GPII 1987 Insegnamenti - Atto di affidamento alla Vergine di Lujan - Buenos Aires (Argentina)

Atto di affidamento alla Vergine di Lujan - Buenos Aires (Argentina)

Titolo: "Ti affido tutti i giovani del mondo evangelizzatori del terzo millennio"

Testo:

1. Dio ti saluti Maria piena di grazia, Madre del Redentore! Dinanzi alla tua immagine dell'Immacolata Concezione, Vergine di Lujan, patrona dell'Argentina, mi prostro in questo giorno qui, a Buenos Aires, con tutti i figli di questa amata patria i cui sguardi e i cui cuori sono rivolti a te; con tutti i giovani dell'America Latina che ti sono grati per le tue cure materne prodigate incessantemente nell'evangelizzazione del continente; nel suo passato, presente e futuro; con tutti i giovani del mondo, riuniti spiritualmente qui, con un impegno di fede e di amore; per essere testimoni di Cristo tuo Figlio nel terzo millennio della storia cristiana, illuminati dal tuo esempio, giovane Vergine di Nazaret, che apristi le porte della storia al Redentore dell'uomo, con la tua fede nella Parola, con la tua materna cooperazione.


2. Beata te perché hai creduto! Nel giorno del trionfo di Gesù, che fa il suo ingresso a Gerusalemme mite e umile, acclamato come re dai semplici: acclamiamo anche te, che ti distingui tra gli umili e i poveri del Signore; essi confidano con te nelle sue promesse e sperano da lui la salvezza.

Invochiamo te Vergine fedele e Madre amorosa, del Calvario e della Pasqua, modello della fede e della carità della Chiesa, unita sempre con te, nella croce e nella gloria, al suo Signore.


3. Madre di Cristo e Madre della Chiesa! Ti accogliamo nel nostro cuore, come eredità preziosa che Gesù ci affido sulla croce.

E quali discepoli del tuo Figlio ci affidiamo senza riserve alla tua sollecitudine perché sei la Madre del Redentore e Madre dei redenti. Ti raccomando e ti consacro, Vergine di Lujan, la patria argentina, pacificata e riconciliata, le speranze e gli aneliti di questo popolo, la Chiesa con i suoi pastori e i suoi fedeli, le famiglie perché crescano nella santità, i giovani perché trovino la pienezza della loro vocazione umana e cristiana, in una società che coltiva senza scoraggiarsi i valori dello spirito.

Ti affido tutti coloro che soffrono, i poveri, i malati, gli emarginati: quelli che la violenza separo per sempre da noi, ma restano presenti dinanzi al Signore della storia e sono tuoi figli, Vergine di Lujan, Madre della vita. Fa' che l'Argentina tutta sia fedele al Vangelo e spalanchi il suo cuore a Cristo, il Redentore dell'uomo, la speranza dell'umanità.


4. Dio ti saluti, Vergine della speranza! Ti affido tutti i giovani del mondo, speranza della Chiesa e dei suoi pastori; evangelizzatori del terzo millennio, testimoni della fede e dell'amore di Cristo nella nostra società e tra i giovani. Fa' che, con l'aiuto della grazia, siano capaci di rispondere, come te, alle promesse di Cristo, con una generosa dedizione ed una collaborazione fedele; fa' che, come te, sappiano interpretare gli aneliti dell'umanità; perché sia presenza salvifica nel nostro mondo colui che, per il tuo amore di madre, è per sempre l'Emmanuele, il Dio con noi, e per la vittoria della sua croce e della sua resurrezione è già per sempre con noi, fino alla fine dei tempi.

Amen.

1987-04-12 Data estesa: Domenica 12 Aprile 1987




Recita dell'Angelus - Buenos Aires (Argentina)

Titolo: Camminiamo con Maria verso un mondo nuovo

Testo:

1. "Noi abbiamo riconosciuto e creduto all'amore" (1Jn 4,16).

Il mistero della redenzione che la Chiesa celebra nella Settimana Santa che iniziamo oggi, è un mistero di amore e di fede.

Un mistero diventato realtà nel nostro mondo grazie ad una giovane donna, Maria, la Vergine di Nazaret, che conobbe l'amore di Dio e credette in lui.

Per mezzo di lei ci è giunta la salvezza e la speranza di un mondo nuovo.

Conobbe l'amore di Dio quando l'angelo la chiamo: "piena di grazia" e le annuncio che sarebbe stata la Madre del Salvatore. Credette nell'amore di Dio quando si abbandono con tutto il suo essere al disegno amoroso del Padre e si lascio riempire dallo Spirito Santo, Spirito dell'amore dicendo: "Avvenga di me quello che hai detto" (Lc 1,38).


