti siano una sola cosa... perché il mondo creda" (Jn 17,21).

Se vogliamo essere obbedienti alla parola del Signore e dare di lui testimonianza, dobbiamo impegnarci a diventare sempre più una sola cosa. In questo compito possiamo affidarci allo Spirito Santo. Lo Spirito della verita, conduce ad ogni verità: lo Spirito dell'amore può superare le divisioni. Fin dalla prima festa di Pentecoste egli opera in mezzo a noi. Rendiamo grazie per i molti doni ricevuti. Imploriamo il perdono perché non ci siamo fatti conquistare, vivificare e commuovere nella giusta misura da questi doni. Esprimiamo la nostra gratitudine anche per i passi che sono stati fatti negli ultimi anni e che ci hanno portato ad una maggiore unità. In particolare dobbiamo ringraziare tutti coloro che si sono impegnati in un intenso dialogo ecumenico e che con tutte le loro forze hanno cercato di superare le divisioni che sono state oggetto di reciproche condanne.

Per questo motivo, noi esprimiamo la nostra gratitudine per l'opera scrupolosa e responsabile del Comitato per il dialogo, costituitosi dopo il mio primo viaggio pastorale, studiandone e valutandone i risultati con serietà e assiduità, ognuno in relazione alle proprie competenze ottenendo così un possibile consenso ecclesiastico.

Nei nostri sforzi volti a raggiungere l'unità di tutti i cristiani, dobbiamo allontanare lo scetticismo - non avvertiremo mai la stanchezza lungo il cammino che conduce al Padre comune; egli è anche la via che porta direttamente gli uni verso gli altri. Miriamo a questa testimonianza comune laddove sia possibile. Quanto più cercheremo, tanto piu scopriremo possibili e più ampie vie verso la piena unità; quanto più diverremo una sola cosa, tanto meglio potremo dare testimonianza del Signore.

Amate sorelle e fratelli! Nel 1518 non lontano da qui, Martin Luther e il Cardinale Cajetan si incontrarono. Che cosa sarebbe accaduto se al termine del loro colloquio la rinnovata, approfondita e rafforzata unità nella fede, non si fosse verificata? Intorno al 1530, molti qui ad Augusta, erano impegnati nell'opera di riconciliazione e comunione.

Quale direzione avrebbe preso la storia, quali possibilità missionarie vi sarebbero state per il nuovo continente, se allora il superamento delle divisioni e la chiarificazione dei problemi in questione avessero avuto un esito positivo! Ma non sta a noi discutere i "se" e i "ma". Anche in questo caso assumono piena validità gli ammonimenti di Gesù: "Non spetta a voi conoscere i tempi e i momenti" (Mt 18,6). Abbiamo il compito di fare oggi ciò che è urgente, affinché domani possa realizzarsi ciò che è necessario. Il Signore ci dice: "Oggi se udite la sua voce, non indurite i vostri cuori" (He 3,7-8).

Accogliamo la sua parola e il suo Spirito. "Gesù Cristo fai di noi una sola cosa, proprio come tu hai fatto con il Padre". Preghiamo insieme ed incessantemente: "Donaci il tuo Spirito e tutto sarà nuovamente creato": la nostra testimonianza, la nostra Chiesa, il nostro mondo! Che Dio ci doni tutto questo nella sua misericordia e bontà!. Amen.

1987-05-04 Data estesa: Lunedi 4 Maggio 1987




Omelia durante la concelebrazione davanti alla Cattedrale - Speyer (Repubblica Federale di Germania)

Titolo: Superare i contrasti internazionali tra i paesi e i blocchi per un'Europa unita dall'Atlantico agli Urali

Testo:

"Grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo!" (Ph 1,2). Con questo augurio dell'apostolo Paolo saluto dal profondo del cuore voi tutti, da qualunque posto siate convenuti davanti a questo imponente Duomo europeo qui a Spira: laici e religiosi, sacerdoti e diaconi, Vescovi e Cardinali.

Il mio fraterno saluto va in particolar modo al Vescovo di questa diocesi che ci ospita, Monsignor Anton Schlembach; e saluto cordialmente anche gli ospiti convenuti dalle diocesi vicine al di qua e al di là dei confini di stato, i rappresentanti dello Stato e della società nonché della città di Spira. Saluto infine con particolare stima i carissimi rappresentanti delle Chiese cristiane sorelle. Siamo riuniti qui per rendere gloria a Dio, per annunziare la nostra comunione con la Chiesa universale e per rinforzarci vicendevolmente e rinnovarci nella fede, nella speranza e nella carità.

Fratelli e sorelle carissimi! 1. "Passa in Macedonia e aiutaci!" (Ac 16,9). Queste parole della prima lettura di oggi furono udite dall'apostolo Paolo, in una visione durante un viaggio di missione sulla costa dell'Asia Minore, di fronte alla provincia greca della Macedonia. Al di là dello stretto era l'Europa, nella quale l'Apostolo delle genti non aveva ancora mai messo piede. E ora questa chiamata: Paolo, vieni in Europa e aiutaci; annunziaci la verità su Dio e sugli uomini! Paolo e i suoi compagni riconobbero in questi fatti la guida dello Spirito Santo; egli stesso ce lo dice: "Dopo aver avuto questa visione, subito cercammo di partire per la Macedonia, ritenendo che Dio ci aveva chiamati ad annunziarvi la parola del Signore" (Ac 16,10). Fu così che l'Apostolo mise piede per la prima volta in terra europea, questo nostro continente. In quel luogo della Grecia settentrionale ha avuto inizio l'evangelizzazione dell'Europa.


GPII 1987 Insegnamenti - Alle suore e novizie - Cattedrale di Augsburg (Repubblica Federale di Germania)