GPII 1987 Insegnamenti - Recita dell'Angelus - Città del Vaticano (Roma)

Recita dell'Angelus - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La porta dell'aurora a Vilnius, segno di speranza

Testo:

"O Roma felix, quae tantorum principum es purpurata pretioso sanguine".


1. La celebre strofa dell'Inno sacro sgorga spontanea dai nostri animi nell'odierna solennità dei Santi Pietro e Paolo, proprio in questa Città, centro del cattolicesimo, dove essi morirono martiri per la loro fede in Cristo: "O Roma felice, imporporata dal prezioso sangue dei due Principi! Non per il tuo splendore, ma per i loro meriti superi ogni altra bellezza del mondo".

Roma gioisce per questa solennità; e gioisce che essa sia tornata ad essere anche festa civile.

La solennità dei due Principi degli Apostoli è certamente popolarissima a Roma: la sua origine è antica e fin dal terzo secolo la data è sempre stata il 29 giugno.


2. Un solo giorno è consacrato a ricordare i due Apostoli, benché siano stati martirizzati in giorni diversi. Ambedue pero hanno annunciato il vangelo a Roma e ambedue hanno versato il loro sangue in questa città.

Con la stessa fede di Pietro siamo oggi invitati a rivolgerci al Divin Maestro Gesù, dicendo: "Signore, noi non ci allontataneremo da te! Da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna: noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio!" (Jn 6,68-69). E ascoltando l'ispirata parola di Paolo, impegnamoci in modo da poter dire anche noi un giorno: "Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede" (2Tm 4,7).


3. Vorrei invitarvi oggi a pregare i Santi Pietro e Paolo per la Città di Roma, affinché, specialmente per mezzo del prossimo Sinodo pastorale diocesano, conservi sempre viva la loro eredità.

Preghiamo inoltre per la Chiesa universale, affinché sia sempre "colonna e fondamento della verità".

Preghiamo poi per l'umanità intera affinché la grazia divina illumini tanti fratelli e li chiami all'unica verità vissuta e predicata con intrepido ardore dai Santi Pietro e Paolo.

Ci assista anche la Vergine Santissima, Regina degli Apostoli.

Cari fratelli e sorelle, 4. Questa mattina la Chiesa di Roma, insieme con le Chiese sorelle d'Europa, si è unita spiritualmente, con una solenne concelebrazione nella Basilica di San Pietro, ai Vescovi della Lituania, che oggi celebrano a Vilnius il sesto centenario del "Battesimo" di quella Nazione.

Nel medesimo tempo, ho avuta la gioia di elevare agli onori degli altari un grande figlio di quel popolo: il servo di Dio Mons. Giorgio Matulaitis-Matulewicz, Vescovo e Religioso esemplare, fondatore e riformatore di Congregazioni religiose, animato da un grande amore per l'Immacolata, eminente figura di infaticabile ed intrepido pastore.


5. In questi seicento anni dalla prima evangelizzazione, la fede cristiana ha posto solide radici in Lituania: penetrando profondamente nell'anima del popolo, ne ha ispirato i costumi, la spiritualità, la cultura ed il patrimonio artistico.

Particolarmente sentita è la devozione alla Madonna, tanto che il futuro Papa Pio XI, quand'era Visitatore Apostolico in quella Nazione, ebbe a dire: "La Lituania il Paese di Maria".

Il Santuario più famoso è senza dubbio quello della Porta dell'Aurora a Vilnius, che i Lituani chiamano "Ausros Vartai". Da quattro secoli esso è un luogo di preghiera e di elevazione spirituale per tutto il popolo, che venera nell'immagine miracolosa della "Mater Misericordiae" Colei che è Madre di Dio, Avvocata e Protettrice degli uomini, alla quale si ricorre con fiducia nelle necessità.

Nonostante le distruzioni e le rovine succedutesi nel tempo, e lo stesso abbattimento delle mura che circondano la Capitale - presso le quali si trovava la splendida Porta dell'Aurora - questo Santuario rimase sempre incolume in mezzo agli assedi, agli incendi ed alle battaglie: col suo irraggiamento spirituale è sempre rimasto un rifugio di pace ed un saldo punto di riferimento non solo per i Lituani ed i Polacchi, ma anche per i Cattolici delle nazioni vicine. Esso è diventato così un segno di speranza per un popolo che si riconosce nel messaggio di salvezza che da quel Santuario emana: un messaggio di amore, di pace, di giustizia e di libertà.