2. La storia della salvezza continua ad essere nella Chiesa una storia dell'amore di Dio che ci precede e ci accompagna corrisposto da una fede libera e generosa dell'uomo che si abbandona al progetto di Dio sulla stessa umanità. La Chiesa contempla in Maria il modello e l'esempio più sublime di questa collaborazione, affinché la salvezza penetri all'interno del mondo e della società.

Maria è testimonianza del mistero dell'amore di Dio, che culmina nella passione e resurrezione di Cristo. Essa è anche il modello di fedeltà e della cooperazione materna nel suo abbandono amoroso alla fede, alla speranza e all'amore. Lei è la Vergine del Calvario nella notte del dolore, la Vergine della Pasqua nell'aurora del giorno senza tramonto della resurrezione di Cristo. Per questo è la Vergine della speranza nella Parola e nelle promesse del suo Figlio.


3. Giovani dell'Argentina, dell'America Latina e del mondo intero.

Guardate Maria. Invocatela e imitatela perché lei è il vostro modello.

E' la Madre di Gesù e dei discepoli di Gesù.

Con lei camminiamo verso un mondo nuovo, verso la civiltà dell'amore: come popolo della Pasqua, presente nella storia, pellegrino verso la patria, conosciamo l'amore di Dio, come Maria, e crediamo in lui, per poter essere seminatori di speranza e costruttori di pace.

1987-04-12 Data estesa: Domenica 12 Aprile 1987




Discorso ai Vescovi dell'Argentina - Nuova sede della Conferenza Episcopale Argentina

Titolo: Pastori uniti, sacerdoti preparati, laici fedeli: fondamenti della nuova evangelizzazione

Testo:

Amatissimi confratelli nell'episcopato.


1. Questo incontro con voi già quasi alla fine della mia permanenza nel vostro paese vuol essere come diceva nel suo saluto il Cardinale Raul Primatesta, un momento analogo a quello che Gesù volle condividere con i suoi apostoli quando, dopo la missione dei dodici nei villaggi di Israele, li invito in un luogo solitario, presso Betsaida (cfr. Lc 9,10), per farli riposare e lasciarli soli con se stessi. "Venite in disparte, in un luogo solitario, e riposatevi un po'" (Mc 6,31). Oggi è lo stesso Gesù che ci convoca e ci riunisce; Gesù stesso è in mezzo a noi, per guidarci con la sua luce e la sua grazia.

In questa sede della Conferenza Episcopale Argentina che ho appena benedetto, e nel contesto della mia visita pastorale, questa pausa sommamente gradita ci permette di condividere le molte emozioni che le diverse celebrazioni nella fede e nell'amore hanno suscitato nel nostro spirito! Tutti ci sentiamo spinti a rendere grazie a Dio di tutto cuore per i molti doni che ha concesso alle vostre chiese particolari, come ho potuto vedere durante questi giorni indimenticabili.

Tale vitalità è il risultato di una missione evangelizzatrice ampia e perseverante, cominciata quasi cinque secoli fa nelle terre argentine. Voglio in questa occasione rendere un omaggio di viva gratitudine a quanti nel corso della vostra storia sono stati strumenti generosi e fedeli dell'evangelizzazione dell'Argentina e della missione salvifica della Chiesa: ai tempi della colonizzazione spagnola, durante l'epopea dell'indipendenza, negli anni difficili dell'organizzazione nazionale e nella loro proiezione fino ad oggi.

Cari fratelli, voglio manifestarvi la mia gioia perché con fede, con generosità e con spirito di sacrificio avete portato avanti, insieme ai vostri collaboratori, il lavoro di tanti pastori che vi hanno preceduto in questa terra benedetta! E voglio allo stesso tempo ricordarvi, nel nome del Signore, qualcosa che è nell'intimo del vostro cuore sacerdotale: il presente e il futuro dell'evangelizzazione dell'Argentina è nelle vostre mani.

Durante l'odierno incontro rifletteremo brevemente sulle condizioni fondamentali per realizzare un ampio e profondo consolidamento dell'opera evangelizzatrice iniziata quasi cinque secoli fa.

Un'evangelizzazione che deve essere: "nuova nel suo ardore, nei suoi metodi, nella sua espressione" come espressi già ai Vescovi del CELAM ad Haiti quattro anni fa. Le mie considerazioni saranno necessariamente succinte ma intendono sottolineare ulteriormente alcune opzioni pastorali di fondo. Si tratta di programmi e iniziative i cui risultati generalmente non si vedono a breve termine; sono come il seme di frumento del Vangelo, che cade in terra e muore, dà molti frutti, perché ha in sé il germe della vita di Cristo.


2. Per affrontare adeguatamente le necessità attuali e le incertezze del futuro, l'evangelizzazione deve basarsi, sulla vostra unità di pastori, modello e causa visibile della comunione ecclesiale. Ricordate la preghiera del Signore Gesù, che rivolse al Padre per gli apostoli: "perché tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in mie e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato" (Jn 17,21). Queste parole testimoniano la volontà divina dell'unità, per gli apostoli e per i loro successori, i Vescovi: unità di pensiero, di parola, di sentimenti e di azione tra tutti i Vescovi, membri di uno stesso collegio, il cui capo visibile è il Papa.

