GPII 1987 Insegnamenti - Ai fedeli del Nord-Ovest - Salta (Argentina)

Ai fedeli del Nord-Ovest - Salta (Argentina)

Titolo: L'opera dell'evangelizzazione che prosegue fa dell'America il continente della speranza

Testo:

"Predicavo loro di convertirsi e di rivolgersi a Dio, compiendo opere di vera conversione" (Ac 26,20).

Carissimi fratelli e sorelle.


1. Con queste parole, trasmesse dal libro degli Atti degli Apostoli, lo stesso san Paolo, l'apostolo delle genti, riassume il contenuto della sua predicazione! Egli era andato per il mondo per diffondere il messaggio di Gesù tra gli uomini del suo tempo, ripetendo l'invito pressante del Maestro: "Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo" (Mc 1,15).

Tutta la chiesa, lungo questi ormai quasi due millenni del suo pellegrinaggio in questo mondo, non cessa di annunciare a tutta l'umanità questo messaggio di penitenza e conversione a Dio. Un messaggio che è divinamente efficace, perché nella forza della Parola e dei sacramenti opera il potere di Cristo, il Figlio di Dio incarnato. A tutte le generazioni di evangelizzatori, che continuano la missione del Signore, è rivolto quel mandato e quella garanzia divina con cui si chiude il Vangelo secondo san Matteo: "Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra! Andate dunque e ammestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ha comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo" (Mt 28,18-20).

Il mandato evangelizzatore riguarda "tutte le nazioni", e si estende "fino alla fine del mondo". Per questo, avvicinandosi il V centenario della scoperta dell'America da parte di Cristoforo Colombo nel 1492, la Chiesa non poteva non fare sua la celebrazione di questo avvenimento, poiché anch'essa, durante questi cinquecento anni, ha compiuto il mandato di Cristo nelle immensità di questo continente. La Provvidenza di Dio ha voluto che questa visita nella vostra patria avvenisse proprio durante la novena di anni che precede il 1992, costituendo una tappa significativa della preparazione del V centenario, che sarà - così chiediamo a Dio - un tempo di grazia per tutta l'America. In questo contesto, il mio soggiorno in Argentina acquista il significato di una gioiosa e riconoscente celebrazione cristiana ed ecclesiale di questo quasi mezzo millennio dell'evangelizzazione nelle vostre terre.


2. Grazie, Signore, per avermi permesso di venire fino a questa cara città di Salta, che è tua e della Vergine del Miracolo! Grazie, per queste ore indimenticabili che passo nel Nordest argentino! Saluto affettuosamente e fraternamente il pastore di questa cara arcidiocesi, e tutti i miei fratelli nell'episcopato di questa regione, che guidano il Popolo di Dio a Jujuy, Oran, Cafayate e Humahuaca. Saluto ugualmente le autorità civili qui presenti.

Il mio saluto vuole stringere in uno stesso abbraccio i sacerdoti, i religiosi e religiose, tutti gli altri fedeli, e tutti coloro che abitano in questa parte del Nord argentino. In modo particolare mi rallegro per questo incontro ed esprimo il mio affetto ai rappresentanti dei più antichi abitatori di queste terre, che sono sempre molto vicini al cuore del Papa. E' per me motivo di particolare gioia salutarvi come appartenenti dei popoli quechua, guarani, mapuche e tanti altri, eredi di antiche tradizioni e culture. Amate i valori dei vostri popoli e fateli fruttificare; amate, soprattutto, la grande ricchezza che per volere divino avete ricevuto: la vostra fede cristiana.

Cari fratelli e sorelle che mi ascoltate: il mio ringraziamento a Dio per trovarmi tra di voi è, nello stesso tempo, ringraziamento per questi secoli di evangelizzazione dell'Argentina, che qui a Salta si rendono particolarmente visibili nella loro continuità con le origini. Negli uomini e donne di questa terra, nei loro costumi e nel loro modo di vivere, persino nella loro architettura, si scoprono i frutti di quell'incontro di due mondi che avvenne quando giunsero i primi Spagnoli ed entrarono in contatto con i popoli indigeni che vivevano in questa regione, e in particolare con la cultura quechua-aimara.

Da questo fruttuoso incontro è nata la vostra cultura, vivificata dalla fede cattolica che fin dall'inizio si radico così profondamente in queste terre. La vicinanza del V centenario dell'evangelizzazione dell'America Latina è una grande occasione per rinnovare il vostro ringraziamento a Dio per l'eredità di fede e amore che avete ricevuto, e per riempirvi del santo e ardente desiderio che questo patrimonio sia molto fecondo nelle vostre vite in quelle dei vostri figli. La grazia di Dio, e la protezione della santissima Vergine, degli angeli e dei santi non vi mancheranno! 3. Abbiamo appena ascoltato san Paolo che, dopo aver narrato la storia della sua conversione al re Agrippa, aggiunge: "Pertanto, o re Agrippa, io non ho disobbedito alla visione celeste" (Ac 26,19). La Chiesa, nonostante le debolezze di alcuni dei suoi figli, sempre sarà fedele a Cristo e, sostenuta dal potere del suo Fondatore e Capo - che sarà con i suoi discepoli sino alla fine del mondo (cfr. Mt 28,20) - continuerà a proclamare il Vangelo e a battezzare gli uomini nel nome del Padre, e, del Figlio e dello Spirito Santo.

Nel vedere come il mandato di predicare e battezzare si è fatto realtà in questo continente, la Chiesa confessa umilmente che ha ricevuto la missione e l'autorità di Cristo per continuare attraverso i secoli la sua opera redentrice.