6. Un altro centro di pietà mariana che merita di essere menzionato in modo speciale, è il Santuario di Siluva, a cui confluiscono ogni anno numerosi fedeli, con grande fervore, e spesso con fatica e sacrificio. Particolarmente intenso è l'afflusso dei pellegrini in occasione della festa della natività della Beata Vergine.

Altri Santuari mariani frequentati sono quelli di Zemaiciu Kalvarija di Krekenava, di Pivasiunai. Da secoli ormai ed ancor oggi, da tutte le diocesi lituane numerosi fedeli accorrono a questi centri di fede e di pietà, affidandosi a Colei che Gesù dalla Croce ci ha donato come Madre e Mediatrice di grazia.

Vi invito tutti a pregare insieme con me, affinché - come ho detto nella Lettera inviata ai Vescovi Lituani per la ricorrenza giubilare - il ricordo dei seicento anni di vita cristiana dei fratelli e delle sorelle della Lituania... Li aiuti ad essere ancora e sempre fedeli a Cristo ed alla Chiesa.

1987-06-28 Data estesa: Domenica 28 Giugno 1987




Omelia per la solennità dei Santi Pietro e Paolo - Basilica Vaticana (Roma)

Titolo: "Beato te, Simon Pietro... Tu sei Pietro-pietra", "Beato te Saulo... Tu sei Paolo strumento eletto"

Testo:

1. "...nessuno conosce il figlio se non il Padre" (Mt 11,27).

Queste parole di Cristo sono connesse con quelle pronunciate da Gesù nei pressi di Cesarea di Filippo. Esse trovano una particolare conferma allorquando Simon Pietro risponde alla domanda che Gesù rivolge ai suoi Apostoli: "La gente chi dice che sia il figlio dell'uomo?" (Mt 16,13). Si sentono diverse risposte, per ultimo parla Simon Pietro: "Tu sei il Cristo, il figlio del Dio vivente" (Mt 16,16).

"Nessuno conosce il figlio se non il Padre".

Cristo dunque dice a Pietro: "Beato te,... perché nè la carne nè il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli" (Mt 16,17).

Solo lui. Solo il Padre, che conosce Cristo come figlio, poteva a te, Simone, figlio di Giona rivelare questo. Poteva introdurre te, uomo "di carne e di sangue", nel mistero che è nascosto in Dio stesso: il Padre e il figlio.

"Nessuno conosce il figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il figlio" (Mt 11,27): il figlio e il Padre.


2. In questo momento Simon Pietro viene annoverato tra i "beati", tra coloro ai quali il Padre svela il mistero del figlio, e il figlio il mistero del Padre.

"Ti rendo grazie, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli" (cfr. Mt 11,25).

Al momento della sua confessione Simon Pietro è uno di loro. Appartiene al gruppo di quei "piccoli", ai quali il Padre lascia conoscere il suo mistero nel figlio, e il figlio il proprio mistero nel Padre. E a questo si unisce, come leggiamo dall'Evangelista Luca (cfr. 10,21) "l'esultanza nello Spirito Santo". Il momento della confessione di Pietro presso Cesarea di Filippo è proprio il momento di una tale esultanza di Cristo.

Insieme a questa confessione viene annunciata la "pietra" della futura Chiesa contro la quale "le porte degli inferi non prevarranno" (Mt 16,18). Vengono anche annunciate "le chiavi del regno dei cieli" (Mt 16,19). Questo regno, infatti, inizia qui sulla terra e cresce in virtù di quella conoscenza, con cui il Padre conosce il figlio, e il figlio il Padre: inizia quando questa conoscenza attecchisce nelle anime degli uomini, e, insieme ad essa, germoglia, anche quell'"esultanza" nello Spirito Santo, che l'accompagna.


3. Oggi tutta la Chiesa - e la Chiesa in Roma in modo particolare - ricorda l'apostolo Pietro, il giorno in cui egli diede la sua vita per Cristo, "figlio del Dio vivente".