Questo è il segno della autenticità della missione della Chiesa e di Cristo: "perché tutti siano... perché il mondo creda che tu mi hai inviato".

Niente aiuta l'opera della evangelizzazione, come l'unità e la comprensione tra i pastori.

Questa unità ha come punto di riferimento l'univoca adesione alla verità della rivelazione divina, alla tradizione dottrinale, morale e disciplinare della Chiesa che sempre offre al mondo l'autentico messaggio di Cristo, perennemente nuovo e attuale per ogni generazione. Questa unità non è uniformità; in realtà, non annulla le legittime diversità degli accenti pastorali e delle priorità o iniziative, in sintonia con le molteplici necessità e circostanze delle vostre diocesi. Pero è ugualmente certo che l'unità richiede sempre che le particolarità si integrino in una armonia, che le superi senza annullarle. Riguardo a ciò, desidero ricordare una delle conclusioni a cui giunse il Sinodo straordinario dei Vescovi del 1985, in cui si definisce la sottile ma decisiva distinzione che vi è tra pluriformità e pluralismo: "Quando la pluriformità è vera ricchezza e porta con sé la pienezza, questa è vera cattolicità! Invece il pluralismo di posizioni fondamentalmente opposte porta la dissoluzione, distruzione e perdita dell'identità" ("Relazione finale", II, C, 2).


3. Nella vostra opera evangelizzatrice non siete soli: contate sul generoso aiuto dei presbiteri, che la costituzione "Lumen Gentium" definisce: "provvidenziali cooperatori dell'ordine episcopale" (LG 28; CD 15). Nonostante il vostro paese, come le altre nazioni sorelle dell'America Latina, ha sempre sofferto della mancanza di sacerdoti, possiamo ringraziare Dio perché, in questi ultimi anni, le vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa sono aumentate in modo incoraggiante, in quasi tutte le diocesi. Si, dobbiamo ringraziare il Padre, dal quale discendono "tutti i doni buoni, tutti i doni perfetti" (cfr. Sant. 1,17) e a Cristo, capo e sposo della Chiesa, che continua a distribuire i suoi doni: "per rendere idonei i fratelli a compiere il ministero, al fine di edificare il corpo di Cristo" (Ep 4,12); e allo Spirito Santo, fonte increata dei doni spirituali (cfr. 1Co 12,4).

Ci riempie di gioia la prospettiva di una rinnovata opera di evangelizzazione, intrapresa dalle nuove generazioni sacerdotali, chiamata a continuare l'impegno generoso di tanti presbiteri che spesero la loro vita al servizio del Popolo di Dio.

Ma questo dono del cielo implica anche una grave responsabilità. Se Dio ha benedetto l'Argentina con vocazioni sacerdotali, non si devono risparmiare mezzi per fare in modo che i futuri presbiteri acquisiscano il bagaglio di conoscenze e di virtù che li abilitino ad esercitare sempre meglio il loro ministero. Questa grave responsabilità richiede, pertanto come voi stessi avete detto nelle "Norme per la formazione sacerdotale nei seminari della Repubblica Argentina", serietà e coerenza nella formazione impartita nei seminari d'accordo con gli orientamenti della sede apostolica.

Prima di tutto è necessaria una solida formazione nei cammini della vita spirituale, che faccia del futuro sacerdote un uomo di Dio, radicato nello Spirito di Cristo per la forza soprannaturale della sua fede e della sua carità, alimentata con la meditazione della parola divina e con il culto liturgico, soprattutto mediante il rapporto e l'unione interiore con Gesù Cristo presente nella sacra Eucaristia. Questa vita interiore deve essere la base di quella donazione che identifichi il sacerdote con il Signore crocifisso, fonte unica e sicura della gioia della resurrezione, già iniziata in questa vita.

Insieme alla formazione spirituale, e in vitale connessione con essa, bisogna dare una formazione dottrinale - filosofica e teologica - ampia e sicura, propria di persone che devono collaborare nella vostra missione come maestri della fede tra il popolo cristiano. Il sacerdote, deve fare dei principi della fede alimento vitale della sua intelligenza, in reciproco interscambio, secondo il detto anselmiano: "credo ut intelligam, sed etiam intelligo ut credam" e deve radicarsi sempre di più nel "sentire con la Chiesa". Di conseguenza durante gli anni del seminario, i candidati dovranno acquisire quegli abiti di studio e di riflessione che poi consentano di attualizzare le loro conoscenze teologiche e di proiettarlo, con fedeltà nella loro attività ministeriale e nella soluzione dei problemi, a volte ardui e contrastanti, che suscitano le nuove situazioni e gli interrogativi della nostra epoca.