Come ho detto a Santo Domingo, "la Chiesa, per quanto la riguarda, vuole accostarsi a celebrare questo centenario con l'umiltà della verità, senza trionfalismi né falsi pudori" (Omelia tenuta a Santo Domingo ai Vescovi della Conferenza Episcopale dell'America Latina, II, 3, 12 ottobre 1984: "Insegnamenti di Giovanni Paolo II", VII, 2 [1984] 889). Questa verità sull'essere e sul destino dell'America mi porta ad affermare, con rinnovata convinzione, che questo è un continente di speranza, non solo per la qualità dei suoi uomini e donne, e le possibilità della sua natura ricca, ma principalmente per la sua rispondenza alla buona novella di Cristo. Per questo, quando sta per iniziare il terzo millennio del Cristianesimo, l'America deve sentirsi chiamata a farsi presente nella Chiesa universale e nel mondo con una rinnovata azione evangelizzatrice, che mostri la potenza dell'amore di Cristo a tutti gli uomini, e semini la speranza cristiana in tanti cuori assetati del Dio vivo.


4. così, guardare al passato dell'evangelizzazione in questa benedetta nazione argentina, non è una ostentazione di sentimentalismo nostalgico, né un appello all'immobilismo. Al contrario, è riconsiderare la presenza permanente di Cristo nel vostro popolo, e approfondire questa vitale connessione con la perenne novità del Vangelo, che è stato seminato in questa terra argentea pochi anni dopo la scoperta dell'America, con le spedizioni di Magellano, Caboto, Mendoza, Almagro, Nunez del Prado e altri.

Da allora, e grazie alla costanza dei primi evangelizzatori, la Parola e i sacramenti di Cristo non hanno cessato di edificare la Chiesa in Argentina. I discendenti degli abitatori di queste terre poco a poco si convertirono e battezzarono in gran numero e si unirono ai figli di Spagna, che hanno lasciato in eredità le profonde radici cristiane della loro cultura.

Esempio originalissimo delle potenzialità umane e cristiane di questo processo di creazione di un "Nuovo Mondo" furono le giustamente celebri missioni guaranitiche. Fin dall'inizio, l'evangelizzazione procedette insieme con la promozione umana in tutti i campi: culturale, lavorativo, assistenziale. E deve continuare così, specialmente nell'evangelizzazione dei più bisognosi, tra cui non poche volte si trovano i discendenti dei primi abitanti di queste terre. E' necessario far arrivare a loro il messaggio cristiano in modo che vivifichi efficacemente i loro propri valori tradizionali.

Durante il periodo coloniale, la Chiesa è andata stabilendosi, non senza difficoltà, nelle diverse regioni della vostra vasta geografia. Nel vedere gli edifici religiosi e civili di Salta, i suoi cortili di pietra e le imponenti cancellate, sembra di trasferirci in quei secoli, in cui tanti zelanti missionari s'impegnarono eroicamente nell'opera del Vangelo.

Non posso non menzionare la vita semplice, gioiosa, piena di amore per gli indigeni, di san Francisco Solano, e di quel grande modello di azione apostolica che è stato il beato Roque Gonzalez de Santa Cruz, che suggello con il suo sangue la fedeltà a Cristo.

Nei quasi due secoli di vita nazionale indipendente, l'evangelizzazione ha continuato ad avanzare, tanto in estensione territoriale - fino ad abbracciare tutto il paese, all'estremo nord sino alla Patagonia - come nell'organizzazione ecclesiastica e, soprattutto, nell'intensificazione della vita cristiana. Le grandi correnti migratorie, mentre davano una fisionomia cosmopolita a questa grande nazione e la collegavano singolarmente con l'Europa, confermarono l'identità cristiana del paese, sempre unito nella fede battesimale della maggioranza di coloro che sono venuti ad abitare il suolo argentino. Certamente non sono mancati ostacoli all'opera evangelizzatrice, soprattutto per le molteplici manifestazioni di quella mentalità che pretende di prescindere dai valori cristiani nella configurazione umana e istituzionale della vostra patria. Tuttavia, questa stessa difficoltà è divenuta fonte di maturità e stimolo costruttivo per i cristiani argentini.

Vorrei ricordare, come momento chiave della storia della Chiesa in Argentina durante questo secolo, e come appello a rinnovare la vostra fiducia in Dio rispetto al futuro, quel grande Congresso Eucaristico Internazionale, a cui partecipo come legato pontificio il Cardinale Pacelli, il futuro Papa Pio XII di venerata memoria! In questo memorabile evento si evidenzio, una volta di più, che il centro di tutta la vita della Chiesa è la santissima Eucarestia, che non si è mai smesso di venerare fin da quelle prime Messe sulle coste patagone nel 1519, durante il viaggio di Magellano.


5. Questo processo di progressiva maturazione nella fede battesimale, che si è avuto nell'evangelizzazione dell'Argentina, deve maturare anche nella vita di ogni cristiano. Per questo dobbiamo attualizzare la memoria del nostro battesimo. Ciò ci darà occasione di rinnovare la nostra fedeltà personale alla vocazione cristiana che nasce da questo sacramento.

Durante questo tempo di Quaresima, la Chiesa nostra madre ci esorta a "prepararci con gioia, purificati nello spirito, alla celebrazione della Pasqua, perché... attingiamo ai misteri della redenzione la pienezza della vita nuova" (Prefazio di Quaresima, I). La liturgia ci chiama a crescere in questa nuova vita che riceviamo nel momento del battesimo, partecipando ai misteri della morte e resurrezione del nostro Salvatore.

Questi quaranta giorni di penitenza e conversione che precedono ogni anno la Pasqua ricordano, con particolare intensità, che per vivere come cristiani non basta aver ricevuto la grazia iniziale del battesimo, ma che è necessario crescere continuamente in questa grazia.

Inoltre, di fronte alla realtà del peccato, ancora presente ogni giorno nell'esistenza umana, è necessario pentirsi e convertirsi a Dio, manifestando la conversione con le opere (cfr. Ac 26,20).