Questo è il giorno scelto dalla Provvidenza Divina al termine del cammino terreno dell'apostolo. Sappiamo, che "il corpo e il sangue" più volte hanno manifestato in lui la debolezza umana durante il pellegrinaggio terreno.

Ricordiamo come egli pianse amaramente quando ebbe rinnegato il proprio Maestro nell'ora della passione. La liturgia ci ricorda il momento, in cui Pietro era vicino alla morte, nella prigione di Gerusalemme. Ma nonostante tutte le debolezze umane e tutte le minacce, ciò che "gli ha rivelato il Padre", si è dimostrato in lui sempre più forte della "carne e del sangue". perciò Cristo ha edificato sopra di lui la sua Chiesa come su una "roccia" (roccia-Cefa significa infatti "Petra-Petrus"). La luce e la grazia sono state sempre più forti di ogni debolezza umana - sino al giorno della testimonianza definitiva.


4. Oggi Pietro può dire insieme con Paolo: "...il mio sangue sta per essere sparso in libagione ed è giunto il momento di sciogliere le vele. Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta solo la corona di giustizia che il Signore, giusto giudice, mi consegnerà in quel giorno; e non solo a me, ma anche a tutti coloro che attendono con amore la sua manifestazione" (2Tm 4,6-8).

Paolo - prima Saulo, nativo di Tarso in Cilicia - è proprio colui che "ha atteso con amore la manifestazione del Signore". Ha amato con un amore grande, ardente, addirittura folle. Si può dire che ha amato con la stessa forza e fermezza, con cui prima aveva combattuto.

Sappiamo che Paolo - ancora col nome di Saulo aveva combattuto la manifestazione del Signore. Il suo cuore si era trovato quasi al polo opposto nei confronti di quei "piccoli", ai quali il Padre rivela il figlio, e il figlio il Padre. Non accettava questa rivelazione, la respingeva, fedele fino alla fine all'Antica alleanza, fedele incondizionatamente. E non vi era in lui quell'"esultanza nello Spirito Santo". Vi erano astio e odio verso Cristo, e verso i suoi apostoli e confessori.

finché giunse il giorno in cui "il Signore si avvicino a Paolo" (cfr. 2Tm 4,17). Si avvicino a lui con tutta la potenza della sua risurrezione - e lo getto a terra e lo abbaglio non per punirlo - ma per convertirlo.

Ed avvenne quel fatto straordinario che tutti conosciamo, ricordato dalla Chiesa ogni anno il 25 gennaio. "Il Signore pero mi è stato vicino e mi ha dato forza, perché per mio mezzo si compisse la proclamazione del messaggio (del Vangelo) e potessero sentirlo tutti i Gentili" (2Tm 4,17).

Paolo l'Apostolo delle Nazioni.


5. Beato te, Simon Pietro... Tu sei Pietro-pietra.

Beato te, Saulo... Tu sei Paolo "uno strumento eletto" (Ac 9,15).

Oggi le vostre vie apostoliche si uniscono, per raggiungere qui a Roma il punto culminante.

Qui termina il vostro cammino terreno. Qui è il termine della testimonianza apostolica. Il termine e l'apice.

"Il Signore è stato vicino" a ciascuno di voi anche se in due punti diversi della Città, che era la Capitale del mondo.

Per questa testimonianza di fede, resa con la vita e con la morte dai principi degli Apostoli, Roma viene proclamata nell'inno dei primi Vespri felice e bella:"O Roma felix... quae excedis omnem mundi pulchritudinem". E dai Padri della Chiesa è stata salutata come colei che presiede alla carità (cfr. Ignazio di Antiochia, Lettera ai Romani, prol.). E' proprio nel segno di questa carità apostolica che saluto i cari Membri della Delegazione ortodossa, guidata dal Metropolita Chrysostomos di Mira. Ringrazio il Patriarca ecumenico Dimitrios I per aver inviato anche quest'anno tale significativa rappresentanza, nell'attesa di poterlo abbracciare di persona, in occasione della sua prossima visita alla Chiesa di Roma. Invito tutti a pregare perché il dialogo aperto tra le nostre Chiese sorelle ci porti finalmente alla piena unità.