Nello stesso tempo e come prospettiva ineludibile di ogni preparazione sacerdotale è necessaria una profonda formazione pastorale cioè la formazione di una vera personalità di pastore, spinto dalla carità di Cristo, che dispone il sacerdote a non trascurare nessun sacrificio personale per il bene dei cristiani che Dio gli ha affidato. E' necessario che vi sia nei pastori una personalità modellata dalla vita di pietà, dall'ascesi e dall'esercizio costante delle virtù soprannaturali, forgiato sul fondamento di una umanità che contraddistingua il sacerdote cattolico per la sua sincerità, rettitudine ed educazione (cfr. OT 11). Il sacerdote-pastore, sarà così una presenza trasparente di Gesù, buon pastore, pienamente disponibile al servizio instancabile verso i suoi fratelli.

Questa incoraggiante fioritura di vocazioni richiede, indubbiamente, chiari criteri di selezione delle vocazioni pastorali. Non bisogna ricercare soprattutto il numero, ma l'idoneità dei candidati. Abbiamo bisogno di molti sacerdoti, che siano adatti, degni, ben formati, santi. Ricordate ciò che stabiliva il Concilio Vaticano II nel Decreto sulla formazione sacerdotale: "In tutta la selezione degli alunni e nel sottoporli a debita prova, sempre si abbia fermezza d'animo, anche nel caso doloroso di penuria di clero, poiché Dio non permette che la sua Chiesa manchi di ministri" (OT 6).


4. Un terzo punto sul quale desidero riflettere con voi, è la missione evangelizzatrice che la Chiesa, "organizzata e diretta con una mirabile varietà" (LG 32), promuove per mezzo dei suoi laici. Il mio venerabile predecessore Papa Paolo VI la chiamava "una forma singolare di evangelizzazione" (EN 70).

La funzione dei laici è precisamente, "la messa in atto di tutte le possibilità cristiane ed evangeliche nascoste, ma già presenti e operanti nella realtà del mondo", perché le realtà temporali si pongono "al servizio dell'edificazione del regno di Dio, e quindi della salvezza in Gesù Cristo" (EN 70).

Questa missione del laicato cattolico, che sarà oggetto delle sessioni della prossima assemblea del Sinodo dei Vescovi, acquista un'importanza fondamentale per il momento che vive il vostro paese. Il permanente vigore e la radicata presenza dei valori cristiani nella società argentina, così come la presenza orientatrice della Chiesa sempre più necessaria, richiedono l'impegno efficace di un laicato maturo nella sua fede, intellettualmente e apostolicamente preparato per fare fronte alle sfide di oggi, in modo che sia possibile "la instaurazione dell'ordine temporale come compito proprio e in esso, guidati dalla luce del Vangelo dal pensiero della Chiesa e mossi dalla carità cristiana" (AA 7).

Tra i vostri orientamenti pastorali degli ultimi anni, noto con compiacimento che avete dedicato particolare attenzione al "piano sul matrimonio e la famiglia" e alla cosiddetta "priorità della gioventù". Si tratta, pertanto, di proseguire in questo lavoro, orientando gli sforzi in modo particolare verso la formazione completa dei laici, perché dopo, essi - con libertà e responsabilità personale - rendano presente la Chiesa nel "mondo vasto e complicato della politica, della realtà sociale, della economia;così pure della cultura, delle scienze e delle arti della vita internazionale, degli strumenti della comunicazione sociale; ed anche di altre realtà particolarmente aperte all'evangelizzazione" (EN 70).

La formazione dei laici deve basarsi su un'intensa vita cristiana, che sia risposta alla vocazione universale alla santità che il Signore ha indirizzato a tutti i battezzati (cfr. LG 5; "Relazione finale" del Sinodo straordinario del 1985, II A, 4). In tal senso, il decreto conciliare "Apostolicam Actuositatem" presenta un interessante riassunto della spiritualità secolare dell'apostolato, vero programma di santificazione per i laici (cfr. AA 4).

Ma è ugualmente imprescindibile la formazione dottrinale in seno alle famiglie, nelle scuole, nelle parrocchie, nelle associazioni e nei movimenti apostolici o negli istituti che hanno il compito specifico di impartire questa formazione. Non possiamo dimenticare che il Concilio Vaticano II proponeva per i laici "una solida preparazione dottrinale, e cioè teologica, etica, filosofica, secondo la diversità di età, di condizione e di ingegno" (AA 29).

Soprattutto, desidero sottolineare che questa formazione dottrinale si deve basare su una indissolubile fedeltà alla verità cattolica nella sua totalità, e in una ferma adesione al magistero della Chiesa. Questa fedeltà è più che mai necessaria in un'epoca come la nostra, nella quale non mancano ideologie e stili di vita che ostacolano e si oppongono ai principi che ispirano le radici cristiane della società argentina. La stessa complessità dei problemi etici che si pongono al cristiano nella società contemporanea, a motivo dei cambiamenti culturali e delle scoperte scientifiche esigono un rinnovato spirito di fedeltà alla verità nella riflessione e nell'azione dei laici.