E' quanto san Paolo esponeva nella sua difesa davanti ad Agrippa, quando raccontava come Gesù gli mostro gli orizzonti del suo apostolato: "Ti mando ad aprir loro gli occhi, perché passino dalle tenebre alla luce e dal potere di satana a Dio e ottengano la remissione dei peccati e l'eredità in mezzo a coloro che sono stati santificati per la fede in me" (Ac 26,17-18).

Questo passaggio dalle tenebre alla luce, dal peccato alla grazia, dalla schiavitù del demonio all'amicizia con Dio, è avvenuto nelle acque del nostro battesimo, e torna a realizzarsi ogni volta che si recupera la grazia mediante il sacramento della penitenza.

Cari fratelli e sorelle: vale la pena tornare al Padre per essere perdonati! La via del ritorno alla casa del Padre comporta pentimento, propositi di nuova vita, confessione davanti al ministro di Cristo e riparazione dei nostri peccati mediante le opere di penitenza; è una via che è faticoso percorrere, ma che ci porta a una gioia e a una pace che sono la gioia e la pace dello stesso Cristo.


6. Il futuro dell'evangelizzazione in Argentina richiede una continua conversione a Cristo da parte di tutti i figli di Dio che appartengono a questa nazione. Sarà possibile affrontare le grandi sfide dell'ora presente se tutti lottiamo per partecipare sempre più profondamente ai misteri di Cristo, morto e resuscitato per la salvezza degli uomini.

L'insegnamento di san Paolo che abbiamo ascoltato nella lettura biblica è sempre attuale: dobbiamo manifestare la nostra conversione con le opere (cfr. Ac 26,20). Opere proprie della nuova vita dei figli di Dio in Cristo, nelle quali si esercitano le tre virtù teologali, che sono come la trama dell'esistenza cristiana: la fede, la speranza e la carità.

"Ti mando ad aprir loro gli occhi, perché passino dalle tenebre alla luce" (Ac 26,17-18). I vostri Vescovi hanno voluto sottolineare che sono venuto in Argentina come messaggero di fede, per confermare i miei fratelli argentini nella fede di colui che è l'unico Maestro, lo stesso Cristo (cfr. Mt 23,8). Con gli occhi della fede scoprirete il senso divino della vostra nuova vita, e vedrete che nessuna nobile realtà umana resta al margine dei disegni salvifici di Dio. Il Papa vi esorta a crescere nella vostra conoscenza del deposito della verità rivelata; e che la vostra fede si dimostri sempre con le opere (cfr. Jn 2,14-19), come chiara testimonianza del Vangelo che deve illuminare tutti gli istanti della vostra esistenza quotidiana e anche il vostro atteggiamento davanti alle grandi scelte che impone il presente e il futuro della nazione.

"Ti mando... perché... ottengano.... l'eredità in mezzo a coloro che sono stati santificati per la fede in me" (Ac 26,17-18). Il messaggio del Vangelo trasmette l'unica speranza capace di soddisfare i desideri di bene e di felicità di ogni essere umano: la speranza di partecipare all'eredità dei santi, che abbiamo ricevuto come germe del nostro battesimo. E questa eredità è Dio stesso che, se siamo fedeli in questa vita, conosceremo faccia a faccia e ameremo per tutta l'eternità nel cielo.

Tuttavia, già durante il nostro itinerario terreno partecipiamo a questa eredità, e godiamo di un anticipo delle realtà celesti. Per questo la nostra speranza si estende anche al presente, certi che mai ci mancheranno la protezione e l'aiuto amoroso e paterno dell'Altissimo per compiere nella gioia il nostro pellegrinaggio fIno alla nostra meta finale. Dio è nostro Padre, e vuole che risplenda la sua potenza in questa amata nazione.

Questo è il messaggio di speranza che vi lascia il Papa.

Lo stesso san Paolo, nella sua Prima Lettera ai Corinzi (cfr. 13), insegna che, al di sopra della fede e della speranza e di ogni altro dono divino, si trova la virtù della carità, dell'amore a Dio e al prossimo. La carità non si esaurisce mai, e senza di essa le altre virtù mancano di valore. L'amore cristiano è stato, cari fratelli, l'anima dell'evangelizzazione dell'America e dell'Argentina; la carità apostolica è stata la forza divina che ha mosso i missionari ed evangelizzatori, e che deve continuare a stimolare la crescita tra di voi dell'opera di Cristo, alla quale voi tutti fedeli siete chiamati a partecipare in virtù della vostra vocazione battesimale all'apostolato.

Questo amore a Dio, e agli altri attraverso Dio, vi porterà a rimanere sempre uniti al Signore e ai vostri fratelli. Con la carità di Cristo combatterete il peccato, che è il grande ostacolo a questa unione, e porterete a termine una profonda e solida riconciliazione tra tutti gli Agentini, basata sulla riconciliazione di ognuno con Dio nostro Padre.


7. "Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra" (Mt 28,18): sono parole di Gesù, con le quali mostra il fondamento di tutta la missione della Chiesa. Davanti a queste parole svanisce qualsiasi dubbio o timore che, vedendo le difficoltà della vita presente, possa insinuarsi nel nostro cuore. Il Signore ci accompagna; egli è sempre presente con la sua parola e con i sacramenti, che assicurano la sua azione salvifica in mezzo a noi sino alla fine dei tempi (cfr. Mt 28,20).

Riuniti qui, a Salta, per ringraziare Dio per i cinque secoli di evangelizzazione nel continente americano, eleviamo la nostra preghiera di lode al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo, perché le promesse di Gesù si sono compiute abbondantemente in queste terre. E, per l'intercessione della Madre di Dio, Vergine del Miracolo, chiediamo al Signore della storia una rinnovata conversione dell'Argentina e di tutta l'America al Vangelo di nostro Signore Gesù Cristo, e che la sua conversione si manifesti con le opere. Amen.