La Chiesa romama si rallegra oggi anche per la presenza dei nuovi Metropoliti, che riceveranno tra poco il Pallio, qui, sulla tomba di San Pietro.

Sono gli Arcivescovi di Verapoly (India), di Napoli (Italia), di Tae Gu (Corea), di Lubango (Angola), di Esztergom (Ungheria), di Campo Grande (Brasile), di Oregon (U.S.A.), di Vienna (Austria), di Belgrado (Iugoslavia), di Kalocsa (Ungheria). Il Pallio è il simbolo di uno Successore, e per questo è anche titolo d'onore, e richiamo ad un più generoso spirito di servizio e di fedeltà nell'impegno per la santificazione delle anime e per la salvezza del mondo, Vi auguro, perciò, miei cari Confratelli, che non vi manchino mai un grande amore per la Chiesa e il coraggio apostolico, che contraddistinse i Santi Pietro e Paolo che oggi celebriamo.


6. La Chiesa rende oggi grazie al Padre, al figlio e allo Spirito Santo per la vita e la morte degli Apostoli: di Pietro e di Paolo - dei Dodici.

La Chiesa rende grazie per l'eredità da essi ricevuta.

- Gloria a te, Signore, per la mensa del Corpo e del Sangue di Cristo trasmessaci dagli apostoli perché da essa attingiamo le forze e la vita.

- Gloria a te Signore per la mensa della tua parola, imbandita per noi dagli apostoli, perché accanto ad essa troviamo la luce e la gioia.

- Gloria a te, Signore, per la tua santa Chiesa, edificata sul fondamento degli apostoli, perché in essa diventiamo membri di un solo corpo.

- Gloria a te, Signore, per i sacramenti del battesimo e della penitenza, che hai affidato agli apostoli, perché mediante essi tu ci purifichi da tutti i peccati.

- Gloria a Te, Padre, Signore, Creatore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai grandi - ai sapienti e agli intelligenti - e le hai rivelate ai piccoli.

Te laudat Apostolorum Chorus. Amen.

1987-06-29 Data estesa: Lunedi 29 Giugno 1987




Alla delegazione del Patriarcato Ecumenico, giunta per la festa dei santi Pietro e Paolo - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Realizzare la piena comunione della prima comunità cristiana

Testo:

Eminenza, Fratelli molto amati in Cristo, Siate i benvenuti tra noi! La visita annuale a Roma di una delegazione del Patriarcato ecumenico, inviata da Sua Santità Dimitrios I per la festa dei santi Apostoli Pietro e Paolo, è sempre una nuova gioia per me e per tutta la Chiesa di Roma. Questa visita suscita dei ricordi e ravviva delle speranze, e tutto ciò proviene dalla speranza crescente di fraternità tra le nostre Chiese che si rifanno ai santi Apostoli Pietro e Andrea, loro celesti protettori.

Vi ringrazio di tutto cuore per questo nuovo incontro e ringrazio in particolare il Patriarca Dimitrios I e il Sacro Sinodo che vi ha inviato in fraterna delegazione di carità, di comunione e di preghiera.

Questa sera, mentre noi celebriamo insieme il memoriale della morte e della resurrezione di Gesù Cristo, nostro unico e comune Signore, sarà, nella preghiera, il momento del nostro vero incontro. Più i contatti tra le nostre Chiese si intensificano e più si fa pressante il bisogno di partecipare insieme alla preghiera, sia per rendere gloria al Padre che ci ha salvato col sangue di Gesù Cristo, che per implorare insieme il dono dell'unità nella piena fedeltà al suo Vangelo e aspettare con speranza il giorno benedetto nel quale noi potremo bere insieme allo stesso calice. L'incontro di preghiera ci riporta alla memoria la vita della prima comunità cristiana descritta dagli Atti degli Apostoli: "Erano assidui nell'insegnamento degli apostoli e nella comunione fraterna, nella frazione e nella preghiera" (Ac 2,42).

Questa immagine perfetta della comunità è la prospettiva verso la quale tende il nostro sguardo. Le relazioni di fraternità tra le nostre Chiese e il dialogo teologico in corso hanno giustamente come scopo di aiutare a realizzare di nuovo, per il nostro tempo e nelle condizioni di oggi, questa piena comunione di fede, di celebrazione e di vita di cui ha testimoniato la primitiva comunità.