5. Amatissimi fratelli: avrei molti altri argomenti da affrontare, ma il tempo non mi consente di trattarli in questa occasione. Sono sufficienti queste riflessioni, che vorrei approfondire con voi, per dimostrare l'interesse e l'affetto con cui seguo la vostra meritoria opera pastorale. Vi offro queste considerazioni come un invito a continuare con animo fervente e cuore sempre disponibile, il lavoro che vi aspetta.

Conosco il vostro costante sforzo e preoccupazione nei momenti difficili in cui la violenza schianto profondamente nel dolore e nella morte, la pace, la convivenza e la prosperità della vostra patria. Conosco l'esistenza di severi documenti che condannano quella violenza ed invitano alla riconciliazione. Conosco le vostre generose operazioni che salvarono vite, dando in questo modo testimonianza delle esigenze del Vangelo. Fatti tacere oppure obliati: Dio conosce la vostra fedeltà. So, e lo sapete anche voi, che per un pastore quell'esigenza di fedeltà a Dio e di servizio agli uomini dal Vangelo, permane sempre, perché Gesù, il buon pastore, amo fino alla morte.

Nel vostro ministero episcopale rammentate sempre che siete assistiti dalla grazia dello Spirito. Illuminati e fortificati da essa saprete interpretare i segni dei tempi, indicare ai vostri fedeli il cammino da seguire, guidati con passo sicuro nel cammino verso la casa del Padre.

Vivete, pertanto, intensamente e profondamente la vostra unione con Cristo presente nell'Eucaristia, per diffondere abbondantemente la sua grazia sulle anime affidate alla vostra cura pastorale, in modo che questo dono sia per esse fonte di vita eterna (Jn 4,14).

Questi sono stati i miei ardenti desideri durante la celebrazione di fede e di amore che, insieme a tanti amati figli dell'Argentina, ho vissuto in questa visita pastorale che sta già per concludersi. Attraversando la vostra immensa regione ho potuto apprezzare la religiosità e il fervore del popolo dei fedeli. Prego Dio, nostro Padre che il messaggio del Vangelo penetri profondamente nell'animo di ogni persona e si traduca in frutti abbondanti di vita cristiana, al livello individuale, familiare e sociale.


6. Per concludere, desidero rievocare quella scena del capitolo 21 del Vangelo di san Giovanni, nel quale si narra della seconda pesca miracolosa, quale "segno" di Gesù risorto.

Molti apostoli erano con Simon Pietro e questi gli disse: "Vado a pescare". Loro risposero: "Veniamo anche noi con te". E la presenza di Cristo, ancora nascosta ai loro occhi, riempi le reti di centocinquantatre grandi pesci.

Questa pesca è segno anche della missione universale della Chiesa fino alla fine dei tempi; dell'incessante "navigare in alto mare" (cfr. Lc 5,4) dei Vescovi, uniti al successore di Pietro. Segno che la grazia del Signore, invisibilmente presente si rinnova oggi tra noi come in quell'alba vicino al lago, spingendoci con nuovo fervore nella nostra missione di "pescatori di uomini" (cfr. Mt 4,19 Mc 1,17).

Andiamo a continuare la pesca: spingiamoci al largo, nel nome del Signore e che la Vergine santissima di Lujan ci accompagni.

1987-04-12 Data estesa: Domenica 12 Aprile 1987




Incontro con il mondo della cultura - Teatro "Colon" di Buenos Aires (Argentina)

Titolo: Comunicazione, universalità, senso di umanità sono i valori autentici di ogni autentica cultura

Testo:

1. All'inizio di quest'incontro, per me così pieno di significato, voglio salutare tutti i rappresentanti del mondo della cultura argentina, riuniti qui, in questa cornice suggestiva del teatro Colon, scenario e testimone di tante manifestazioni culturali.

Ho atteso questo momento con particolare interesse. Nel corso dei secoli, la Chiesa ha vissuto in alleanza con le lettere, le arti e le scienze, e questa ininterrotta associazione, che si è rivelata reciprocamente feconda, è chiamata ad essere fonte di creatività e vitalità intellettuale nel futuro. E' una necessità incombente, giacché la decadenza umana e il progressivo impoverimento culturale che si notano anche nella nostra epoca, coincidono in gran parte con la contemporanea degradazione di alcuni sistemi filosofici che pretendono fare dell'uomo un rivale di Dio, indirizzando l'individuo e la società per cammini che allontanano da colui che è la causa della loro esistenza e il termine finale di ogni affanno veramente umano.

Guardo tutti gli uomini di cultura argentini con particolare speranza.