1987-04-08 Data estesa: Mercoledi 8 Aprile 1987




Omelia all'Eucaristia celebrata per i fedeli del Nord-Est argentino - Corrientes (Argentina)

Titolo: Riconosciamo in Maria la prima meta del nostro pellegrinaggio attraverso la fede

Testo:

1. "Dio mando il suo Figlio, nato da donna" (Ga 4,4).

In questo pellegrinaggio nelle terre argentine, il Papa celebra oggi il sacrificio eucaristico con i fedeli di Corrientes e delle diocesi vicine, e desidera meditare con voi, sul mistero evocato dall'Apostolo delle genti in questa frase concisa della sua Lettera ai Galati.

Il mistero divino della missione del Figlio, e allo stesso tempo il mistero della Donna, scelta e predestinata dal Padre eterno per essere madre del Figlio di Dio. Illuminati dalla liturgia della Parola, desideriamo oggi considerare con lo sguardo della fede, ciò che, nei disegni eterni dell'amore di Dio, è stato posto per la nostra salvezza. E' uno sguardo colmo di ringraziamento per la Santissima Trinità: Padre Figlio e Spirito Santo. E nello stesso tempo pieno di ammirazione verso quella donna nella quale il genere umano ha ricevuto un così grande innalzamento: Figlio di Dio nato da donna! Gesù Cristo. Figlio di Maria sempre vergine. Figlio dell'uomo! 2. Nel nome di questo Figlio e di sua Madre, desidero salutare di nuovo la Chiesa, diffusa su tutta la terra argentina, in particolare in questa regione del nordest.

Saluto, in primo luogo, il pastore di questa arcidiocesi di Corrientes, gli altri Vescovi qui presenti, i sacerdoti e seminaristi, i religiosi e religiose, le autorità; tutto il Popolo santo di Dio riunito intorno a questo altare e coloro che si associano alla nostra celebrazione attraverso la radio o la televisione.

Ci troviamo davanti all'immagine della Immacolata Concezione, venerata nel Santuario di Itati, fondato nel 1615, e centro della profonda trradizione mariana di questa regione. Da allora migliaia di pellegrini sono venuti davanti a questa immagine per onorare Maria; per mettere le proprie intenzioni e le loro vite sotto la sua protezione e intercessione.

Anche noi oggi vogliamo rincorrere alla Vergine Maria, per attestare questo stesso amore e questa stessa fiducia in colei che è Madre di Dio e Madre nostra. Desideriamo essere bravi figli che vengono a salutare la propria Madre; figli che sanno di aver bisogno della sua protezione materna; figli che desiderano dimostrarle sinceramente il loro affetto.


3. L'Apostolo ha scritto: "Venne la pienezza del tempo" (Ga 4,4). Questa pienezza, è, inoltre, il compimento di ciò che esisteva nella sapienza di Dio, come piano salvifico per l'uomo. Per questo la liturgia si riferisce nella prima lettura a questa sapienza che esiste in Dio "prima che la terra fosse costituita"; prima che fosse creata ogni cosa; "quando non esistevano gli abissi, io fui generata;... prima che fossero fissate le basi dei monti... prima delle colline... quando ancora non aveva fatto la terra e i campi, né le prime zolle del mondo... quando stabiliva al mare i suoi limiti, sicché le acque non oltrepassassero la spiaggia; quando disponeva le fondamenta della terra" (Pr 8,24-29).

Questo dice la Sapienza! La sapienza sempre presente nell'opera di Dio creatore. Questa sapienza nella quale hanno partecipazione tutte le opere di Dio, trova il suo motivo principale di gioia nel genere umano.

La vecchia alleanza inizia qui, in modo particolare verso quella Donna, nel seno della quale si realizza l'incontro culminante e definitivo dell'umanità con Dio sapienza, precisamente il mistero dell'incarnazione del Verbo, nella pienezza dei tempi.

La Vergine di Nazaret - Madre del Verbo incarnato - ha un legame particolare con questa sapienza, che è piena dell'eterno amore del Padre per l'uomo.


4. Quando "venne la pienezza del tempo", quando il messaggero divino trasmise alla Vergine di Nazaret la volontà del Padre eterno, quando Maria rispose "si faccia" (fiat); inizio allora quel particolare pellegrinaggio, che nasce dal cuore della Donna, sotto il soffio sponsale dello Spirito Santo.

"Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda... nella casa di Zaccaria" (Lc 1,39). Ando laggiù per salutare sua cugina Elisabetta, più anziana di lei, che stava aspettando di dare alla luce un figlio: Giovanni Battista.

Da parte sua, Elisabetta, rispondendo al saluto di Maria con quelle parole ispirate, piene di venerazione verso la Madre del Signore, loda la fede della Vergine di Nazaret: "E beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore" (Lc 1,45).

In questo modo la visita di Maria ad Ain-Karim assume un significato realmente profetico. Infatti, scorgiamo in lei la prima tappa di questo pellegrinaggio attraverso la fede, che ha il suo inizio nel momento stesso dell'Annunciazione.


5. Questo pellegrinaggio attraverso la fede costituisce l'idea guida dell'Anno Mariano, che ho annunciato il primo gennaio scorso, e che sarà inaugurato in occasione della prossima solennità di Pentecoste! Dal giorno di Pentecoste, quando lo Spirito Santo venne sugli apostoli nel cenacolo di Gerusalemme, Maria non è solo partecipe nel pellegrinaggio attraverso la fede di tutta la Chiesa, ma essa stessa "avanza" precedendo e guidando maternamente tutto il Popolo di Dio, in lungo e largo sulla terra.