Abbiamo tutti appreso con gioia grande i progressi che realizza la commissione mista per il dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e le Chiese ortodosse.

La discussione fraterna leale e precisa è indispensabile per poter chiarire i malintesi, risolvere le divergenze e finalmente proclamare insieme la fede comune.

Questa pratica delicata, ispirata da un senso profondo di responsabilità personale e collettiva, merita l'attenzione di tutti. Ha bisogno di un sostegno e di una costante preghiera affinché lo Spirito Santo illumini, fortifichi e diriga questa sincera ricerca della piena comunione.

Le inevitabili difficoltà obiettive o provenienti dal contesto culturale, sociale o psicologico, non devono distogliere da un'opera di espressione d'obbedienza alla volontà di Dio.

In ruoli diversificati, ma nello stesso spirito, tutti devono impegnarsi per quest'opera: non solamente i Pastori e i teologi, ma anche tutto il popolo di Dio che desidera vivere nella carità e nella pace. Noi gioiamo già della visita che farà a Roma Sua Santità Dimitrios I nel corso del prossimo dicembre.

Quest'incontro mostrerà a tutti la volontà comune di ristabilire la piena comunione e di ricercare insieme le vie e i mezzi più adatti per questo. Mi ricordo sempre con emozione della visita che ho fatto al Patriarca Dimitrios I, al Sacro Sinodo e al Patriarcato Ecumenico nel 1979 per la festa di S. Andrea e della nobile e fraterna accoglienza che mi è stata riservata in quell'occasione. Sono sicuro che la Chiesa di Roma riceverà con molto rispetto e amore il Patriarca ecumenico. Questa sarà per tutti una grande gioia.

Fratelli, molto amati, vi ho espresso i pensieri, che suscita in me la vostra presenza in questa festa dei SS. Apostoli Pietro e Paolo della Chiesa di Roma. Oggi vi ricevo personalmente e con tutta la Chiesa di Roma come i fratelli nella fede, con i quali noi vogliamo annunciare insieme a tutti gli uomini che il Regno di Dio è già fra noi (cfr. Lc 17,21) fermento di pace e di riconciliazione tra noi. Gli Apostoli Pietro, Paolo e Andrea, fratelli di Pietro ci aiuteranno nella loro intercessione.

[Traduzione dal francese]

1987-06-29 Data estesa: Lunedi 29 Giugno 1987




Ai Capitolari dei Chierici Regolari Mariani - Sala del Concistoro, Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Rispondete più che mai alla sete di verità, di giustizia e di amore dei nuovi poveri

Testo:

Fratelli carissimi, 1. Siate i benvenuti! Con grande gioia vi accolgo in occasione della celebrazione del Capitolo generale della vostra Congregazione. A tu ti rivolgo il mio cordiale saluto, con particolare pensiero al Superiore Generale, che ringrazio per le cortesi parole indirizzatemi.

Il Capitolo è certamente un avvenimento di grande importanza per una famiglia religiosa, una vera grazia di Dio. Esso deve quindi costituire un forte motivo di riflessione sul cammino percorso e sul modo in cui è stato vissuto il carisma originario.


2. La storia del vostro Istituto è molto complessa e travagliata. Uno sguardo retrospettivo là la possibilità di seguire le varie fasi del suo cammino, soprattutto durante i primi due secoli dalla fondazione.

Il Servo di Dio Stanislao Papczynski, volendo dedicare la propria vita alla propagazione del culto dell'Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria, mosso da un'interiore ispirazione, nel 1673 si uni ad alcuni eremiti e con essi costitui la prima comunità dei "Mariani" nella selva di Korabiew, vestendo l'abito bianco in omaggio all'Immacolata. Korabiew infatti viene tuttora considerata la culla dell'Istituto.

Scopo di quel primo nucleo era di dedicarsi, come voi ben sapete, all'attività pastorale fra la popolazione povera dei contadini della zona, particolarmente dei giovani, più esposti alle influenze negative delle ideologie atee del tempo.

Alla primitiva finalità si aggiunse in seguito lo scopo del suffragio per le anime più bisognose del Purgatorio.