Il vostro paese si vanta giustamente di un ricco patrimonio culturale, che può essere fiero di avere dietro di sé un'ampia e varia tradizione nelle arti figurative, nella musica, nella letteratura, così come nel campo della ricerca scientifica. Mi piace inoltre ricordare qualcosa che voi sapete bene: la cultura vanta in America Latina, dalle sue origini, una profonda radice cristiana, che qui in Argentina, ha assunto una particolare polivalenza, favorita dall'incontro di razze e popoli diversi, specialmente europei. E a tutto ciò si unisce la spinta e il vigore propri di una nazione giovane e creatrice.

Dinanzi a una realtà così promettente, non ci si può sottrarre a un profondo senso di responsabilità. Sapete che la vostra attività culturale si riflette in tutti i campi della convivenza argentina, e costituisce un punto di riferimento per tante persone desiderose di conoscere e di crescere nello spirito.

Chiedo a Dio che vi dia la sua saggezza e la sua forza perché possiate condurre a termine la vostra missione scientifica e professionale offrendo alla società il vostro apporto culturale, con originalità, serietà e profondità.

Unitamente a questa richiesta, vorrei proporvi questa sera alcune riflessioni, con la speranza che possano esservi di aiuto nel vostro compito. Sono considerazioni dettate dal desiderio di incoraggiarvi nel conseguimento degli ideali che sostengono e danno vigore alle vostre nobilissime aspirazioni. Mi riferisco ai valori più autentici che devono essere presenti in ogni cultura: la comunicazione, l'universalità e il senso di umanità.


2. Penso, in particolare, alla trasmissione della stessa cultura. Infatti, tutto ciò che l'uomo conosce e sperimenta nella sua interiorità - i suoi pensieri, le sue inquietudini, i suoi progetti - può trasmetterlo agli altri nella misura in cui riesce a plasmarlo in gesti, simboli e parole. Gli usi, le tradizioni, il linguaggio, le opere d'arte, le scienze, sono canali di mediazione tra gli uomini, tanto tra i contemporanei come nella prospettiva storica giacché, in quanto trasmettono verità, bellezza e conoscenza reciproca, rendono possibile l'unione di volontà nella ricerca concordata di soluzioni ai problemi dell'esistenza umana.

La vera cultura è, dunque, strumento di avvicinamento e partecipazione, di comprensione e solidarietà. Per questo, l'autentico uomo di cultura tende sempre a unire, non a dividere; non crea barriere tra i suoi simili, ma diffonde intesa e concordia; non lo muove la rivalità né la rivalsa, ma il desiderio di aprire nuovi canali alla creatività e al progresso.


3. "Conoscerete la verità, e la verità vi farà liberi" (Jn 8,32) leggiamo nel Vangelo di san Giovanni.

Le tensioni e i conflitti che possono presentarsi nel panorama sociale sono un invito urgente, spesso doloroso, ad assumere la vostra responsabilità di uomini di cultura. C'è qui una sfida per il vostro talento: mostrare alla società che i contrasti e le incomprensioni sono frequentemente legati all'ignoranza e alla mancanza di conoscenza reciproca tra le parti; mettere in evidenza che la verità è quella sintesi decisiva, capace di risolvere i problemi reali e i conflitti, in modo che i settori rivali possano riconoscere la loro parte in un progetto più integro e armonico, che abbracci e includa tutti in un comune sforzo di civiltà.

Sono consapevole - come voi - che questo compito è arduo. Non si tratta di raggiungere intese occasionali, più o meno superficiali, ma è necessario andare alle radici dei conflitti per scoprire e riscattare i diversi aspetti della verità e ricomporli nella loro unità indivisibile perché possano esprimere tutta la loro profondità. Quest'attività richiede pazienza, dedizione, spirito tollerante e pluralista. Talvolta si sperimenterà il dolore di vedere gli animi venir meno, ma non deve mai mancare la speranza di riuscire a superare i problemi che oggi ci affliggono.

Non possiamo dimenticare, che nel vostro paese è esistito sempre, fin dagli inizi, un particolare interesse per la cultura. E' stata una decisione ovvia quella presa dalle autorità, in tempi remoti, di impegnarsi a diffondere l'educazione in tutti i settori della popolazione. Il cammino da percorrere in questo campo è ancora lungo e difficile, ma non per questo deve mancarvi la costanza e l'entusiasmo, consapevoli che i vostri contributi non cadranno nel vuoto, ma che saranno i mattoni della costruzione di questo grande edificio che è la cultura di un popolo.