"La Madre di Gesù, come in cielo, glorificata ormai nel corpo e nell'anima è l'immagine e la primizia della Chiesa che dovrà essere il suo compimento nell'età futura, così sulla terra brilla come un segno di sicura speranza e di consolazione per il Popolo di Dio in marcia, fino a quando non verrà il giorno del Signore" (LG 68). Sono parole del Concilio Vaticano II che, per alludere a questa verità, ho voluto sviluppare nell'enciclica "Redemptoris Mater", pubblicata in occasione dell'Anno Mariano, nella recente solennità dell'Annunciazione.


6. Il punto di sostegno, in terra argentina, di questo pellegrinaggio attraverso la fede, è costituito da tutte le generazioni che hanno rivolto e rivolgono il loro sguardo alla Madre di Dio, come "Madre del Signore" e "Modello della Chiesa".

Il pellegrinaggio della Chiesa e di ogni cristiano verso la casa del Padre, si manifesta e si realizza, in modo gradito a Dio, nei pellegrinaggi dei cristiani ai santuari mariani. I santuari sono come pietre miliari che orientano questo cammino dei figli di Dio sulla terra, preceduti e accompagnati dallo sguardo affettuoso e incoraggiante della Madre del Redentore.

Durante il mio primo viaggio in Argentina ebbi la gioia di andare al santuario nazionale di Lujan, per raccomandarvi a Maria in momenti particolarmente difficili per la vostra amata nazione. La prossima Domenica delle Palme, nella cornice della Giornata Mondiale della Gioventù - con la quale avrà il suo culmine questa seconda visita -, la stessa immagine della Madre di Dio verrà, da Lujan, a questo incontro dei giovani che sono pellegrini nella fede, in molti altri luoghi della terra.

Anche oggi è tra di noi l'immagine di Maria, che è venuta dal suo santuario di Itati, vero centro spirituale di tutto il litorale. Il mio animo si riempie di gioia e di senso di grazie al Signore vedendo che, attraverso i secoli, i figli di questa terra hanno saputo ricorrere alla Vergine Maria come guida e modello sicuro per seguire Gesù.


7. La vostra religiosità popolare, così ricca e radicata, dimostra che, nel più profondo della vostra coscienza, c'è la ferma convinzione che la nostra vita ha senso solo se si orienta, radicalmente e completamente, verso Dio. La devozione alla Croce dei Miracoli - croce della fondazione di Corrientes - e alla Immacolata Concezione di Itati, mettono in mostra quali sono i vostri grandi amori: il Signore crocifisso e sua Madre immacolata, la creatura che più di tutti e nel miglior modo seppe unirsi al mistero redentore del suo Figlio. Dovete, perciò, conservare e incoraggiare le varie manifestazioni della vostra pietà popolare, come canale privilegiato per la vostra unione con Dio e con il prossimo.

Quando il nordest argentino ricevette la luce della fede, nella prima metà del secolo XVI, il messaggio del Vangelo vivifico tutta la vostra esistenza, grazie allo zelo - tante volte eroico - di quei primi sacerdoti e religiosi missionari, tra i quali si distinsero i francescani e i gesuiti, con figure come quelle di fra' Luis di Bolanos, il beato Roque Gonzalez di Santa Croce e tanti altri.

Le missioni o "parrocchie" dei gesuiti costituiscono, senza dubbio, uno dei successi più completi dell'incontro tra i mondi ispano-lusitano e autoctono.

All'interno di queste venne messo in pratica un ammirevole metodo evangelizzatore e umanizzatore, che seppe fare realtà i forti legami che esistono tra evangelizzazione e promozione umana (cfr. EN 31).

Gli emigranti dei due ultimi secoli, che sono venuti ad aggiungersi ai "nativi", hanno apportato i propri valori culturali, il loro lavoro e, nella maggior parte dei casi, la loro fede cattolica, contribuendo così a formare la vostra società, saldamente radicata nella stessa fede che la vide nascere alle origini del Nuovo Mondo.


8. La Chiesa sta attraversando un momento particolarmente promettente in questa regione. Attraverso l'organizzazione diocesana, e con le numerose e feconde iniziative pastorali degli ultimi decenni, si aprono prospettive che permettono di guardare al futuro con una rinnovata speranza.

Chiedo al Signore che vi mandi numerosi sacerdoti, pieni di vita interiore e impulso evangelizzatore, che con grande zelo apostolico siano fedeli dispensatori della parola divina e delle fonti della grazia che sono i sacramenti.

Guardo con particolare interesse al recente Seminario Interdiocesano della Resistenza, dal quale aspetto molti frutti per il bene della Chiesa in questa regione pastorale.

Tutti i fedeli cristiani sono chiamati a partecipare alla missione di Cristo, ognuno secondo la propria vocazione nel Popolo di Dio. L'avvicinarsi del prossimo Sinodo dei Vescovi, dedicato alla vocazione e missione dei laici nella Chiesa e nel mondo, mi porta a pensare soprattutto a voi, cari laici del nordest argentino.

La Chiesa e la società civile si aspettano molto dal vostro impegno cristiano e dalla vostra responsabilità apostolica, soprattutto nel compito specifico dei laici: impregnare tutte le strutture temporali del significato cristiano. Nell'approfondire queste ricchezze dell'eredità che avete ricevuto, dovete essere sempre più coscienti che la fede deve essere vissuta in tutte le circostanze personali e di lavoro nelle quali la Provvidenza divina vi ha posto.