3. Questa è la peculiare eredità che il vostro fondatore, Padre Papczynski, vi ha affidato; ideale sgorgato da un cuore aperto e sensibile alle mozioni dello Spirito e attento alle esigenze del tempo.

Ben presto i Mariani estesero la loro sfera di azione oltre la Polonia e la Lituania, aprendo case nel Portogallo e nella stessa città di Roma.

- Essi ottennero una prima approvazione dalla Santa Sede nel 1699, e furono posti sotto la giurisdizione dei frati Minori, poiché il numero dei membri era ancora esiguo. Nel 1787, in seguito all'approvazione delle Costituzioni dell'Ordine da parte di Pio VI, i Mariani ottennero l'autonomia.

A questo punto pero, l'albero che cominciava ad essere rigoglioso, venne soffocato a causa delle avverse situazioni politiche e della persecuzione mossa contro la Chiesa e le sue istituzioni.

Ma Io Spirito Santo, che sempre veglia sulle opere di Dio, non permise la prova se non per una maggiore purificazione.

Dopo il lungo periodo di progressivo declino dell'Istituto, durante i due secoli successivi - periodo estremamente difficile e senz'altro il più travagliato della storia dei Mariani - il Signore suscito un rinnovatore che salvo l'opera del Papczynski dall'estinzione: il lituano Giorgio Matulewicz. Questi ritenne sempre come sua particolare missione nella Chiesa il servizio ai Mariani.

Scrisse infatti nel suo diario: "Sono sempre stato e sono profondamente convinto che la mia vocazione più importante è servire la Congregazione dei Mariani, dedicarle tutte le mie forze e organizzarla nel modo migliore.

L'ho sempre considerato un compito affidatomi da Dio".

Nel 1910 la Santa Sede approvo le nuove Costituzioni, alquanto modificate, secondo le indicazioni del Matulewicz, lasciando pero immutata la finalità primitiva della Congregazione, che aveva ormai ripreso nuovo vigore.

Il Signore, dopo la lunga prova benedi largamente l'opera dei Mariani i quali ben presto si estesero negli Stati Uniti nell'America Latina, nella Australia e in altri Paesi d'Europa, aprendosi alle missioni estere e all'apostolato della stampa e della scuola, mezzi privilegiati per una diffusione più capillare e più incisiva del messaggio cristiano.


4. Questo è l'iter, tormentato ma glorioso del vostro Istituto. La testimonianza dei Padri che vi hanno preceduto vi sia di stimolo, di incoraggiamento e di speranza. E' Dio infatti che traccia il cammino della sua Chiesa e che ne attua gli scopi.

Voi siete stati scelti quali strumenti della sua volontà, per realizzare il suo progetto nell'oggi della storia della vostra famiglia religiosa.

Questa scelta sottintende tuttavia una grande responsabilità: essere totalmente fedeli a Colui che vi ha inviato. Il religioso infatti non può dire la "sua" parola, nè realizzare la "sua" opera, ma deve impegnarsi nell'opera di Colui che lo ha mandato. E' consacrato dal Signore per seguire Cristo fino alle estreme conseguenze, magari fino alla persecuzione e fino alla croce. E' persona riservata a Dio; è essenzialmente un testimone: annuncia ciò che ha contemplato e sperimentato nel suo incontro personale col Cristo; è l'uomo che obbedisce pienamente allo Spirito; che non trasmette una scienza umana, ma la sapienza stessa di Dio "per annunciare ai poveri il lieto messaggio e fasciare le piaghe dei cuori spezzati" (Is 61,1 Lc 4,18-19).

Il Matulewicz visse pienamente questo programma. Nel suo diario affermava: "Il mio campo di lavoro è il Regno di Cristo, la Chiesa in cammino. Il mio partito è Cristo". E aggiungeva per i fratelli: "Ognuno di noi, con la totale e spontanea abnegazione di se stesso, deve sacrificarsi e offrirsi interamente alla Chiesa".


5. Il Capitolo speciale del 1984 ha invitato i Padri Mariani ad interiorizzare le Costituzioni rinnovate, secondo una profonda e serena rilettura del carisma di origine. Ciò esigeva evidentemente un impegno di nuova conversione, nella vita di ogni singolo e di tutta la Congregazione.