4. Consideriamo ora un altro fatto caratteristico della vera cultura: la sua universalità. "Un'urgenza particolarmente importante oggi per il rinnovamento culturale è l'apertura verso l'universale" ("Discorso nell'università Complutense", Madrid, 3 novembre 1982, n. 10). E' questo un aspetto della cultura strettamente vincolato col precedente. La cultura, infatti, nel mettere l'uomo in contatto con inquietudini, idee e valori che hanno la loro origine in altri luoghi e tempi, contribuisce a superare la visione limitata, frutto di una dedizione esclusiva in un determinato ambito. D'altra parte, sebbene la cultura sia anche un fenomeno localizzato in un'area concreta, consente di essere sempre in relazione con aspetti universali, che riguardano tutti gli uomini. Una cultura senza valori universali non è una vera cultura. Questi valori universali consentono che le culture particolari comunichino tra loro, e si arricchiscano reciprocamente.

Si comprende allora che questo livello più ampio di partecipazione e di avvicinamento tra gli uomini non dipende solo dalle tecniche e dai mezzi di diffusione, ma ha luogo in un ambito di espressione più elevato, cioè in quello dei valori superiori che ispirano ogni movimento culturale autentico.


5. Chi incoraggia questa ansia irrinunciabile d'universalità nel suo impegno culturale deve porsi gli interrogativi più profondi dell'uomo; cioè il senso ultimo dell'esistenza e il modo di vita veramente idoneo a quel fine. Tuttavia, quegli interrogativi sono anche propri delle vostre stesse coscienze; e per questo l'impegno culturale riguarda anche la vostra stessa vita, chiedendovi di incarnare i valori universali che volete comunicare. E' in gioco la stessa credibilità del vostro messaggio e delle vostre proposte: se mancasse questo impegno morale, non si diventerebbe veri uomini di cultura, perché si resterebbe nel formalismo nella neutralità, nel sincretismo; in una parola, nella decadenza culturale.

E' certamente vero che l'esercizio di un'autentica democrazia e il rispetto, da parte di tutti i responsabili, di un sano pluralismo, non possano non favorire lo sviluppo e la diffusione della cultura.

Non dimentichiamo tuttavia, che la verità, la bellezza e il bene, come pure la libertà, sono valori assoluti e che, come tali, non dipendono dall'adesione ad essi di un numero più o meno grande di persone. Non sono il risultato della decisione di una maggioranza, ma al contrario, le decisioni individuali e quelle che assume la collettività devono ispirarsi a questi valori supremi e immutabili, perché l'impegno culturale delle persone e delle società rispondano alle esigenze della dignità umana.

Sapete inoltre che l'impegno etico dell'uomo di cultura - l'attenzione quotidiana per educare la sua condotta al bene e alla verità - è il modo di incidere vitalmente nel cuore dell'uomo, sperimentando così la sua grandezza e la sua debolezza, i suoi conflitti e le sue aspirazioni di pace e armonia, e soprattutto la sua insaziabile necessità di amare e di essere amato. Percepirete quanto profondamente la persona aspira a riferire tutto il suo essere a Dio, per poter arrivare ad essere se stesso. La vostra stessa identità di uomini di cultura vi induce a percorrere questo cammino verso l'interiorità di ogni uomo, raggiungendola con la vostra esperienza umana.

La responsabilità sociale dell'uomo di cultura lo induce anche a uscire da se stesso, allontanandosi da ogni isolamento egoista, e agendo nella sua vita personale con serietà e coerenza, senza cedere alle insidie che tentano di deviarlo dai suoi ideali più validi. La gioia e il dolore che si sperimentano nel superamento delle difficoltà, sono anche una porta di accesso al tesoro che sta nel cuore dell'uomo.

Quando tutto questo viene espresso nelle vostre opere di cultura, acquista la grandezza impressionante che accompagna l'universale, quando prende forma concreta in una determinata situazione storica.

Siete consapevoli che tutto ciò è difficile e rischioso: ma la vostra coscienza vi dice che non potete eluderlo, né ritrarvi. D'altra parte ciò non è impossibile - giacché il fatto stesso di tentarlo significa, in qualche modo, averlo raggiunto - cominciare a muoversi già sul piano dei veri ideali culturali, e vivere in sintonia di solidarietà con i grandi uomini del passato e del presente, con la speranza di poter trasmettere qualcosa di valido all'umanità.


6. Quest'ultimo punto mi porta a considerare il terzo aspetto che deve caratterizzare la cultura. Mi riferisco al senso di umanità. E' la proprietà più importante perché la comunicazione diventa possibile quando ci sono valori universali, e i valori universali acquistano vigore quando grazie alla cultura servono all'uomo completo. Il fine della cultura è di dare all'uomo una perfezione, un'espansione delle sue potenzialità naturali. E' cultura ciò che spinge l'uomo a rispettare di più i suoi simili, a occupare meglio il suo tempo libero, a lavorare con un senso più umano, a godere della bellezza e amare il suo Creatore. La cultura acquista in qualità, in contenuto umano, quando si mette al servizio della verità, del bene, della bellezza, della libertà, quando contribuisce a vivere armoniosamente, con senso dell'ordine e dell'unità, tutta la gamma dei valori umani.