In questo modo la profonda trasformazione economica verso la quale si incammina nella "terra tra i fiumi" - soprattutto attraverso lo sfruttamento del suo potenziale idroelettrico -, sarà accompagnata da un costante miglioramento interiore, che vi conduca per strade di autentico progresso integrale: umano e cristiano. In questo sviluppo, nel quale Dio vi mostra anche il suo amore, non dimenticatevi mai dei vostri fratelli più bisognosi. La giustizia e la carità cristiana vi porteranno a cercare la partecipazione di tutti ai benefici materiali e spirituali di questa nuova tappa che si intravvede.

La famiglia deve continuare ad essere la prima scuola di fede e di vita cristiana, la trasmettitrice di questa eredità di religiosità popolare, che è parte dell'anima di questo popolo. Ai genitori cristiani spetta un grave dovere in questo senso: formare uomini e donne che apprendano dalla loro famiglia le virtù umane e cristiane; è che vedano fatto vita il valore del matrimonio indissolubile e dell'autentico amore coniugale che, in mezzo alle difficoltà di questa vita, ne esce sempre rafforzato e ringiovanito.


9. Cari fratelli e sorelle: a tutti voglio ricordare che essere membri vivi del Popolo di Dio significa, prima di tutto, accogliere Cristo, dargli spazio nel nostro cuore, nelle nostre vite. Significa imitare Maria nella sua disponibilità e prontezza ad accettare e mettere in pratica ciò che è volontà di Dio. Essa, dopo avere ricevuto l'annuncio dell'angelo, cammina frettolosamente verso la montagna di Giuda. Si mette in cammino, portando nel suo seno il Figlio di Dio, senza preoccuparsi delle difficoltà che su questo cammino poteva trovare. Maria sa superare le difficoltà di questo pellegrinaggio.

La principale difficoltà, l'ostacolo maggiore che ci impedisce di seguire la nostra Madre, è il peccato. Il peccato ci impedisce di ricevere il Signore; quando l'anima è nel peccato non può nascere in essa il Figlio di Dio, li non può stare Gesù; non c'è posto per lui. Il pellegrinaggio attraverso la fede esige che mettiamo da parte l'ostacolo del peccato, e accogliamo la venuta del Figlio di Dio nelle nostre anime, facendoci partecipi della filiazione divina.


10. "Ma quando venne la pienezza del tempo, Dio mando il suo Figlio, nato da donna,... perché ricevessimo l'adozione a figli" (Ga 4,4-5).

Questa è la prima dimensione del mistero divino.

La seconda dimensione, strettamente collegata con questa, consiste nella filiazione dell'adozione divina, della quale partecipano i figli degli uomini.

Tutti noi siamo stati concepiti e siamo nati dalle nostre madri; nel Figlio di Maria riceviamo, senza dubbio, la filiazione adottiva di Dio. Arriviamo ad essere figli nel Figlio di Dio.

"E se figlio, sei anche erede per volontà di Dio" dice l'Apostolo (cfr. Ga 4,6-7). Siamo stati chiamati a partecipare nella vita di Dio a somiglianza del Figlio. Riceviamo, per opera sua, lo Spirito Santo che grida "Abbà, Padre" (Ga 4,6).

Siamo stati chiamati alla libertà di figli di Dio: "Quindi non sei più schiavo, ma figlio" (Ga 4,7): è la libertà che Cristo ci ha dato attraverso la sua croce e la sua resurrezione.

Nella prospettiva dei prossimi giorni della Settimana Santa e della Pasqua, queste parole assumono un'intensità particolare. Volgendo lo sguardo alla Madre del Signore, meditiamo gli imperscrutabili misteri della sapienza divina, di quelli di cui lei è stata testimone nella pienezza dei tempi. Questa è la pienezza dei tempi che dura per sempre!

1987-04-09 Data estesa: Giovedi 9 Aprile 1987




Omelia durante la celebrazione della Parola - Aereoporto di Parana (Argentina)

Titolo: Un paese aperto all'immigrazione si mantiene sempre giovane

Testo:

"Tutti costoro... dichiarano un'essere stranieri e pellegrini sopra la terra... essere alla ricerca di una patria" (Eb. 11,13-14).


1. Cari fratelli del collegio episcopale, carissimi fratelli e sorelle.

Siamo riuniti in questa città di Parana, sulle rive del fiume dallo stesso nome, per ascoltare la parola di Dio e lasciarci interpellare da essa.

Le parole che abbiamo appena finito di ascoltare, prese dalla Lettera agli Ebrei, possono essere applicate con particolare realismo a questa nazione argentina, un paese di immigrazione, ospitale e amico per gli immigranti, nel passato e nel presente.

E' per me motivo di grande gioia celebrare, insieme a voi, questa liturgia di preghiera per gli immigranti. Saluto le autorità, i miei cari fratelli del collegio episcopale, in particolare il pastore di questa arcidiocesi, i sacerdoti, religiose e religiosi, e tutti gli altri fedeli che, con la loro presenza o attraverso i mezzi di comunicazione, desiderano unirsi a noi per celebrare "il Signore perché è buono... lo esaltino nell'assemblea del popolo" (Sal, 106/107,1-2).

L'Argentina del giorno d'oggi è, si può dire, un paese fatto, in gran parte, da immigranti; da uomini e donne che sono venuti ad "abitare sul suolo argentino" come indica il preambolo della vostra costituzione. La vostra nazione ha saputo accogliere coloro che arrivavano, e questi, a loro volta, hanno trovato una nuova patria alla quale hanno apportato l'eredità dei loro luoghi di origine.

Di fronte a questa lieta realtà mi vengono in mente le parole del salmo: "Celebrate il Signore perché è buono, / perché eterna è la sua misericordia. / Lo dicano i riscattati del Signore,... / che raduno da tutti i paesi, / dall'oriente e dall'occidente, / dal settentrione e dal mezzogiorno... / Egli libero dalle loro angustie. / Li condusse sulla via retta, / perché camminassero verso una città dove abitare" (Ps 106/107,1-3.6-7) 2. Nel Vangelo di oggi si è parlato della fuga in Egitto della Sacra Famiglia e del suo ritorno in Israele. "Un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: "Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto, e resta là finché non ti avvertiro...''. Morto Erode, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto e gli disse: "Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e vai nel paese d'Israele"" (Mt 2,13 Mt 2,19-20).