L'attuale Capitolo generale vuole invece studiare, nei suoi particolari, il modo con cui realizzare concretamente, e in spirito autenticamente evangelico, nella vita e nelle opere della famiglia Mariana, ciò che le medesime Costituzioni suggeriscono, quando affermano: "Omnes homines sine discrimine christiano amore amplec tantur ac omnibus omnia fieri cupiant, ut omnes Christo lucrifaciant; bono regionis, in qua resident et operam navant, ex animo intendant; eius linguam addiscant, eius indoli moribusque sese prudenter accommodent; ubique satagant boni et utiles oprarii pro Ecclesia ac societate evadere non solum corom Deo, sed etiam coram hominibus bona providentes" (Constitutiones, art. 10).

Questa missione viene portata avanti in luoghi e in contesti culturali certamente molto diversi da quelli del tempo della fondazione. La società moderna presenta nuove miserie e nuove povertà: persone isolate, famiglie, popolazioni vittime di incessanti mutamenti socio-economici e culturali, e scoraggiate per le ingiustizie subite, al punto da perdere spesso di vista il vero senso e gli autentici valori della vita.

Voi, Padri Mariani, figli ed eredi degli ideali del Padre Papezynski e del nuovo Beato Matulewicz - il cui zelo per l'annuncio del Vangelo e la fedeltà inconcussa alla Chiesa restano per tutti voi punto di riferimento indiscutibile - lasciatevi più che mai attirare dalle folle crescenti dei nuovi poveri delle diverse culture, per poter rispondere alle loro aspirazioni più profonde, alla loro sete di verità, di giustizia, di amore. Mostrate al mondo come la sapienza che ci insegna il Vangelo sia sorgente di una cultura che, mentre promuove nella persona la sensibilità per gli autentici valori della libertà, della giustizia, della pace, ne allarga gli orizzonti alla percezione e al gusto dei valori religiosi, introducendola a quella esperienza del divino, in cui soltanto può trovare appagamento l'inquietudine del cuore umano.


6. L'opera apostolica che state svolgendo secondo questa linea vi mostrerà quanto sia necessario per ogni religioso l'impegno di stringere sempre più i legami che lo uniscono a Cristo, alla Vergine Santa, ai Confratelli della Congregazione. Infatti la missione a voi affidata dalla Chiesa avrà senso e credibilità se nell'annuncio del messaggio di Cristo voi vivrete veramente in comunione con Lui e con i vostri fratelli: "Come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri" (Jn 13,34-35).

Dovrete perciò impegnarvi a dar vigore di fede e di cultura alla vostra comunità, fondata sulla preghiera, in specie sulla pietà eucaristica, segno efficace di amore e di unità. Opererete inoltre un'attenta revisione delle abitudini di vita che si sono rivelate non rispondenti alle attese della comunità cristiana del mondo di oggi, mettendo in atto quanto può essere di aiuto al pieno adempimento dei doveri inerenti alla vostra particolare missione.

La povertà evangelica, che vi farà porre la vostra fiducia in Dio solo, vi renderà sensibili al grido dei poveri; farà di voi dei testimoni autentici della libertà di fronte alla sete del guadagno.

Vivendo poveramente, individualmente e comunitariamente, vi libererete dalla tirannia della società del consumismo. Questo atteggiamento aprirà sempre più il vostro cuore ai fratelli, i quali riconosceranno in voi lo spirito di Cristo, di cui voi trasmetterete il calore e la forza.

Per far fronte ai problemi pastorali più urgenti, che richiedono da voi una disponibilità costante, un adattamento infaticabile a situazioni sempre più difficili, è indispensabile che voi diate la preminenza alla vostra vita spirituale, che viviate in pienezza ogni giorno di più gli impegni della vostra consacrazione; in una parola, che sappiate "spogliarvi dell'uomo vecchio per rivestirvi dell'uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella santità vera" (cfr. Ep 4,22-24).

In questo atteggiamento di totale donazione a Dio, sarete presenti ai fratelli in modo più profondo, nella "tenerezza di Cristo" e, collaborando spiritualmente con essi, contribuirete efficacemente alla costruzione della città terrestre, che deve avere il suo fondamento nel Signore e a Lui essere costantemente diretta (cfr. LG 46).