Il momento attuale è veramente importante e sommamente delicato. Ci troviamo dinanzi a un progresso dominato dalla conoscenza scientifico-tecnologica, non sempre compensato da una analoga espansione della cultura umanistica. La rivoluzione scientifico-tecnologica - un fenomeno in sé altamente positivo - si è sviluppata negli ultimi decenni, mentre si è verificato, per contro, un certo impoverimento di ciò che chiamiamo "umanità". Per questo, ai nostri giorni si rende più necessario sforzarsi con tutti i mezzi a disposizione per superare questo sfasamento e riprendere, con nuovo vigore, a coltivare il sapere umanistico, capace di fare dell'uomo come il centro, la radice e il fine di ogni cultura, come "fatto primordiale e fondamentale della cultura" ("Discorso all'UNESCO", Parigi 2 giugno 1980, n. 8) e di orientare così il progresso scientifico-tecnologico dei nostri giorni verso mete integralmente umane.


7. Nel farvi presente che la Chiesa si interessa della cultura in modo particolare, vorrei riferirmi ora a ciò che l'episcopato latinoamericano, nel Documento di Puebla, ha chiamato la "evangelizzazione delle culture" (nn.


385-343), e fare un appello ai cattolici che si impegnano nel mondo della scienza, delle arti e delle lettere perché, con la loro vita e attività professionale, diano vita al messaggio del Vangelo in tutti gli ambiti culturali del paese, rafforzando così la collaborazione reciproca tra fede e scienza, affinché faccia sorgere una nuova fecondità intellettuale, artistica, letteraria. Tutto ciò sarà possibile se anche il mondo della cultura aprirà senza paura le sue porte alla pienezza di Cristo, l'unico che dia senso e consistenza a quanto esiste.

Consentitemi, in questo senso, alcune brevi parole sul mondo universitario, del quale molti di voi sono parte. L'università, nella sua specifica fisionomia, significa cultura, cultura qualificata e originale, cultura di ordine superiore, destinata a diffondere la verità e a fare scoperte che segnino ur progresso reale nella sfera delle conoscenze umane. Ma questo fine primo ed essenziale dell'università è inseparabile da un'altra funzione, che le è altrettanto connaturale; aiutare gli uomini e le donne che in essa convivono, a svilupparsi, a crescere come persone, secondo le esigenze del bene integrale dell'uomo. E' necessario che l'università e ciascuno degli universitari promuovano quello sviluppo armonico e parallelo di entrambe le finalità.

Così ha fatto la Chiesa, da quando sotto la sua protezione fiorirono questi centri di cultura superiore. "La storia stessa delle università, come sorsero nel Medioevo e si svilupparono nell'età moderna testimonia l'intreccio profondo tra la fede e la cultura, che anche oggi richiede una nuova, chiara e solida configurazione. In effetti, le due matrici si ispirano, pur con ottica diversa, allo studio dell'uomo, delle sue immense capacità, le quali, se giustamente incanalate, arricchiscono l'uomo stesso" ("Discorso alla università di Pavia", 3 novembre 1984). Sapete bene che la Chiesa ha guardato sempre con interesse e amore al mondo universitario, consapevole dell'importanza che ha per il presente e il futuro dell'umanità.


8. Questo è il mio messaggio per gli uomini e le donne di cultura in questo caro paese, ormai alla fine del mio viaggio apostolico. Messaggio che sento come non sufficiente, ma con alcuni elementi, con alcune proposte essenziali. In questo modo ho voluto incoraggiarvi in un compito così positivo e pieno di speranza qual è quello di promuovere attivamente la formazione completa, in tutte le sue dimensioni, dell'uomo e della donna argentini.

Non permettete che si interpongano i problemi contingenti che tolgono chiarezza a questa meta fondamentale. Al contrario, tutta la problematica relativa alla scienza e alla cultura, se la si guarda nella prospettiva di servizio all'uomo, fatto a immagine e somiglianza del Creatore, finirà col trovare vie di soluzione, in modo giusto e arricchente.

Seminate, con la cultura, i germi dell'umanità; germi che crescano, si sviluppino e irrobustiscano le nuove generazioni. Lavorate con un senso di trascendenza, perché Dio è la somma verità, la somma bellezza, il sommo bene e con l'attività scientifica e artistica, si può rendere gloria al Creatore e preparare così l'incontro con Dio salvatore.

La mia più affettuosa benedizione per voi, per le vostre famiglie e per il lavoro che svolgete. Invoco su tutti la protezione della santa Madre di Dio.

Vergine santissima di Lujan, proteggi questo popolo, guidalo sulle vie dell'unità e della pace!

1987-04-12 Data estesa: Domenica 12 Aprile 1987





GPII 1987 Insegnamenti - Atto di affidamento alla Vergine di Lujan - Buenos Aires (Argentina)