Il Signore, che nella sua grande misericordia, si fece simile in tutto agli uomini suoi fratelli, meno che nel peccato (cfr. He 2,17), volle anche assumere, con sua Madre santissima e san Giuseppe, questa condizione di emigrante, fin dall'inizio del suo cammino su questo mondo. Poco dopo la sua nascita a Betlemme, la Sacra Famiglia, si vide obbligata ad intraprendere la via dell'esilio. Forse ci sembra che la distanza dall'Egitto non è molto grande; senza dubbio, la fuga improvvisa, l'attraversamento del deserto con i precari mezzi disponibili, e l'incontro con una cultura differente, mettono sufficientemente in rilievo fino a che punto Gesù ha voluto condividere questa realtà, che non poche volte accompagna la vita dell'uomo.

Quanti emigranti di oggi e di sempre, possono vedere la loro situazione riflessa in quella di Gesù, che deve allontanarsi dal suo paese per poter sopravvivere! In ogni modo, ciò che dobbiamo considerare di questa tappa della vita di Cristo è, soprattutto, il significato che ebbe nel disegno salvifico del Padre. Questa fuga e questa permanenza in Egitto per qualche tempo contribuirono al fatto che il sacrificio di Cristo avesse luogo alla sua ora (cfr. Jn 13,1), e in Gerusalemme (cfr. Mt 20,17-19). In modo analogo, ogni situazione di emigrazione si lega intimamente con i piani di Dio. Ecco, quindi, la prospettiva più profonda nella quale deve essere considerato il fenomeno dell'emigrazione.


3. Gli emigranti venivano qui soprattutto per cercare lavoro, quando questo scarseggiava nella loro terra d'origine. Insieme alla volontà di lavorare e di contribuire al bene comune del paese che li riceveva generosamente, portavano con loro anche tutto il bagaglio storico, culturale, religioso dei rispettivi paesi.

Per l'Argentina ispanica quindi, il flusso migratorio proveniente, dopo la Spagna, dall'Italia, Germania, Francia, Svizzera, Polonia, Ucraina, Yugoslavia, Armenia, Libano, Siria, Turchia, le comunità ebree dell'est e del centro Europa, è stato non solo una fonte di ricchezza, economica e culturale, ma anche la componente basica della popolazione attuale.

Molti di questi immigranti hanno portato con loro, insieme alla loro povertà la grande ricchezza della fede cattolica; molti altri hanno trovato questo grande tesoro nel vostro paese. Vorrei ricordare ora, in questi nove anni che preparano già da vicino, la celebrazione del V centenario della evangelizzazione dell'America, l'importanza che in questa evangelazzione hanno avuto molti degli immigranti europei arrivati, anche recentemente, in queste terre: hanno apportato una fede sincera e una coscienza viva della loro appartenenza alla Chiesa cattolica, ed anche il proprio tesoro di devozione popolare. Essi hanno determinato definitivamente l'attuale fisionomia religiosa di questo paese - e di tanti altri paesi fratelli - con ammirabile simbiosi con le tradizioni locali.

Altri immigranti sono venuti portando le loro tradizioni religiose.

Penso, in primo luogo, a coloro che appartengono alle diverse confessioni cristiane d'Oriente e di Occidente. Vorrei anche ricordare, specialmente in questa provincia di Entre Rios, l'immigrazione ebrea, così apprezzabile per i suoi apporti culturali.

Se le correnti migratorie dall'Europa non hanno piu la portata di un tempo, sono state rimpiazzate da nuovi spostamenti, questa volta dai paesi vicini.

Ora sono oriundi di regioni limitrofe coloro che vengono ad "abitare questo suolo".

Non voglio dimenticare nemmeno il fenomeno dell'emigrazione interna. In Argentina, come in tutti i paesi, ci sono regioni più o meno favorite, ed esiste anche l'attrazione, che pero è soltanto un miraggio, dei grandi centri urbani.

Nonostante tanta diversità di provenienza, culture e religioni, è molto soddisfacente dare atto che in Argentina non si sono verificate le divisioni o i conflitti razziali o religiosi.

Anche per questo proclamiano: "Celebrate il Signore perché è buono, perché eterna è la sua misericordia" (Ps 106/107,1). Ringraziate Dio e il paese argentino, per la generosità e apertura che manifesto ai vostri padri, comportandovi nello stesso modo con i vostri fratelli meno favoriti.


4. Un paese aperto all'immigrazione è un paese ospitale e generoso, che si mantiene sempre giovane perché, senza perdere la propria identità, è capace di rinnovarsi nell'accogliere successive immigrazioni: questo rinnovamento nelle tradizioni è proprio il segnale di vigore, di energia e di un futuro promettente.

L'Argentina non è stata così solo nel passato: lo è ancora, e deve esserlo sempre.

Molto in contrasto con questi sentimenti, così in conformità con lo spirito cristiano, e nonostante i numerosi segni positivi che si scorgono in ogni parte, in alcuni luoghi si nota ancora l'esistenza di pregiudizi verso l'emigrante, della paura che l'uomo venuto da fuori - anche se ammesso per determinate prestazioni di lavoro - possa portare uno squilibrio nella società che lo accoglie; e questo si traduce, in modo più o meno cosciente, in atteggiamenti di mancanza di affetto o, addirittura, di ostilità. Rendetevi conto che questa paura e questi pregiudizi non hanno altro fondamento che il proprio egoismo.