7. Vi auguro di mantenervi costantemente aperti alle esigenze pastorali delle Chiese locali e generosamente disponibili a rispondere alle necessità dei più poveri, alle aspirazioni dei giovani, speranza di futura vitalità della Chiesa e della società.

Il mondo ha bisogno dell'autentica testimonianza della consacrazione religiosa, come segno concreto di speranza e incessante lievito di rinnovamento salvifico.

La Vergine Santissima, che voi amate e venerate come Madre e ispiratrice della vostra famiglia religiosa, vi illumini e protegga sempre, e riempia la vostra vita di grande entusiasmo nel servizio della vostra sublime vocazione e del vostro ministero ecclesiale.

Vi accompagni e vi sia di conforto nel vostro lavoro l'apostolica Benedizione, che di cuore vi imparto ed estendo al vostro amato Istituto.

1987-06-30 Data estesa: Martedi 30 Giugno 1987









A studiosi di sigillografia - Valore e importanza dei sigilli



Signor cardinale, signore, signori.

Sono felice di ricevere, in questa casa, voi che partecipate alla sessione annuale del Comitato internazionale di Sigillografia, nell'ambito degli Archivi vaticani, su invito del signor cardinale bibliotecario e del reverendo padre prefetto.

Avete fatto dello studio dei sigilli una vera scienza, al crocevia di molte discipline storiche.

Il sigillo non è stato definito come un "microcosmo di cultura"? Attraverso l'esame dei sigilli voi mettete in evidenza numerosi dati utili alla storia in generale, per la storia dell'arte in particolare e anche per quella del diritto. Poiché il sigillo, in uso sin dalla più alta antichità, costituisce come un mezzo di relazione, un'espressione di legami forti, di impegni solenni. Evoca in qualche modo la personalità di colui che lo usa; autentica gli atti nei quali sono impegnate la sua autorità e tutto ciò che implica la sua funzione sociale. In alcuni sigilli è possibile trovare persino la personificazione di una entità collettiva, città o stato. Non è sorprendente che la Bibbia ricordi spesso l'uso del sigillo; il Nuovo Testamento conferisce ad esso, inoltre, un senso metaforico che permane nel linguaggio cristiano: il sigillo dello Spirito segna e consacra colui che è penetrato intimamente dalla presenza divina, colui che è reso forte dal legame di tutto il suo essere con Dio. La "sphragis" rende l'uomo degno del più alto rispetto e costituisce un monito a restare fedeli a colui che rinnova l'essere attraverso la sua presenza intima (cfr. anche Ep 1,13 Ep 4,30 2Co 1,22).

Non prolunghero questo breve richiamo, poiché queste considerazioni vi sono familiari. Desidero esprimervi la mia soddisfazione per quanto avete potuto riunire nell'ambito degli Archivi segreti del Vaticano che detiene un numero importante di sigilli. So che avete mostrato un interesse particolare per il loro restauro e per la loro conservazione così come sono assicurati qui. Da parte mia, mi ricordo di aver potuto ammirare la ricchezza e la bellezza di questi preziosi documenti, due anni fa, in occasione dell'esposizione che ricordava il centenario della Scuola di Paleografia, di Diplomatica e di Archivistica fondata dal mio predecessore Leone XIII. Ho potuto meglio comprendere allora l'importanza dell'istanza internazionale che voi costituite per il coordinamento delle attività specializzate nei principali paesi interessati, in un'epoca in cui si intensificano gli scambi tra sapienti di tutte le discipline.

Spero che i vostri lavori, facendo ricorso alle tecniche più avanzate, saranno fruttuosi.

Permettetemi di farvi le mie felicitazioni e i miei incoraggiamenti, augurando che la vostra collaborazione con gli Archivi vaticani prosegua per il profitto di tutti. Rivolgo i miei voti cordiali, per ciascuno di voi e per i vostri cari pregando il Signore di benedirvi.

1987-07-03 Data estesa: Venerdi 3 Luglio 1987





GPII 1987 Insegnamenti - Recita dell'Angelus - Città del Vaticano (Roma)