Per questo, diventa particolarmente importante che promuoviate lo spirito evangelico di carità e accoglienza verso tutti. Vi ricordo le parole dell'Epistola agli Ebrei: "Perseverate nell'amore fraterno. Non dimenticate l'ospitalità; alcuni praticandola hanno accolto degli angeli senza saperlo" (He 13,1-2). Esiste un'arte e un significato dell'ospitalità che è impossibile codificare con norme e leggi, ma che deve essere scritto in ogni cuore cristiano.

Il cuore degli Argentini non deve cambiare: se prima accoglievate emigranti del Vecchio Mondo, accogliete ora, come già fate, i vostri vicini meno favoriti, affinché incontrino qui una famiglia, come i vostri antenati la trovarono su queste rive.

Che non ci siano, in questo paese, come non ci sono mai stati, cittadini di seconda classe: che sia una terra aperta a tutti gli uomini di buona volontà.

Dovete cercare che gli immigranti si stabiliscano con vitalità nella nazione che li riceve, nella comunità ecclesiale che li accoglie come fratelli.

Questo presuppone saper coniugare,con estrema delicatezza, il valore del patrimonio spirituale che gli immigranti portano con sé, con lo stimolo per l'integrazione nell'ambiente nel quale arrivano. Questo atteggiamento sollecito evita tensioni e conflitti, e facilita il reciproco arricchimento umano e spirituale.


5. Cari immigranti cattolici, dovete sentirvi - perché lo siete - membri vivi della Chiesa, non solo recettori di aiuto materiale e spirituale, ma anche veri promotori dell'evangelizzazione. Dio vi ha benedetto con una nuova patria, ma vi ha benedetto soprattutto con la fede cristiana, "fondamento delle cose che si sperano e prova di quelle che non si vedono" (He 11,1). Dovete diffondere questa fede come lievito evangelico nella patria che vi ha accolto. Non trinceratevi nella vostra situazione, forse precaria: Dio vuole che siate collaboratori nel compito di santificazione dell'uomo e di tutte le realtà umane.

La vocazione cristiana, qualunque sia la vostra particolare situazione, è, per la sua propria natura, vocazione all'apostolato (cfr. AA 2): la grande missione che abbiamo ricevuto nel battesimo è di dare testimonianza della nuova vita ricevuta; non esiste l'atteggiamento di rimanere passivi. La diffusione del regno di Dio non è solo compito dei Vescovi, sacerdoti, religiosi, perché tutti - secondo le vostre particolari situazioni - avete il mandato concreto di dare testimonianza di vita e di annunciare Cristo. La vostra condotta deve essere tale che gli altri possano dire veramente: questa persona è cristiana, perché non è segno di divisione, perché sa comprendere, perché non è fanatico, perché sa superare gli istinti più bassi perché è lavoratore e si è sacrificato, perché manifesta sentimenti di pace, perché ama, perché prega.

Abbiamo sentito il salmista: "Seminarono campi e piantarono vigne, / e ne raccolsero frutti abbondanti. / Li benedisse e si moltiplicarono" (Ps 106/107,37-38).

Cerchiamo di applicare a noi spiritualmente questo passaggio: colui che non coltiva i campi di Dio, colui che non è fedele alla missione divina di far conoscere Cristo, difficilmente riceverà la benedizione del Signore, e non potrà giungere egli stesso alla patria definitiva. Il Papa desidera incoraggiarvi - e fra qualche momento lo chiederemo a Dio nella preghiera dei fedeli - affinché vi compromettiate in una nuova evangelizzazione che superi le frontiere e si realizzi in Argentina e dall'Argentina.


6. Il fenomeno della migrazione è vecchio come l'uomo; forse si potrebbe vedere in esso un segno in cui si intravvede che la nostra vita in questo mondo è un cammino verso la dimora eterna. I nostri padri nella fede riconobbero "di essere stranieri e pellegrini sopra la terra" (He 11,13). I quaranta anni di marcia nel deserto del popolo eletto devono essere considerati come dono di Dio e parte della sua pedagogia, perché sia scritto per sempre nella propria vita: "perché non abbiamo quaggiù una città stabile, ma cerchiamo quella futura" (He 13,1). E san Pietro ci ricorda che siamo "stranieri e pellegrini" (1P 2,11) dovunque andiamo, per riporre la speranza in Dio e non nelle cose di questa terra, perché i nostri desideri siano sempre legati ai desideri del Signore.

Questo non significa che dovete disprezzare il mondo, o disinteressarvi delle attività terrene, o che non dobbiate amare la patria dove i vostri padri o voi avete messo radici. Ma che il Signore vi chiama insistentemente a mirare più in là, verso il destino definitivo delle vostre vite, e della vita della Chiesa "casa del Padre" (Jn 14,2). "Dobbiamo rimanere sempre vigili, poiché non abbiamo qui una città stabile e non sappiamo il giorno né l'ora" (cfr. Mt 25,13) in cui saremo chiamati alla "città futura".

La Chiesa di Cristo in questo mondo è una Chiesa pellegrina, una chiesa in cammino verso l'eternità. Se viviamo, stabiliti nel paese dove ci troviamo e preoccupati per il suo bene, e insieme, sempre coscienti del nostro destino eterno, realizzeremo il nostro pellegrinare da questa patria fino alla terra promessa e si compiranno le parole del salmo: "Ma poi cambio il deserto in lago, / e la terra arida in sorgenti d'acqua. / Là fece dimorare gli affamati / ed essi fondarono una città dove abitare" (Ps 106/107,35-36).

La città stabile! La Gerusalemme celeste! Amen.

1987-04-09 Data estesa: Giovedi 9 Aprile 1987





GPII 1987 Insegnamenti - Ai fedeli del Nord-Ovest - Salta (Argentina)